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Autore: KomadoriZ71    07/02/2015    6 recensioni
[ Fan Fiction ~ Giovanni, Ivan, Max, Cyrus, Ghecis & Acromio ]
"Sono passati anni da quando i Leader dei vari Team hanno provato a mettere in ginocchio le regioni dei Pokémon ma, a causa di ragazzini spuntati fuori da chissà dove, ognuno di loro ha visto ogni progetto andare in fumo.
Ma che fine hanno fatto, ora che la pace sembra essere tornata?
Semplice: sono stati arrestati e ora si ritrovano limitati dentro un carcere di altissima sicurezza, il quale è stato costruito sopra a un isolotto posto in punto sperduto del mare.
Cosa mai succederà all'interno delle minuscole celle?"
Genere: Angst, Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Cyrus, Ghecis, Giovanni
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate | Contesto: Videogioco
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4. Mala parta male dilabuntur
4. Mala parta male dilabuntur
By Xavier

ivanemax2

Che mal di schiena. Questa mattinata non è iniziata nel migliore dei modi… A stento riesco a mettermi seduto sul mio letto a causa dello stiramento muscolare procuratomi ieri durante i lavori forzati. Non sono abituato a questo genere di attività, cosa devo farci insomma?!?
«Ehi scricciolo, che ti prende stamattina? Andiamo alzati, non vorrai perderti la colazione?»
Eccolo. Anche Ivan, il più dormiglione di tutti, s'è destato. Lui non pare risentirne minimamente della fatica, non ha mai un acciacco o un crampo muscolare, fortunato.
«Scusa Ivan ma non me la sento proprio di alzarmi. Mi faresti un enorme piacere se prendessi la mia porzione e me la portassi a letto…»
«Maxie? Vuoi fare la principessina? Alza le chiappe e fa' da solo! Non sono il tuo maggiordomo, accidenti.»
«Allora va' al diavolo! Ti ho chiesto solo una piccola cortesia, hai paura di sciuparti se me la porti a letto?»
«Non vorrei che poi prendessi l'abitudine. Già ti muovi poco di tuo, se adesso non ti stacchi neppure dal tuo bel lettino caldo..»
«Dannazione, Ivan! Ho mal di schiena, mi faresti il sacrosanto piacere di portarmi qualcosa da mettere sotto i denti?»
«Solo se mi dai un bacetto all'oland-»
«FOTTITI!».
Quanto lo odio? Quanto lo odio quando fa così? Mi fa passare per ridicolo, non voglio essere lo zimbello dei cattivoni, ho pur sempre una dignità.
«Dai Maxie, non alterarti e abbassa la voce!»
«Col cavolo, Ivan! Col cavolo! Quando Giovanni ti chiede un favore accorri subito come un cagnolino, perché con me devi fare tutta questa scenata? Eh?»
«Non mettere in mezzo Giovanni, adesso! Stavo solo scherzando, perché devi sempre prendertela tanto? Su, andiamo signorinella!»
«S-Signorin..» non faccio in tempo a replicare quell'assurdo nomignolo che con un solo gesto delle sue possenti membra mi carica in braccio, come se il mio peso fosse nullo. «I-IVAN FAMMI SCENDERE!» gli urlo contro, picchiandolo sulla testa col giornale, inutilmente. Ecco che il quotidiano si spagina in mille fogli volanti che fluttuano qua e là all'interno della cella! Potrebbe andare peggio di così?
«E va bene! Scendi!» con fare maldestro mi poggia a terra. Una fitta dolorosissima mi sale lungo la spina dorsale e son costretto a poggiarmi al muro; mi mordo le labbra e strizzo gli occhi, per non gridare parolacce a prima mattina.

Odio il momento della colazione. Una volta svegliati, le guardie vengono ad aprire le nostre celle, a piccoli gruppi di una decina di detenuti per volta, e ci conducono alla mensa comune, dove troviamo una tavola imbandita con fette di pane avanzato del giorno precedente che possiamo condire con marmellata o burro e delle tazze di caffè, tè o latte. Io e gli altri capi siamo fortunati ad essere i primi serviti, non oso immaginare cosa rimanga agli ultimi arrivati. Dopo una ventina di minuti, neanche il tempo di leggere le notizie del giorno, ci smistano nei vari reparti per fare i lavori forzati, in catene, nel mentre un'altra squadra di detenuti va a "godersi" il pasto mattutino. Inizio ad incamminarmi lungo il corridoio, strisciando una mano sulla parete per avere un appoggio ma… Ho dimenticato gli occhiali. Ce la farò a tornare indietro?
«NEEEEERD!» Ivan mi scorrazza intorno, reggendo e tenendo sollevato da sotto le braccia come fosse un gattino quel povero martire di Cyrus, al quale ha anche messo i miei occhiali.
«Ivan no! Ridammeli! Sono graduati, potresti rovinargli la vista, somaro!»
«Se proprio ci tieni, riprenditeli! La vista dello psicopatico dipende solo da te, Maxie!»
«Grrrr! Quanto sei idiota!» allungo alla cieca la mia mano per riprendermi le lenti, ci sono quasi, ma Ivan improvvisamente alza ancor di più l'uomo, vanificando i miei sforzi.
«Ah Ah! Scricciolo e anche nanerottolo. Adorabile, Maxie.»
«Ivan! Spero ti vengano tante ernie spinali quante sono le tue vertebre!»
Inizio ad alterarmi seriamente, fomentato dalle sue risa sguaiate ma…


«Signori, con permesso…» quel novizio di Acromio ci passa in mezzo, dividendoci. Sospira e prende i miei occhiali dal volto di Cyrus, il quale lo squadra con un accenno di curiosità, e dunque me li restituisce, dopo aver ripulito le lenti sulla sua divisa. «Ivan, non dovresti giocare così con questo genere di oggetti, ha ragione Maxie, potresti danneggiare la vista altrui. E ora, se non vi dispiace…»
Dà una pacca sulla testa di Cyrus e, silenzioso, così com'era arrivato, si allontana, con un alone di fascino e mistero unici. Non faccio neppure in tempo a ringraziarlo.
«Wow, hai visto? Che classe, che eleganza, che passo felpato e felino, che portamento nobile e altezzoso..»
«E che chiappe!»
«IVAAAN!» restiamo un paio di minuti a fissarci sbigottiti dalla sua apparizione per poi dirigerci tutti e tre nella sala mensa. Come mio solito, mi siedo in un angolino e imburro una fetta di pane, che accompagno con una bella tazza di tè caldo, mentre raccatto un nuovo quotidiano da leggere in santa pace. Nulla di interessante oggi, i soliti fatti di cronaca nera, una rapina qua, un sequestro di persona là, ma ecco che alla terza pagina qualcosa attira la mia attenzione:

"Team Flare, una nuova minaccia per la regione di Kalos?"

Dannazione, non faccio in tempo a leggerlo tutto 'che son venuti a prelevarci. Senza troppi giri di parole e con un tono di stizza spiego ad una guardia il mio disagio fisico, la quale, senza polemizzare, per fortuna, mi indirizza in infermeria. Qui mi fanno delle domande e qualche controllo, mi applicano dei cerotti terapeutici nei punti che mi dolgono ed infine mi rimandano in un'altra grande stanza adibita ad accogliere gente infortunata o incapace di lavorare. Mi guardo un po' attorno ed infine decido di andarmi a sedere accanto a Ghecis, intento a guardare fuori dalla finestra, voglio parlarci e fare conoscenza.
«Ehm, buongiorno, Ghecis. Come mai anche tu qui? Non ti dispiace se mi siedo accanto a te, vero?» non mi degna neppure di uno sguardo, continuando a guardare fuori dalla finestra,
«Secondo te, quattrocchi?» che uomo nervoso e freddo, evidentemente non ha molta voglia di discutere con me. Solo dopo mi accorgo che ha una spalla ed un braccio totalmente immobili.
«C-Capisco.. Non hai molta voglia di parlare, mi pare di comprendere. Tolgo il disturbo, allora». Sospiro e accavallo le gambe, riprendendo a sfogliare il mio quotidiano finché non ritrovo quella pagina:





"
TEAM FLARE, UNA NUOVA MINACCIA PER LA REGIONE DI KALOS?

Stamani alle prime ore dell'alba la fabbrica di
Poké Ball a nord di Romantopoli è stata presa d'assalto
da una nuova banda criminale che si fa chiamare con l'appellativo di Team Flare.
I dipendenti sono momentaneamente tenuti in ostaggio all'interno della fabbrica stessa,
le cause di tale sequestro restano ancora ignote.

Le autorità stanno procedendo a trattative, tutte le emittenti tv stanno assiduamente seguendo la vicenda".


Prendere d'assedio un'industria di quel calibro non è roba da poco, questa nuova gang dev'esser ben organizzata, non di certo un gruppetto di teppistelli, mi chiedo chi sia il loro capo. Il mio giornale si riempie di bricioline, mi volto e con gran sorpresa noto che Cyrus era venuto a sedersi accanto a me ed era ancora intento a mangiucchiare del pane tostato che spezzettava con le mani, portandosi i bocconi alle labbra. Forse anche lui aveva letto.
«Ehi, dove sono gli altri? Già finito di lavorare?».

Una pioggia intensa e fitta inizia a martellare sul vetro, mi sporgo dalla finestra e noto tutti i detenuti correre dentro per evitare di bagnarsi. Le previsioni meteo prevedevano brutto tempo per i prossimi giorni, quello era solo l'inizio. Ghecis a quel punto si alza dalla panca e si allontana, arrancando a fatica col proprio bastone. Evviva, c'era qualcuno messo peggio di me allora! Mal comune mezzo gaudio, quel vecchio dalla lunga chioma mi fa una certa pena.

«Ghecis, hai bisogno di una mano?» chiedo, avvicinandomi a lui, ma ecco che mi sbraita in faccia parole incomprensibili, puntandomi contro il supporto, e riprende a camminare. «Crisi di mezza età, pff… Vieni Cyrus, torniamo anche noi in cella!» gli sorrido in modo solare, per portare un po' di luce in quella giornata tetra e deprimente, ma per lui è indifferente. Gli prendo la mano e lo aiuto ad alzarsi, dunque imbocchiamo il corridoio per "rincasare". Non pondero minimamente le beffe e le male voci che ci latrano contro gli altri prigionieri, non c'è assolutamente nulla tra me e lui, semplicemente mi sta a cuore la sua salute. Perché? Lo stimo molto, era un uomo dalle ampie vedute, è riuscito a metter su un grandissimo Team di sostenitori col quale ha catturato ben cinque Pokémon leggendari! I tre protettori dei laghi e le due divinità, dello spazio e del tempo. Non solo, è anche riuscito a sopravvivere al Mondo Distorto, del quale si sa pochissimo, e a tornare sulla Terra. Quindi, vedere adesso un Ulisse del suo calibro ridotto ad un corpo privo di emozioni e di anima, muto, indifferente a tutto quel che lo circonda, mi dispiace enormemente e cerco di fare il più possibile. Anche lui era uno scienziato, sono convintissimo che se riuscissi ad aprire una comunicazione con lui, potrei discutere insieme un metodo su come evadere da qui. Sarebbe bellissimo, penso, scappare via da questo inferno e dargli un posto come tenente del team Magma! Da quanto ho capito adesso lui è solo, non c'è più traccia del team Galassia e i suoi comandanti hanno disertato. Ma questo Ivan non lo capisce, per lui ogni pretesto è buono per fare il geloso e tempestarmi di domande, creando situazioni alquanto imbarazzanti per il sottoscritto.
Siamo di nuovo insieme, chiusi in cella, vado immediatamente a stendermi a letto per stiracchiarmi, e la mia schiena scricchiola alquanto rumorosamente.
«Maxie! Stai diventando croccante!» ridacchia Ivan, mentre si toglie i vestiti bagnati dalla pioggia per metterli sul calorifero acceso, in modo da farli asciugare rapidamente.

«Croccante? Tch, sta' zitto. Già è un miracolo se riesco a camminare!»
«Era un modo carino per dire che stai diventando vecchio e decrepito, hmhm!»
«VECCHIO DECREPITO A CHI, PALLONE GONFIATO?» mi sporgo pericolosamente dal letto, in uno scatto d'ira, per tirargli un'altra giornalata in testa, fallisco il colpo, perdo l'equilibrio e chiudo gli occhi mentre mi sento precipitare di sotto. Li riapro, e mi ritrovo supino tra le braccia del mio rivale.
«E ora testiamo la tua croccantezza!»

«I-Ivan no! Fammi scendere!» le parole sono totalmente inutili contro quell'energumeno. Affonda le labbra nell'incavo della mia clavicola e del mio collo, tempestandoli di bacetti o morsi o qualsivoglia altra cosa disgustosa! Mi metto a ridere e sbraitare, perché soffro tremendamente il solletico in quelle zone, e nel contempo con entrambe le mani cerco di allontanargli la testa dalla mia pelle. Passano ben dieci minuti, e finalmente molla la presa, riponendomi nel mio lettino.
«Arrr! T'è piaciuto? L'ho imparato dal mio Sharpedo! Quando deve abbattere una preda mira sempre a quei punti e non la lascia andare finché non respira più!».
Non so che rispondergli. Se dicessi che ho apprezzato, se ne approfitterebbe, se al contrario dicessi che è stato orribile, ci rimarrebbe male e si comporterebbe da offeso.
«Hmm… Il mio Mightyena avrebbe saputo farla meglio, una cosa simile!» a quell'affermazione scoppiamo a ridere entrambi come due amici di vecchia data che si scherniscono amorevolmente a vicenda. Dalle altre celle sento rimbombare le risate di Giovanni e degli altri che hanno assistito alla scena, insulti e fischi rivolti a me, come se fosse colpa mia e mi lasciassi trattare in quel modo senza reagire, da passivo totale! Poco importa, se sono soltanto parole sputate da lingue avvelenate, invidiose del bellissimo rapporto che s'è instaurato tra me e Ivan. La sua gelosia in fondo non è poi così male, se penso che grazie a ciò nessuno osa avvicinarsi a me con cattive intenzioni, per timore del mio compagno. E dire che non è stato sempre così! All'inizio il nostro odio e la nostra rivalità, talmente erano elevati e accesi, sfociavano in azioni abominevoli, mettendo contro non solo noi leader del team Magma e del team Idro, ma anche i nostri rispettivi seguaci e reclute. Adesso, ragionandoci, mi pare una cosa assurda che delle persone debbano odiarsi tra di loro, senza neppure conoscersi a fondo, solo perché facenti parte di due squadre diverse con ideologie differenti. Ma questo l'abbiamo capito quando ormai era troppo tardi, quando ogni forza dell'ordine di Hoenn ci stava alle costole ed eravamo ricercatissimi in ogni punto della regione. Solo a quel punto, per sfuggire ad un nemico comune, abbiamo deciso di allearci, ma non c'era più tempo. Siamo stati catturati, ma almeno abbiamo dato scampo ai nostri tenenti e alle nostre reclute, e penso che il saper salvaguardare la salvezza degli altri membri sia una qualità indispensabile per un comandante che si rispetti, per cui tutto sommato posso dire di esser in pace con la mia coscienza. Quei farabutti dei carcerieri ci hanno messo nella stessa cella, insieme, sperando che così ci saremmo scannati come cane e gatto fino alla fine. Mi spiace ma, abbiamo deluso appieno le loro aspettative. In una situazione critica come questa bisogna restare il più uniti possibile e lasciar da parte rancori e acredini personali, se si vuol in qualche modo alleviare la sofferenza e, perché no, trasformarla in qualcosa di quasi vivibile e piacevole; ma quando lo capiranno gli altri?

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Fulmini, pioggia e grandine sono sempre uno spettacolo estasiante per la vista, sebbene mi facciano un po' paura, mentre Ivan pare totalmente affascinato e preso da questi fenomeni naturali. Ce ne stiamo comodi, seduti sul mio letto, a guardar fuori dalla finestra, non avendo nulla di più gratificante da fare.
«Sai Ivan, oggi sul giornale ho letto che nella regione di Kalos, ben lontano da qui, è in azione un nuovo Team, che si fa chiamare Team Flare. Sembrano far sul serio, sin da subito. Pensi che potrebbero venire a liberarci tutti? Ci stavo sperando».

«Non illuderti, Maxie. Nessuno verrà mai a salvarci. Perché rischiare la pelle per noi? Ormai siamo dimenticati da tutti, l'unico modo che abbiamo per fuggire è fare tutto da noi stessi.»
«
Già, penso tu abbia ragione purtroppo. Ma se qui nessuno si muove, cosa possiamo fare soli, noi due? Vedi Giovanni, a lui va benissimo così, ha la TV in camera, pasti caldi ad ogni ora del giorno, può uscire liberamente quando vuole, da dietro le sbarre riesce comunque a gestire i suoi traffici criminali ed è rispettato anche dai custodi. Vedi Cyrus, neanche a torturarlo caccerebbe una sillaba. Vedi i nuovi arrivati, infine, quel vecchiaccio a momenti mi sbranava stamattina, e mi ero proposto di aiutarlo. Lo scienziato mi sembra un freddo menefreghista, non mi fiderei di un tipo come lui.»
«Calma Maxie, neppure noi possiamo lamentarci. Stiamo insieme adesso, no? Quest'occasione ci ha fatto capire quanto possiamo benissimo andare d'accordo, sebbene le idee diverse. Non finiremo i nostri giorni marcendo in questo sgabuzzino, vedrai, e se così dovesse finire… Per me sarebbe un onore, passare il resto della mia vita al tuo fianco. Ti voglio bene, amico mio.»
«Anche io Ivan, anche io..».

Neanche ci appoggiamo mollemente l'uno sull'altro, che udiamo lamenti e proteste provenire da tutto l'edificio. I prigionieri sono in rivolta, dal momento che per via del maltempo ci sono state tolte le ore d'aria e di svago a passeggio nel cortile del carcere. Hanno ragione a ribellarsi, rimanere chiusi in pochi metri quadrati per oltre ventiquattr'ore è insopportabile, per questo hanno deciso di concederci delle ore di libertà all'interno dell'enorme sala giochi posta al centro della costruzione, traboccante di tavoli per i più disparati giochi d'azzardo, dal Poker Texano alla Roulette, tavoli da biliardo, slot machines e qualsivoglia altro divertimento che possa intrattenere un detenuto, infine c'è anche una piccola ma ben fornita libreria, dalla quale spesso e volentieri attingo qualche testo da leggermi in santa pace. Vorrei fare così anche oggi, ma Ivan mi ha trascinato alla famigerata "tavola rotonda" capeggiata da Giovanni, il re dei giochi d'azzardo, poiché abbiamo come avversari due nuovi "moschettieri" e pensa che questa sia un'ottima occasione per conoscerci meglio. Ma io quel vecchio già non lo tollero! Questa situazione mi mette un'ansia assurda addosso, preferirei perdere tutti e subito quei pochi spiccioli che ho puntato e abbandonare la partita, piuttosto che continuare e trovarmi faccia a faccia con uno dei due boss. Mi distribuiscono le carte, le scopro piano, una ad una.. Dannazione! Mi è capitato un full, e io dovrei lasciare il gioco adesso? Un colpo di fortuna del genere non mi capita neppure se mi riempio le maniche di assi. Alzo appena gli occhi per osservare Ivan, posto esattamente di fronte a me, ma a quanto pare è ancora impegnato a capire quale sia il senso corretto di King, Queen e Jack, dal momento che è da due ore che non fa altro che rigirarsi in mano le solite tre carte. Come glielo devo spiegare che sono la stessa figura messa in modo speculare? E si lamenta anche di perdere sempre. Sarà la volta buona, decido di stare al gioco. La prima puntata me l'aggiudico io, sono al settimo cielo ma… Ecco che i due più anziani si mettono a discutere e la posta in gioco si alza. Uno punta il proprio bastone e l'altro tutto l'incasso, in più una nottata con una donna. Non abbiamo nulla da dare, né io né Ivan, è la volta buona per battere in ritirata, il gioco si sta facendo sporco, e se Giovanni l'imbattibile ha alzato così tanto la posta, significa che qui gatta ci cova.
«No Giovanni mi sono stancato di giocare, vado a vedere come sta Cyrus» replico alla sua domanda riguardo alla mia permanenza nel poker. Stanco e assonnato vado a sedermi accanto al leader del team Galassia, intento a fissare quasi incantato i fenomeni atmosferici che si stanno abbattendo là fuori; «bella la forza della natura, non trovi? Così come ci dà la vita, è capace di togliercela via in un istante con la sua furia incontrollab…»
«MAXIEEEE!» Ivan corre verso di me agitando una stecca di cioccolato al latte come fosse un trofeo vinto con il sudore e con il sangue. «L'ho presa ad una guardia, corrompendola con la misera vincita di oggi. L'ho fatto per te!»
«Grazie Ivan. Beh Cyrus, è di tuo gradimento questo dolciume? O preferisci quello fondente?» la scarto e gliela agito sotto il naso, sperando se ne accorga, ma mi degna appena del suo tipico sguardo atarassico e torna a mirare fuori. Ivan invece mi lancia un'occhiataccia e fa per andare via, infuriato, non avevo minimamente pensato alla sua cupidigia nei miei confronti in quel momento, troppo preso a tentare invano di strappare un sorriso all'uomo, ma ecco che sentiamo Giovanni urlare come mai aveva fatto in vita sua e il silenzio cala nella sala. Che abbia.. Che abbia perso? Alquanto impossibile.
Lascio lo snack sul davanzale della finestra e corro da Ivan, prendendogli la mano per trascinarlo sul campo di battaglia, dove una scena tanto unica quanto eccezionale si prostra sotto le nostre pupille: Giovanni è stato sconfitto. Ha perso, tutti i suoi averi e i suoi record, ma, più di tutto, ha perso la sua fama di bluffatore invincibile. Com'è possibile?!? Nessuno, e ribadisco, mai nessuno in tanti anni era riuscito a competere con lui. Questo Ghecis deve essere un prodigio, con la vincita di oggi si è praticamente guadagnato il rispetto e la stima di tutti. «Ivan, ma noi rimaniamo fedeli a Giovanni, non è vero? Lui è il nostro protettore, sarebbe sciocco voltargli le spalle di punto in bianco dopo tutto quello che ci ha offerto».

«Non lo so, Maxie, ma Ghecis mi affascina. Un vecchio autoritario e regale alto due metri, per giunta abilissimo nel poker, dove lo trovi uno così? Giovanni ormai è passato di moda, ed è durato fin troppo per i miei gusti».
«Ivan! Non dovresti sputare nel piatto dove hai mangiato. La situazione si sta scaldando, non voglio rimanere qui. Andiamocene a letto adesso». Mi volto verso Cyrus per portare via anche lui da quell'atmosfera che ben presto sarebbe diventata una ressa, ma con enorme stupore noto che è sparito, e con lui anche la barretta di cioccolato. Quell'uomo mi stupisce sempre di più. Ivan allora, come vede che la situazione è diventata alquanto caotica, mi prende come un sacco di patate alla sua solita maniera e di corsa mi riporta in cella, stendendomi sul letto. So già cosa mi aspetta, per farmi "perdonare" il gesto di prima, ma con la schiena a pezzi sarà molto più doloroso del normale.
«Ivan perché non rimandiamo a domani?»
«Perché ne ho voglia adesso, e mi sento rifiutato, messo da parte»
«Ma cosa vai dicendo? Volevo solo vedere se reagiva». Arrabbiato e deciso, lo sento salire e stendersi sul mio corpo appiattito contro il materasso duro e scomodo di quel giaciglio che definiscono "letto", ben presto l'ardore del suo corpo mi invade e mi schiaccia, non nego di essere in tensione e ciò non farà che aggravare quel che sta per avvenire, tanto vale serrare i denti e aspettarsi il peggio da questa situazione senza via di scampo…
«Accidenti, Maxie! Non possiamo più farlo!»
«E-Eh? C-Come mai Ivan?»
«Ci fissa. Ci sta fissando coi suoi poteri psico-autistici!».

Scoppio a ridere alla sua affermazione e volto il capo, notando che effettivamente il mio adorato vicino di stanza ci stava puntando con il suo sguardo ghiacciato capace di raggelare il sangue nelle vene di chiunque, e Ivan ha una paura infondata di Cyrus quando lo fissa negli occhi col suo tipico modo di fare, assolutamente inoffensivo. Nel men che non si dica, il mio compagno scivola via da me e va a mettersi nel proprio giaciglio, affossandosi per bene nei lenzuoli fino a tirarseli oltre la testa.
«Buonanotte Maxie. Domani ti sistemo».
«Buonanotte Ivan, non aspetto altro».


   
 
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