By Xavier
Che
mal di schiena. Questa mattinata non è iniziata nel migliore
dei
modi… A stento riesco a mettermi seduto sul mio letto a
causa dello
stiramento muscolare procuratomi ieri durante i lavori forzati. Non
sono abituato a questo genere di attività, cosa devo farci
insomma?!?
«Ehi
scricciolo,
che ti prende stamattina? Andiamo alzati, non vorrai perderti la
colazione?»
Eccolo. Anche
Ivan, il più dormiglione di tutti, s'è destato.
Lui non pare
risentirne minimamente della fatica, non ha mai un acciacco o un
crampo muscolare, fortunato.
«Scusa
Ivan ma non me la sento proprio di alzarmi. Mi faresti un enorme
piacere se prendessi la mia porzione e me la portassi a
letto…»
«Maxie?
Vuoi fare la principessina? Alza le chiappe e fa' da solo! Non sono
il tuo maggiordomo, accidenti.»
«Allora
va' al diavolo! Ti ho chiesto solo una piccola cortesia, hai paura di
sciuparti se me la porti a letto?»
«Non
vorrei che poi prendessi l'abitudine. Già ti muovi poco di
tuo, se
adesso non ti stacchi neppure dal tuo bel lettino
caldo..»
«Dannazione,
Ivan! Ho mal di schiena, mi faresti il sacrosanto piacere di portarmi
qualcosa da mettere sotto i denti?»
«Solo
se mi dai un bacetto all'oland-»
«FOTTITI!».
Quanto lo odio? Quanto lo odio quando fa così? Mi fa passare
per
ridicolo, non voglio essere lo zimbello dei cattivoni, ho pur sempre
una dignità.
«Dai
Maxie, non
alterarti e abbassa la voce!»
«Col
cavolo, Ivan! Col cavolo! Quando Giovanni ti chiede un favore accorri
subito come un cagnolino, perché con me devi fare tutta
questa
scenata? Eh?»
«Non
mettere in mezzo Giovanni, adesso! Stavo solo scherzando,
perché
devi sempre prendertela tanto? Su, andiamo
signorinella!»
«S-Signorin..»
non faccio in tempo a replicare quell'assurdo nomignolo
che
con un solo gesto delle sue possenti membra mi carica in braccio,
come se il mio peso fosse nullo. «I-IVAN
FAMMI SCENDERE!»
gli urlo contro,
picchiandolo sulla testa col giornale, inutilmente. Ecco che il
quotidiano si spagina in mille fogli volanti che fluttuano qua e
là
all'interno della cella! Potrebbe andare peggio di così?
«E
va bene! Scendi!»
con fare
maldestro mi poggia a terra. Una fitta dolorosissima mi sale lungo la
spina dorsale e son costretto a poggiarmi al muro; mi mordo le labbra
e strizzo gli occhi, per non gridare parolacce a prima mattina.
Odio
il momento della colazione. Una volta svegliati, le guardie vengono
ad aprire le nostre celle, a piccoli gruppi di una decina di detenuti
per volta, e ci conducono alla mensa comune, dove troviamo una tavola
imbandita con fette di pane avanzato del giorno precedente che
possiamo condire con marmellata o burro e delle tazze di
caffè, tè
o latte. Io e gli altri capi siamo fortunati ad essere i primi
serviti, non oso immaginare cosa rimanga agli ultimi arrivati. Dopo
una ventina di minuti, neanche il tempo di leggere le notizie del
giorno, ci smistano nei vari reparti per fare i lavori forzati, in
catene, nel mentre un'altra squadra di detenuti va a "godersi"
il pasto mattutino. Inizio ad incamminarmi lungo il corridoio,
strisciando una mano sulla parete per avere un appoggio ma…
Ho
dimenticato gli occhiali. Ce la farò a tornare indietro?
«NEEEEERD!»
Ivan mi scorrazza intorno, reggendo e tenendo sollevato da sotto le
braccia come fosse un gattino quel povero martire di Cyrus, al quale
ha anche messo i miei occhiali.
«Ivan
no! Ridammeli! Sono graduati, potresti rovinargli la vista,
somaro!»
«Se
proprio ci tieni, riprenditeli! La vista dello psicopatico dipende
solo da te, Maxie!»
«Grrrr!
Quanto sei idiota!»
allungo alla
cieca la mia mano per riprendermi le lenti, ci sono quasi, ma Ivan
improvvisamente alza ancor di più l'uomo, vanificando i miei
sforzi.
«Ah Ah!
Scricciolo e
anche nanerottolo. Adorabile, Maxie.»
«Ivan!
Spero ti vengano tante ernie spinali quante sono le tue
vertebre!»
Inizio ad alterarmi
seriamente, fomentato dalle sue risa sguaiate ma…
«Signori,
con permesso…»
quel novizio di
Acromio ci passa in mezzo, dividendoci. Sospira e prende i miei
occhiali dal volto di Cyrus, il quale lo squadra con un accenno di
curiosità, e dunque me li restituisce, dopo aver ripulito le
lenti
sulla sua divisa. «Ivan,
non
dovresti giocare così con questo genere di oggetti, ha
ragione
Maxie, potresti danneggiare la vista altrui. E ora, se non vi
dispiace…»
Dà una pacca
sulla testa di Cyrus e, silenzioso, così com'era arrivato,
si
allontana, con un alone di fascino e mistero unici. Non faccio
neppure in tempo a ringraziarlo.
«Wow,
hai visto? Che classe, che eleganza, che passo felpato e felino, che
portamento nobile e altezzoso..»
«E
che chiappe!»
«IVAAAN!»
restiamo un paio di minuti a fissarci sbigottiti dalla sua
apparizione per poi dirigerci tutti e tre nella sala mensa. Come mio
solito, mi siedo in un angolino e imburro una fetta di pane, che
accompagno con una bella tazza di tè caldo, mentre raccatto
un nuovo
quotidiano da leggere in santa pace. Nulla di interessante oggi, i
soliti fatti di cronaca nera, una rapina qua, un sequestro di persona
là, ma ecco che alla terza pagina qualcosa attira la mia
attenzione:
"Team Flare, una nuova minaccia per la regione di Kalos?"
Dannazione,
non faccio in tempo a leggerlo tutto 'che son venuti a prelevarci.
Senza troppi giri di parole e con un tono di stizza spiego ad una
guardia il mio disagio fisico, la quale, senza polemizzare, per
fortuna, mi indirizza in infermeria. Qui mi fanno delle domande e
qualche controllo, mi applicano dei cerotti terapeutici nei punti che
mi dolgono ed infine mi rimandano in un'altra grande stanza adibita
ad accogliere gente infortunata o incapace di lavorare. Mi guardo un
po' attorno ed infine decido di andarmi a sedere accanto a Ghecis,
intento a guardare fuori dalla finestra, voglio parlarci e fare
conoscenza.
«Ehm,
buongiorno,
Ghecis. Come mai anche tu qui? Non ti dispiace se mi siedo accanto a
te, vero?»
non mi degna neppure
di uno sguardo, continuando a guardare fuori dalla finestra,
«Secondo
te, quattrocchi?»
che uomo
nervoso e freddo, evidentemente non ha molta voglia di discutere con
me. Solo dopo mi accorgo che ha una spalla ed un braccio totalmente
immobili.
«C-Capisco..
Non hai
molta voglia di parlare, mi pare di comprendere. Tolgo il disturbo,
allora».
Sospiro e accavallo le
gambe, riprendendo a sfogliare il mio quotidiano finché non
ritrovo
quella pagina:
"TEAM
FLARE, UNA NUOVA MINACCIA PER LA REGIONE DI KALOS?
Stamani
alle prime ore dell'alba la fabbrica di
Poké Ball a nord di
Romantopoli è stata presa d'assalto
da una nuova banda criminale
che si fa chiamare con l'appellativo di Team Flare.
I dipendenti
sono momentaneamente tenuti in ostaggio all'interno della fabbrica
stessa,
le cause di tale sequestro restano ancora ignote.
Le
autorità stanno procedendo a trattative, tutte le emittenti
tv
stanno assiduamente seguendo la vicenda".
Prendere
d'assedio un'industria di quel calibro non è roba da poco,
questa
nuova gang dev'esser ben organizzata, non di certo un gruppetto di
teppistelli, mi chiedo chi sia il loro capo. Il mio giornale si
riempie di bricioline, mi volto e con gran sorpresa noto che Cyrus
era venuto a sedersi accanto a me ed era ancora intento a
mangiucchiare del pane tostato che spezzettava con le mani,
portandosi i bocconi alle labbra. Forse anche lui aveva letto.
«Ehi,
dove sono gli altri? Già finito di lavorare?».
Una pioggia intensa e fitta inizia a martellare sul vetro, mi sporgo dalla finestra e noto tutti i detenuti correre dentro per evitare di bagnarsi. Le previsioni meteo prevedevano brutto tempo per i prossimi giorni, quello era solo l'inizio. Ghecis a quel punto si alza dalla panca e si allontana, arrancando a fatica col proprio bastone. Evviva, c'era qualcuno messo peggio di me allora! Mal comune mezzo gaudio, quel vecchio dalla lunga chioma mi fa una certa pena.
«Ghecis,
hai bisogno di una mano?»
chiedo,
avvicinandomi a lui, ma ecco che mi sbraita in faccia parole
incomprensibili, puntandomi contro il supporto, e riprende a
camminare. «Crisi
di mezza età,
pff… Vieni Cyrus, torniamo anche noi in cella!»
gli sorrido in modo solare, per portare un po' di luce in quella
giornata tetra e deprimente, ma per lui è indifferente. Gli
prendo
la mano e lo aiuto ad alzarsi, dunque imbocchiamo il corridoio per
"rincasare". Non pondero minimamente le beffe e le male
voci che ci latrano contro gli altri prigionieri, non c'è
assolutamente nulla tra me e lui, semplicemente mi sta a cuore la sua
salute. Perché? Lo stimo molto, era un uomo dalle ampie
vedute, è
riuscito a metter su un grandissimo Team di sostenitori col quale ha
catturato ben cinque Pokémon leggendari! I tre protettori
dei laghi
e le due divinità, dello spazio e del tempo. Non solo,
è anche
riuscito a sopravvivere al Mondo Distorto, del quale si sa
pochissimo, e a tornare sulla Terra. Quindi, vedere adesso un Ulisse
del suo calibro ridotto ad un corpo privo di emozioni e di anima,
muto, indifferente a tutto quel che lo circonda, mi dispiace
enormemente e cerco di fare il più possibile. Anche lui era
uno
scienziato, sono convintissimo che se riuscissi ad aprire una
comunicazione con lui, potrei discutere insieme un metodo su come
evadere da qui. Sarebbe bellissimo, penso, scappare via da questo
inferno e dargli un posto come tenente del team Magma! Da quanto ho
capito adesso lui è solo, non c'è più
traccia del team Galassia e
i suoi comandanti hanno disertato. Ma questo Ivan non lo capisce, per
lui ogni pretesto è buono per fare il geloso e tempestarmi
di
domande, creando situazioni alquanto imbarazzanti per il
sottoscritto.
Siamo di nuovo insieme, chiusi in cella, vado
immediatamente a stendermi a letto per stiracchiarmi, e la mia
schiena scricchiola alquanto rumorosamente.
«Maxie!
Stai diventando croccante!»
ridacchia Ivan, mentre si toglie i vestiti bagnati dalla pioggia per
metterli sul calorifero acceso, in modo da farli asciugare
rapidamente.
«Croccante?
Tch, sta' zitto. Già è un miracolo se riesco a
camminare!»
«Era
un modo carino per dire che stai diventando vecchio e decrepito,
hmhm!»
«VECCHIO
DECREPITO A CHI, PALLONE GONFIATO?»
mi sporgo pericolosamente dal letto, in uno scatto d'ira, per
tirargli un'altra giornalata in testa, fallisco il colpo, perdo
l'equilibrio e chiudo gli occhi mentre mi sento precipitare di sotto.
Li riapro, e mi ritrovo supino tra le braccia del mio rivale.
«E
ora testiamo la tua croccantezza!»
«I-Ivan
no! Fammi scendere!»
le parole
sono totalmente inutili contro quell'energumeno. Affonda le labbra
nell'incavo della mia clavicola e del mio collo, tempestandoli di
bacetti o morsi o qualsivoglia altra cosa disgustosa! Mi metto a
ridere e sbraitare, perché soffro tremendamente il solletico
in
quelle zone, e nel contempo con entrambe le mani cerco di
allontanargli la testa dalla mia pelle. Passano ben dieci minuti, e
finalmente molla la presa, riponendomi nel mio lettino.
«Arrr!
T'è piaciuto? L'ho imparato dal mio Sharpedo! Quando deve
abbattere
una preda mira sempre a quei punti e non la lascia andare
finché non
respira più!».
Non so che
rispondergli. Se dicessi che ho apprezzato, se ne approfitterebbe, se
al contrario dicessi che è stato orribile, ci rimarrebbe
male e si
comporterebbe da offeso.
«Hmm…
Il mio Mightyena avrebbe saputo farla meglio, una cosa simile!»
a quell'affermazione scoppiamo a ridere entrambi come due amici di
vecchia data che si scherniscono amorevolmente a vicenda. Dalle altre
celle sento rimbombare le risate di Giovanni e degli altri che hanno
assistito alla scena, insulti e fischi rivolti a me, come se fosse
colpa mia e mi lasciassi trattare in quel modo senza reagire, da
passivo totale! Poco importa, se sono soltanto parole sputate da
lingue avvelenate, invidiose del bellissimo rapporto che s'è
instaurato tra me e Ivan. La sua gelosia in fondo non è poi
così
male, se penso che grazie a ciò nessuno osa avvicinarsi a me
con
cattive intenzioni, per timore del mio compagno. E dire che non
è
stato sempre così! All'inizio il nostro odio e la nostra
rivalità,
talmente erano elevati e accesi, sfociavano in azioni abominevoli,
mettendo contro non solo noi leader del team Magma e del team Idro,
ma anche i nostri rispettivi seguaci e reclute. Adesso, ragionandoci,
mi pare una cosa assurda che delle persone debbano odiarsi tra di
loro, senza neppure conoscersi a fondo, solo perché facenti
parte di
due squadre diverse con ideologie differenti. Ma questo l'abbiamo
capito quando ormai era troppo tardi, quando ogni forza dell'ordine
di Hoenn ci stava alle costole ed eravamo ricercatissimi in ogni
punto della regione. Solo a quel punto, per sfuggire ad un nemico
comune, abbiamo deciso di allearci, ma non c'era più tempo.
Siamo
stati catturati, ma almeno abbiamo dato scampo ai nostri tenenti e
alle nostre reclute, e penso che il saper salvaguardare la salvezza
degli altri membri sia una qualità indispensabile per un
comandante
che si rispetti, per cui tutto sommato posso dire di esser in pace
con la mia coscienza. Quei farabutti dei carcerieri ci hanno messo
nella stessa cella, insieme, sperando che così ci saremmo
scannati
come cane e gatto fino alla fine. Mi spiace ma, abbiamo deluso
appieno le loro aspettative. In una situazione critica come questa
bisogna restare il più uniti possibile e lasciar da parte
rancori e
acredini personali, se si vuol in qualche modo alleviare la
sofferenza e, perché no, trasformarla in qualcosa di quasi
vivibile
e piacevole; ma quando lo capiranno gli altri?
Fulmini,
pioggia e grandine sono sempre uno spettacolo estasiante per la
vista, sebbene mi facciano un po' paura, mentre Ivan pare totalmente
affascinato e preso da questi fenomeni naturali. Ce ne stiamo comodi,
seduti sul mio letto, a guardar fuori dalla finestra, non avendo
nulla di più gratificante da fare.
«Sai
Ivan, oggi sul giornale ho letto che nella regione di Kalos, ben
lontano da qui, è in azione un nuovo Team, che si fa
chiamare Team
Flare. Sembrano far sul serio, sin da subito. Pensi che potrebbero
venire a liberarci tutti? Ci stavo sperando».
«Non
illuderti, Maxie. Nessuno verrà mai a salvarci.
Perché rischiare la
pelle per noi? Ormai siamo dimenticati da tutti, l'unico modo che
abbiamo per fuggire è fare tutto da noi stessi.»
«Già,
penso tu abbia ragione purtroppo. Ma se qui nessuno si muove, cosa
possiamo fare soli, noi due? Vedi Giovanni, a lui va benissimo
così,
ha la TV in camera, pasti caldi ad ogni ora del giorno, può
uscire
liberamente quando vuole, da dietro le sbarre riesce comunque a
gestire i suoi traffici criminali ed è rispettato anche dai
custodi.
Vedi Cyrus, neanche a torturarlo caccerebbe una sillaba. Vedi i nuovi
arrivati, infine, quel vecchiaccio a momenti mi sbranava stamattina,
e mi ero proposto di aiutarlo. Lo scienziato mi sembra un freddo
menefreghista, non mi fiderei di un tipo come lui.»
«Calma
Maxie, neppure noi possiamo lamentarci. Stiamo insieme adesso, no?
Quest'occasione ci ha fatto capire quanto possiamo benissimo andare
d'accordo, sebbene le idee diverse. Non finiremo i nostri giorni
marcendo in questo sgabuzzino, vedrai, e se così dovesse
finire…
Per me sarebbe un onore, passare il resto della mia vita al tuo
fianco. Ti voglio bene, amico mio.»
«Anche
io Ivan, anche io..».
Neanche
ci appoggiamo mollemente l'uno sull'altro, che udiamo lamenti e
proteste provenire da tutto l'edificio. I prigionieri sono in
rivolta, dal momento che per via del maltempo ci sono state tolte le
ore d'aria e di svago a passeggio nel cortile del carcere. Hanno
ragione a ribellarsi, rimanere chiusi in pochi metri quadrati per
oltre ventiquattr'ore è insopportabile, per questo hanno
deciso di
concederci delle ore di libertà all'interno dell'enorme sala
giochi
posta al centro della costruzione, traboccante di tavoli per i
più
disparati giochi d'azzardo, dal Poker Texano alla Roulette, tavoli da
biliardo, slot machines e qualsivoglia altro divertimento che possa
intrattenere un detenuto, infine c'è anche una piccola ma
ben
fornita libreria, dalla quale spesso e volentieri attingo qualche
testo da leggermi in santa pace. Vorrei fare così anche
oggi, ma
Ivan mi ha trascinato alla famigerata "tavola rotonda"
capeggiata da Giovanni, il re dei giochi d'azzardo, poiché
abbiamo
come avversari due nuovi "moschettieri" e pensa che questa
sia un'ottima occasione per conoscerci meglio. Ma io quel vecchio
già
non lo tollero! Questa situazione mi mette un'ansia assurda addosso,
preferirei perdere tutti e subito quei pochi spiccioli che ho puntato
e abbandonare la partita, piuttosto che continuare e trovarmi faccia
a faccia con uno dei due boss. Mi distribuiscono le carte, le scopro
piano, una ad una.. Dannazione! Mi è capitato un full, e io
dovrei
lasciare il gioco adesso? Un colpo di fortuna del genere non mi
capita neppure se mi riempio le maniche di assi. Alzo appena gli
occhi per osservare Ivan, posto esattamente di fronte a me, ma a
quanto pare è ancora impegnato a capire quale sia il senso
corretto
di King, Queen e Jack, dal momento che è da due ore che non
fa altro
che rigirarsi in mano le solite tre carte. Come glielo devo spiegare
che sono la stessa figura messa in modo speculare? E si lamenta anche
di perdere sempre. Sarà la volta buona, decido di stare al
gioco. La
prima puntata me l'aggiudico io, sono al settimo cielo ma…
Ecco che
i due più anziani si mettono a discutere e la posta in gioco
si
alza. Uno punta il proprio bastone e l'altro tutto l'incasso, in
più
una nottata con una donna. Non abbiamo nulla da dare, né io
né
Ivan, è la volta buona per battere in ritirata, il gioco si
sta
facendo sporco, e se Giovanni l'imbattibile ha alzato così
tanto la
posta, significa che qui gatta ci cova.
«No
Giovanni mi sono stancato di giocare, vado a vedere come sta Cyrus»
replico alla sua domanda riguardo alla mia permanenza nel poker.
Stanco e assonnato vado a sedermi accanto al leader del team
Galassia, intento a fissare quasi incantato i fenomeni atmosferici
che si stanno abbattendo là fuori; «bella
la forza della natura, non trovi? Così come ci dà
la vita, è
capace di togliercela via in un istante con la sua furia
incontrollab…»
«MAXIEEEE!»
Ivan corre verso di me agitando una stecca di cioccolato al latte
come fosse un trofeo vinto con il sudore e con il sangue. «L'ho
presa ad una guardia, corrompendola con la misera vincita di oggi.
L'ho fatto per te!»
«Grazie
Ivan. Beh Cyrus, è di tuo gradimento questo dolciume? O
preferisci
quello fondente?»
la scarto e gliela agito sotto il naso, sperando se ne accorga, ma mi
degna appena del suo tipico sguardo atarassico e torna a mirare
fuori. Ivan invece mi lancia un'occhiataccia e fa per andare via,
infuriato, non avevo minimamente pensato alla sua cupidigia nei miei
confronti in quel momento, troppo preso a tentare invano di strappare
un sorriso all'uomo, ma ecco che sentiamo Giovanni urlare come mai
aveva fatto in vita sua e il silenzio cala nella sala. Che abbia..
Che abbia perso? Alquanto impossibile.
Lascio
lo snack sul davanzale della finestra e corro da Ivan, prendendogli
la mano per trascinarlo sul campo di battaglia, dove una scena tanto
unica quanto eccezionale si prostra sotto le nostre pupille: Giovanni
è stato sconfitto. Ha perso, tutti i suoi averi e i suoi
record, ma,
più di tutto, ha perso la sua fama di bluffatore
invincibile. Com'è
possibile?!? Nessuno, e ribadisco, mai nessuno in tanti anni era
riuscito a competere con lui. Questo Ghecis deve essere un prodigio,
con la vincita di oggi si è praticamente guadagnato il
rispetto e la
stima di tutti. «Ivan,
ma noi rimaniamo fedeli a Giovanni, non è vero? Lui
è il nostro
protettore, sarebbe sciocco voltargli le spalle di punto in bianco
dopo tutto quello che ci ha offerto».
«Non
lo so, Maxie, ma Ghecis mi affascina. Un vecchio autoritario e regale
alto due metri, per giunta abilissimo nel poker, dove lo trovi uno
così? Giovanni ormai è passato di moda, ed
è durato fin troppo per
i miei gusti».
«Ivan!
Non dovresti sputare nel piatto dove hai mangiato. La situazione si
sta scaldando, non voglio rimanere qui. Andiamocene a letto adesso».
Mi volto verso Cyrus per portare via anche lui da quell'atmosfera che
ben presto sarebbe diventata una ressa, ma con enorme stupore noto
che è sparito, e con lui anche la barretta di cioccolato.
Quell'uomo
mi stupisce sempre di più. Ivan allora, come vede che la
situazione
è diventata alquanto caotica, mi prende come un sacco di
patate alla
sua solita maniera e di corsa mi riporta in cella, stendendomi sul
letto. So già cosa mi aspetta, per farmi "perdonare" il
gesto di prima, ma con la schiena a pezzi sarà molto
più doloroso
del normale.
«Ivan
perché non
rimandiamo a domani?»
«Perché
ne ho voglia adesso, e mi sento rifiutato, messo da parte»
«Ma
cosa vai dicendo? Volevo solo vedere se reagiva».
Arrabbiato e deciso, lo sento salire e stendersi sul mio corpo
appiattito contro il materasso duro e scomodo di quel giaciglio che
definiscono "letto", ben presto l'ardore del suo corpo mi
invade e mi schiaccia, non nego di essere in tensione e ciò
non farà
che aggravare quel che sta per avvenire, tanto vale serrare i denti e
aspettarsi il peggio da questa situazione senza via di
scampo…
«Accidenti,
Maxie!
Non possiamo più farlo!»
«E-Eh?
C-Come mai Ivan?»
«Ci
fissa. Ci sta fissando coi suoi poteri psico-autistici!».
Scoppio
a ridere alla sua affermazione e volto il capo, notando che
effettivamente il mio adorato vicino di stanza ci stava puntando con
il suo sguardo ghiacciato capace di raggelare il sangue nelle vene di
chiunque, e Ivan ha una paura infondata di Cyrus quando lo fissa
negli occhi col suo tipico modo di fare, assolutamente inoffensivo.
Nel men che non si dica, il mio compagno scivola via da me e va a
mettersi nel proprio giaciglio, affossandosi per bene nei lenzuoli
fino a tirarseli oltre la testa.
«Buonanotte
Maxie. Domani ti sistemo».
«Buonanotte
Ivan, non aspetto altro».