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Autore: zia Molly    08/02/2015    11 recensioni
“…Sai qual’è il sogno erotico di ogni ragazzo?” le chiese Regina, con un piccolo ghigno malizioso.
Emma la guardò ad occhi sbarrati e scosse piano la testa.
“Andare a letto con due lesbiche”
Se per un attimo la bionda, sommersa tra cuscini e coperte, aveva iniziato ad avere caldo ed era arrossita, era avvampata dall’ansia, ora era gelata da quelle parole. Si accigliò e si chiese cosa c’entrava con il favore di Regina e con Killian Jones. Poi… tutto all’improvviso fu più chiaro. Scattò in piedi e scosse la testa, incredula: non poteva davvero chiederle una cosa del genere, non poteva assolutamente chiederle di fingersi entrambe lesbiche per attirare l’attenzione su di loro.
||SWAN QUEEN ispirata alla serie Tv "Faking it" 
Personaggi: Emma Swan, Regina Mills -un po' tutti.
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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-Faking it-
capitolo nono


Lingerie e macchine gialle

 
 
 

Si dice che una volta incontrato l'Amore vero l’Animo vacilla instabile, ormai sulla strada della follia e della pazzia interiore, vicino alla perdizione ora che ha la possibilità di scontrarsi con un’incontrollabile magia che lo fortifica ma allo stesso tempo lo logora, permettendogli di raggiungere la pace eterna -di realizzarsi-  solo dopo averlo messo a dura prova.

Emma non riusciva a stare ferma quella mattina: lei e Regina avevano deciso di non andare a scuola per l’incontro di quella sera.
Era il giorno, era giunto l’orribile giorno che la bionda sperava non arrivasse mai. Le faceva strano pensare che quella sera avrebbe perso la verginità in una cosa a tre, anzi, le faceva ancor più strano pensare che lei e Regina si sarebbero messe alla prova quella mattina stessa così da poter arrivare a una conoscenza tale dei loro corpi da non recar a nessun dubbio sulla loro relazione a Killian. Era quella la verità, Emma ne era certa: sicuramente la bruna non le aveva proposto una cosa simile per sentimento o realmente per aiutarla a calmarsi.
La sera prima era stata chiara: l’avrebbero fatto e Emma era quasi sicura che la sua verginità non sarebbe rimasta sua per molto, probabilmente la sua purezza si sarebbe persa tra le mani di Regina, tra le sue labbra ancor prima di arrivare a quella sera. Non era nervoso quello che assaliva la bionda, non era solo quello: i suoi nervi vibravano al sol pensiero che probabilmente avrebbe fatto l’amore con la ragazza che amava. Perché sì, ormai quella follia l’aveva trascinata nel baratro: l’affetto d’un tempo era diventato bene, la forma più frivola e pura d’amore, si era evoluta in vera simpatia sino ad arrivare alla più contorta e calda espressione di quel sentimento travolgente: puro e vero Amore. Se pur una goccia d’odio serpeggiava e lambiva il profilo del suo cuore ogni volta che questo accelerava il battito in presenza della sorellastra, Emma era certa che fosse amore.
Ma la bruna non aveva affatto idea di tutto ciò: credeva che le parole crudeli dell’amica del giorno prima derivassero solamente dal nervoso per l’atto che l’attendeva quel sabato sera. Puro, semplice e comprensibile nervosismo dovuto al pensiero di dover affrontare la sua prima volta con un ragazzo e una ragazza: ma Regina come poteva immaginare che si trattava di molto più?
Era l’amore a far vibrare le viscere di Emma. Era il sentimento a guidare la mano alle labbra, le unghie tra i denti della bionda e a costringerla a mordicchiarle sino a farsi sanguinare il profilo dei polpastrelli.
Ma quei sentimenti non erano del tutto estranei a Regina: aveva smesso di guardare Emma come un tempo da settimane ormai. Non sapeva il perché e neanche com’era iniziato tutto ciò… ma era stata come una scintilla improvvisa che aveva acceso qualcosa dento lei, un fuoco indomabile che le incendiava non solo il cuore, ma anche la mente. Il fumo di quel fuoco le annebbiava i sensi quando guardava Emma e mentre la temperatura s’alzava, mentre lei credeva di impazzire, moriva. Moriva incredula, moriva e si dannava tormentata perché non capiva: non si spiegava come fosse possibile provare qualcosa per una donna; lei che era sempre stata attratta dal corpo maschile e che non aveva trovato il bello femminile neanche osservando i ritratti del nudo di donna sul libro di Storia dell’Arte.
Killian Jones sarebbe stata la sua seconda cavia, la seconda mappa per ritrovare la strada: se con Robin non aveva funzionato… avrebbe avuto possibilità col capitano della squadra di barca a Vela?
Lei doveva assolutamente essere etero, come poteva quel piano averla confusa tanto? Come poteva esser caduta nella sua stessa trappola? Lei che quasi aveva cercato di farsi piacere da Emma per rendere tutto più credibile?
Doveva esser la bionda a innamorarsi di lei e non viceversa. Eppure ora Regina ammirava il fisico dell’amica, della sorellastra o…della finta fidanzata….ammirata. La guardava e non sapeva come definirla, spesso balbettava e commetteva le follie più disperate per non pensarla e sopprimere le mille domande, tipo andare con Robin. Era arrivata a pentirsi amaramente delle pazzie commesse e quella cosa a tre sapeva già di sbagliato, non avrebbe abbattuto nessuno dei suoi dubbi, ne era certa, ma…valeva la pena tentare. E poi era sempre un ottimo modo per far correre un po’ di voci su di loro.

E così mentre Regina armeggiava con i lacci del corpetto in camera sua, Emma camminava in boxer e canottiera tra le pareti della sua prigione, col cellulare in mano, scoccando qualche sguardo torvo al cappotto di Cora che era sul letto. Per rendere le cose più sensuali la bruna aveva proposto di indossare gli impermeabili lunghi della madre, emulando –o almeno cercando, nel caso di Emma- così la sensualità delle attrici e delle ballerine degli spettacoli burlesque. L’impermeabile sembrava osservare la bionda mentre questa, nervosa, faceva avanti e indietro cercando di contattare Neal per chiedergli cosa volesse dire tutto ciò: perché Regina gli aveva proposto una cosa simile?
..doveva mica pensare di… piacerle?
Perché l’avrebbe dovuto fare?
Perché, si chiedeva, perché provare prima di quella sera? D’altronde si erano viste nude in doccia, erano cresciute insieme e la bionda giurava quasi di conoscere bene Regina almeno quanto conosceva se stessa. Perché quella proposta?
Aveva bisogno di Neal.
Eppure il cellulare squillava invano.
 

~

 
Intanto alla Storybrooke High School i preparativi per il ballo si intensificavano. Nonostante l’assenza di Emma il comitato per il ballo era chiuso nella vecchia palestra a montare, assieme ai muratori ingaggiati da Neal, i pezzi del palazzo di ghiaccio di Elsa. La palestra sarebbe stata trasformata completamente: le porte erano aperte e un traffico di muscolosi uomini senza maglia faceva avanti e indietro dai camion al campo, alzando quelle colonne in plastica trasparente abbastanza pensati come se fossero di carta. Neal li ammirava ghignante, coordinando i lavori con una tavolozza in mano, inumidendosi spesso le labbra per la visione perfetta.
Non aveva scelto a caso quella squadra di maschioni: aveva trovato il loro numero sul giornaletto che Emma aveva rubato dallo stanzino del bidello Leroy alla ricerca di consigli per la sua “cosa a tre” e…doveva ammettere che ne era valsa davvero la pena. Quella squadra di adoni si stava rivelando molto utile e lui, assieme a molte delle ragazze, li reputava un ottimo passatempo. In realtà erano spogliarellisti ma appena Neal gli aveva proposto di aiutarli a montare i pezzi per rendere la vecchia palestra un palazzo di ghiaccio loro non si erano tirati indietro. Il figlio di Gold li aveva pagati il triplo di quanto si sarebbero presi per il loro normale operato. Beh, secondo lui erano stati soldi ben spesi…  ma di certo suo padre non avrebbe pensato la stessa cosa quando avrebbe visto detrarre dal conto tutti quei soldi.
E mentre anche la preside apprezzava quella visione, proponendosi civettuola per aiutare sotto gli occhi attoniti e increduli della nipote, Zelena imprecava contro Neal trovando sempre qualcosa che non andava in quei particolari scenici e teatrali che non avevano niente di imperfetto.
Il pavimento era già stato montato: una pedana copriva il parquet cigolante della palestra, sopra di questa erano montante delle luci e su queste montata una lastra trasparente che sarebbe diventata cristallina come il pavimento del palazzo della principessa del ghiaccio quando, la sera del ballo, si sarebbero accese tutte le luci sulla pedana. Le colonne gotiche in plastica trasparente dividevano in tre navate l’enorme salone che ora quasi non sembrava più la vecchia palestra: le pareti sarebbero state foderate con dei pannelli sul quale scorreva un filo d’acqua che sarebbe sembrata ghiaccio con i corretti giochi di luci.
Neal col suo ingegno, le giuste conoscenze e i soldi di suo padre era riuscito a rendere quel posto qualcosa di spettacolare… quel ballo sarebbe stato epico per la sua ambientazione resa dai costosi e stupefacenti effetti teatrali!

Eppure Zelena trovava sempre qualche difetto.
Ci sono troppe luci” aveva detto
“sprecheremo troppo
rischiamo di bagnarci con l’acqua” mormorò senza contare che era impossibile dato che questa scorreva lungo i pannelli illuminati e defluiva in un tubo sotto la pedana del pavimento.
Rischieremo di morire se c’è un corto circuito” esasperava urlando contro Neal mentre dentro di se vibrava dal nervoso: il suo personaggio non c’entrava nulla in quel contesto. Ma la sua rabbia non era solo per quello. C’era sempre qualcuno che la oscurava e non la lasciava emergere, era gelosa di Neal. Era verde d’invidia ora che tutti lo elogiavano definendolo l’eroe del ballo.
Prima Regina, ora lui.
“Gold, bontà divina! Dì ai tuoi scimmioni di togliere questi fili! Qualcuno potrebbe inciamparci e morire!” sbottò acidamente quando inciampò su uno dei cavi degli attrezzi che attraversavano il pavimento. Neal alzò le spalle e tirò col piede il cavo, così che lei potesse cadere.
“GOLD!” urlò isterica quando inevitabilmente cadde in avanti, inciampando nei suoi stessi passi senza rendersene conto, ritrovandosi così tra le braccia di uno dei ragazzi che lavoravano per ‘l’eroe del ballo’.
Quel ragazzo la guardò e le sorrise: le gote della ragazza diventarono rosse come i suoi capelli. Neal strinse le labbra vedendola tra le braccia di quel tipo fin troppo carino e schioccò le dita, facendosi avanti e guardandosi attorno.
“Forza ragazzi! Manca una settimana e mezza al ballo! Intensifichiamo il lavoro, grazie!”  e così quel giovane di cui Zelena non conosceva neanche il nome la lasciò andare dopo averle detto gentilmente di stare più attenta e lei, immobile e ancora rossa, restò zitta, in piedi al centro della sala, frastornata da quell’attimo. Fu una botta di Neal al fianco che la richiamò alla realtà, disorientata si voltò a guardarlo e boccheggiò senza parole.
“C-chi è?” chiese guardando il ragazzo biondo andare verso David e aiutarlo a montare una delle colonne alte sino al soffitto.
Uno dei miei scimmioni, come li hai definiti tu..” mormorò Neal senza darle importanza “perché, ti interessa?” chiese sprezzante
n-non ho ancora un accompagnatore per il ballo..” si lasciò sfuggire tristemente la rossa, sbattendo diverse volte le palpebre e mordendosi il labbro, osservandolo incantata.
“Beh, lui è il principe azzurro perfetto, vero?” sussurrò malignamente il ragazzo e Zelena annuì appena, senza rendersene conto, ancora persa a fissarlo.
“sai una cosa sui principi azzurri, Zelena?”
A quel punto la rossa fece “no” con la testa: lei non era mai stato con un ragazzo degno d’esser definito in quel modo.
Il principe azzurro è gay.”
E detto ciò Neal la lasciò sola, risvegliandola da quel sogno che per qualche attimo parve meraviglioso. La sentì sbuffare pesantemente e poi urlare qualcosa, probabilmente un’imprecazione, a cui il moro non fece affatto caso mentre rideva di gusto.
 

~

 
Porca Miseria! Neal… Neal, cazzo! Cazzo! Rispondi!
Emma poteva definirsi ormai nel panico.
Da lì a poco Regina sarebbe entrata in camera sua e chissà cosa sarebbe successo poi. Continuava a camminare stretta nel cappotto nella propria stanza: avanti e indietro, su e giù, destra e sinistra, come una pallina da flipper aveva attraversato ogni angolo e urtato contro ogni spigolo mentre componeva e ricomponeva il numero del suo migliore amico sul cellulare, ancora e ancora. Sentiva l’esigenza di dirlo a qualcuno, aveva bisogno di dirlo a qualcuno per sentirsi fermare. O meglio, forse non voleva affatto sentirsi fermare: Emma cercava qualche buon consiglio perché dentro se sapeva che non aspettava altro. Aveva bisogno di sapere, doveva parlare prima che sarebbe scoppiata. Era confusa, frustrata e arrabbiata.
Non riusciva affatto a capire Regina: sembrava impazzita.
Prima era gentile con lei, poi era acida, poi provocante e poi dolce, poco dopo si ritrovavano a litigare.
Che diavolo le prendeva?
Di certo non poteva dir che avesse il ciclo, altrimenti non le avrebbe proposto una cosa simile e oltre tutto non avrebbe accettato quella cosa a tre. Perché voleva che prima provassero loro due da sole?
La ragione le suggeriva che era solamente per imparare a conoscersi a fondo entrambe, come allenamento a quella sera: come le aveva detto lei “per placare le sue paure”.
Eppure il cuore, o forse uno strano presentimento, le suggeriva che si trattasse di qualcosa di molto di più. Ma Emma non voleva crederci.

N-Neal?”
Finalmente una voce.
“..Storybrookemobile, Segreteria Telefonica. La informiamo che il cliente da lei cercato non è al momento raggiungibile. Lla preghiamo di lasciare un messaggio dopo il bip o di riprovare più tardi, Grazie

Emma scagliò il suo cellullare sulla sua poltrona appena la voce di Cora, prestata alla segreteria telefonica dell’unico gestore telefonico a Storybrooke, le chiese di lasciare un messaggio. Nervosa e tesa come una corda di violino ruggì frustrata.
Porco Miseria, Neal dove sei quando mi servi?!” chiese al vuoto, alzando le mani al cielo.
A che ti serve il tuo amichetto ora?” la voce di Regina fu una secchiata d’acqua gelata improvvisa nel silenzio. La porta si richiuse alle spalle della bruna e quando la bionda si voltò a guardarla sbarrò gli occhi, osservandola. Ci mancava solamente quella brutta figura, che la vedesse nervosa e ci mancava solo che avesse notato i suoi occhi tremare di stupore come fiammelle appena l’avevano vista in impermeabile, studiandola quasi come se volesse immediatamente vedere cosa vi fosse sotto.
“ a… a niente” le rispose, stringendosi nell’impermeabile e vedendola farsi avanti, incrociando il suo sguardo.
Cadde il silenzio, di nuovo: dopo il litigio della sera prima a nessuna delle due veniva niente da dire. Regina dentro di se cercava di sopprimere l’enorme desiderio di vedere Emma in intimo. Cercava di restare composta, impassibile a quegli istinti, a quel desiderio che la faceva impazzire e le mandava in fumo il cervello.
Emma, dal canto suo, provava più o meno lo stesso. Solo che era gelata sul posto, in soggezione davanti alla bruna, congelata da quella situazione assurda, quasi surreale.
Allora…” iniziò piano Regina, deglutendo pensosa. Doveva trovare un modo, una scusa per togliere a Emma quell’impermeabile senza farle capire le sue vere intenzioni, senza farle intendere quanto fosse confusa e cercando di nascondere i mille dubbi che albergavano il suo cuore.
“… stasera… noi ci togliamo piano l’impermeabile a vicenda… quindi, inizi tu…”
“perché io?”
chiese Emma, d’istinto, immobile come un tronco.
perché… perché tutti credono che sei il maschio della coppia.” Sentenziò Regina.
“Okay.” Deglutì la bionda, chiedendosi perché tutti fossero convinti di ciò. Che poi… che cosa faceva il maschio della coppia?
Gli occhi verdi di Emma attraversarono la figura di Regina: osservarono le gambe lunghe, le cosce celate dalla stoffa fresca e leggera del cappotto color caffè, i fianchi stretti dalla fascia foderata a quadri rossi e il seno appena visibile in una scollatura a V che aveva il suo vertice poco sopra la valle del suo petto. I suoi occhi si posarono sul suo collo, mentre accennava un passo e le sue mani si avvicinavano ai lembi del nastro che bloccava l’impermeabile.
Quanti baci avrebbe strappato a quel collo. Poteva sentire già il suo profumo inebriarla. Come una droga inspirava a pieni polmoni quell’odore così familiare per cercare di memorizzarlo in eterno, di non dimenticare mai nessun particolare di quella mattina.
Regina la fissava, a labbra socchiuse. Mentre il fruscio della stoffa lentamente scopriva il suo intimo, teneva lo sguardo fisso sugli occhi verde prato di Emma, perdendosi nella loro luce.
“T-Tu cosa farai?” chiese con un fil di voce la bionda, mentre alzava lo sguardo dalle sue labbra carnose ai suoi occhi color nocciola: questi scendevano sulla bocca sottile di Emma.
Questo..” Sussurrò Regina, avvicinandosi alla bionda e abbassando le spalle, così che l’impermeabile le scivolasse di dosso, scoprendo il suo corpo ancora celato dal corpetto nero. Eppure la bionda non poté godere di quella vista perfetta: il suo volto era imprigionato nella mano della bruna, le sue labbra delicatamente premute contro quelle della sorellastra –Dell’amica- Della fidanza.
Il fiato parve mancare dai polmoni di Emma, questi parvero svuotarsi e lei si ritirò appena, attirando Regina con se e circondandole il fianco con la mano, stringendosi contro di lei e chiudendo gli occhi, rilassandosi piano a quel contatto. Lentamente le dita affusolate della bruna scivolarono tra le ciocche bionde della sua ragazza, le sfiorarono i capelli man mano che quel bacio si faceva più intenso e caldo, più passionale di nessun’altro mai scambiato prima.
I loro nasi si scontrarono appena nella dolcezza di quel contatto, nella tenerezza di quel bacio, mentre sulle loro labbra si apriva un piccolo sorriso. Queste si schiusero all’unisono e le loro lingue si cercarono urgentemente, mentre le mani di Regina scendevano sul petto di Emma, si stringevano attorno all’impermeabile e lei, con il cuore che impazziva nel suo petto, si sentiva stranamente più leggera, forse realizzata.
Da quanto aveva trattenuto l’istinto? Il desiderio di quel bacio, quel momento?
Il sospiro mozzato di Emma la richiamò alla realtà, le sue dita magre che salivano lungo la sua schiena tempestata di Nei, suggerirono alle sue mani la strada opposta: le mani di Regina slacciarono l’impermeabile di Emma, il quale con un fruscio pesante cadde in terra e solamente all’ora quel bacio si interruppe.
La pelle fresca della bruna non incrociò quella pallida della bionda, come pensava. Non sentì la coppa del suo reggiseno premere contro i ferretti del suo corpetto: non fu la sensazione che immaginava.
I suoi occhi marroni si posarono sulla canottiera smanicata che Emma portava di solito sotto la maglia da basket per le partite ufficiali, scivolarono attoniti sino ai suoi fianchi –quasi del tutto celati- e poi si posarono sui boxer da uomo blu, con le macchinine gialle.
Il suo volto si fece serio, si contrasse perdendo la serenità di poco prima. Fu come se la corda che tendeva e legava entrambe si fosse rotta, come se dopo esser stata tirata troppo dall’aspettativa si fosse sfibrata e scordata.
Solamente quando Regina si allontanò appena da lei, Emma ebbe l’opportunità di vedere il suo corpetto ricamato, nero. Si perse nei ghirigori del pizzo. Nei lacci, nei nastri e irrigidì la mascella quando notò la giarrettiera sulla coscia: si sentì strana.
Imbarazzata quanto attratta da tutto ciò, era stupenda e le aveva tolto il fiato. Peccato che alla bruna era successo l’esatto opposto, aveva gonfiato il petto e aveva trattenuto una risata nel vedere com’era conciata la ragazza.
“I-io non…non avevo pensato alla lingerie…” ammise rossa sulle gote, in imbarazzo.
“Quelli dove li hai presi?” domandò la bruna, alludendo ai boxer.
Al reparto maschile… p-però sono comodi e…caldi…”
Sul volto di Regina comparve un piccolo sorriso, si fece nuovamente avanti e poggiò le mani sui fianchi di Emma, sfiorando con i polpastrelli l’elastico di quei boxer ridicoli. Quella era la conferma che la bionda era sicuramente il maschio della coppia.
“sei impossibile” sussurrò Regina, ormai nuovamente vicina alle sue labbra, per un bacio urgente, carico di una foga nuova per entrambe che implicava il bisogno, l’esigenza di andare oltre, più in là di quanto non si fossero mai spinte.

Fu chiaro a entrambe mentre indietreggiavano verso il letto di Emma e vi cadevano stese: erano state quelle parole sussurrate dalla bruna a render evidente il motivo del perché prima d’allora non avevano mai provato. Non era solo perché non c’era stata una scusa per programmare quell’evento, non era stato solo per la paura d’esser scoperte da Cora o perché Regina era convinta d’essere etero. Non era stato per il gusto d’aspettare il momento perfetto e non avevano aspettato per nessuna banale ragione, non era stata neanche la paura a fermarle -forse. Era stato perché tutto ciò sembrava impossibile.
Quella vita era impossibile, tutto appariva impossibile agli occhi d’entrambe e anche quel che stava per accadere aveva uno strano sapore: di proibito, di sbagliato ma allo stesso tempo giusto, di folle ma allo stesso tempo coerente. Tutto era più chiaro.
La labbra di Regina divoravano quelle di Emma mentre le dita della bionda correvano lungo la sua schiena, solleticandola a ogni nastro tirato, sfilato dal suo corpetto che lentamente si apriva tra i loro corpi, scoprendo i seni sodi e morbidi di Regina che entravano a contatto col petto di Emma pian piano. La lingua della bruna cercò quella della ragazza, coinvolgendola in un’erotica danza mai provata sino ad allora da entrambe. Ogni gesto quasi veniva naturale ad entrambe, forse perché pensato, immaginato e bramato da tempo da tutte e due, studiato nei momenti più inimmaginabili dalle loro menti che non riuscivano a non pensare all’altra.
Regina era con Robin e pensava ad Emma.
Emma era con qualsiasi altra persona, le bastava anche star solamente parlando senza ritrovarsi coinvolta in nessun equivoco atteggiamento, per pensarla. La bionda non aveva amanti con cui rimpiazzare l’amata sorellastra, lei si era accontentata di annegare tra i sogni sino ad allora. Regina invece aveva interpretato quei favolosi sogni come incubi e non aveva fatto altro che sfuggirgli: ora invece, cingeva i fianchi di Emma con forza, pregandola quasi di non andarsene, forse timorosa che fosse davvero un altro dolce, amaro, brutto ma favoloso incubo. Temeva di svegliarsi.
La maglietta bianca di Emma raggiunse in poco tempo il pavimento così come il corpetto di Regina, illuminati entrambi da un fascio di luce che filtrava tra le tende che ancora impedivano ai raggi del sole di entrare.  Il cuore parve pompare d’improvviso più forte, il sangue attraversò le vene più velocemente e il corpo di Regina parve prendere fuoco quando le sue dita scivolarono sul seno piccolo e sodo di Emma, strappandole un gemito. Un fremito travolse entrambe e le spalle della bionda si contrassero, d’istinto il suo bacino sfiorò quello di Regina, premendo mentre i brividi le attraversavano il ventre a ogni delicata stretta, a ogni tocco inevitabile sulla parte rosea del suo seno sinistro.
Quante volte l’aveva pensata quella mano sul suo seno senza immaginarla così abile? Era vero o solo un altro stupido film mentale?

“Regina…”
Lentamente gli occhi di Emma si chiusero, rilassandosi a quell’eccitante tocco. Le sue labbra scesero lungo il collo della bruna e una lunga scia di baci inumidì la sua pelle sino al seno gonfio che si alzava e abbassava. Il respiro caldo di Regina si perdeva nella stanza dalle pareti graffiate, così come il suo sguardo: gli occhi sbarrati vagavano umidi, lucidi: ormai era inutile negarlo a se stessa. Ormai era vergognoso fingere, trattenersi e nascondersi. Era umiliante passare di ragazzo in ragazzo per non pensare a Emma, quasi si sentiva sporca se pensava a lei e Robin, se pensava a quante volte si era morsa la lingua per non sussurrare il nome della bionda tra i tocchi di Graham in palestra, sotto le spinte dell’arciere in camera sua o sotto i maligni e vuoti baci di tantissimi altri.
Emma” Fu un richiamo caldo, profondo mentre le labbra della bionda si chiudevano attorno al suo capezzolo e le sue mani esali salivano sulle sue spalle, graffiandole appena.
Emma” Gemette ancora, mentre ritraeva il corpo e espirava eccitata. Il respiro veloce a ogni piccolo morso, a ogni delicato tocco umido.
Era impossibile, sì. La bionda era decisamente impossibile e lei quasi restava stupita, si chiedeva come potesse un animo così puro esser portatore di tanta malizia: dove diavolo le aveva imparate quelle cose? Ma non cercò mai risposta a quella domanda mentre l’eccitazione, l’emozione cresceva.
Ma se pur piacevole, fin troppo piacevole, se pur eccitante, fin troppo eccitante. Caldo e sensuale, Regina non riusciva a stare ferma: una mano salì tra i boccoli biondi, nei capelli lucenti, scompigliandoli e l’altra scese sull’addome contratto, delineando con la punta delle dita i solchi dei muscoli appena scolpiti.
Il brivido che travolse Emma parve incendiala, ancora. Fu la stessa sensazione di poco prima che man mano si fece più intensa appena sentì le gambe di Regina sfiorarle le sue, intrecciarsi e stringersi contro di lei, fondersi al suo corpo e la sua mano scendere lentamente verso il basso, risalire lungo i fianchi e scendere nuovamente.
Le labbra della bionda tremarono attorno al capezzolo turgido di Regina e a questo punto la bruna ne approfitto per spingerla di lato, ritrovandosi a cavalcioni su di lei. I suoi occhi si persero in quella visione: osservò le cosce toniche, la curva dei suoi fianchi e gli addominali contratti. I capezzoli gonfi sui seni gonfi e il petto di Emma abbassarsi e alzarsi, lei spaurita e quasi tremante, incredula sotto di lei che la guardava altrettanto ammirata.
Non era lo stesso sguardo che avevano avuto in doccia, mai prima d’allora avevano avuto l’opportunità di ammirarsi, potersi divorare e amare guardandosi.
Mai prima d’allora…

Le braccia di Regina ricadevano lungo i fianchi e le sue dita sfioravano con la punta delle dita le cosce di Emma sotto di lei. I suoi occhi erano prati verdi al mattino, umidi dal piacere, come bagnati dalla rugiada. Lacrime, ecco cosa. Eppure le tratteneva incredula. Quanto si era trattenuta per baciarla, stringerla, amarla.
A quei provocanti tocchi, a quella visione perfetta, Emma tremava, fremeva. Si tirò su e urgentemente unì ancora le labbra di Regina, la quale sorrise contro di se e si spinse stesa sopra la ragazza, lasciando che i loro seni si sfiorassero, mentre la sua mano ancora le sfiorava le gambe, la stoffa larga dei Boxer e scendeva verso l’interno coscia, bramando la sua purezza.
Altri brividi, altre scariche elettriche. Ma tutta quell’elettricità esplose, fu come un corto circuito che esplose in un gemito quando le dita di Regina scivolarono tra le sue cosce e iniziarono a premere da sopra l’intimo. Le gote di entrambe si fecero rosse d’imbarazzo, era la loro prima volta. Forse per entrambe.
Emma si inarcò sotto quel tocco, Regina posò le sue labbra sul collo della bionda, mordendolo e baciandolo, disegnandovi ghirigori irregolari con la lingua mentre la bionda mandava indietro la testa a quel tocco che la penetrava da sopra la stoffa dell’intimo leggero.
R-Regina.”
Gli ansiti di Emma si perdevano nella stanza, così come i sospiri di Regina venivano celati da quei baci umidi che stavano facendo impazzire la bionda sotto di se. Le dita premevano da sopra la stoffa, si contraevano tra le sue pareti e correvano la sua apertura rapidamente in quel piccolo, breve assaggio di piacere per entrambe.
“Dio!” gemette Emma chiedendosi cosa fosse tutto ciò. Chiedendosi ancora, se quello non fosse amore. C’era calore, c’era sentimento in ogni genere di bacio. Poteva sentirlo, poteva udirlo.
E Regina provava lo stesso, mentre sentiva la bionda chiederle di più col bacio, che compulsivamente si muoveva contro di lei e chiedeva di più. L’ultimo pezzo di intimo di Emma cadde in terra, raggiungendo il resto.
Ancora una volta le due si fissarono, Regina esitò guardando Emma: i suoi profondi occhi neri si fecero umidi, ancora. E poi ammise a se stessa la verità, sempre più consapevole, certa, mentre le sue dita sfioravano il pube della bionda, scivolando delicatamente tra le sue gambe e …il resto del mondo non contò più nulla.
Emma inspirò forte e per pochi attimi calò il silenzio nella stanza. Gli occhi verde prato cercarono tremanti come fiammelle quelli color nocciola, umidi mentre le dita della bruna si insinuavano nella sua apertura e la provocavano, premendo contro il clitoride gonfio e umido.
Fu a quei tocchi che la bionda tornò a respirare, espirando con un gemito forte e contraendosi sotto Regina, eccitata da ogni piccola attenzione che le veniva rivolta, stimolata da ogni colpo di quelle dita sulla sua femminilità. Era troppo, semplicemente troppo e diventava sempre di più man mano che Regina disegnava ghirigori sul suo sesso umido. Le loro labbra si unirono ancora, con foga, mentre le braccia di Emma si stringeva attorno alle spalle dell’amata e i loro corpi si fondevano man mano che le dita della bruna entravano in profondità, toccando le pareti umide e contraendosi, aumentando man mano la loro velocità.
“N-non… Ti prego, T-ti prego..R-Regina… non ferirmi ancora!” La bionda lacrimava sotto quel tocco, celava gli ansiti tra i baci e pregava dentro se che ancora una volta non aveva frainteso tutto. Il cuore di Regina vibrò a quelle parole mentre piccoli ghirigori venivano disegnati dentro la femminilità della ragazza.
No…mai “ sibilò appena, mentre le loro lingue si cercavano, sino a quando dal piacere le labbra di Emma si schiusero e basta, la sua testa scivolò indietro e il suo bacino continuò a chieder ancora e ancora a Regina, la quale sfiorava la lingua della compagna, sentendo il suo respiro riscaldarle il volto.
“Sei stupenda…” commentò con un fil di voce mentre le sue labbra scendevano appena, gli occhi aperti che fissavano i muscoli contratti, la linea del collo scendere sinuosa sui seni e i nervi  tirarsi dall’eccitazione.
Regina…” la chiamò ancora la bionda, cercando la sua mano tra le coperte e stringendola, sentendo le sue dita pompare sempre più velocemente e i brividi generarti dai baci divorarla, farla tremare quasi.
Regina…” gemette ancora il suo nome, sentendo solamente i suoi occhi fissi su di lei, mentre il calore del suo corpo sul suo veniva meno, abbandonandola al freddo mentre scendeva. Scendeva. Scendeva.
REGINA!” a quel punto Emma urlava e il suo bacino scivolava, si contraeva compulsivamente contro le labbra della bruna, la quale ormai lambiva il clitoride gonfio con la punta della lingua, lasciando che la bionda impazzisse a quelle attenzioni.
-Oh…si,Si…Regina…si….-
 Le unghie della sua mano dalle dita umide della mora artigliarono le sue cosce, graffiandole, lasciandola gemere ancora e ancora finché lentamente non cadeva nel baratro, veniva.
Regina quasi non avrebbe desiderato mai staccarsi mentre divorava quel frutto che sino ad allora era stato proibito, mentre sentiva gli umori bagnarle le labbra e il mento, lasciandosi così inebriare dalla sua essenza divina. Tanta era la foga, così forte era il desiderio che quasi non avrebbe voluto lasciarla mai andare anche se quasi respirava a fatica in quell’attimo. I suoi muscoli erano tesi e lentamente iniziarono a rilassarsi appena fecero lo stesso quelli della bionda. Il tocco sulle sue cosce si fece più gentile e le mani risalirono sui fianchi di Emma, che incredula ad occhi socchiusi si era concessa una smorfia quando sentì le labbra di Regina allontanarsi dal suo bassoventre e risalire lungo il corpo. Quasi iniziò a fare freddo in quel all’attimo.
Appena le due tornarono a guardarsi la bionda l’attirò a se e la strinse, abbracciandola forte, con tutte le forze che le erano rimaste, un piccolo sorriso dipinto sul volto, mentre cercava il calore in quella stretta e le strappava un ultimo, dolce bacio.

“io… Ti amo
Quelle parole sfuggirono dalle labbra di Emma inaspettate, persino per lei stessa. Quasi le scapparono dalle labbra senza che se ne rendesse conto, senza poterle trattenere. Vide Regina cercare il suo sguardo, la sentì come stringersi e farsi piccola in quella stretta, le pupille degli occhi neri si fecero stranamente piccole e quegli occhi umidi.
Il cuore della bruna mancò un battito e sentendola solamente tacere, Emma deglutì, sentendo la paura farle vibrare le viscere, rubandole il ricordo del piacere appena provato.
“…non volevo…” ammise piano, sorridendo triste “ma…è successo…”  continuò, stringendo Regina a se e vedendola aggrottare la fronte, fissarla. Il suo sguardo farsi man mano più dolce, come se si sciogliesse lentamente, come se il suo cuore lentamente tornasse a battere, prendesse a palpitare più di prima e come se a quelle parole sincere lei tornasse in vita, diventasse ancor più consapevole e capisse. Avvicinò le labbra a quelle di Emma con estrema dolcezza, sentendo il peso dei suoi sbagli gravare sulle spalle e sorrise tristemente, stendo una lacrima rigarle il viso mentre le loro lingue si sfioravano e la bionda gustava i suoi umori ancora impregnati nelle labbra dell’amata, confusa.
Ora tutto era più chiaro, ogni cosa… ogni anomalo atteggiamento della bionda, ogni strano sguardo, ogni dolce e maledetto bacio.
“Ti amo anche io, Swan” sussurrò con un piccolo sorriso, cercando il suo sguardo mentre la mano della bionda si posava sulla sua guancia e la sfiorava e i loro sguardi si perdevano l’uno negli occhi dell’altra.

E Amore fu, ancora.
Emma sorrise con dolcezza e afferrò le coperte, coprendo entrambe sin sopra la testa, celando al mondo quel che sarebbe stato un momento solo loro, più di prima: perché ora sapeva la verità, ora sapeva che era amore e di conseguenza avrebbe amato Regina.
La spinse di lato e si ritrovò sopra di lei. Sotto le coperte tutto si fece buio, più caldo di prima, di quanto già non fosse e la mano della bionda attraversò l’addome della bruna. Cercò la sua mano e la intrecciò alla propria mentre si chinava su di lei e univa le labbra alle sue, sfiorando appena i loro nasi.
“ti prego…perdonami” aveva sussurrato tra i baci Regina, accarezzando le guance della bionda, sentendo i brividi invaderla man mano che i palmi di Emma si stringevano attorno sul suo seno, palpandolo, contemplandolo. Era da troppo che voleva farlo… era da troppo che la bionda pensava di stringerlo in quel modo.
E-Emma…p-perdonami” sospirò baciandole la mascella, mordendola quando senti il ginocchio della bionda premere tra le sue gambe. Un gemito, un secondo tra i baci caldi.
“ dovrei lasciarti qui e… non perdonarti” sussurrò indispettita la bionda, riflettendo in quel momento su quant’era stata dura quella situazione, orribile e sofferente quell’amore. Lasciò scivolare tra il medio e l’indice i capezzoli di Regina e li strinse, strappandole un sospiro eccitato.
E-Emma…ti prego”
Ma tutto tacque mentre le loro lingue si cercavano e intrecciavano in quella danza, mentre i sospiri venivano soffocati dai baci e lentamente la mano di Emma scendeva timidamente tra le cosce della bruna. L’aveva immaginato spesso ma mai, prima d’allora, l’aveva fatto o provato e ora… si ritrovava a toccarla, esplorarla, certa che se l’avesse dovuto rifare sarebbe stato per lei, per loro e nessun altro.  Due dita scivolarono sul clitoride umido e tumefatto di Regina, massaggiandolo piano, stringendolo appena strappandole ansiti e gemiti che man mano si facevano sempre più incontrollati e eccitati, tra i baci caldi e passionali.
Parve durare in eterno quel tocco, il pompare delle dita della bionda nella sua femminilità, pian piano più profondo e veloce fu quanto di più divino parve di provare a Regina, la quale sotto quel piumone stringeva a se Emma e la baciava, le mordeva il labbro, contraendo i muscoli a ogni piccola contrazione di quelle dita, a ogni spasmo della mano di Emma contro il suo sesso sino a venire e rilassarsi sotto di lei.

I baci si fecero più dolci e delicati, quando si ritrovarono esauste, abbracciate tra quelle lenzuola a pois, strette l’una all’altra con i visi accostati, le labbra vicine.
Che faremo ora?” chiese con un fil di voce la bionda, giocando con le ciocche brune
“S-smetteremo di fingere” sussurrò Regina, con un piccolo sorriso, guardandola emozionata: e pensare che era stata proprio lei a ideare quel folle piano e ora era lei stessa a chiedere di farla finita.
Emma sorrise, baciandola ancora: ora che poteva farlo liberamente doveva ammettere che quasi era tentata di non smettere mai, di cercar sempre le sue labbra sino a sentir le proprie sanguinare.
e con Jones, stasera?” chiese la bruna, accarezzando la guancia della fidanzata, intrecciando lentamente le loro gambe.
“mi dispiace per lui… ma tu sei mia e non mi serve più nessuna conferma. Non cerco più nulla perché ho trovato quel che credevo” mormorò con un piccolo sorriso Emma, sfiorando i loro nasi, dolcemente.  Era convinta d’aver trovato finalmente la pace, in quella casa. Era quasi certa di aver trovato il suo lieto fine, ora che finalmente aveva capito che i suoi sospetti erano fondati, aveva accettato la sua natura e lei e Regina avevano smesso di fingere che senso aveva una cosa a tre con Killian?
Sul volto della bruna comparve un sorriso a quelle parole, rendendosi conto che per lei era lo stesso. Aveva trovato la risposta ai suoi dubbi, alle domande che la tormentavano: Emma. Si era dannata tanto quanto era più semplice del previsto.
“Quindi sei gelosa…”osservò trionfante e a quelle parole la bionda avvicinò le labbra al suo collo, lasciandole un bacio che mutò in un piccolo segno rosso, leggermente più evidente degli altri lasciati dai precedenti morsi e poi socchiuse gli occhi.
“tanto” mormorò con un fil di voce, finendo per addormentarsi tra le sue braccia.
 



SdA

*va a nascondersi prima di morire dall'imbarazzo*

A-A-Allora ....i-io giuro che... cioé intanto scusate se è un capitolo lungo ma...capite bene che un capitolo che si chiama "Lingerie e Macchinine Gialle"  non può non essere lungo.
Io giuro di aver dato il meglio...anche perché sinceramente non sapevo come scrivere tutto ciò. Ho passato una settimana orribile a pensare, a cercar di capire cosa scrivere, come farlo e cercando il modo meno volgare per proprovelo....provando a renderlo più dolce e carino possibile, anche perché parliamoci chiaro, sino ad ora queste due TESTONE si sono amate senza dirselo, soffredo una più (Regina) dell'altra (Emma) *coffcoff*
Gina alla fine si è scusata e ...beh, la porposta di Emma di lasciarla lì e non perdonarla mi sembrava una buona cosa, insomma sarebbe stata la giusta pena ma...povera stellina, non aspettava altro xD
Sinceramente spero di non essermi dilungata troppo, di non aver rovinato tutto magari con qualche piccola cosa e vi prego, se c'è qualcosa che non va ditemelo... però fatelo con gentilezza, potrei prendere a testate qualche spigolo e uccidermi. Sul serio, ci tenevo davvero tanto a far si che succedesse ma nel modo più carino e meglio scritto possibile, anche perché si trovano certe FF dove a fine capitolo ne esci disgustato... e spero non sia questo il caso.
Spero anche che non sia troppo mieloso ma..dovete capire che l'ho praticamente scritto questa sera, mentre mangiavo cioccolata, avvolta da una copertina al gelo xD
Ero in un momento Fluff io...come non potevano essere Fluff loro? LOL

MA PASSIAMO ALLE COSE COMICHE!

NEAL.
ZELENA.
CORA NELLA SEGRETERIA TELEFONICA.
I BOXER DI EMMA.
E ho detto tutto ahahah

Non so se mi veniva da ridere di più mentre scrivevo parlando del "principe azzurro Gay" di Zelena, di lei che ci resta di merda, di Neal che la sfotte o...di Regina che guarda Emma delusa dai boxer con le macchinine e si aspettava chissà quale cosa sexy ahahahah
Quella scena è tutta presa da Faking It -la serie Tv- Per chi l'ha vista... solo che questa finisce bene... probabilmente se Amy la leggesse impregherebbe chiedendosi dove ha sbagliato e perché non è andata così tra lei e Karma. Beh, io spero che succeda pure tra loro e_e anche se Karma un po' la detesto...io le shippo :O 
Anche se poi la nuova ragazza di Amy non è male, cioé a me sta simpatica O_o
ma ...sorvoliamo! °-° torniamo alla storia!

Che dire, spero che quando telefonate non vi risponda la segreteria con la voce di Cora, che sembra essere ovunque -Lodiamo insieme che non sia comparsa mentre le figlie emh... studiavano anatomia (?????)- e... facciamo una statua a Neal che si sta rivelando uno scenografo eccezionale!
La palestra è fighissima e ...CON I SOLDI DEL PADRE... tutto è possibile ahahahah

Che dire, miei prodi, grazie per esser passati tutti!
Attendo vostre recensioni, pareri, messaggi privati e chi ha più ne metta... insomma attendo anche qualche lettera via gufo, perché no...tanto sto aspettando ancora quella da Hogwarts, ho una vita per aspettare anche le vostre <3

Kiss,
zia Molly e il suo procione mannaro (?) 


*il prossimo capitolo in arrivo la prossima settimana
   
 
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