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Autore: musike    08/02/2015    1 recensioni
Tratto da primo capitolo:
" (...) C’era voluta una guerra a Temari per farle capire quella sensazione che da anni covava dentro di sé e che ogni volta scacciava via con forza, con insistenza. Quel formicolio allo stomaco che mai le aveva dato pace, quel senso di appagamento che sentiva ogni volta che, anche solo per sbaglio, sentiva la sua pelle sulla sua, anche se solamente la sfiorava appena. Solo, non era ancora riuscita ad accettarla"
Nota: Storia a quattro mani ( Musike e Mr Apricot)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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CAPITOLO 3


Una leggera brezza le scompigliava i capelli, per una volta lasciati liberi dai suoi soliti quattro codini. Di notte il deserto era uno spettacolo semplicemente meraviglioso, specialmente quando il cielo era così limpido cosicché tutte le stelle risplendevano, così luminose da creare uno spettacolo di luci naturali.

È stata una faticaccia eludere la sorveglianza, ma ne è valsa decisamente la pena.

Un piccolo sorriso si formò sulle labbra della kunoichi della sabbia, nonostante il freddo del deserto le stesse entrando nelle ossa lei si sentiva in pace con sé stessa, si sentiva tranquilla, capita da quel leggero vento che continuava ad accarezzarle le spalle nude, che continuava a giocare con i suoi riccioli biondi.

Erano passati due mesi dall’ultima volta che aveva visto il deserto, il suo deserto. Da quando aveva iniziato l’allenamento non le era permesso uscire dal centro di addestramento delle forze speciali, non poteva ricevere visite di alcun tipo e il fatto di essere la sorella del Kazekage in persona non le aveva certo fatto ottenere privilegi, anzi. Era trattata allo stesso modo delle altre reclute dagli insegnanti e doveva lavorare il doppio degli altri per dimostrare che quella selezione se l’era meritata per le sue capacità e non perché fosse una raccomandata.

Tutti avrebbero visto di che pasta era fatta Temari Sabaku No.

L’allenamento a cui erano sottoposti era duro, anche se a dirlo non sembrava. La mattina si seguivano delle lezioni teoriche sulle arti mediche, sulla decriptazione di messaggi, sulle tecniche mnemoniche e sulla geografia delle cinque terre, il tutto solamente dopo aver completato l’allenamento mattutino che andava dalle sette di mattina fino alle nove. Il pomeriggio era dedicato alle tecniche di interrogatorio e all’allenamento con un insegnante personale in base alle caratteristiche e allo stile che si usava in combattimento. Poi, quando meno se lo aspettavano, ecco che venivano sottoposti a delle simulazioni di situazioni pensati a livello fisiologico e psicologico, per far in modo di temprare il loro animo alle situazioni più curde e dure che la vita poteva metter loro davanti. Alcuni non riuscivano a reggere quell’enorme quantitavo di stress, troppo segnati ancora dalla guerra conclusasi solamente un anno prima, e avevano mollato. Se inizialmente la cosa sollevava talmente tante chiacchere tra le reclute, tra chi li compativa, chi li comprendeva e chi invece non perdeva occasione per additarli come deboli, alla fine nessuno sollevava più tanto clamore.

Succedeva e basta, come se fosse nel normale corso delle cose.

I forti sopravvivevano, i deboli soccombevano.

Niente di più semplice.

Ogni allenamento era volto a migliorare i punti deboli presenti nel combattimento delle varie reclute, a migliorare le loro capacità di analisi e ad avere quella base di conoscenze mediche che avrebbero potuto usare per salvare il proprio compagno (o sé medesimi) e da riuscire a riportarlo al villaggio, dove avrebbe ricevuto cure più adeguate.

Il suo punto di forza era il combattimento a distanza, per questo le assegnarono un’insegnante che avrebbe potuto far sì che anche nelle distanze ravvicinate potesse migliorare. Da quando era sotto la tutela della sua sensei, Temari non aveva avuto un attimo di riposo, durante gli allenamenti non le era permesso usare il ventaglio e questa cosa la frustava non poco.

Era come se le avessero tolto un arto, una parte del proprio corpo indispensabile per vivere.

Per questo nella pausa pranzo si ritagliava del tempo per sé, si chiudeva in palestra e si allenava con quell’arma che da sempre l’aveva distinta dagli altri, quell’arma che le aveva fatto compagnia nei suoi momenti più bui, quando non c’era nessuno a consolarla. Non voleva perdere la mano, aveva paura che se non avesse potuto mantenere quell’equilibrio letale che si era instaurato tra loro, sarebbe stata abbandonata ancora una volta... e questo lei non lo voleva.

Agli occhi di molti quello poteva essere solamente uno stupido oggetto, ma non per lei; non per lei.

Una qualcosa che sapeva di casa, un compagno che mai l’aveva abbandonata, parte della sua esistenza.
Ecco cos’ è per me.

Così immersa nella contemplazione del paesaggio e nei suoi pensieri, non si accorse che qualcuno stava sopraggiungendo alle sue spalle, non riuscendo così ad evitare che un kunai le venisse puntato alla gola.

“A quest’ora saresti già morta, pivellina.” Disse ironica la figura, lasciando libera la sua allieva e portandosi al suo fianco “ Non lo sai che è vietato uscire dal centro? Specialmente se senza un valido motivo...”

Temari non le rispose, preferendo ignorare quella che da un mese a questa parte era diventata la sua adorabile -si fa per dire- allenatrice.

Fujiko Kakuri, così era conosciuta dagli altri ninja, era l’unica donna ad essere riuscita a passare le selezioni ANBU della sabbia, l’unica che riuscisse a mettere in difficoltà anche gli shinobi più anziani nel combattimento.
L’unica che poteva permettersi di rispondere male ai suoi superiori.

Lunghi capelli color nocciola, occhi da cerbiatto, fisico asciutto e slanciato; le sue fattezza angeliche tendevano a farla passare, agli occhi
degli altri ninja, come un’ innocua ragazzina, quando in realtà era una delle kunoichi più temute in tutte le cinque terre ninja. Una spietata assassina che,si narrava, fosse riuscita a dare più di una volta filo da torcere allo stesso Kakashi dello Sharingan, ora Hogake del villaggio della Foglia.

Quella donna aveva usato così tanti nomi, così tante maschere nei suoi trent’anni di vita che c’era chi sosteneva addirittura che Fujiko non fosse il suo nome reale, ma solamente uno dei tanti modi in cui le piaceva essere chiamata. Personalità sfuggente, nessuno poteva dire di averla mai conosciuta per quella che era realmente; così brava a manipolare la gente con le sue parole che non si sapeva mai quando una menzogna usciva da quelle labbra piccole e piene. Nessuno aveva mai avuto la consapevolezza se quello che lei diceva potesse reale, oppure solamente una mera finzione.

Temari, anche se certe volte la mal la sopportava, iniziava piano piano a apprezzarla. Aveva già la sua stima per quella che era diventata: Fujiko aveva dimostrato che non sempre bisogna accostare alla donna la parola debolezza, che non è vero che sempre e solo devono essere salvate dai pericoli.

Gli uomini sono nulla senza le donne, o almeno, così la pensavano entrambe.

“Ogni tanto ci vuole un attimo, un modo per staccare la spina da tutto quello che ci circonda... E pensare a ciò che noi siamo.”

Una frase che sembrava essere stata buttata lì a caso, ma che aveva fatto voltare la bionda verso la sua sensei. I suoi occhi acquamarina si soffermarono sul profilo della donna, intenta ad osservare quella marea di sabbia che si dispiegava davanti a loro, immersa in chissà quali ragionamenti, in chissà quali ricordi.

E così, con quelle parole lasciate in balia del vento, i pensieri di Temari si diressero più verso oriente, superando il suo amato deserto, superando i confini della sua terra del vento; più veloci che mai.

Ma non si seppe spiegare perché certi due occhi color pece fecero capilinea nella sua mente.

Dopo tanto, troppo, tempo.



Qualche -si fa per dire- chilometro più in là
 


Scartoffie.

Scartoffie ovunque.

Sommerso da scartoffie.

L’inferno, altro non può essere.

La luna era alta in cielo, tutto il villaggio era dormiente, immerso nel dolce mondo dei sogni. In quel mondo dove anche i loro desideri più nascosti potevano trovare una realizzazione, dove la gente poteva abbandonarsi alla fantasia per staccare dai problemi quotidiani e trovare un po’ di quella serenità che, magari, durante il giorno non erano riusciti a toccare, a prendere per mano.

Tutti, meno che uno.

E la cosa, per lui che letteralmente venerava il sonno poichè ai suoi occhi sacro, era decisamente e oltremodo una grossa, enorme, mastodontica... Seccatura.

Shikamaru Nara era ancora bloccato in ufficio a causa delle varie documentazioni che il Sesto Hogake, quella personcina molto adorabile, aveva deciso di rifilargli quello stesso pomeriggio in modo che le controllasse, le archiviasse e, nel caso fossero incomplete, le terminasse.

Erano ore che era chiuso in quel piccolo locale soffocante che gli era stato assegnato, ogni volta che pensava di aver finito ecco che un maledettissimo foglio bianco con vari timbri ufficiali gli si presentava sotto gli occhi, come a voler prendersi beffe di lui.
Incurante del cartello rosso che troneggiava sopra la sua testa, il genio della foglia si accese una sigaretta, decidendo di prendersi una piccola pausa prima di ultimare il lavoro.

Anche se la nicotina, per definizione, era un eccitante su di lui sembrava avere un effetto tranquillizzante: era il suo modo per distendere i nervi, il suo modo per cercare di ritrovare una pace che, non sapeva perché, ma sentiva di aver smarrito, di essersela persa per strada.

Ma, questa volta, sembrava non voler sortire alcun effetto e così, a malincuore, la spense.

Ne aveva fumato poco meno della metà; strano, per uno come lui.

Eppure questa volta quel sapore di tabacco, a cui ormai si era abituato, che gli si depositava in bocca gli dava quasi fastidio... come se avesse potuto rimettere da un momento all’altro.

Il suo sguardo inconsciamente si diresse verso il cielo, alla ricerca delle sue amate nuvole, ma si scontrò contro le stelle, più brillanti che mai quella notte.

Una leggera brezza che entrava dalla finestra, lasciata rigorosamente aperta, gli solleticò il viso come se gli stesse facendo un tenero buffetto. Per quanto trovasse il tutto maledettamente seccante, non gli dava fastidio; anzi, si ritrovò a sorridere contro quel cielo così scuro, eppure luminoso.

Quei piccoli punti di luce non avevano mai colto particolarmente la sua attenzione eppure, in quel momento, niente gli sembrò più perfetto di quello spettacolo naturale. Non si accorse che qualcuno era appena entrato nel suo ufficio se non quando una voce femminile non gli giunse timida all’orecchio.

“Shikamaru-san?”

Con un leggero sbadiglio e un po’ infastidito si voltò verso la sua interlocutrice e, ma durò solamente un istante, sperò che fosse lei. Era da qualche mese che non aveva più sue notizie, ogni tanto la sua buffa figura faceva capolinea tra i suoi pensieri, ma tutto avveniva solamente per dei millesimi di secondo... e poi puff. Si ritornava alla vita di tutti i giorni.

Solitamente questo succedeva quando aveva sotto gli occhi qualcosa che gliela ricordasse.

Come era successo quella sera.
Il vento che gli carezzava la pelle leggermente, ma con decisione, gli ricordava quel suo spirito che aveva sempre ammirato anche se, diciamocelo, non l’avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura-; le stelle, invece gli ricordavano quel suo raro sorriso che ogni tanto nasceva sul volto della ragazza, un leggero alzarsi di labbra così innocente, che sembrava non potesse appartenerle, ma che risplendeva di luce propria, proprio come quelle masse di gas che bruciavano a milioni di chilometri da noi.

“Shikamaru-san?” Iniziò cauta la voce di poco prima, facendolo tornare con i piedi per terra.

No, era solamente Shiho.

“Tutto bene?”

Il ragazzo rispose con un leggero cenno di capo e poi, tornando ad osservare il cielo disse “Si Shiho, è tutto apposto. Non ti preoccupare.”
Di poche parole come al solito, eppure troppo lapidario, ma la ragazza sembrava non averci nemmeno fatto caso. Lentamente si avvicinò all’uomo che le stava di fornte e, alzandosi in punta dei piedi, premette le sue labbra sulle sue, in un piccolo e casto bacio a fior di labbra.

“Sono venuta per darti una mano, al centro di decriptazione non c’è più niente da fare e pensavo di potesse far piacere... So quanto questo possa essere, come dire, seccante per te.” Disse felicemente lei, stringendosi contro il corpo di quello che, da qualche tempo, era diventato il suo fidanzato. D’altro canto il ragazzo le circondò la vita stancamente, più per abitudine che per altro. La vista del cielo lo aveva messo in sobbuglio e lui odiava non aver piena coscienza di ciò che gli stava succedendo.

“Ti ringrazio, Shiho” Soffiò lui all’orecchio della ragazza, cercando di tornare con i piedi per terra, alla sua vita. Insomma, aveva una ragazza né bella né brutta, non era per niente seccante, lo lasciava guardare le nuvole in pace e rispettava i suoi spazi, che altro avrebbe potuto volere di più?
Non era quello che aveva sempre desiderato avere?

Un timido sorriso si fece largo nel volto della ragazza, piccolo e sincero.

E, mentre il bacio che si stavano scambiando, diventava sempre più profondo, più passionale il genio della foglia non riuscì a trattenersi dal pensare una cosa:
 
Eppure, non è come il suo sorriso.

 
Angolino Autori: Ehm... Ciao a tutti! Eccoci di nuovo all'attacco con un nuovo capitolo dove compaiono sia la nostra amata Temari e il nostro pigrone preferito! Dai prossimi capitoli ci sarà un pochino più di movimento per i nostri due protagonisti, tante idee stanno prendendo forma nelle nostre diaboliche menti, ma non vi anticipiamo nulla... Sennò il divertimento dove sta?
Ci scusiamo e ci prostiamo ai vostri piedi per il ritardo, ma siamo in piena sessione d'esami universitari ed è difficile mantenere una regolarità; per questo abbiamo pensato, di comune accordo, che il prossimo aggiornamento avverà nella prima settimana di Marzo, dove però verranno postati due capitoli ( distanziati di qualche giorno l'uno dall'altro) in modo da recuperare il tempo perduto.
Cogliamo come sempre l'occasione per ringraziare chi ci legge in silenzio, chi recensisce (Kari_23; Cerere_Romana); chi ha messo la storia tra le seguite (
AnimalsCerere_RomanaJaceWillJem; JCMA; Kari_23little_astrid; Loony Evans; n3n4;  paci; Sibby00 ), chi tra le preferite (JaceWillJem  _Noi siamo infinito_ ) e chi tra le ricordate (revange  Sibby00)
Alla prossima!
Con affetto,
Musike & Mr Apricot

 
  
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