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Autore: Laylath    08/02/2015    3 recensioni
(Legato alla serie Un anno per crescere, quindi è consigliabile aver letto l'opera principale e gli spin off).
Raccolta di one shot sui vari protagonisti di Un anno per crescere: prima, seconda e anche terza generazione che avete avuto modo di vedere solo nell'epilogo.
Saranno di vario tipo, ma fondamentalmente restano sul genere slice of life.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Team Mustang
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un anno per crescere'
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Protagonisti: Vato Falman, Lisa Falman


Tradizioni di famiglia

 
Quel piccolo angolo di mondo, 1915

L’orecchio attento di Vato colse immediatamente il lievissimo singhiozzare che proveniva da due stanze dopo la sua. Nonostante fosse nel cuore della notte ed il temporale fosse particolarmente forte, capì immediatamente di cosa si trattava e fu subito desto: si alzò a sedere nel letto accorgendosi che anche Elisa si stava in parte svegliando.
“Anche stanotte…” mormorò la donna, girandosi verso il marito ma tenendo gli occhi chiusi.
“Pare di sì – annuì lui, accendendo la luce sul comodino e accarezzando la guancia della moglie – vado io, tranquilla. Hai avuto una giornata pesante a lavoro: con quest’influenza che circola non ti sei riposata un secondo.”
“Grazie… poi controlla che anche Rey dorma – chiese lei accucciandosi meglio sotto le coperte – ma tanto lui dorme anche con un uragano.”
Vato ridacchio nel pensare al suo primogenito di sette anni che quando crollava addormentato non si svegliava fino alla mattina successiva: nemmeno i temporali violenti di quel periodo dell’anno riuscivano a destarlo, sin da quando era neonato.
Sfortunatamente Lisa non aveva lo stesso sonno pesante e quell’anno i temporali si stavano dimostrando i suoi nemici più tosti. Ormai si svegliava ogni notte in preda al terrore, ma chissà per quale motivo non prendeva mai l’iniziativa di chiamare i genitori: si raggomitolava nel letto, o sotto di esso e continuava a singhiozzare fino a quando crollava esausta.
Elisa aveva cercato di consolarla più volte, dicendole che se voleva venire nel lettone non c’era alcun problema e che avere paura dei temporali era del tutto normale. Ma sembrava che la bambina non volesse venire a patti con quelle proposte.
“Lisa – Vato aprì delicatamente la porta e accese la luce – cucciola, che succede?”
I singhiozzi della bambina erano perfettamente udibili, ma bastò un’occhiata per capire che aveva abbandonato il suo lettino per nascondersi. Con un sospiro Vato si inginocchiò e guardò sotto il letto, scoprendo la bambina raggomitolata nell’angolino che lo fissava con lo stesso sguardo di un topolino preso in trappola.
“Oh no, principessa – allungò una mano per accarezzarle il braccio e calmarla – vieni fuori che ti prendi un raffreddore. Dai, ci sono io adesso: va tutto bene.”
“I tuoni sono cattivi – singhiozzò lei, scuotendo il capo e rifiutandosi di abbandonare quel piccolo rifugio – fanno paura.”
“Non entrano in camera, tranquilla – la incoraggiò – vieni, da brava. A papà non piace vederti sotto il letto.”
“Ma se non sto sotto il letto loro mi vedono – ammise lei vergognosa, strisciando fuori  – e mi spaventano.”
Anche se i singhiozzi erano scomparsi le lacrime continuavano a scendere dagli occhi della bambina che, una volta uscita da quel ristretto spazio, si strinse al padre facendosi prendere in braccio e nascondendo il visino sulla sua spalla.
“Di che vogliamo parlare, topolina? – la incoraggiò lui – vuoi che ti racconti di qualche leggenda? O vuoi che parli delle rondini che torneranno tra poco? O forse di qualche cosa che io ed i tuoi zii abbiamo fatto quando eravamo giovani?”
“Papà, perché i temporali mi spaventano? Io… io ho letto tutto su di loro, ma continuano a fare paura – si lamentò lei – lo sai che la luce viaggia più veloce del suono?”
“Certo, ed è per questo che i tuoni arrivano dopo i fulmini: hai provato a contare i secondi?”
“No – ammise lei – ho paura quando arriva il tuono.”
Sembrava proprio che Lisa non si volesse lasciar convincere sul fatto che il rumore del tuono era innocuo. Purtroppo a cinque anni era difficile razionalizzare, per quanto lei ci provasse disperatamente. E Vato la capiva bene: la sua secondogenita gli somigliava davvero tanto per molte cose, a partire dalla precocità nello scrivere e nel leggere. Ma queste doti non potevano fare molto contro le paure infantili.
“Papà… mandali via, per favore…” supplicò ancora la bimba.
“Amore, papà non può allontanare il temporale, è una cosa che se ne va da sola – cercò di spiegarle Vato, sedendosi nel letto e stringendola a sé – ma non ti succede nulla, te lo assicuro perché…”
“Perché?” chiese Lisa alzando lo sguardo incuriosita da quell’esitazione.
“… perché forse non lo sai, ma tuo nonno è il poliziotto dei temporali.”
“Poliziotto dei… davvero?” la piccola sgranò gli occhi davanti a quella rivelazione sul suo adorato nonno.
“Ma certo: nessuno lo sa perché deve esser tenuto nascosto… ma lui è stato mandato qui per controllare i tuoni e non fargli fare mai niente di male. Me l’ha confidato proprio quando io avevo la tua età ed i tuoni mi disturbavano, sai?”
“E credi che il nonno protegga anche me?”
“Soprattutto te, amore, come non potrebbe proteggere la sua nipotina?”
“Possiamo andare dai nonni? – supplicò lei – o chiamare il nonno e dirgli di venire qui, per favore, papà!”
A quella richiesta Vato esitò leggermente: non poteva certo fare un’improvvisata a casa dei suoi a quell’ora così ingrata e con quel temporale.
Però…
“Lo sai che il nonno ha un assistente formidabile quando fa il poliziotto dei temporali?”
“Ah sì? E chi? Zio Henry?”
“No – la voce dell’uomo si fece cospiratoria – è un agente davvero segreto e per tanto tempo è rimasto nascosto. Ma credo che adesso tornerà per aiutare te, cucciola mia… si chiama Lollo.”
“Lollo? – Lisa inclinò la testa castana con curiosità – E chi è?”
“Credo che sia in casa ma è ancora insicuro se uscire o meno: vogliamo andare a chiederglielo?”
“Oh sì, per favore! Lollo! – iniziò a chiamare – Lollo! Esci fuori!”
“Sssh, piano – la zittì lui – se lo scoprono tutti saranno problemi: vieni, credo di sapere dove è nascosto.”
Tenendo in braccio la bambina uscì dalla stanza e si avviò verso il ripostiglio che stava in fondo al corridoio. Sperava che lui fosse sempre nella solita scatola in cima allo scaffale. Dopo più di trent’anni ancora resisteva, con Elisa che ogni sei mesi rimetteva a posto quell’ambiente e provvedeva a dargli una lavata, come era successo proprio tre giorni prima.
Lollo, il suo vecchio orso di pezza, l’orecchio destro rovinato per quanto l’aveva succhiato e masticato per un certo periodo della sua vita… come mai non l’avessero ancora dato a Rey o Lisa era un mistero. Ma forse era arrivato il momento giusto.
“Ehi, amico mio – chiamò infine, accendendo la luce del ripostiglio e allungando una mano verso la ben nota scatola di cartone che stava nel ripiano più alto – so che ci sei, abbiamo bisogno di te.”
“E’ qui?” Lisa era perplessa, anche perché il ripostiglio non era un posto che le piaceva molto: lo evitava con cura ogni volta che passava in quella parte della casa.
“Mi sa di sì… oh oh… ehilà, Lollo – tirò fuori l’orso – lo sai che qui abbiamo bisogno di te?”
“Ma è un pupazzo!” Lisa lo prese in mano sempre più perplessa.
“Può sembrare così, ma sappi che Lollo ha studiato tanto assieme a papà – le spiegò Vato, mentre uscivano e tornavano verso la stanza – sa un sacco di cose e se fai attenzione scoprirai che parla anche. E soprattutto, se lo tieni stretto a te nel tuo lettino tiene lontani i tuoni… loro lo conoscono e ne hanno paura: sanno che è collega di tuo nonno e che li può arrestare tutti.”
“Lollo… ma che ha all’orecchio?”
“Si è fatto male per aiutare papà, vedi quanto è fedele e prezioso? E se è venuto per te allora sei proprio una bimba fortunata, sai?”
In genere Lisa era molto razionale e una storia simile su un altro pupazzo le avrebbe fatto storcere il naso. Ma il fatto che gliela stesse raccontando suo padre cambiava radicalmente la situazione e già quel pupazzo stava assumendo una luce del tutto nuova ai suoi occhi.
“I tuoni stanno già facendo meno rumore – ammise mentre veniva rimessa sotto le coperte – credi… credi che Lollo vorrà restare con me per sempre?”
“Credo proprio di sì, principessa – sorrise Vato, baciandola in fronte – guarda come si fa abbracciare da te. Le piaci davvero tanto… e sono sicuro che proteggerà il tuo sonno, vero? Guardati, stai già chiudendo i tuoi occhietti, amore mio… torna a dormire, da brava. C’è Lollo con te.”
 
“Nonnino! Nonnino! Non mi avevi mai detto di essere il poliziotto dei temporali!”
La voce di Lisa si fece sentire ancora prima che la piccola entrasse nell’ufficio del capitano di polizia. Vincent si irrigidì nella sedia ed Henry, accanto a lui a mostrargli un rapporto, dovette girare di colpo la testa e simulare un colpo di tosse per nascondere la risata.
La bimba entrò con entusiasmo, tenendo fra le braccia Lollo e correndo verso il nonno.
“Lisa, amore mio – Vincent si costrinse a sorridere mentre la prendeva in braccio – ma che… questo pupazzo…”
“Visto, nonno? E’ Lollo! Il tuo collega poliziotto dei temporali! Tiene buoni i tuoni proprio come fai tu! Però credo che solo tu li possa arrestare… Lollo non ha la divisa.”
“Già…” Vincent sospirò, non sapendo cosa dire. Adorava troppo sua nipote per poterle distruggere quel castello che si era creata.
“Zio Henry, anche tu sei poliziotto dei temporali?”
“No, cara, solo tuo nonno e il suo collega lo sono – scosse il capo il rosso ovviamente divertito – sai è un ruolo davvero insolito e difficile.”
“Ci credo, con quei tuoni così cattivi… ma papà mi ha detto che tu li fai stare buoni, nonno! Li sgridi e loro non spaventano più i bambini! E Lollo parla! Mi ha raccontato un sacco di cose tutta la notte!”
“Oh no… no, ti prego, non dirmi pure tu…” il capitano gemette, ricordandosi di come a cinque anni pure Vato avesse l’assurda pretesa che quel pupazzo fosse vivo.
“Sai che ha detto che tu e lui potete volare anche sopra le nuvole? E’ vero?”
“Lisa, amore… Lollo è solo un pupazzo e…”
“No no, è un orso istruito, me l’ha detto papà che gli ha insegnato tutto lui. E papà sa un sacco di cose.”
Annuì con convinzione, consolidando la presa sul pupazzo.
Ed al capitano non restò che annuire, scoprendo che sua nipote si stava rivelando più simile del previsto a Vato. Lanciò un’occhiata malevola al pupazzo che aveva detestato in diverse occasioni.
E così ci si rivede, vigliacco… adesso ti metti ad aiutare contro i temporali. Per Vato ho dovuto fare tutto io inventandomi questa ridicola storia del poliziotto dei temporali, credi che non me ne ricordi?
“Aspetta che lo dica a Jilly e Jody quando vengono a giocare!”
“Che? No… amore, non credo che…”
“E l’ho detto già a nonna e lei si ricorda! Poi mi racconta bene la storia, sai? – Lisa era entusiasta come non mai e continuava a fissarlo con occhi adoranti – Me l’ha promesso! Zio, la vuoi ascoltare pure tu?”
Henry stava per rispondere affermativamente, ma un’occhiata gelida di Vincent lo riportò a più miti consigli.
“Magari un’altra volta, tesoro. Ora devo andare!”
“Scappa pure, vigliacco – sibilò Vincent – ma ti assicuro che se la voce si diffonde la tua testa cade.”
“Che cosa è caduto, nonno?”
“Niente, amore mio, niente.”
“Uh! Lo sai che stamane ho incontrato anche zio Roy e l’ho detto pure a lui?”
E a Vincent crollò il mondo addosso… perché quel maledetto doveva essere in paese proprio in quella settimana?
  
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