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Autore: Marian Yagami    01/12/2008    2 recensioni
In un mondo parallelo, umani e Starlight (luci stellari) vivono in armonia. A turbare questo equilibrio, però, ci si mette di mezzo il malvagio e spietato sovrano di un impero sotterraneo, che mira ad impossessarsi dell'incredibile e illimitato potere delle Starlight.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2


Nola si massaggiò la testa. Sotto le dita sentiva crescere un bernoccolo. Sicuramente durante la caduta aveva urtato contro qualcosa. Tuttavia non era quello il pensiero che occupava la sua mente: davanti a lei si trovava il più bel ragazzo che avesse mai visto!

- Allora, hai perso la voce? Ti ho chiesto chi sei! – esclamò il ragazzo, senza alcun segno di prepotenza, solo molto divertito.

- Sai, non mi capita spesso che le ragazze mi cadano nell’orto, però potrei farci l’abitudine!-

Nola cercò di rimettersi in piedi, ma era ancora scombussolata, perciò tornò con il sedere sugli ortaggi. Il ragazzo allungò una mano per aiutarla ad alzarsi.

Appena le mani dei due si sfiorarono, un lampo di luce attraversò lo sguardo del ragazzo.

- Ma tu…tu sei… - esclamò, improvvisamente fattosi serio. Prese Nola per una mano, e la trascinò all’interno della piccola fattoria alle loro spalle.

Il ragazzo aprì la porta con un tonfo, e la spinse su un divano.

- Tu sei una Starlight! Una Luce Stellare! – esclamò lui, con espressione grave.

Nola sgranò gli occhi. – E tu come fai a saperlo? – chiese, cercando di far uscire una voce dignitosa.

- Io…ho letto nella tua mente…- disse a bassa voce, poi come se avesse fatto qualcosa di grave, si affrettò subito ad aggiungere: - Ma guarda che non l’ho fatto apposta! Lo giuro, non volevo farlo di proposito! –

A Nola non interessava minimamente che lui l’avesse fatto di proposito o no, quanto il fatto che sapesse leggere per davvero i pensieri di un’altra persona! In tutto il mondo erano pochissimi quelli che possedevano questo potere!

Improvvisamente Nola sentì minacciato il suo segreto. Aveva nascosto di essere una Starlight a tutti, persino al vecchio Talbot, che era stato così buono e gentile con lei.

- Non preoccuparti, il tuo segreto è al sicuro con me. – disse il ragazzo, sorridendole dolcemente.

- Hai di nuovo letto nei miei pensieri? Stavo pensando esattamente quello! –

- In realtà il mio potere funziona solo se c’è il “contatto”… In realtà più di leggere i tuoi pensieri ho letto l’espressione che avevi in viso…-

Nola arrossì e abbassò gli occhi a guardarsi le scarpe.

- E comunque non avrei alcun vantaggio a svelare il tuo segreto, perché anche io sono come te. Sono una Starlight! –

Nola non credette alle sue orecchie. Era più di quanto il suo cuore potesse sopportare.

Improvvisamente i suoi occhi si colmarono di lacrime, e in un attimo scoppiò a piangere.

- Tu sei una Starlight! – esclamò tra i singhiozzi. – Io… credevo che fossero tutte estinte, come… come è successo a mia nonna! –

Il ragazzo poggiò la sua mano sulla spalla della ragazza, per consolarla. Nella sua mente balenarono immagini di una signora anziana ma arzilla, vestita con abiti campagnoli e un cappello di paglia, che passeggiava con una bambina piccola, molto somigliante a Nola da grande, ma senza quell’espressione di sofferenza in volto.



Quando si fu calmata, il ragazzo si sedette sul divano, accanto a lei.

- Non mi hai ancora detto come ti chiami. – disse Nola, asciugandosi gli occhi.

- Il mio nome è Shia! – disse stringendo la mano alla ragazza.

- Sono contento che tu mi trovi un bel ragazzo! – aggiunse poi, dopo qualche secondo di lettura della mente. Nola lasciò la presa, arrossendo nuovamente.

- Devi ammettere che è divertente! – rise, facendo l’occhiolino alla ragazza.

- Io mi chiamo… - fece lei, finalmente sorridendo, ma Shia la interruppe. – So già il tuo nome, Nola… -

- C’era da aspettarselo…- sospirò Nola, lasciandosi sprofondare nel divano.

Shia si alzò, e percorse il piccolo salotto a grandi passi.

Certo che è davvero alto!” pensò Nola, osservandolo.

- Senti Nola, se non ti dispiace vorrei sapere come mai sei diventata una Starlight. Nei tuoi ricordi ho visto che lo era tua nonna, ma poi lei…-

La ragazza chiuse gli occhi, poi trasse un sospiro e si alzò. Si avvicinò ad una finestra. Il sole era tramontato quasi del tutto, dietro la foresta buia e spettrale.

- Fin da piccola ho vissuto con mia nonna. Praticamente mi ha allevata lei, visto che sono rimasta orfana all’età di due anni. Essendo la mia unica parente ancora in vita venni affidata alle sue cure. A quel tempo, lei era la Starlight dell’Acquario, Aquarius. Era una sorta di sindaco per la città di Hideshire, ed era stimata da tutti. Mi diceva sempre che dopo di lei, quella carica sarebbe passata di diritto nelle mie mani.

Poi, arrivò finalmente il giorno della cerimonia ufficiale, quando il potere di Starlight passava di diritto da mia nonna a me. La cerimonia era davvero magnifica! Tutti i partecipanti indossavano abiti bianchi con dei disegni d’argento, e la nonna aveva intrecciato dei fiori bianchi tra i miei capelli… -

- Ti stavano benissimo! – mormorò Shia.

- Grazie… - disse lei, poi continuò. – Proprio nel momento culminante, quando stavo per ricevere i poteri, fummo attaccati. Un uomo molto alto, vestito completamente di nero, con i capelli corti, ma soprattutto ricordo che aveva un paio di occhi azzurri e freddi come il ghiaccio…- Nola non riusciva a continuare, e dai suoi occhi scesero calde lacrime che le inondarono il viso.

Shia si avvicinò a lei, e le posò le mani sulle tempie, e poi, come se fosse la cosa più naturale del mondo, poggiò il mento sulla testa della ragazza, e fece aderire il suo corpo con la schiena di lei. Era strano, ma quel calore la tranquillizzava.

Quello che vide Shia fu un massacro totale: la maggior parte delle persone era riversa per terra in un mare di sangue, e la nonna della ragazza era trapassata da parte a parte da una gigantesca lama metallica, che, come scoprì in seguito Shia, era il proseguo del braccio dell’uomo in nero. La nonna era ancora viva, e cercava di dire qualcosa.

- Nola, ti voglio tanto bene! Ti prego, cerca di vivere anche per me… - e allungando un braccio verso la ragazza, fece esplodere un’onda di luce dalla propria mano, pervadendola di un caldo tepore, che venne completamente assorbito dal corpo di Nola.

La ragazza svenne subito dopo, ma prima di chiudere gli occhi, un’immagine balenò davanti ai suoi occhi velati di lacrime: dei fiori bianchi strappati e sporchi di sangue.



Shia, con gli occhi lucidi per la commozione, staccò le mani dalle tempie della ragazza.

Nola si asciugò gli occhi, e si voltò verso di lui. – Mi dispiace per averti turbato… -

- Non preoccuparti! – rispose lui, sorridendo. – In questi casi sai cosa ci vuole? Una cioccolata calda, con tanta panna sopra! E non dirmi che sei a dieta, perché non ci credo! - esclamò, dirigendosi in cucina.

Lei lo seguì, tornata un po’ di buon umore.

Appena le cioccolate furono pronte, i due si sedettero al piccolo tavolo circolare della cucina.

- E così, sei uno scapolone! Ho notato che non ne azzecchi una in fatto di arredamento! – disse Nola, sorridendo nel guardarsi intorno e notando un mucchio di stili diversi stipati tutti nella stessa stanza.

- Ma che dici! Non sono ancora in età da marito! – esclamò lui, facendo la voce da donna. - Scherzo! Comunque ho solo ventun’ anni, sono ancora giovane! –

- Davvero? Mi sento una bambina al confronto… Io ne ho appena compiuto sedici!–

Shia soffocò una risata. – Sedici? Piccola! – disse, poggiandole una mano sulla testa come si fa con i bambini. Poi il ragazzo ebbe un fremito e sorrise ancora più divertito, mentre Nola arrossiva.

- Con me non funziona il trucchetto di pensare le cose e non dirmele, tanto le verrò a sapere comunque! –

- Uffa! E va bene! Ho pensato che le tue mani sono davvero grandi! –

- E poi? –

- E poi… che mi piacciono! – mormorò imbarazzata, e si alzò, andando a lavare le tazze. Dopo un attimo di silenzio imbarazzante, Nola esordì: - Shia… Parlami di te, dopotutto tu hai letto nella mia mente, e più o meno conosci la mia storia, ma io non so niente di te… -

Shia rise, e si stravaccò ben bene sulla sedia, poggiando i piedi sul tavolo, ma ad un cenno torvo della ragazza si affrettò a rimetterli al loro posto.

- Dunque… Per cominciare, mi presento: io sono la Starlight dell’Ariete, Aries. Sono nato nell’Impero del Fuoco, ma quella è sempre stata una terra in tumulto, perciò io e la mia famiglia, madre, padre, io, mia sorella e mio fratello, ci trasferimmo nel Regno della Terra. Probabilmente loro vivranno ancora lì, ma io non potevo restare con loro, li avrei solo messi in pericolo. Anche io, come tua nonna, sono stato attaccato da creature strane, perciò mi sono rifugiato qui, nella Repubblica dell’Aria, e mi sono mascherato da contadino. Devo dire che fare questa vita mi piace sempre di più. Certo, ho nostalgia dei miei, e spero che un giorno possa tornare a trovarli! –

Nola pendeva dalle labbra del ragazzo, e quando terminò il racconto, fu come risvegliarsi da un sogno.

- Forse ho capito cosa provi quando leggi il ricordo di una persona… - mormorò, rapita.

A quelle parole, Shia assunse un’espressione dura e serrò la mascella.

- Non credere che sia un potere straordinario, il mio. Da quando sono piccolo, non faccio altro che sapere le cose della gente, e finché sono cose piacevoli… Ma quando cominci a sentire tutto il dolore e tutta la sofferenza delle persone, ti accorgi che non è così bello come si pensa. Sentire i tormenti degli altri è come provarli sulla tua stessa pelle… Come se tu stessa avessi provato quelle sensazioni… -

All’improvviso alla ragazza vennero i sensi di colpa.

- Oh, no! Allora quando tu hai letto i miei pensieri… -

Shia le sorrise dolcemente, e le diede un buffetto sulla testa.

- Con te è diverso, non so perché, ma mi hai fatto passare la tristezza in un momento! –

I due rimasero in silenzio per un po’, poi Nola vide l’orologio appeso alla parete della cucina.

- Accidenti! È tardissimo, sono già le otto meno un quarto! Ti ringrazio per la tua ospitalità, ma è ora che vada! –

- E dove vorresti andare? Ormai è buio! –

- Al villaggio dei mercanti. Un vecchio fattore mi ha assicurato che mi offriranno ospitalità… -

- Non se ne parla neanche! Mentre tu te ne vai in giro, quelli di Hansenouth potrebbero tornare indietro con il camion e prenderti per strada! Sicuramente dall’orfanotrofio avranno diffuso un tuo identikit o qualcosa del genere… -

- E tu come le sai queste cose? –

- Quando ti ho aiutata a rialzarti, nel mio orto, ho letto i tuoi pensieri, e oltre ad aver saputo che sei una Starlight, ho visto sprazzi di ricordi alla rinfusa, ho visto l’orfanotrofio, il vecchio fattore, un furgone bianco. –

Nola rimase in silenzio, pensierosa.

- Non posso comunque restare qui, potrei coinvolgerti, e questo non mi farebbe piacere. –

Shia le si avvicinò, la prese per le spalle e avvicinò il viso a quello di lei. Dovette chinarsi, perché era molto più alto della ragazza.

- Non ti devi preoccupare di niente, finché starai qui sarai protetta anche tu. E poi ricorda, le Starlight si proteggono a vicenda! –

- Anche gli amici! – disse Nola, con un sorriso.



I due prepararono la cena e mangiarono guardando la tv, poi quando il sonno si fece sentire, Shia prese delle coperte e un cuscino da un armadio e le sistemò sul divano.

- Nola, la mia camera è in quella porta a destra. – disse, indicandola. – Io dormirò qui sul divano, tu puoi dormire nel mio letto. –

- Non se ne parla, è già tanto se mi ospiti a casa tua! Sul divano dormo io, e niente storie! –

A quella presa di posizione, Shia rispose con una risata di cuore.

- Se ne sei così convinta… Piuttosto, non cadrai per caso? La mattina non voglio trovarti per terra! –

Questa volta fu il turno di Nola, per ridere. Poi spinse a forza Shia nella sua camera e fece per chiudere la porta.

- Buona notte! – disse.



Il sole non era ancora sorto, ma la porta di Shia si aprì piano, senza cigolare.

Il ragazzo attraversò in silenzio il soggiorno, quando vide che la coperta di Nola era quasi tutta caduta per terra. Si avvicinò al divano e si chinò. Lei respirava regolarmente, e in viso aveva un’espressione serena, come non le capitava da troppo tempo ormai.

Shia le rimboccò le coperte e, prima di rialzarsi, le sfiorò con dolcezza una guancia. Poi, senza il minimo rumore, aprì la porta d’ingresso e uscì di casa.



Nola si svegliò, disturbata da un raggio di sole che la colpiva in viso. Spettinata e scombussolata, si alzò dal divano. Per la stanchezza della sera prima, non ricordava nemmeno il momento in cui si era messa il pigiama e aveva abbandonato gli abiti su una poltrona.

Andò in cucina, ma era vuota. Guardò l’orologio: le otto meno cinque.

Starà ancora dormendo…” pensò, e corse nella camera di Shia. Bussò, ma non rispose nessuno.

- Shia! – chiamò lei, ma ancora nessuna risposta. Aprì la porta di scatto, ma la stanza era vuota. Il letto era sfatto, e gli abiti erano sparpagliati un po’ dappertutto.

Ma dove si sarà cacciato?”

Andò anche in bagno, ma era vuoto anche quello.

Nola iniziò a preoccuparsi. Era rimasta da sola in una casa che non le apparteneva, per di più Shia non le aveva lasciato nemmeno un avviso o qualcosa del genere.

Aprì la porta e corse fuori, in pigiama e ciabatte.

- Shia! – gridò, scoraggiata.

- Dimmi! – rispose lui.

Nola si voltò, in cerca del ragazzo, confortata dall’averlo ritrovato. Lo vide che zappava nell’orto.

- Ma cosa ti è saltato in mente? Non mi avvisi neanche che stai uscendo? Mi sono spaventata, sai? –

- Guarda che non ero poi così lontano…- disse lui, indicando la finestra del soggiorno. Era ad un passo dal suo naso.

Nola rimase a bocca aperta.

- Se invece di aggirarti per casa come una forsennata, avresti guardato dalla finestra, mi avresti notato subito! Pensa che credevo cercassi il bagno! –

- Mi hai vista?! – chiese lei, arrossendo.

Ma perché non ci ho pensato subito? Come avrebbe potuto andarsene e lasciarmi qui!”

- Sono stata una scema! –

- No… - fece lui, mentre insieme tornavano in casa.

- Ma scusa, che ci facevi li fuori? –

- Stavo zappando… Ogni mattina verso le sei vado a curare l’orto. Se andassi più tardi, morirei di caldo! –

- Preparo la colazione. – disse Nola.

- Allora io vado a farmi la doccia, sono abbastanza pieno di terra! –



Mentre Nola scaldava il latte e preparava i cereali e il pane imburrato, dal bagno proveniva solo il rumore dell’acqua che scorre.

Non posso restare qui per sempre… Dirò a Shia che è stato molto gentile, ma che ora devo proprio andare! Non voglio diventare un peso per tutte le persone che incontro. Andrò al villaggio dei mercanti e mi cercherò una casa e un lavoro…”

- Attenta! Ma che stai facendo? – esclamò Shia, che nel frattempo l’aveva raggiunta.

Nola stava prendendo il pentolino bollente del latte a mani nude, senza una presina ne uno straccio.

- Ah! – lei non se ne era nemmeno accorta, talmente era immersa nei suoi pensieri.

Shia prese il pentolino e versò il contenuto in due tazze.

- Ma scusa, e tu come fai a prenderlo senza protezione? –

- Il fuoco è il mio elemento, e di conseguenza il calore non mi fa niente. Potrei toccare le fiamme del camino e non farmi niente! –

La ragazza capiva bene. Ogni Starlight era dominata dall’elemento a cui apparteneva, infatti anche lei era molto condizionata dall’aria.

Nola lo aveva notato subito, ma ora che guardava Shia, se ne rese conto ancora di più. Era davvero un bel ragazzo…

- Hai ancora i capelli bagnati! Asciugateli, o prenderai il raffreddore! – esclamò lei, all’improvviso.

- Non preoccuparti, sono abituato, e poi, io non possiedo un phon… -


- Senti, verresti con me al villaggio dei mercanti? Devo vendere un po’ di verdura! – disse Shia, finita la colazione.

Quella era un’occasione perfetta! Appena raggiunto il villaggio avrebbe spiegato tutto a Shia e si sarebbero separati. Certo le dispiaceva un po’, stavano diventando amici, ma essere di peso a qualcuno le dava molto fastidio.

- Va bene, verrò! –

Inaspettatamente, si sentì un gran raspare alla porta d’ingresso. Incuriosito, Shia andò ad aprire. Subito schizzò dentro una figura molto piccola e veloce, che in un baleno si lanciò tra le braccia di Nola e la fece cadere per terra.

- Boris! – esclamò lei, abbracciando stretta il segugio, mentre Shia, perplesso e divertito, chiudeva la porta.

- Ma che ci fai qui? – chiese lei, intanto che il cane non smetteva di leccarle la faccia.

- Ti avrà seguita con il fiuto! – immaginò Shia.

- Hai lasciato Talbot da solo? Sai che ha bisogno del tuo aiuto! –

A quelle parole, il cane si fece serio e cominciò a guaire. Boris capiva davvero quello che dicevano le persone, era molto intelligente.

- Che succede? – chiese Nola, cercando di calmarlo.

Shia si avvicinò e si sedette accanto a loro.

Boris continuava a guaire, come se volesse dire qualcosa.

- Posso? – chiese Shia, allungando le mani verso il capo del cane.

Nola annuì.

Il ragazzo sfiorò la testa di Boris e chiuse gli occhi.

Vide una piccola fattoria, un furgone bianco era parcheggiato davanti.

Vide Talbot che parlava con due uomini, che portavano la divisa da infermieri. Discutevano animatamente, poi uno dei due infermieri tentò di entrare in casa, ma il vecchio glielo impedì. L’altro infermiere allora gli diede una spinta molto forte, e fece cadere il vecchio, che colpì la ringhiera in legno del porticato. Talbot cadde a terra, mentre una macchia di sangue si espandeva pian piano sotto di lui.

Gli infermieri entrarono in casa, ma ne uscirono poco dopo, insoddisfatti e infuriati. Non avevano trovato ciò che stavano cercando.

Nell’andarsene, scavalcarono il corpo di Talbot, che era ancora vivo, ma respirava a fatica. I due si misero a confabulare, poi, divertiti, si accesero una sigaretta a testa, poi lanciarono i fiammiferi all’interno della casa. In poco tempo il fuoco si espanse, e per la prima volta in quel ricordo privo di suono si udì un forte lamento, unito al guaire di un cane.

Talbot e Boris piangevano insieme, per l’ultima volta.



Shia aveva gli occhi rossi e lucidi.

- Che cosa è successo? – chiese Nola allarmata, che aveva capito che qualcosa non andava.

- Non ho la forza di dirtelo, ma forse posso mostrarti… Non ho mai provato a utilizzare i miei poteri al contrario, cioè in modo da farti vedere i quello che vedo io…-

Lei prese le mani del ragazzo. – Provaci! – lo implorò.

Poi, come un fiume in piena, nella mente di Nola cominciarono a scorrere una marea di ricordi, in cui si notava molto spesso la presenza di due ragazzi, un maschio e una femmina, molto somiglianti a Shia. Finalmente arrivò il ricordo, non propriamente del ragazzo, che Nola doveva vedere.

Vide l’intero ricordo di Boris, e provò le sue stesse sensazioni.

Al termine della visione, Nola ritornò al mondo reale, ma non era più la stessa cosa. Sentiva che qualcosa si era rotto, che stava per iniziare qualcosa che andava al di là delle sue capacità, e, piena di dolore per la perdita di una persona molto cara, fece fluire all’esterno le proprie emozioni, come ultimamente stava facendo molto spesso.

Abbracciò stretta Boris, che ricominciò a guaire, e infine anche Shia si unì a quell’abbraccio, tutti e tre seduti sul pavimento del salotto.



Quando tutti si furono un po’ calmati, Shia si alzò, mentre Nola e Boris restarono ancora seduti per terra.

- Nola, sai cosa vuol dire questo? –

- Che presto passeranno di qua, vero? È l’unica strada per arrivare alla città… -

- Dobbiamo andarcene! –

- Me ne andrò solo io. Ti ho coinvolto in questa situazione assurda e vorrei non crearti più problemi… Non voglio essere rinchiusa in un manicomio solo per la crudeltà di una direttrice dell’orfanotrofio, però non posso nemmeno restare qua… -

- Aspetta! Zitta un attimo, ho sentito qualcosa! – sussurrò Shia, mentre scrutava fuori dalla finestra. Un furgone bianco stava arrivando dalla stessa strada percorsa da Boris.

- Nola, devi nasconderti! – esclamò Shia. – Stanno arrivando! –

Il ragazzo scostò il tappeto che ricopriva il pavimento del soggiorno. Nascondeva una botola. Scese prima Boris, poi tenendola saldamente per le braccia, il ragazzo aiuto Nola a calarsi giù.

- Non preoccuparti! Andrà tutto bene! – la rassicurò lui, che aveva percepito la paura della ragazza. Poi nella botola gettò anche tutte le cose appartenenti alla ragazza, abiti, oggetti, tutto, insomma.

Chiuse la botola e vi stese nuovamente il tappeto sopra.

Non passò molto tempo che qualcuno bussò alla porta.

Shia andò ad aprire. Erano gli stessi infermieri che avevano dato fuoco alla Fattoria delle Margherite.

- Buon giorno, desiderate? – chiese Shia, con un sorriso, senza tradire la minima emozione.

- Salve, cerchiamo questa ragazza, per caso l’ha vista? – disse uno dei due, mostrando un manifesto al ragazzo. Sopra era stampata una foto di Nola, e sotto erano elencate le sue generalità.

Lui studiò il manifesto, con apparente interesse.

- Mi dispiace, temo proprio di non averla mai vista… -

Il secondo infermiere tirò fuori un foglio.

- Possiamo perquisire la sua casa? Abbiamo un permesso speciale concesso direttamente dal tribunale dei minori. Si da il caso che la ragazza non sia ancora maggiorenne. –

- Prego, fate pure. –

Nola aveva seguito l’intero discorso da sotto la botola.

Speriamo che non scoprano il mio nascondiglio!”

Gli infermieri entrarono in casa e si divisero. Uno andò verso la camera e il bagno, l’altro restò nel salotto e in seguito si diresse verso la cucina.

Shia si posizionò esattamente sopra l’apertura della botola.

- Qui non c’è niente! – gridò uno, e l’altro lo raggiunse. – Neanche di là, possiamo andare.-

Gli infermieri si diressero verso la porta.

- Tenga questo. – disse uno a Shia, e gli mise in mano un manifesto con la foto di Nola. – E se per caso la avvista, ce lo dica. –

- D’accordo. E buon lavoro! – disse, porgendo la mano all’infermiere.

Lui, perplesso, gliela strinse, poi se ne andò assieme all’altro, chiudendosi la porta alle spalle.



- Sanno che tu sei una Starlight! – disse Shia a Nola, dopo che lei e il cane furono usciti dal nascondiglio.

Nola non credeva alle sue orecchie. Quel giorno aveva ricevuto troppe brutte notizie, e questo non andava bene. Si accasciò sul divano, stremata da tutte quelle emozioni che l’avevano colpita contemporaneamente.

Paura, odio, trepidazione, gratitudine, felicità nel rivedere Boris, non ce la faceva davvero più.

- Come è possibile che lo sappiano? – chiese, più a se stessa che a Shia.

Ma lui non era più in salotto. Era nella sua camera, e riempiva una valigia con qualche vestito e qualche effetto personale.

- Dobbiamo andarcene. È possibile che restando qui ci possano trovare. Ancora non sospettano che sono anch’io una Starlight, ma con un po’ di fortuna potrebbero accorgersene. –

- Ma dove andiamo? E come, soprattutto? – chiese lei, che aveva la valigia già quasi pronta.

- Andiamo ad Alder, è una città poco lontana da qui. È troppo grande per poter perquisire ogni abitazione esistente… -

- Ma come possiamo raggiungerla? Siamo a piedi, e abbiamo anche i bagagli, e non abbiamo soldi e… -

- Basta con tutti questi “e”! – gridò Shia. Era furioso.

- Scusa… - disse poi, notando l’espressione spaventata di Nola. – Il fatto è che ho i nervi a fior di pelle e sono nervoso. Ti fidi di me? –

Lei annuì.

Shia prese le valigie (la sua e quella di Nola) e uscì dall’abitazione. La ragazza e il segugio lo seguirono. Il ragazzo entrò nel capannone dietro la casa, dove teneva gli attrezzi da contadino. Si avvicinò ad un grosso oggetto coperto da un telo impermeabile. Gettò il telo da una parte e si mise a spolverare l’oggetto. Era una moto coordinata di sidecar.

- Ha abbastanza benzina da portarci fino ad Alder. – disse, caricando i bagagli nel sidecar.

- Boris, tu siediti li. – disse, e subito il cane si sedette sulle valigie.

- Nola, tu siederai sulla moto assieme a me. –

Quando tutto fu pronto, Shia diede gas con il piede.

- Sicura di non aver dimenticato niente? –

- Sicurissima! – affermò lei, con voce ferma. Non era certo il momento di farsi vincere dalla paura. Strinse le sue braccia attorno al torace del ragazzo, e la moto partì.



Vi è piaciuto il secondo capitolo? La storia sta pian piano entrando nel vivo!


Per _JuSt_Me_: sono contenta che la mia storia ti sia piaciuta così tanto, grazie mille per il commento ^_____^

Per Ghen: ma cosa mi combini! Lasci le recensioni per le mie storie! Me lo puoi dire anche di persona!Manuela che non sei altra! :P

  
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