[34. Troppo poco]
Nell’odore
di lavanda secca, il crepitio di foglie di alloro nelle pagine dei libri, il
tabacco di vecchie sigarette e il grigio degli anni su letti in ferro battuto. Leonidion è una lama di sole slla
tavola consunta dal tempo.
Saga
stringe la tazza calda; è malva gli
ha detto Kanon. Ricetta
di papà.
“È
poco” sussurra, una smorfia disperata negli occhi. “Troppo poco.”
“Il
tempo?”
“Il
tempo; io. Tutto.”
“Ti
arrendi?” sussurra Kanon, inghiottendo dolore.
“E
tu?”
“Te
le ricordi, queste?” chiede, ostinato.
E
Saga sorride di due collanine azzurre, la mano di suo fratello salda sulle
spalle.
Ooooook!
Erano millanta mesi (no. Dai.
Non esageriamo) che non aggiornavo questa fanfic.
Anche se, a onor del vero, buona parte delle drabble
sono pronte. Il motivo? Mmmm. Le cambio! Mano a mano
che procedo (e riscrivo e ricambio e riscrivo di nuovo) con Mare greco, devo aggiustare anche
queste. Ormai, il progetto è diventato tutt’altro rispetto a quello che era all’inizio.
Ma va bene così. Le cose
immutabili sono noiose.
Come dice Kanon.
O Kannon Bosatshu. O
chiunque condivida con me quest’idea.
Intanto, queste due drabble cono un dittico.
Sono nate assieme, e assieme
dovevano essere pubblicate. Un po’ come i cari gemellini^^
Comunque, sono uno spaccato, un momento
di ritorno alle origini che sto sviscerando meglio in una storiellina che
pubblicherò a breve (nota per il lettore: sono un’incallita bugiarda
inconsapevole. Io ce la metto tutta, ma poi disattendo comunque. Quindi: il breve
è da computare in ere geologico-bibbliche. O forse no.
Speriamo!).
Lo sfondo è l’ormai famosa (urka! Penso che nemmeno l’ente del turismo greco ne abbia
mai parlato tanto!) città di Leonidion, nel
Peloponneso. Dove Saga e Kanon sono nati, insomma.
La casa i n questione, spero sia
chiaro, è proprio quella della loro infanzia. C’è ancora, e che, scherziamo? Perché
mai dovrebbe esser vecchia e decrepita?
E dentro ci sono, negli scatoloni
e sotto a lenzuola che fanno tanto casa spettrale (e sì, un po’ di fantasmi ci
sono. Con quella luce ellenica che taglia l’aria e arroventa le pietre. Ma in
fondo nel mediterraneo è il mezzogiorno l’ora delle apparizioni. No?), i
ricordi di tutta (poca) una vita. Quella fino ai quattro anni, quando il padre
è morto e la madre…E no! Mica voglio togliervi la
sorpresa! Aspettate!
Il problema, dite? Nel ritornare
a casa?
Ecco: come forse qualcuno di voi
ricorderà, il problema è Saga. O meglio: il disturbo dissociativo della
personalità di cui Saga soffre. E che no, non gli è passato, dopo essersi
infilzato in modalità spiedino con lo scettro di Nike. È solo che riesce a
controllarlo meglio, grazie ad Atena e al cosmo. Ma un effetto collaterale (che
p scientificamente vero!) è la perdita della memoria, almeno fino alla prima
adolescenza. Insomma, il nostro Saga soffre di una genetica permanente amnesia.
E, con il tempo, rischia anche di risprofondare nel
suo status di alienazione. Kanon, che di anni non ne
aveva di più, almeno qualche particolare lo ricorda, e negli anni è riuscito a
mettere assieme qualche informazione in più.
Ecco, allora, svelata la
titubanza di Saga nella prima drabble, e la paura per
quel poco tempo concesso della seconda. Ma c’è Kanon,
ostinato come solo un fratello sa essere. A raccattare pezzettini qua e là.
Come le collanine con i pendenti blu, che nella cultura greca (anche
recente. Non andate sempre a scavare fra i testi classici!) hanno funzione
apotropaica e vengono messe al collo dei bimbi.
Grazie a tutti, siete sempre
magnifiche e magnifici!
Lo so: sono un po’ indietro con
le risposte ai commenti. Intanto, qui, faccio una standig
ovation a tutti! Per la grandissima gentilezza, le belle parole e gli
stimolanti stimoli (sì: è cacofonica, come espressione. Pietà!) che mi fornite!
Arigatou gazaimashita!
O, in greco, efharisto!