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Autore: kbonny    08/02/2015    2 recensioni
A volte nella tua vita accadono cose che non puoi minimamente immaginare o prevedere. Cose che la vita può sconvolgertela, ma anche cambiartela, migliorarla, renderla unica e meravigliosa.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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Ciao a tutti. Ecco un nuovo capitolo....con un po' di ritardo. Chiedo scusa per l'attesa, anche perchè ho già pronti i capitoli successivi,... ma sono scritti sul block notes,e copiarli sul pc mi è sempre un'agonia...Spero intanto che questo possa piacere. Buona lettura.




Col passare dei giorni le visite di Emily a suo padre divennero frequenti. Erano entrambi consapevoli che recuperare, o meglio, creare dal nulla un rapporto era impegnativo e difficoltoso, ma la volontà e la determinazione che avevano, era senz’altro un punto a loro favore. Trascorrevano molto tempo seduti sul divano a raccontarsi le proprie vite, combattendo l’inevitabile disagio ed imbarazzo che talvolta si veniva a creare. Jim aveva avuto l’accortezza di lasciare un album sopra il tavolino: era pieno di foto, molte delle quali di Johanna. La prima volta che Emily aveva visto il volto della madre, era rimasta senza fiato: la somiglianza, almeno fisica, con Kate era palese, e per alcuni aspetti erano addirittura due fotocopie.
Se con Jim le cose si muovevano bene, con Kate, doveva ammetterlo, andavano a gonfie vele. Sorvolando lo shock iniziale, Kate si stava dimostrando una persona straordinaria, ed Emily quasi la venerava, vedendo riflessa in lei quella figura femminile che non aveva mai avuto come riferimento.
Per intessere ancora meglio quel legame, Kate cercava, quando possibile, di staccarsi dal lavoro per trascorrere la pausa pranzo assieme alla sorella. Quando inizialmente aveva valutato quell’ipotesi, lo aveva accennato a Castle.
-Sai, pensavo una cosa- aveva iniziato la detective, osservando la lavagna del caso che stavano seguendo.
- Dell’omicidio?- aveva quindi ribattuto lo scrittore.
Kate scosse la testa – Emily….Secondo te, se le chiedessi di vederci a pranzo ogni tanto, sarebbe una cattiva idea?-
-Assolutamente no. Anzi, francamente mi chiedo per quale motivo tu non l’abbia ancora fatto-
-E’ solo che… non vorrei essere troppo invadente- confessò la detective.
-Invece credo che sia proprio ciò di cui avete bisogno- affermò sicuro Castle –Voglio dire…. non credo basti incontrarsi la sera seduti su un divano come se fosse un incontro di consuetudine con lo psicologo. Dovete andare fuori da quella routine, trovare altri spunti, fare qualcosa che vada oltre quelle quattro parole gettate a tavolino, soprattutto ora che il vostro legame si sta intensificando.-
Kate sorrise: incredibile come quell’uomo avesse sempre le parole giuste al momento opportuno.
-Ok. Ti va di unirti a noi?-
-A pranzo con due donne? E me lo chiedi?- aveva scimmiottato lui balzando in piedi e afferrando la giacca.
Così dopo aver rotto il ghiaccio, quelli furono alcuni dei momenti migliori che Kate trascorse con Emily.
 
Una cosa che però Kate ancora temeva, era la richiesta di Emily di andare alla tomba della madre. La sorella non gliene aveva più fatto menzione, tanto che Kate era arriva a pensare che l’avesse chiesto a Jim. Ma quando, l’uomo aveva negato, un dubbio cominciò ad aleggiare nella mente della donna: in fondo erano trascorsi quasi due mesi “dall’ingresso ufficiale” di Emily nella famiglia Beckett, perché dunque Emily non glielo aveva più chiesto?
Fu così che un pomeriggio, divorata da quella strana angoscia, decise di fare lei il passo avanti. Approfittando del momento di tranquillità del distretto, fortunatamente nessun omicidio, ma solo scartoffie e burocrazia, andò alla pasticceria. Entrando nel negozio semivuoto, vide Emily posare un vassoio di pasticcini nel bancone, e si avvicinò.
-Hai finito di preparare bombe ipercaloriche?- domandò Kate scherzosamente.
 -Ehi, ciao sbirra! Che cosa ci fai da queste parti?- rispose a tono la ragazza.
-Passavo di qua, se ti va un passaggio- disse vaga –Fra quanto finisci?-
-Mezz’ora fa-
-Straordinari?-
-Nah….e che Olga è dovuta andare a prendere il figlio a scuola perché non stava bene, così l’ho lasciata un attimo tranquilla di là. Il tempo di cambiarmi e me ne vado. Mi aspetti?-
-Certo, intanto mi prendo un caffè.-
-E un cornetto-aggiunse Emily recuperandone uno dal bancone, per poi porgerlo a Kate.
-Mi farei diventare una balena, se tutte le volte che vengo a prenderti mi imbottisci di dolci- si lamentò Kate, addentando comunque la pasta fragrante.
-Forse hai ragione, ma agli occhi del tuo scrittore rimarrai sempre uno schianto- affermò maliziosa Emily sparendo nella cucina, mentre Kate a momenti si faceva andare per traverso quella squisitezza. Ma perché tutti ci prendevano gusto a stuzzicarla?
 
Il tragitto verso il cimitero non era molto lungo, ma attraversare la città nell’ora di punta, rendeva qualunque breve percorso un’agonia.
-Grandi progetti per me oggi?- chiese Emily ferme all’ennesimo semaforo rosso.
Kate ci pensò su- Beh direi di si. Ti porto in un…posto particolare-
Emily si limitò ad annuire, probabilmente intuendo la meta, visto che non proferì più parola fino a che Kate non parcheggiò l’auto nei pressi del cimitero.
-Perché mi hai portato qui?- riuscì a dire Emily con un filo di voce.
-Perché te lo avevo promesso- rispose Kate –E perché penso sia giusto che tua possa….vederla.
Emily annuì appena senza però staccare gli occhi dai suoi piedi.
-Ehi- la chiamo la detective prendendole una mano fra le sue –Non vuoi entrare?-
-Io..non lo so….è che, quando quella sera mi hai detto che mi ci avresti portato, dentro di me mi sono detta che, dopo tutto quel che era successo, di mamma avrei avuto almeno la sua tomba su cui piangere. Poi però, i giorni passavano, e sentivo te e papà parlare di lei in modo così…così…intenso, profondo che…che non ho più avuto il coraggio di chiederlo. Dai vostri racconti ho capito che la sua scomparsa vi ha provato molto, e ho creduto che chiedervi di venire qui vi avrebbe turbato, perché è come se, dopo tanti anni, la ferita fosse ancora aperta-
Kate abbassò il capo col groppo in gola; probabilmente Emily aveva capito molto più di quanto faceva vedere.
-Vieni- la invitò scendendo dall’auto.
Prima di attraversare la cancellata d’ingresso, Emily si fermò alla fioreria li vicino: non voleva presentarsi a mani vuote da sua madre.
-Kate….che fiori piacevano alla mamma?- domandò alla detective osservando i mazzi colorati.
-Adorava le margherite- le rispose nostalgica con un lieve sorriso.
-E a te invece?-
-Le calle-
Emily alzò un sopracciglio quasi con divertimento- Le calle? Davvero?-
-Si…perché?-affermò perplessa la detective.
-No niente, e che….non so, le calle mi sanno molto da matrimonio-
-Si, è vero- sorrise anche Kate - Però mi danno un senso di…bontà, come se tutto ciò che circondano sia felice, senza cattiverie, ingiustizie…insomma un mondo pulito,migliore.-
-E’ bello- confermò Emily.
-Posso aiutarvi- le interruppe gentilmente la commessa.
-Si, grazie- rispose Emily- Vorrei un mazzo di margherite, con una calla e un girasole.-
 
Attraversarono le lunghe file di lapidi camminando lente una accanto all’altra. Quando vide Kate svoltare a sinistra, Emily capì che erano giunte a destinazione,e si bloccò di colpo. Non sapeva quale forza invisibile le stesse impedendo di muoversi,e per un attimo si pentì di trovarsi in quel luogo.
Kate comprese la sua difficoltà, così le tornò incontro prendendola per mano.
-Te la senti?-
Emily strinse maggiormente la presa annuendo: quel contatto con Kate le diede forza e sicurezza. Ancora due passi e la tomba di Johanna le si mostrò davanti. Ne scrutò il nome, e quella insolita frase incisa “veritas omnia vincit”. Lasciò la mano della detective e si inginocchiò posando il mazzo lì, davanti a quel marmo bianco. Sentiva un forte vuoto dentro, e gli occhi umidi. Sospirò forte attirando l’attenzione di Kate, che le si mise nuovamente accanto, nella sua stessa posizione. Emily spostò appena la testa fino a toccare quella della sorella, e in risposta Kate le passò un braccio sulle spalle.
-Manca tanto anche a te,vero? – le domandò Emily con un filo di voce.
-Si- rispose l’altra in un sussurro. Calò il silenzio per qualche altro minuto. –Perché il girasole?- chiese Kate con un pizzico di curiosità.
-Quando ero piccola mi raccontarono una storia- iniziò Emily allungando una mano ad accarezzarne i petali –Non ricordo bene com’era, solo che questo fiore seguiva il sole come se fosse il suo unico punto di riferimento, come se fosse una fonte d’amore che lo avrebbe condotto nel corso della sua vita, sebbene fra i due ci fosse una distanza irraggiungibile e incolmabile. E un po’ mi rivedevo in lui: io volevo mia madre, ma sentivo che nonostante fosse lontano e non fisicamente presente, la sua forza era con me.-
Kate si trovò a corto di parole e si limitò quindi a massaggiarle la spalla in segno di conforto.
-Kate? Possiamo andare?- le domandò dopo un lungo istante.
-Certo. Vieni.- acconsentì rialzandosi.
Emily lasciò un bacio e una lunga occhiata alla lapide,e, nuovamente stretta a Kate, lasciò il prato verde del cimitero.
 
Facendo ritorno in città Emily, fece una domanda che Kate sia aspettava.
-Perché c’è quella scritta sulla tomba?-
La detective la guardò di sfuggita cercando le parole giuste.
-C’è qualcosa che non mi hai detto, vero?- la anticipò Emily.
Erano nel frattempo giunte davanti al palazzo di Kate. La donna parcheggiò lungo il marciapiede, spense la macchina e si voltò verso Emily.
-Si, c’è una cosa che non sai e che devi sapere- confermò Kate con un po’ di timore- E non ti piacerà-
  
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