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Autore: Doctor Smith    09/02/2015    1 recensioni
"Quella mattina (come tutte le mattine), per prima cosa i suoi occhi si erano posati sulla fotografia che teneva sul comodino di fianco al letto. Impresse nella carta fotografica, due persone si guardano negli occhi nel giorno più felice della loro vita, cercando di trasmettere all'altro la valanga di emozioni che stanno provando. Gioia. Spensieratezza. Allegria. Amore.
Il cuore di Sherlock si spezzò ancora una volta al solo pensiero."
Tratto dal capitolo 1
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John, Watson, Lestrade, Sherlock, Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4 – PRONTO? (FLASHBACK PARTE 2)



Sherlock arrivò sulla scena del crimine esattamente un’ora dopo.
“Ehi geniaccio, ti ha chiamato anche stavolta eh? Gli avevo detto che non avevamo bisogno di te…” disse Donovan, alzando comunque il nastro giallo per farlo passare.
“Lestrade?” chiese il moro, ignorandola completamente.
“E’ di sopra, primo piano, terza porta a sinistra”
Il detective si avviò, senza più degnare di uno sguardo la donna. Era abituato a sentirsi chiamare a quel modo, ormai. In ogni caso, lei e Anderson erano i motivi principali per cui nessuno a Scotland Yard, nemmeno Lestrade, era a conoscenza dell’esistenza di John e Hamish: non gli importava di cosa dicessero di lui, ma non poteva sopportare nemmeno l’idea che quell’epiteto potesse riferirsi anche alla sua famiglia.

Appena raggiunse la scena del crimine, Lestrade si precipitò verso di lui.
“Ehi Sherlock. Pensavo venissi prima”
“Ti avevo detto che sarei arrivato entro un’ora e l’ho fatto. Ora, vuoi interrogarmi riguardo al motivo per cui non mi sono precipitato qui immediatamente alla tua chiamata e perdere tempo o vuoi illustrarmi il caso?”
Il DI sospirò.
“Tre uomini, tutti tra i 20 e i 25 anni, nessun documento. Ci hanno chiamati perché questo appartamento dovrebbe essere sfitto ma la signora della porta accanto ha sentito delle voci discutere. Ognuno ha un proiettile conficcato nel cranio, ma nell’appartamento non c’è un’arma e nessuno dei tre ha tracce di polvere da sparo sulle dita. In più la porta era chiusa dall’interno: abbiamo dovuto sfondarla per entrare. Sembra sia opera di un fantasma…”
“Non dire assurdità!” sbottò il detective, fissando l’altro scettico. “Questa è l’opera di un professionista. La chiave è inserita nella toppa ma non sufficientemente per impedire ad una chiave dall’esterno di far scattare la serratura. I fori di proiettile sono precisi, ma non presentano le bruciature che indicherebbero che lo sparo è avvenuto da distanza ravvicinata. Un professionista, quindi. In più nessuno ha sentito nulla: silenziatore. Ovviamente le tre vittime avevano a che fare il mercato della droga. Due di loro hanno il tatuaggio di un cartello messicano, il terzo no. Chiaramente quest’ultimo cercava di vendere la sua merce ai due messicani. Ora la domanda è: chi trae beneficio dalla morte di questi tre?”
Lestrade lo guardò ammirato: “Chi?”
“Beh, questo lo devi scoprire tu. Ho già fatto il tuo lavoro abbastanza per oggi. In più ormai è tutto chiaro, non è più divertente”.
Greg stava per ribattere riguardo quanto “da psicopatico” fosse l’ultimo commento quando il telefono del detective suonò.
“Pronto?” chiese il detective, senza guardare il mittente.
“Mr Watson-Holmes?”
“Sì, sono io. Chi parla?”
“Sono il sergente Peterson, dell’esercito britannico. Purtroppo devo informarla che questa mattina il convoglio di suo marito è caduto in un’imboscata e il capitano Watson è tra i dispersi. Lo stiamo cercando, insieme ad un altro commilitone, ma per ora non so dirle altro”.
Sherlock sbiancò. Lestrade vide il cambiamento sul volto del detective e si  avvicinò a lui ma il moro aveva già reindossato la maschera.
“D’accordo. Mi terrà informato sugli sviluppi?”
“Certamente”.
“Grazie”. Sherlock chiuse la chiamata e rimase a fissare il cellulare, ma tutto ciò che vedeva era il volto di John, sorridente il giorno del loro matrimonio.
“Sherlock?”
Il detective tornò alla realtà. Ora non era il momento di disperarsi: doveva essere forte e ottimista.
“Sherlock, va tutto bene? Chi era al telefono?”
“Oh nulla, avevano sbagliato numero”.
Lestrade strabuzzò gli occhi. Sapeva perfettamente che il moro gli aveva mentito, non serviva essere un genio per capirlo. Ma poteva vedere chiaramente che la telefonata lo aveva turbato. Stava per farglielo notare, quando il consulente investigativo si voltò e lasciò la stanza.

L’uomo si allontanò dalla scena del crimine quasi di corsa, senza nemmeno notare gli sguardi di disapprovazione che gli lanciavano gli yarders. Si ritrovò davanti al 221 di Baker Street senza sapere come ci era arrivato e, stando attento a non farsi sentire da Mrs Hudson, salì le scale del suo appartamento. Una volta chiusa la porta poté finalmente lasciar cadere la maschera. Il dolore arrivò tutto insieme. In un secondo si ritrovò a non riuscire a respirare, le guance solcate da lacrime. Si accasciò a terra, rannicchiandosi su se stesso, e cominciò a singhiozzare.
Rimase in quella posizione per quelle che gli parvero ore, esternando attraverso le lacrime tutto il suo dolore, tutta la sua preoccupazione e l’incertezza per la sorte del marito. Improvvisamente un pensiero gli attraversò la mente: Hamish lo aspettava per chiamare John. Un’ondata di nausea lo pervase. Una chiamata che ora era impossibile. Altra ondata di nausea.
Lentamente si alzò e cercò di rendersi il più presentabile possibile, poi uscì e si diresse verso il piano di sotto.
Hamish gli corse incontro appena lo vide.
“Papà!!”
Sherlock lo abbracciò forte. “Ehi ometto? Ti sei comportato bene oggi?”
Il bambino annuì.
“Ora possiamo chiamare papà?”
Il cuore di Sherlock si fermò per un secondo. Come poteva dire ad un bambino di tre anni che il padre che idolatrava forse non sarebbe più tornato a casa? Non poteva. Semplicemente non poteva.
“Mi dispiace tesoro. Papà mi ha chiamato prima e mi ha detto che stasera è molto impegnato e che non ci può chiamare. Però mi ha detto di dirti che ti vuole tanto bene e che non vede l’ora di vedere il tuo disegno”.
Hamish si rattristò e non disse altro per il resto della serata. Quella notte Sherlock gli permise di dormire nel lettone con lui.
Sherlock non dormì quella notte: si limitò a stringere il bambino tra le braccia e a piangere silenziosamente.


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Salve a tutti!!! Come promesso ecco il nuovo capitolo!
Premetto che non so se nell'esercito inglese funzioni proprio così con le comunicazioni... ho provato a documentarmi ma prendetela un po' come licenza poetica ;)
Ora, siamo alla seconda parte del flashback... qui comincia l'angst vero e proprio! Ora sappiamo perchè nel primo capitolo Greg non ha riconosciuto John (mi avete fatto questa domanda in molte.. soddisfatte della risposta?!)
Infine voglio ringraziare chiunque abbia letto/ recensito/ messo tra seguiti,preferiti,ricordati.... ma soprattuto devo ringraziare DonnieTZ, che mi fa da beta e non mi fa mai mancare il suo appoggio!! GRAZIE!! Al prossimo capitolo! :)
  
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