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Autore: Sarugaki145    09/02/2015    1 recensioni
Hermione, oppressa dagli sguardi che la giudicavano nel mondo della magia, sempre pronti a puntarle il dito contro se a parere loro sbagliava, ed essendo crollata la sua relazione con Ron, decide di tornare a vivere nel mondo dei babbani, sperando di riuscire a sentirsi parte di loro e a ricostruirsi una vita senza la magia.
Quando però decide di iscriversi al college non immagina quello che l’attende come suo nuovo vicino di casa e compagno di corso, scappato come lei da un mondo in cui si sente giudicato, per potersi ricostruire una vita.
Impareranno a sopportarsi o tenteranno di sabotarsi in qualsiasi modo?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Il Draco della porta accanto.

 

 

Ghosts.

 
 
Far entrare qualcuno nelle proprie paure è più intimo di andarci a letto.
-Cit. 
 
 
Hermione si era impegnata a fondo per quella cena, tanto che aveva anche preparato una torta. Era tanto che non aveva ospiti a cena, quasi da un anno ormai, e quella era stata l’occasione per testare se fosse migliorata o meno in cucina, tanto più che il critico era niente popò di meno che un Malfoy, che non si sarebbe fatto problemi a insultarla nel caso non fosse stato tutto ottimo.
 
Draco bussò alla porta in perfetto orario ed Hermione corse ad aprire, salutandolo con un enorme sorriso che lo lasciò senza parole.
 
-Entra pure Malfoy!-
 
Cinguettò allegra lasciandolo entrare; lui varcò la soglia con aria preoccupata, come a temere che entrando in quella casa qualche mostro babbano lo potesse attaccare. Nonostante fosse già in anticamera nessun mostro lo aveva attaccato e neanche nessuna trappola era ancora scattata.
 
-Puoi stare tranquillo Malfoy, non saprei come sbarazzarmi del tuo cadavere se ti uccidessi!-
 
Affermò la mora osservando il suo atteggiamento guardingo con una risata.
 
Lui rispose con il suo tipico tono altezzoso:
 
-Non riusciresti ad uccidermi Granger, sono troppo scaltro per te!-
 
Lei rise ancora e senza aggiungere niente entrò in cucina, invitando Draco a sedersi.
 
Draco aveva immaginato molto diversa la casa dell’amica, pensava fosse una di quelle persone sentimentali che tappezzano le pareti di fotografie, invece era presente solo qualche quadro di paesaggi europei. Aveva invece indovinato sulla quantità di libri che avrebbe trovato. Il muro del salotto era occupato da una grossa libreria stracolma, dove tutti i tomi erano ordinati per autore.
 
La cena fu piacevole, anche se interrotta da parecchi momenti di silenzio. A nessuno dei due però pesava quell’assenza di conversazione, perché erano entrambi così soli che il silenzio faceva parte di tutte le loro giornate.
 
Apprezzavano però la presenza reciproca, ben consci di trovare una persona che li capisse almeno in parte dall’altra parte del tavolo.
 
-Granger grazie.-
 
Annunciò solenne Draco alzandosi da tavola al termine della cena, svuotando il bicchiere e appoggiandolo sul tavolo con aria soddisfatta. 
 
-Devo però scappare perché ho un appuntamento, sai il fascino Malfoy non lascia scampo!-
 
Concluse ammiccante. Hermione gli sorrise e l’accompagnò all’ingresso senza una parola, ma solo con quel sorriso stanco sul viso che al ragazzo ricordava tanto quello di sua madre.
 
-Allora buona serata Malfoy! Grazie per la compagnia!-
 
Gli disse appoggiandosi allo stipite della porta mentre lui si avviava verso l’ascensore. Il ragazzo si girò e sorridendo le rispose:
 
-Grazie a te per la cena, era.. commestibile.-
 
Concluse guardandola divertito, suscitando in lei una risata cristallina.
 
-Buona serata Granger, vedi di uscire qualche volta che a stare sempre in casa viene la depressione!-
 
Concluse salendo in ascensore e osservando la ragazza un po’ preoccupato.
 
La Granger non era più quella di una volta, quello l’aveva già capito da tempo, ma non pensava fosse così grave la situazione. Aveva lo stesso sguardo smarrito e quasi disperato che aveva sua madre quando lui era finito ad Azkaban.
 
Era sull’orlo di un baratro e Draco l’aveva perfettamente capito.
 
Chissà da quanto tempo non vedeva lo sfregiato e gli altri suoi amichetti e da quanto restava da sola in casa. All’università non aveva legato con nessuno in particolare, se n’era accorto anche lui. Era una secchiona insopportabile, come ad Hogwarts, e a quanto pare si dedicava unicamente allo studio.
 
Si stupì di stare pensando a quella ragazzina insopportabile mentre usciva dal palazzo e si avviava verso il luogo dell’incontro.
 
Scrollò le spalle e decise che non erano fatti suoi, lui era un Malfoy, non doveva interessargli la vita della mezzosangue.
 
Non si era ancora rammollito così tanto.
 
 
***
 
 
-Cosa fai quella faccia stupita Malfoy? Ormai siamo quasi coinquilini, se per una volta ti porto il pranzo al college non devi fare quella faccia!-
 
Si lamentò Hermione sedendosi accanto a lui nel giardino del college e passandogli un contenitore con dentro il pranzo.
 
Era una giornata fresca e luminosa, un pallido sole, infatti, era spuntato nel cielo dopo alcuni giorni di grigiore londinese.
 
Erano passate circa tre settimane dalla cena tra i due vicini di casa e Draco aveva cercato di non pensare più a cosa stesse succedendo alla sua nemica di sempre, concentrandosi piuttosto nello studio.
 
-Dai Granger, non prendiamoci in giro! Ci siamo odiati per sette anni ad Hogwarts! Non riesco a far finta che sia tutto così normale..!-
 
-Non è affatto vero che io ti odiavo! E non fare quella faccia scettica! Ti consideravo solo un idiota! Non ti sopportavo, ovviamente ma la parola odiare è troppo forte!-
 
Malfoy sorrise, divertito dallo spirito che ci metteva la ragazza nel dire ciò, e dopo aver assaggiato il suo sandwich le rispose sincero:
 
-Oh si, invece io ti ho odiata Granger. Tu eri l’opposto di quello con cui io ho sempre avuto a che fare. Leale, sincera, coraggiosa, vera, eccellente in tutte le materie e per di più eri una mezzosangue..! Eri semplicemente snervante per me. La dimostrazione che ero un perfetto idiota!-
 
Draco guardava un punto nel vuoto mentre parlava, non osava sfiorare gli occhi della ragazza, perché avrebbe visto la sua sincerità di quel momento, si sarebbe accorta di come quella serpe avesse deciso di mettersi in gioco con lei.
 
Di come lui volesse salvarla, di come non le avrebbe permesso di cadere in quel burrone.
 
Sapeva che Hermione si stava aggrappando a lui, anche il fatto di avergli portato il pranzo era una muta richiesta di aiuto.
 
Lei aveva bisogno di un amico, che la facesse sentire un po’ meno sola, che la sollevasse da quello stato in cui era caduta senza accorgersene.
 
-Eri il contrario delle ragazze con cui ho sempre avuto a che fare, loro erano libertine, bellissime, stupide e al tempo quindi mi sembravi semplicemente una zitellona suora. Si, senza che te me lo dica,–
 
Proseguì agitando una mano per far tacere la protesta che stava per nascere.
 
-A quel tempo ero veramente stupido. O più che stupido, visto che ho sempre avuto ottimi voti, avevo semplicemente paura di pensare con la mia testa. E quindi ti odiavo, come odiavo lo sfregiato e il tuo fidanzatino lenticchia. Anche se ora loro non mi stanno propriamente simpatici vorrei sottolineare.-
 
Hermione scoppiò a ridere e lui irritato la fulminò con lo sguardo.
 
-Dai Malfoy non fare quella faccia. Sei uno spettacolo quando mi fai questi discorsi, dovresti vedere la foga che ci metti!-
 
Anche Draco scoppiò a ridere, lasciando Hermione interdetta per qualche secondo, per poi unirsi alla sua risata.
 
Era strano vederlo ridere, vedere quelle labbra sottili incurvate in un sorriso, mentre dei perfetti denti bianchi spuntavano sotto di esse.
 
Era talmente strano che qualcosa si agitò all’altezza della bocca dello stomaco della ragazza, qualcosa che non sapeva definire.
 
Era un senso di pace quello che stava provando in quel momento?
 
-E` vero, è strano ridere qui con te come se nulla fosse successo. Insomma visti da occhi esterni non si potrebbe immaginare quello che abbiamo passato..-
 
-Nessuno saprà mai quello che abbiamo passato Granger.-
 
Rispose lui sincero, guardando il cielo mentre una ruga gli solcava la fronte liscia.
 
-Io voglio però che tu sappia quello che ho passato io.-
 
Affermò lei decisa guardandolo negli occhi e facendolo per un attimo vacillare.
 
E fu così che Hermione iniziò a raccontare, con voce insicura e malferma quello che lei aveva passato durante la Guerra, come e con chi l’aveva vissuta, le sue paure, le sue incertezze.
 
Fu così che Hermione tese la mano, nella speranza che lui l’afferrasse e l’aiutasse a risalire quel burrone.
 
Draco ascoltava rapito, capendo che non era stato l’unico a soffrire, capendo che probabilmente avevano sofferto anche dall’altra parte.
 
Hermione tralasciò volutamente l’episodio nella villa Malfoy e il ragazzo non ebbe il coraggio di chiedere spiegazioni.
 
Gli occhi della ragazza vacillarono spesso riempiendosi di lacrime, ma poi venivano scacciate da altre parole, da altra angoscia, dal racconto di quello che sembrava una brutta storia da non raccontare ai bambini prima di andare a dormire.
 
Il biondo seguiva attento, paragonando nella sua testa quello che lui aveva vissuto nello stesso periodo, vedendo come non fosse stato affatto facile per nessuno dei due.
 
-E questo è tutto. Non so perché te l’ho raccontato, non l’avevo mai fatto con nessuno.-
 
Draco le rispose piano:
 
-Forse perché tutti e due sogniamo la Guerra tutte le notti, no?-
 
-Come fai a..?-
 
Chiese la mora a disagio e lui rispose tranquillo:
 
-Perché ti sento quando ti svegli con un urlo o.. Quando piangi.-
 
Concluse a disagio, vedendo avvampare per un attimo le gote di Hermione.
 
-Anche tu la sog..?-
 
-Tutte le notti.-
 
Rispose lui sicuro prima che lei potesse terminare la domanda.
 
I due restarono per qualche attimo in silenzio, ripensando ai loro sogni ricorrenti. Fu Draco a rompere il silenzio dicendole:
 
-All’inizio mi sentivo sollevato, sai? Non mi sono sentito l’unico pazzo.-
 
Lei gli sorrise e commentò:
 
-Bella roba essere messo come una mezzosangue eh?-
 
Scherzò lei facendolo ridere.
 
-Più che come una mezzosangue come una scocciatura come te!-
 
Ribatté lui finendo di mangiare il suo pranzo. Lei scoppiò a ridere e dopo essersi alzata e pulita i jeans, disse:
 
-Comunque, per tua informazione, questo sabato invito a cena Harry, Ginny, Ron e Lavanda.-
 
Il biondo si esibì in una smorfia disgustata nel sentire quei quattro nomi e subito la rimbeccò offeso:
 
-Vuol dire che mi lasci dalla signora Simpson da solo? Bella persona che sei!-
 
-Puoi venire a cena da me..-
 
Mormorò lei osservandolo attentamente. Era più un’affermazione che una domanda, ma la ragazza stava comunque trepidando per una risposta.
 
-Neanche per idea!-
 
Rispose subito lui rizzandosi sulla schiena, pronto a scappare a gambe levate pur di non dover accettare quella proposta.
 
-Per favore furetto! Non so come potrei prendere il fatto di vedere Ron e Lavanda insieme e tu sei il mio unico amico.-
 
“Amico”.
 
Quella parola scivolò nel collo di Draco e gli fece provare un brivido insolito.
 
Quante volte l’avevano definito “amico” e poi l’avevano pugnalato alle spalle?
 
Quante volte era stato circondato da sconosciuti che si definivano in quel modo?
 
Eppure quel termine uscito dalle labbra di Hermione era diverso, gli dava un senso di calore. Era in qualche modo certo che lei non avrebbe mai fatto una cosa del genere, perché` quella leale grifona ci credeva nelle parole che uscivano dalle sue labbra.
 
Quel brivido che aveva provato era stato piacevole e ora si sentiva meglio.
Si sentiva più leggero, quell’enorme peso che aveva sul cuore per un attimo era diminuito, come se con il definirlo amico Hermione ne avesse presa una parte.
 
Probabilmente per quel motivo dopo aver sbuffato annoiato rispose:
 
-Va bene Granger, ma devi farmi la torta al cioccolato che mi piace.-
 
Hermione scoppiò nuovamente a ridere.
 
-Va bene furetto in sovrappeso, torta al cioccolato sia!-
 
E nel sorriso che gli dedicò Draco intravide qualcosa che lo scaldò nuovamente, probabilmente ancora di più del fatto di essersi sentito definire “amico”.
 
Draco afferrò quella mano saldamente.
 
L’avrebbe salvata, a costo di cadere lui stesso in quel baratro.
 
- To be continued. 
  
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