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Autore: Atlantislux    02/12/2008    6 recensioni
Gli universi di Earl ed Earth collidono, mentre qualcosa di oscuro li minaccia entrambi.
Genere: Drammatico, Guerra, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Earth' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Entropia


Dintorni di Windbloom, 26 marzo, ore 9.00

“Brigadiere Generale.”
“Colonnello...”
Natsuki strinse i denti, imponendo a sé stessa di calmarsi. Tirare un pugno ad entrambe le Haruka Armitage non sarebbe servito a farle andare d'accordo. Però, dentro di sé, maledisse la testa dura delle due bionde; si erano a malapena salutate e già sembravano pronte ad azzannarsi alla gola.
'Questo pianeta è troppo piccolo per due così...' si ritrovò a pensare.
Aveva cercato di lasciare fuori la Otome di Aries dall'incontro, ma non c'era stato verso. Saputo che solo Natsuki, Shizuru e Mai erano state invitate, la giunonica donna si era precipitata in volo dietro al flyer che portava la delegazione al campo base di Earth, e la Direttrice del Garderobe aveva dovuto attingere a tutte le sue capacità diplomatiche per impedire ai piloti di abbatterla. Il Generale De Windbloom, da parte sua, aveva liquidato la faccenda sibilando un laconico 'conoscendo la sua omonima, il gesto non mi stupisce.'
 
La Direttrice scosse la testa, ricordando le parole di Mashiro e chiedendosi se avesse fatto bene a fermare i piloti. Poi fissò le due Armitage, che si stavano ancora scrutando.
Fu quella di Earl che, all'improvviso, estrasse la mano destra.
“Quindi lavoreremo insieme... sarà un onore per me” disse all'altra, pur se a denti decisamente stretti.
Il Colonnello Armitage le prese la mano come se stesse afferrando la maniglia di un portellone dalla cui apertura dipendesse la sua vita.
“Lo puoi ben dire, Haruka” le rispose quasi ringhiando.
Davanti a loro, Natsuki esalò un silenzioso sospiro di sollievo. 'E anche questa è andata.'
Poi il biondo Colonnello si girò, facendo cenno alla delegazione di seguirla all'interno dell'accampamento.
Sfilarono tra tende talmente ben mimetizzate da essere invisibili dall'alto e compatti drappelli di soldati che sembrarono a Natsuki la quintessenza del fanatismo bellico. Esattamente come ricordava dalla sua visita su Earth. Fu stupita, però, che non si vedessero in giro né blindati né aerei ma, alla sua inespressa domanda, il Colonnello Armitage rispose facendo roteare un braccio in aria.
“Attrezzature e mezzi sono tutti intorno a noi, coperti da un segnale di mimetizzazione ottica e termica. E sottoterra.”
“Di cosa disponete, esattamente?” le chiese inquisitoria la sua omonima.
I numeri che Haruka snocciolò fecero impallidire Natsuki.
'Scommetto che questi bastardi hanno cominciato a trasferire qui armi e personale immediatamente dopo che io sono rientrata, e chissà se è sempre stato per la minaccia dei Nobody. Non ci credo che non gli sia mai passato per la testa di invaderci.'
La meta della breve escursione fu una tensostruttura indistinguibile dalle altre, che però Haruka presentò come il loro quartier generale.
Nell'interno si dividevano lo spazio computer e ufficiali di grado superiore, alcuni dei quali ben conosciuti da Natsuki. La Yukino e la Chie di quel mondo le fecero un cenno, anche se si irrigidirono sensibilmente alla vista di Shizuru, come il resto dello staff.
Natsuki guardò l'amante perplessa, mentre la stessa si girava verso Mashiro. 'Continuo a dimenticarmi chi era la sua omonima...'
“Forse non sarei dovuta venire” fece l'Elegante Ametista a bassa voce.
“E perché? Sono semplicemente colpiti dalla tua somiglianza con il nostro ex-comandante. Com'è successo con me sul tuo pianeta” le rispose Mashiro.
“Non vorrei metterti in difficoltà.”
Mashiro fissò Shizuru per un lungo secondo, come se non avesse capito di cosa la Otome stesse parlando. Poi le sorrise, il volto illuminato da un lampo di maliziosa consapevolezza. “Ah, intendi quello. Sei molto gentile, Shizuru Viola, a preoccuparti per la nostra catena di comando, ma non hai nulla da temere; i fedelissimi del Generale Viola si sono da tempo offerti come kamikaze in qualche importante missione.”
Mentre Natsuki sbarrava gli occhi Shizuru non mosse un muscolo alla rivelazione.
“Offerti volontari, immagino” rispose al Generale con solo un lievissimo accento sarcastico nella voce.
“Ovviamente” rispose l'altra, soave. “Hanno fatto di tutto per emulare la loro eroina. Decisamente dei veri servitori della patria.”
La Direttrice dovette distogliere lo sguardo, in preda ad un misto di ripugnanza e irritazione. 'Non finirà mai di stupirmi di quanto poco vale dalle loro parti una singola vita umana; non hanno il minimo concetto della libertà e dell'autodeterminazione, solo la sopravvivenza del loro gruppo è essenziale, non importa quanti debbano morire per salvaguardarla.'
Natsuki si guardò attorno, come sempre colpita dall'aria di rigorosa gerarchia che si respirava attorno agli abitanti di Earth. 'L'evoluzione su quel pianeta ha preso una piega ben strana, a volte hanno comportamenti che, più che esseri umani, mi ricordano quelli delle formiche.'
Le Otome che si era portata con lei non sembravano però aver registrato nulla di strano nei comportamenti degli ufficiali di Earth. Osservò Haruka ascoltare annuendo le spiegazioni della sua omonima, e Shizuru guardarsi attorno come se dopotutto apprezzasse quello che stava vedendo. Mai stava invece piangendo lacrime di gioia davanti ad un video che mostrava i volti del fratello e dalla sua compagna. Sembravano provati, ma di certo era vivi.
'Sono riusciti a portare qui uno schieramento militare di tutto rispetto, e sarebbe da pazzi affermare che non ci saranno d'aiuto, ma ancora di più sono felice per il ritrovamento dell'Harmonium. Sarà il nostro asso nella manica nei loro confronti, mentre loro non ne hanno più nessuno.'


Incrociatore Black Smoke Chrysoberyl, 26 marzo, ore 14.00 di Earl

Nina si strinse il soprabito attorno al corpo. Era già da qualche ora sull'ammiraglia ma non si era ancora abituata allo sbalzo di temperatura; mai avrebbe pensato di rimpiangere il caldo quasi desertico della capitale di Windbloom. Scoccò un'occhiata infastidita alla sua destra. E mai avrebbe pensato di rimpiangere il chiacchiericcio infantile del Maggiore Yumemiya. Ma Shiho Huit era molto peggio in quanto a logorrea.
Il Capitano era da quasi venti minuti che si stava estensivamente dedicando a spiegarle una serie di procedure che lei conosceva benissimo, con una vocetta querula e petulante che Nina stava cominciando ad odiare.
“Non è necessario tutto questo, ti ripeto. Non è il mio primo comando, se ci tieni a saperlo” le disse con il tono reso tagliente dall'irritazione. Poteva capire quello che la donna dai capelli rosa pensava di lei solo guardandola in faccia. 'Mi ritiene un'incompetente. Mandata qui solo perché amichetta di Nagi e moglie di Sergay. Nessuno ha mai digerito che mi abbiano concesso di rientrare in servizio e di prendere parte ad una spedizione così importante. Figuriamoci cosa questa sciocca donnetta ambiziosa pensa di me dopo che le ho rubato il posto.'
Shiho bofonchiò qualche frase di scuse, forse ricordando la sua posizione subordinata, ma Nina non la stava già più ascoltando, decisa a concederle solo la minima attenzione dovuta.
'Come se mi piacesse stare qui. Ad un universo di distanza da mio marito e a trecentonovantamila chilometri dal mio amante.'
Cercando di dimenticare la sua accompagnatrice, calcò con sicurezza la superficie vetrosa del ponte di comando. La sala si trovava ben all'interno della nave, nel suo punto più protetto, ma uno schermo garantiva una visione panoramica di quello che stava all'esterno e intorno l'ammiraglia.
Lo sguardo di Nina vi corse impassibile, e abbracciò tutta la flotta riunita in orbita attorno alla luna di Earl. Un angolo dello schermo mostrava il pianeta, azzurro e lontanissimo da loro, e il satellite artificiale chiamato dai locali 'Administar', che ufficialmente la flotta doveva proteggere. Nina lo degnò solo di una fuggevole occhiata, per poi osservare Earl cercando di non far trapelare sul viso la sua inquietudine.
Nessuno era a conoscenza degli ordini speciali che il Generale e Nagi avevano rivelato a lei sola; alla fine, se tutto fosse andato male, il compito di risolvere nel modo più tragico la questione sarebbe toccato proprio a lei.
Pregando per l'ennesima volta che quel momento non arrivasse mai, Nina si agganciò all'orecchio il comunicatore, leggermente stupita che la voce le uscisse impassibile.
“A tutti i sub-comandanti, mantenete la posizione senza uscire dal cono d'ombra lunare. Riferite immediatamente di eventuali oscillazioni dalla distorsione. Rapporto tra quaranta minuti.”
Poi si accomodò nella poltrona centrale facendo finta di controllare distrattamente, sullo schermo integrato nel bracciolo, se vi fossero messaggi in arrivo. In realtà era più che interessata, ma sarebbe morta piuttosto di farlo sapere a Shiho, che non le toglieva gli occhi di dosso. Come si era aspettata, solo messaggi di routine le erano arrivati in quelle ultime ore. Sentendosi abbandonata e impotente, il Maggiore Wang appoggiò pesantemente il mento sulla mano raccolta a pugno, tornando a fissare l'immensità del campo stellare. Doveva solo aver pazienza ed aspettare anche se, per lei, quella era sempre stata la cosa più difficile.


Ex Spazioporto di Windbloom, 26 marzo, ore 15.30

“Di quello che è successo, Xemnas non ne sarà per nulla contento.”
La voce di Marluxia, irritante come sempre, distrasse Zexion dalla contemplazione dei candidi palazzi della città di Windbloom, che si stagliavano dietro le cime degli alberi.
“Veramente, non è successo ancora niente” gli rispose con sufficienza.
“Soprattutto non quello che c'avevi promesso.”
Zexion squadrò Marluxia ed Axel, spalla a spalla davanti a lui. Il duo di assassini aveva in volto uno sguardo battagliero che non prometteva nulla di buono, anche se quello di Axel sembrava leggermente più subdolo. Zexion scelse lui come suo interlocutore.
“A cosa devo questo processo sommario?”
Per tutta risposta, Axel gli puntò contro un dito. “Quelli stanno facendo tutto il contrario di ciò che avevi previsto. Capirai che noi ne siamo piuttosto sorpresi. Raramente hai sbagliato ad impostare una strategia, e mai per qualcosa di così importante. Dobbiamo rimediare. Non credo che tu voglia incorrere nell’ira di Xemnas, se dovessimo fallire la missione che ci ha affidato” terminò cupo.
Zexion non ebbe difficoltà ad abbassare gli occhi, assumendo un atteggiamento tra il contrito e il preoccupato. Per ciò che aveva in mente stava andando invece tutto come aveva pianificato, ma neppure lui era così presuntuoso da essere completamente tranquillo.
Axel ha ragione. Nel ventaglio di probabilità che si sono dispiegate davanti ai miei occhi, quella di essere costretti a tornare nel nostro multiverso con la coda tra le gambe è di certo remota, ma non impossibile. Nel qual caso Xemnas ci butterebbe in pasto agli Heartless. No, deve credere che il suo piano sia andato a buon fine.'
Il Nobody si portò pensieroso un dito alla bocca. La perdita del Cuore non gli aveva fatto passare la bambinesca abitudine di mangiucchiarsi le unghie quando era nervoso. 'Il suo, e il mio. O sarò venuto fin qui per niente.'
“Attacchiamo.” La voce dal tono glaciale di Marluxia penetrò tra la selva dei suoi pensieri, facendogli fissare il compagno.
“È troppo presto” sibilò al suo indirizzo.
“Dobbiamo anche aspettare che finiscano di organizzarsi?”
“L'hanno già fatto. Da molti giorni le truppe di Earth sono in città. E un campo di battaglia immacolato, illuminato dal sole di mezzogiorno, non ci darà certo il vantaggio strategico che cerchiamo.”
“Non è la prima volta che rilasciamo gli Heartless in queste condizioni” ritorse Marluxia.
“Ma il nemico è particolarmente potente e astuto. Abbiamo bisogno di tutte le condizioni favorevoli.”
Zexion guardò con soddisfazione il suo antagonista stringere le labbra e gli occhi, ma la sua attenzione si spostò subito su Axel.
“Non avrai paura, spero” insinuò il Nobody dai capelli rossi. “Questo è qualcosa che noi non dovremmo nemmeno essere in grado di provare.”
Il tono untuoso non scalfì la consapevolezza di Zexion che i suoi due compagni non avevano più validi argomenti da opporgli. Lasciò cadere l'accusa con una leggera alzata di spalle.
“Veramente sì. Ma di quello che hai detto prima. Nessuno di noi immagino voglia provare sulla sua pelle cosa significa dispiacere il nostro sommo Superiore.”
Stavolta, né Axel né Marluxia aprirono bocca per ribattere.
'Può anche essere un demente sognatore, ma Xemnas non è il nostro capo per niente.'
Marluxia fu il primo a ritrovare la voce. “Stavolta sono d'accordo con te. E comunque non credo che dovremmo preoccuparci troppo, questa gente, anche se unita, non può nulla contro di noi. Stiamo solo... esercitando una certa cautela.”
Zexion annuì. “Grato che tu mi dia ragione. Proprio per quello che hai detto, mentre voi richiamate le vostre coorti e i branchi, io andrò a dire due paroline al loro stratega.”
Un bagliore improvviso e i due chakram si materializzarono nelle mani di Axel. “Parli del Colonnello De Artai? Ci penso io, questo è il mio lavoro.”
“Non dire sciocchezze. Ricordati che il Castello di Fuuka è protetto da un campo di distorsione che non ci permette di materializzarci direttamente all'interno, e altera imprevedibilmente il resto dei nostri poteri.”
Le labbra di Axel si torsero spiacevolmente. “Non mi importa se i sentieri delle ombre sono bloccati. Mi basta arrivare abbastanza vicino ad una finestra aperta. Poi, anche un coltello sarà sufficiente. Sai, ero piuttosto bravo in quell'arte, quando avevo ancora un Cuore.”
Infastidito, Zexion incrociò le braccia al petto. Per lui che agiva soprattutto nell'ombra, la sfacciata esibizione di forza bruta era una delle tante cose dei suoi colleghi che non sopportava. “Può essere. Ma poi? Ti troveresti alla mercé delle Otome, e senza i tuoi poteri non dureresti cinque secondi. Non dubito delle tue capacità di assassino all'arma bianca, ma tu stai dimenticando che sono anni che ti avvali di poteri ben al di là delle possibilità umane. Saresti ancora in grado di farne a meno? Sei uno dei nostri assi della manica, non possiamo permetterci di perderti prima ancora che la vera battaglia abbia inizio.”
“E tu?” lo raggiunse la voce, vagamente canzonatoria, di Marluxia.
“Le mie facoltà possono essere meglio utilizzate per lo spionaggio. L'interno del Castello e del Garderobe è un campo di battaglia che ancora non conosciamo, una ricognizione è necessaria prima dell'attacco. Mi devo accertare di cosa possiamo fare, o meno, là dentro. Senza contare che la loro strategia è già decisa, e togliere di mezzo Nagi, o il loro Generale, non li farebbe certo deviare di un millimetro. Mentre due paroline ben dette potrebbero, se non altro, fornirgli qualche dubbio utile alla nostra causa.”
Zexion si voltò prima che i suoi due compagni avessero il tempo di replicare. Ma sapeva che non lo avrebbero fatto. Per quanto Marluxia amasse polemizzare con le sue decisioni, non era così stupido da non riconoscere che Zexion aveva, quella volta, completamente ragione.
Il Nobody si bloccò solo per un istante, scrutando i due da sopra una spalla. “Vi comunicherò i dati. Poi, che io sia di ritorno o meno, attaccate al tramonto.”
Chiuse gli occhi, calcolando la traiettoria, attraverso i sentieri delle ombre, che lo avrebbe portato al Castello di Fuuka, nel punto più vicino alla persona che desiderava incontrare.
'Quel Nagi è una mina vagante. Ma posso immaginare quello che ha in mente. Quelli come lui non sono affatto difficili da capire. Il problema è riuscire a limitare i danni che possono causare con le loro sconsiderate idee. Gli ho mostrato chi sono e cosa posso fare, ora devo solo mettere sul piatto la mia offerta più intrigante.'
Un attimo dopo era scomparso.


Castello di Fuuka, 26 marzo, ore 13.30

Nina posò la forchetta accanto al piatto, decidendo finalmente di smetterla di tormentare il cibo che non riusciva più a mandare giù. Alzò gli occhi sugli altri commensali, felice di constatare che la Regina Mashiro, Arika, e la Presidentessa di Aries non si erano accorte del suo disagio. Nina non ne era nemmeno un po' stupita, considerato il tono lugubre delle conversazioni intercorse tra le tre; rispettosa dell'etichetta, non vedeva l'ora che Mashiro terminasse il suo dolce per fuggire da quella stanza. Se fosse stata fortunata, la Regina le avrebbe dato qualche compito gravoso che l'avrebbe tenuta impegnata tutto il pomeriggio. L'idea di rimanere, di nuovo, ad ascoltare interminabili conversazioni, sola con i suoi pensieri, la atterriva.
“Nina” la richiamò Mashiro.
La testa della ragazza si alzò di scatto. “Mia Signora?”
“Che ne dici, allora, finito qui vuoi andare tu al Garderobe a controllare cosa stanno combinando gli scienziati di Earth? Nonostante quello che ci ha assicurato il loro Generale, io non mi fido per niente di loro.”
Nina annuì lentamente, cercando di non far trasparire il sollievo che stava provando. “Posso andare anche subito, non ho molto appetito oggi.”
“Veramente è da un po' di giorni che mangi molto poco. Ti ammalerai così!” si intromise Arika.
Un sorriso sfuggì alla stoica Otome. Era proprio da Arika pensare a qualcosa di così frivolo in un momento nel quale le loro vite erano in pericolo.
“Mi rifarò a cena” le fece casualmente, scostando la sedia. Poi si esibì in un rispettoso inchino uscendo velocemente dalla sala.
Percorse le scale quasi a capofitto, ansiosa di mettersi al lavoro. Sospirò saltando gli ultimi due gradini, mettendosi quasi a correre verso l'uscita del palazzo non appena i suoi stivaletti ebbero toccato terra.
'Che fai? Vuoi rimediare a quello che è successo la scorsa notte con Nagi buttandoti nel lavoro? Se Mashiro lo sapesse mi rispedirebbe a calci ad Artai. E avrebbe solo ragione, dal suo punto di vista.'
Nina sorrise gravemente. 'Per questo nessuno deve sapere, non fino a quando non sarà tutto finito. Se le cose andranno come devono andare, la mia reputazione sarà l'ultima cosa della quale mi importerà.'

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Appoggiato al balconcino dell'appartamento che gli avevano assegnato, Nagi osservò Nina salire su una berlina nera, e guardò l'auto allontanarsi alla volta del Garderobe. Non gli piaceva l'idea di essere lontano da lei, e di non poterla tenere d'occhio, ma era ragionevolmente certo che la ragazza fosse oramai nelle sue mani. Anche se con un certo grado di incertezza che non lo preoccupava.
'Tutte le pedine sono ai loro posti, e la mia Regina è tornata sulla scacchiera. Adesso dobbiamo solo aspettare che i Nobody facciano la mossa d'apertura che immagino sarà in grande stile, dopo l'exploit a Zipang. Da quello che aveva minacciato Zexion, non dovrebbe mancare tantissimo.'
Lasciò il terrazzo per ritornare nella penombra della camera. Il sole a picco gli dava immensamente fastidio.
'Questo posto è tollerabile solo quando cala il sole... '
“Ti credi tanto furbo, non è vero?”
La voce, così simile alla sua eppure ammantata di una durezza che anche Nagi trovava paralizzante, lo bloccò sui suoi passi. Lentamente si girò verso il balcone, trovando appollaiato sulla balaustra proprio il Nobody al quale i suoi pensieri erano appena corsi.

Come la prima volta che si erano incontrati Zexion teneva il cappuccio calato sul viso, sul quale giaceva un sorriso impenetrabile.
Nagi si esibì in uno altrettanto distaccato, anche se non poteva negare di essere tutt'altro che tranquillo. Una cosa era assistere alle imprese di quegli esseri su uno schermo, un'altra era averne uno davanti. E Nagi non era così stupido da essere totalmente indifferente.
“No. Ma penso che gli altri siano molto più stupidi di me” gli rispose alzando le spalle, fingendo la consueta sicurezza sfacciata e cercando di non pensare assolutamente a niente. Se le nanomacchine stavano facendo il proprio dovere non doveva esserci comunque modo per il Nobody di leggergli nella mente, ma non voleva correre rischi.
Zexion, da parte sua, annuì leggermente. “Non hai tutti i torti, anche se pure su di te comincio ad avere qualche dubbio. Non mi pare, infatti, che tu abbia preso molto sul serio il nostro ultimatum. O mi sbaglio?”
“Se anche per me avesse avuto un qualche senso, avrei solo sprecato il fiato con i miei compagni. Come avrai già notato, sono pronti a tutto pur di fare di questo mondo la vostra tomba. La stessa cosa vale per le Otome.”
Zexion inclinò pensosamente la testa da un lato. “Ma tu non sei così, vero? Ti ho osservato e, secondo me, a te non solo non importa nulla di Earl, ma nemmeno di Earth. Solo di te stesso. Un atteggiamento che trovo perfettamente comprensibile. Dopotutto, cosa rappresenta questa gente, per te? Solo quelli che ti hanno imprigionato quando avevi tutte le ragioni del mondo per ribellarti al loro assurdo sistema.”
“Non mi dici niente di nuovo...”
“Va bene, e gli altri?” Le labbra del Nobody si piegarono in un ghigno condiscendente che Nagi conosceva benissimo. Lui stesso lo faceva sempre quando scopriva il punto debole di quello che aveva davanti. “Non dirmi che sei davvero soddisfatto di come vanno le cose su Earth. Mi stupisce di come tu possa obbedire ogni volta agli ordini del Generale. Tu sei nato per essere un principe, cosa ci fai laggiù, ad essere niente altro che uno dei loro soldatini, seppure con un notevole potere?”
Il discorso gli ricordò così tanto quello che lui aveva fatto a Nina che l'albino non poté trattenere una smorfia infastidita. Era così noioso quando qualcuno ribaltava su di lui le sue stesse tattiche e parole. La gente non aveva davvero fantasia.
“Sorprenditi pure. Ma con il tempo ho scoperto che preferisco fare l'eminenza grigia. Manovrare da dietro le quinte mi si addice di più” disse con convinzione. Ma la risposta di Zexion lo stupì.
Il Nobody alzò un dito indice. “Menti. Sai cosa? Credo che tu abbia in mente qualcosa per risolvere questo problema e vendicarti contemporaneamente del Garderobe.”
“Cosa intendi per... risolvere?”
Adesso, Zexion aveva tutta l'attenzione di Nagi.
“Hai pianificato fin dall'inizio di cancellare Earl dalle mappe stellari per liberarti dei tuoi colleghi, non è vero?”
L'accusa, lasciata cadere casualmente come se Zexion stesse parlando di quello che aveva mangiato a cena la sera prima, strappò a Nagi un sorriso ammirato, mentre riconsiderava brutalmente quello che aveva pensato pochi istanti prima del Nobody. Zexion non era affatto uno senza fantasia, tutt'altro. E, nonostante fosse un suo nemico, Nagi non poté fare a meno di stimarlo.
A parte la voce non è che loro due si assomigliassero fisicamente poi così tanto, ma era nei comportamenti e ragionamenti che Nagi lo trovava sempre più simile a sé. Solo una manciata di persone, tra quelle che conosceva, avrebbe potuto intuire quello che era sempre stato il suo piano originario. Trovava delizioso che l'avesse fatto Zexion, che pure l’aveva visto una volta, ma non se ne stupiva più di tanto. Dopotutto, quello era lui stesso. Avrebbe dovuto prevederlo.
Gli sorrise, tentando di depistarlo. “Non conosci proprio bene quel mondo, se pensi che se tornassi da solo, dopo aver perso l'intero corpo di spedizione e i suoi comandanti, sarei accolto a braccia aperte.”
Stava mentendo, e lo sapeva bene. Se durante quella spedizione il Generale ed il Colonnello Armitage fossero cadute sul campo, niente avrebbe potuto fermare la sua ascesa ai vertici della Repubblica Occidentale. A condizione di tornare con i segreti di Earl in tasca, e i Nobody bloccati. In quel caso tutto gli sarebbe stato perdonato. Ma l'alternativa era un processo per alto tradimento davanti ad una corte marziale, che sapeva non sarebbe certo stata tenera come quella di Earl.
L'aver convinto Nina a fidarsi di lui aveva reso il suo sogno quasi reale, talmente tanto che faticava a non farsi prendere dall'entusiasmo. Ma cercava di trattenersi, c'erano fin troppe cose che potevano andare male. E troppe che dipendevano dall'essere che aveva davanti.
“Per questo io non posso avere un fine diverso da quello dei miei colleghi” continuò imperterrito, immaginando che nessuna delle sue parole stesse convincendo Zexion. “Se sei venuto qui per offrirmi qualcosa in cambio del mio tradimento perdi il tuo tempo. Non ho abbastanza influenza per far cambiare idea al Generale. Mi dispiace, ma dovremo proprio combattere.” Nagi scosse le spalle con fare rassegnato e, a quel gesto, il sorriso di Zexion si fece allusivo.
“Commovente. Riusciresti davvero a convincere chiunque. Peccato che, anche se ammetto di non conoscere bene Earth, io ne so fin troppo su di te per farmi persuadere da un discorso del genere.”
Il Nobody si lasciò scivolare giù dalla ringhiera, e gli voltò le spalle. “Quello che ti ho detto è esattamente quello che tu hai cospirato alle spalle dei tuoi compagni. O che, perlomeno, hai fortemente sperato che succedesse. Sarebbe assurdo che tu non l'avessi fatto, rinunciando a cogliere un'occasione del genere; nelle stesse condizioni è quello che io avrei progettato per me stesso e, visto che io e te siamo la stessa persona, è inutile che tenti di mentirmi.”
Nagi tacque, aspettando che l'altro terminasse il discorso. Sembrava interessante. Zexion riportò il suo sguardo fin troppo acuto su di lui. “Per questo hai voluto qui quella donna, Nina. Lei, di certo più fedele a te che al Generale, era l'unica che forse poteva accedere alla Biblioteca Proibita dove sono custoditi i segreti del Garderobe. Insieme avreste lasciato questo pianeta, mentre i vostri compagni lo sacrificavano per fermarci. Non avevi previsto che qualcuno avrebbe rivelato all'altra Nina, quella di questo mondo, la sua eredità, ma hai saputo volgere la cosa a tuo favore. Quella ragazza, con la sua potenza devastante di Otome, ti è ancora più utile.”
L'ammirazione di Nagi salì di un punto, e dovette faticare perché non gli si leggesse in faccia. “Sono solo supposizioni” rispose evasivamente.
“Non credo proprio. Comunque va bene, combatteremo con voi, se è questo che così intensamente vuoi. E immagino che, ad un certo punto, o tu o qualcuno dei tuoi colleghi premerà il pulsante rosso ed Earl salterà in aria, separando il nostro multiverso dal vostro. Ma ti voglio chiedere una cosa, Colonnello, sei veramente disposto ad arrivare a tanto in cambio di un mero avanzamento di carriera?”
Nagi abbassò gli occhi.
Come se lui non si fosse posto fin troppe volte quella domanda. Dai primi briefing preparatori, quando tutto quello che voleva era riuscire a tornare a casa sano e salvo, svincolandosi in qualche modo dal fanatismo suicida di Mashiro e Haruka, fino a quando non aveva realizzato che la cosa, se ben gestita, poteva anche andare a suo vantaggio. Mai, altrimenti, avrebbe accettato di seguirle sul suo mondo natale.
“In cambio della salvezza di Earth, intendi dire” affermò, cercando rifugio in quelle belle frasi patriottiche che Mashiro amava tanto, ma che per lui non avevano assolutamente senso.
Nanomacchine o no, Zexion sorrise come se gli avesse letto nella mente.
“Allora prepararti a rinunciare a qualcosa di molto più importante di un paio di stellette.”
Immaginava che il Nobody stesse per rivelare la sua offerta. “Cosa?” chiese con fare quasi annoiato.
Alla domanda, Zexion venne verso di lui, scostandosi il cappuccio e fermandosi a pochi passi. “Hai ventisette anni, e godi di ottima salute. Anche e soprattutto grazie alle cure che ti hanno somministrato su Earth. Se riuscirai a cavartela qui e ad evitare che, nel corso degli anni, uno dei tuoi tanti nemici ti piazzi una pallottola in testa, riuscirai a vivere tranquillamente ancora per un centinaio di anni. E poi?”
“E poi non lo so, non mi sono mai chiesto cosa succederà dopo. Immagino niente.”
“Immagini bene. Io lo so. Ma non dire che la cosa non ti disturba neanche minimamente, è una paura, quella, alla quale nessun mortale si può sottrarre.”
“Ci sono andato vicino talmente tante volte che c'ho fatto l'abitudine” rispose Nagi. Senza evitare, però, di essere vagamente turbato. Zexion aveva ragione, come sempre del resto.
Il Nobody gli sorrise condiscendente. “Può essere. Ma immagina invece una vita immortale, e poteri che ti permetterebbero di superare i vincoli emotivi e psichici della tua specie.”
Che ad un certo punto Zexion gli parlasse di quello, Nagi l'aveva previsto. Distolse lo sguardo da lui. “E vuoi che io, per questo, non prema quel bottone di cui parlavi prima, o che convinca il mio collega a non farlo. Vuoi che io sacrifichi Earth per... diventare un Nobody come te?”
“Quando parli come me, Nagi, il tuo tono non riesce a nascondere una profonda invidia. Ti do credito che forse non è la vita eterna che ti interessa, ma sicuramente non disdegneresti le mie facoltà mentali.”
“No di certo. Ma da quello che ci disse Mikoto, e che Nina Wang ha scoperto nella Biblioteca Proibita, non tutti quelli che vengono a contatto con l'Oscurità si trasformano in Nobody superiori. Tu mi stai vendendo un qualcosa che non funziona, Zexion.”
“Non sempre, hai ragione. Ma tu hai volontà da vendere, e sei il mio equivalente genetico. Le tue probabilità che la mutazione abbia successo sono altissime.”
Il Nobody continuò prima che Nagi potesse ribattere. “Per te, e per quella gattina arruffata che chiami Nina. Lei ha già toccato l'Oscurità e ne è rimasta indenne. E forse per qualcun altro dei tuoi compagni.” Il tono di Zexion si fece misterioso, mentre scoccava a Nagi un'occhiata di sbieco. “Non crederai mica di essere il nostro unico equivalente su questo pianeta?”
Per una volta, Nagi non seppe cosa rispondere. Anche se si era aspettato qualcosa del genere, ciò di cui stava parlando il Nobody era fin troppo allettante.
C'aveva pensato fin dal loro primo incontro, e si era ripromesso di persuadere Nina ad indagare di più sulle ricerche degli Schwarz ma, adesso, si rendeva conto di non avere più tempo.
Il sogghigno di Zexion, stavolta, non sembrò per nulla forzato. Alzò una mano, e in essa si materializzò dal nulla un libro. “Mi sembri interessato. Chiunque lo sarebbe. Scommetto che ci sono molte cose su di noi che Nina Wang si è ben guardata dal rivelare a voi di Earth, e forse nemmeno alla sua gente. Ma, pensa, non ne avrai bisogno; non dovrai nemmeno faticare a convincerla a trovarle per te là dentro. La vita eterna, io te la posso offrire su un piatto d'argento.”
Nagi non poteva credere alle proprie orecchie. Zexion lo stava prendendo in giro. Sbuffò alzando gli occhi al soffitto.
“Non è la mia priorità, come te lo devo dire. Non nego che la cosa sia affascinante, ma sconfiggere voi al momento è molto più importante.”
Le dita sottili di Zexion presero a girare svogliatamente le pagine del libro. “Hai imparato bene gli slogan di Earth, Colonnello, peccato che sulla tua bocca suonino artefatti come le dichiarazioni d'amore che sussurri alla povera Nina. Ma rifletti un attimo su quello che insisti a voler ottenere, e su quello che perderai a causa di quello” la voce si abbassò fino ad un bisbiglio, come se il Nobody gli stesse confidando un segreto. “Come ti dissi la prima volta che ci siamo incontrati, il tuo limite più grande è che tu non sei come me. Mi chiedo quindi se riuscirai a rimanere abbastanza lucido fino alla fine. L'ultima volta qui non è successo. Ma se invece eviterai di schiacciare quel pulsante, e lascerai che i nostri branchi dilaghino su questo pianeta e su Earth, io ti prometto che entro una settimana tutto ciò che tu hai sempre sognato in vita tua, il controllo totale sugli esseri umani, sarà alla tua portata.”
“E come?” Nagi non resistette a chiedere.
Davanti a lui il Nobody sorrise innocente, alzando un dito per esibirsi in un preciso segno di diniego.
“Questo ovviamente, è un se-gre-to” scandì come se fosse una cantilena, in un tono e con una gestualità così simile alle sue che Nagi sbarrò gli occhi spiazzato.
Senza aggiungere altro, Zexion fece qualche passo indietro tornando sul balconcino, da dove scomparve improvvisamente, talmente veloce che l'albino quasi non se ne accorse. Fissò il punto dove il Nobody si era trovato pochi istanti prima, morbidamente incredulo di fronte al fatto di essere rimasto senza parole forse per la prima volta in vita sua.

'La seconda' si corresse, dopotutto vagamente divertito che Zexion gli facesse quell'effetto. Il suo macabro senso dell'umorismo non poteva non esserne stimolato.
Si sedette sulla prima sedia a disposizione, prendendo a mordicchiarsi un'unghia.
'La promessa di Zexion. Come ha detto lui stesso, cos'è dopotutto un avanzamento di carriera, di fronte ad un potere oltre ogni immaginazione? Ma se fallissi...'
Nagi allungò una mano per accarezzare un fiore, che perse i petali sotto il suo tocco. 'Solo io e Mashiro abbiamo i codici di lancio delle testate al plasma puntate sul sole di questo sistema, e ne conosciamo la localizzazione. Se lei morisse, toccherebbe a me attivarle. E che lei muoia, non è affatto un evento inverosimile. Però, se lasciassi campo libero ai Nobody e quello che Zexion mi ha detto non si dovesse avverare, non solo perderei la mia vita ma anche...'
Malgrado il suo cinismo, la drammatica entità di quello di cui sarebbe stato responsabile lo fece rabbrividire. 'Va bene, anche l'altra volta ho messo in gioco la vita di tutti gli abitanti di questo pianeta per i miei fini personali, ma qui si tratta di... quanti sono gli universi che i Nobody potrebbero raggiungere varcando quelle porte? Milioni? Non li abbiamo nemmeno mappati tutti. E poi, mi avrà detto la verità? È davvero quello che a loro... a lui interessa? Se Zexion è davvero il mio corrispondente non mi stupirei se avesse, come me, degli obiettivi diversi rispetto a quelli dei compagni.'
Fissò i petali sparsi sulla tavola in ordine assolutamente casuale. Nagi sapeva che a Windbloom c'era la tradizione di leggere il futuro in quel modo, ma lui non ci aveva mai creduto, come non aveva mai creduto a nessuna favoletta mistica.
'Non posso fidarmi di Zexion, ma non posso nemmeno controllare. Non c'è modo di sapere come, esattamente, funziona questa mutazione. Come ha detto lui, Nina non ci ha rivelato questo particolare, solo vaghi accenni al fatto che un numero infinitesimale di esseri umani sopravvive in qualche modo, anche se ha detto che nella Biblioteca sono salvati tutti i dati. Potrei chiederglielo, ma non reputerebbe sospetta la mia curiosità, proprio ora? E, in ogni caso, ci vorrebbe troppo tempo per accertare la veridicità della cosa.'
Esasperato, scattò in piedi passandosi nervosamente una mano tra i capelli, ma si impose di calmarsi.
'Ma se funzionasse? Diventerei come lui al prezzo di...'
C'aveva pensato prima e, a dirlo a voce alta, la cosa gli sembrava ancora più surreale. “Miliardi di vite? Milioni di sistemi stellari in cambio della vita eterna e del controllo totale?”
Faceva quasi ridere, e infatti gli scappò una risatina irrequieta, prima di ricordare un particolare tra le tante cose dette da Zexion. Quella sconvolgente promessa non valeva solo per lui, ma anche per Nina e per altri come loro. Nagi non poteva immaginare chi fossero, ma di una cosa era certo: almeno lei non lo avrebbe mai perdonato di aver venduto i loro simili ai Nobody. Era quasi certo di poter vivere eternamente con il peso di un'ecatombe del genere sulla coscienza, ma Nina era una variabile che lui non avrebbe mai voluto ritrovarsi contro.
'Se è pericolosa così, figuriamoci con i poteri e la volontà irremovibile di un Nobody. Ma è un po' presto per pensare a questo. Adesso avrei bisogno di saperne di più su di loro. Quei dati non sono mai stati mostrati alla nostra Yokho, lei ci capirebbe sicuramente qualcosa in quelle ricerche. Devo vedere lei... e Nina.'
Non aveva intenzione di cambiare il suo piano originario di una virgola, non per quelle che potevano essere solo favole, ma sarebbe stato un idiota se non avesse controllato.
Afferrò il palmare posato sul tavolo e diede uno sguardo allo schermo. Lampeggiava un messaggio di Mashiro; era tornata e richiedeva la sua presenza. Per il momento, il problema che lo attanagliava doveva essere accantonato.

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Se lui era nervoso, il Generale De Windbloom era una pantera in gabbia. Misurava con ampie falcate la stanza, parlando costantemente nell'auricolare, mentre Arika era seduta alla scrivania, con due computer olografici aperti davanti. C'era altra gente presente, tutti con le divise di Earth, e tutti accompagnati da un portatile.
Di scatto Mashiro si bloccò, girandosi verso Nagi.
“Dov'è Nina?”
“L'ho vista andarsene verso il Garderobe.”
“Quella piccola idiota di Mashiro. Gliel'avevo detto di non separarsi in questo momento dalle sue Otome.”
Il Generale scosse la testa. “I nostri analisti reputano un attacco a questa città possibile al novantacinque percento. Entro domani sera. E i Capi di Stato sono ancora riuniti qui.”
“Beh, vuol dire ci sono anche tutte le più potenti Otome in circolazione.”
“Già. Ma dobbiamo prendere tutte le contromisure necessarie affinché quelli non si mettano in pericolo. E Natsuki ha insistito nel voler evacuare almeno gli ospedali. Fortunatamente le truppe regolari di Windbloom e di Aries stanno collaborando, mentre Haruka e la sua omonima stanno andando più d'accordo di quello che avevo sperato.”
“Non ne ho mai dubitato...” mormorò lui, non sopprimendo un sorrisetto. Personalmente reputava le due donne l'anello mancante tra i primati e l'homo sapiens, e aveva sempre pensato che dopo essersi prese a testate sarebbero diventate amiche per la pelle.
Mashiro gli si avvicinò, facendo cenno di seguirlo su uno dei balconi.
“Ho bisogno di te al Garderobe” gli sussurrò.
Il Colonnello dovette faticare per mantenere l'espressione del viso neutrale. “Per via di Nina?”
“Ovviamente. Non devi perderla mai d'occhio, non ora. È lei la chiave di tutto. Là troverai il Maggiore Chrysant, visto che abbiamo trasferito dentro il Garderobe il nostro quartier generale principale. Io vi raggiungerò appena terminato qui.” La donna fissò gli occhi verdi sulla città sottostante. “Convincerli a mettersi al sicuro è un lavoro improbo. Non riescono veramente a capire con chi avranno a che fare.”
Nagi ebbe pietà per Mashiro. Lui aveva passato i primi quindici anni della sua vita a cercare di far ragionare quella gente, prima con la diplomazia e poi con le armi. Sapeva che le avrebbero dato filo da torcere, e ringraziava la sua buona stella che non avessero affidato a lui quell'incarico. Seguendo l'esempio di Mashiro, anche lui spostò il suo sguardo sulla città, verso il Garderobe. E poi, in quel momento, aveva di meglio da fare.


Ex Spazioporto di Windbloom, 26 marzo, ore 18.00

Poche manciate di minuti ancora e il sole sarebbe tramontato sulla città di Windbloom. Zexion aspettava il momento con una calma che a qualunque mortale sarebbe sembrata irreale, mentre lui in realtà stava solo tenendo d'occhio l'angolatura delle ombre.
“Quindi?”
“Trecentosessanta secondi al punto di irradiamento” fece a Marluxia, alzando il libro dal quale non si era più separato una volta lasciato il Castello di Fuuka. “Come supponevo possiamo materializzare le nostre armi. Il contrario sarebbe stato strano, perché avrebbe limitato anche le Otome.”
“Funzioneranno i miei poteri?”
“Potrebbe essere.”
“Beh, non ho che da provarci.”
“Attento, tu hai il compito più difficile.”
Il Leggiadro Sicario sorrise con supponenza, bilanciando la sua affilata falce su una spalla. “La Fondatrice è mia, non hai nulla di che preoccuparti.”
Zexion non sprecò tempo a guardarlo. “Va bene. Ma teniamoci in contatto. E alla minima fluttuazione nel magnetismo solare teletrasportati in salvo attraverso la distorsione; dovrei aver scongiurato ogni pericolo in quel senso, ma non si può mai sapere con questa gente.”
Marluxia non gli rispose, mentre anche Axel li raggiungeva. Lo stratega dei Nobody si voltò verso i compagni.
“Attacchiamo” dichiarò, sommesso.



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Dunque, dunque, come di consueto un grazie a tutti i lettori e i recensori del precedente capitolo ^^ Sono contenta soprattutto che non abbiate trovato Nina e il suo "cadere tra le braccia del nemico" troppo OOC. Whoohoo! Ce l'ho fatta XDD
Per questo capitolo, dove un bel po' di nodi vengono al pettine, grazie in particolare a Shainareth per il betaggio, e per quel paragone tra Nina e una gattina arruffata che alla bruna Otome sta benissimo; un altro ringraziamento va a Solitaire per le continue consulenze e chiacchierate. Anche se non farò mai diventare Zexion l'emo che piace tanto alle ragazzine, una seconda occhiata a quello che dico su di lui non fa mai male.
Altro ringraziamento davvero speciale a Kezya, who doesn't know Italian but she's reading this story anyway with the help of Babelfish. Thank you so much, my dear. And now... you know, it's a good thing to have Polish colleagues--->
Moja droga,
Naprawdę bardzo mi przykro, że musisz czytać tą historyjkę z Babelfish; obiecuje że w wolnej chwili zabiorę się za jej tłumaczenie choć zdaję sobie sprawę, że nie odniesie ona wielkiego sukcesu. Nie jest to para ktorą ludzie chętnie ogladają, co więcej, żaden bohater rodzaju męskiego nie ginie okrutną śmiercia. ;-)
Ściskam Cię mocno!

  
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