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Autore: xX__Eli_Sev__Xx    09/02/2015    1 recensioni
Incredibile quanto la guerra e la perdita possano sconvolgere la vita delle persone.
Ellie Nightshade e Henry Faircross lo sanno bene.
Nella prima guerra contro Valentine entrambi hanno perso tutto: la propria famiglia, la propria casa, le proprie certezze...
Quando Magnus Bane li porta via da Idris diretto all'Istituto di New York, sono ben consci che l'unica cosa su cui potranno fare affidamento sono loro stessi.
Per questo decidono di diventare Parabatai.
Perché avere un Parabatai vuol dire proteggersi a vicenda, amarsi incondizionatamente, essere amici, fratelli ed essere pronti a sacrificare tutto per la felicità dell'altro: essere una famiglia.
Quando la guerra mortale minaccerà di distruggere ogni cosa ancora una volta, i Cacciatori dell'Istituto di New York si ritroveranno a combattere non solo contro i Demoni evocati da Valentine e Sebastian - intenzionati a creare una nuova stirpe di Shadowhunters - ma anche contro quelli che si annidano nelle loro anime e dovranno essere pronti a perdere tutto pur di proteggere coloro che amano.
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Love Turns to Ashes

VIII

Al chiaro di luna

 
 
 Quando rientriamo all’Istituto, percorriamo la navata centrale della chiesa; i nostri passi rimbombano producendo un rumore sordo. Svoltiamo a destra e dopo aver sorpassato la biblioteca, raggiungiamo l’armeria. Entriamo e vediamo che è vuota, nessuno si sta allenando, così decidiamo di prendere due spade e improvvisare un combattimento.
Non sono spade angeliche, perciò sono meno pericolose; certo, potremmo perdere un arto, ma meglio che essere colpiti da una lama angelica.
 Mentre scaglio un fendente contro Tom, lui parla rompendo il silenzio e sormontando il rumore delle spade che cozzano l’una contro l’altra producendo un clangore metallico.
 - Tu e Alec state insieme? - chiede.
 Io sorrido, ma continuo a combattere senza perdere la concentrazione. - Io e Alec? - davvero lo pensa? Certo, siamo molto intimi e non sapendo che è gay potrebbe aver frainteso i nostri abbracci, ma… io e Alec? - No. - concludo.
 - Sicura? - chiede ancora sorridendomi con malizia.
 Schivo un fendente e lo attacco dato che ha la guardia abbassata. Lui però mi afferra per un braccio, mi fa voltare e mi ritrovo con la schiena poggiata al suo petto. I nostri toraci si alzano e si abbassano contemporaneamente e velocemente.
 - Sì, perché? - chiedo. Mi dimeno per liberarmi dalla sua presa, ma è veramente forte. Mi afferra il polso destro e fa cadere la mia spada. Mi tira a sé e i nostri visi sono a pochi centimetri l’uno dall’altro. Sento il suo respiro caldo sul mio viso, i suoi occhi sono puntati nei miei.
 Ha vinto.
 Sorride compiaciuto. - Per sapere se posso chiederti di uscire. - continua.
 Rido. - Uscire? – ci conosciamo da poco.
 - Mhm. - annuisce, poi mi lascia andare e io recupero la mia spada dal pavimento. - Ma se esci già con Henry o Jace… - azzarda.
 Io scuoto il capo, ridendo. - Henry è il mio parabatai. E Jace… beh, non fa per me. - concludo. Sono miei amici, ma non potrebbe mai esserci nulla tra noi. Jace, come ho già detto, non fa per me: troppo sarcastico e poco serio. E i legami con il proprio parabatai sono proibiti, perciò…
 - Quindi sei single. Fantastico. - dice Tom interrompendo il corso dei miei pensieri.
 Annuisco e mi avvio verso il tavolo in legno, dove poggio la spada. Lui fa lo stesso.
Mi scosto una ciocca di capelli dagli occhi. Sono tutta sudata, ho bisogno di una bella doccia. Rimetto le spade al suo posto e poi mi volto verso il nuovo Shadowhunter.
 - Allora non vedo perché dovresti rifiutare il mio invito. – mi fa notare poggiandosi al tavolo e incrociando le braccia.
 Ha ragione. Mi farà bene uscire un po’. Uscire davvero, come una ragazza ‘normale’. - D’accordo. - rispondo.
 - Bene! - esclama - Usciamo questa sera, ti va? -
 Annuisco e sorrido. - Va bene. E dove mi porti, mio cavaliere? - scherzo.
 - Sorpresa. - mi risponde con aria misteriosa.
 Scuoto il capo e lo saluto con un cenno della mano, avviandomi, rassegnata, verso la mia camera per farmi una doccia.
 
 Quando esco dalla doccia mi avvolgo un asciugamano sotto le spalle e dopo essermi pettinata i capelli esco dal bagno ed entro in camera mia.
 Quasi mi viene un infarto quando vedo Henry in piedi accanto al mio letto.
 Mi sorride e mi guarda dall’alto in basso.
 Anche se indosso solo un asciugamano non mi sento in imbarazzo, ho condiviso tutto con lui, è come un fratello. Siamo cresciuti insieme, non mi faccio troppi problemi; ma sarebbe potuto essere chiunque. Avrei anche potuto fargli male.
 - Henry! - esclamo - Vuoi farmi morire di crepacuore? Credevo fossi un demone. -
 - No, sono molto più bello di un demone. - mi fa notare, indicandosi.
 - Certo. - dico avvicinandomi. - Come mai sei qui? -
 - Ti stavo cercando. - sorride
 - Perché? -
 - Volevo sapere come stavi. - spiega.
 - Bene, grazie. - sorrido - Magnus fa miracoli con i suoi intrugli. -
 - Vedo. - sorride e mi scompiglia i capelli.
 - Ehi! - esclamo facendogli il solletico - Li ho appena pettinati! -
 - Oh, davvero? - dice -A me sembrano ribelli come sempre.-
 - Ah, ah. Divertente. -
 Continuo a fargli il solletico e lui per fermarmi mi cinge i fianchi. - Il solletico no! - esclama ridendo. Mi tira a sé e insieme cadiamo sul letto. Sento le coperte fredde sfiorarmi le spalle. Il viso di Henry è a pochi centimetri dal mio e i nostri respiri seguono lo stesso ritmo. I nostri occhi sono incatenati; sento le sue mani scorrere sui miei fianchi, sopra l’asciugamano.
 Il battito del mio cuore aumenta.
 Arrossisco.
 Ho appena detto che non mi sono mai sentita in imbarazzo con Henry. Ma che mi prende?
 Mi sfiora la guancia con una mano e sorride.
 Io mi schiarisco la voce e mi alzo in piedi, lui rimane per un po’ dov’è e poi si mette seduto per guardarmi negli occhi.
 - Stasera andiamo da Magnus per levare un blocco mentale dalla mente di Clary. - dice rompendo il silenzio. - Vieni anche tu? - chiede.
 Scuoto il capo. - Mi piacerebbe, ma ho già un impegno. - sorvolo su quale sia per evitare che mi faccia domande e mi risistemo l’asciugamano che stava scivolando.
 - Quale? –
 Ecco, appunto, me lo aspettavo.
 - Esco. - rispondo vaga.
 - Con Tom? - chiede. Probabilmente anche lui ha rifiutato di andare da Magnus dicendo che aveva un impegno.
 - Sì. - dico.
 - Immaginavo. - si alza in piedi e si avvia verso la porta.
 - Tutto qui? - domando. È venuto qui per chiedermi questo e ora se ne va senza nemmeno salutare? Non ha mai avuto un caratteraccio simile.
 - Sì, è tutto. - conclude e poi esce sbattendo la porta, lasciandomi sola.
 
 Alle otto esco dalla mia camera dopo aver sistemato, o meglio tentato di sistemare, il disastro che la invadeva da giorni. Indosso dei jeans attillati, degli stivali e una canottiera nera con una scollatura a V sulla schiena. Mi sono vestita “da ragazza”. Izzy usa ricordarmi spesso che mi vesto troppo da maschiaccio e che dovrei rifarmi il guardaroba, ma a me non interessa molto.  
 Quando raggiungo la biblioteca, vedo che Tom è lì davanti che mi aspetta. Mi vede avvicinarmi e mi sorride. Anche lui è vestito bene, ha dei jeans neri e una camicia bianca che lascia intravedere i muscoli scolpiti.
 - Ciao. - dico fermandomi a qualche passo da lui.
 - Ehi. Sei bellissima. - mi dice.
 Sorrido e sento di nuovo le guance avvampare di rossore. - Grazie. Anche tu stai benissimo. –
 - Vogliamo andare? -
 Annuisco e insieme ci avviamo verso l’uscita.
 
 Mezz’ora dopo arriviamo davanti ad un piccolo locale e dopo esserci seduti e aver ordinato consumiamo un’abbondante e raffinata cena a base di hamburger e patatine.
 Tom mi descrive ogni angolo di Londra e Stoccolma. Mi parla dell’Istituto, del clima uggioso e dei demoni che ha ucciso con il suo parabatai. Se fossi una ragazza normale, sentir parlare di queste cose mi annoierebbe, invece, in quanto Shadowhunter, le trovo meravigliose.
 Una volta finito, Tom si offre di pagare, nonostante io mi opponga, e dopo usciamo per una passeggiata.
 - Dove andiamo? - chiedo.
 Lui sorride. - Long Island? -
 - D’accordo. - dico dopo averci pensato.
 
 Quando raggiungiamo la spiaggia, mi tolgo gli stivali e immergo i piedi nell’acqua. È fredda, ma è piacevole. Le onde del mare producono un rumore regolare e rilassante.
 Tom mi si avvicina e quando mi volto, vedo che mi sta sorridendo.
 - Per essere uno che arriva da Stoccolma, te ne intendi di New York. - dico.
 Fa spallucce. - Sono sempre stato bravo in geografia. -
 Rido.
 Cominciamo a camminare lungo il mare osservando la luna che si riflette sulla superficie creando dei disegni argentei. Proprio come il lago di Central Park, è uno spettacolo bellissimo. Il vento caldo ci scompiglia i capelli e quando uno ciocca mi cade davanti agli occhi, Tom me la scosta, portandola dietro l’orecchio.
 Sorrido e abbasso la sguardo.
 - Hai degli occhi bellissimi. - mi dice.
 - Grazie. - rispondo, ma non so come ribattere. Anche i suoi sono bellissimi, ma sarebbe troppo imbarazzante dirglielo. Così mi limito a sorridere. Lui ricambia il sorriso e poi riprende a camminare. - Ehi? - sbotto rompendo il silenzio alquanto imbarazzante. - Ce la facciamo una corsa? -
 Tom si volta e mi guarda di sottecchi. - Bella idea. -
 Mi infilo gli stivali e mi fermo accanto a lui. Gli sorrido e poi parlo. - Al tre? - chiedo.
 Lui annuisce.
 - Uno. - comincio. - Due… Tre! -
 Cominciamo a correre e dopo pochi secondi lo supero. I miei stivali affondano nella sabbia e mi rallentano la corsa, ma sono sempre stata abbastanza veloce, perciò in poco tempo ci siamo allontanati parecchio.
 - Sei lento! - grido, voltandomi.
 Lo vedo ridere a crepapelle. - Io sarei lento?! -
 - Sì! -
 - Questa me la paghi! - esclama.
 Io rido e accelero ancora di più il passo. Quando penso di averlo seminato, lui è di nuovo lì accanto a me. È velocissimo, non capisco come possa avermi raggiunta. Mi afferra per i fianchi, bloccandomi e facendomi perdere l’equilibrio. Insieme cadiamo a terra sulla sabbia. Lui atterra di schiena e io gli cado addosso poggiandogli le mani sul petto. Posso sentire il suo cuore battere attraverso la camicia sottile; il mio viso è così vicino al suo che posso vedere tutte le sfumature dei suoi occhi verdi.
 - Ti ho presa. - mi sussurra e poi ribalta le posizioni, facendomi sdraiare sulla schiena.
Sento il suo corpo premere contro il mio. Mi sfiora la guancia con una mano per pulirla dalla sabbia e io gli sorrido.
 - Sì, mi sbagliavo. Sei davvero veloce. - sussurro osservando ogni centimetro e ogni angolo del suo viso.
 Alla fine si alza in piedi e mi tende una mano; mi aiuta a mettermi in piedi e poi parla: - Dovremmo rientrare. -
 Ha ragione. È già mezzanotte.
 
 Torniamo all’Istituto tentando di non fare rumore per non svegliare tutti con il nostro fracasso. Stiamo ancora ridendo per la corsa e perché continuo a prendere in giro Tom. Lui sta al gioco, è divertente. Ho scoperto che andiamo molto d’accordo, è carino, simpatico e stranamente normale per essere un Cacciatore.
 Attraversiamo la chiesa illuminata dalle torce di stregaluce e oltrepassiamo la biblioteca per raggiungere il corridoio che porta alle nostre stanze. Non incontriamo nessuno nel tragitto, il che è un sollievo, almeno non rischiamo che ci vengano poste domande imbarazzanti.
 Quando arriviamo al bivio che separa il corridoio delle stanze maschili da quello delle stanze femminili e dobbiamo separarci, ci fermiamo.
 Tom poggia una spalla al muro e incrocia le braccia davanti al petto.
 Mi volto verso di lui e sorrido. - Grazie per la serata. - dico.
 Lui mi sorride a sua volta. - Grazie a te. Sono stato benissimo. -
 - Anche io. - ribatto. È vero, mi sono divertita. Anche con Henry, Jace e Alec mi diverto, ma è diverso. Facciamo cose da Shadowhunter e abbiamo anche un rapporto diverso. Con Tom mi sono sentita come una ragazza normale, una ragazza di quasi diciott’anni che si diverte con un amico correndo sulla spiaggia.
 - Spero lo rifaremo. - aggiunge staccandosi dal muro e avvicinandosi.
 - Certo. – dico. - Mi farebbe piacere. - lo vedo sorridere ancora. Ha un sorriso che gli illumina il volto e che farebbe sentire bene e a suo agio chiunque. - Beh, buona notte. - concludo.
 - Anche a te. - sussurra lui.
 Poi, proprio mentre sto per voltarmi per allontanarmi, mi afferra per un braccio. Esercita una leggera pressione per attirare la mia attenzione, poi aumenta la presa e quando mi volto, mi tira a sé. Poggia le sue labbra sulle mie e prima che possa accorgermene, ci stiamo baciando. Le nostre labbra si muovono a ritmo e si incastrano perfettamente le une sulle altre; gli circondo il collo con le braccia e mi alzo in punta di piedi per coprire i centimetri che ci separano. Mi circonda la vita con le braccia e poi mi accarezza i fianchi con le mani. Gli sfioro le guance con le mani e mi stringo a lui ancora di più.
 Quando ci separiamo, i nostri occhi si incatenano.
 L’ho baciato. Ho appena baciato un ragazzo.
 È stato… fantastico.
 - Ora sarà una buona notte. - sussurra Tom e poi si allontana.
 
 Quella notte non riesco a chiudere occhio.
 Il bacio mi ha sconvolta; in positivo ovviamente.
 Ho il cuore che galoppa nel petto, le farfalle nello stomaco e sento le guance bollenti.
 Era la prima volta che baciavo un ragazzo, la prima in assoluto, non avevo mai pensato davvero all’amore o all’avere un ragazzo. Non avevo nemmeno mai preso in considerazione che potesse piacermi Tom.
 Lo conosco da così poco tempo, appena qualche giorno…
 Ma adesso, non riesco a comprendere come potessi vivere prima senza averlo baciato, senza averlo stretto a me, senza averlo anche solo sfiorato…  
 Sento qualcosa, all’altezza dello stomaco. Una sensazione meravigliosa…
 Oh, per l’Angelo.
 Credo di essermi innamorata.
 
ANGOLO DEL MOSTRICIATTOLO CHE SCRIVE
Ciao a tutti!
Rieccomi qui, come promesso, con l’ottavo capitolo della mia long.
Che dire? Non c’è nulla da spiegare, credo: è tutto incentrato sui nostri due amici, Ellie e Tom e il loro primo appuntamento… *.* Aaaaw, quanto mi è piaciuto scrivere questo capitolo! ;)
Anyway, spero che vi piaccia, ci ho messo molto impegno, anche se so bene che potrebbe migliorare ancora.
A Lunedì con il prossimo, baci,
Eli
   
 
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