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Autore: Lights    09/02/2015    11 recensioni
Proiettili di ghiaccio si può considerare il seguito di Metodo Scientifico, ma può essere seguita anche senza aver letto la precedente storia. Un nuovo gruppo, una nuova dinamica, un cattivo invisibile che miete il panico in diverse città, e ora è approdato anche a Starling City.
Oliver si dovrà confrontare con il nuovo cattivo ma non sarà solo, al suo fianco ha una nuova squadra, e poi c'è lei: Felicity Smoak, ma sarà come prima? Scopriamolo insieme. Buona lettura, Lights.
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Felicity Smoak, Oliver Queen, Roy Harper
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Proiettili di Ghiaccio

 

- 7 -

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I proiettili iniziarono ad abbattersi su di loro come una pioggia incessante. Il rombo della moto echeggiò nell’aria.

- Barriera! – Urlò Lanterna Verde con tono deciso.

La raffica della sparatoria cessò di botto e il gruppo venne avvolto dal silenzio.

- State tutti bene? – Hal Jordan osservò con sguardo critico ognuno di loro soffermandosi sul braccio di Oliver che cingeva la vita di Felicity.

Oliver si alzò in piedi e porse la mano a Felicity. Lei la guardò per qualche istante, esitante, e poi, scossa dall’intensità con cui Oliver la stava fissando, fece scivolare la mano nella sua. Oliver gliela strinse prontamente e l’aiutò a mettersi in piedi.

Felicity inspirò piano, l’essenza che poco prima l’aveva avvolta le invase le narici, stordendola.

- Ciao, Oliver… - Iniziò piano, pronunciando il suo nome con un tono talmente profondo che rimase stupita di se stessa.

Lui le sorrise. Appoggiò la mano sulla sua guancia e con il pollice le tolse delicatamente una lacrima.

Felicity chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dai ricordi, mentre il suo cuore si trasformava in un uragano di emozioni contrastanti.

- Lanterna, sei riuscito a capire da dove sparava? – La domanda di Batman interruppe il silenzio.

- No. – Rispose. – I colpi erano invisibili e piovevano a raffica, ho pensato solo a proteggervi. – Terminò osservando Felicity che, riportata alla realtà da quella domanda, si era scostata da Oliver.

- Questo cos’è? – Domandò Andrew inginocchiandosi a terra per raccogliere un campione.

- Cosa hai trovato? – Si avvicinò Batman.

- Non lo so, una specie di liquido rosso con una strana consistenza. Dovrò analizzarlo in laboratorio. – Sollevò il volto e osservò i tetti dei palazzi.

Lanterna Verde intuendo il suo pensiero lo precedette. – Vado io.

- Aspetta! – Lo fermò Felicity. – Qui ci sono dei fori. – Indicò la parete vicino a loro.

- Riesci a individuare la traiettoria? – Lanterna Verde l’affiancò e le appoggiò la mano sulla spalla.

Felicity chiuse gli occhi e richiamò nella mente la planimetria del luogo e iniziò a tracciare una serie di linee per determinare il punto di sparo.

Aprì lentamente gli occhi mentre gli ultimi calcoli si completavano.

- Prova di là, ci sono troppe variabili e non è neanche detto che questi fori possano essere stati causati dagli spari che ci hanno coinvolto.

- Va bene, a più tardi… - Lanterna Verde stava per andarsene quando Felicity lo bloccò per il braccio.

- Stai attento, - Quasi lo sussurrò. In risposta lui le sorrise.

- Bionda, tu cerca di non dare troppa confidenza al nuovo arrivato… - E avvicinandosi al suo orecchio. – Lo sai che poi divento geloso. – Le fece l’occhiolino e andò via.

Felicity rimase a bocca aperta, senza riuscire a dire nulla per quella sfrontatezza. Oliver strinse la presa più saldamente sull’arco.

- Io… - Si voltò verso Oliver, imbarazzata, e fuggì dal suo sguardo che non la perdeva di vista neanche un secondo. Indietreggiò di qualche passo, sentendosi colpevole anche se non sapeva per cosa esattamente.

- Felicity, - Andrew richiamò la sua attenzione. – Andiamo, ti porto a casa.

Oliver lo bloccò appoggiando pesantemente la mano sul petto di Andrew.

- Tu non la porti da nessuna parte. – Ordinò con voce bassa e seria.

Andrew lo guardò nervoso. Si scrollò di dosso la mano di Oliver e fece un passo in avanti.

- Andiamo, - Afferrò il braccio di Felicity.

- Lasciala stare! – Oliver lo ammonì facendogli mollare la presa con un colpo secco.

- Non ti immischiare, Arrow!

Oliver si frappose tra loro e guardò Andrew dritto negli occhi, che indietreggiò di un passo.

Andrew si sporse oltre la spalla di Oliver, osservando Felicity per un attimo. – Felicity… - La invitò con la mano.

Oliver strinse forte la presa sull’arco. Un lampo guizzò nei suoi occhi, inforcò la freccia e lanciò.

- OLIVER! – Gridò Felicity atterrita.

Andrew cadde disteso sull’asfalto.

Felicity si afferrò la testa tra le mani scivolando a terra.

Fu un attimo. Le luci dei lampioni e delle case iniziarono a spegnersi e ad accendersi, gli antifurti delle auto si attivarono e i semafori andarono completamente in tilt, fino al totale blackout.

Andrew si asciugò con il palmo della mano il sangue che gli colava dal viso e gattonò verso Felicity.

- Ehi, - Batman afferrò tra le mani la testa di Felicity e appoggiò le dita sulle tempie, - Shhh, - Soffiò dolcemente sul suo viso. – Calma, ora. Rilassati. – Iniziò con tono pacato e carezzevole per farla tranquillizzare. – Brava, così. Respira. Controlla il tuo potere.

Piano, piano la normalità tornò in strada.

Felicity riprese a respirare normalmente. Batman si rilassò anche lui, adagiando le labbra sulla fronte di Felicity. – Brava. Non è successo niente, ha solo bloccato un malvivente che aveva intenzione di rubare un auto.

Felicity sgranò gli occhi. Sollevò lo sguardo prima su Batman e poi su Andrew accanto a lei.  Trattenne il singulto alla vista del lungo taglio che solcava la guancia di Andrew. Passò le dita sul suo viso, togliendogli il sangue residuo.

- Sto bene, - La rassicurò Andrew a occhi chiusi.

Felicity sorrise appena, e poi si voltò verso Oliver.

Si alzò in piedi e lo fronteggiò.

- Sei impazzito? – Domandò con rabbia Felicity. – Cosa volevi dimostrare? – Colpì con il pugno il petto di Oliver. – Sono stata io a decidere di andarmene, non lui. – Sferrò un altro pugno, con più collera. – Prenditela con me invece di incolpare gli altri per quello che sono stata io a fare. – Altri pugni, mentre le lacrime le rigavano il viso. –Ho deciso io di lasciarti libero dal peso della mia malattia, di lasciarti vivere senza morire con me. Io...

Oliver rimase fermo senza reagire, colpito da quella verità.

Felicity stava per sferrare l’ennesimo debole pugno, quando Batman le bloccò la mano.

- Ora basta. – Decretò con il suo tono severo.

 

 

 

- Signorina Smoak, - Felicity si voltò. Era seduta sul bordo della piscina immersa nei suoi pensieri.

- Alfred. – Disse sorpresa e l’ologramma del labirinto che aveva creato si dissolse nell’aria.

- Le ho portato la cena.

Felicity sorrise. – Non ho fame. – Ciondolò la gamba nell’acqua.

- Lo so, - Alfred appoggiò il vassoio sul tavolino e le si accostò. - Ma è appena uscita dall’ospedale e deve mangiare qualcosa se non vuole svenire per terra.

Felicity rimase in silenzio. – Solo tu potevi trovare la strada del labirinto. – L’osservò con la coda dell’occhio. – Prima o poi mi spiegherai come ci riesci, eppure creo l’ologramma del labirinto proprio per evitare che mi trovino… ma tu… – Accennò un sorriso.

Alfred era in piedi, qualche passo dietro di lei, con le mani giunte, e la guardava con quei suoi occhi dolci e comprensivi.

- E quante volte ti ho detto di chiamarmi Felicity? Signorina Smoak è troppo formale.

- Signorina Smoak, - Felicity sorrise dolcemente. – Il ruolo che mi compete m’impone il formalismo. Ora si alzi e venga a mangiare, prima che si raffreddi. Ho fatto cucinare a Dorothea il suo piatto preferito: cosce di pollo in crosta, leggermente piccante, adagiato su una crema di funghi e patate al forno.

Felicity si leccò le labbra istintivamente. Alfred si avvicinò e le offrì l’asciugamano per asciugarsi i piedi.

Inspirò profondamente e si piegò al volere dell’anziano maggiordomo. In fondo Alfred era l’unica persona che riuscisse realmente a tenere a bada Bruce Wayne nei suoi momenti di autorevolezza sfrenata.

- La lascio gustare il suo pasto in pace…

- Alfred… - Felicity pronunciò il suo nome senza distogliere l’attenzione dal piatto che aveva di fronte.

- Sì, signorina Smoak?

- Resta.

L’uomo sorrise, intenerito dalla visione confusa e imbarazzata della giovane di fronte a sé.

- Alfred… - Riprovò Felicity.

- Sì, Signorina Smoak.

- Secondo te è possibile che un sentimento provato in passato, talmente forte e struggente da sconvolgerti la vita, possa scomparire di punto in bianco? Come può il passato essere cancellato dal presente?

Alfred inspirò piano provando un’immensa tenerezza per quella ragazza.

- Si dia del tempo, Signorina Smoak. Ha appena riscoperto la sua vita, non può pretendere di ritornare indietro come se nulla fosse, come se il suo presente non fosse importante e così rilevante. La sua nuova vita, e non mi riferisco solo al suo ruolo di Black Queen, ha un peso profondo. In questi mesi lei ha reagito, si è reinventata e cosa fondamentale non si è arresa. È andata avanti e ora non può chiedere a se stessa di tornare indietro sui suoi passi.

La forchetta scivolò dalla mano di Felicity cadendo nel piatto. Il tintinnio sottolineò l’importanza del discorso di Alfred.

- Faccia chiarezza dentro di sé e il cuore le darà le risposte che cerca alle domande sul Signor Queen… - Si sporse verso di lei per recuperare il piatto. – E sul Signor Jordan. – La guardò brevemente negli occhi e poi si congedò.

Felicity aprì un paio di volte la bocca per ribattere ma non riuscì a trovare le parole.

Sospirò mentre con gli occhi seguiva l’uscita dell’uomo. Si portò l’indice e il pollice all’attaccatura del naso e si massaggiò debolmente.

Si sentiva stanca, troppe cose erano accadute in poco tempo.

Dopo lo scontro si era rifugiata in quel posto, lasciando dietro di sé una serie di ologrammi che aveva intrecciato in un fitto percorso di cunicoli per proteggersi dagli altri… e da lui.

Non era ancora pronta per affrontare il passato, per affrontare Oliver, e forse non lo sarebbe stata mai.

Il suo presente era troppo diverso e intenso dal suo passato, ma l’aveva cambiata veramente? Si sentiva più forte, più determinata. Ora non era più una spalla ma una parte attiva di una squadra di eroi, lei stessa forse era un pochino un eroe.

Scosse la testa.

In verità aveva solo paura. Paura di affrontare Oliver. Paura di scoprire che il grande sentimento che provava, o aveva provato, per lui fosse rimasto sull’isola in cui, per tutto quel tempo di lontananza, si era rifugiata inconsciamente.

- Black Queen, - mormorò a bassa voce.

- Mi fa piacere constatare che ti ricordi ancora chi sei. – La canzonò Hal palesando la sua presenza.

Felicity fece scivolare lo sguardo sulla figura dell’uomo, il suo sorriso la rilassò e lei ricambiò in automatico.

- Ciao, - Disse piano, alzandosi in piedi.

L’uomo le andò incontro e l’accolse tra le sue braccia. – Mi sei mancata in questi giorni.

Felicity strusciò il viso sul suo petto e annusò il suo profumo: aria, cielo, nuvole, brezza del mattino, calore del sole.

- Io credevo di no, non sei neanche venuto in ospedale. – Puntigliò. – Evidentemente avevi altro da fare. – Si staccò da lui infastidita, mentre un ghigno divertito comparve sulla sua bocca.

- Questo è un colpo basso, bionda!

Felicity si avvicinò al bordo della piscina. Immerse il piede, stando in equilibrio. L’acqua era leggermente tiepida. Osservò con la coda dell’occhio Hal che a braccia conserte aspettava una sua mossa.

Non ci pensò su e con un colpo forte calciò l’acqua nella direzione di Hal, che per la sorpresa non riuscì ad evitare gli spruzzi.

- Piccola impertinente! – Si fiondò su di lei.

Felicity indietreggiò di qualche passo sul bordo della piscina e scoppiò a ridere.

- Mi hai bagnato! – Protestò Hal fronteggiandola.

Felicity si strinse nelle spalle e gli fece la linguaccia.

- Ah sì? – Hal la spinse per la spalla e Felicity perse l’equilibrio, cadendo in piscina.

Riemerse poco dopo sputacchiando acqua, mentre le risate di Hal si diffondevano nell’aria.

- Spero che tu ti sia divertito abbastanza.

- Può essere. – Con un cenno della mano, la sollevò in aria avvolgendola nell’asciugamano caldo e poi la condusse a sé.

- Ti perdono solo perché il tuo tocco da eroe è stato provvidenziale. – Disse con voce tremante mentre si godeva il diffondersi del calore emanato dalla stoffa. – Siamo pari, comunque.

Felicity alzò il viso verso di lui. Incontrò i suoi occhi che la osservavano seri, riuscendovi a scorgere, per una rarissima volta, quello che celavano.

- Non ancora. – Terminò Hal abbassandosi su di lei. - Scusami...

- Per cosa? - Chiese incerta Felicity.

- Per questo.

Hal le sfiorò le labbra lentamente, attese qualche secondo per poi spingere più a fondo il contatto. Felicity, dopo l’attimo di sorpresa, rispose al bacio. Socchiuse le labbra e si lasciò accarezzare dalla sua lingua.

Hal la circondò con le braccia e la strinse più a sé.

Felicity s’immerse in quelle sensazioni. Si perse nei ricordi, si lasciò andare alla presa calda di quelle mani sul suo viso. Oliver.

S’irrigidì tra le braccia di Hal che accorgendosi interruppe il bacio.

- Io… - Tentò Felicity.

Hal accennò un sorriso che però assomigliava più a una smorfia contrariata e triste.

- Io… - Riprovò Felicity.

- Capisco. – Rispose asciutto e andò via.

- Hal! Aspetta.

Felicity entrò nella stanza di corsa ma si scontrò contro il petto di Oliver.

- Oliver… - Disse piano, in risposta allo sguardo che lui le stava rivolgendo. – Io… - Ripeté, ancora una volta senza riuscire a trovare le parole.

- Scusami… - Oliver interruppe il silenzio. – Ho sbagliato stanza. Buonanotte.

E senza darle il tempo di aggiungere altro, Oliver se ne andò.

Felicity rimase ferma in quella posizione per diversi minuti. Non osava muoversi. Non si capacitava di quello che era successo. Passato contro futuro: una guerra impari.

- Felicity… - Una voce alle sue spalle, la richiamò con dolcezza.

Si voltò, restò un attimo sorpresa di trovarlo lì, ma poi si tuffò tra le sue braccia.

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

 

 

Angoletto di Lights

 

Eddai! Non linciatemi :D

Lo so, questo capitolo fa soffrire anche a me, ma sarebbe così facile e ahimè, così sbagliato, fare subito l’happy ending che sarebbe una forzatura, non trovate?

La parte finale l’ho riscritta un paio di volte, per mia fortuna ho al mio fianco jaybree e vannagio (i miei più grossi ringraziamenti vanno sempre a loro) che mi aiutano a tenere in IC i personaggi.

Sarebbe stato fin troppo facile descrivere un Oliver Queen incazzato e arrabbiato ma non sarebbe stato lui, avrei potuto giocare facile ma che gusto c’è? È molto più difficile confrontarmi con il suo carattere e non stravolgere il personaggio.

Vi prometto, che con il prossimo capitolo, ci sarà una piccola gioia, ovviamente dipende dai punti di vista, ma posso dirvi che amo particolarmente il prossimo capitolo e spero anche voi lo amerete.

 

Qui appare il mitico Alfred, al momento è solo una comparsa veloce, ma sono sicura che lo ritroveremo ancora, confido in lui ;)

 

 

Hal e Felicity come sono carini, si andrà oltre? Chissà.

 

 

 

Vi rinnovo l’invito: se volete c’è il gruppo di FB [OLICITY] Oscure Lotte Illecite Creano Incontri Troppo Yeah per parlare di tutto e di più!

 

 

 

 

E ora... un piccolo regalino: vi ho scritto una sciocchezzuola per San Valentino, Sabato 14 febbraio ve la pubblico, giusto per farmi perdonare un po' ;)

 

 

 

Bene carissimi/e per ora è tutto, lascio a voi i commenti, e noi ci rileggiamo lunedì

   
 
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