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Autore: Herm735    09/02/2015    3 recensioni
Quando Callie Torres si trasferisce da Miami ad un paesino vicino Seattle le prime ragazze con cui stringe amicizia fanno parte della squadra di calcetto femminile del suo liceo, un mondo da cui Callie è subito affascinata. Liceo, primi amori, calcetto e Calzona.
Genere: Commedia, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Addison Montgomery Sheperd, Arizona Robbins, Callie Torres, Meredith Grey, Teddy Altman
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Scusate infinitamente il ritardo, purtroppo è un periodo molto impegnato, cercherò di essere più puntuale!
Buona lettura!






Incertezza


“Ok. Ho la formazione che intendo mettere in campo domani per la prima partita, sedetevi ed ascoltate attentamente. Avete fatto tutte un ottimo lavoro, ma purtroppo quattro di voi dovranno rimanere in panchina. Ci tengo a specificare che quelle fatte oggi non sono scelte definitive, ma potrebbero esserci cambiamenti nel corso della stagione. Inoltre, vi ricordo che i provini sono sempre aperti per nuove ragazze, quindi nessuna di voi può pensare di non impegnarsi, neanche quelle che non hanno una che giochi nel suo ruolo in panchina” ci ricordò l'allenatrice. “Detto questo, ecco chi partirà titolare. Bailey, in porta. Izzie, mi dispiace, per questa volta sei in panchina. In difesa, al centro a sinistra, Altman, a destra Montgomery. Terzino sinistro Lexie, a destra invece April. A centrocampo, in posizione arretrata Fields, sulle fasce Cristina a sinistra e Meredith a destra, con Reed al centro. In attacco Robbins a sinistra e Torres a destra.”
Stavamo uscendo dalla palestra quando Cristina ci si avvicinò, passando un braccio attorno alle spalle di entrambe.
“Vinceremo così alla grande questa partita che sarà quasi vergognoso. Le faremo fuori così velocemente che non sapranno neanche cosa è stato. Mi raccomando, fate esercizi per i muscoli domani mattina appena sveglie, non correte per nessun motivo, fate attenzione all'alimentazione...”
“Sì mamma” fu la risposta irritata di Arizona.
“Oh, e mi raccomando. Niente sesso Rockstar.”
“Cristina!” la riprese Arizona.
Alle nostre spalle, Meredith, Addison e Teddy scoppiarono a ridere.
“Con chi dovrei fare sesso nelle prossime dodici ore?” chiesi, ridendo.
Con Arizona” rispose con noncuranza, indicando la bionda che aveva sotto il braccio che non era attorno alle mie spalle. Io la guardai come se fosse impazzita. “Aspetta...perché voi due state insieme, non è vero?” chiese bloccandosi all'improvviso.
Io e Arizona avevamo deciso di prendere le cose con calma, di non dire niente di niente a nessuno, così entrambe la guardammo facendole intuire l'ovvia risposta.
“Oh. Oh, no. Perderemo la partita. Perderemo così alla grande questa partita che sabato non saremo in grado neanche di uscire di casa per la vergogna.”
Io e Arizona ci guardammo e scoppiammo a ridere, andandocene dalla palestra, mentre Cristina iniziava a spiegare la sua tesi anche alle altre. Secondo lei, io e Arizona avevamo bisogno di fare sesso per giocare davvero bene insieme. Eravamo troppo abituate a giocare l'una contro l'altra, che per giocare così a stretto contatto dovevamo per forza avvicinarci anche fisicamente. Quando Cristina mi aveva esposto questa tesi per la prima volta avevo riso così tanto da sentirmi fisicamente male.

“E se facciamo schifo?”
Eravamo al telefono, quella sera.
“Non faremo schifo, Arizona.”
Fu silenziosa per qualche momento.
“Ma se facessimo schifo?”
Io risi.
“Non ridere, Calliope. Il calcio è tutto ciò che è mio. Solamente mio. Quando gioco, allora è come se esistessi, se fossi reale, mentre tutto il resto del tempo è come se mi trovassi nella bozza di un disegnatore di fumetti alle prime armi. Tutto il mondo, me compresa, è a tratti incerti, è indefinito, e non ho certezze. Ma quando sono sul campo è come se fossi all'improvviso dentro uno schermo ad alta definizione. Tutto ha molto più senso.”
“Ti prometto che non faremo schifo” risposi dopo qualche istante.

“Ok. I numeri delle magliette verranno assegnati da me, in base alla posizione che occupate in campo. A nessuna di voi è concesso lamentarsi per il numero che le viene assegnato. Bailey, giochi con il numero 1, Montgomery con il 2, Altman 3, Lexie, 4” mentre elencava i numeri consegnò le magliette. “April, 5. Fields, 6. Yang, 7. Adamson, 8. Meredith 9. Callie e Arizona, ne abbiamo discusso a lungo. Dovete giocare a stretto contatto, contiamo su di voi, perché Reed dovrà rimanere spesso in difesa, qualche volta saliranno ad aiutarvi Meredith e Cristina. Robbins, rimani più indietro, mentre tu, Torres, sempre il più avanti possibile nei limiti del fuorigioco. Sei la nostra prima punta, quasi tutti i goal che segneremo saranno tuoi. Arizona, stai sulla sinistra, giochi col 10. Callie, tu prendi l'11. Robbins, ricorda la fascia da capitano prima di entrare in campo.”
Uscì dagli spogliatoi, lasciandoci cambiare.
“Sei nervosa?” mi chiese Arizona.
“No, sono calma tutto sommato” risposi distrattamente. Poi lei si tolse la maglietta. “E...ora non lo sono più” pensai.
Arizona uscì per prima, si presentò all'arbitro, partecipò al lancio della moneta. La raggiunsi quando ci disse che dovevamo battere per prime.
Quando entrai in campo mi sentii come se stessi per cadere da un momento all'altro. Il cuore mi martellava nel petto dall'agitazione. Le nostre magliette erano rosse, mentre i pantaloncini neri.
“Non ho mai giocato una partita in una vera squadra” dissi ad Arizona mentre raggiungevamo la metà campo.
“Questa non è una vera squadra. È solo un torneo scolastico” mi rassicurò. Mi sorrise. “Ricordi come hai segnato il primo goal quando hai giocato contro di me per la prima volta?” mi chiese, sistemando il pallone al centro.”
“Sì.”
“Pensi di fare centro da qui?”
“Non lo so. Non credo. Potrei provare” proposi.
“Siamo date come sfavorite nel campionato. Tutti pensano che arriveremo ultime. La squadra contro cui giochiamo oggi, loro sono le terze favorite per il primo posto.”
“Non credo che sia una buona idea tirare da qui” affermai allora.
“Ok” rispose, sorridendomi. “Allora lo farò io.”
Io risi, preparandomi ad assecondarla. “Mi sembra giusto che il primo tiro sia del capitano” sussurrai.
Ci fu il fischio dell'arbitro. Io le passai il pallone. Un passo in avanti. Due. Poi il tiro.
“Sei totalmente impazzita?” urlò Cristina nella mia direzione.
Mi limitai a sorridere, guardando la palla che entrava in porta.
Arizona si voltò ed io le detti il cinque.
Per tutto il primo tempo ci tenemmo molto sulla difensiva. L'unico goal che segnai fu su calcio d'angolo, mentre una di loro fece una rete su contropiede.
“Adesso iniziamo a giocare sul serio” sussurrò Arizona mentre rientravamo in campo.
Teoricamente, nel campionato, c'erano solo due squadre nettamente più forti di quella contro cui stavamo giocando quel giorno.
Pensai che si fossero sbagliati, perché la partita finì 6-1, ed io segnai quattro goal in risposta ai due di Arizona.
Quando avevo segnato l'ultimo, Cristina mi aveva abbracciato. Pensai che si sentisse male o qualcosa del genere.
L'arbitro fischiò la fine ed Arizona mi abbracciò immediatamente.
“Questa è la prima volta che la squadra femminile della nostra scuola vince da sette anni. La difesa era così incapace l'anno scorso che anche in una partita in cui feci cinque goal avevamo perso. Ed è merito tuo.”
Io risi. “No, invece. Il merito è di tutte. Non avrei potuto fare un bel niente da sola.”
Uscii dal campo con un braccio attorno alle spalle del Capitano. E durante la partita, per la prima volta, avevo capito perché tutti si ostinavano a chiamarla in quel modo.

“Alla prima vittoria di una lunga serie” brindò Cristina quella sera tenendo in mano una birra.
“Ai primi quattro goal di Callie, che vincerà il premio come miglior marcatore” brindò invece Addison. Io arrossii un po', dissimulando l'imbarazzo con una piccola risata.
“Al Capitano, che ha giocato come se stesse cercando di impressionare qualcuno” disse invece Teddy, beccandosi un piccolo schiaffo da Arizona.
“E a April” propose nuovamente Cristina. “Che è riuscita a non farci perdere, nonostante gli abbia permesso di segnarci un goal.”
“Per la milionesima volta, Cristina, doveva marcarla Meredith quella lì” ripeté April per l'ennesima volta.
Tutte scoppiammo a ridere.
Arizona era seduta alla mia destra. Aveva tenuto per tutta la sera la mano sul mio ginocchio, nascosto alla vista di tutti.
“Sei dispiaciuta che siamo uscite con le altre? Invece di, sai...” mi sussurrò.
Avremmo dovuto avere un appuntamento quella sera, ma alla fine eravamo state d'accordo nel rimanere con la squadra.
“No, certo che no. Dovevamo festeggiare la vittoria” le risposi, sorridendo a trentadue denti.
Dopo cena molte delle ragazze se ne andarono, soprattutto quando arrivarono i rispettivi ragazzi a prenderle. Derek e Meredith furono i primi, seguiti da Lexie e Jackson, Cristina e Owen, Miranda e Eli. Teddy e Addison si fermarono per fare quattro chiacchiere con Henry e Mark, i loro migliori amici, mentre Lucy e Reed se ne andarono, anche loro attese dai rispettivi ragazzi. April, vedendo entrare Alex, gli si era avvicinata e aveva cercato di portarlo il più lontano possibile da Arizona. Lo facevano un po' tutte dalla sera in cui avevano litigato.
“Andiamo a casa?” mi chiese, avvicinandosi un po' di più.
Io le sorrisi e annuii.
“Ehi, Callie” mi sentii chiamare. “Hai bisogno di qualcuno che ti accompagni a casa?” mi chiese Mark Sloan.
“No, grazie. Sono apposto” risposi velocemente, uscendo insieme ad Arizona.
Per mia sfortuna, gli altri ci seguirono. E, come se non bastasse, fuori c'erano April e Alex.
“Andiamo, prometto che mi comporterò da vero gentiluomo” mi garantì, provandoci di nuovo.
Io sospirai. “Senti, non prendertela. Ma devi smetterla” gli risposi. Forse avevo esagerato, ma erano ormai due settimane che ogni giorno mi chiedeva di uscire. Avrebbe dovuto accettare il rifiuto con un po' di dignità.
“Prometto che non te ne pentirai” rispose lui, invece, passandomi un braccio sopra le spalle.
Io, di riflesso, me lo scrollai di dosso.
Non mi piaceva quando la gente mi toccava. Io non lo conoscevo neanche, quel tizio.
“Mark, devi darti una fottuta calmata” lo riprese Arizona, mettendosi in mezzo. “Hai un problema di udito, per caso? Perché ti ha detto no. Almeno una dozzina di volte. Ed è stata gentile, ma adesso stai iniziando ad esagerare. Fatti da parte. Dico sul serio, fatti da parte” gli disse duramente, poi si voltò verso Alex. “E cosa diavolo è successo a te? Eri mio amico. E adesso sei come Mark Sloan.”
“Ehi” protestò Mark. “Ma chi ti credi di...”
“Mark, sul serio. Lascia in pace Callie. Devi piantarla” gli disse anche Addison. “Devi accettare un no e smetterla di comportarti come un idiota.”
“Andiamo” mi disse Arizona piano. Mi appoggiò una mano sulla schiena e iniziammo a camminare verso casa.
Camminammo in silenzio, finché tolse la mano dalla mia schiena. Allora decisi di parlare.
“Entro domani i due idioti avranno detto a tutti che siamo una coppia” le feci notare.
“Ti infastidisce che lo pensino?”
Io scossi la testa. Per un secondo valutai se tacere o parlare. Alla fine, glielo chiesi.
“Lo siamo? Una coppia” chiarii.
Lei si bloccò di colpo.
“Io non- non lo so.”
“Mh. Forse dovremmo parlarne.”
“Ok” acconsentì. “Vuoi una cosa seria? Perché abbiamo sedici anni. Beh, quasi diciassette, ma non credo che sia questo il punto. Il punto è che tra due anni finiremo il liceo e dopo andremo per la nostra strada. E la nostra strada potrebbe non essere la stessa.”
“Aspetta, stai dicendo che tu non vuoi una storia seria, quindi?”
“Sto dicendo che potremmo finire per avere il cuore spezzato.”
“Potremmo anche aver vissuto il periodo più bello della nostra vita, quando arriverà il momento in cui avremo il cuore spezzato.”
“Quindi tu vuoi una storia seria?”
All'inizio non risposi.
“Cosa vuoi che ti dica, Arizona?”
“Dimmi la verità.”
“La verità...la verità è che forse abbiamo affrettato troppo le cose. Ci conosciamo solo da un paio di mesi, infondo. Beh, quasi tre. E come amiche andavamo alla grande. Forse dovremmo limitarci a quello.”
“Ferma, questo ha davvero qualcosa a che fare con me e noi, oppure stai semplicemente dando di matto e hai deciso di tornare ad essere etero?”
“Non sono mai stata...” avevo parlato troppo in fretta. Troncai la frase, maledicendomi.
Lei comprese ugualmente.
“Aspetta, quindi...lo sapevi già? Prima di incontrare me?”
“Certo che lo sapevo. Credi che avrei potuto fare i conti con una cosa del genere in un paio di mesi?” chiesi, guardando in basso.
Lei rimase in silenzio. Fece un passo avanti, mettendosi a meno di mezzo metro da me.
“Allora non cambierai idea?” sussurrò.
Io alzai di nuovo gli occhi, guardandola con confusione.
“Se è quello che vuoi possiamo fare un tentativo. Sai, una cosa seria.”
“Abbiamo passato ogni secondo dell'ultimo mese e mezzo praticamente sempre insieme. E ti serviva comunque sapere che puoi fidarti di me? Non hai ancora capito?” le chiesi, sentendomi all'improvviso delusa.
Lei capì dal mio tono di voce il mio stato d'animo.
“Calliope, ho solo...” lasciò in sospeso la frase.
“Paura che farò come lei” conclusi riferendomi a Joanne.
“Calliope...”
“Come ti pare, Arizona. Forse hai ragione. Una storia seria richiederebbe la tua fiducia, e immagino che sia chiedere troppo” le risposi, voltandomi e ricominciando a camminare.
Lei mi afferrò un braccio, impedendomi di proseguire. Io non mi voltai.
“Quello che hai fatto stasera, il nascondere quello che stai pensando dietro a qualcosa di diverso, questo non è abbastanza secondo me” le dissi, riferendomi a come aveva nascosto la sua paura su un mio cambio di idea dietro al non volere una storia seria per via della possibile separazione al termine del liceo.
“Vorrei essere la persona in grado di darti quello che cerchi.”
Io liberai il braccio dalla sua mano.
“Non ti ho mai chiesto niente di più di ciò che sei riuscita a darmi.”
“Ho sempre cercato di darti tutto ciò che potevo” protestò lei.
Io scossi la testa, ma neanche allora mi voltai.
“Ti sei limitata a darmi ciò che non era difficile per te.”
Ricominciai a camminare. E non mi guardai indietro.





Lo so, lo so, siamo passati all'angst! Un po' ogni tanto serve pure questo no?
Fatemi sapere che ne pensate!




  
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