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Autore: Koira    10/02/2015    2 recensioni
Ancora una volta House si ritrova impegnato in una diagnosi tutto fuorché semplice, con una paziente che in realtà ha molto più in comune con lui di quel che creda ...
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allison Cameron, Greg House, Lisa Cuddy, Robert Chase, Taylor Eric Foreman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
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Cara Annie …

 

Stava piovendo di nuovo.

Era dall'inizio del mese che non faceva altro che piovere, quasi a voler drammatizzare il mio stato d'animo, tutt'altro che gioioso. Quelli che mi lasciavo alle spalle erano stati senza dubbio i mesi più difficili della mia vita, talmente tante rinunce ero stato costretto a fare. Insomma, non è da tutti scoprire di avere una figlia ormai ventenne di cui fino al giorno prima non sospettavi neanche lontanamente l'esistenza. Figuriamoci, poi, sapere che è incinta, e che da lì a pochi mesi diventerai nonno.

Non è da tutti, appunto.

Tenere nascosta al mondo intero la mia paternità,  poi, era stata decisamente la scelta più ardua che avessi mai fatto: persino il mio migliore amico era all'oscuro di tutto. Ma tanto meglio così; Annie aveva bisogno di un padre che fosse all'altezza delle sue aspettative. Annie ... Nessuno saprà mai l'incommensurabile gioia che ho provato quando ho sentito il suo nome, prima ancora di conoscerla. Ne parlavano Cameron e Chase in corridoio, ringraziando il cielo di essere riusciti ad arrestare la sua copiosa epistassi. In pochi sapevano che quello era il nome della mia amatissima nonna materna: Anna Bernheim, si chiamava, Anna Rose Bernheim. Per gli amici, Annie. Israeliana, ma questo poco importa. Ricordavo ancora con affetto e tenerezza i suoi drammatici racconti sulla Prima Guerra Mondiale, così colmi di pathos da fare invidia al miglior scrittore di best seller. E ricordavo bene anche la sera in cui, tra un bicchiere di vino bianco e l'altro, avevo parlato di lei a Kate, triste per la morte della madre, descrivendola letteralmente come "una forza della natura", piena di gioia di vivere nonostante tutte le tragedie che aveva dovuto affrontare. "Esattamente come mia mamma", era stata la sua risposta. Ed era la verità. Samantha, la madre di Kate, era una delle persone migliori che avessi mai conosciuto in vita mia: così energica e caparbia, capace di ridere (e far ridere) persino durante le interminabili sedute di chemio. Se per caso qualcuno le faceva notare questa sua invidiabile dote, ammirandola per il modo in cui affrontava la terapia, lei rispondeva: "Dopo Auschwitz, ogni singola giornata di sole per me é una vittoria". Era per questo, mi dissi, che Kate aveva deciso di dare a sua figlia due nomi: Annie, come mia nonna, e Samantha, come sua madre. Annie Samantha Cohen. L'avevo letto sulla sua cartella clinica.

Guardai nuovamente fuori dalla finestra: aveva smesso di piovere. All'ingresso dell'ospedale, centinaia di palloncini rosa catturavano l'attenzione dei passanti, trascinati da un ragazzo sui trent'anni. Andrew aveva davvero esagerato, pensai. Non gli avrebbero mai consentito di entrare in reparto con tutta quella roba. Mentre lo osservavo, intento a districarsi fra le auto parcheggiate, non potei fare a meno di provare invidia per lui: a breve avrebbe tenuto in braccio, per la prima volta, sua figlia. Mentre io me ne stavo lì, solo, nel mio studio, intento a rimuginare sul passato, senza che Annie neppure sospettasse quale fosse il mio più grande desiderio. Né tanto meno che fossi suo padre. Il suo vero padre. Sapere che era nata una bambina e che lei aveva deciso di darle il nome di sua madre mi aveva però reso fiero; era evidente che Kate avesse fatto un buon lavoro con nostra figlia.

Kate ... Il solo pronunciare mentalmente il suo nome mi faceva rabbrividire. Ripensai alla prima volta che l'avevo vista, insieme a Gary: era semplicemente bellissima. La sua era la classica bellezza di chi non sa di possederla, un misto tra bellezza e timidezza. Parlarle, poi, se possibile, mi aveva fatto letteralmente innamorare di lei, sin dalle presentazioni. Ma il nostro era un amore proibito, che per questo rimase a lungo platonico: ancora custodisco gelosamente le lettere che ci scambiammo, centinaia e centinaia,  prima di trovare il coraggio di confessarci ciò che provavamo l'uno per l'altra. Fino a quella notte. La notte. La notte delle notti: quella in cui ci lasciammo andare, finalmente, concependo Annie.

Mi venne un'idea: ero certo che non avrei mai svelato a mia figlia la verità, ma avrei potuto scriverle una lettera. Presi carta e penna ed iniziai a comporre.

"Cara Annie,

ciao. Forse non sai nemmeno chi io sia né perché ti stia scrivendo questa lettera. Poco male: dalla brutta ed indecifrabile scrittura  avrai capito che sono un medico. Io e te non ci siamo mai realmente conosciuti, ma so comunque di averti salvato la vita, in almeno un'occasione, e questo mi é sufficiente. Beh, se non l'hai capito fin qui ...

Sono tuo padre.

Già, il tuo vero padre,  o padre biologico, se preferisci.

Mi ricordi incredibilmente tua madre, me l'hai ricordata sin dal primo momento che ti ho vista, al pronto soccorso. Caparbia, decisa, ma allo stesso tempo fragile come nessun altra ... E, ti farà piacere saperlo, anche tua nonna era così. Tu porti il suo nome, e questo, più di qualsiasi altra prova del DNA, mi ha fatto capire, anzi, mi ha dato la certezza, di essere tuo padre. Ti auguro tutto il bene di questo mondo, figlia mia. Non potrai mai sapere quanto ti voglio bene, pur senza averti mai potuta conoscere veramente.

E, sono sicuro, non leggerai mai questa lettera, che custodirò gelosamente, insieme alla corrispondenza tra me e tua madre Kate.

Tuo,

J.E.W.".

 

Arrotolai la lettera e la misi nel cassetto, consapevole che da lì non sarebbe mai uscita.

Bussarono alla porta.

<< Wilson, pranziamo? >>.

Era House.

Guardai nuovamente fuori dalla finestra: un timido sole faceva capolino dietro le nuvole.

Presi la giacca e lo raggiunsi: come diceva Samantha, "ogni singola giornata di sole é  una vittoria".

   
 
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