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Autore: Ormhaxan    11/02/2015    2 recensioni
Inghilterra, 1471. Dopo la sanguinosa battaglia di Barnet, in cui Edward IV ha perso la vita, la corona passa a suo fratello minore Richard. Re severo ma giusto, Richard prende in moglie - sotto consiglio del fratello Edmund, Arcivescovo di York - Anne Neville, vedova del suo nemico Edouard di Lancaster, Principe del Galles.
Il matrimonio, però, non sarà inizialmente felice e Richard dovrà fare i conti con una giovane e fredda sposa, un regno in tumulto e dimostrare che anche un "sole di mezzanotte" può essere caldo e luminoso come un sole splendente.
Genere: Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anne Neville, Edmund Plantagenet, Elizabeth Woodville, Richard Plantagenet / Richard III
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Richard diede disposizione ai monaci dell’Abbazia di seppellire le spoglie di Edouard di Lancaster nella navata principale, consegnò loro un’ingente somma di denaro e pregò loro di perdonare lui e i suoi uomini per aver profanato – spade alla mano e armature pregne di sangue -  un luogo sacro come quello, di esser venuto meno alla promessa non scritta di non perseguitare coloro che, disperati, cercavano rifugio nelle chiese per sfuggire alle ire del proprio sovrano e della legge.
Diede disposizione di dire messe per l’anima del Principe e per tutte le anime dei caduti due volte al giorno per un anno, una volta all’anno nella ricorrenza dell’anniversario per i successivi quindici anni, e permise a Margherita D’Angio e alla vedova di lui, Anne Neville, la sua Anne, di piangerlo.

“Dove sono Lady Neville e la Donna Francese? – chiese Richard il giorno dopo, quando ogni cosa fu preparata per la partenza – Sono ancora nella cappella a vegliare il corpo del Principe?”
“Aye, Maestà. – rispose un soldato, un giovane della sua età dai capelli rossicci – Abbiamo tentato di allontanarle ma nessuna delle due ha voluto sentire ragioni. Lady D’Angiò sembra pazza di dolore, ha persino morso la mano di uno dei soldati e…”
“Va bene, ci penserò io a lei.” Concluse, spostando lo sguardo dal soldato all’ingresso semiaperto della chiesa, verso il piccolo pezzo di navata centrale che si riusciva ad intravedere.

Nell’Abbazia di Tewkesbury, Richard trovò le due donne inginocchiate in preghiera attorno al feretro del giovane principe. Le candele attorno erano appena state cambiate, l’incenso bruciava copioso, rendendo l’aria satura e quasi irrespirabile per chiunque entrasse per porgere i propri omaggi.
Anne aveva una mano posata sul marmo su cui giaceva il corpo di Edouard, avvicinandosi Richard vide che era posata proprio su quella fredda del ragazzo, chiusa a sua volta sull’elsa della spada che impugnava, e qualcosa dentro di lui si agitò, una gelosia cieca e una rabbia difficile da contenere. Indossava l’abito del lutto, entrambe lo indossavano, e il suo capo era coperto da un velo sottile altrettanto nero.

“E’ tempo di andare! – esclamò con decisione Richard, rompendo il sacro silenzio della chiesa – Vi ho concesso più tempo del previsto, ma ora che il mezzodì si avvicina non posso più tardare.”
“Non potete costringermi a venire a Londra con voi: - sussurrò con rabbia la Regina, continuando a fissare le spoglie del figlio – Io sono la Regina d’Inghilterra, e non prenderò ordini da voi, non sarò mai il vostro premio!”
“Invece lo farete, Madame. Verrete con noi a Londra, che vi piaccia o no. Scegliete: potete farlo di vostra spontanea volontà, collaborando, oppure legata, imbavagliata e trascinata di peso in una lettiga!”
“Siete un mostro, un mostro! – esclamò con furia la donna, scagliandosi contro di lui, venendo immediatamente fermata da due soldati – Siete come vostro padre, vostro fratello: spregevole e senza cuore!”
“Madam, temo mi siate confondendo con uno dei vostri uomini. – un sorriso sardonico comparve sul suo viso – Pensateci: avrei potuto tagliare la testa del vostro adorato figlio e metterla su di una picca, esporla sulla mura come voi avete fatto con quella di mio padre, oltragiarlo come hanno fatto i vostri uomini con lui, ma non l’ho fatto. Vi ho dato modo e tempo di piangerlo, ho pagato i monaci per seppellirlo e celebrare messe in suo onore, molto più di quello che avrebbe fatto qualsiasi altro.”
Fece un cenno con una mano ai soldati, i quali trascinarono fuori la urlante Margerita e, una volta che il silenzio ricadde nella chiesa, Richard si rivolse per la prima volta ad Anne, la quale aveva assisitito impotente a quelle scene: “Milady, la vostra lettiga vi aspetta. – le tese una mano, sorrise – Venite!”
Anne gettò un’ultima occhiata al corpo del defunto marito, gli accarezzò un’ultima volta il viso freddo e pallido e, con quella stessa mano, afferrò quella di Richard, permettendogli di condurla fuori.
“Mi dispiace per la vostra perdita, Anne. – disse, senza spiegarsi neanche lui il perché – Sembravate molto affezionata a lui.”
“E’ stato un buon amico, un buon marito. – confessò lei con sguardo basso – Era giovane, non meritava di morire ma la guerra è guerra e lui conosceva i suoi rischi. Non lo dimenticherò mai, avrà sempre un posto speciale nel mio cuore, ma non sono sciocca e so che la vita va avanti, che deve andare avanti.”
“Siete diventata saggia, cara cugina, le vostre parole meritano rispetto.”
“Sono cresciuta, Richard – corresse lei, alzando lo sguardo – Non sono più la ragazzina impaurita che conoscevate, così come voi non siete più il ragazzo che un tempo io ho amato.”
Richard fu ancora una volta spiazzato da quelle parole inaspettate, dalla realtà che lo aveva colpito in pieno viso – lei non lo amava più, dunque? – e senza ribattere alcunchè l’aiutò a salire sulla lettiga e, salito a sua volta in sella al suo destriero, diede ordine ai suoi uomini di inziare la marcia verso Londra.



 
**


 
Due giorni più tardi, Richard tornò a Londra vittorioso, con al seguito i lord a lui più fedeli, e fu accolto da una grande folla gioiosa che, al suo passaggio, spargeva petali di rose bianche – emblema della sua casata – e inneggiava a lui, alla casa York e al loro amato paese. Per un attimo, Richard credette di essere tornato indietro nel tempo, ma quella volta non c’era Edward sul cavallo bianco, non era suo fratello maggiore a prendersi i meriti ma lui, il ragazzo che quasi nessun calcolava, il fratello ubbidiente, leale, che pur di seguire suo fratello e non tradire il suo onore aveva rinunciato alla ragazza che un tempo aveva amato, aveva subito l’umiliazione dell’esilio in Borgogna, la fame e la miseria, per poi ritornare più forte di prima nella sua terra natia e vedere morire sotto gli occhi quello stesso fratello – e sovrano – tanto amato.

“Vostra Maestà!” Edmund, indossati i suoi migliori vestiti da arcivescovo, lo stava aspettando nel vasto cortile del palazzo reale insieme alla loro madre, la Duchessa di York, e alle altre nobildonne accorse per salutare i loro mariti.
“Fratello! – esclamò smontando da cavallo, abbracciandolo e baciando successivamente entrambe le guance di sua madre – Madre, vedervi mi riempie il cuore di gioia.”
“E rivedere te, figlio mio, riempie il mio. Ho pregato giorno e notte per te, ho pregato la Vergine di tenerti al sicuro e così è stato.”
“La guerra è vinta, madre, i Lancaster sono stati sconfitti: la regina Margherita è stata fatta prigioniera, suo figlio è morto e Jasper Tudor e gli altri lord che ci sono sfuggiti stanno scappando come cani, presto saranno catturati e anche se riuscissero a salpare verso la Francia farò in modo che non siano più una minaccia, che non mettano mai più piede in Inghilterra.”
“Sì, la guerra è finita – concordò la Duchessa, con un tono di voce che trapelava al tempo stesso gioia e tristezza – ma il prezzo pagato è stato alto: tuo padre, tuo fratello, e George nella Torre…” abbassò lo sguardo, e anche se sapeva che quello non era il momento adatto, azzardò e chiese: “Cosa ne sarà di George, cosa ne sarà di mio figlio?”
Richard fu spiazzato da una domanda simile, una domanda che non sia aspettava in quelle circostanze, e scossa la testa rispose: “Non lo so, madre. Il concilio dovrà riunirsi, tante cose devono ancora essere discusse: George è un traditore, ha tradito Edward due volte, e quando gli abbiamo concesso il perdono lui ha preferito restare al fianco di Warwick, vostro nipote, che chissà quali promesse gli aveva fatto.” posò una mano sulla spalla della Duchessa e, prima di riprendere il suo cammino verso la sala del trono, concluse dicendo: “Non ho promesse da farvi, madre, ma sappiate che George non è stato dimenticato.”



 
**




“Il Duca di Clarence è una minaccia, una radice che va estirpata al più presto!” esclamò William Hastings, seduto nel concilio del Re insieme ad altri nobili. Il lord Ciambellano non aveva mai avuto in simpatia il Duca di Clarence, e negli anni il suo astio era cresciuto sempre di più. “Due volte ha tradito, maestà, e chissà quali trame potrebbe tessere chiuso nella Torre.”
“Lord Hastings ha ragione! – concordò Anthony Rivers, seduto accanto a lui – Il Duca è una minaccia e lasciarlo vivere darebbe agli altri lord segnali di debolezza da parte vostra, Maestà. Se i suoi crimini non venissero punti adeguatamente le conseguenze potrebbero essere fatali.”
“E voi, milord, non lo dite a cuor leggero, giusto?” intervenne Richard, seduto apparentemente calmo al capotavola sinistra dell’enorme tavolo di quercia: “Mio fratello ha ucciso il vostro, vostro padre, e sappiamo bene da quanto vostra sorella, la regina vedova, mediti vendetta.”
Aye, mia sorella vuole vendetta e le mie parole sono anche le sue, ma George si è macchiato di molti altri crimini, non solo del sangue dei miei parenti, e ricordo a vostra maestà che molti potrebbero sostenere la sua causa.”
“Lui è pur sempre il fratello maggiore, Rich- Maestà – si corresse Francis Lovell, il suo più fidato amico, prendendo per la prima volta la parola – Questa terra ha sanguinato troppe volte, e altre guerre per il trono sarebbero la sua rovina, la rovina di tutti noi.”
Richard chiuse gli occhi, sospirò: se anche Francis era di quell’avviso, se anche lui avesse votato per l’esecuzione di George, molto poco avrebbe potuto fare. Salvargli la vita era un’opzione sempre più lontana man mano che i minuti passavano: Edmund, seduto in silenzio accanto a lui, avrebbe supportato qualsiasi sua scelta, ma gli altri non avrebbero fatto lo stesso, si sarebbero accaniti fino alla fine, lo avrebbero fatto cedere in un modo o in un altro con le loro valide e giustificate motivazioni.
“Avete già deciso, Maestà, cosa ne sarà dei suoi titoli, delle sue terre?” chiede Edmund, portando momentaneamente l’attenzione altrove.
“Le sue terre saranno confiscate, ovviamente. Sua figlia Margaret ne avrà un quarto, quelle che lui possedeva in quanto Conte di Salisbury. A lei, inoltre, andrà il titolo di Contessa di Salisbury e un giorno, quando sua madre Isabel riceverà le terre di sua madre, Lady Neville, anche queste saranno sue.”
“E le altre terre, maestà?” chiese Will Hastings, fingendo disinteresse.
“Saranno spartite tra di voi, miei lord, mentre il titolo di Conte di Warwick andrà ai figli che un giorno avranno Lady Isabel e Lady Anne; per il momento, il titolo verrà revocato, mentre il castello passerà nelle mani della corona. Per quanto riguarda il nord, invece, nomino Lord Lovell protettore del nord, e conferisco a lui il castello di Middleham. Per quanto riguarda George Neville, figlio del defunto Jon Neville, a lui concedo le terre che erano state di suo padre, il titolo di Conte di Northumberland, e lo nomino Duca di Bedford.”
“Maestà, siete certo che dare tutto questo potere alla famiglia Neville sia saggio?” chiese con apprensione Lord Hastings, anche lui imparentato con la suddetta famiglia per matrimonio.
“Più che saggio, milord. Dobbiamo far pace con la famiglia Neville, impedire altre rivolte, e come sicuramente tutti voi ricorderete il defunto John è stato un prezioso alleato della casa York e un fratello per me: dare questi titoli e le terre che gli spettano a suo figlio è il minimo che possa fare.”
“E Lady Anne, cosa ne sarà di lei?” chiese Francis Lovell, che da sempre provava affetto fraterno per la ragazza.
“Ho dato disposizioni che lei e sua sorella vengano rilasciate dalla Torre; Isabel può tornare a Tewkesbury, nel castello adiacente all’Abazia, mentre Anne sarà ospite di mia madre, la Duchessa di York, fino a quando vorrà.”
“Maestà, – Anthony riprese la parola, muovendosi scomodamente sulla sedia su cui era seduto – la giovane Neville è la vedova del defunto Principe Lancaster, e molti lord metteranno presto gli occhi su di lei.”
“Vi state proponendo, milord Rivers?” lo stuzzicò lord Hastings, ridendosela subito dopo e bevendo della birra.
“No, milord, sto solo dicendo che prestò ci sarà l’incoronazione, e un Re deve avere una Regina al suo fianco. Maestà, avete ipotizzato…”
“E’ presto per ipotizzare, – lo interruppe bruscamente Richard, improvvisamente stanco e seccato di quegli uomini – inoltre ci sono decisioni più urgenti da prendere. Francis, porta da me la Duchessa di Clarence, dille che ascolterò le sue parole, le sue suppliche per suo marito. Dille che devo parlare con lei, e…” Richard avrebbe voluto vedere anche Anne, parlare con lei e dirle che le era vicina per la perdita di suo padre, di suo marito, che non l’avrebbe lasciata sola, ma capì che quello non era il momento adatto, non ancora: “Andate, Francis. Tutti voi, andate!” esclamò, poi guardò suo fratello e disse: “No, tu no Ed. Ho bisogno di parlare con te, da soli.”


 
**



“Cosa devo fare?” chiese, rimasto solo con suo fratello, prendendosi il viso tra le mani, combattendo le lacrime.
“Devi fare quello che è meglio per il tuo popolo, Dickon.” Rispose a malincuore il maggiore, anche lui devastato all’idea di suo fratello messo a morte dall’altro: “So quanto tu e George siete stati vicini un tempo, so bene cosa stai provando perché è quello che provo anche io, ma ora tu sei il re prima di ogni cosa, e un re deve essere giusto, non può lasciarsi andare ai sentimenti. Se George rimane in vita sarà una minaccia: molti potrebbero tentare di rovesciarlo, uomini fedeli ai Neville, ultimi lancastriani… Ned non ha lasciato eredi, e tu sei l’ultimo degli York rimasto.”
“Non sono l’ultimo, ci sei tu!” esclamò, abbozzando un sorriso e posando una mano sulla spalla del maggiore.
“Sai cosa intendo, Dickon: sono un prelato, ho sposato la fede e non posso ereditare terre e titoli. Tu sei il solo rimasto, e anche se odio dirtelo devi sposarti al più presto, avere degli eredi: solo così la tua pretesa trono sarà davvero salda, il tuo regno al sicuro.”
“Non voglio pensare a questo, non ora. Come posso pensare all’amore, alla vita, quando c’è ancora tutta questa morte attorno a noi?”
“Il tempo è tiranno, Dickon, hai poco tempo per decidere, fratellino, e una scelta va fatta, deve essere fatta.”
“Spezzerò il cuore di nostra madre, lo frantumerò ancora una volta.” Richard strinse i pugni, pensò a sua madre, ricordò i suoi occhi pieni di paura quando, tanti anni prima, aveva messo lui e George su di una nave diretta in Borgogna. “Tempo fa ci ha quasi persi, tutti noi, e adesso dovrò dirle che perderà un altro figlio, un figlio che questa volta non tornerà dal suo esilio, che non tornerà mai più a casa.”
“Dickon, io…” Ed stava per dirgli qualcosa, qualsiasi cosa capace di alleviare il suo animo, quando qualcuno bussò alla porta e chiese udienza. Piano, la pesante porta si aprì e Isabel Neville, magra e pallida, con occhi rossi cerchiati da occhiaie profonde, fece la sua silenziosa comparsa. “Vuoi che rimanga?” sussurrò l’Arcivescovo di York, guadando prima il fratello e poi la ragazza.
“No – rispose Richard, facendosi forza – No, Ed, questa volta no. E’ il mio fardello, capisci? Questa volta devo affrontare questa situazione da solo, devo farlo o non sarò mai un buon re, il sovrano che l’Inghilterra merita.”
Inspirò profondamente, espirò: “Possa Dio perdonarmi per quello che sto per fare, perché lei non lo farà. Isabel non mi perdonerà, mai.”


 


*


Angolo Autrice: Terzo capitolo della storia rivisitato. Come forse avrete notato, la seconda parte è praticamente identica a quella della precedente pubblicazione, mentre la prima differisce - per ovvie ragioni - di parecchio.
La pubblicazione per il momento andrà abbastanza spedita, quindi è possibile che già domani posterò il successivo. Grazie, come sempre, a voi che seguite e recensite.
Alla prossima,
V.
 
  
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