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Autore: FairLady    11/02/2015    3 recensioni
Due occhi scuri, lo specchio di un'anima profondamente ferita.
Un nome sussurrato dal vento che arrivi a lenire un dolore ormai senza tempo.
Due cuori affini che si fondono in un unico corpo immortale, quello dell'amore.
Prima storia in questo fandom. Please, be kind.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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QUALCHE TEMPO DOPO…
 
Non era mai stata così bella la sua vita, prima di Michael. Finalmente, per la prima volta da quando si era trasferita a Los Angeles, quel sole perpetuo che nei giorni di malinconia era solito prendersi gioco di lei, non le faceva più male. Finalmente, il suo cuore viveva in uno splendore perenne. La luce che Michael era stato in grado di portare sui suoi giorni – anche quelli più banali, o quelli più monotoni in negozio – l’aveva rimessa al mondo.
Era diventato meraviglioso persino il giorno di pulizie. Passare lo straccio a terra o spolverare i suoi preziosi mobili non aveva mai avuto un appeal così forte; sì, perché, mentre rassettava, spostava e rendeva immacolati quei pezzi di antiquariato pregiato, ascoltava quella voce meravigliosa… e la mente vagava verso i giorni spensierati e felici accanto a lui. C’erano momenti in cui riusciva quasi a sentire le sue dita affusolate sfiorarle le guance; quelle labbra morbide l’avevano marchiata così profondamente che ancora poteva percepire il loro tocco in quegli angoli del proprio corpo in cui si erano posate.
Non c’era molto da fare, Michael la possedeva completamente, anche e soprattutto quando non era con lei. Le aveva rapito non solo il cuore, ma anche mente, corpo e spirito; con ogni suo piccolo gesto si era assicurato ogni parte di lei, per sempre.
Dopo quella settimana fantastica vissuta a stretto contatto, Aura era stata costretta suo malgrado a fare ritorno in città: le bollette chiamavano e il negozio non si sarebbe gestito da solo. La vita vera la stava chiamando e ignorarla non era più possibile.
Non che la vita a Neverland con Michael le fosse sembrata irreale, tutt’altro, ma durante quell’incantevole vacanza aveva provato emozioni così forti e nuove – a cui non era proprio abituata – che aveva finito con il sentirsi quasi la protagonista di una favola.   
Poi, però, le favole finiscono. La bellissima carrozza torna a essere una zucca, gli eleganti destrieri bianchi dei topolini e la principessa se ne torna alla sua bettola, nella speranza che il bel principe abbia trovato la scarpetta e, prima o poi, arrivi a rapirla per vivere insieme felici e contenti.
Erano passate settimane da quei giorni a Neverland; ne era trascorsa una da quando lo aveva rivisto, lì a Los Angeles.
Michael era fuggito dalle prove per il tour, non senza qualche difficoltà, ed erano stati tutto il pomeriggio a Venice. Si era divertita nel vedere come si camuffava quando desiderava passare qualche ora in mezzo alla gente comune – meno divertente era stato il momento in cui un paio di ragazze lo avevano riconosciuto, ma grazie a Miko la cosa si era risolta velocemente. Avevano cenato con hamburger e patatine nell’appartamento di Aura, come la prima volta, chiudendo per una notte il mondo fuori dalla porta. Era tutto più bello quando lui era con lei. La sua vita assumeva forme e colori che Aura non immaginava neanche esistessero. Quando si guardavano negli occhi e lo vedeva illuminarsi di quel suo sorriso pulito si sentiva completa.
La parte peggiore arrivava quando permetteva alle sue insicurezze di affollarle la mente; quando lasciava che le differenze tra loro s'insinuassero nelle crepe del suo fragile ego; quando vedeva affiorare in superficie l’espressione contrita di John Branca e il sorriso tirato con cui l’aveva accolta.
Sapeva quanto Michael gli volesse bene e non voleva certo immischiarsi nel loro rapporto, ma da quella sera in cui aveva incontrato il manager la prima volta infausti presentimenti la torturavano, soprattutto quando era sola, e non sapeva proprio come farseli passare.
L’unico antidoto per quel veleno che chiamava ansia era sentire la voce di Michael, così, come altre volte aveva fatto, prese il telefono per assicurarsi la sua dose di pace.
 
***
 
Il momento più bello nelle giornate di Michael Jackson, il grande Re del Pop, era la sera tarda, quando finalmente riusciva a farsi una doccia e a coricarsi, perché solitamente coincideva con una lunga telefonata ad Aura. Era davvero assurdo abitare nello stesso stato e non riuscire a vedersi spesso, come era assurdo provare ogni volta la sensazione del cuore che si strappa dal petto non appena riagganciava la cornetta, eppure sembrava vivere solo per quello.
Più volte aveva tentato di organizzare una gita in città, ma alla fine c’era sempre stato qualcosa ad impedirglielo: un appuntamento dell’ultimo momento con qualche organizzatore, delle riunioni urgenti per sistemare qualche intoppo praticamente inesistente e una serie infinite di cavolate varie che a lui parevano di poca importanza, ma che per John sembravano essere assolutamente inderogabili. Probabilmente la sua insofferenza verso tutte quelle incombenze burocratiche, che solitamente lo assorbivano anima e corpo, era dovuta all’enorme vuoto che l’assenza di Aura aveva lasciato, e John aveva ragione. Il dovere chiamava e lui avrebbe dovuto rispondere.
Ma cosa posso farci se senza lei mi sento un corpo vivo a metà?
Aveva appena finito di parlarle, era tardi ed era stanchissimo, eppure non riusciva a prendere sonno; si alzò e fece un giro per la casa, in silenzio.
«Fai ancora le ore piccole?» la voce di John lo fece sobbalzare. «Scusa, non volevo spaventarti, ero venuto a prendere dell’acqua.»
«Oh dio, amico, mi stavi facendo venire un infarto!» il cantante sedette sul gradino appena prima della cucina e prese fiato. «Non farlo mai più!» continuò cercando un tono severo che poco gli si addiceva e sorridendo nel buio.
«Scusami, scusami!» furono le parole del manager, che ora stava sorridendo anche lui. «Se ti prende un infarto io perdo il lavoro!»
Michael scoppiò a ridere a quella battuta; John, ridendo a sua volta, cercò e trovò l’interruttore. Poco dopo luce fu.
 
«Allora, come va con Auralee?» gli chiese con voce calma e curiosa.
Per la prima volta da quando aveva conosciuto la ragazza, il suo manager gli stava domandando di lei e di come andassero le cose. Michael ne fu sollevato, c’erano stati dei momenti in cui gli era sembrato poco interessato alla questione, quasi indispettito da quella “presenza” – che purtroppo non era presente quanto il cantante avrebbe desiderato. Quella sensazione gli aveva fatto tornare alla memoria alcune parole della donna, e per un istante si era chiesto se John avesse qualche problema al riguardo.
Michael s’illuminò al solo pensiero di lei, esalò un sospiro – quasi di beatitudine – e sorrise al suo amico.
«Va benissimo, John, grazie. Sono davvero felice», ammise con la solita, infantile timidezza che lo aveva sempre contraddistinto. «Sarebbe tutto perfetto se riuscissimo a vederci di più, ma tra il suo negozio, le prove del tour… – sbuffò mestamente – insomma, è difficile far coincidere le cose come vorremmo. Nemmeno abitasse in Sudafrica!»
«Capisco - disse John -, però dovevi mettere in conto che non sarebbe stato facile portare avanti una relazione basata su, cosa? Poche ore insieme, lunghi periodi lontani?» Poi, con un sospiro che a Michael parve un po' troppo compiaciuto, il manager aggiunse: «E tra poco inizia il tour… starai via più di un anno. Come pensate di fare?»
«Ci telefoneremo ogni giorno e, appena possibile, Aura ci seguirà in tour. Devo ancora chiederglielo, ma vorrei che stesse con noi almeno durante la prima leg.»
«Sarebbe bello, sì. Solo non vorrei che tutta questa cosa, il tour, lei sempre presente… non vorrei che tutta questa faccenda ti mettesse troppo sotto pressione, Mike. Sai che la tua salute poi ne risentirebbe. Sei proprio sicuro di quello che stai facendo?»
«John, io l’amo, cosa c’è da essere sicuri?
»






Brevi note

Chiedo scusa a coloro che seguono questa storia e che, come me, l'hanno amata fin dai primi capitoli, se questo capitolo è breve e forse non pregno di tutto quel sentimento che forse si aspettavano. Chiedo scusa se non è probabilmente all'altezza dei precedenti (momento presunzione :p), ma è un periodo davvero difficile per me. Spero che riprendere in mano i miei personaggi mi aiuti a superare il dolore che sto provando. Lo spero di cuore e spero anche che, tutto sommato, vogliate proseguire con me il cammino di Michael e Aura. 
A presto, lo prometto.

Fair






 
 
 
 
   
 
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