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Autore: Ormhaxan    12/02/2015    2 recensioni
Inghilterra, 1471. Dopo la sanguinosa battaglia di Barnet, in cui Edward IV ha perso la vita, la corona passa a suo fratello minore Richard. Re severo ma giusto, Richard prende in moglie - sotto consiglio del fratello Edmund, Arcivescovo di York - Anne Neville, vedova del suo nemico Edouard di Lancaster, Principe del Galles.
Il matrimonio, però, non sarà inizialmente felice e Richard dovrà fare i conti con una giovane e fredda sposa, un regno in tumulto e dimostrare che anche un "sole di mezzanotte" può essere caldo e luminoso come un sole splendente.
Genere: Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anne Neville, Edmund Plantagenet, Elizabeth Woodville, Richard Plantagenet / Richard III
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Vostra Maestà!” Isabel si inchinò davanti a Richard, abbassò lo sguardo e sfiorò il pavimento di marmo pregiato con le ginocchia. Sapeva di essere l’ultima speranza per suo marito George, e pur di salvargli la vita era disposta a tutto, anche ad umiliarsi e perdere l’ultimo briciolo di dignità che le era rimasta.
Nessuno, neanche sua sorella Anne, aveva mai capito il loro rapporto, cosa avesse visto in lui capace di farla innamorare così follemente, ma ad Isabel non importava: sapeva quanto valeva George, sapeva che in lui c’era più di quello che appariva, che dietro la maschera di uomo tracotante e orgoglioso c’era un uomo buono che le voleva bene, un ragazzo che nelle notti trascorse insieme aveva trovato in lei un porto sicuro, nelle sue braccia un posto in cui rifugiarsi, trovare consolazione e sicurezza nonostante tutto, nonostante i complotti, i tradimenti, i fallimenti che si erano susseguiti imperterriti uno dopo l’altro e avevano portato tutti loro – lei, sua sorella, i suoi genitori, suo marito e anche la sua figlia appena nata – alla rovina.
“Mia cara cugina, - Richard le fu immediatamente accanto, e prese entrambe le sue esili mani nelle sue, la fece alzare e le sorrise dolcemente – Vedervi è una gioia per me, e spero che vostra figlia stia bene.”
“Molto bene, Maestà, vi ringrazio.” Isabel, seppur in soggezione, tento di abbozzare un sorriso rilassato: “Questi mesi nella Torre non sono stati facili, ma la piccola Margaret è così piccola che non ha e non avrà nessun ricordo di tutto questo.”
“Non di certo. Ed è per questo che ho ordinato il vostro immediato rilascio: potrete tornare a Tewkesbury, al castello che è stato della vostra famiglia, immediatamente; voglio che mia nipote cresca in un luogo sicuro, accogliente, un luogo degno di una Contessa.”
“C-Contessa?” Isabel lo guardò perplessa, ignara della decisione da lui presa davanti al concilio: “Avete nominato mia figlia Contessa?”
“Contessa di Salisbury, un titolo appartenuto a suo padre ed ora a lei. Ho deciso che a lei andranno le terre di quella contea, e una rendita ovviamente.”
“Vostra Maestà è troppo buono, io… - Isabel non si aspettava tale gentilezza, in affetti temeva che dietro quell’apparente gesto misericordioso ci fosse altro, un tentativo di farsi perdonare per una decisione più grave e funesta - Io vi ringrazio immensamente, ma se mia figlia sarà Contessa questo vuol dire che mio marito non ha più titoli né terre.”
Richard assottigliò le labbra, inspirò profondamente e disse: “Perché non ci sediamo accanto al fuoco, mia cara cugina? Le vostre mani sono fredde, e grazie al calore sprigionato dal focolare si riscalderanno senza dubbio.”
Isabel acconsentì, evitando intenzionalmente di dirgli che da settimane ormai le sue mani erano sempre fredde, il suo corpo debole e privo di energie, il suo cuore pesante a causa della perdita di suo padre e delle sorti avverse e incerte di suo marito.
“Maestà – disse lei, riprendendo la parola – come ben sapete sono qui per parlare di mio marito, vostro fratello, il Duca di Clarence. Sono venuta da voi per chiedervi clemenza, pregarvi affinchè risparmiate la sua vita e lo perdoniate.”
La sua flebile voce si fece insicura eppure Isabel non si diede per vinta e continuò: “So che è un traditore, so che ha rifiutato il perdono reale preferendo rimanere al fianco di mio padre, ma sono cerca che è pentito delle sue azioni e… - le sue labbra tremarono, i suoi occhi si velarono di nuove lacrime e tutto ciò che riuscì a dire fu: - Vi prego Maestà, Richard. Risparmiategli la vita, fatelo in memoria dei tempi andati, dell’affetto che provate per me, dell’amore che un tempo avete provato per mia sorella.”
“Isabel… - Richard strinse con forza il bracciolo della sedia lignea, sospirò - Non è così semplice, e ora sono io il Re e devo fare ciò che è meglio per il mio popolo. Non posso essere egoista, non posso permettere ai sentimenti di vincere sul dovere.”
“Ma George è vostro fratello, voi siete sempre stati legati sin da bambini, me lo ricordo bene!” nella voce di Isabel stava iniziando a trasparire un velo di disperazione, eppure la giovane non avrebbe ceduto così facilmente: “Sono certa che farà atto di sottomissione: andate a trovarlo nella Torre, parlategli e ditegli di rinunciare a qualsiasi pretesa al trono, di riconoscere voi come legittimo sovrano ed erede al trono.”
“Ci ho provato ma George è troppo orgoglioso, non acconsentirà: preferirebbe morire piuttosto che vivere nella miseria, nell’ombra del fratello minore, dimenticato e additato da tutti come traditore.”
Richard si alzò dalla sedia, improvvisamente scomodo, e dando le spalle a Isabel restò in silenzio per alcuni minuti a fissare il fuoco dai colori caldi che vivido scoppiettava nel camino imponente e maestoso.
“Il concilio lo vuole mettere a morte. Tutti loro, anche Francis. Credono che sia una minaccia per il mio regno, che un atto di clemenza da parte mia sarebbe vista dai lord come debolezza; loro sostengono che fino a quando George sarà in vita ci sarà sempre la possibilità di una rivolta e questo non posso permetterlo, non posso permettere che l’Inghilterra venga travolta da nuove guerre per il trono, guerre fratricide per giunta.”
“Sì, capisco – Isabel si alzò, allisciò le vesti e si avvicinò a lui – ma voi cosa volete? Voi cosa avete deciso?” posò una mano sulla sua spalla, prendendosi una libertà azzardata, una confidenza che Edward non avrebbe mai permesso ma che lui, da neo sovrano, lasciò correre: “Cosa ne è stato del ragazzo venuto ad addestrarsi a Middleham, quello che amava i suoi fratelli più di ogni altra cosa e che metteva il suo onore al primo posto? Non contano più nulla per voi, Maestà, l’onore e la famiglia?”
Richard girò di scatto il viso, la guardò con espressione oltragiata da una tale irriverenza: “Tante cose sono successe da allora – ricordò, piccato – Nessuno di noi è più lo stesso, i ragazzini che eravamo sono scomparsi. Ora voi siete una Duchessa reale o, come preferirebbero altri, la moglie di un traditore, mentre io sono il Re d’Inghilterra e la mia fedeltà, il mio onore deve andare al mio paese prima di ogni cosa, anche prima della famiglia che, ricordo, vostro marito ha contribuito a distruggere.”
Isabel abbassò il capo: non poteva ribattere ad una tale accusa, sapeva che Richard aveva ragione. Se non fosse stato per l’ambizione di suo padre, di suo marito, niente di tutto quello sarebbe successo e lei avrebbe avuto ancora un padre, un marito amorevole libero e un padre per sua figlia.
“Allora è deciso, è già stato tutto deciso? George morirà, io diventerò la moglie di un traditore e mia figlia…” un singhiozzo scosse il suo corpo: “La mia povera bambina non conoscerà mai suo padre…”
“Mi dispiace, Isabel, credetemi, ma purtroppo è quello che accadrà. Non posso risparmiarlo, non posso perdonarlo per l’ennesima volta: ci ha girato le spalle per ben tre volte e se lo lasciassi libero…” strinse una mano a pugno: si odiava per quello che stava per fare, e odiava anche suo fratello per non essersi schierato con loro. Se solo avesse rinunciato al suo folle piano di prendere la corona, se avesse combattuto con loro Edward sarebbe stato ancora in vita, lui ancora Duca di Gloucester, una persona libera di prendere le proprie decisioni, di vivere come meglio credeva, di sposare la donna che amava. Ma così non era stato e tutti loro avrebbero dovuto fare i conti con il peso delle loro scelte.
“Ognuno di noi deve convivere con le proprie scelte, con ciò che ha fatto e farà; io non faccio eccezioni e neanche George. Tutto ciò che posso fare è lasciarvi la possibilità di dirgli addio, fargli scegliere la morte che preferisce.”
“N-no…” il viso di Isabel iniziò a rigarsi di lacrime: “No, Richard, Maestà, vi prego… - si inginocchiò in terra, lo pregò com’era solita pregare la Vergine – Non fatemi questo, non portatemelo via: io lo amo, lui è il mio amato marito, il padre di mia figlia. Ve ne prego, vi supplico!”
Richard voltò lo sguardo: non riusciva a sopportare tutto quello, il peso di quella decisione tanto sofferta, i suoi occhi velati di pianto, il suo viso bianco simile ad una maschera di dolore.
“Perdonatemi, ma non posso. Non posso… mi dispiace.”
Isabel impallidì: non poteva fare più niente, ogni parola, tentativo di persuasione sarebbe stata vana. Lentamente si alzò, si asciugò le lacrime con un fazzoletto da lei stesso ricamato e, testa alta, disse solennemente:
“Non chiedete perdono a me, Maestà, ma a Dio. Possa lui perdonarvi per ciò che state per fare, poiché nel mio cuore io so di non potere. Non posso perdonare l’uomo che sta per uccidere una parte del mio cuore, neanche se questo è il Re d’Inghilterra… -  lentamente Isabel si inginocchiò davanti a lui,  continuando a mantenere un atteggiamento fiero - Ho il permesso di andare, Maestà?”
“Lo avete, milady, lo avete. Andate, tornate da vostra figlia, da vostra sorella: siete libera, libera di lasciare la Torre, Londra, andare lontano da qui e non tornare; sappiate, però, che non mi dimenticherò di voi, ne di mia nipote, e che farò di tutto per darvi una vita serena, felice.”
“Vi ringrazio, Vostra Maestà, ma la mia sola promessa di felicità è stata appena messa a morte e dubito che sarò mai più felice. Addio, dunque, e possa il vostro regno essere lungo e prospero.”
“Addio, Lady Isabel, mia cara sorella.”




 
**



“Allora, cosa ha detto Richard?” chiese Lady Anne, alzandosi di scatto dalla sedia non appena sua sorella mise piede nella stanza, in attesa di sapere cosa Richard avesse deciso.
Un tempo, lei aveva amato quello che era diventato il sovrano d’Inghilterra, il giovane ragazzo che era stato il pupillo di suo padre, il suo migliore amico e, per qualche tempo, il suo promesso sposo. Tante cose erano successe da allora: la seconda rivolta di suo padre, il suo esilio in Francia, il matrimonio con Lancaster, il ritorno in Inghilterra del Conte insieme alle truppe dei Lancaster e la sua successiva sconfitta. Erano passati quasi due anni dall’ultima volta che aveva parlato da sola con Richard, e spesso Anne si era chiesto che tipo di uomo fosse diventato, se pensasse a lei ogni tanto come lei spesso aveva pensato a lui.
“G-George verrà giustiziato… - rispose in un sussurrò Isabel, avvicinandosi lentamente al letto sul quale crollo priva di forze - Morirà per mano del suo stesso fratello e io sarò vedova, la vedova di un traditore.”
“Isabel!” in un attimo la minore fu accanto alla sorella, si sedette accanto a lei sul bordo del letto e le prese le spalle: “Richard non può fare questo, ci deve essere un errore: lui ama George, me lo ripeteva sempre.”
“Svegliati, stupida! - esclamò con rabbia Isabel, stringendole energicamente un polso nonostante le poche forze - Non è più il tuo Richard, è cambiato. E’ freddo, calcolatore, pensa solo al potere e al suo trono. George è una minaccia per lui, proprio come lo è stato il tuo defunto marito, e con i Woodville al suo fianco che gli sussurrano stregonerie sarebbe capace di tutto, anche di mettere a morte il sangue del suo sangue. Richard di Gloucester è morto a Barnet insieme ad Edward IV, e al suo posto è nato Richard III, un sovrano senza cuore e scrupoli, un uomo che non sa cos’è l’onore, la famiglia, l’amore, e io lo odierò per sempre, lo maledirò per sempre e non lo perdonerò mai, mai e devi promettermi che neanche tu lo farai, che non dimenticherai ciò che è successo a Tewkesbury, quello che è successo oggi.”
Anne trattenne il fiato, scossa nel profondo da tali parole: non poteva credere a ciò che sua sorella le aveva detto, non poteva essere vero. Richard, il suo Richard, non poteva essere diventato un uomo corrotto, privo di cuore.
“Anne, promettimelo! - Isabel la scosse, la guardò con occhi gonfi di pianto, pieni di collera e odio - Promettimelo, dillo!”
“Lo prometto, Izzy, lo prometto. Non dimenticherò quello che ti ha fatto, non lo perdonerò per averti reso infelice. Non dimenticherò e non perdonerò, mai.”



*


Angolo Autrice: Questo capitolo è praticamente identico a quello pubblicato nella versione precedente, ho dovuto cambiare solo due o tre frasi. Non c'è molto da dire, se avete seguito la precedente pubblicazione sapere cosa accardà adesso a George e Isabel. My poor George! ç.ç
Grazie a chi segue e recensisce la storia. Il prossimo credo arriverà nel giro di un paio di giorni. Di seguito, invece, vi linko le altre mie storie nel fandom:



The Brave Knight and The Maiden Fair

Queen of Stone and Malmsey King (Serie di OS Gisabel)
Rosa Bianca Scarlatta



Alla prossima,
V.

  
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