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Autore: Papaya    03/12/2008    1 recensioni
Ho sempre scritto o letto la maggior parte delle storie sotto il punto di vista di una ragazza. Con questa nuova fic ho deciso di dare sfogo anche ai pensieri di un ragazzo, e non è stato del tutto semplice. La storia tratta prevalentemente dell'amore rincorso tra Gippal e Rikku ed è descritta in prima persona da Gippal. Attenzione agli spoiler. Premesso questo non posso che augurarvi buona lettura!
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gippal, Rikku
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Corro il più veloce possibile attraverso i fitti alberi del bosco di Macalania. Adesso ci sono due ricercati anziché uno. Le Blanc si dovrà dare un bel da fare per trovarci qui in mezzo. E’ stata una fortuna che abbia raggiunto il bosco appena in tempo per disperdermi fra la natura azzurra del luogo. I miei inseguitori dovranno per forza dividersi per cercarmi e ad uno ad uno posso sicuramente batterli. Comincio a rallentare fino a trasformare la mia corsa in una passeggiata. Ancora con il fiatone, mi aggiro fra gli alberi. Dopotutto sono anche io un inseguitore, no? E la mia preda sarà qui da qualche parte. A meno che non l’abbiano già trovata le guardie di Le Blanc. Effettivamente, attirare qui quel mucchio di uomini non è stata del tutto una buona idea. Se io posso batterli ad uno ad uno e, perché no, anche a due alla volta, non è detto che Rikku possa cavarsela allo stesso modo. Devo assolutamente trovarla. Solo che…la stanchezza comincia a farsi sentire e le gambe a cedermi. Ah, che pappamolle che sei, Gippal. Non ti puoi fermare proprio adesso o sei fritto. Ma quanto ho corso? Il cuore sembra impazzito e grondo di sudore. C’è un caldo terribile. Mi tolgo la maglietta e la lego alla vita mentre continuo ad andare avanti, non so per quale strada. Sembro un vagabondo senza meta. In effetti che meta ho? Sto solo cercando un qualcosa che sembra introvabile. Alzo lo sguardo verso il cielo, ma non lo vedo. È coperto da migliaia e migliaia di foglie tanto che sembra che in questo posto ci sia sempre e solo la notte. Vado verso l’albero più vicino e ne tasto con le mani la corteccia dure e spessa. Mi basterebbe solo un appiglio per arrivare al ramo più basso. Continuo ad esaminare il grosso tronco finché riesco ad arrampicarmi e a salire ramo per ramo. E’ un albero altissimo, ci metto un po’ per raggiungere la cima. Quando finalmente ci riesco, scosto un po’ le foglie che mi infastidiscono e lo vedo, il cielo. E’coperto da qualche nuvola qua e là e l’aria è fresca. Riduco gli occhi a una fessura perché non sono abituato alla luce dopo essere stato nel bosco buio. È ancora mattino, ma il sole è nascosto dietro ad una nuvola più grande che sembra voglia imporsi in tutto il cielo. Il mio sguardo cade al di là di qualche albero. Che panorama...da quassù riesco a vedere il lago. E non solo. Nonostante la lontananza riesco a distinguere da qua che quelle figure che si muovono freneticamente sono le guardie di Le Blanc. E io non ho ancora trovato Rikku. Mah, probabilmente sarà andata via da qui, vedendo tutta questa gente venuta a cercarla. Anche se probabilmente stanno cercando me. Che seccatura…

Scendo dall’albero piano. Quando tocco terra finalmente, alzo lo sguardo dritto davanti a me.

Sincero, quasi mi è venuto un colpo a vedere una donna con una tuta aderente rossa con un cuore disegnato all’altezza del seno e, ovviamente, una maschera dello stesso colore della tuta. Le forme non sono niente male e da lì ho capito che non si tratta della stessa donna contro cui ho combattuto a Bevelle. Beh, d’altronde hanno la maschera, quindi l’unico modo per riconoscerle è guardarle attentamente il corpo, no? D’altronde…io sono un maschio, no?

Inizia lei per prima. Tenta di scagliarmi un pugno in piena faccia, ma io mi scanso, per un pelo. Devo dire che questa tizia è davvero veloce. Comincio a colpire con gli avambracci tutti i suoi pugni, a difesa della faccia, ma mi prende in contropiede con un calcio ad un ginocchio. Cado per terra e non ho nemmeno il tempo di rialzarmi perché mi scaglia un forte calcio anche allo stomaco. Rimango così, rannicchiato su me stesso stringendomi la pancia. Si, mi ha fatto male, ma non eccessivamente da non permettermi di rialzarmi. Rimango ugualmente nella mia posizione, facendo credere di essere stato messo KO. Lei poggia un piede sul mio fianco e mi spinge mettendomi in posizione supina. Poi, come se il combattimento fosse finito, arretra lentamente, forse con l’intenzione di andare a chiamare qualche altro dei suoi per prendermi e portarmi con loro. Non appena si trova alla portata dei miei piedi, però, con un movimento repentino delle gambe le blocco una caviglia e la tiro verso di me, facendo cadere la donna con la faccia a terra. Ancora più velocemente, le impedisco l’uso delle gambe sedendomici sopra e le blocco i polsi tirandole le braccia dietro la sua schiena e tenendole strette nella morsa delle mie. Adesso non può davvero muoversi. Cerca di dimenarsi, ma quello che riesce a fare sono solo dei movimenti impercettibili. Rido compiaciuto.

“Non mi andava di rovinare questo bel corpicino...L’unico modo per metterti KO senza colpirti era bloccarti in questo modo. Spero tu abbia apprezzato il mio gesto!” Rido di nuovo. Lei sbuffa arrabbiata. “Bè? Non dici niente? Un grazie sarebbe più che sufficiente...E assicurami anche che mi lascerete in pace per un po’. Sai, non mi va di avere scagnozzi di Le Blanc sempre alle costole. Inoltre vi chiedo anche di sospendere qualsiasi ricerca state facendo, d’accordo? Posso contare su di te?”. Lei non mi risponde, continua sono a dimenarsi. “Sappi che finché non mi rispondi non ti lascerò andare, cara”. Dato che continuo a non avere risposta, le stringo ancora più forte le braccia dietro la schiena con uno strattone violento. Lei geme, ma resiste. Non male. “Non mi piace parlare da solo” dico “e non mi piace nemmeno parlare con una maschera”. La sento dimenarsi sotto di me ancora più di prima. Ma non le do molto conto. Piuttosto le tengo bloccate le braccia stringendole nel mio gomito, mentre con la mano libera le sfilo la maschera scoprendo una chioma dorata. Sì, dei capelli perfettamente biondi, lisci, che odorano di un profumo che io conosco anche troppo bene.

Rimango di sasso. Anche se non la vedo in faccia, so perfettamente chi è. Riconoscerei il suo profumo ovunque.

“ …Rikku?” riesco solo a dire. Ho la gola secca, la lingua attaccata al palato, non riesco a dire una parola senza che mi si mozzi il fiato in gola. La sorpresa mi ha letteralmente immobilizzato, corpo e mente. Cerco di riprendermi, non posso permettermi di farmela scappare proprio adesso. Lei ha smesso di dimenarsi non appena le ho tolto la maschera, arresa. Rimaniamo per qualche secondo in silenzio, immobili. Poi lei fa un sospiro.

“Per quanto tempo hai intenzione di lasciarmi bloccata in questa posizione?” chiede. Io sono ancora mezzo intontito, ma ora sono capace di sostenere un dialogo con lei. Credo.

“A dire il vero, ancora per un po’”. Almeno mi deve spiegare che ci fa vestita così, no? Con un movimento veloce la giro in posizione supina, in modo da poterla vedere in volto, mentre io rimango sopra di lei a bloccarle le gambe e le braccia. Solo che, non appena la guardo dritto negli occhi, sono invaso violentemente da delle scene del passato che avevo del tutto dimenticato.

  
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