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Autore: Happy_Pumpkin    03/12/2008    3 recensioni
Giappone feudale del 1500. Un misterioso assassinio, lotte interne per il potere e un unico uomo in grado di svelare la verità: Elle, aiutato da Matt, Mello e Near... i personaggi più strani che i samurai al servizio del daimyo avessero mai visto ma forse anche i più pericolosi.
Genere: Thriller, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L, Light/Raito, Matt, Mello, Near
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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ciao
Chiamata.



Light Yagami si stava esercitando nel grande cortile con la spada, assistito da diversi samurai che, rigorosamente in fila, lo osservavano silenziosi mentre il maestro duellava con lui.

Un gioco fatto di inchini e di colpi secchi, decisi e rapidi.
Quando lo scontro finì si inchinarono entrambi e Light ebbe il tempo di tergersi il sudore dalla fronte con un raffinato panno di seta porto da uno degli inservienti.

In quel preciso istante un servitore entrò, chinandosi con rispetto, per poi annunciare:
“Raito-sama, l'onorevole daimyo richiede la vostra presenza con la massima urgenza.”

Light non disse nulla, limitandosi ad annuire con un cenno del capo.
Se suo padre lo mandava a chiamare durante la sua sessione di allenamento doveva essere successo qualcosa di veramente grave.
Si cambiò il kimono, indossandone uno pulito e decoroso in modo da poter passare alla presenza del daimyo, di un blu scuro con sulla schiena impressi i simboli della sua casata.

Lui un giorno sarebbe divenuto l'erede, nonostante una parte dei beni, un feudo minore per l'esattezza, fosse stata affidata al suo fratellastro Mikami.
Il primo e grande ostacolo nei suoi piani.
Rifletteva mentre camminava per le ali del castello, oltrepassando i porticati che si affacciavano sui cortili o i curati giardini destinati alle passeggiate private.

Finché non giunse alla grande sala delle udienze, dal soffitto imponente, a differenza delle comuni camere da letto e con ai piedi della pedana dove sedeva il daimyo dei cuscini dove si sedevano i samurai che avevano l'onore di essere in sua presenza.
Quando venne annunciato Light entrò con un inchino e ad un cenno benevolo di suo padre avanzò, portandosi in ginocchio di fronte a lui.

Depose la spada al suo fianco, lui tra i pochi che, in presenza del signore, poteva portare un'arma. Tutti, eccetto i fidati, dovevano presentarsi completamente disarmati: troppi daimyo erano morti a causa della lama di un assassino traditore.

“Mi avete chiamato padre?” voce incolore, priva di emozioni.

“Raito-kun, oggi c'è giunta notizia che un nostro messo, Ukita, è stato assassinato presso la locanda in cui alloggiava. Aveva un messaggio da comunicare, evidentemente di grande peso, ma non è stata reperita alcuna pergamena.” rispose con tono grave il Soichiro.

Light rimase impassibile ma in realtà nella sua testa vorticavano molte domande, su chi fosse stato ma soprattutto su quale messaggio dovesse portare quell'uomo.
Se era morto proprio nella Capitale significava che in quella stessa città vi erano delle spie e, fatto ben peggiore, avevano qualcuno di potente alle spalle per poter agire tanto apertamente.

“Non vi sono giunte voci riguardo possibili dissidi?” chiese Light guardando il padre.
Questi scosse la testa, dando un'occhiata ai due samurai che stavano presso l'uscita, rigidamente in piedi: “No, niente.”
“Temo che dovremmo aumentare i controlli ad Edo. Ho ragione di credere che l'assassino o chiunque abbia commissionato questo delitto sia della città.”
Soichiro lo scrutò con attenzione: “Cosa te lo fa pensare?”
“Il posto e il modo in cui è morto: dopo che ha consegnato il messaggio. Se fosse stato pedinato durante il suo viaggio l'assassino avrebbe preferito ucciderlo prima che qualcuno lo vedesse, senza correre il rischio che riferisse il messaggio: evidentemente non era informato del suo avviso fino a che non l'aveva visto. E, messo alle strette, ha dovuto ucciderlo.”
Il daimyo sospirò, infine disse con voce grave:
“Credo che tu abbia pienamente ragione, figlio. Ma aumentare la sorveglianza non basterà... non voglio correre rischi inutilmente: se c'è qualche nemico in seno ad Edo bisognerà trovarlo prima che sia troppo tardi.”

Light trattenne qualche istante il respiro, fissando il nobile samurai, neanche troppo provato dopo anni di guerre, e aspettando di sapere la sua decisione.
Qualsiasi cosa fosse accaduta sperava che non compromettesse troppo i suoi piani, dopo anni di sacrifici per metterli in pratica.
Quell'assassinio andava a rovinare ogni sua strategia e questo non era un bene, per nulla.

“Cosa intendete fare?” chiese infine.
Yagami non rispose subito. Ma strinse impercettibilmente le mani austeramente posate sulle ginocchia per poi dire:
“Contatteremo un uomo che già in passato, seppur indirettamente, ha contribuito a risolvere molti problemi qui a Edo e non solo. Ha con sé una squadra di assistenti e viaggia in continuazione ma ho un suo contatto che potrebbe tornarci utile.”

Light si morse un labbro, maledicendo la sfortuna che in quei giorni sembrava essersi accanita contro di lui... proprio quando credeva di essere vicino alla sua meta.
Pazienza. Avrebbe atteso, come continuava a fare in quegli anni.
Un unico uomo, per quanto intelligente potesse essere, non sarebbe riuscito a capire qualcosa dalla semplice morte di un messo sconosciuto. Ma non poteva esserne sicuro: se chi investigava fosse andato troppo a fondo avrebbe scoperto cose che era meglio continuare a tenere dell'oscurità.
Era un gioco pericoloso nel quale perdere avrebbe significato rimetterci la vita.

“Chi è con esattezza? Magari posso rendermi utile.” indagò.
“Ah... nessuno conosce il suo nome. Si fa semplicemente chiamare Eru, di più non ti so dire, nemmeno so come sia fatto.”

Identità nascosta. Era davvero così pericoloso quel tizio da non avere né un volto né un nome?
Questo complicava le cose, se non sapeva chi cercare i suoi informatori non potevano trovarlo prima che giungesse a Edo.
Avrebbe dovuto sapere come affrontarlo una volta che ce l'avrebbe avuto davanti, sempre che si fosse presentato. Cosa molto probabile data l'urgenza della situazione.

“Capisco.” si limitò a dire, accingendosi a prendere la spada per riallacciare il fodero.
Il padre lo guardò qualche istante infine aggiunse:
“Riprendi pure i tuoi allenamenti, Raito-kun. Ma... vedi di non interferire troppo con questa faccenda: non voglio che tu corra rischi inutilmente, ancora non si sa a chi mirino.”
Light fece un inchino, alzandosi, per poi dire:
“Non preoccupatevi, onorevole padre. Non metterò a repentaglio la successione.”

Non certo io. Perché un giorno schiaccerò tutti i miei nemici.
Pensò soddisfatto mentre allontanandosi dalla stanza sul suo volto perfetto si dipinse un sorriso.

*°*°*°*

In quella zona della città le bancarelle erano numerose e già si vociferava sull'assassinio avvenuto in una locanda periferica. Un omicidio brutale, un ladro, una faccenda famigliare... tante voci mischiate insieme che avevano dato corpo ad un ammasso di bugie e verità che allontanavano molto la versione reale... meglio così – pensò Aizawa – altrimenti correremo rischi troppo grossi.

Si guardò attorno un istante, infine, tra un passante e l'altro che poco educatamente lo spintonavano, riuscì ad avvistare il piccolo tempio dal tetto rosso laccato.
Quello era il luogo giusto, almeno secondo le indicazioni ricevute dal daimyo.
Doveva andare da solo, senza creare sospetti e senza nemmeno indossare il kimono con i colori della casata. Era stato di comune accordo con gli altri samurai più fedeli che avevano deciso di mandarlo: aveva un'aria comune, un'intelligenza modesta e sapeva come cavarsela in ogni situazione.
E lui di buon grado aveva accettato: incontrare il contatto di Eru, un certo uomo conosciuto come Watari.

Aveva in affitto una stanza presso un edificio vicino ad un tempio, unico segnale per distinguere quell'ammasso di strutture in legno piuttosto precarie, nella zona dove più si affollava il mercato.
Un buon luogo per ottenere informazioni e passare inosservati: Eru doveva essere costantemente aggiornato su quanto accadeva in città... incredibile.

Salì delle scale strette e ripide, dopo essere entrato in una piccola saletta soffocante e senza aperture, nella quale non incontrò nessuno.
Cercò la porta con una pennellata rossa sulla fronte e la trovò, rigorosamente chiusa.
Doveva bussare tre volte, almeno era questo ciò che gli era stato detto, e per quanto quell'oscurità, quell'odore di legno consumato dall'umidità, lo infastidissero si costrinse a battere tre tocchi sulla porta.
Dopo qualche istante sentì il rumore di un pesante chiavistello in legno che serviva per bloccare l'accesso ed infine qualcuno aprì.

Vide un uomo anziano, almeno dedusse così da quel poco di pelle che riuscì a scorgere da oltre il cappello conico calato sul volto.
Non disse una parola, invitandolo ad entrare, per poi richiudere la porta dietro di sé.
Una stanza completamente vuota: eccetto una finestra che faceva penetrare la timida luce pomeridiana e una stuoia abbastanza ampia su cui vi era un tavolino quadrato in legno.
L'uomo si sedette presso di esso e Aizawa, un po' a disagio, lo imitò.

Dopo aver dato un leggero colpo di tosse disse:
“Sono venuto per conto del daimyo Yagami. Lei è il contatto di Eru?”

Sentì un accenno di risata, finché il suo interlocutore non si tolse il cappello a larghe tese, e sollevò lo sguardo.
Come si era aspettato: un uomo anziano, dai folti capelli argentati e un'occhiata acuta.

“Mi presento – disse il vecchio – sono Watari e, si, sono in comunicazione con Eru... o Elle.”
Aizawa si limitò a dire molto dignitosamente: “Non parlo la lingua degli occidentali nel mio paese.”
“Suppongo di no.” convenne Watari con un leggero sorriso conciliante.

Aizawa portò le mani sul tavolo, intrecciandole, per poi dire:
“Pensa di far giungere Eru e il suo seguito fino a Edo? Il mio signore vorrebbe incontrarlo di persona.”
Watari sospirò: “Ho già provveduto a contattarlo. Conoscendolo in poco tempo sarà in città, visto e considerato che andava in quella direzione... il caso lo interesserà sicuramente. Ma non posso garantire che si presenti direttamente al daimyo, come già era accaduto in passato.”
Il samurai si umettò le labbra incerto: questa volta non sarebbe bastato avere un semplice portavoce. Si mosse leggermente più avanti col busto, spiegando con tono deciso ma al tempo stesso non arrogante: “Credo che la situazione sia un po' diversa questa volta... è necessario, affinché ci si possa fidare, che...”
Watari lo interruppe con un cenno cortese del capo: “Penso che non abbiate motivo, visti i precedenti, di dubitare di Eru.”
“Si ma...” tentò di dire.
“Quindi vi farò sapere qualcosa sul caso appena sarà possibile. Ora credo che facciate meglio ad andare, il vostro feudatario attenderà notizie: comunicategli pure che Eru investigherà con solerzia, risolvendo come sempre queste faccende delicate.”

Senza aggiungere altro Watari si alzò in piedi, accompagnando Aizawa alla porta, per poi salutarlo con un cenno del capo e richiuderla delicatamente, come se avesse paura che il suo ospite potesse rimanerci poco finemente pinzato dentro.
Per qualche istante il samurai guardò il pannello di legno, infine, con un sospiro rassegnato, se ne andò.
Ben presto sarebbe arrivato Eru e avrebbe risolto tutta quella problematica situazione. O almeno così sperava.

*°*°*°*

“Uff sono stanco! Mi sono rotto di camminare!”
“Oh avanti, sforzati ancora per un paio d'ore... insomma, se ce la fa il piccoletto ci riesci anche tu!”
Mello lanciò un'occhiata furente a quel ragazzo dai vistosi capelli rosso mogano, commentando acidamente: “Sta zitto tu, non osare paragonarmi a quello scarafaggio!”
“Guarda che più parli più consumi ossigeno prezioso!” replicò Matt, facendo ondeggiare una spiga di grano tra i denti.

Mello gli diede una leggera spinta con la spalla affrettandosi ad avanzare, superando Near riservandogli uno sguardo sprezzante, per poi affiancarsi a colui che era riuscito a tenerli insieme e a costringerli, in un modo o nell'altro, a seguirlo ovunque andasse.
Non che gli dispiacesse: aveva cibo e quasi, evidenziamo quasi, sempre un tetto sulla testa.
Oltretutto poteva girare liberamente per il Giappone senza che nessuno facesse domande sulla croce che portava al petto e sul Dio che evidentemente, soprattutto con l'arrivo degli Occidentali, era considerato una minaccia.
E infine, cosa non meno importante, ammirava profondamente quella loro sorta di guida, di luce e di arbitro di pace che sedava i dissapori.

“Elle – disse quasi in un sospiro – non per dire ma non mi sento più i piedi e ho fame. Terribilmente fame.”
Con Elle non si arrabbiava. Mai.
Quest'ultimo per qualche istante non gli rispose finché non si voltò verso di lui, mordicchiandosi l'unghia dell'indice con fare pensoso, per poi dirgli:
“Hai ragione, è da un giorno intero che viaggiamo. Ma non possiamo ancora fermarci, mi dispiace.” Dicendo questo, come se nulla fosse, tornò a guardare davanti a sé.

Mello sospirò, smettendo di camminare così che venne nuovamente sorpassato da Near il quale, silenzioso, nemmeno gli aveva rivolto uno sguardo.
Meglio o lo avrebbe incenerito... detestava quelle sue occhiate fredde e distanti come se, nei pochi anni da quando era in vita, quel piccoletto albino sapesse molte più cose di lui.

Matt gli si portò di fianco, dandogli una gomitata amichevole, per poi scherzare:
“Ah peccato, ti è andata male!”
Mello alzò gli occhi al cielo, sbuffando così da smuovere la fitta frangetta bionda che gli copriva per intero le sopracciglia e commentò:
“Dovresti appoggiarmi invece di pigliarmi per il culo!”
“Ma io ti appoggio. Se non avessi me che ti sprono saresti rimasto alla locanda precedente! - Mello fece una smorfia ma Matt aggiunse ridendo – avanti, facciamo di corsa a chi arriva primo a quell'albero laggiù, quello che ha ancora delle foglie verdi.”

Mello emise un grugnito che doveva essere una protesta ma, sebbene non avesse voglia di impegnarsi, dargliela vinta a qualcun altro, seppure il suo migliore amico, non l'avrebbe accettato molto facilmente.
Così corrucciò un istante le labbra per poi esclamare rivolgendosi a Near:
“Ehi tappetto, conta fino a tre e dacci il via!”

Near nemmeno si voltò. Matt e Mello continuarono a camminare affiancati, attendendo con una certa impazienza che il ragazzino si decidesse a partecipare.
Ma ci fu solo silenzio.
Mello avrebbe voluto prendere a pugni quella testolina bianca ma con loro sorpresa fu Elle ad intervenire dicendo con il suo solito tono di voce neutro, girandosi leggermente col volto per guardarli:
“Conto io se volete.”

Il biondo si illuminò e si preparò a scattare quando Near, con voce inespressiva e rimanendo sempre girato di spalle, non disse:
“No, non importa. Lo faccio io.”

Elle guardò un istante le nuvole che scorrevano sopra le loro teste, nuotando nel cielo imbrunito, per poi tornare a volgersi verso la strada, limitandosi ad attendere.
Near, un indice col quale si tormentava una ciocca chiara, disse con voce abbastanza alta:
“Uno.”

Matt si arrestò improvvisamente, imitato da Mello. Si guardarono un attimo negli occhi, non riuscendo a trattenere un sorriso.
Poi si girarono verso la strada: Near camminava tenendo per le redini il loro unico cavallo e Elle era più avanti, incurvato e con un mantello scuro che lo copriva.

Near continuò a contare: “Due... e.... tre.”

Al tre tutti e due scattarono correndo veloce. I capelli al vento, la polvere che si alzava sotto il loro piedi dalle suole in bambù e la velocità che plasmava la direzione dei loro vestiti.
Matt lo stava superando.

Accidenti.

Poi gli si fece più vicino, spintonandolo, e Matt, con un ghigno, lo spintonò a sua volta.
Corsero ancora... pochi metri, centimetri, sassi che avrebbero saltato...
L'albero... imponente, nemmeno sapevano a quale specie appartenesse, ma era stato il loro prezioso punto di riferimento.

L'arrivo.

“Ho vinto io!” esclamarono in contemporanea Matt e Mello.

Quando sentirono cosa aveva detto il rispettivo concorrente, si guardarono corrucciati, seppur con un certo divertimento, finché tutti e due non si voltarono verso il gruppetto rimanente.
“Allora chi ha vinto Elle?”

Elle avanzò di qualche passo per poi rispondere guardandoli con gli occhi sgranati:
“Near ha fatto la conta: teoricamente tocca a lui decidere.”

Near abbassò lo sguardo, continuando a camminare, finché non lo rialzò, arrestandosi davanti ai due corridori per fissarli un istante.
Infine disse con decisione, tagliente come una lama:
“Ha vinto Matt.”

Mello gli fece un gestaccio esclamando: “Razza di nano! Tu sei di parte! Prova a ridirlo che ha vinto Matt e ti faccio il cu...”
Ma il rosso gli diede una pacca sulla spalla per poi dirgli puntando un indice verso il cielo:
“Oh, mi sa che abbiamo visite. Qualcuno ci chiama!”

Anche Mello alzò lo sguardo e vide Kira, il falco addestrato da Watari a rintracciarli e portar loro messaggi urgenti provenienti da Edo.
Era il modo migliore più rapido per comunicare e non perdersi le migliori notizie sulla politica e le eventuali crisi.

Elle si arrestò, scrutando il falco volteggiare sopra di loro, per poi girarsi verso Mello il quale aveva teso il braccio, riparato da un guanto da falconiere.
Kira discese per poi aggrapparsi all'arto con delicatezza e sbattere le ali, mostrando il suo sguardo fiero.
Il gruppetto si chiuse a cerchio, sebbene Near rimanesse piuttosto in disparte, fissando con attenzione Elle intento a srotolare dalla zampa un biglietto ad essa legato.

Rimase silenzioso finché non annunciò, con la testa leggermente reclinata:
“Un messaggero del daimyo è stato ucciso. Ci chiedono di indagare... probabilmente sono coinvolte parecchie forze politiche del Giappone.”

Mello fece un sorriso compiaciuto... interessante... si prevedeva un bel po' d'azione e soprattutto la volta di Edo.
Matt si grattò un orecchio chiedendo, sebbene la risposta fosse già scontata:
“Accettiamo?”
Elle rimase immobile per poi rispondere: “Assolutamente. Senza di noi la giustizia non potrebbe fare il suo corso.”

“Fantastico! Quartiere delle case da the arrivo!” esclamò Matt ridendo.
Near non disse nulla seguendo Elle quando questi, dopo aver sorriso con una certa aria misteriosa, riprese a camminare.
Dal canto suo Mello si sistemò il mantello infilando dentro il vistoso crocifisso, per poi lasciar volare Kira che sarebbe andata a procacciarsi del cibo, dopo che le ebbe dato un grattino sul collo fiero, sapendo che li avrebbe seguiti fino a Edo.

Quando sarebbero arrivati, lo sentiva, non ci sarebbe stato riposo. Avrebbero dovuto vigilare costantemente... ma d'altronde era anche per quello che continuava a viaggiare.
Proteggere i suoi unici amici: in qualsiasi altro posto fosse andato, senza di loro non avrebbe avuto senso starci.
Perché non avevano una casa, solo tanti scopi.


Sala da te di Happy Pumpkin

Ecco il nuovo capitolo. Era da un po' che l'avevo scritto ma ho voluto controllarlo e ricontrollarlo anche se alla fine non ho cambiato nulla... =_=''
E' faticoso mettere insieme Elle, Mello, Matt e Near cercando di non farli risultare OOC. Spero che sia venuto un buon risultato, che riesca a trasmettere quel senso di complicità che lega i quattro. ^_^'
Col prossimo capitolo invece inizieranno le indagini e si sveleranno i primi indizi...


ladyElric92: Grazie davvero per i complimenti, spero che questo capitolo non deluda! Ecco Elle e gli altri in viaggio verso Edo, inutile dire che diventeranno quasi, evidenziamo quasi, i protagonisti assoluti... XD

Damaris: Sono felice che ti abbia fatto incuriosire, in effetti le AU possono dare un sacco di spunti interessanti se poi sono ambientate in un periodo storico particolare è ancora meglio, io poi adoro i racconti a sfondo storico!

Prof: Devo doppiamente ringraziarti per la recensione che hai lasciato sia su questa fiction che sulla one-shot Sogno!! Che dire, essere riuscita a farti immaginare così bene l'ambientazione mi lusinga moltissimo! ^//^ Inoltre anche a me il finale di Deathnote mi ha lasciata un po' così... secondo me la morte di Kira è stata quasi squallida... Un bacio, ringraziandoti ancora.

Grazie a voi lettori e a chi ha messo la storia tra i preferiti. Alla prossima.

   
 
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