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Autore: Calipso19    12/02/2015    2 recensioni
(SOSPESA) Karai ha una figlia, ma per non sottrarsi dai doveri di Ninja, la fa salpare per il Giappone, abbandonandola a un destino ignoto. Quando, anni dopo, ella ritornerà a New York alla ricerca di risposte, il destino devierà la sua strada su quella di quattro Ninja mutanti, ma anche verso la guerra contro Shredder, che anni di falliti tentativi e distruzioni non consumate hanno reso più spietato che mai.
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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  • Ti disturbo Leonardo?

La tartaruga si voltò di scatto, stupendosi di non averla sentita arrivare. 

Miyu aveva un passo molto leggero, oppure aveva fatto apposta a camminare silenziosamente per non disturbarlo. 

Si era congedato dopo una cena a casa di April sul terrazzo dell’edificio per poter meditare in pace, per riflettere su quanto gli aveva riferito Donatello. 

Alla fine, il genio gli aveva rivelato quello che Lisa e Shadow avevano tentato di fare, e al leader non andava giù il fatto che gli avessero disubbidito e avessero cercato di aggirarlo, seppure in buona fede. 

Il fatto che loro c’erano in parte riuscite, lo faceva rabbrividire dal nervoso. 

Com’è che non se n’era accorto pure lui insieme a Donatello? 

Stava davvero iniziando a invecchiare? 

  • No no. 

Miyu sorrise timidamente e si avvicinò, le mani giunte dietro la schiena. 

  • Che fai? - chiese, le gote arrossate dal vento notturno. 

Leonardo sbatté le palpebre, leggermente sorpreso dalla domanda. 

  • Medito. 
  • Perché?
  • Perché mi aiuta a fare ordine nei pensieri. 

Miyu annuì, volgendo lo sguardo altrove, e Leonardo intuì che stava cercando qualcos’altro da dire ma che non vi riusciva. 

  • Come mai sei venuta qua sopra? - chiese, desideroso di non concludere la conversazione. - Che stanno combinando lì sotto? 

Miyu riportò gli occhi su di lui. 

  • Oh.. Una partita a monopoli. 
  • Non ti andava di giocare? - chiese, il tipico tono di voce che si usa per parlare ai bambini. 
  • Mi stavo chiedendo cosa stessi facendo quassù. - rispose lei. 

Poi, improvvisamente, fece un passo verso di lui. 

  • Mi insegni?
  • A fare cosa?
  • A meditare. 
  • Uhm.. Se lo desideri. 

Miyu si sedette accanto a lui e lo guardò, in attesa. Lui le spiegò brevemente la posizione che doveva tenere, il controllo del respiro e l’atteggiamento mentale. 

Poi entrambi chiusero gli occhi e stettero in silenzio. 

Nel corso degli anni, grazie all’insegnamento del maestro Splinter, Leonardo era riuscito a raggiungere livelli notevoli nella capacità di meditazione e quindi anche nel controllo della mente, ora quasi perfetto. 

Riusciva, solo con la vicinanza, a percepire lo stato d’animo di un’altra persona. 

In quel caso Miyu. 

Poteva sentire la sua concentrazione, il suo ripetersi quello che doveva fare nella testa, e la sua volontà. 

Quando la mente della ragazza si aprì un poco all’ignoto e il suo corpo cominciò a rilassare qualche nervo, lui poté guardare più a fondo, e ciò che vide fu anche un grande senso di vuoto, malinconia ma anche molta forza di volontà e capacità di amare. 

Intuì anche che la ragazza nutriva rispetto per lui, rispetto che man mano andava addensandosi, e ne fu imbarazzato e lusingato. 

Avvertì un cambio di direzione nella corrente di energia nell’ambiente che lo circondava, e comprese senza dover aprire gli occhi: Miyu aveva interrotto la meditazione e lo stava guardando. 

  • Vuoi parlare? - chiese, facendola sobbalzare. 

Come aveva fatto lui a capirlo senza nemmeno guardarla? Aveva gli occhi chiusi e sembrava assorto e profondamente concentrato. 

  • Io mi chiedevo se potevi parlarmi della storia tua e dei tuoi fratelli. 

Finalmente lui aprì gli occhi, posando il suo sguardo profondo e curioso su di lei. 

Miyu li osservò brevemente: era più grandi rispetto ai suoi, circondati da pelle all’apparenza sottile e con mille sfumature di verde, e mille piccole rughe. 

La pelle di un animale, di un rettile. 

Ma quegli occhi erano così dannatamente umani… 

  • Ti ho già raccontato la mia storia. - fece notare lui. 
  • Mi hai solo raccontato come da tartarughe siete diventati dei mutanti. Io mi stavo chiedendo cosa è successo dopo, dove avete vissuto, come avete fatto a procurarvi da mangiare, come avete conosciuto la signora April e il signor Casey … Sempre se vuoi dirmelo. 

Leo sorrise, prese un respiro e iniziò a raccontare. 

 

Erano di pattuglia dalle 3 di notte, poco dopo che Leonardo aveva terminato di parlare con Miyu. 

Il racconto era durato a lungo, ovviamente, ed era stato interrotto a notte fonda da Raffaello che aveva fatto notare al leader che dovevano pattugliare. 

Così la ragazza si era congedata ed era tornata di corsa in casa, avendo ancora un pò di timore nei confronti di Raffaello, che non addolciva mai il suo carattere burbero se non con Junior. 

Le quattro tartarughe si erano riunite e in breve tempo avevano fatto un rapido giro della città. 

Era una notte abbastanza tranquilla: poche persone erano in giro per locali, dei netturbini avevano già iniziato a lavorare e qualche poliziotto, come loro, girava per le vie più sinistre con sguardo attento. 

Alla fine si erano fermati su un edificio a Bay Ridge, lo sguardo fisso sul mare dolcemente illuminato dalla luna calante, godendo in silenzio della reciproca compagnia. 

Dopodichè Donatello e Leonardo si erano guardati, intuendo che fosse arrivato il momento di dire la verità anche agli altri due. 

Raffaello, in particolare, appariva quasi rilassato. 

 

  • Che cosa??? 

Evidentemente era stata solo un’impressione. 

O forse bastava la più piccola motivazione per rendere il loro fratello una bestia di rabbia. 

Anche Michelangelo appariva contrariato. 

  • Lisa e Shadow si sono avventurate in un quartiere del Bronx per cercare di scoprire i piani dei Dragoni Purpurei?!
  • Dovevo aspettarmelo dalla figlia di quell’imbecille di Casey Jones! Ah, appena le vedo le prendo a schiaffi!
  • Non è necessario Raph, ci ho già pensato io. - Leonardo gli posò una mano sulla spalla con fermezza. - Ho fatto loro un discorso che non dimenticheranno tanto facilmente. 
  • Ooh, mi stai dicendo che le hai intontite con i tuoi sermoni? Leo, istigherai qualcuno al suicidio prima o poi!
  • Le tue battute fanno venir voglia di suicidarsi Mickey! 
  • Zitto tu secchione. 
  • Non mi interessa cosa hai fatto Leo. Ci voglio pensare io. Sta sicuro che il mio metodo educativo è infallibile. 
  • Saresti capace di picchiare a sangue due ragazzine Raph… Ahia! 
  • Ci penserà Donatello. 
  • Uhm? 
  • Donnie, ci penserai tu a farle promettere di non intervenire più in questa faccenda. 
  • L’ho già fatto. Ma.. Lo rifarò. 
  • Ok, bene. 
  • Si, dopotutto Donnie, Shadow l’hai praticamente cresciuta tu. 

La frase di Michelangelo sembrava esser stata messa lì per caso, ma nessuno dei quattro la prese in questo modo. 

Donnie voltò lo sguardo verso di loro, che in quel momento lo stavano fissando con occhi indecifrabili, e seguirono diversi attimi di pesante e quasi imbarazzante silenzio. 

Donnie guardò uno ad uno i suoi fratelli. 

Michelangelo aveva la bocca serrata, come se l’avesse chiusa di colpo dopo aver parlato e non avesse intenzione di aggiungere altro. 

Raffaello teneva le braccia conserte, gli occhi che conservavano una traccia della fiamma che li caratterizzava sempre ma che in quel momento sembrava essersi celata dietro una barriera di vetro. 

Leonardo era il più rilassato fra tutti, come se avesse previsto quello che sarebbe successo da lì a poco, e dopo un leggero sospiro, fissando lo sguardo profondo su Donatello, gli comunicò che era arrivato il momento di rendere ufficiale la verità. 

Il viola allargò leggermente gli occhi, poi li chiuse sfinito. 

Quanto era stato stupido a pensare che i suoi fratelli non avessero capito!

  • Come l’avete saputo? - chiese con voce incrinata. 
  • L’abbiamo capito fin da subito. - rispose per tutti Raffaello. 
  • Quello che non capisco è perché non ne hai parlato. - disse Mickey. 

Donnie li guardò un attimo poi scosse la testa, cominciando a girare in tondo e torturarsi il viso con le mani. 

  • Non lo so, non lo so. 
  • Donnie, noi non ti stiamo giudicando. 
  • Già, tranquillo fratello. 
  • Io so che è sbagliato! - sbottò infine il genio contro di loro. 
  • Nessuno di noi ha detto questo - convenne Leonardo - Anche se è effettivamente una cosa che va presa seriamente, o no? 
  • Mi chiedi se la sto prendendo in giro Leo? Credi che sarei capace di fare una cosa del genere? 
  • No, non lo credo. Ma credo che sia tu che debba raccontarci per bene la verità. Ad esempio, da quanto procede questa storia? 

Il viola puntò lo sguardo a terra e prese un profondo respiro, come uno scolaro che ne ha combinata una ed è stato scoperto dal preside. 

  • Circa 9 mesi. 
  • Un bel parto.. Ahia!
  • Chiudi quella bocca! 
  • Chi ha cominciato per primo?
  • Io… Non lo so. Non so se è una cosa partita da me o da lei. E’ successo e basta. 
  • Ok… Non pensavo che avrei mai fatto una domanda del genere ma.. Avete fatto qualcosa di irreparabile? 

Donatello diventò un tutt’uno con la benda di Raffaello, che ostentò serietà, mentre lo stesso Leonardo arrossiva per l’imbarazzo e Michelangelo si lanciava in una risata mal soffocata, prontamente fermato da un pugno. 

  • Ma.. Ma.. Ma ti pare? Non mi permetterei mai! Ma come ti viene in mente?? E poi è solo una ragazzina! 

Leonardo si schiarì la voce, cercando di far calare il gran caldo che avvertiva in faccia. 

  • E’ proprio a questo che volevo arrivare. A parte il fatto visibile che siamo mutanti, lei è molto più giovane di noi, Donnie. 
  • Io.. 
  • Hai mai pensato a questo? Immagino di sì. 
  • Certo, ovvio. Ma… Non riesco a fermarmi. Non riesco ad allontanarla. 

Il genio indietreggiò e si lasciò cadere combattuto, fissando il pavimento. 

  • Vorrei avere la forza di poterlo fare ma non ce l’ho. 

Leonardo si inginocchiò davanti a lui. 

  • Donnie, io vorrei solo farti presente che… 
  • Lo so. - rispose guardandolo finalmente negli occhi. - E quando succederà me ne farò una ragione e sarò solo felice per lei. 

Leo annuì brevemente. 

  • Ok. Ma bisogna fare in modo che succeda, prima o poi. 

Donnie abbassò ancora lo sguardo, ma la ragione della sua tristezza non sfuggì al leader, e nemmeno agli altri due, che allargarono gli occhi dalla sorpresa. 

  • Donatello! - esclamò Michelangelo - Tu sei… 
  • No! - sbottò il genio, guardandolo furente. - Non dirlo nemmeno! Non parliamo più di questa cosa per favore. 

Leonardo gli posò una mano sulla spalla in un muto gesto d’affetto e comprensione. 

E la conversazione giunse al termine con l’avvento dell’aurora. 

 

  • Ragazze, mi sento di farvi una confessione - disse Shadow alle due sorelle giapponesi. 

Sedute al tavolo nel cucinotto di Lisa, le tre ragazze si fissavano mestamente, chi non aria determinata, chi leggermente perplessa, mentre la proprietaria aspettava di fronte al fornello che il caffè bollisse. 

  • Oh, smettila di fare tante cerimonie, la fai sembrare una cosa più grande di quella che è! - smorzò l’aria tesa che si era creata Lisa col suo solito tono impertinente. 

Shadow le rivolse un’occhiataccia. 

  • Bè, non è esattamente una cosa ordinaria.
  • Si, ma ne parli come se fosse una tragedia!
  • Perché vuoi dircelo Shadow? - chiese Miyu. 
  • Sapete tenere un segreto? - ribatté la mora, fissandole intensamente. 

Kaoko deglutì, quasi intimorita. 

  • Ovvio. - rispose - Ma sembra che tu debba rivelare chissà che cosa.. 

Shadow sospirò e abbassò lo sguardo, mentre le gote si tingevano di rosso. 

  • Effettivamente è una abbastanza seria. Nessuno deve venirne a conoscenza o saranno guai. 
  • Non preoccuparti Shadow - cercò di rassicurarla Miyu, sorridendole - Staremo zitte. Lo giuriamo. 
  • Bene. - La mora prese respiro.  

Lisa si girò dando le spalle al fornello. Non si sarebbe persa la reazione delle due ragazze giapponesi per nulla al mondo. 

  • Io e Donatello stiamo insieme all’insaputa di tutti. 

Il silenzio calò nella stanza. 

Miyu e Kaoko ci misero qualche istante a tradurre correttamente il vero significato della frase, e quando ci riuscirono la minima traccia della loro capacità di comunicazione scomparve. 

Andata. Svanita. Dissolta. 

Kaoko aveva la testa vuota e non riusciva a pensare a nulla di sensato; Miyu, dopo il primo mezzo minuto di totale stupore si riscosse e, pur non riuscendo a spiccicare parola, arrossì pensando a come doveva essere quel tipo di rapporto con una tartaruga mutante; Lisa continuava a fissarle, l’angolo della bocca tremolante nel tentativo di non scoppiare a ridere di fronte alle loro espressioni basite. 

In quei minuti di totale silenzio, Shadow rischiò di farsi venire un tic nervoso a causa della grande agitazione che quella imbarazzante situazione le comportava, e che non riusciva a dominare. 

I suoi occhi vibrarono fissi un pò sull’una, un pò sull’altra ragazza di fronte, in attesa di una risposta, un parere, un qualche segnale di vita. 

Quel momento stava diventando insopportabile. 

  • Ah! Oh! Ahi! 

Fortunatamente per lei Lisa, appoggiandosi al banco del cucinotto, non si era accorta della infima vicinanza tra il fornello acceso e il suo maglioncino bianco di acrilico, assai infiammabile. 

  • Dannazione! Ho rischiato di ustionarmi! - Esclamò saltellando in modo buffo e picchiandosi il fianco con uno straccio nel tentativo di spegnere una nascente fiammella, sotto gli sguardi delle altre tre. 

Miyu, grazie a quell’incidente, fu la prima a riprendersi e ad accorgersi che non avevano risposto alla confessione di Shadow. 

Guardò la ragazza e vide la sua espressione contrariata, e si sentì immediatamente in colpa. 

  • Shadow - esordì - Scusaci. E’ che è davvero una notizia spiazzante. Non avrei mai immaginato che tu… 
  • Certo - la interruppe la mora - E’ un bene che sia una cosa inimmaginabile. In questo modo evitiamo che qualcuno si faccia certi pensieri su di noi. 
  • E’ che non si vede per nulla. Cioè, ieri sera, a cena.. Non vi siete quasi rivolti parola. 
  • E’ normale - rispose - Quando siamo tutti insieme facciamo spesso così, proprio per non farci scoprire. Anche se non penso che sia necessario: come hai detto tu, è improbabile. Ma la nostra è una precauzione. Immagina cosa potrebbe accadere se qualcuno lo scoprisse… L’equilibrio della famiglia ne sarebbe sconvolto.. 

Al pronunciare quelle ultime parole, Shadow abbassò il capo e i suoi occhi divennero tristi. 

Miyu e Kaoko aspettarono che continuasse. 

Persino Lisa se ne stava zitta e immobile, lo straccio ancora in mano. 

Lei conosceva la gravità della situazione, il peso che entrambi gli amanti dovevano sopportare. 

  • So che sono giovane - ricominciò a dire Shadow - E so che da una ragazza della mia età una frase del genere può sembrare banale e scontata, ma io tengo davvero moltissimo a lui. E non solo come fratello maggiore. 

Alzò gli occhi su di loro in modo che potessero vedere la propria sincerità. 

Le iridi color della notte splendevano di amore e convinzione. 

Le due sorelle ne fu intenerite. 

  • Ma come è iniziato tutto ciò? - chiese Kaoko, vinta dalla curiosità. 
  • Bè, non saprei esattamente… - rispose la mora - E’ stato tutto molto naturale e spontaneo. Quando gli ho detto quello che provavo ha fatto una faccia..! Era buffissimo. 
  • Shadow, grazie per averci rivelato il tuo segreto - disse Kaoko, accennando un inchino - Per noi significa molto. Ci hai dimostrato la tua fiducia nei nostri confronti e ti siamo grate per questo. 

La mora sorrise, sollevata. 

Rivelare il proprio segreto a qualche altra persona degna di fiducia le alleggeriva il fardello di portarlo. 

Il rumore del caffè bollente non tardò a farsi sentire, e Lisa lo servì in tavola. 

  • Bene bene bene.. Ora che abbiamo concluso il momento serio e cruciale della conversazione, è il momento, cara Shadow, di fornire alle nostre ospiti qualche dettaglio sulla tua relazione! 
  • Lisa!! - strillò la mora piena di vergogna. 

Miyu non aveva capito la frase, ma intuì il messaggio quando vide Kaoko abbassare lo sguardo, rossa in viso. 

  • Nessuna di noi qui ha idea di come possa essere intrattenere una relazione con un mutante, quindi racconta! - insistette Lisa. 
  • Non c’è niente da dire! - Shadow voltò la testa per porre fine alla discussione. - E non farmi mai più una domanda del genere su Donatello! 

 

  • Etciù! 
  • Salute fratello! Stai diventando contagioso? 
  • No non credo, qualcuno starà parlando male di me - rispose Donatello passandosi un dito sotto le narici. 
  • Strano, non abbiamo molte conoscenze che possono parlare male di noi, a parte Shredder e i Krang. E poi, pensavo si parlasse male soltanto di Raffaell… Ahio! 
  • Quando imparerai a tenere chiuso quel maledetto forno? Eh? 
  • Ragazzi - Leonardo interruppe la discussione con il suo solito tono pacato, a insolitamente serio - Qualcuno ha visto il maestro Splinter? 
  • Ehm.. Io non lo vedo da un giorno e mezzo! 
  • Io addirittura da due. 
  • Dove pensi che possa essere andato, Leo?

Il leader fissò il cielo, perdendosi un attimo fra le nuvole, cercando di captare nel vento mattutino le energie del suo maestro. 

  • Non lo so, ma non percepisco che sia in pericolo. Donnie, puoi localizzarlo con lo ShellPhone? 
  • Certo Leo. A meno che in preda al rammarico verso l’oggetto il maestro non abbia deciso di gettarlo da un grattacielo come l’ultima volta. 
  • E’ incredibile come la gente non sia in grado di imparare a usare un telefono cellulare nel XXI secolo… Dai, è ridicolo! 
  • Si, ma il maestro Splinter non fa parte della gente comune.. Lui è un topo! Quindi è giustificato.. Ahio! Ma che ho detto? 
  • La tua voce mi suona altamente irritante. 
  • Zitti ragazzi. Il maestro si trova alle scuderie di Central Park. 
  • Muoviamoci. 

Come un solo uomo, le tartarughe si tuffarono dal grattacielo come angeli in picchiata, e man mano che si avvicinavano al terreno, diminuirono la velocità saltando acrobaticamente di balcone in balcone. 

Rotolarono in una via secondaria in ombra dove, silenziosi come fantasmi, penetrarono nelle fogne attraverso un tombino. 

Riemersero solo pochi minuti dopo, non perché Central Park non fosse distante ma perché con gli anni erano diventati dei mostri in velocità. 

Le scuderie erano a nord del parco, e sebbene fosse quasi metà mattina, la gente che ne usufruiva era davvero poca. 

  • Il maestro dev’essere nascosto nel fienile sopra a dove stanno i cavalli. 
  • Chiamasi stalla. 
  • Taci scemo! 

Attesero che le due o tre persone presenti si allontanassero e poi corsero dentro l’edificio di legno, una costruzione assai rustica per essere al centro di una megalopoli. 

All’interno trovarono delle scale e si arrampicarono di gran fretta. 

Una volta al piano superiore si nascosero dietro dei rettangoli di fieno e cominciarono a guardarsi intorno. 

Il locale non era immenso, e videro il loro sensei quasi subito. 

  • Maestro! 

Lo raggiunsero in un batter d’occhio. 

Splinter era sotto una finestra, completamente illuminato dal sole. 

Quando li aveva sentiti non si era girato subito, aveva atteso che fossero i figli a venire da lui. 

  • Dovevo immaginare che prima o poi sareste venuti a cercarmi - esordì come per rimproverarli. 

Con la vecchiaia, la sua voce era diventata ancora più fine, e il pelo ispido era ogni giorno più bianco. 

Ma il maestro era invecchiato solo nel fisico. 

Negli occhi brillava ancora lesto il suo spirito guerriero. 

  • Eppure lo sapete che quando medito non voglio essere disturbato. 
  • Ma maestro, sei sparito da quasi due giorni.. Ci siamo preoccupati. 
  • Più è il tempo in cui si è vissuto e più si sente il bisogno di meditare a lungo, in quanto si hanno più cose su cui riflettere.

Scrutò i suoi quattro figli con occhi seri e inibitori. 

  • Quando sarete più anziani lo capirete anche voi. 

Il suo sguardo incontrò l’espressione crucciata di Michelangelo, e quando questi si accorse di essere stato scoperto, rabbrividì e si beccò una gomitata in mezzo alle costole da Raffaello. 

Splinter invece, si limitò a sospirare. 

  • Ma è anche vero che non si può cambiare sè stessi. Quindi, è probabile che fra voi ci sarà qualcuno che capirà e qualcuno che, invece, continuerà a non capire. 

Si rimise in posizione dritta, il busto eretto come se guardasse l’orizzonte, gli occhi tuttavia chiusi. 

  • Santa pazienza. 

Le tartarughe si guardarono. 

Avevano intuito che qualcosa non andava, nel loro maestro. 

Come se si fosse creato attorno una barriera invisibile che lo escludeva dal mondo esterno. 

O che escludeva il mondo esterno dal suo mondo interiore. 

Leonardo si alzò e andò a inginocchiarsi di fronte al maestro, il capo chino di chi sa aspettare con umiltà.

Cercò con la forza spirituale di alzare la propria energia, espandendola attorno a sé a avvicinandola a quella del maestro, per unire le loro menti in simbiosi, come spesso avevano fatto negli anni, per capirsi, allenarsi e sostenersi a vicenda. 

Intuì ancora con l’energia la presenza di quella barriera, creata dall’aura stessa del maestro, che pareva più forte e impenetrabile che mai. 

  • Hai bisogno di qualcosa, figliolo? - chiese Splinter pacatamente, senza però aprire gli occhi o diminuire la propria energia. 

Leonardo lanciò uno sguardo ai suoi fratelli, che capirono e, inginocchiandosi, alzarono anche la loro energia spirituale, cercando di raggiungere il loro maestro. 

Splinter dovette accorgersene, perché aggrottò un sopracciglio.

  • Sensei - disse Leonardo - Vogliamo capire cosa ti tormenta. 

Splinter sospirò leggermente. 

  • Un grande maestro ha il compito non appesantire gli allievi col proprio carico. 
  • Ma siamo noi che ti chiediamo di farlo. Ti prego maestro, confidati con noi. 

Il topo lasciò andare un lungo respiro, ma non abbassò l’energia. 

  • E va bene figlioli. - Aveva ceduto, anche se non del tutto. 

Aprì gli occhi e rivolse uno sguardo speciale a ognuno di loro. 

Le parole premevano dolorose nel suo cuore. 

  • Sto pensando di farla finita, di consegnarmi a Shredder per mettere fine a questa guerra. 
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