Anime & Manga > Uta no Prince-sama
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Autore: Starishadow    13/02/2015    4 recensioni
Se siete curiosi di vedere come sarebbero i figli (e le figlie) dei nostri sette idols, e vi fa piacere seguirli lungo la loro strada, leggete pure questa storia!
Come se la caveranno gli Starish in versione papà, alle prese con un gruppo di adolescenti curiosi di esplorare il mondo a modo loro?
(Raccolta di OS, molte sono song-fic, spero che vi piaccia!)
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Nota dell’autrice: della serie chi non muore si rivede.
La scuola ci prova ad uccidermi, ma per ora vinco io, ed eccomi qui con il nuovo capitolo!
Imploro perdono anche per eventuali ritardi nel rispondere alle recensioni, ma sappiate che le leggo tutte, le apprezzo e, appena trovo un secondo, faccio del mio meglio per rispodere.
Detto questo, vi dico come sempre la canzone guida e sparisco! - proviamo a fare senza specchietto? Avete imparato i nomi ormai? ^^ - ;D
Anyone but him - mr Hudson ft Kanye West
 
Anyone but him
«Minna! Ho una notizia!» esclamò Harumi, sorridendo di gioia, mentre lei e gli altri Starkids erano radunati in camera di Kaito, alcuni sdraiati sul letto, altri impegnati con videogiochi e altri ancora sparsi per terra occupati nelle più svariate attività.
«Quale, Haru-chan?» chiese Hikaru sorridendo, distogliendo l’attenzione dalla sua sfida virtuale contro Nei, che ne approfittò per buttare la sua macchina fuori strada.
«Hey! Non vale!» protestò Hayato, che stava facendo da spettatore alla gara.
Aoi alzò gli occhi dallo schizzo a cui stava lavorando per osservare confuso il suo gemello e gli altri, poi scosse la testa e tornò a disegnare, mentre Rui osservava il suo lavoro da sopra la spalla.
«Puoi farmi una calza diversa dall’altra? Cioè non molto, ma ad esempio la sinistra tutta nera e la destra con un fiocco viola» chiese la ragazza con voce calma, indicandogli quello che intendeva, lui fece solo un piccolo verso di approvazione prima di modificare il suo lavoro.
«Uffa Aoi! Quanto ci metti a fare il costume di Rui? Io voglio il mio!» si lamentò Maiyumi, sdraiata sul futon di Kaito con la testa che toccava terra e i capelli sparsi sulla gamba destra del biondo, che per tutta risposta aveva poggiato su di essi il suo blocco pieno di schizzi e disegni - la maggior parte raffiguranti i vari costumi degli Starkids.
Harumi arrossì e abbassò lo sguardo, notando che gli altri - a parte Hikaru - non erano interessati, ma poi Satsuki smise di scrivere il suo testo e la guardò incuriosito:
«Ossia, Harumi?»
Arrossendo appena quando l’attenzione generale fu nuovamente su di lei (esclusa quella di Hikaru che prima restituì il favore a Nei spingendogli la macchina contro una curva e dritta su un palo), Harumi ammise timidamente:
«Ehm mi… mi hanno presa per la parte di Giulietta nel Musical di Romeo and Juliet!» nel dirlo però non riuscì a nascondere il luccichio nei suoi occhi.
Congratulazioni ed esclamazioni varie si alzarono da tutto il gruppo, che finirono con lo svegliare anche Kaito, sdraiato vicino a Maiyumi, sebbene dal verso opposto a quello della ragazza.
«Gomennasai, Kaito-kun» dissero in coro Maiyumi, Reiko e Nei, il ragazzo emise solo un debole verso gutturale prima di portarsi un braccio davanti agli occhi.
«Ti dà fastidio la luce?» chiese Hayato con voce preoccupata, alzandosi e sedendosi accanto all’amico, che bofonchiò qualcosa di incomprensibile. «Sacchan, potresti accostare un po’ le tende?»
Il minore obbedì, e presto la stanza fu avvolta in una penombra che rendeva tutto stranamente più rilassante.
«Sì e io così come li abbino i colori?» si lamentò Aoi. «Accendimi almeno l’abat-jour. Scusa Kai-kun.»
Satsuki obbedì anche a quello, con un sospiro. Intanto Hikaru continuava a perdere contro Nei e i suoi trucchetti sleali.
Erano giorni che Satsuki teneva d’occhio il suo migliore amico: non era passato molto tempo da quando Aoi gli aveva fatto confessare di essere vittima di bullismo, e sebbene il ragazzo stesse facendo di tutto per dimostrare al mondo di stare bene, c’era qualcosa che ancora non lo convinceva nel modo in cui certe volte si chiudeva in un silenzio ostinato e sembrava smaniare dalla voglia di restare solo.
A dire il vero nemmeno sua sorella lo convinceva poi così tanto, qualcosa gli diceva che anche lei gli stava nascondendo qualcosa, ed era una situazione che lo snervava e lo metteva a disagio: non era molto bravo a mostrare alle persone che si preoccupava per loro, ma non sapere che cosa le turbava gli impediva anche di poterli aiutare, e lo faceva sentire inutile.
 
 
«Nii-chan.» bisbigliò Reiko avvicinandosi a lui, «Aiutami a punire Nei» ghignò.
I piani per “punire” qualcuno di Reiko assicuravano divertimento pronto e facile, quindi non esitò un momento ad accettare.
Poco tempo dopo, grazie anche alla complicità di Hayato, Nei si trovò bloccato a terra mentre Reiko, sopra di lui, lo stuzzicava in tutti i punti in cui soffriva il solletico.
Maiyumi li osservò con aria di biasimo mentre si sdraiava a pancia in giù, stavolta con il capo vicino a quello di Kaito, osservandolo preoccupata: non le piaceva l’espressione dolorante che aveva in viso e il colorito pallido della sua pelle.
«Kai?» sussurrò.
«Mmmhm?»
Maiyumi sorrise leggermente, mentre gli chiedeva se avesse bisogno di qualche altro antidolorifico.
«Solo io posso riuscire a svenire mentre sono in moto, eh?» chiese ironicamente il ragazzo dopo aver scosso la testa.
Il motivo per cui erano raccolti tutti e dieci lì era proprio quello: dopo aver ignorato i sintomi dell’influenza, Kaito aveva raggiunto il suo massimo quando, tornando a casa in moto, era letteralmente collassato, cadendo e sbattendo la schiena contro l’asfalto, ottenendo - oltre ad una serie di graffi antipatici e dolorosi - una diagnosi di una settimana a letto senza muoversi, che per il ragazzo equivaleva ad una condanna a morte.
Hayato e Maiyumi erano intervenuti prontamente per salvarlo da tale destino di noia e isolamento, oltre che dalla scenata di Masato che, come gli avevano assicurato che suo figlio se la sarebbe cavata con un po’ di dolore e annebbiamento dovuto alle medicine, si era lanciato in una delle sue rarissime sfuriate, che Kaito detestava apertamente.
Maiyumi lo guardò con aria indecifrabile, poi gli spostò il braccio da sopra gli occhi:
«Solo tu puoi ostinarti a fingere di non stare male, ma come ti è saltato in mente?!» chiese, irritata e preoccupata.
Lui le rivolse un sorrisino impertinente:
«Non ti starai mica preoccupando, my queen»
Hayato si schiarì la voce, a disagio, e si alzò dal futon, andando a sedersi vicino ad Aoi a sbirciare in silenzio il suo lavoro, tirandosi le ginocchia al petto e poggiandovi sopra il mento, le mani del biondo ebbero un leggero fremito quando lui gli fu vicino, ma poi tornarono a muoversi abili sullo schizzo.
Maiyumi emise un verso sprezzante e alzò gli occhi al cielo, nascondendo un sorrisino e soffocando la risposta che le premeva contro le labbra: “sì”.
«Haru-chan, un momento!» esclamò d’un tratto Hikaru, spalancando gli occhi e fissando l’amica. «Ma se tu sei Giulietta, e io non sono stato preso per fare Romeo… chi è il tuo “partner”?!»
Harumi arrossì nuovamente e ridacchiò imbarazzata, prima di incrociare per errore gli occhi verdi e freddi di Satsuki e ritrovarsi completamente incapace di dire il nome del “suo” Romeo.
“Mmmh ok, è solo una recita” si disse il maggiore degli Shinomiya, mentre si accigliava, qualcosa lo infastidiva nel fatto che la loro Harumi, la loro pianista e compositrice, si dedicasse ad altro. In fondo temeva che recitare le sarebbe piaciuto al punto da mollarli.
Era un pensiero egoista, ma non riusciva ad evitarlo.
“Ma Harumi-chan non lo farebbe mai” si disse, guardando la migliore amica di sua sorella che ora battibeccava giocosamente con Hikaru e Reiko.
 
Qualche tempo dopo Satsuki, Reiko e Hikaru erano seduti al loro solito tavolo alla mensa aspettando che Harumi li raggiungesse: Reiko come suo solito stava usando le bacchette per mangiare come se fossero quelle della batteria, e qualsiasi cosa era diventata un pezzo del suo strumento immaginario, bicchieri, tavolo, libro di Satsuki, testa di Hikaru… Tutto insomma. Hikaru le lanciava qualche occhiata quando pensava che il fratello non stesse guardando, ma molto spesso veniva intercettato e quindi avvampava e si concentrava sul plettro che si rigirava fra le mani.
«Eccola» esclamò d’un tratto Reiko, e come Satsuki si voltò per cercare con lo sguardo la ragazza, lei si voltò fulminea verso Hikaru e gli sfiorò le labbra con le sue, prima di fare ampi cenni di saluto ad Harumi, che era appena entrata a fianco di…
«Kishiramu Ienobu» mormorò Hikaru, arricciando il naso.
Reiko lo guardò accigliata, da quando il più piccolo fra i ragazzi degli Starkids nutriva disprezzo per qualcuno?
Notando la sua espressione, il ragazzo sorrise e le spiegò che era lui che gli aveva fregato il posto da Romeo.
«E perché eri così fissato con il fare Romeo? Non ti piacerà mica Harumi!» lo sguardo di Reiko si fece affilato, e il povero Hikaru iniziò a balbettare delle scuse incerte e confusionarie, fino a quando lei non scoppiò a ridere e usò nuovamente la sua testa come batteria.
Finalmente Harumi li raggiunse, sedendosi accanto a Satsuki con le guance arrossate e un sorrisino sulle labbra.
«Tu non me la racconti giusta.» dichiarò la bionda sporgendosi verso la sua migliore amica con aria furbetta, mentre Harumi avvampava e si nascondeva dietro ai capelli color cioccolata «Avanti, te l’ha già chiesto?» ghignò.
Hikaru e Satsuki si guardarono, confusi come sempre quando le due ragazze interagivano.
Alla fine, dopo qualche abile domanda da parte di Reiko, Harumi fu costretta a confessare che, fra una prova e l’altra, Ienobu, uno dei ragazzi più “desiderati” della scuola (almeno secondo la cronaca generale), l’aveva invitata a provare le loro scene a casa sua.
«A casa che?!» saltò su Satsuki, senza nemmeno sapere bene perché. Hikaru lo guardava con un’aria strana, a metà fra il sorpreso e il divertito, Harumi era viola in viso, Reiko sghignazzava spudoratamente, tanto che fu costretto al ficcarle del cibo in bocca per farla smettere.
«Beh dobbiamo solo provare.» balbettò Harumi.
«La scena prima della partenza di Romeo, magari» ridacchiò Hikaru, e presto anche lui si trovò del cibo in bocca.
Satsuki era ancora sconcertato:
«Sei troppo piccola!»
Reiko stava per soffocare mentre rideva e masticava contemporaneamente, Hikaru stava già cercando un tovagliolo in cui poter sputare il cibo che minacciava di ucciderlo (le capacità culinarie di Natsuki non erano migliorate e, soprattutto, erano ereditarie, il che significava che quel pranzo era pericolosissimo).
Harumi emise un verso stridulo di sorpresa:
«Non faremo niente! Ripeteremo solo le parti!»
Inutile dire che nessuno le credette.
 
Qualche settimana dopo, gli Starkids erano di nuovo radunati nel garage di Maiyumi ad aspettare la loro compositrice.
«Ma che sta facendo?» chiese Hayato, abbandonato sul volante della macchina cabriolet di Ren, gli occhi semichiusi e i capelli davanti al viso.
«Basta che si muova.» bofonchiò Kaito, sdraiato su quelli posteriori, i piedi che penzolavano giù dalla fiancata «Maledetti antidolorifici, antinfiammatori e antilucidità! Peggio che avere I postumi della sbronza!»
Aoi, accucciato sul sedile accanto a quello di Hayato, scoppiò a ridere:
«Come se l’avessi avuta spesso!» disse, lanciandogli poi il disegno del suo nuovo costume di scena.
«Ha parlato l’astemio.» concluse Nei, accucciato a terra fra il sedile posteriore e quelli anteriori, allungando una mano alla cieca tentando di tirare i capelli al gemello.
Fuori dalla macchina, Maiyumi e Rui erano impegnate a smaltarsi le unghie di rosso una e nero l’altra, Hikaru stava accordando la chitarra con l’aiuto di Reiko e Satsuki controllava spasmodicamente l’orologio.
Era preoccupato, ormai doveva ammetterlo, negarlo sarebbe stato inutile, e alla fine dovette ammetterlo:
«Ma… solo io ho paura che smetta di comporre per noi e suonare con noi?» chiese, cercando di usare un tono neutro, Hayato suonò il clacson in risposta.
«Cretino! Se papà ti becca nella sua auto ti scortica!» sibilò Maiyumi, minacciandolo con il pennellino dello smalto.
«Zio Ren mi adora.» rispose distrattamente Hayato. «Comunque, non sono preoccupato, Haru-chan è libera di fare tutto quello che vuole, e ama gli Starkids quanto noi, non c’è da preoccuparsi.»
Solitamente non era lui quello che rassicurava tutti, eppure le sue parole ebbero un certo effetto.
«Wow. Mi hai rubato il lavoro.» ghignò Kaito, prima di colpire Nei. «Hai finito di arrotolare quella sigaretta? È un’ora che ci stai dietro»
Aoi fece una smorfia e strinse più forte la matita: sapeva quando e perché fumava suo fratello, e non riusciva a non sentirsi in colpa per quello. Dopo ogni suo attacco, Nei accumulava una dose di stress che non riusciva a sfogare in nessun altro modo, e non c’era nulla che lui potesse dire o fare per fargli cambiare idea.
Meno male che per lo meno si limitava ad un massimo di due sigarette ogni volta.
«Kaito! Sei sotto medicinali, non azzardarti a fumare!» scattò Maiyumi, fulminando il gruppetto dei maggiori con un’occhiataccia, Hayato scattò subito sulla difensiva chiedendo cosa avesse fatto lui, Aoi era impegnato nei suoi disegni.
«Infatti Kaito, niente sigarette per te.» concluse Nei «Ti rovini la voce, io per lo meno sono un musicista.»
Il secondo maggiore del gruppo sbuffò irritato; nemmeno lui era un gran fumatore, ma in quel momento era così irritato dal fatto che i medicinali continuavano a togliergli lucidità che non gli interessava poi molto.
«Facciamo una bella cosa, niente sigarette per nessuno!» esclamò Hikaru, che si era avvicinato quatto quatto alla macchina, e fregò tutte le sigarette che riuscì a prendere prima di spezzarle e buttarle via fra gli applausi di tutti gli altri tranne Kaito e Nei.
«Grazie tante Hika!» sbuffarono in coro, sarcastici.
«I vostri polmoni mi ringrazieranno, un giorno.» sorrise seraficamente Hikaru, e in quel momento Harumi fece la sua comparsa, scusandosi per il ritardo.
Quella fu la prima di una lunga serie di volte in cui tardava, e la pazienza di Satsuki si affievoliva man mano che la complicità della ragazza con  il suo Romeo si rafforzava.
 
Satsuki si aggirava per la sua camera, sospirando e torturandosi i capelli dorati. Era confuso, terribilmente confuso.
Harumi si era fidanzata con quello Ienobu, era felice con lui e continuava a far parte degli Starkids.
Avrebbe dovuto esserne felice, essere contento per lei, ma non ci riusciva.
Causa principale: il gran disprezzo che nutriva per quel ragazzo, che era un playboy peggiore di Kaito, Nei e Hayato messi assieme.
Immaginava lei che lo abbracciava, lui che le baciava le labbra, il collo, il petto… e un calore che non riusciva ad identificare lo avvolgeva mentre l’impulso di colpire qualcosa lo coglieva di sorpresa.
Decise di chiedere consiglio all’unico adulto affidabile che aveva a disposizione: suo zio Syo, col cavolo che chiedeva a suo padre che l’avrebbe abbracciato borbottando qualche assurdità sul suo essere carino.
Syo si mise a ridere appena lui finì di parlare, e gli ci vollero svariati minuti prima che si desse una calmata, alla fine riuscì a dire:
«Satsu-kun, hai mai pensato di poter essere… geloso
A quelle parole gli aveva voltato le spalle e se ne era andato. Lui, geloso! Che faccia tosta!
Convocò una riunione d’emergenza a casa di Hikaru, e fu così che si trovò seduto a terra di fianco ad un Kaito ancora non del tutto in sé e di fronte ad un Nei con tanto di carta e penna, mentre Hikaru era sdraiato sul letto a pancia in giù e lo guardava interessato.
Aoi e Hayato erano isolati, vicini, le fronti premute l’una all’altra, e parlottavano concitatamente fra loro.
“Sempre troppo utili loro” pensò ironicamente Satsuki, prima di iniziare a parlare.
«Ok, ricapitoliamo.» disse infine Kaito, sorridendo appena «Il fatto che Harumi abbia il ragazzo ti infastidisce. Ti trovi ad immaginarli insieme anche se non vorresti… e la cosa ti fa incazzare…»
Fu interrotto da Hayato:
«Harumi ha il ragazzo?!»
Hikaru sospirò rumorosamente:
«Ma dove vivi, scusa? Capisco Kai-nii che è rimbambito dai farmaci, ma tu?»
Fra le risate generali, Hayato arrossì e tornò alla sua discussione con Aoi, stavolta prendendo una delle sue mani fra le sue e giocherellando distrattamente con le dita sottili del ragazzo.
Kaito sospirò e scosse la testa:
«Torniamo a noi, abbiamo detto che ti dà fastidio e tutto… Sats, devo fartela io la diagnosi o ci arrivi?»
Hikaru intanto continuava a ridere, e Satsuki lo guardava, frustrato.
Quando il suo migliore amico smise di prenderlo in giro, il ragazzo iniziò a parlare a voce bassa di come avrebbe preferito chiunque altro a quella persona, non gli importava con chi stava Harumi, bastava che non fosse Ienobu, poi proseguì a descrivere la sua voglia di fare a pugni con quel viscido, che di sicuro avrebbe ferito la ragazza, e concluse con uno sconsolato “E ora non torna più nemmeno a casa con me perché si fa accompagnare da lui”.
Allora Nei, che fino a quel momento aveva scritto infervorato sul suo foglio, si bloccò e gli fece un sorrisone a trentadue denti:
«Ecco a te» disse tranquillamente, allungandogli il foglio; il ragazzo lo lesse sconcertato. «Il tuo testo!»
 
 
Anyone but him
I'd rather hear you have the whole football team
After watching these filthy lips on your skin
Anyone but him

Anyone but him
With schoolboy fists, we can take this outside
Knowing my luck that fuck could win
Anyone but him

Who's gonna take you home, who's gonna take you home
Who's gonna take you home, if it isn't me
If it isn't me, if it

 
“Accidenti” pensò Satsuki in camera sua, leggendolo.
Come al solito Nei aveva fatto centro. Non era un caso che fosse lui ad occuparsi della maggior parte dei testi degli Starkids, quando non li scrivevano per conto loro, era la sua maggiore abilità: prendere le parole degli altri e trasformarle in canzoni.
Solo che vedere lì i suoi sentimenti, nero su bianco, gli faceva uno stranissimo effetto.
Era quasi come se chiedessero di essere espressi.
E fu così che Satsuki si trovò a prendere il suo cellulare e chiamare la ragazza a cui quei versi erano dedicati.
Non sapeva bene cosa le avrebbe detto, probabilmente avrebbe improvvisato.
E con un po’ di fortuna sarebbe andato tutto bene.
 
[To be continued]
 
Nota dell’autrice: scusate la brusca interruzione! Ma continuerà tutto nel prossimo capitolo! ;D e si capirà un po’ meglio la situazione forse ^^
Spero che vi sia piaciuto questo capitolo, che ammetto che non mi convince!
Un grazie speciale a Lyel (ti prego non mi uccidere ho pubblicato!!) e Pinky (non mi uccidere nemmeno tuuuu!!!) per l’ispirazione e l’incitazione!
A presto!
Baci,
Starishadow
   
 
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