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Autore: rowen91    13/02/2015    1 recensioni
Quando il vero IO emerge, nulla sarà come prima...
Per le giovani tartarughe inizia una fase della loro vita che li segnerà per sempre. Odio, Dolore e Vendetta domineranno le loro scelte. Per ognuno di loro ci sarà una crescita; si renderanno conto che "I peggiore dei demoni si celano dentro".
Genere: Angst, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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15 Gennaio 2015
Una figura ammantata di stracci, camminava cauto tra le vecchie galleria abbandonate di New York. Leonardo era attento a ogni rumore che sentiva e si stringeva sempre più trai i vestiti logori con il suo zaino in spalla. Il Sottosuolo cittadino era ricco di tunnel in disusi e di luride fogne; praticamente una città sotto la città . Ma lui e i suoi fratelli le conoscevano come il palmo delle loro mani. Man mano che avanzava, le luci diventavano sempre più forti. La galleria imboccata finì davanti a una porta blindata, illuminata da due lampadine ai lati delle mura. Leonardo bussò alla porta e si guadò indietro, sapeva in quale buco oscuro si stava per infilare e guadarsi le spalle era il minimo che poteva fare. Una piccola finestrella si aprì dal portone ad altezza viso. Un paio di occhi scuri con folte sopracciglia nere lo scrutavano. “Chi diavolo sei” ringhiò una voce profonda oltre la porta blindata. “Un visitatore” rispose calmo. “Sono venuto per Mr.Bat” concluse poi tirando fuori una banconota da 50 dollari dallo zaino e avvicinandola alla finestrella. i due occhi fissarono la banconota e una mano grossa e callosa l’afferrò. La finestrella si chiuse di scatto. Qualche istante dopo si sentirono rumori sechi di serratura e la porta si apri lentamente. “Dai muovi il culo ed entra”. Leonardo oltrepassò la porta, stando attento a coprirsi bene; un uomo grosso  e panciuto dall’aspetto minaccioso osservava l’enorme e gobbuta figura ammantata. Leonardo guardò esterrefatto la grande quantità di gente che camminava e discuteva in quell’incrocio di gallerie. L’enorme stanza  circolare era ben illuminata da molte fonti di luci, il soffitto era molto alto e riccamente decorato da affreschi orami logori. Enormi balconate in stile barocco si affacciavano direttamente sul cuore della stanza dal secondo piano; al centro della sala, un’enorme fontana di marmo nero e bianco zampillava. Bancarelle e piccole botteghe in legno erano sparse ovunque, creando uno schema a ragnatela, dove il centro era proprio la fontana di Nettuno. Leonardo si avvicina cauto verso quella che sembrava la strada principale. Le strade erano battute da molte persone  dall’aspetto più disparato, mote li loro erano attenti a mantenere il proprio anonimato. Leonardo si soffermò per un istante su una bancarella di una bella donna dai capelli neri. Vendeva armi  bianche di ogni genere e gusti, ma non molti acquirenti erano interessati a comprare: guardavano, tastavo, ammiravano e ,dopo aver contemplato per qualche istante il prezzo, lasciavano l’arma sdegnati.  Leonardo si avvicinò e le ammirava con l’acquolina. “Allora le piacciono?” esordì la bella ragazza  con un sorriso. Leonardo si rizzò sul posto e la guardò. “Mi sembra che lei se ne intende” proseguì prendendo un pugnale finemente decora in oro. “Questo è uno stiletto Fiorentino, il manico è originale del  1200. Ve lo posso fare a un ottimo prezzo”.
“Non sono interessato” rispose spicciolo Leonardo e, attento non incrociare il su sguardo, dando un ultima occhiata a una katana in particolare: era racchiusa nel suo fodere nero e il manico era di un bianco avorio. “Vedo che le interessa l’orientale” disse piano la ragazza con sguardo furbo. “Se attende un attimo vado nel retro e le prendo un pezzo di ottima fattura” e la ragazza si allontanò girandogli le spalle. Leonardo la volle aspettare, redendosi conto che l’insistenza e il bel faccino della ragazza  lo avevano in qualche modo inchiodato a terra.                                                        Un istante, un brivido dietro la nuca lo costrinsero a voltarsi. Tra la folla vivace in movimento, una solo attimo era fermo. Una figura nera era immobile li davanti; Leonardo aveva l’orrida sensazione che l’osservasse. “ Sei tu quello che cerca il capo?” . Una mamo si posò sulla spalla di Leonardo, lui si voltò. Un uomo tarchiato dai capelli folti e neri lo stava squadrando da capo a piedi. Leonardo spostò nuovamente lo sguardo verso la folla, ma non c’era altro che persone in movimento. “Allora? Sei tu che cerca Mr. Bat?”. Leonardo deglutì. “Si sono io”, rispose stringendo più a sé la borsa. “Bene seguimi”. L’uomo tarchiato faceva strada a passo sicuro tra la gente e Leonardo lo seguiva. “Hey! E la Katana?” esclamò la signorina della bancherella in modo stizzita mentre i due si allontanavano.
La gente era tanta e tutti erano indaffarati e laboriose come api frenetiche. I due camminarono tra la folla e dopo buoni 15 minuti di marcia arrivarono dinanzi a un’entrata riccamente decorata, sembrava quella di un vecchio teatro degl’anni 40 ormai abbandonato e due grossi uomini tutto muscoli erano alla guardi: i il loro sguardo era molto più che minaccioso. “Vieni entra…” disse l’uomo tarchiato entrando disinvolto, la porta si apriva su una piccola hall curata e con molte decorazioni in oro. Al bancone c’era una donna dai capelli biondi e di bell’aspetto. Gli occhiali gli cadevano sul naso e riflettevano la luce del pc che gli davano un aspetto molto professionale. Ai lati c’erano dei tavoli scompagnati e seduti c’erano alcuni uomini armati. “Miriam, bellissima, come stai?”, l’uomo tarchiato si avvicinò al bancone con aria maliziosa e con un sorrisino che voleva dire ben altro. “Tony, non chiamarmi più così… se ci tieni alla tua virilità”, Miriam era concentrata sul suo portatile e non distolse lo sguardo dalla schermata del computer. “Ragazzi perquisitelo” disse Tony con una risatina. Gli uomini si stavano per avvicinare, “Non c’è bisogno” li fermò Miriam, “ordini del capo; prego seguimi”. La ragazza si allontanò dal bancone e attese che Leonardo la seguisse. Leonardo, dopo qualche istante la tallonò. Salirono una rampa di scale e Leonardo notò la sua camminata sicura, di certo era una tipa che conosceva il fatto suo. Arrivarono davanti a una porta al secondo piano. Lei bussò. “Fallo entrare Miriam” rispose una voce tagliente e alquanto stridula. Miriam apri la porta e attese che entrasse l’ospite. Leonardo entrò e la donna chiuse la porta dietro di se. La stanza era riccamente decorata: verdeggianti piante addobbavano la stanza, enormi quadri erano affissi al muro, un tappeto persiano era ben sistemato a terra e una meravigliosa scrivania in legno scuro troneggiava su tutta la stanza e tre poltrone in pelle erano sistemata attorno a esso; il tutto illuminato da un lampadario in cristallo. Ma la vera attrazione era la figura china dietro la scrivania. Un enorme pipistrello nero era seduto su una bella poltrona in pelle marrone cuoio; era vestito in modo elegante e perfettamente in tono con l’ambiente, alle enormi orecchie erano appese orecchini e pendenti in oro e il viso, anche se insolito e spaventoso come quello di un vampiro, incuteva una sensazione di rispetto. Il pipistrello alzò i suoi occhi azzurro ghiaccio verso Leonardo. “Ho saputo che mi cercavi” disse con un tono ancora più tagliente “Cosa posso fare per te… prego accomodati” continuò mettendosi comodo sulla poltrona, “con chi ho il piacere di parlare?”. Leonardo non poteva credere a ciò che vedeva. Un altro mutante era nella stessa li davanti a lui, lo osservò a bocca aperta. Scrollo le spalle e rispose “Le-Leoonardo…” si avvicinò e si scoprì il viso e si allentò il lungo mantello logoro al collo. Il pipistrello non batté ciglio per la scoperta del suo sporco ospite, anzi sembrava quasi compiaciuto. Leonardo si sedette sulla poltrona davanti a lui.
 “E ho bisogno d’aiuto. Mr.Bat” chiese Leonardo senza staccare gli occhi da quelli del pipistrello, tremava dall’emozione.
“Che tipo di aiuto?” Rispose Mr.Bat  calmo, il suo accento non era nuovo alle orecchie di Leonardo.
“Informazioni”.
“Oooh… Quella è merche che scotta, ragazzino.” Le sue nere mani si spostarono su una cassettina in legno e ne tirò fuori un sigaro dall’odore agro, misto a vaniglia e cioccolato.
“Posso pagare” Leonardo tirò fuori un mazzetto ben sostanzioso di banconote e delle bustine di erba dal suo zaino e li mise sul tavolo. “Possono bastare?” Leonardo si sforzava di fare il duro, cercando di non far trasparire il suo disagio.
Mr. Bat contemplò per qualche attimo il denaro e la droga, tirando una bella boccata di fumo nei polmoni, e stese la mano verso le banconote. “Puoi tenerti l’erba” sibilò pino facendo frusciare le banconote tra le dita e stringendo tra i denti il sigaro “ mi sembri teso, può servire più a te… Comunque, chiamami Sandro”; si rimise nuovamente comodo e osservò incuriosito l’enorme tartaruga, sembrava divertirsi a formulare varie ipotesi su cosa lo avrebbe interrogato. Leonardo prese un profondo respiro… “Lei sa qualcosa riguardo un nuovo gruppo di criminali?”. Sandro stavolta lo stava scrutando molto attentamente. “Non so di cosa parli…” rispose evasivo il pipistrello continuando a fumare.
“Dicono che hanno strani poteri e creature demoniache” aggiunse la tartaruga, speranzoso di aver smosso le acque .“Sig. Sandro, Lei deve sapere qualcosa! La prego!”.
“Ti dico una cosa, e meglio che giri alla larga da loro. Non sono cose che ti possono riguardare ragazzo!” il tono di Sandro incominciava a irritarsi “riprenditi i tuoi soldi è vai via, credimi e meglio per te”. Leonardo si sentì offeso da quelle parole e il suo tono non alleggerivano affatto le sue parole. Sapeva che le informazioni di Sandro sarebbero state vitali per la ricerca di Raffaello. Infuriato, e senza rendersi conto, balzò dalla sedia e lo fissò truce. “Ho bisogno di sapere… mi dica tutto quello che sa o io…!”. Un salto, un fulmine nero lo aveva costretto a cadere all’indietro pesantemente. Molti sopramobili e alcune sedie in pelle caddero facendo un fracasso infernale. Leonardo non riusciva a respirare. Lunghe unghia affilate premevano sul suo collo e per un attimo credette di vedere nero. Sandro era in ginocchio sopra Leonardo disteso per terra. L’imponente e ampia figura del pipistrello soprastava  quella di Leonardo e copriva l’intero lampadario. “Con chi cazzo  credi di parlare moccioso!” ringhiò Sandro con voce tagliente e feroce. I suoi occhi erano ancora più spietati. Leonardo boccheggiava sotto il suo peso inaspettato. “Ho bisogno di saperlo!” balbettò Leonardo a fatica “E sono pronto anche a combattere per ottenere ciò che voglio!” Leonardo si sforzava di sostenere lo sguardo, facendogli capire chiaramente che non scherzava. Sandro lo osservava. Poi lasciò andare la presa e si mise in piedi. Leonardo si massaggiava il collo dolorante. Era incredibile quanto fosse ancora più spaventoso eretto in tutta la sua altezza. “Perché lo vuoi tanto sapere?”
“È  importante, io devo sapere la verità. Loro possono essere una valida traccia per scoprire dove si trova mio… fratello…!” Leonardo senza rendersi conto marcò con odio l’ultima parola. Sandro stava per aprire bocca ma poi la richiuse, rimise in piedi le poltrone e si sedette al suo posto. Leonardo si alzò in piedi, con il collo ancora dolorante e con ancore con i brividi freddi, e anche lui prese nuovamente posto.
“So poco di loro, so che si fanno chiamare “Il Concilio dei senza nome”. Si sono imposti da un giorno all’altro e hanno ottenuto potere in poco tempo. All’inizio non gli ho dato molto peso, ma quando hanno sconfinato ho preferito approfondire” Sandro prese un profondo respiro “ Sono una congrega di assassini, spacciatori e mercenari alla continua ricerca di potere. I pochi pedinatori che sono sopravvissuti dicono che si servono di creature oscure e di magie pericolose. Al dire il vero poco ci credo, ma c’è qualcosa di... inquietante nel loro modo di fare”.
“Lei crede che centrino qualcosa con l’omicidio del banchiere bruciato?” domandò Leonardo speranzoso.
“Già, Lucas Weedin. Il povero cristo ucciso a Natale. Dopo la soffiata sul suo probabile omicida…” Sandro guardò sott’occhio il suo ospite. Leonardo provò un attimo vergogna in quel breve istante; ma non gli importò, non aspettava altro che un appiglio sicuro per incominciare a cecare Raffaello. “ Ho cominciato a scavare sulla faccenda. E credo che sono arrivato a una provabile soluzione…”. Un trillo insistente dissolse quella cappa di attesa. Sandro si zittii all’istante. Leonardo  si rese conto che era il suo cellulare, lo artigliò e lesse il nome di April. Rifiutò la telefonata. “Allora? Stavi per dire che…” Ancora. Il telefono non voleva stare zitto. “Rispondi…” fece Sandra spazientito. Leonardo inforcò il cellulare “April, ciao! Senti ora non è il momento” rispose. “Non aspetta non riattaccare! Il palazzo di Shredder è in fiamme! Donatello e Michelangelo sono dentro!”.
   
 
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