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Autore: ErinJS    13/02/2015    5 recensioni
Dopo l'addio ad Elsa, Anna e Kristoff, a Storybrooke tutto sembra essere tornato alla normalità. La quiete, però, non può durare per sempre e l’improvviso arrivo di una giovane ragazza di circa 17 anni porta con sè un'ondata di misteri e problemi. Nessuno sa da dove venga o chi sia, o perché quegli occhi verdi sembrino tanto familiari; quello che però è chiaro alla Salvatrice è che nasconde qualcosa e prima o poi riuscirà a scoprirlo. Ma se non fosse tanto importante il luogo da cui proviene la giovane, ma il…quando?!
Una nuova minaccia aleggia nella vita dei nostri eroi e questa volta il domani sembra proprio dietro l’angolo.
La ff presenta degli spoiler sulla quinta stagione.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Chissà se il tempo passa alla stessa velocità quando si è addormentati.

A chi non è mai capitato di spegnere la sveglia, riposare gli occhi per un istante e poi ritrovarsi a fare tardi a lavoro? Al massimo al posto della sveglia c’è il gallo, o al posto del lavoro qualche altro impegno di notevole importanza.

Il tempo sembra mutevole. Attimi lenti come ore e ore veloci come secondi.

Chissà se quella ragazza sapeva di dormire da più di un giorno, o se la sensazione era la stessa del riposare gli occhi per qualche istante; forse il semplice ricordo di quanto le era successo bastava a farla rimanere chiusa nei suoi sogni, probabilmente più belli della realtà.

La vista di quella ragazza l’aveva decisamente scossa. Certo, lei era Emma Swan, la Salvatrice che uccise il drago,  spezzò la prima maledizione e trovò il modo di aprire un varco temporale con una bacchetta magica; ma una ragazza in quelle condizioni, sola e ferita, non riusciva a lasciarla indifferente. Da chi era scappata, o da cosa?...Anche se, ad essere sincera, era una sua deformazione personale credere che tutti fuggissero e non rincorressero qualcuno.

Certo, ora la sua casa era Storybrooke e, nonostante gli ultimi avvenimenti le avessero fatto accantonare l’idea, proprio il giorno prima aveva cominciato a cercare casa con Henry; le proposte del “ragazzino” alle volte erano troppo “originali”, ma le piacevano quei momenti di ricerca con il figlio, soprattutto quando era presente anche Killian, con la sua battuta sempre pronta.

Killianda quando aveva iniziato a chiamarlo con il suo vero nome? Forse era successo così, senza un reale motivo; forse era iniziato tutto con il memorizzare il suo numero sul cellulare, e scrivere “Hook” non le era suonato un granchè bene. Killian invece….

Il bip dei macchinari bloccò quei pensieri sul nascere, riportando la donna al problema attuale.

Emma continuò a far vagare la mente, appoggiata alla finestra della stanza, con addosso i suoi amati jeans scuri attillati e un maglioncino grigio, leggermente sfiancato. I lunghi capelli dorati le cadevano ondulati sulle spalle, arrivando a toccare le braccia piegate.

A pochi metri da lei vi era il letto dove, dalla scorsa notte, giaceva la giovane, simile ad una perfetta bambola addormentata. Le lenzuola, bianche come la neve, mettevano in risalto quelle intense ciocche color cioccolato, finalmente libere da tutto quel sangue e sparpagliate sopra il morbido cuscino.

Sempre con gli occhi puntati su quella sottile figura, Emma non riusciva a capire da dove fosse arrivata. Sembrava sbucata dal nulla; nessuno la conosceva, nessuno aveva il minimo ricordo legato a lei. Totalmente estranea a tutta Storybrooke. E poi c’erano quegli abiti, così poco moderni rispetto a quelli usati nella loro realtà e così simili a quelli che aveva visto nei suoi brevi viaggi nella Foresta Incantata. Ricoperta di tagli e ferite, la ragazza indossava un abbigliamento semplice: pantaloni  marroni e maglia di un tessuto quasi simile al cotone, decisamente grande per la sua costituzione sottile; l’abbigliamento perfetto per muoversi in tranquillità.

Possibile che quella ragazza provenisse dal suo mondo natale? se fosse stato realmente così, com’era arrivata a Storybrooke? Aveva utilizzato il portale usato da Elsa, Anna e Kristoff?! Se fosse stata quella la spiegazione, molti avrebbero iniziato a chiedere di fare ritorno a casa e chissà, forse anche i suoi genitori avrebbero iniziato ad ipotizzarlo. E lei? A quel punto cosa avrebbe dovuto fare?

-…ok…basta…- si disse, tra se e se.

Doveva assolutamente smettere di pensare e porsi domande a quella velocità; altrimenti, come minimo, le sarebbe salito un mal di testa senza precedenti, con il risultato che non avrebbe trovato nessuna risposta, ma solo un mucchio di preoccupazioni.

In maniera distratta, Emma cominciò ad accarezzarsi le braccia, come a voler scaricare un po’ la tensione.

Possibile che in quella città non si potesse vivere un solo momento di pace?

Lei e Killian non avevano fatto in tempo a confrontarsi sui loro rispettivi sentimenti che ecco sbucare dal nulla Elsa e la Regina delle Nevi; certo, la prima era finita con il diventare una delle sue amicizie più vere e sincere, ma non poteva di certo dire lo stesso di Ingrid.

E quanti giorni erano trascorsi dalla fine di tutto? Due giorni; due singoli giorni di tanta sperata tranquillità, così veloci che non c’era nemmeno stato il tempo di farci l’abitudine.

Ovviamente in queste semplici 48 ore non erano mancate le occhiate di Killian, che Regina avrebbe sicuramente finito col definire bramose; da quand’era successo non riusciva a togliersi dalla mente la sensazione che aveva provato nel tenere il cuore del pirata sul palmo della mano. La stupore nel provare simili sentimenti e l’imbarazzo di essere, alle volte, totalmente priva di delicatezza, le faceva tuttora provare una strana sensazione allo stomaco. Quella sera Killian non aveva sprecato un solo secondo prima di baciarla con tutta la passione che negli ultimi tempi sembrava essergli mancata.

Sentendsi arrossire nel ricordare certi momenti, Emma spostò l’attenzione su altri pensieri, come l’andamento delle ricerche con Regina e Henry su chi diavolo fosse l’autore del libro.

 “Si è svegliata?” la delicata voce di Biancaneve fece improvvisamente capolino nella stanza, interrompendo bruscamente i pensieri della giovane Swan che si staccò dallo stipite della finestra.

“Mary Margaret…” esclamò Emma, con voce stanca “pensavo fossi con Neal?”

“Oh c’è David…” le rispose convinta la donna dai capelli corti “…posso dire di essere decisamente migliorata in fatto di morbosità materna!”

Con il suo sorriso sincero, Biancaneve porse alla figlia un bicchiere di caffè fumante, avvicinandosi a lei.

“…ho cercato una cioccolata calda per tirarti su, ma ho paura abbiano finito le scorte!”

Emma accolse volentieri il contenitore, aprendo velocemente il coperchio in plastica.

“Grazie....”

“Sembra non volersi svegliare eh?!”

“Già…chissà cosa le è successo…” disse la bionda, sorseggiando il caffè annacquato della macchinetta ospedaliera.

“Io, David e i nani abbiamo ispezionato tutta la strada e i boschi vicini…ma niente. Le tracce di sangue cominciano all’improvviso, come se fosse caduta dal cielo”

“O da un portale…” disse Emma, sollevando leggermente lo sguardo, per posarlo sulla madre.

“Pensi che arrivi dalla Foresta Incantata?”

“Foresta Incantata, Isola che non c’è, Arendelle….sta di fatto che questa città attira gente come le mosche!” disse nervosa Emma, appoggiando il bicchiere di cartone sul tavolo.

La mano della Salvatrice stava per afferrare la fedele giacca di pelle rossa per andare a distrarsi da qualche altra parte, ma una voce ormai familiare la bloccò sul posto, obbligandola a volgere lo sguardo verso la porta.

“Dipende sempre da che genere di mosche…no?!”

Killian Jones fece il suo ingresso nella stanza, con il braccio sinistro leggermente piegato, come a voler mettere ancora maggiormente il risalto il suo amato uncino.

“Ritengo di essere stato un incontro eccellente!” aggiunse, accompagnando il tutto con uno dei suoi magnetici sorrisi.

Come succedeva dall’avventura sull’Isola che Non C’è, la presenza di Emma attirava l’uomo in maniera quasi naturale e questi non perse tempo ad avvicinarsi a lei, lanciandole uno dei suoi consueti sguardi provocatori.

Emma non riuscì ad evitare di sorridere all’uomo, illuminando i suoi bellissimi occhi verdi.

“Dovreste iniziare a lanciarvi meno sguardi languidi e uscire di più non credete?!” disse improvvisamente la donna dai capelli corti, continuando a bere con noncuranza il suo caffè, come se quella fosse la cosa più naturale da dire.

Emma rimase bocca aperta, presa decisamente in contropiede.

“D’accordissimo con tua madre!”

Dal canto suo, Uncino sembrava apprezzare sempre di più quel tipo di incoraggiamenti, soprattutto se provenivano dai suoi genitori; certo, suo padre non avrebbe mai esplicitato verbalmente la sua approvazione verso l’ex pirata, sempre se di ex si poteva parlare, ma stava di fatto che anche David aveva iniziato a vedere di buon occhio la loro relazione  e gli avvenimenti degli ultimi tempi ne erano la conferma. Killian sembrava tenere particolarmente al consenso dei due, atteggiamento probabilmente tipico di chi aveva tremila anni*, o giù di lì.

“Non penso sia il caso di parlarne ora…”

“Certo…c’è una crisi in atto…no?!” sdrammatizzò Killian, accompagnando la battuta sarcastica un sorriso cercando di non apparire ferito.

Il giovane uomo stava per aggiungere qualcosa quando improvvisamente il bicchiere contenente il caffè di Emma balzò in aria, sfiorendo di un millimetro il viso di Biancaneve per poi sbattere addosso al muro, un tempo bianco.

Tutti i presenti rimasero immobili per un secondò che sembrò durare un eternità. Un milione di spiegazioni cominciarono a rimbalzare da una mente all’altra, tutte plausibili quanto problematiche.

“Co…cos’è stato?!” la prima a parlare fu Emma, ferma nella sua posizione vicina a Killian.

“Perché…non sei stata tu?!...” le rispose il pirata, lanciandole uno sguardo preoccupato.

“No…non…non credo. Elsa e Regina mi hanno insegnato bene a controllare la magia…”

In maniera quasi meccanica, la Salvatrice sollevò entrambi le mani, come se in quel modo potesse notare qualche residuo di magia. Nervosa, Emma cominciò a scrollarle, allontanandosi di qualche passo dalla finestra. Possibile che fosse stata lei? Quando Killian aveva parlato di crisi aveva provato un senso di irritazione certo, ma non così grande da portarla a perdere il controllo.

“Forse ti sei un po’ imbarazzata per quello che ho detto…” esclamò Biancaneve, raccogliendo i pezzi del contenitore rottosi dal forte impatto con il muro.

“…o forse non sei stata tu…” suggerì Uncino, esprimendo a parole ciò che le due donne non avevano il coraggio di dire.

Nel contempo, Emma e Biancaneve fissarono il corpo inerme della giovane. Il petto si alzava e abbassava ad intervalli regoli e in maniera così lenta e lieve da apparire un respiro quasi stentato. Le mani, pallide come il volto, apparivano ancora graffiate e rovinate, così come le unghie, ancora incrostate del sangue. 

Un'altra…?

“ma…si può usare la magia…in coma?” chiese Biancaneve, cercando di celare la preoccupazione.

“Non ci rimane che chiederlo a chi ne sa qualcosa!” sentenziò seria la Salvatrice.

“Chi?!”

 

***

 

“Decisamente no!”

La voce perentoria e autoritaria di Regina echeggiò tra le pareti della cucina, lussuosa come il resto della casa, e così ordinata e pulita da sembrare quasi inutilizzata.

Come di consueto, la donna indossava uno splendido completo firmato a manica a trequarti, di un tenue grigio tortora, quasi dipinto sulla sua figura sinuosa. Il rossetto rosso metteva in risalto la dentatura perfetta, conferendole quell’autorità che l’aveva resa una sovrana tanto temuta.

“Avere la magia è una cosa decisamente vantaggiosa…ma per riuscire da usarla bisogna essere vivi e, soprattutto, svegli!” spiegò l’ex sindaco di Storybrooke, con le mani appoggiate sopra al bancone in marmo della penisola “sono rarissimi i casi di magia involontaria…e credimi Swan, una ragazzina non può essere così potente!”

“Vuol dire che non può essere più potente di te?!” la punzecchiò il Principe Azzurro, arrivato subito dopo aver ricevuto un messaggio dalla moglie..

“Vuole dire che non è possibile!” sentenziò la donna, punta sul vivo.

“Ma io ho usato spesso la magia senza rendermene conto”

“Sì…ma come ho già detto, eri sveglia!”

Nonostante sembrasse l’unica spiegazione plausibile, Emma non riusciva a capacitarsi di aver perso il controllo senza essersene resa minimamente conto. Se fosse stato davvero così, allora tutta la fatica che aveva fatto con Elsa e Regina era stata pressoché inutile.

“A chi ha iniziato ad usare da poco la magia può capitare di usarla senza rendersene conto…ma sta di fatto che non sappiamo chi sia questa ragazza….e non vorrei fosse l’ennesimo problema!”

“Dopo la Perfida Strega e la Regina delle Nevi chi manca all’appello?...Pocahontas?!” chiese Uncino, ricevendo un sorriso complice da parte di Henry.

Dopo quanto era successo con Tremotino e il cappello magico, i rapporti tra Killian e il ragazzo erano decisamente migliorati. Ovviamente l’accettare che la propria madre uscisse con chi, fin da piccolo, veniva identificato come il “cattivo” della storia non era decisamente facile, ma ciò che più interessava ad Henry era che la propria madre fosse felice e, incredibile ma vero, quell’uomo ci riusciva meglio di chiunque altro.

“Pocahontas non aveva la magia…” disse il ragazzino.

“Già…e Peter Pan era un santo!” gli rispose la Regina, alzando leggermente le sopraciglia.

 “Penso sia inutile preoccuparsi su chi sia o non sia” suggerì Mary Margaret “…la cosa importante è che la magia utilizzata sia stata la tua Emma. So che per te non è così positiva la cosa, ma penso fosse più grave sapere di avere altra magia sconosciuta in città…non credi?”

“Sono d’accordo…e ho paura che l’unica cosa da fare sia aspettare”

Il Principe cinse la vita della moglie, lanciando a quest’ultima il silenzioso messaggio che era ora di andare. L’arrivo di Neal aveva giustamente scombussolato le priorità della storica coppia e rimanere a casa di Regina a investigare su chi fosse o non fosse la nuova arrivata non rientrava tra quelle.

“Ha ragione…non ci resta che aspettare” esclamò Emma, sistemandosi addosso la giacca di pelle “ Grazie Regina. Tu che fai ragazzino…vieni?” chiese Emma

“No…rimango qui...l’Operazione Mangusta non può fermarsi alla prima distrazione!”

Per un momento il sorriso del figliò riuscì a far dimenticare alla donna dai capelli biondi tutti i problemi che, in continuazione, le si riversavano addosso.

Distrazione, magari avesse potuto anche lei vederla così.

“Ok..ci vediamo domani”.

In maniera quasi involontaria, Killian cinse la vita della donna che, da tempo oramai, occupava i suoi pensieri, riproponendo lo stesso gesto fatto poco prima da David.

Velocemente,  uscirono dalla casa, fermandosi a pochi passi dal maggiolone giallo della giovane Swan.

“Allora…” esclamò Killian una volta arrivati all’auto, attirando a se il corpo di Emma.

“Allora…” ripeté la donna, sorridendo a quell’approccio così seducente ma allo stesso tempo tanto cauto.

“Bè…potremmo  seguire il consiglio di tua madre…e uscire insieme!”

“Già…potremmo…” disse divertita la donna, cominciando ad accarezzare la nuca di Killian e immergendosi completamente in quello sguardo penetrante.

Senza sprecare altro tempo, Killian avvicinò il suo viso a quello di Emma, facendo aderire lentamente le sue labbra a quelle di lei. Il bacio iniziò in maniera dolce, quasi casta; ma come ormai  spesso accadeva negli ultimi tempi, la dolcezza fece subito spazio alla passione, calda e incontrollata come non mai.

Per entrambi, nel momento in cui si baciavano, tutto il mondo cessava di esistere. Il sole, il cinguettio degli uccelli, l’aria, tutto perdeva importanza; l’unica cosa che i sensi continuavano ad avvertire era la presenza e il contatto con l’altro. Le mani della giovane Swan non sembravano voler cessare di toccare la nuca e le spalle del bel pirata e quest’ultimo, dal canto suo, sembrava dipendere completamente dalla donna che aveva tra le braccia.

La prima ad interrompere il bacio fu Emma, anche se lo sguardo e il corpo sembravano voler fare tutt’altro.

“Devo andare …”

“tesoro…anche se resti in ospedale tutta la notte…non si sveglierà”

“come fai a sapere che voglio andare in ospedale…” gli chiese lei piacevolmente stupita.

Killian si limitò a sorriderle, continuando ad accarezzare le braccia toniche di Emma.

“Quando l’ho trovata sul ciglio della strada l’altra notte…era completamente sotto choc; è svenuta non appena mi ha visto…credo abbia bisogno di rimanere lontana da tutto per un po’. Non sarà la tua presenza a farla svegliare…” le disse “…ma perderai l’occasione di stare con me!”

“O potrei fare entrambe le cose…” propose Emma, giocando con la giacca di pelle nera di Uncino e continuando a guardarlo in maniera piuttosto maliziosa “…vado in ospedale per un po’…e poi potremmo mangiare qualcosa insieme…no?!”

“Già..potremmo…” rincalzò Killian, utilizzando le stesse parole utilizzate da lei poco prima.

Con galanteria il giovane Jones aprì la portiera del maggiolone, non staccando per un solo istante il suo sguardo azzurro dal volto di Emma.

“Passo a prenderti all’ospedale Swan…”

Detto ciò, Killian non aspettò nessuna risposta da parte di Emma e, sicuro di sé, si allontanò dalla macchina, diretto dalla parte opposta rispetto la casa di Regina.

Emma rimase immobile, in totale balia di quei sentimenti, sempre più forti e quasi ingestibili. Per quanto tempo rimase ferma in quella posizione, non avrebbe saputo dirlo.

Con uno scatto salì all’interno della sua fedele automobile e, distrattamente, lanciò uno sguardo allo specchietto retrovisore, in cerca di quella figura vestita di nero divenuta ormai così…vicina.

 

Chissà se il tempo passa alla stessa velocità quando si bacia qualcuno…di speciale.

 

 

 

 

Ciao a tutti!!!

Eccomi di nuovo qui, con il primo capitolo di questa fan fiction.

Bè…è stata dura. Non dura nel senso che non sapevo cosa scrivere…ma, come sempre, vicino a me c’era quest’ansia di apparire noiosa e ripetitiva.

Spero di non essere stata troppo prolissa….se sì fatemi sapere così la prossima volta cerco di migliorare. In questo capitolo non succede nulla di molto elettrizzante….ma è solo l’inizio.

Scusate se non sono stata fedelissima con la personalità dei personaggi, spero non siano troppo OOC.

Voglio ringraziare con tutto il cuore captainswan girl, Kerri e pandina per aver recensito; non avete idea quanto sia stata felice di sapere che vi è piaciuto quello che ho scritto…spero di aver mantenuto vivo l’interesse :)

E grazie infinite anche a tutti quelli che hanno letto. Grazie, grazie, grazieeeeee!!!!!!

Che altro dire…al prossimo capitolo.

Un abbraccio

Erin

*Per quanto riguarda la battuta che fa Emma sull’età di Killian…: ovviamente Hook non ha tremila anni…ma tra le scene della quarta serie che preferisco ci sono quelle in cui Emma lo prende in giro sulla sua età, non potevo perdere l’occasione :)

   
 
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