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Autore: HelenHM    14/02/2015    1 recensioni
Astoria uscì dal San Mungo raggiante. Finalmente, dopo tanti tentativi, lacrime e fallimenti, aspettava un bambino. O una bambina, pensò sorridendo, mentre si accarezzava il ventre impercettibilmente arrotondato.
(storia SOSPESA)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Hermione, Ron/Hermione
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Astoria avrebbe dovuto capirlo: il modo in cui la gente la guardava e bisbigliava al suo passaggio non era normale.
Non aveva prestato troppa attenzione al mondo circostante, attribuendo quell'agitazione alla eccezionalità della sua presenza: erano passati mesi dall'ultima volta in cui si era fatta vedere in pubblico ed era pur sempre la moglie di uno degli uomini più ricchi e potenti della comunità del mondo magico. 
Lei e Scorpius trascorsero una delle giornate più belle e spensierate di sempre. Avevano fatto tappa in ogni singolo negozio, facendo incetta di vestiti ed accessori all'ultimo grido, dolciumi e prelibatezze, pregiati giocattoli per il piccolo di casa Malfoy; la tappa più lunga fu quella al Ghirigoro. Astoria si divertì molto ad aiutarlo a scegliere un regalo per Draco, sebbene pensasse che l'unica cosa che si meritasse fosse una maledizione senza perdono .  Alla fine, dopo aver messo a dura prova la pazienza di un servizievole commesso -il cui sorriso incominciò a vacillare dopo tre quarti d'ora di riflessioni oculate da parte di Scorpius - si fecero impacchettare un volume costoso.
Astoria rivolse uno sguardo d'affetto al bambino, il quale le trotterellava al fianco con espressione placida, il regalo per il padre stretto tra le braccia.

 
Draco si irrigidì: Rose non era sola in camera. Dalla porta socchiusa poteva sentire il timbro di voce di un uomo, oltre a quello cinguettante di sua figlia. 
Si avvicinò circospetto, cercando di carpire il senso della conversazione; tuttavia, colse solo pochi brandelli fuori contesto. 
Sapeva chi c'era in compagnia della bambina. Della sua bambina. 
Ronald Weasley era tornato e reclamava i suoi diritti di padre su Rose. Era tutto finito. Malfoy non avrebbe potuto fare niente, se non struggersi per la mancanza di colei alla quale aveva salvato la vita. La creatura che in quelle settimane aveva imparato a conoscere, comprendere, amare.

Cercò di non lasciar trapelare il proprio turbamento, facendo il suo ingresso nella camera; assunse un'espressione ieratica, che poi distese in un sorrisetto sardonico alla vista di Weasley. 
Fu una magra consolazione constatare come la sua presenza lo avesse profondamente sconvolto. La mascella gli si era improvvisamente contratta, mentre il volto (dai lineamenti così grossolani) si faceva livido.
Vedendolo lì, seduto sul ciglio del letto di Rose, Malfoy fu pervaso dall'insano desiderio di ucciderlo. Quell'imbecille dai capelli rossi era l'unico ostacolo degno di nota al compimento della sua felicità. 
Lui, Hermione, Rose e Scorpius. La famiglia perfetta, ciò che aveva vagheggiato per anni. Si sentiva come quando, durante il Quidditch, il boccino d'oro gli veniva sottratto all'ultimo secondo: quell'indescrivibile senso di trionfo soffocato irrimediabilmente dalla sconfitta. Sfiorare la vittoria, quasi inspirarne il dolciastro profumo, per poi esserne brutalmente estromesso era estremamente frustrante. 
E Malfoy, in quel momento, si sentiva esattamente così.
Si fissarono per un tempo apparentemente infinito, i respiri pesanti, le espressioni tese, i pugni contratti: nessuno dei due intendeva parlare per primo.
Rose, nella propria adorabile ingenuità, ruppe a proprio modo il silenzio tombale: balzò immediatamente giù dal lettino, per correre ad abbracciare Draco.
"Draco, hai visto? Hai visto che é tornato il mio papino?" Gli disse, gli occhi lucidi per l'emozione.
Per quanto quelle innocenti parole gli si fossero conficcate dolorosamente nel petto, Draco decise di fare buon viso a cattivo gioco. Le sorrise dolcemente, prima di farle fare una piroetta sul posto. Era il loro saluto, un gesto intimo diventato quasi un rituale. La risata argentina di Rose era musica per le orecchie di Malfoy; una melodia particolarmente straziante però.
Ron si era limitato, fino a quel momento, a guardare la scena, cercando di non farsi sopraffare dalla gelosia. Non aveva mai pensato all'ipotesi che Rose avrebbe potuto affezionarsi a Malfoy; eppure, guardandoli, era evidente il legame che si era instaurato fra i due. 

Il momento di impasse fu superato grazie all'arrivo di una giovane "educatrice", la quale propose a Rose di trascorrere un paio di ore disegnando in compagnia degli altri piccoli degenti. 
Rose, chiaramente su di giri, si era immediatamente rivolta a Draco, chiedendogli il permesso, salvo poi rendersi conto dell'errore. Un sorriso tagliente si era dipinto sul volto affilato di Draco, mentre le orecchie di Ron assumevano una sgradevole tonalità rossastra.
Aspettarono che Rose lasciasse la stanza, poi -inaspettatamente- Ron gli si rivolse in maniera cortese ed esitante. 

"Malfoy... Vorrei, hm, ringraziarti per quello che hai fatto per Rose... Finalmente é tornata quella di una volta."
Draco sbarrò gli occhi, smarrito. Si sarebbe aspettato un duello all'ultimo sangue, per questo aveva istintivamente stretto in pugno la bacchetta, pronto ad infierire.
Non replicò.
"Però... Adesso... Ti chiedo di scomparire. Torna dalla tua famiglia e proveremo tutti a dimenticare..."  
Esasperato, il destinatario di quel patetico appello alzò gli occhi al cielo. 
"Pensi davvero che sia così facile liberarsi di me?"  
Disse con voce strascicata, avvicinandosi al volto del rivale. 
"Caro Weasley, caro Weasley... "
 gli girava intorno come una belva mentre studia la preda. "Hai perso in partenza. Hermione ha già scelto me. Lo ha fatto stanotte, per esempio." 
Calpestare il cuore di Ron era un esercizio davvero piacevole per Malfoy. Al fine di rendere l'evento ancora più travolgente, con studiata calma estrasse dalla tasca un paio di slip da donna. Quella mattina, prima di lasciarla, aveva avvertito l'esigenza di portare qualcosa di suo con sé, ed il triangolino di cotone gli era sembrato la scelta più naturale. 
"Le riconosci, non è vero?" chiese Malfoy in modo mellifluo, beandosi dell'espressione mortificata e livida del suo interlucutore, le mutandine strette tra le dita alla stregua di un volgare trofeo. 
Lo sguardo incatenato alle mani affusolate e pallide di Malfoy, Ronald fu improvvisamente pervaso da una strana sensazione di consapevolezza, che lo colpì come un pugno ben assestato allo stomaco. 
Hermione non lo amava più.  Ecco perchè non l'aveva più cercato, ecco perchè aveva concepito una figlia con un essere abominevole.
Malfoy gli aveva sottratto una moglie, un'amante, una sorella e - soprattutto - un'amica.  
L'aveva perduta per sempre.

Harry arrivò trafelato alla sede della Gazzetta del Profeta. Nella redazione regnava un gran caos, per questo dovette alzare la voce per farsi ascoltare.
Non appena i giornalisti si resero conto della sua presenza, uno strano silenzio calò sulla stanza. Nessuno osava incrociare gli occhi del ragazzo, forse per un tardivo senso di colpa. O almeno così sperava Harry.
Un timido assistente si offrì di accompagnarlo dalla direttrice editoriale, arrossendo visibilmente quando il celebre ragazzo lo aveva ringraziato riconoscente. 
Alla vista di Rita Skeeter, l'artefice di quel disastro di proporzioni immani, responsabile della distruzione della sua famiglia, Harry dovette trattenersi dallo schiantarla a terra seduta stante. 
La sedicente giornalista lo accolse fin troppo calorosamente, le labbra rosse curvate in un sorriso furbesco, gli occhiali dalla montatura appariscente appoggiati tra i  folti capelli biondi. Dietro di lei, una penna verde smeraldo aveva incominciato minacciosamente a muoversi sopra la scrivania. Harry era sicuro che stesse scrivendo di lui: già si immaginava l'articolo in copertina:
Harry Potter tenta di manipolare la stampa
! Storse il naso al solo pensiero.
"Che cosa vuoi Potter?" Nonostante il timbro di voce dolce e soave, la domanda era stata posta con una certa impazienza. 
"Farti i complimenti per il tuo scoop, carissima."
Rita sgranò gli occhi, ingenuamente stupita per quei complimenti. Fece per replicare, ma il ragazzo la bloccò con un gesto imperioso della mano: "Peccato che, grazie a questo articolo da quattro soldi, tu abbia distrutto due famiglie. Brava Skeeter, ti sei superata questa volta." Sottolineò veemente, guardandola disgustato.
La giornalista gonfiò il petto, prima di mormorare ferocemente: "Potter. Mi stai attribuendo colpe che non ho: non sono stata io ad aver tradito mio marito. Gli unici responsabili di questa situazione dolorosa sono la tua amichetta e l'ex mangiamorte. Io mi sono semplicemente limitata a rendere pubblica una storia che, sapevo, avrebbe appassionato all'inverosimile il pubblico... Insomma, la Gazzetta non vendeva così tante copie dalla nascita del tuo primogenito..." 
"Mi fai schifo" quasi urlò Harry, "mi fai schifo" ripeté sommessamente, aggiungendo poi "parassita".
Parlare con la scrittrice era stato frustrante e totalmente deludente. Non avrebbe potuto certo aspettarsi totale collaborazione e comprensione da parte di una che viveva grazie alle tragedie altrui.

La porta dell'ufficio della Skeeter venne sbattuta di malagrazia, facendola quasi sussultare.

Angolo dell'autrice:
Mi scuso per aver postato il capitolo così in ritardo.
Spero che continuiate a seguirmi (siete tantissimi)  ed a condividere con me i vostri pensieri riguardo la storia!
A presto, un abbraccio e grazie! 





  
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