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Autore: Somriure    14/02/2015    2 recensioni
La triste e noiosa vita di Harry, costretto per una malattia a vivere in ospedale, sarà stravolta dall'arrivo di un ragazzo problematico, dagli occhi grandi e azzurri, Louis.
Riuscirà Harry ad aiutare Louis?
Riuscirà Louis a fidarsi di Harry e ad aprire completamente il suo cuore?
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Dal testo:
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Quando l'ultimo spicchio di sole scivolò dietro i palazzi londinesi io e Louis ci sdraiammo nuovamente sul suo letto.
Cercai di allungare la mano verso di lui ma si irrigidì. Così decisi di accontentarmi dei suoi capelli. Non volevo in alcun modo spaventarlo e se aveva bisogno di più tempo glielo avrei dato.
-Hazza, cosa siamo noi ora?- chiese lui dopo un po', quando il buio era ormai entrato nella piccola stanzetta rendendo tutto più scuro.
-Possiamo essere qualunque cosa tu voglia Lou.- risposi baciandogli la tempia.
Allora lui si voltò e mi guardò negli occhi.
-Posso essere il tuo ragazzo?- mormorò timoroso.
-Ne sarei onorato mio dolce Louis.-
Per la terza volta in quella giornata le nostre labbra si unirono rendendomi il ragazzo più felice del mondo.
-
anorexic!Louis leukemic!Harry
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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A mezzogiorno e trenta, puntuale come un orologio svizzero, entrò in stanza la signora Mary con i vassoi del pranzo, accompagnata da Niall che si apprestava ad abbassare le dosi di sedativo di Louis.

Dopo averci consegnato il disgustoso cibo, l'anziana signora mi salutò con un bacio sulla fronte e uscì dalla stanza. Io e Mary avevamo un bel rapporto, la donna infatti doveva aver avuto una grande simpatia nei miei confronti, infatti molto spesso mi lasciava sgattaiolare in cucina per rubare pietanze più gustose.

Prima di iniziare a mangiare lanciai uno sguardo al mio compagno di stanza che pian piano iniziava a svegliarsi dall'effetto del farmaco stiracchiandosi come un gattino. Lo trovai molto carino e dolce.

Ma che strani pensieri mi ritrovavo a fare!

Io non ero gay!

Io ero Harry Styles, il ragazzo più popolare della scuola! Non potevo essere gay!

No, non lo ero.

Eppure c'era qualcosa che mi attirava in quello strano ragazzo, qualcosa che non riuscivo ancora a capire, ma che ero intenzionato a scoprire.

Dopo aver consumato il mio pasto mi accorsi che Louis non aveva ancora toccato cibo; la signora Smith cercava di spronarlo freddamente ma lui la guardava con occhi assenti.

Ad un certo punto la signora, stanca di sprecar fiato inutilmente, gli posò una mano sulla spalla per cercare di destarlo dai suoi pensieri, ma quel gesto spaventò particolarmente Louis che, lanciando un urlo acuto, scaraventò a terra il vassoio del pranzo macchiando tutto il vestito della signora Smith che imprecò infuriata. Poi saltò fuori dal letto e corse con il suo corpo magro fuori dalla porta della nostra stanza.

Io alla vista di questa esilarante scena scoppiai a ridere fragorosamente procurandomi un'occhiataccia della signora Smith.

Il viaggio di Louis non fu lungo perché fu bloccato dal corpo muscoloso del dottor Payne che lo riportò prontamente in stanza.

Il dottor Payne era il mio dottore, si occupava di me da quando mi avevano diagnosticato la mia malattia, era stato lui a consigliare ai miei di mandarmi in questo ospedale. Io mi fidavo molto di lui era un medico severo ma anche comprensivo.

Dopo aver sistemato Louis sul suo letto e dopo aver chiamato delle infermiere per ripulire il disastro da lui combinato, si sedette sul mio letto:

-Harry, dobbiamo parlare.-

A quelle parole il mio cuore saltò in gola. Ero abituato a notizie del genere, belle o brutte che siano, ma ogni volta per me era sempre difficile riceverle da solo.

-Harry, le analisi di stamattina non sono andate come speravo, pen...-

-Quando?- lo interruppi bruscamente ormai rassegnato.

-Quando cosa?- rispose lui.

-Quando dovrò ricominciare a farmi iniettare il veleno nelle vene, che mi renderà uno schifo per settimane?

-Avevamo intenzione di farti ricominciare la cura la prossima settimana, così avrai tutto il tempo di prepararti all'idea.

-Per me potete iniziare già da ora, tanto non mi cambiano niente cinque giorni di riflessioni.

-Fidati Harry è meglio così. Lo sai vero che se potessi cambiare le cose lo farei!

-Si lo so, mi dispiace di averti attaccato, tu non centri niente.

-Ok tesoro, ora riposa un pochino, ripasso da te più tardi.- e dopo aver accarezzato i miei riccioli scuri che tra qualche giorno sarebbero caduti tutti se ne andò dalla mia stanza lasciandomi con il mio compagno pazzo e la sua badante isterica.

Un'oretta dopo anche la signora Smith se ne andò, salutando falsamente entrambi e dicendo che sarebbe tornata il giorno seguente.

Così rimanemmo io e Louis.

In quel momento non avevo molta voglia di parlare quindi presi il mio telefono e feci partire Spotify in riproduzione casuale. La musica in quei momenti era l'unica che poteva tirarmi su di morale.

Pur avendo i Queen che rimbombavano nella mia testa, con la coda dell'occhio non potevo far a meno di osservare il ragazzo vicino a me. Era sdraiato nel letto con la testa sotto le coperte in posizione fetale, se ogni tanto non avesse mosso qualche parte del corpo avrei addirittura potuto dire che fosse morto. Dopo qualche minuto, che però a me sembrò un'ora, finalmente mi addormentai.

Fui svegliato dal rumore dello sciacquone del gabinetto, e dopo qualche secondo ne uscì Louis camminando velocemente in punta di piedi.
Decisi allora che quello sarebbe potuto essere il momento adatto per conoscerlo meglio.

-Ciao, pare che dovremo passare un po' di tempo insieme- dissi accennando un sorriso.

Il ragazzo non sembrava intenzionato a rispondermi così ritentai.

-Io sono Harry!-

-E' tanto che sto qui, se vuoi posso insegnarti qualche trucchetto per sopravvivere in questo inferno!- dissi sperando almeno di farlo sorridere.

-Ma non parli proprio? Sei muto? Mi senti almeno?- chiesi allora sgarbatamente.

A quelle parole Louis si voltò con uno sguardo indecifrabile, mi guardò un istante, ma poi tornò a fissare il soffitto. Così, stufo di parlare con il muro, feci per rimettermi le cuffiette quando un sussurro quasi impercettibile mi fermò.

-Non mi va di parlare con te.-

Mi voltai di scatto per vedere se quella voce apparteneva veramente a Louis e se non fossi stato del tutto convinto di essere sano di mente probabilmente l'avrei scambiata per frutto della mia immaginazione, poiché lui era rimasto immobile nella posizione di prima.

-Scusa potresti ripetere?- chiesi per essere sicuro delle mie capacità mentali.

-Hai capito benissimo!- rispose lui più forte continuando a fissare il soffitto.

La sua voce era dolce e acuta simile, a quella di una ragazza, ma a tratti roca, perché non parlava da tanto. Se non fossi stato nel bel mezzo di una conversazione probabilmente mi sarei soffermato ad assaporare ogni sfumatura di quell'incantevole suono; avevo un debole per i suoni, in particolare quelli delle voci.

-E sentiamo, perché non vorresti parlare con me?- dissi con una punta di arroganza nel tono.

Lui non rispose, continuava a guardare il soffitto come se ci fosse scritta la ricetta per la felicità.

-Senti, ho passato una giornata schifosa e l'ultima cosa che voglio è che un mucchietto di ossa pazzo si prenda gioco di me, chiaro?- dopo quelle parole mi chiusi in bagno sbattendo la porta. Feci scivolare il mio corpo a terra sulle piastrelle e mi presi la testa tra le mani.

Ero una persona posata e riflessiva di solito, non capivo per quale motivo avevo sbottato così a quel ragazzo; in fin dei conti aveva solo molti problemi e io urlandogli contro non lo avevo di certo aiutato!

Era un periodo strano per me. Ero in quell'ospedale da tanto tempo ormai, la mia famiglia non mi veniva a trovare quasi mai perché il modesto stipendio di mia madre copriva a malapena le spese delle mie cure e quel che bastava a loro per vivere una vita quantomeno dignitosa; mia sorella Gemma aveva rinunciato ad andare al College per non incombere ancora di più sulle spese familiari, e io per questo motivo mi sentivo terribilmente in colpa; a volte avevo pianificato anche di togliermi la vita, per poi tornare in me pensando che allora tutti gli sforzi e i sacrifici delle due donne più importanti della mia vita sarebbero andati vani.

Ripensando alle mie ragazze mi venne la malinconia, così mi alzai dal pavimento freddo e andai sciacquarmi un po' il volto, sperando che in questo modo i cattivi pensieri sarebbero andati via.

Quando mi fui ripreso un pochino ritornai in camera. Mi stesi sul letto e presi uno dei miei fumetti manga per leggere.

Intorno alle cinque la porta della nostra stanza si spalancò ed entrò un uomo robusto e alto vestito con una maglietta bianca unta e dei pantaloni consunti. Alla vista di quell'uomo Louis terrorizzato saltò dal letto mettendosi velocemente seduto composto con la testa bassa e le mani unite sul grembo. Da quella posizione potevo vedere perfettamente la linea che tracciava la colonna vertebrale sulla sua maglietta.

Potevo contare ogni vertebra.

Questa visione mi fece rabbrividire pensando a quanto potesse essere magro questo ragazzo.

L'uomo dopo aver rivolto uno sguardo di odio e di cattiveria a Louis lanciò a terra una valigia rossa, poi con la stessa fretta di come era entrato, uscì dalla stanza sbattendo la porta e senza dire una parola.

Solo allora Louis parve rilassarsi e dopo aver fatto alcuni respiri profondi corse in punta di piedi verso la porta per recuperare quella valigia che poi nascose un un cassettone. Quando fu nuovamente a letto si abbandonò ad un'ondata di lacrime. Pianse per molto tempo, alcune volte tra i singhiozzi non riusciva neanche a riprendere fiato. Mi fece molta tenerezza vederlo in quello stato così decisi di avvicinarmi a lui.

Louis mi dava le spalle quindi non poteva vedermi mentre camminavo.

-Ehi, ehi non piangere! Stai tranquillo!-

A quelle parole Louis lanciò un urlo e si mise in piedi sul letto, attaccato al muro e lontano da me.

Così io, avendo paura che gli potesse tornare un attacco come quello di questa mattina, decisi di sedermi a terra a gambe incrociate per assicurargli che non gli avrei fatto alcun male. Mi sentivo un po' un cagnolino in quel momento, ma se questo serviva a far star meglio Louis averi superato il mio orgoglio.

Dopo alcuni minuti Louis decise di tornare seduto sul letto continuando a fissarmi.

-Posso sedermi vicino a te?- chiesi allora dolcemente -Fa freddo quaggiù.-

Lui continuò a fissarmi, ma dopo un po' fece un piccolo cenno con la testa e quindi io con movimenti molto cauti mi sedetti sul bordo del suo letto.

-Vuoi parlarmi di ciò che ti turba?- provai speranzoso, ma come immaginavo il mio compagno scosse vigorosamente la testa sbarrando gli occhi, per poi nascondere il suo volto tra le gambe.

-Ok- dissi- Ricordati, noi siamo compagni di stanza, passeremo moto tempo insieme, quindi diventeremo un po' come fratelli!- sorrisi ripensando al mio vecchio compagno di stanza, Zayn, che essendo diventato maggiorenne era stato spostato nella palazzina degli adulti; -Perciò se c'è qualcosa che ti fa star male, non esitare a dirmelo! Mi fa piacere aiutarti! Sul serio!- dopo questa affermazione cercai di sfoggiare il mio più bel sorriso incoraggiante con tanto di fossette.

Louis annuì imbarazzato.

Guardandolo da più vicino mi accorsi ancora meglio, nonostante le sue guance scavate, di quanto fosse bello: i suoi occhi non erano di un semplice blu, erano del colore del mare in tempesta, io adoravo quel tipo di mare, due estati prima, quando ero ancora sano, avevo partecipato ad un corso di surf ed ero diventato anche abbastanza bravo; quindi i suoi occhi non facevano che ricordarmi uno dei momenti più belli della mia vita. Aveva un piccolo nasino che si adattava perfettamente al resto del volto e non riuscivo a pensare ad altro che non fosse immaginare come la sua sottile bocca sarebbe stata perfetta in un sorriso.

Ancora una volta mi ritrovavo a fare quegli assurdi pensieri su di lui; avevo proprio bisogno di distrarmi la mente con un altra visione, e sapevo benissimo dove andare e chi chiamare per farmi compagnia.

Salutai Louis e corsi fuori dalla stanza cercando di non farmi vedere dagli infermieri. Mi sentivo in colpa per aver lasciato così in fretta e in furia il mio compagno nel momento del bisogno, ma dovevo schiarirmi le idee.

Arrivai in poco tempo nel cortile dell'ospedale, ma non mi diressi verso le altre persone che sostavano lì per prendere un po' d'aria, svoltai a sinistra e raggiunsi la palazzina di psichiatria. Così costeggiai tutto l'intero edificio arrivando nel retro. Lì non veniva quasi nessuno perché non era una parte dell'ospedale molto curata; tra le erbacce incolte c'era un cancello arrugginito chiuso ormai da tanto tempo. Mentre aspettavo Zayn che avevo precedentemente avvisato mi sedetti su una sedia a rotelle rotta. Fortunatamente il mio amico non tardò ad arrivare e manovrando agilmente la sua sedia si posizionò vicino a me.

Zayn aveva un problema ai reni quindi spesso le cure lo rendevano molto debole, come tutti noi del resto. Viveva come me in ospedale perché Doncaster, la sua città natale era troppo lontana da qui.

-Come te la passi amico?- mi chiese lui allegramente. Sebbene vivesse in ospedale da più tempo di me era sorprendentemente felice, ogni giorno; riusciva sempre a trovare il bello in ogni attimo della sua vita. Delle volte poteva risultare un po' antipatico, soprattutto perché tendeva a scherzare nei momenti meno opportuni, prendendosi gioco di tutto e di tutti.

Ma io lo capivo.

Non era facile vivere nella nostra situazione quindi si cercava di alleggerire un po' l'aria.

-Mah così, non molto bene. Payno ha detto che sono peggiorato e quindi inizierò lunedì un altro ciclo di chemio.

-Ehi ma questo vuol dire che tornerai ad essere un pomodoro pelato!?- disse lui con il suo solito fare scherzoso per poi tornare serio.

-Mi dispiace Harry, sul serio. Vedrai che tutto questo un giorno finirà.

Io annui sconsolato.

-E a te? Come butta?

-Benone! Il vecchietto rompiscatole vicino a me è schiattato, quindi questo vuol dire che avrò la stanza tutta per me!-

-Zay! Non puoi essere così cattivo!

-Tranquilla mamma, stavo scherzando, l'hanno dimesso questa mattina.

Io misi il broncio cercando di fare la faccia offesa ma non ci riuscì più di tanto scoppiando in una fragorosa risata.

-A proposito di compagni di stanza- dissi -oggi finalmente è arrivato il mio coinquilino!-

-A sì? E' carino?-

-Ehi non sono gay io!- esclamai arrossendo; come sempre Zayn riusciva a leggermi nel pensiero.

-Dai Harry sono il tuo fratello acquisito! Certe cose le riconosco! L'ho capito da quando guardavamo in TV le partite di beach volley femminile e tu eri super attento al gioco. Ma dai! Chi è che è attento al gioco quando può ammirare delle bellissime ragazze seminude che si muovono?!-

Io abbassai la testa riflettendo sulle parole di Zay. Lui continuò:

-Harry non è un problema, lo sai vero? Nessuno ti giudicherà per questo, o almeno, alcuni lo faranno ma queste persone è meglio perderle che trovarle, fidati! Tutto quello che devi fare è ammetterlo a te stesso, solo questo. Poi tutto diventerà più semplice te lo assicuro. E poi io rimarrò accanto a te, qualsiasi cosa accada.-

Restai profondamente commosso dalle parole di Zayn, per cui tutto quello che potevo fare in quel momento era ringraziarlo; ringraziarlo per avermi fatto aprire finalmente gli occhi, per avermi dato il coraggio di esprimere i miei sentimenti e per essere rimasto al mio fianco nonostante tutto.

-Allora? E' carino si o no?-

Io annuii sorridendo ripensando al dolce ragazzo che mi aspettava in camera.

Lo spettacolo che ritrovai al mio rientro fu molto tenero.

Louis era in punta di piedi avvolto in una coperta di Winnie The Poo intento ad attaccare delle fotografie accanto al suo letto. Appena mi vide entrare accennò un sorriso per poi rimettersi all'opera mordicchiandosi il labbro.


 ANGOLETTO
Ecco qui il primo capitolo :)
I nostri protagonisti iniziano a conoscersi e si delineano i tratti del loro carattere.
Spero vi sia piaciuto, fatemi sapere ;)
A presto!!


 

  
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