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Autore: _windowsgirls    14/02/2015    1 recensioni
Già durante la celebrazione del suo matrimonio, Zayn si rende conto che tutto sta cambiando. Il suo segreto più intimo gli pesa ancora di più sulle spalle, e non può fare a meno di pensare che, a volte, il passato torna con una potenza superiore ad una tempesta improvvisa.
Dalla storia:
La macchina era lontana solo cinque metri, ma prima che potesse raggiungerla, una mano lo tirò per la camicia e lo fece sbattere contro il muro. Venne placcato dal gomito dell’aggressore sotto il collo e incominciò a sudare freddo.
« E’ questo l’unico modo in cui possiamo parlare? »
« Cosa volete? » A Zayn era stato difficile fare uscire quelle poche parole, paralizzato dal terrore. Sapeva che sarebbero arrivati, che l'avrebbero cercato, altrimenti non avrebbero fatto irruzione al matrimonio. Era giunto il momento.
« Cosa vogliamo? Ma parli sul serio? Vogliamo vendetta, mi sembra più che ovvio. »
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Louis Tomlinson, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mum and Dad




Ci misero effettivamente dieci minuti a raggiungere il pronto soccorso, poi Johanna invitò Liam a riprenderlo in braccio così da non perdere tempo. Entrarono da un porta secondaria e quando furono dentro, vennero avvolti dall'odore pungente del disinfettante. C'era gente ovunque si guardasse, chi steso in barella aspettando di essere ricevuto, chi rimaneva seduto pazientando che il proprio nome venisse portato al megafono per procedere. Le porte scorrevoli erano completamente aperte e lasciavano passare ambulanze cariche di feriti che dovevano essere portati d'urgenza in sala operatoria. Johanna procedeva più avanti rispetto ai due ragazzi, i quali speravano che nessuno li potesse vedere, per cui cercavano di stringersi nelle spalle quanto più possibile. La ragazza giunse al bancone delle accettazioni, aspettando in fila il proprio turno, mentre dall'altra parte del vetro c'erano un sacco di dottori che infuriavano davanti ai computer per determinare la gravità delle ferite e per smistare i pazienti nei vari reparti.
Quando toccò a loro, Johanna contrasse le sopracciglia in un'espressione sorpresa e inaspettata. «Danny?»
Il ragazzo rialzò lo sguardo dal monitor che gli illuminava tutta la faccia e si tolse gli occhiali. «Ehi, ciao.» Le sorrise, spostando lo sguardo dietro di lei per verificare quanto fosse lunga la fila. «Vorrei soffermarmi a parlare, ma c'è molta gente e non posso perdere tempo in chiacchere. Come mai sei qui?» Si rimise gli occhiali e incominciò a digitare al computer, aprendo la scheda per un nuovo paziente. La ragazza indicò Louis e Liam che le si misero accanto, ancora molto preoccupati che li riconoscessero, ma dovevano comunque portare avanti il piano. Non potevano arrendersi a quel punto. «Stavo viaggiando per tornare a casa quando questo ragazzo è spuntato all'improvviso apparendomi nella visuale. Ho cercato di frenare, ma non ho fatto in tempo. Penso di averlo colpito, gli fa male l'osso sacro e per fortuna riesce a muovere le gambe, anche se continuano a tremare.»
Danny annotava tutto sulla scheda, aggrottando le sopracciglia per valutare la situazione. «E' svenuto?»
«No.» disse Johanna guardando Louis negli occhi. «Era sveglio quando l'ho soccorso. Io non ci so fare, per cui l'ho portato qui affinchè lo controllino.»
«Hai fatto bene.» schiacciò un tasto sulla tastiera e fece stampare il foglio appena compilato.  Glielo porse subito e la fece scostare per dare spazio agli altri che vennero aiutati da altri medici del pronto soccorso. Si alzò e uscì da una porticina di vetro, raggiungendola. Liam e Louis rimanevano dietro di lei, senza proferire una sillaba. Si limitavano ad ascoltare, altrimenti sarebbe potuto crollare tutto. Danny le prese il foglio e le indicò alcuni punti, mentre una sirena di arrivo di un'ulteriore ambulanza suonava per tutto il pronto soccorso. «Allora, effettivamente non è grave come cosa, in quanto non riporta ferite gravi, ma comunque deve essere visitato, soprattutto per fare accertamenti sulla testa e le gambe.» poi si girò verso Louis. «Qual è il tuo nome? Devo scriverlo qui in alto per poterti fare accettare dal medico del reparto.»
Liam esortò Louis a rispondergli premendogli le dita contro le cosce che sorreggeva. Johanna lo guardava, visibilmente preoccupata e mortificata per quello che aveva fatto. «Louis.»
Danny appuntò il nome a penna nell'angolo in alto, prendendo la penna che aveva in una tasca sul petto. «E il cognome?»
«Tommo.» disse, cambiandolo all'ultimo secondo, e Liam chiuse gli occhi, esasperato. Non era un nickname molto valido, ma almeno nascondeva in parte la sua identità. Danny chiuse di scatto la penna e ridiede il foglio a Johanna che lo prese con mano tremante e guardò il ragazzo. «Dove vado, adesso?»
«Settimo piano, secondo corridoio sulla destra. Lo riconoscerai perchè c'è un sacco di gente.» Poi le si avvicinò all'orecchio per essere quanto più discreto possibile, mentre Louis e Liam si lanciavano occhiate preoccupanti, evitando di guardarsi intorno. Erano vestiti di nero in quel mare di camici candidi che svolazzavano tutti intorno, per cui attiravano l'attenzione più di quanto avessero voluto. «Siccome ti conosco, ti ho fatto andare avanti ad altre persone, ma non dirlo a nessuno, altrimenti mi licenziano.»
Johanna gli sorrise riconoscente, appoggiandogli una mano sul braccio coperto. «Grazie.»
«Adesso vai, ho spedito la sua scheda cinque minuti fa e potrebbero chiamarlo da un momento all'altro.» La spinse verso l'ascensore. «Corri!»
Johanna annuì e si allontanò, seguita a ruota dai due ragazzi, mentre Danny faceva ritorno alla sua postazione, occupandosi di smistare le altre persone. Quando l'ascensore scese, c'erano già delle persone dentro, e Johanna si strinse per far entrare tutti quanti nel vano angusto. «Settimo piano, per favore.» Un signore vicino alla pulsantiera pigiò il numero 7 e attesero.
Quando furono sul piano, a spintoni riuscirono ad uscire e ad incamminarsi sul corridoio sulla destra. «Sei stanco, vero?» disse riferendosi a Liam che la seguiva con ancora Louis stretto nella braccia.
«Continua.» disse stringendosi meglio l'amico. «Se mi muovo, soffro di meno.»
Johanna annuì e accelerò il passo, fin quando non giunsero davanti alla porta indicata sul foglio. Aspettò cinque minuti in piedi prima che nel microfono del corriodoio risuonasse il nome 'Louis Tommo' e Liam, dopo un segno di intesa con Johanna, lo portò dentro, chiudendosi la porta alle spalle. Le stanze del reparto erano comunicanti tra loro attraverso una porta in legno, e il dottore che era stato assegnato loro stava discutendo con quello della stanza accanto. Liam appoggiò Louis sul lettino e sbuffò, scrollando le spalle.
«Sei un coglione.» disse mentre si siedeva sul lettino accanto all'amico steso, che aveva le mani unite sulla pancia. «Se ti avesse investito veramente, ti saresti fatto male sul serio.» sibilò, mentre controllava che il dottore non arrivasse mentre ne discutevano.
«Era l'unico modo per fare presa su Johanna, e sai quanto è importante. Di lei non me ne frega niente, è un altro il nostro obiettivo.» disse Louis, che intanto guardava le luci della stanza, tutte al neon.
«Sì, ma se fosse finita in un altro modo? Non siamo usciti di prigione perchè tu morissi investito.»
«Ma non è finita in un altro modo, Liam. Stai calmo, sto benissimo.»
Il ragazzo annuì e si alzò, vedendo il dottore tornare da loro. Si girò un'ultima volta e gli sussurrò all'orecchio: «Piano riuscito, comunque. Non avresti potuto fare presa su di lei diversamente.» gli fece l'occhiolino e gli diede un leggero schiaffo sulla guancia, lasciando la stanza mentre il dottore si avvicinava a Louis per visitarlo e fargli le apposite domande.


Quando Liam aprì la porta, trovò Johanna appoggiata al muro, mentre rileggeva il foglio di Danny e si mordicchiava l'unghia del pollice.
«Ehi.» disse il ragazzo richiamando la sua attenzione. La ragazza sollevò lo sguardo e gli intimò di avvicinarsi.
«Beh?»
«Lo sta visitando adesso. Non dovevo rimanere dentro.»
Johanna annuì consapevole e si portò una mano in faccia. «Mi sento così in colpa..» disse mentre si faceva scivolare lungo il muro per sedersi a terra. Le persone intorno la guardavano straniti, ma lei non se ne curava minimamente.
«Non è successo niente di grave, tranquilla.» disse Liam mentre le si sedeva accanto sul pavimento gelido del corridoio.
«Sarebbe potuta andare molto, ma molto peggio, ma mi sento un nodo allo stomaco che-»
«No. Ti ho detto di stare calma. Non è successo niente di grave, per cui inutile affligersi per qualcosa che non è accaduto.»
«Ma avrei potut-»
«Basta.» Liam le prese la mano e gliela tolse dalla faccia, rivelandosi una sguardo colmo di lacrime e arrossato. «Non piangere, dai.»
«Mi sento male.»
«Ho detto che non ha niente! Prima di morire, quel cretino deve fare tante altre cose, fidati di me.» Le sorrise, sperando di incoraggiare Johanna, anche se quella che aveva raccontato non era poi una bugia, ma la ragazza non l'avrebbe mai compresa. Johanna annuì e rimase seduta a terra, con le gambe allungate ad ostacolare il passaggio degli altri pazienti e il foglio appoggiato sulle cosce. Sbuffò e sollevò la testa, appoggiandola al muro dietro di sè, i capelli appicciati al collo per il sudore. Aprì gli occhi e li appoggiò sull'orologio appeso alla parete. Era bianco, e le lancette erano ben visibili. Segnava le 18.45 e la lancetta dei secondi si spostava allo stesso ritmo del cuore di Johanna. Liam poi si schiarì la gola e quando lei abbassò lo sguardo, vide la sua mano stesa. «Sono Liam, comunque.» E le sorrise, sperando di risultare il più gentile possibile. Lei gli prese la mano e gliela strinse. «Johanna.» poi dovettero alzarsi in piedi perchè la porta della stanza si era aperta rivelando il dottore che trascinava una barella su cui Louis era steso e coperto da un lenzuolo. Johanna gli si avvicinò e il dottore la indicò con l'indice.
«Lei è la sua ragazza?» Louis represse un sorriso nascondendosi sotto il lenzuolo, mentre Liam dietro la ragazza si mordeva il labbro inferiore per non scoppiare a ridere di fronte al medico.
«No.» disse lei, mostrando la fede all'anulare sinistro. «Sono sposata. E' solo un ragazzo che putroppo ho investito.»
«Oh, mi scusi.» disse il dottore prendendo un foglio piegato che aveva in tasca. Poi fece cenno a Louis di mettersi seduto, mentre un'infermiera li raggiungeva con una sedia a rotelle. «Deve rimanere seduto per un giorno, poi potrà tornare a camminare tranquillamente. Deve far riposare le gambe.»
Johanna annuì comprensiva, mentre Louis veniva aiutato da Liam a sedersi sulla sedia, poi l’infermiera li lasciò, tornando da dove era venuta. Liam poi si mise dietro la sedia e prese i manici con cui l’avrebbe spostata, mentre Johanna ringraziava il dottore per la disponibilità. Dopodichè si allontanarono tutti e tre, ripercorrendo il corridoio in senso inverso, andando verso gli ascensori. «Ora che vi accompagno a casa, mi dovete indicare la strada.»
«Sì, tanto viviamo insieme.»
Johanna non scese nei dettagli, in quanto pensava che quei due potessero essere una coppia, ignara del fatto che quei due ragazzi da allora in poi sarebbero entrati nella sua vita, e non ne sarebbero usciti fin quando non avessero raggiunto il loro obiettivo. «Meglio così.»
Poi Louis le prese una mano e lei abbassò lo sguardo per guardarlo in quegli occhi chiari. «Tu stai bene, invece?» le disse mentre tutti e tre entravano nell’ascensore in quel momento totalmente vuoto. Schiacciò il tasto 1 e rispose solo dopo che le porte si fossero chiuse.
«Sì, diciamo. Spaventata, più che altro, ma l’importante è che tu stia bene. » Gli sorrise sincera, mentre con un’onda l’ascensore incominciò a scendere di quota, isolandoli dal caos che imperversava tutto intorno. Quando le porte scorrevoli si riaprirono, c’era un sacco di gente che aspettava di salire di piano e i tre ragazzi uscirono subito, mentre tutte le persone si spostavano per lasciar passare la sedia a rotelle. Louis aveva un lenzuolo appoggiato addosso, per cui non sentì freddo quando uscirono nell’umidità della sera. Johanna si strinse nelle spalle e gli diede in mano il foglio. «Qui ci sono degli appunti che il dottore ha segnato per te. Seguili attentamente, mi raccomando.»
«Certamente.» disse Louis mentre si metteva il foglio nella tasca della giacca nera e Liam aumentava di velocità per stare al passo della ragazza. Quando giunsero alla macchina, Liam prese Louis in braccio, le cui gambe tremavano ancora, e lo depositò sul sedile posteriore, sedendosi accanto a lui, mentre Johanna piegava la sedia e la metteva nel porta bagagli.
Mise subito in moto, dopo aver lanciato un’occhiata all’orologio sul cruscotto. Erano le 19.15 e Zayn entro mezz’ora sarebbe tornato a casa. Sperava di poter arrivare in tempo e di riuscire a dirgli tutto. Uscì sulla strada principale, mentre tutta la macchina era in silenzio.
«Allora.» disse lei mentre diede un rapido sguardo allo specchietto retrovisore per controllare i due passeggeri. «Ditemi un po’, dove devo andare?»
Fu Liam che le rispose, mentre Louis giocherellava con il telefono e cercava di scrivere un messaggio. «Conosci il ‘Garden Market’?»
«Sì?» disse Johanna mentre si fermava ad un semaforo rosso.
«Bene, lasciaci lì, abitiamo in una traversa.»
«Non volete che vi accompagni fino al portone?» disse rimettendo in moto e ingrando la marcia.
«Non c’è bisogno, sono davvero due passi.»
 «Okay.» poi tornarono in silenzio, rimanendo così fin quando Johanna non scorse l’insegna che galleggiava sulla strada ‘Garden Market’.
«Va bene qui, puoi accostare.»
La ragazza annuì e si avvicinò al marciapiede, mise il freno a mano e scese dalla macchina ancora in moto. Andò al cofano e tirò fuori la sedia, riaprendola e posizionandola vicino alla portiera. Liam fu il primo ad uscire e prese Louis da sotto le gambe, caricandoselo di peso, per poi farlo sedere sulla sedia a rotelle. Louis mise il blocca-schermo al cellulare e se lo appoggiò sul lenzuolo bianco. Non c’era un’anima per le strada e Johanna sembrò titubante a lasciarli andare da soli in quelle vie buie. «Sicuri che non volete che vi accompagni?»
«Sicurissimi.» Liam si mise alle spalle di Louis e prese i manici, girandolo in direzione della via. «Grazie mille.»
«No, non ringraziatemi proprio. L’importante è che tu stia bene.» disse rivolgendosi a Louis. «Anzi, scusami davvero. Se fossi stata più attenta, non ti sarebbe accaduto niente.»
«No, è stata anche colpa mia, avrei dovuto prestare attenzione mentre attraversavo la strada.»
«Siete colpevoli entrambi, okay?» Liam sorrise a Johanna e le strinse una mano. «Grazie per l’accompagnamento.»
«Di nulla, sul serio.» Poi strinse la mano di Louis e lo guardò in quei luminosi occhi azzurri, totalmente diversi da quelli di Liam. «Rimettiti presto, va bene?»
«Sì. Grazie per avermi aiutato e portato all’ospedale, Johanna.» Lei gli sorrise e, dopo un breve cenno con la mano, li vide allontanarsi lungo la via buia, mentre lei tornava in macchina e ripartiva, diretta a casa. Mentre accendeva i fendinebbia per controllare meglio la strada, incominciò a pensare a tutto quello che le era successo, ripercorrendo gli eventi da quella mattina. Aveva scoperto di aspettare un bambino, lo aveva detto a varie persone escluso suo marito che lo avrebbe scoperto da lì in poco, e poi l’incidente. Poi però un piccolo dubbio le si insediò nella mente, ma non perse molto tempo a rimurginarci sopra. Come faceva Louis a sapere il suo nome? Insomma, solo a Liam lo aveva detto.. Scosse la testa. Sicuramente gliel’aveva detto Liam, pensò, e parcheggiò sulla via di casa. Le luci erano ancora spente, per cui Zayn non era arrivato. Si affrettò a raggiungere l’abitazione, fiondandosi dentro. Accese tutte le luci e andò subito verso quella stanza che era rimasta chiusa per un mese e mezzo, dal primo giorno in cui era entrata in quella casa. Preparò tutto, servendosi solo di una piccola cosa comprata quelle stessa mattina in un piccolo negozio in centro e di alcune candele sparse per la stanza vuota.
Si sedette poi sul divano del soggiorno e aspettò, cercando di formularsi il discorso in mente e preparandosi a qualsiasi reazione. Doveva essere pronta a tutto, e quando pensò di esserci riuscita, nel momento in cui suonò il campanello, crollò qualsiasi barriera avesse innalzato.
 

Prima che l’autobus lo lasciasse sulla via di casa, Zayn sentì il cellulare vibrare contro la tasca della giacca gialla e lo tirò fuori mentre camminava per il viottolo di brecciolina. Sullo schermo lampeggiava l’icona di un messaggio appena arrivato e Zayn sbloccò il telefono scorrendo il dito sul lucchetto, notando immediatamente il fatto che arrivasse da un numero sconosciuto. Si fermò in mezzo alla via, incominciando ad ingoiare a vuoto, prima di cliccare sull’icona del messaggio. Lo schermo si fece bianco e l’unica cosa che c’era scritta era : 1-0.
In un primo momento pensò che qualcuno avesse sbagliato, invece poi un certa insinuazione si fece largo nel suo cervello, e intuì che Liam e Louis era riusciti in qualcosa. Ciò lo fece preoccupare troppo, non sapendo neanche cosa avessero realmente fatto, tanto da fargli eliminare il messaggio e correre verso casa, arrivando sulla porta con il cuore che gli martellava nel petto. Ripose il cellulare spento nella tasca e prima di bussare, fece dei profondi respiri per calmare il battito accelerato del cuore. Quando pensò di essere pronto, citofonò e attese che Johanna gli aprisse. Quando spalancò la porta, venne investito dall’odore di un’aroma naturale che lo fece calmare all’istante, poi quando vide Johanna splendente di felicità, si fiondò su di lei, baciandola delicatamente.
«Ben tornato.» disse togliendogli il gilet e portandolo in camera da letto, passando dalla porta chiusa. Zayn si mise a seguirla, ma poi lei riapparve e lo condusse in soggiorno, facendolo sedere sul divano in pelle.
«Che succede?» chiese il ragazzo vedendola giocherellare pensierosa con la fede dorata al dito. Lei sollevò lo sguardo e lo inchiodò nei suoi occhi scuri, sguardo che lo fece preoccupare. «Jo?»
«Zayn, tu mi ami?»
Il ragazzo scoppiò a ridere. «Stai parlando con tuo marito, cosa credi ti possa rispondere?»
Johanna però era seria e continuava a guardarlo fisso, le mani appoggiate sulle cosce. «Mi amerai sempre, qualsiasi cosa accada?»
«Ma certo, perché mi stai dicendo queste cose?» Zayn le prese le mani e se le strinse forte. «Io ti amerò eternamente,  e il mio amore non dovrai mai metterlo in dubbio. Fra cento anni, io ti amerò sempre con la stessa intensità che provo adesso, Jo. Ricordati queste parole.»
Johanna gli sorrise e gli baciò il dorso delle mani. «Ti credo.» poi si mise in piedi e gli fece fare altrettanto. «Devo dirti una cosa.»
«Mi devo preoccupare?» disse Zayn, mentre la seguiva imboccare il corridoio.
Lei si fermò di fronte alla porta chiusa e gli appoggiò le mani sul petto. 
«Il giorno del matrimonio hai promesso che mi saresti stato sempre accanto, qualsiasi cosa fosse successa.»
«Jo, mi stai spaventando.»
Lei gli sorrise. «Voglio solo prepararti.» poi abbassò la maniglia e fece girare Zayn. La stanza era illuminata da tante candele che tracciavano un minuscolo sentiero fino alla mensola della finestra, dove c’era uno scatolino e un fiocchetto sopra. Zayn la guardò non capendo, e Johanna lo fece entrare, conducendolo alla finestra. «Un regalo?» disse lui, prendendolo in mano.
«Dipende da come lo vedi.» disse lei, rimanendo sotto l’arcata della porta. Zayn si appoggiò di spalle alla finestra e iniziò a sciogliere piano il fiocchetto che si vedeva benissimo fosse stato fatto frettolosamente. Sorrise al pensiero e, tolto il nastrino, sollevò il piccolo coperchio del pacco. Sopra un piccolo rigonfiamento di velluto vi era un calzino giallo minuscolo, con i laccetti intrecciati in un piccolo fiocchetto. In un primo momento gli venne da ridere perché non riusciva a capire cosa stesse ad indicare quel piccolo calzino, ma poi venne investito da un presentimento molto più imponente e che gli smorzò il respiro. Rimase con lo sguardo puntato sul pacchetto e il coperchio stretto nell’altra mano, circondato da tutte le candele accese che trasmettevano una certa serenità e calma. Incominciò a inghiottire, non sapendo bene come procedere. Venne avvolto improvvisamente da tanti pensieri contrastanti e la paura di mancare a quell’incarico che Johanna gli aveva appena dato tra le mani. Sollevò lo sguardo e incontrò gli occhi colmi di lacrime di Johanna e il labbro inferiore che le tremava mentre cercava di sorridergli.
«Aspettiamo un bambino.»
Quelle parole sembravano si fossero fatte spazio nel suo cuore e lo riempirono di una gioia che non si sarebbe mai potuta esprimere con le semplici parole. Lasciò il pacchetto e il coperchio sulla mensola e corse verso sua moglie, spengnendo alcune candele al suo passaggio e la prese in braccio, premendosela contro per esprimerle tutta la felicità che provava in quel momento.
«Ti amo Jo, ti amo, ti amo, ti amo.» le sussurrava contro l’orecchio, la voce rotta per l’emozione. Incominciarono a girare intorno, con la ragazza ancora stretta tra le sue braccia e le lacrime che solcavano le guance. Quando la lasciò con i piedi per terra, le prese il viso tra le mani e la guardò a lungo, anche lui con gli occhi lucidi e un sorriso che avrebbe fatto innamorare chiunque l’avesse avuto nel proprio campo visivo. Johanna aveva le labbra che le tremavano e alcuni sorrisi che fiorivano su quel volto emozionato, e le braccia lungo i fianchi. Rimasero in quella posizione per un po’, trasmettendosi emozioni solo con l’incontro dei loro occhi. Poi Zayn le baciò la punta del naso facendola sorridere di cuore. «Hai migliorato la mia giornata con una semplice frase.»
«Quindi..» disse lei, tirando su con il naso e appoggiando le mani su quelle di Zayn che le circondavano ancora il volto. «Sei felice?»
«Felice non è la parola giusta per esprimere l’emozione che sto provando in questo momento, Jo. Non ci sono parole adeguate ad indicare la mia gioia.»
«Io pensavo ch-»
«No.» disse lui, prima di baciarla. «Tutto quello che hai pensato non è vero. Sì, forse è presto, ma non possiamo farcene una colpa.» Se la tirò contro il petto e la avvolse con le braccia, accarezzandole i capelli neri e appoggiando il mento sulla sua testa. «Io lo accetto, Jo. E non c’era bisogno che tu mi facessi tutti quei preliminari, l’avrei accettato comunque.»
Lei si staccò e lo baciò passionalmente, con la felicità che traspariva in ogni loro gesto, in ogni loro parte del corpo. In quel momento, erano tutta la gioia del mondo divisa in due persone, e non c’era momento più bello per poterla condividere.
Quando si staccarono, unirono le loro fronti e fecere sfiorare i loro nasi. «Saremo papà e mamma.»
«Dovremo farci l’abitudine.»
Lui si staccò e incominciò a saltellare per tutta casa come un bambino. «Sarò papà, sarò papà!» poi tornò da lei e iniziarono a saltellare insieme, girando intorno al divano del salotto. «Saremo i genitori più belli del mondo!» Poi Zayn la bloccò e si inginocchiò davanti a lei, appoggiando la bocca sulla pancia – ancora piatta – della ragazza. «Ciao, piccolo! Mi senti? Non vedo l’ora di vederti, e di giocare con il tuo papino
Scoppiarono a ridere entrambi, mentre si divertivano e gioivano di quella notizia che aveva appena cambiato le loro vite.







Spazio autrice
Ciao a tutte, buon sabato. Eccomi qui con quest'altro capitolo che mi auguro sia di vostro gradimento :)
Allora, voglio precisare delle cose: prima di tutto, d'ora in poi Liam e Louis saranno sempre presenti nella vita di Johanna e lei poi parlerà con Zayn anche dell'incindente. Se non gliel'ho fatto dire subito, è perché la ragazza aveva delle priorità mentali, ma non vi preoccupate poiché la storia sta finalmente prendendo la vera piega della situazione (?) ahahahah.
Allora, vediamo che Louis e Liam sono portati all'ospadale e si scopre che era tutto un piano per fare presa su di lei, che geni del male.
Poi Zayn che finalmente sa del bambino, ed era pure ora! Voi come pensavate avrebbe reagito? Troppo smielato? ahahah
Okay, mi dileguo. Voglio solo ripetervi che sto lavorando ad un'altra storia che pubblicherò tra due settimane, ma intanto ho realizzato una raccolta di one shot che permettono di far conoscere i personaggi di 'Nothing is like it used to be' in anteprima: si chiama 'Behind the scenes' e vi lascio il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3013545&i=1 ah, e l'ho anche appena aggiornata pubblicando la seconda os.
Vi prego di passare. Non voglio sembrare una ragazza che va alla disperata ricerca di recensioni, ma mi farebbe enormemente piacere se poteste passarci e, magari, lasciarmi un commento, perché voglio sapere i vostri pareri al riguardo, please *si inginocchia*.
Bene, dopo essermi umiliata abbastanza, ringrazio tutte le ragazze che stanno seguendo questa ff, vi adoro.
Mi dileguo, sperando di poter sapere qualcosa di nuovo da parte vostra.
Ok, davvero, la smetto.

À bientôt!
Eli.
 
 
 
  
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