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Autore: Neon5    14/02/2015    1 recensioni
La vita ad Annabel non aveva fatto altro che mostrarle prove insormontabili, che avevano inciso profondamente e danneggiato la sua psiche e la sua salute; tuttavia il suo passato non era nient'altro che l'inizio di una serie di sfortunati eventi.
E tuttavia si ricordava ancora di due fratelli, che aveva conosciuto in un remoto passato e che in qualche modo avevano influenzato la donna che era diventata oggi.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Corazòn, Donquijote Doflamingo, Donquijote Family, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Labirinto

 

 

La mente umana è qualcosa di straordinario e temibile allo stesso tempo, una sorta di arma a doppio taglio. Avventurarsi nei meandri della propria mente a volte può essere davvero pericoloso, soprattutto quando non si conosce con quale modalità uscire dai propri pensieri. C'è un momento che risulta essere particolarmente pericoloso, dove si rischia di sovrapporre realtà e immaginazione, in maniera così talmente realistica da restarne paralizzati: lo stato di dormiveglia. Perché dico che è pericoloso? Per esperienza personale. Il corpo resta immobilizzato perché si trova in preda di quella che viene chiamata paralisi “ipnagogica”, uno strano stato psico-fisico in cui la mente è già sveglia mentre il corpo non lo è ancora. Secondo alcune credenze popolari si tratterebbe di uno “kanashibari”, ovvero una sorta di entità proveniente da un altro mondo che si diverte a immobilizzare la vittima mentre cerca di svegliarsi, e lo farebbe solo per puro divertimento.

Ovviamente tra le due teorie io optavo per quella scientifica, ero abbastanza “cauta”, e poi era davvero impossibile credere che certe balle colossali potessero essere vere.
Ok lo ammetto, magari era l'ennesima boiata che avevo letto da qualche parte, non ricordo esattamente dove, però mi capitava spesso di restare paralizzata mentre cercavo di svegliarmi. Eh già, spesso.
Gli ultimi tempi riuscivo a dormire solo due-tre ore a notte, e le numerose paralisi che avevo le attribuivo allo stress, così come i miei due capelli bianchi e la continua acidità di stomaco. In altre parole io mi sentivo sempre uno schifo, sempre.


Mi succedeva spesso, e mi stava succedendo anche adesso. Aprii gli occhi e provai a muovermi, ma non ci riuscivo; volevo urlare, ma non mi usciva la voce, volevo piangere, ma non mi uscivano le lacrime. Avevo una forte nausea, volevo vomitare, mi alzai di scatto e... vomitai. Come feci a muovermi? Non ne ho la più pallida idea, forse il ricordo così vivido delle mani di Raoul sul mio corpo era qualcosa di così talmente forte e disgustoso che fu capace di destarmi dal mio stato di dormiveglia. Era come se mi stesse ancora toccando, era una sensazione davvero raccapricciante.

 

Dopo il mio iniziale stato confusionale cominciai a guardarmi intorno; ero distesa su un letto, uno schifoso materasso pieno di buchi e macchie, e mi trovavo in una stanza buia, dalle pareti ammuffite e semidistrutte. Quella era una delle stanze del sanatorio, ciò significava che ero ancora in quel posto. Per quanto mi sforzassi di ricordare cosa era successo dopo che avevo buttato Raoul giù dalla finestra non ci riuscivo, avevo una sorta di blocco mentale.
Provai ad alzarmi dal letto, ma appena appoggiai i piedi a terra le gambe mi cedettero e caddi in ginocchio. Mi sentivo debole, sfinita, e come se non bastasse ero pure... in reggiseno. Dove diavolo era finita la mia canotta?
« No, sta ferma! Non alzarti, sei ancora troppo debole! »
In quel momento mi voltai alla mia sinistra e lo vidi: era il marine biondo, era seduto a terra e mi stava fissando. Iniziavo a ricordare, mi sembrava di aver sentito la sua voce poco prima che perdessi i sensi.
Ma che diavolo ci faceva lì?
No, la prima cosa che pensai appena lo vidi non fu questa, il mio primo pensiero fu... che io ero... mezza nuda. Afferrai velocemente un lembo pulito del lenzuolo sul quale avevo rimesso prima e me lo portai sul petto, cercando di coprirmi.
« Eeeh! Ma che diavolo... vattene! Esci subito, vattene! » gli urlai, stringendomi il lenzuolo al petto.
« No, non preoccuparti, io non ti guardo! Però resta a letto un altro po'! » replicò il marine, voltandosi velocemente dall'altro lato.
Mi guardai le braccia, e solo in quel momento notai che avevo addosso delle fasciature; era stato il marine a curarmi?
« S-sei stato tu? E poi perché sono senza maglietta? »
« Non ne ho idea, i-io quando sono venuto qui ti ho trovata già così... Ma davvero non ricordi niente? »
« No! » sbottai, « Secondo te se lo sapessi verrei a chiedertelo?! »
« Ok, allora ti racconto com'è andata » replicò, incrociando le braccia al petto, « sei stata avvelenata dal siero di un Drago Infernale, me l'hai detto tu stessa prima che perdessi i sensi... Conosco il veleno di quei mostri, durante questi giorni hanno attaccato anche alcuni dei miei uomini, infatti mi porto qualche fiala di antidoto sempre dietro... Io ti ho trovata qua a terra e sono riuscito a dartelo, e visto che sei ancora viva presumo di aver fatto appena in tempo ».
« Cosa? Perché mi hai salvata? »
« Dev'esserci sempre un perché per te, non è così? » disse sospirando, « te l'ho già detto White, io non voglio che tu... ecco, che tu... »
« Che io muoia? » replicai secco. Perché non riusciva a dire quella parolina “magica”? Bah, quel tipo era davvero strano.
                
                                              

« White... dov'è andato Raoul? »
« Ecco, lo sapevo che volevi qualcosa in cambio da me... Senti non lo so, l'ho “defenestrato”, è finito in quell'enorme precipizio che c'è dall'altro lato... Me la sono vista davvero brutta ».
Si voltò per un attimo, mi diede una veloce occhiata e poi distolse di nuovo lo sguardo da me.
« Ti ha fatto del male? » chiese tutt'a un tratto, con aria preoccupata.
Mi stava pendendo in giro o cosa? Cosa diavolo gliene fregava in fin dei conti? Io per lui non ero altro che una squallida criminale da buttare in una cella buia e fredda, perché doveva fregargliene qualcosa di me?
« No sai, ci siamo fatti giusto quattro chiacchiere, ah sì, credo di essere piena di lividi e ferite varie, però sai, cose che capitano mentre si dialoga con un fottuto maniaco omicida del cazzo! Vaffanculo tu e le tue domande del cazzo! » gli urlai, sgolandomi fino allo stremo. Tremavo, non riuscivo a fermarmi, mi sentivo scossa fino al midollo.
« White, calmati adesso! Ero andato via giusto un attimo, un attimo! Perché mi hai disobbedito, non dovevi venire qua da sola! Sai quel tipo quante donne ha ucciso?! Una ragazza come te è la sua “preda” ideale! Quel bastardo è un serial killer, è uno... »
« Sì, grazie per l'informazione, l'avevo capito anche da sola che quello è uno psicopatico! » I tremori aumentavano, non riuscivo a smettere.
« Hey, stai bene? White, t-tu... stai tremando! Fammi vedere se hai ancora febbre... »
« Stammi lontano! » gli urlai, « non mi toccare! Non devi neanche guardarmi, hai capito?! Voi uomini siete tutti dei bastardi! »
Il marine indietreggiò, e silenziosamente tornò in un angolo nell'oscurità. Mi sentivo così talmente a disagio, avevo rischiato grosso con quel tipo, non era mai successo che un uomo mi mettesse le mani addosso in quel senso. Riuscivo ancora a vedere il suo volto deturpato da centinaia di cicatrici, i suoi occhi iniettati di sangue che mi fissavano, ed era come se la sua mano fosse ancora sotto la mia canotta ad accarezzarmi ventre. Ero disgustata, volevo piangere. Portai entrambe le braccia alle ginocchia e abbassai la testa fra le gambe, cercavo di calmarmi, ma non ci riuscivo.


Improvvisamente si sentì un boato assordante, come un colpo di cannone.
« Eh? Ma che cosa... Che succede?! » urlai.
« Sta tranquilla, sono solo i miei uomini che stanno combattendo contro i pirati sulle isole vicine... »
« Cooosa? I tuoi uomini combattono contro i pirati e tu sei qui, ad aiutare un... “pirata”? Scusa, si può sapere che senso ha?! Ma da che mondo vieni tu! Sei completamente svitato! » 
Mi lanciò una veloce occhiata, poi si voltò di nuovo dall'altro lato. Tornò a incrociare le braccia al petto e appoggiò le spalle al muro.
« Vengo esattamente dal tuo stesso mondo, un mondo crudele e spietato... Sai White, sarò anche uno svitato, so bene che sto andando contro la legge, probabilmente ci saranno delle conseguenze per quello che sto facendo oggi... ma almeno sono sicuro che sto facendo la cosa giusta ».
« La “cosa giusta”? Quale diavolo sarebbe la cosa giusta?! Io non ho mai visto niente di giusto nella mia fottuta esistenza! Niente, capisci! Nienteee! »
« La cosa giusta è non far morire un innocente, non potrei mai perdonarmelo ».
« Come diavolo fai a sapere se io sono innocente o meno? Potrei averti raccontato un mucchio di balle, come fai a essere convinto che io non menta! »
« I tuoi occhi parlano White, non ho bisogno di altre testimonianze... Tu hai davvero sofferto sulla tua pelle tutto quello che mi hai raccontato, tu hai bisogno d'aiuto ».
Quando terminò la sua frase sgranai gli occhi; lui mi aveva appena detto che io avevo bisogno... d'aiuto? Un marine voleva aiutarmi? Cos'era, uno scherzo?!
« Hey marine, guardami... » dissi, stringendo il lenzuolo tra le mani, « io non mi fido di voi uomini, siete tutti dei bastardi pervertiti! Ah vero, tu sei un marine, non sei un uomo come tutti gli altri! Sai che cosa? Io non mi fido proprio di nessuno, specialmente di voi del Governo Mondiale! Mi avete rovinato la vita! »
Il marine alzò la testa e mi guardò un attimo, poi tornò a voltarsi velocemente dall'altro lato.
« Ti capisco, so che sei arrabbiata e che non ti fidi di me... Sono un uomo, e come se non bastasse sono anche un marine, hai tutte le ragioni per non fidarti di me, dopo tutto quello che ti han... »
« Bastaaa! Taci, cazzo! Mi stai dicendo che hai pena di me, non è così? Grazie tante, ma la tua pietà non la voglio, okay? Ho una dignità da difendere! Non mi farò mai aiutare da voi del Governo Mondiale, da chi mi ha rovinato la vita! Mai, capito?! Tu non puoi fare niente! Niente! »
« White! Sono in Marina da abbastanza tempo per sapere che il sistema è corrotto, ma abbiamo le mani legate, capisci?! So che purtroppo non posso fare molto, so che non ti fidi di me, ma ti prego... lascia che io ti aiuti... non come marine e neanche come uomo... ma come amico. Adesso devi andartene via da qui, sei in pericolo! »
Cosa cosa? Cosa cazzo mi aveva detto? Voleva che io lo considerassi un “amico”? Sì, quello era decisamente un alieno, o forse era semplicemente pazzo.
« Tu ti sei fottuto il cervello! Com... »
« Devi andare via da qui al più presto! C'è un Ammiraglio che sta cercando sia te che Raoul! »
Oh merda, quindi quando quello psicopatico mi aveva detto che sarebbe venuto un Ammiraglio non stava scherzando! Ero nei guai.
« Che cosa?! Merda! Me l'ero dimenticata! Chi è quest'Ammiraglio? »
« Si tratta di... Sengoku; se riesce a catturarti io non potrò più aiutarti. Sei nei guai, devi andartene! Io sono l'unico che può portarti via da qui sana e salva! »
Merda. Ma avevo davvero sentito bene? Il grande Sengoku quella sera aveva deciso di muovere il culo dal Quartier Generale... per me? Tsk, non sapevo se esserne onorata o se mettermi a imprecare.
« Senti marine » dissi, cercando di restare calma, « quindi tu stai fregando pure il tuo... ehm, capo? Per me? Ah, va bene... Okay vengo con te, però prima... potresti uscire un attimo? Vorrei cambiarmi, e con te davanti non ci riesco, aspettami fuori, faccio presto ».
Il marine mi guardò sospettoso per qualche minuto, ma dopo fece come gli dissi, e silenziosamente uscì. Babbeo. Già, imbranato e babbeo, ma d'altronde tutti gli uomini erano così, crudeli, bastardi ma babbei. L'unico uomo che avevo considerato meritevole del titolo “uomo” era mio padre, lui era sempre stato un idolo per me, era stato semplicemente il migliore. Ma lui non era più con me ormai da molti anni, anni in cui mi ero arrangiata da sola, anni in cui avevo pianto senza sosta, anni che avevano prosciugato i miei occhi da ogni lacrima.

 

Rimasi da sola in quella stanza buia e fredda, certo che non era per niente bello spogliarsi, si gelava. Ah vero, ero già mezza nuda, cosa mi cambiava! Mi misi addosso i vestiti che avevo nello zaino, ormai i pantaloni e la maglietta di ricambio erano completamente asciutti, e subito dopo mi affacciai alla finestra. C'erano delle grosse sbarre metalliche, ma non erano un problema, bastava solo tagliarle con un colpo di spada e il gioco era fatto.
« White, va tutto bene? »
« Ehm, s-sì! Ho quasi finito, ma tu non entrare! »
« D'accordo! »
Era un babbeo okay, però c'era da dire che era educato, se fosse stato un altro uomo non avrebbe esitato un attimo a saltarmi addosso. Ma quello non era il momento per fare considerazioni del genere, dovevo svignarmela. Tagliai silenziosamente le sbarre con un colpo e saltai giù dalla finestra.
Adesso ero finita in quello che sembrava essere un cortile interno, completamente circondato dalla struttura. Tutti i portoni erano bloccati, non riuscivo a entrare, poi in fondo al cortile trovai una piccola e stretta scaletta di ferro che portava fino al piano superiore.

 

                                                                                                ✤ ✤ ✤

 

Camminavo lungo la navata di quel corridoio ormai da almeno... venti-trenta minuti. No, la cosa strana non era questa, la cosa che mi stava letteralmente mandando fuori di testa era la convinzione che io... di lì c'ero già passata prima. In altre parole mi ero persa, continuavo a girare a zonzo ma non avevo la più pallida idea di dove stavo andando. Quel posto era un labirinto, come diavolo dovevo fare ad uscire? Tutti quei cazzo di corridoi erano uguali, non sto scherzando. Mi sentivo stanca, solo qualche ora prima avevo rischiato la pelle, e se tornavo a pensare a quel maledetto mostro mi veniva la nausea. Non dovevo pensare a lui adesso, dovevo trovare piuttosto una pianta dell'edificio, ma dove diavolo dovevo andarla a cercare?

 

Presi una sedia e mi sedetti, le ossa mi facevano un male cane, sentivo le bende tirare ad ogni movimento che facevo. Beh sì, avrei dovuto riposizionarmele, quel marine non era stato molto bravo a bendarmi, però le ferite le aveva disinfettate per bene, non bruciavano più. Lui mi aveva messo le mani addosso, mi aveva curata; perché la cosa non mi faceva né ribrezzo e né rabbia?
Ma soprattutto: perché continuava a venirmi in mente il suo volto? C'era qualcosa in lui, non sapevo esattamente cosa, fatto stava che continuavo a pensarlo. Forse era per via dei suoi occhi, quando mi fissavano notavo che s'illuminavano di mille sfaccettature, anche se evitava di guardarmi dritto negli occhi per troppo tempo, o forse ero io che distoglievo lo sguardo da lui, non lo capivo con esattezza...
No, forse era per via di tutte quelle cicatrici che aveva addosso, a parte quel mostro sfigurato di Raoul non avevo mai visto nessuno con così tanti punti di sutura; ma che diavolo gli era successo?
Cavolo, io non stavo pensando la cosa più strana, ovvero il fatto che era un imbranato cronico, che inciampava e si dava fuoco da solo! Eppure no, non era neanche quella la cosa più strana di quel tipo, la cosa che mia aveva lasciata esterrefatta era ciò che mi aveva detto, lui voleva... aiutarmi! Un marine che voleva aiutare un pirata, una sconosciuta per giunta! Quel tipo era bizzarro, sotto ogni punto di vista. Bizzarro ma... in qualche modo interessante. Ero stanca e iniziavo a dare i numeri probabilmente, avevo la gola terribilmente secca e uno strano retrogusto amaro in bocca. Ah vero, solo poco prima avevo rimesso, beh sì magari era per quello, o forse era per via della gastrite.

 

Ormai era quasi l'alba, l'orizzonte iniziava a colorarsi di quella tipica tonalità arancione-rossastra, e a giudicare dalla posizione del sole dovevano essere circa le sei di mattina. Si gelava dal freddo, continuavo a stringermi nella mia camicia a quadri, speravo che mi riscaldasse almeno un po', ma speravo invano.
I boati non si arrestavano neanche per un attimo, continuavano a far sussultare le mura ad ogni colpo; dovevo andarmene da lì. La cosa che mi faceva più paura non era il fatto che Sengoku fosse lì, ma il timore che Raoul potesse trovarsi ancora su quell'isola, non volevo finire di nuovo tra le sue grinfie.

 

Ero tranquilla però, ormai le ragazze dovevano trovarsi lontano da lì, al sicuro. Loro mi obbedivano sempre, qualunque cosa io dicessi, sapevano che tutto quello che facevo era solo ed esclusivamente per il loro bene. Ero sicura che si sarebbero recate sull'isola di Aiera per come avevo scritto nel messaggio, quell'isoletta si trovava a circa un'ora di distanza dall'arcipelago, lì non le avrebbe trovate nessuno. Tutto quello che dovevo fare adesso era andare via da lì e cercare di raggiungerle.
E proprio mentre ero immersa nei miei pensieri all'improvviso la sedia si ruppe, e io caddi col sedere a terra. Ah, l'ho già detto che sebbene avessi i pantaloni quel pavimento era gelido come un iceberg? Era davvero un toccasana per le mie povere ossa indolenzite, già, accusavo più dolori di un ottantenne.



« Eccoti qui... Sei davvero testarda, sai? »
Oh, sapevo bene di chi era quella voce così profonda e pacata allo stesso tempo, merda. Era imbranato però, sfortunatamente, il senso dell'orientamento ce l'aveva. Mi voltai e lo fulminai con gli occhi.
« E tu lo sai che sei davvero un babbeo? »
« White... » sospirò, « io non so più cosa fare, davvero... Non mi lasci altra scelta ».
Camminava nella mia direzione adesso, veniva verso di me con passi lenti. Che diavolo aveva in mente?
« Senti tu, non so cosa diavolo vuoi da me però ti avviso... stammi lontano! » gli urlai, sfoderando la mia katana.
« Non riesci neanche a stare in piedi, davvero credi di poterti battere contro di me? »
« Oh, senti chi parla, e così sarei io quella che non riesce a stare in piedi? Ma se tu inciampi e cadi ad ogni fottuto passo! »
« White... »
In quel momento si mise a correre, e in un batter d'occhio me lo ritrovai a pochi centimetri dal mio naso. Cercai di colpirlo, ma lui schivò il colpo, e con un rapido gesto afferrò la mano con cui tenevo la spada.
« Lasciamiii! Ahhh! »
« Non voglio farti del male, capisci?! Voglio solo aiutarti! » disse, mentre cercava di disarmarmi. Feci un capriola all'indietro, con un calcio riuscii a colpirlo in pieno volto, e in quel momento mollò la presa dalla mia mano.
Correvo, non mi fermai neanche un istante, e arrivai in una stanza, dove parte del pavimento era crollata e si riusciva a vedere solo un'oscura voragine. Sapevo bene che il marine mi stava raggiungendo, ma per quanto mi sforzassi di trovare una via d'uscita non la trovavo; non potevo né proseguire e né tornare indietro. Ero in trappola.

 

All'improvviso mi voltai e me lo ritrovai davanti, veniva nella mia direzione.
« Hey fermati! Stammi lontano! » gli urlai.
Ma il marine non dava segno di volersi fermare, e adesso era a soli pochi passi da me. Sfoderai la mia katana e gliela puntai al petto.
« Senti marine, sarò pure ferita ma... so come difendermi. Non ho bisogno del tuo aiuto, anzi ti consiglio di starmi lontano ».
In quel momento alzò la testa, e il vento gelido che entrava dalla vetrata semidistrutta alle sue spalle gli scompigliò i capelli. Riuscivo di nuovo a vedere i suoi occhi, rilucevano, pieni di determinazione. Ma fu ciò che fece subito dopo che mi lasciò esterrefatta, impietrita. Tutt'a un tratto afferrò la lama della mia spada e se la portò ancora più vicina al petto, ferendosi entrambe le mani.
« Hey ma cosa... hey! Che diavolo fai?! P-perché, perché! »
« Perché tu non mi credi, White... Non perdiamo più altro tempo, se vuoi ammazzarmi fallo, ora! »
Il sangue vermiglio continuava a traboccare dalle sue mani, colava a terra goccia a goccia; in quel momento mi sarebbe bastato tirare un colpo in avanti per conficcargli la spada dritta al cuore. Al solo pensiero mi tremavano le braccia, le mani iniziavano a sudarmi e non riuscivo più a impugnare la spada saldamente. Indietreggiai, non sapevo davvero cosa fare, quel tipo era completamente pazzo!
« White... tu non sei un'assassina, ecco perché esiti a colpirmi... avevo ragione io alla fine... » disse sorridendo.
« Vaffanculo! Tu sei più pazzo di quel Raoul! »
Continuavo a indietreggiare, poi però arrivai proprio sull'orlo della voragine e dovetti fermarmi. Ero in trappola e non sapevo come comportarmi. Ansimavo, sentivo le gocce di sudore solcare il mio volto, tremavo ma allo stesso tempo non riuscivo a muovermi. Il marine continuava a fissarmi negli occhi, mentre stringeva sempre di più la lama tra le mani.
Feci un altro passo indietro, ma proprio in quel momento quel poco pavimento sotto i miei piedi cedette, e io scivolai dritta dentro la voragine. Chiusi gli occhi, credevo che sarei precipitata fino in fondo, ma improvvisamente sentii che qualcosa mi stava sorreggendo: era il marine, aveva mollato la presa dalla mia spada ed era in ginocchio, mi aveva afferrata con un braccio.
« Lasciami! » urlai, con le lacrime agli occhi.
« No! Io ti salverò, qualunque cosa dovesse costarmi! »
« Perché?! Perché lo fai?! »
Il marine non rispose, mi afferrò l'altro braccio e senza troppa fatica mi tirò su. Eravamo entrambi a terra, io ero sopra di lui e mi tenevo saldamente aggrappata alle sue braccia. Il mio volto era finito nell'incavo del suo collo; potevo sentire il suo respiro affannato, il suo battito cardiaco accelerato e il suo... calore. Già, il suo petto sprigionava un calore straordinario, un tepore così rilassante che mi fece dimenticare per qualche minuto del gelo agghiacciante di quella mattina. Però sentivo anche qualcos'altro vicino a lui: il suo odore. Potevo distinguere perfettamente l'odore di tabacco mescolato insieme a qualcos'altro che non riuscivo a individuare, una leggera fragranza fresca e delicata. Cos'era? Qualunque cosa fosse quell'odore... mi piaceva.
Alzai la testa e lo guardai: aveva gli occhi chiusi e il suo respiro iniziava a regolarizzarsi, mentre continuava a stringermi al petto con entrambe le braccia.
« White, » disse ansimando, « lo faccio perché... è la cosa giusta ».

 

 


Salve :)
Ci sono arrivata a scrivere il capitolo eh eh, lungo ma l'ho scritto...
Devo dire che è parecchio difficile restare concentrati dopo 4-5 ore non stop di modellazione 3d, spero che sia scritto tutto chiaro :)
Ce la farà il nostro eroe a non farsi ammazzare farsi credere da Annabel? Ma soprattutto... qual'è la realtà che sta sfuggendo a entrambi? Riusciranno mai a capirlo? E se sì, quando avverrà?
Volete sapere cos'è uno kanashibari, anzi volete proprio vederlo
? Ve lo faccio spiegare da Gintoki...➡https://www.youtube.com/watch?v=NV3VjZnO0n0

Il titolo è un po' un doppio riferimento, sia al “labirinto” mentale di Annabel e sia al luogo in cui si trova...
Il disegno come al solito l'ho fatto io, non è molto rifinito, è quello che noi disegnatori chiamiamo rough sketch, una bozza da rifinire (anzi da ricalcare su un altro livello) con una linea modulata... Ma per motivi di tempo io non rifinisco quasi mai XD

  
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