20.20
Chad
frenò
di scatto e scese dalla moto. Si sfilò il casco con un gesto
frettoloso,
arrabbiato, stizzoso. Si voltò verso Gabriella che seduta
ancora sulla moto lo
fissava confusa, sorpresa, spaventata e anche un po’ curiosa.
Aleggiava un
agghiacciante silenzio tra i due interrotto solo dai respiri lenti e
regolari
che andavano ad intaccare l’aria attorno a loro. due
caratteri così diversi ma
così vicini legati da una persona, ovviamente con sentimenti
differenti ma non
per questo poco importanti. Chad avanzò di un passo verso la
ragazza che lo
fissò affascinata studiando l’espressione di quel
viso teso e serio, la
morbidezza di quei ricci che lo incorniciavano con fragile equilibro il
moretto, la carnagione scura resa cupa, tetra dal colore plumbeo del
cielo.
Sorrise un poco apprezzando quello che la sua migliore amica amava di
quel
ragazzo: gli occhi; così tempestosi, così
rabbiosi tesi e violenti, a volte
anche crudeli. Un sospiro fragile di Chad fece riprendere Gabriella
dallo
studio di quegli occhi cioccolata così dannatamente belli,
così dannatamente
ribelli e profondi.
Rimase
leggermente attonita nel notare il mutare dell’espressione
mentre alzava lo
sguardo a cielo, non era semplice ammirazione era come se desiderasse,
bramasse
di poterlo raggiungere, sfiorare o semplicemente di poter assaporare
l’aria
diversa…l’aria di libertà che soffiava
tra i lineamenti del giovane.
-Se
la
ferisco c’è un motivo…-
Disse
con
voce atona e pacata il riccio facendola riprendere bruscamente dai suoi
pensieri. Gabriella sbattè le palpebre due o tre volte per
prendere coscienza
della realtà e concentrarsi sulle parole di lui.
Aprì le labbra e si posò il
casco in grembo rabbrividendo ad una ventata gelida e sistemandosi
comoda seduta
sulla moto mentre Chad in piedi al suo fianco ad occhi chiusi
continuava a
tenere il viso rivolto al cielo plumbeo.
-Quale
è il
motivo tanto sciocco da spingere una persona a ferirne una a cui tiene
più di
se stesso?-
Chiese
con
voce dolce e malinconica con un sorriso flebile sulle labbra di
tristezza. Chad
aprì gli occhi e abbassò il viso mentre Gabriella
rabbrividiva nuovamente per
una ventata ancora più fredda, lontani i tuoni risuonavano
ovattati.
-A
volte
bisogna accantonare…il sentimento…che ci lega a
quella persona per poterla
proteggere.-
Gabriella
lo fissò affascinata per la profondità di quelle
parole e tutta la leggera
irritazione che aveva provato nei suoi confronti era svanita lasciando
tenerezza e affetto per quello sconosciuto. Era così facile
la sua mente ma al
tempo stesso così complessa, come poteva rinunciare alla
persona che amava?
Questa era la domanda che si era posta più spesso Gabriella,
ma ora ne
conosceva la risposta carpita dal silenzio del ragazzo: li doveva
proteggerla…da se stesso.
Sorrise
e
lo fissò felice intercettò con lo sguardo una
mano del ragazzo posata vicino a
lei sulla moto mentre fissava lontano. Sorridendo posò la
sua mano su quella
del ragazzo che si voltò di scatto nella sua direzione.
-Sei
gelida…-
Deviò
il
discorso intuendo il motivo di quello sguardo.
-Ho
solo un
po’ freddo…tu sei bollente!-
Ridacchiò
rincuorata la moretta iniziando a dondolare le gambe avanti e indietro.
Sospirò
quando Chad le parlò nuovamente facendola ridere.
-Ti
inviterei ad entrare in casa ma credo che non gradiresti…-
-Perché?-
Chiese
lei
ridendo leggermente mentre vedeva un piccolo sorriso furbo e saggio
dipingersi
sul viso del moretto che inarcò un sopracciglio e disse
sconsolato.
-Credimi
preferiresti non sapere…-
Gabriella
sentì la curiosità scavarle la testa e lo
implorò ridacchiando.
-Dai
dimmelo!-
Chad
rise
piano e prese le chiavi dalla tasca della giacca di pelle le
lanciò a Gabriella
che si illuminò tutta e si alzò di scatto.
-Poi
non
dirmi che non ti avevo avvertita…-
Gabriella
corse con le chiavi ad aprire la porta e quando lo fece si
trovò una casa
completamente carina e tranquilla dall’arredamento scuro ma
moderno.
Si
voltò
verso Chad corrucciata, aprì le labbra per chiedere quale
fosse il motivo che
avrebbe dovuto sconvolgerla ma dalle camere superiori giunse un gemito
acuto di
una voce riconoscibile tra mille.
Gabriella
arrossì di botto chiuse la porta e schizzò dietro
al riccio coprendosi il viso
nella sua schiena mentre il ricciolino scoppiava in una fragorosa
risata.
-Ma…ma…chi…chi
era?-
Balbettò
viola Gabriella, Chad rise e disse.
-La
conosci
molto meglio di me, è bionda e ha gli occhi caramello, ha un
gemello e è
fidanzata con il mio migliore amico.-
Gabriella
sgranò gli occhi e arrossì ancora di
più.
-Sharpay?!?-
Chad
ridacchiò
e annuì sentendo che la ragazza iniziava a rilassarsi e a
ridere lievemente.
Sorrise e una fitta al cuore lo prese quando ripensò ad un
sorriso che per lui
era più di mille parole. Gli mancava…gli mancava
da morire…
Qualche
ora
dopo…
Sharpay
baciò Troy sulle labbra e il ragazzo si girò
dalla parte opposta mugugnando. La
bionda rise e si alzò per poi rivestirsi attenta a fare il
minimo rumore
possibile dato che il biondo stava riposando. Si stiracchiò
e presa la sua
borsetta si diresse in bagno chiudendosi dentro. Estrasse da essa i
trucchi
necessari per risistemarsi lievemente e dopo essersi passata un
rossetto sulle
labbra fragola si rimirò allo specchio. Sorrise e fece
l’occhiolino alla sua
figura riflessa ravvivandosi i capelli dorati con una mano. Come una
dolce e
fluida cascata d’oro li spazzolò e con delicatezza
ricaddero sulle spalle e ai
lati del viso.
Sorrise
e
uscì dal bagno, osservò la figura del suo ragazzo
avvolta nelle lenzuola.
Ridacchiò, estrasse il cellulare glitterato dalla borsetta e
fece una foto a
Troy che stringeva mugugnando il cuscino come se fosse qualcuno.
-Mi
auguro
di essere io quella che affolla i tuoi sogni amoruccio…-
Gli
mormorò
vicina all’orecchio facendolo rabbrividire. Si
scostò sorridendo e si diresse
verso la porta quando sentì la voce impastata di Troy
disperdersi come un
soffio nella stanza.
-…Pay…-
Sorrise
e
senza voltarsi chiuse la porta alle sue spalle scendendo le scale con
piccoli
saltelli in una mano la borsetta e nell’altra le scarpe con
il tacco.
Raggiunto
il
piano terra si diresse in cucina e scribacchiò con la sua
penna rosa
dall’inchiostro rosa un bigliettino a Troy poggiandolo
sull’isola al centro
della cucina. Sorrise stampò un bacio di rossetto sul
biglietto e si diresse
verso la porta.
-Saluti…-
Mormorò
più
a se stessa che a qualcuno di preciso sempre con un sorriso enorme,
aprì la
porta, si infilò le scarpe vertiginose con i tacchi e
uscì di casa.
Quando
si
fu richiusa la porta alle spalle si voltò e compose un
numero di cellulare.
Attese fissandosi le unghie di una mano con disapprovazione quando una
voce
rispose.
-Pronto?-
-Pronto
Ryan, sono io Sharpay…-
Dall’altra
parte del telefono silenzio poi la voce del gemello le giunse
preoccupata e
implorante.
-Pay!
Dei
del cielo sono ore che ti cerco! Mi sono preso un colpo! Dove sei? Devo
venire
a prenderti?...Scusami!-
Milioni
di
parole una dopo l’altra accenti che cambiano, da preoccupato
a mortificato a
implorante a sollevato e di nuovo preoccupato. L’angelo
biondo sorrise appena
con dolcezza felice delle scuse del gemello e rispose bloccando un mare
di
scuse e di domande.
-Ryan!
Si
ho bisogno di un passaggio e sono a casa di Troy. Vieni subito
però non mi
piace molto questo quartiere e oltre tutto sta per arri…-
Ryan
ascoltava la sorella annuendo anche se lei non poteva vedere fino a
quando
sentì un urlo dall’altra parte della cornetta e
poi la linea cadde.
Il
biondo
si sentì mancare e chiamo più volte la sorella al
telefono.
-Pay?
Sharpay! SHARPAY!-
Si
sentì
invadere dal panico e corse fuori di casa diretto in macchina e pochi
istanti
dopo era già in strada diretto come un folle a casa
Bolton-Danforth ignaro che
tutto quello che avrebbe trovato al suo arrivo sarebbe stato solo il
cellulare
glitterato della sorella sull’entrata di casa.
Continua…