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Autore: marinrin    14/02/2015    1 recensioni
{ Simple crossover con Pandora Hearts ♥ } { co-autrice Iris }
{ long - fic } { leggero ooc -voluto- } { fluff; angst; azione; comico (?) }
{ KyoTaku | RanMasa | SaruFey | Taiichi | e altre pair accennate}

— Ognuno di noi ha qualcosa che tende a nascondere e solitamente il vero terrore è affrontare la realtà. E tu, rivuoi i tuoi ricordi? Vuoi davvero soffrire ancora? Ti aggrapperai davvero a quest’ultima speranza? Stai tentando di scappare, lo vedo. —
— E’ questa la realtà? I miei ricordi ne facevano e continuano a farne parte? Non sono sicuro di essere pronto ad accettare tutto in… così poco tempo. Sempre che io abbia la possibilità di scegliere. —
— ”Tempo”. Che parola strana, non trovi? Ogni essere umano ne ha, eppure è così fragile, può essere spezzato facilmente dalla lama del destino. Allora, perché cerchi di scappare, perché cerchi la luce o un suo piccolo bagliore nel buio che ti circonda? —

hope you like it ♥
Mary
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Soul of Eternity Pandora Hearts

 
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Quinto capitolo:

§  Incubi  §


 
 
 
 
§ ✶ §
 
 
Un rumore fastidioso riecheggiò nella stanza, provocando un sussulto del chain.
Kyousuke spalancò gli occhi, rivelando le sue iridi color miele ed accorgendosi poco dopo di essere rimasto attaccato a Shindou.
Il castano dormiva placidamente con la nuca appoggiata sulla sua spalla.
Poteva persino sentirne il respiro caldo e affannoso.
Successivamente si accorse di un bellissimo sorriso, che, in un certo senso, ne illuminava il volto.
Si alzò, cercando di non scuotere Takuto.
Lo prese in braccio, afferrandolo per la schiena e le gambe, e lo posò sul suo letto.
Si premurò di portargli le coperte fino al torace, levandogli la giacca per farlo stare più comodo.
Il castano mugolò infastidito, quando gli spostò alcune ciocche di capelli dal viso.
Poco prima che se ne andasse, una mano attirò la sua, facendolo avvampare.
Cercò di liberarsi dalla presa, ma, nonostante i numerosi tentativi, sembrava impossibile da sciogliere. Cavolo, non ci voleva.
Solo dopo cinque lunghissimi minuti, riuscì finalmente a slegarsii.
Il contatto era piacevole: una mano calda contro una fredda e glaciale.
Sorrise, avviandosi poi verso la porta e notando di avere i capelli tutti in disordine.
Ci avrebbe messo almeno un quarto d’ora a farli ritornare dritti come prima.
Confermò che avere i capelli sciolti e lisci lo faceva sembrare un vero idiota.
 
 
§ ✶ §
 
Ibuki se ne stava tranquillamente appoggiato alla parete esattamente di fronte alla porta della stanza dei due.
Sobbalzò alla vista di Kyousuke.
— Cos’è, ti aspettavi Shindou? — ghignò il blu.
L’albino, d’altra parte, rispose a tono.
— Uhm- forse. Qualcosa in contrario? —
— E se anche fosse? — domandò Kyousuke.
— Be’, saresti ridicolo — ribatté Munemasa.
— Come te, del resto. Scambiarlo per una femmina, come si può! Solo un idiota non ci sarebbe arrivato e tu, a quanto pare, non fai eccezione — rispose il blu, in tono melodrammatico.
— Mmm… Strano, mi sembra di avervi visto dormire insieme — sghignazzò l’albino, mostrando i denti appuntiti.
— Be’, a me sta bene così. Ho sempre saputo che era un maschio. —
Kyousuke scrollò le spalle e si voltò, come per dare poca importanza a quell’affermazione.
— Quindi sei tu femmina o cosa? — chiese la volpe, con una punta d’ironia nella voce.
— Ci sei o ci fai? Sono un chain. — ribatté lui, ormai spazientito.
— E quindi? Lo sappiamo benissimo che non sei solo un chain. —
Ibuki assottigliò le palpebre.
— E che cosa sarei? Sono curioso di sentire. — rispose il blu, giunto oramai all’esasperazione.
— Non credo che la risposta ti piacerebbe. —
— Sono proprio curioso di sentirla, invece. — Ammiccò, fintamente serio.
— Sei solo uno scarto umano caduto nell’Abisso. —
La voce dell’albino risuonò nelle orecchie come il sibilo di un serpente a sonagli.
— Scarto umano a chi? — ribatté, senza accorgersi di come il suo tono fosse diventato violento.
— A te. —
— L’unico animale qui sei tu. —
— Ma sentilo. Vai dal tuo tesoruccio caro, su, mi divertirò un mondo a vederlo scappare da te — ghignò Ibuki, con un sottile ringhio proveniente dal profondo della gola.
— Lui è mio amico, non il mio “tesoruccio” — rispose Kyousuke, gli occhi ridotti ad una fessura.
— Lo vedo che stai mentendo. —
L’albino sorrise in modo per nulla rassicurante, mentre il blu si lasciava sfuggire un momento di incertezza, in cui gli occhi si spalancarono mostrando la sua inquietudine.
— Ah, da cosa, sentiamo? — disse, riprendendo il suo contegno.
— Si dà il caso che io senta quando la gente mente o no — confessò.
— Allora dovresti far controllare i tuoi poteri da Kirino, con i chain non funziona — ringhiò Kyousuke, tutto d’un fiato a denti stretti.
— Questo non lo puoi sapere — gli sussurrò Ibuki,
— Be’, me lo hai appena dimostrato, noi chain non abbiamo sentimenti. Non possiamo provare emozioni umane, lo hai dimenticato? — disse il blu, convinto di avere la vittoria in pugno.
— La verità non è un sentimento e, come ho già detto, qualcosa di umano ce l’hai anche tu — sbuffò l’albino, quasi annoiato.
— Come se potessi credere a una volpe che non sa riconoscere un maschio da una femmina. —
— Non mentire a te stesso, Kyousuke. —
— Nessuno ti ha dato il permesso di chiamarmi con il mio nome. —
— Allora come ti devo chiamare? Fidanzato di Shindou? — sghignazzò Ibuki, mostrando un falso sorriso.
— Semplicemente non mi chiamare. Io sono il suo padrone, non il suo fidanzato. — mise in chiaro il blu.
— Sicuro? —
— Più che sicuro. Ne sono certo. Lui è il mio servo, è ovvio che mi preoccupi per lui. — sbuffò infine, seccato.
— Tsk, certo, come no! — lo schernì l’albino.
— E tu, invece? Com’è essere lo schiavetto di un essere umano? —
— Kirino è più idiota di quel che pensi, io non faccio quello che vuole lui… — s’incupì,  stringendo i pugni.
— In ogni caso rimani condannato, dovrai andare in suo soccorso, fattene una ragione. A differenza tua io comando e il mio servo deve solo ubbidire. — ghignò lui, felice di aver ripreso in mano la situazione.
— Ne riparliamo quando avrà scoperto come funziona. In ogni caso, non sai niente di me e Kirino e non ti conviene nemmeno saperlo — lo avvertì, gli occhi brillanti d’ira.
— Come se dovessi avere paura di te. —
— Non devi avere paura, evita di dire assurdità però. —
— Non sai neanche quanti, di quelli come te, ho eliminato. E ti assicuro che non ci ho messo molto.—
— Perché non fai una prova col tuo fidanzato. Voglio vederti all’opera. —
— Non mi permetterei mai di farlo soffrire per una cosa così idiota. Non scendo al tuo livello. —
— Allora vedi che spari cavolate? Tu provi qualcosa. —
— Sentimenti d’amicizia, cosa che tu non puoi capire a quanto pare. —
— Infatti, non capisco, sono un chain. Tu sei umano, o quasi… —
— Tsk, fa’ come credi. Se sei stupido non è colpa mia —
— Se sei un bugiardo, non è nemmeno colpa mia —
— Anche tu menti.—
— Mento? Direi di no. Nascondo qualcosa? Forse sì. —
— Non interferire. —
— Interferire su cosa? —
— Sulla lotta alla ricerca dei frammenti della mia memoria. Non ti voglio tra i piedi. C’è qualcosa in te che non mi piace. —
— Uh, allora il mondo gira sulla tua memoria? —
— Be’, il mio sì. —
— E sei anche disposto a uccidere? —
— Se necessario. Non sono umano, sono un chain, te lo ricordo. —
— Allora non sei molto meglio di me. —
— Probabilmente. Siamo due mostri, niente lo può cambiare. —
— Sembra quasi che te lo dimentichi a volte… —
— Cosa? —
— Di essere un chain. Vivi come se la tua vita potesse finire da un momento all’altro. —
— Perché ho paura che sarà così. Sono cresciuto con un’unica regola: sopravvivere. —
— Sei patetico. —
— Non ho bisogno del tuo giudizio —
— E di quale avresti bisogno? —
— Solo di quello di me stesso. —
— Menti —

Questione di un attimo, uno scatto così lampante e veloce che neanche riuscì a percepirlo; si trovò bloccato alla parete, un dolore atroce alla nuca, e un forte senso freddo che gli fece intuire la situazione.
Era completamente paralizzato, gli arti non rispondevano.
Kyousuke l’aveva sollevato, prendendolo per il collo, mentre unghie nere e aguzze penetravano nella carne.
Non ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi, o meglio dire, tentò invano di scrutarlo ma le forze lo stavano abbandonando ed era inutile.
Provò a liberarsi senza successo, mentre una voce roca fece a pezzi il suo timpano.
Non sembrava lo stesso chain, quello non poteva essere lui; da dove veniva tutta quella forza?
 
— Non provare a dire che mento, perché se questa verità non sei capace di scorgerla, il tuo potere è solo una menzogna —
Un ultimo sussurro e lo lasciò andare. Si accasciò a terra, ansimando, immergendosi in iridi cremisi che svanirono poco dopo, mentre il blu, a passo deciso, svoltava ormai l’angolo.
 
Quel chain era davvero un mostro spaventoso.
 
 § ✶ §
 
 
L’orologio a cucù sulla parete tuonò le undici in punto.
Beta e Gamma erano molto silenziosi, entrambi assorti nei loro pensieri. La stanza era parzialmente illuminata, poiché parte delle enormi vetrate era oscurata da spesse tende viola.
 Il tè di quella mattina era al ribes nero e il tavolo era colmo di piatti pieni leccornie di ogni tipo, tra pasticcini e brioche.
Nonostante nessuno dei due li toccasse mai, i camerieri si ostinavano a imbandire così la tavola per loro.
Il silenzio di quel momento era imbarazzante, specialmente per Gamma, che difficilmente vedeva la ragazza così ammutolita e pensierosa. Si schiarì la voce.
— Neh, principessina, oggi ti vedo troppo distaccata. —
 — Ma che cavaliere, se ne è accorto! Vuole un premio, di grazia? — Agiunse la blu, finalmente decisa ad assaggiare un pasticcino alla frutta, con un vago senso di superiorità.
—Non non c’è ne è bisogno, la sua espressione è più che appagante. — Continuò, l'albino, osservano la faccia cupa della giovane, piuttosto stranita.

— Lo sarà anche la tua tra poco se non la pianti. — Precisò l’acquamarina, divorando l’ultimo boccone del dolcetto.
— Su, su, datti una calmata e dimmi cosa succede. —
—Curioso, neh? —
— Sempre. —
— L’ho notato tesoruccio. —
— Su principessina, sbrigati che non abbiamo molto tempo! — Boccheggiò Gamma, iniziano a giocare con una zolletta di zucchero, pregustando la succosa verità dalle parole della sua Ojo-sama.
— Ma che impaziente; Facciamo così, se mi preghi in ginocchio potrei anche farci un pensierino —
— Come preferisci, non mi importa. —
— Uffa che noioso, e va bene. —
Beta cambiava idea molto facilmente soprattutto quando il maggiore fingeva una finta nota di noia;
—Quindi…?-
— Questa riunione mi ha davvero scombussolata… Insomma, non ci ho capito molto… Tuttavia so che Kirino non richiamerebbe per nulla. —
— Penso che l’unica cosa da capire sia che si sta avvicinando una minaccia troppo grande anche per noi e che bisogna correre ai ripari.—
— E non c’è miglior difesa se non l’attacco, giusto? —
— Più o meno è così… —
Annuirono entrambi, mentre un tremore prese possesso di Beta. Voleva parlare, ma dalla sua bocca non uscì che un profondo sospiro.
— Ti senti bene? —
- … Neh, sai, credo di avere un po’ paura.- Boccheggiò infine, tremolante.
- Come tutti del resto.-
- Anche tu?-
- Beh…Diciamo di si… Però, beh, cerco di superarlo.-
-… Affrettiamo a terminare, Ranmaru ha intenzione di tornare a casa di Shindo, nelle proprietà degli Hikari.-
Si sorrisero a vicenda, nel tentativo di smorzare la tensione.
Per un attimo, parve funzionare.

 
§ ✶ §
 
 
Nel momento in cui a Shindou parve di aprire gli occhi, ombre lo avvolsero.
Spalancò le iridi non appena di fronte si ritrovò una figura che si contorceva in cerca di stabilità. Una sedia si materializzò e questa prese finalmente forma, rivelando un ragazzo sui diciotto anni con i capelli color del sole.
Sollevò le palpebre, rivelando due pozze color azzurro oltremare.
Prese a sorridere sornione, mentre delle catene agganciavano gli arti di Takuto, incollandolo al letto, che mano a mano si stava trasformando una qualcosa di molle, che non riuscì a identificare.
— Finalmente ci incontriamo, altro me… — proferì divertito.
Shindou lo guardò confuso, dimenandosi disperatamente nel tentativo di scappare via.
— Tranquillo, ci rivedremo ancora! —.
 
§ ✶ §
 
Takuto continuava ad agitarsi, scuotendo le coperte e provocando un gran rumore.
Kyousuke si accingeva ad aprire la porta e, quando varcò la soglia, vide qualcosa che lo sconvolse immediatamente.
Si affrettò ad avvicinarsi al suo servo, nel tentativo di capire cosa avesse.
Rischiò più volte di beccarsi un pugno in piena faccia e ringraziò mentalmente di essere un chain. Shindou continuava a contorcersi, disperato, emettendo urli strozzati in cerca di aiuto che il blu non ignorò per nulla.
Finalmente, dopo averlo scosso più volte, il castano riprese conoscenza, ritrovandosi a pochi centimetri dalla faccia di Kyousuke.
Sbatté la testa contro quella dell’altro, che sbuffò irritato.
— Ma che diamine avevi?— mormorò poi, riprendendo parola.
— Io… Non lo so — borbottò, quasi tra sé.
 Alzò il busto, in modo da appoggiare la schiena sui cuscini dietro di sé.
— Sei certo di star bene? — domandò infine, adocchiando lamico, sedendosi poi ai piedi del letto, lontano dal castano, cosa che Takuto notò bene.
— Sì, almeno credo. Perché ti sei scostato? — chiese, quasi sorpreso.
— Piuttosto che perdere tempo con me, ricorda che oggi c’è il ballo, magari potresti approfittarne per danzare con qualche umano femmina. — sbuffò l’altro, mentre si alzava e spariva dietro la porta principale.
Un po’ si sentì ferito, nell’avergli detto quelle cose, ma in fondo era un bene: lui dopotutto era solo un chain, non poteva permettersi di stare con un umano come un certo castano.
 
§ ✶ §
 
Shindou si sentiva decisamente a suo agio in quell’elegante giacca bianca, tant’è che passò almeno dieci minuti a rimirarsi davanti allo specchio prima di decidere che era arrivato il momento di andare.
Dentro di lui le emozioni imperversavano, alternandosi una dopo l’altra senza un preciso ordine: ansia, eccitazione, nostalgia, preoccupazione, felicità, rimorso e tristezza.
Sospirò, tentando di cacciare via quella confusione.
Scese le scale deciso a non sembrare in soggezione, una volta tanto.
Si rassettò i pantaloni, quando Kirino gli venne incontro, assieme ad Ibuki.
Salirono silenziosamente sulla carrozza e finché l’albino non prese parola, l’unico rumore udibile era quello dei cavalli.
— E Kyosuke? Non c’è il tuo fidanzato? — chiese, ghignando insopportabilmente.
Shindou sobbalzò e quasi arrossì.
— Primo, non è il mio fidanzato. Secondo, ci raggiunge dopo. — rispose, alla fine.
— Tsk. —
—Ti senti bene, Takuto-kun? — gli domandò infine Kirino, dopo un attimo di incertezza.
— Sto bene. Benissimo! — mormorò il castano, quasi per farsi forza.

 
§ ✶ §
 
Il grande portone in legno di ciliegio, con rifiniture dorate, aveva un che di caldo e accogliente.
Una strana nostalgia pervase Shindou, quasi incredulo dell’essere a pochi passi dalla sua famiglia.
In pochi attimi, tutte le domande e il timore presero il sopravvento.
Che avrebbero detto suo zio, suo padre e persino gli altri nobili vedendolo così giovane?
Rabbrividì e insieme agli altri due uscì dalla carrozza.
Beta, Gamma e Fey gli vennero incontro poco dopo.
—Mi piace il tuo vestito, Shin-sama, è proprio bello! — esclamò Beta, con un sorrisetto che non seppe interpretare.
Lui ringraziò, non mancando di notare lo sguardo di disapprovazione dell’albino alle sue spalle.
La sala del ballo era simile a come la ricordava, solo che evidentemente nei dieci anni trascorsi qualcosa doveva essersi evoluto, poiché decorazione ed addobbi arrivavano veramente in alto.
Si sentì pervadere da una gioia che non provava da molto tempo e non ci mise troppo ad ambientarsi.
Era tutto così familiare!
Uomini e donne di ogni età affollavano lo spazio, chi danzando, chi chiacchierando allegramente con in mano un bicchiere di vino.
Si staccò dal gruppo quasi senza accorgersene, troppo attratto da quella che era stata la sua vita per badare agli amici.
Un coro di vocine stridule si alzò al suo passando e Shindou notò un gruppetto di ragazzine ridacchianti che al suo sguardo arrossirono e accentuarono i gridolini.
Avanzò sorridendo: ecco a cosa era abituato.
Procedette con disinvoltura, avvicinandosi ad un figura che sostava silenziosamente in un angolo.
Era bella, splendida, pensava, ma era come se mancasse qualcosa.
Si convinse che parlandole si sarebbe smosso tutto.
Si trattava di una ragazza, forse poco più piccola di lui, dalla chioma scura e riccia e le labbra rosse, gli occhi gialli contornati da spesse e lunghe ciglia.
Lo stava osservando dal momento esatto in cui era entrato e lui non aveva smesso di ricambiare lo sguardo, mettendo a tacere quel senso di vuoto che provava senza motivo.
Le iridi scure della fanciulla si socchiusero quando lui le arrivò davanti.
Le sorrise e lei ricambiò.
Disse di chiamarsi Umeko e parlarono un poco, camminando lentamente uno accanto all’altra.
— Mi concederesti un ballo? — le domandò infine, prendendo il rossore di lei come un sì e trascinandola verso il centro della sala. Sentì un pungo dello stomaco.
 
§ ✶ §
 
Beta ostentava la propria bellezza con così tanta innocenza da sembrare piccola e indifesa.
E questa era una delle cose che amava di lei.
Tuttavia, nonostante adorasse accanto a sé la presenza di Gamma, si stufò ben presto della sua compagnia, quella sera.
C’erano dei momenti in cui ci provava così spudoratamente che avrebbe vomitato miele.
Mentre andava a scegliersi un posto a sedere in solitudine, non poté che sorridere alla vista di Takuto che ballava con quella fanciulla mora.
Lui sembrava così sereno che quasi non lo riconobbe.
Distolse lo sguardo e proseguì, finché non si sentì afferrare con dolcezza la mano.
Ti prego, Gamma, no”, pensò, mentre si voltava.
La figura che si trovò davanti, tuttavia, non era quella di Gamma, bensì di un ragazzo dalla capigliatura violetta e gli occhi sottili, che le ricordò immediatamente un koala.
Le sorrise con dolcezza e lei non poté che arrossire.
— Posso avere questo ballo? — le domandò.
Annuì, seguendolo, cercando di interpretare la sensazione di averlo già visto da qualche parte.
— Tu sei Beta, vero? —
Rimase sorpresa da quella domanda e per un momento, finché lui le cingeva i fianchi con una mano, prese in considerazione la possibilità di andarsene.
Ma la curiosità ebbe la meglio.
— Come conosci il mio nome? —
— E’ difficile dimenticare il meraviglioso viso dell’erede dei Tasuke. Il mio nome è Alpha, lieto di fare finalmente la vostra conoscenza. —
Beta arrossì, sentendosi avvampare.
Mentre danzavano in sincronia con le altre coppie, le parve di incrociare lo sguardo di un Gamma arrabbiato, allibito e forse persino frustrato.
Rise tra sé e tornò a prestare attenzione al suo accompagnatore.
Si erano avvicinati più di quanto lei pensasse, il viso di lui, molto più in alto del suo, che lentamente si portava al suo orecchio, sussurrandole: — La bellezza è una qualità a volte fin troppo sopravvalutata, ma direi che non è proprio il tuo caso. Se gli angeli cadessero dal cielo, sarebbero identici a te.
Trasalì, sentendosi trascinare via, lontano dalla pista da ballo.

 
§ ✶ §
 
Umeko sarebbe potuta essere la ragazza perfetta per Shindou - non troppo invadente, tranquilla, cortese, aggraziata e con un voce meravigliosa -, se non fosse stato che la sua vicinanza non gli portava quel tipo di reazione chimica, che invece, vista l’età, si sarebbe già dovuta verificare da tempo.
Deglutì nervoso, mentre lei, serena, gli stava raccontando aneddoti della sua infanzia.
Che fine aveva fatto Kyousuke?
Oh, Shin-sama, che fai di bello? — domandò una voce alle sue spalle.
Ibuki.
Takuto trattenne il nervoso.
— Cosa desidera, di grazia? — chiese, tentando di mantenere un tono di voce cortese, per evitare di fare brutta figura davanti ad Umeko.
— Come mai Kyou non è qui? —
L’albino poggiò il mento sulla sua spalla e rise.
— Cos’è, Ibuki, ti manca? Non puoi stare un momento senza di lui, eh? Su, su, vallo a cercare che magari lo trovi — gli rispose, sorridendo compiaciuto mentre questo si allontanava a grandi passi sferrando pugni a destra e a manca.
 
 § ✶ §
 
Alpha le teneva la mano, mentre scivolavano aggraziatamente verso il giardino.
Beta rise, lasciandosi trascinare dal viola.
L’altro osservò il suo viso allegro con ammirazione, come se mai avesse potuto anche solo imitare un’espressione del genere.
Sentì il calore pervaderlo da capo a piedi.
Proseguirono lentamente, finché non percepì qualcosa alle sue spalle che lo fece sobbalzare.
— Ehm, credo tu abbia qualcosa che mi appartiene. — domandò Gamma, visibilmente arrabbiato.
— Da quando le giovani fanciulle, peraltro non fidanzate, sono proprietà di qualcuno?— chiese lui, sorridente.
Beta rise e lasciò la sua mano.
— Neh, neh, state calmi. E’ inutile litigare, su! — disse, sghignazzando.
—Alpha-kun, è stato un piacere conoscerti. Gamma, andiamo. —
— A mai più, koala nervosetto. — rise l’albino.
Alpha sorrise tra sé e, prima che la verde se ne andasse, le sussurrò un ‘’ci rivedremo presto’’ che fece imporporare le gore dell’azzurrina.
 
 § ✶ §
 
Nonostante si fosse ripromesso di non cadere in tentazione, e di non farsi vivo a quello stramaledettissimo ballo, ora era lì, a fissarsi allo specchio come un’idiota, pregando che nessuno potesse vederlo.
Si sistemò i capelli, perfettamente in ordine e profumati, premurandosi di adocchiarsi nuovamente con sguardo altamente compiaciuto.
Che poi lui non era tipo da certi pensieri, però… Era piuttosto curioso.
Le luci, le musiche, per non parlare di Buffett assortiti e risate.
Aveva sempre desiderato poter rivivere quelle cose.
Sapeva cos’erano, ma non ricordava molto.
Tutti le sue memorie erano come fili dorati ancorati al destino che, a causa del tempo, perdevano la loro brillantezza, scurendosi inevitabilmente.
L’unica possibilità che aveva era rimettere insieme tutti i pezzi di quel puzzle matto, pieno di intrighi e dispiaceri, e per quanto non sopportasse l’idea, non c’era altro modo.
Sbuffò pesantemente, pensando poi che, così conciato a livello vestiario, non era per niente presentabile.
Non aveva la più pallida idea di cosa fare e come agire, così, pensieroso, prese ad andare avanti e dietro per la stanza, alla ricerca di un qualcosa che potesse aiutarlo.
Il pavimento marmoreo sembrò quasi tremare ad ogni suo passo e le pareti, apparentemente,  parvero in scurirsi per tale nervosismo.
Poi, di colpo,  notò appoggiata su una di quelle varie mensole, una vecchia fotografia, leggermente rovinata, dove di  distinguevano precisamente tre  figure, di cui una spiccava incredibilmente per la bellezza del suo abito.
Un’idea geniale fece capolino nella sua mente, donando nuova vitalità al blu che d’istinto, ispirò profondamente,  chiudendo gli occhi.
L’oscurità parve come richiamata e in poco tempo si concentrò intorno al chain. Questo, con fare attento d’un suonatore d’orchestra, riuscì a  farla aderire al proprio corpo, incrociando le braccia, facendo poi apparire un meraviglioso cristallo a forma di fiocco di neve tra le mani.
Le sbatté leggermente e la nebbia pece si scansò da lui, sfoggiando un meraviglioso abbigliamento.
Sollevò le palpebre, rivelando gli occhi color miele, per poi avvicinarsi di colpo allo specchio. Indossava un meraviglioso completo e ne era piuttosto soddisfatto.
Il pantalone nero  era comodo ed elegante e, lateralmente, portava una rifinitura color oro che percorreva tutta la gamba.
Gli stivali invece, lunghi e grigiastri, gli arrivavano fino al ginocchio, dove incontravano morbidamente l’indumento.
La camicia, rigorosamente pece, era lunga e setosa.
Al  collo appariva con uno sbuffo, al cui centro c’era la sua amata gemma color ambra ed Intorno portava un gilet del medesimo colore, che fungeva un po’ da panciotto, con dettagli color topo che spiccavano con intensità.
La giacca era lunga, arrivando all’altezza delle scarpe e alla maniche sembrava allargarsi leggermente, mostrando bigi ricami accurati, fusi con quelli dorati.
Guanti corvini  ricoprivano le sue pallide mani, mentre un mantello fosco, il cui fodero era aureo, ricadeva con leggerezza sulle spalle e gli arrivava all’altezza dei piedi.
Ridacchiò, giocando con quest’ultimo, facendolo svolazzare, entusiasta.
Notò, solo un quel momento, di indossare un minuscolo orecchino ocra.
Tuttavia, non dette peso alla cosa, concentrandosi di più sul suo aspetto nel complesso.
 
Finalmente poteva entrare in scena.




 


 
Angolo delle autrici prossimamente in seduta psichiatrica Image and video hosting by TinyPic

*Piccolo appunto: Iris ha tentato di uccidermi, e sono talmente rimbambita che so che ci saranno molti errori, perdonatemi (?) //linciata

Allura, nonostante io sia alla ricerca dei pinguipandanicorni... (4v)
SONO MESI CHE NON AGGIORNO.
MESI.
... MESI.
OH MY TENMA.
MI IMMAGINO IL NUMERO DI MALEDIZIONI------.

La scuola mi sta uccidendo, e spesso sono troppo impegnata anche solon per girivagare su efp.
Tantevvero, sono costretta a leggere fanfic all'una di notte, con il telefonino-
NON PENSATE MALE---dovreste *coffcoff* cit Piff
Mi  rendo conto che è un caos, ma con venti minuti non ho potuto fare granchè a livello di correzioni---- *le lanciano 7 sgabelli, quattro maniglie, 16 ippopotami, 5 teletabbies e... una gomma da masticare*(?)

LO SO CHE MI VOLETE MORTAH.

Eccomi qui. CON. UNA CICCA NEI CAPELLI.
:D
:DDDDD;
Ok, basta, sembro psicopatica (?).
EH BOH, BUON SAN VALENTINOOOOOOOOO <3
-l'hopassatoacasaadrogarmidiyaoieabadareadueidiotichechiamofratellimavbb(?)-
 
In questo capitolo io e Iris: ABBIAMO FATTO APPARIRE UNO SHINDOU VISIBILMENTE MESTRUATO :D
IL SIABETE E' STATO OFFERTO DA:
FLUFF.
FLUFF.
FLUFF.
FLUFF.
*esplode in coriandoli arcobaleno (?)*
Un po' di ooc / a palate/ si noterà, ma stavolta è voluto (?)//linciaggio-
Non linciateci, stiamo provvedendo per la salvezza della lasagna di nonna Pina! /ma non erano le tagliatelle? nd Iris/(?)-wtf

Iris: Speriamo che il primo capitolo vi sia piaciuto e che via abbia quantomeno incuriosito! *sventola pinguino*
Mary: Gli aggiornamenti saranno costant- le lanciano un piano-(?).
*porge biscotti e torta al cioccolata*

 
Donate una recensione alla fic, salverete tanti pinguipandanicorni in via di estinzione/ e mandare le autrici in un manicomio con qualche confort-What(?)
Inoltre provvedere all'aiuto dell'associazione 'salviamo Takuto dalla banca rotta con i vestiti fatti da Kyousuke.'! per pagare le suddette spese per il ballo a casa Hikari! (eh, le location costano in questi tempi ewe)-wtf.

 
//ognimessaggiosubliminaleèpuramentecasuale(?) 
   
 
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