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Autore: Vavi_14    15/02/2015    2 recensioni
A pochi mesi dalla morte dei loro genitori, Itachi e Sasuke si ritrovano improvvisamente soli, obbligati a coniugare gli studi con la gestione di un'Azienda prestigiosa che il maggiore ha ereditato in quanto primogenito della famiglia Uchiha. In questa situazione già ostile accadrà un fatto imprevisto che sconvolgerà per sempre le vite dei due fratelli. Starà a loro decidere se arrendersi alla crudeltà del fato, oppure continuare a lottare assieme per riemergere dal baratro che minaccia di inghiottirli per sempre.
***
Ho deciso di provare a pubblicare una long alla quale sono molto affezionata, perciò spero tanto di riuscire a far appassionare anche voi.
La storia contiene più di un nuovo personaggio e l'OOC è solo per sicurezza, io ho fatto del mio meglio! :)
[Prologo modificato]
Buona lettura!
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha, Shisui Uchiha, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo 13
La tirocinante








“Che figata!”
Erano più di venti minuti che Naruto giocherellava con il telecomando della TV.
“Che figata! - ripeté, per l'ennesima volta – hai un televisore di ultima generazione in una stanza tutta tua! Ma che vuoi di più, eh, teme?”
Sasuke ignorò sia lui sia il fastidioso apparecchio appeso alla parete di fronte al lettino. Sakura sedeva accanto a lui, sulla sedia che aveva usato Itachi qualche sera prima.
“Sasuke-kun, sei sicuro che non hai bisogno di niente?”
Il moro sbuffò, meditando di far volare in aria il suo amico biondo assieme all'oggetto che destava in lui così tanta ammirazione. Sakura, sorvolando sul fatto che Sasuke aveva completamente ignorato la sua richiesta, rifilò uno scappellotto sulla nuca al povero Naruto che, dopo infiniti borbottii, si decise finalmente a spegnere la TV.
“Ma che fai tutto il giorno qui?” si lamentò, accomodandosi sulla poltrona accanto alla finestra. “Sembra addirittura peggio che stare seduto al banco.”
Non riusciva proprio a trattenersi dal peggiorare lo stato d'animo del suo migliore amico. E il bello era che non lo faceva neanche apposta.
“Per favore, lasciatemi solo” fu l'unica cosa che uscì dalla bocca di Sasuke.
Gli altri due si scambiarono uno sguardo perplesso, dopodiché decisero di accontentarlo e con un cenno della mano si dileguarono.


Suo fratello sarebbe arrivato assieme a Shisui qualche ora più tardi; stava facendo il possibile per cercare di conciliare visite frequenti in ospedale e presenza alle lezioni obbligatorie in facoltà.
L'orologio segnava le sette e trenta, orario in cui l'infermiera di turno, solitamente una quarantenne piuttosto acida, si occupava di medicargli la ferita al ginocchio e in fretta e furia controllava che le fasciature fossero al suo posto, per poi augurargli la buonanotte e dileguarsi. Quella sera, come sempre, sentì le sue décolleté ticchettare sul pavimento, ma stavolta riuscì ad udire anche altri passi, più svelti ed incerti, che si dirigevano verso di lui.
“Buonasera Sasuke” esordì, bussando solo dopo essere già entrata.
Dietro di lei trotterellava una ragazza giovane, con una pila di scartoffie in mano, che gli rivolse uno sguardo imbarazzato attraverso la sottile montatura nera. Aveva i capelli color rosso acceso e negli occhi color nocciola brillavano delle curiose sfumature mogano. Il suo sguardo era tanto inquietante quanto magnetico.
“Lei è una tirocinante” spiegò la donna a Sasuke, vedendo la sua espressione perplessa. “Mi aiuterà per qualche giorno, se non ti dispiace.”
Il ragazzo non rispose, anche perché la sua opinione sarebbe comunque stata irrilevante.
“Karin, disinfetta la ferita che ha sul ginocchio, io vado in magazzino a prendere le fasciature” spiegò alla ragazza per poi allontanarsi sempre con il solito andamento frettoloso.
Karin posò i documenti su una sedia lì vicino e si avvicinò timidamente a Sasuke. Slegò l'aggancio della benda e cominciò a srotolarla lentamente. Non sembrò particolarmente turbata dallo stato della lesione ed afferrò sicura il disinfettante dal carrello ai piedi del letto. Nel fare questi brevi passaggi aveva spostato più volte lo sguardo dalla gamba al volto di Sasuke, distogliendolo subito dopo per evitare di incrociare il suo.
“C'è qualche problema?” chiese ad un tratto il ragazzo, infastidito da quell'atteggiamento.
La ragazza sobbalzò e fece cadere il cotone a terra. “Oh no! Tutto apposto – si sbrigò a rispondere, raccogliendo il batuffolo e gettandolo nel secchio – la ferita si sta rimarginando bene.”
Sasuke riuscì a cogliere solo le prime quattro parole, poiché il resto era stato pronunciato ad una velocità tale che neanche il più abile dei linguisti sarebbe riuscito a capirlo.
“Siete così poco professionali da queste parti?”
Stavolta l'uscita di Sasuke non la colse impreparata.
“Beh, se i pazienti fossero tutti come te, allora sarebbe un problema.”
Il ragazzo scostò lo sguardo da lei. “Tzk...sei anche sfacciata”
Karin sorrise e versò una quantità maggiore di disinfettante sulla ferita, facendo sussultare il ragazzo.
“Ma che fai?” sbottò lui.
“Ti ho forse dato il permesso di prenderti tutta questa confidenza?”
Sasuke la fissò con gli occhi sbarrati ma non riuscì a replicare. Lei sogghignò, soddisfatta di aver avuto l'ultima parola.
“Ricordati che da adesso sarò io ad occuparmi di te. Quindi sarà meglio che tu non mi faccia arrabbiare” aggiunse, avvicinandosi a lui e puntandogli il contenitore del disinfettante sulla tempia, a mò di pistola.
“Tu sei fuori” si limitò a commentare Sasuke, scostandosi da un lato.
Lei rise. “Può darsi. In ogni caso sono più grande di te, quindi per te sarò Karin-san, se non ti dispiace.”
“Per me sarai solo un infermiera fastidiosa con qualche rotella fuori posto. E comunque, quanto ci metti per fare questa medicazione?”
In quel momento entrò di nuovo la signora Gonzales (soprannome scelto da Shisui, in memoria del famoso Speedy) e Karin fece piombare sul suo volto una maschera di innocenza da far invidia ad un bambino.
“Tutto bene?” si accertò, iniziando a fasciare il ginocchio di Sasuke.
La ragazza riprese i documenti e annuì vistosamente. “Benissimo”
Sasuke evitò di commentare per salvaguardare i suoi nervi già a pezzi. Prima di lasciare la stanza Karin gli fece segno di tenerlo d'occhio e si chiuse la porta alle spalle con un sorriso che la signora Gonzales avrebbe fatto meglio a non vedere.
Qualche secondo dopo, senza che Sasuke avesse il tempo di riprendersi, piombò nella stanza l'uragano Shisui, assieme ad un silenzioso Itachi che cercava di contenere la furia del cugino.
“Oh Sasuke-chan! Ma chi era quella che è appena uscita dalla tua stanza?!” fu la prima domanda che rivolse al minore, afferrando con entrambe le mani i pomelli ai piedi del letto.
Sasuke lanciò uno sguardo a suo fratello e poi rivolse uno sbuffo infastidito a Shisui.
“L'infermiera e la nuova tirocinante”
“Per la miseria, era una bomba!” sbottò quello, alzando ancora di più il tono di voce.
Itachi cercò di dargli un freno.
“Shisui, vedi di finirla una buona volta. Siamo in ospedale.”
Il cugino sembrò ridimensionare il suo entusiasmo e ispezionò con attenzione le fasciature di Sasuke.
“Che ti ha detto il medico? Quando potrai scendere dal letto?”
Il minore alzò finalmente lo sguardo.
“Potrò camminare solo quando mi toglieranno i punti.”
“La contusione come va?” domandò Itachi.
“Abbastanza bene. Sta guarendo molto più in fretta del braccio” rispose il fratello, alzando di poco l'arto ingessato.
Il maggiore annuì e appese il manico del suo zaino alla sedia. Sasuke si accorse di quel gesto e, per l'ennesima volta, cercò di convincerlo a non rimanere per la notte.
“Non devi restare con me, nii-san. Non puoi aiutarmi in nessun modo, lo sai.”
Itachi gli sorrise debolmente.
“Sai, forse non lo sto facendo solo per te. Anzi, dire che è soprattutto per me che sono qui.”
Il minore sbuffò. “Allora contieni il tuo egoismo e tornatene a casa.”
“Ehi moccioso – intervenne Shisui – modera i toni, per favore”
Nessuno dei due fratelli aveva intenzione di rivedere il proprio punto di vista e così, per tutto il tempo che Shisui rimase con loro, evitarono accuratamente di rivolgersi la parola. Il cugino li dichiarò solennemente due casi disperati e dopo aver dato una pacca sulla spalla ad Itachi se ne andò portando con sé quel poco  di buon'umore che era riuscito a creare.
Nelle ore successive Sasuke si limitò a bere qualche sorso d'acqua, fare zapping tra i canali e sonnecchiare di tanto in tanto. Itachi sedeva accanto a lui, scoccandogli ogni tanto un'occhiata preoccupata ed impiegando quasi tutto il suo tempo a studiare.
“Perché ti ostini a voler restare?” chiese ad un tratto Sasuke.
Itachi rispose senza staccare gli occhi dalle pagine. “Perché sei mio fratello.”
“Non ha senso che continui a volermi accudire come fossi un bambino. So cavarmela da solo.” continuò il minore, ignorandolo.
Il maggiore non alzò lo sguardo neanche questa volta.
“Sai bene che non si tratta di questo.”
Quella discussione andava avanti ormai da diversi giorni e il comportamento di Sasuke si era fatto sempre più scostante, soprattutto dopo l'ultimo sfogo avuto con suo fratello.
Itachi lo vide stringere il lenzuolo cercando di contenere la rabbia che minacciava di esplodere.
“Perché continui a prenderti cura di me? - sussurrò tra i denti – sono sempre stato solo un peso per te. Faresti meglio a lasciarmi stare”
Il maggiore non tardò molto a capire che era proprio il senso di colpa nei suoi confronti a distruggere l'animo di Sasuke.
“Beh, ammetto che essere tuo fratello non è un compito facile. Ma con il tempo ci si abitua, no?” replicò Itachi, provocando lo stupore del minore. Dopodiché chiuse il libro con un gesto netto e rivolse al fratello un sorriso rassicurante.
“Non ti libererai di me tanto facilmente, Sasuke. E adesso mangia la tua deliziosa zuppa di patate, altrimenti si fredderà.”
Dopo un attimo di perplessità il minore sembrò rilassarsi e lanciò un'occhiata disgustata al contenitore in plastica sul suo comodino. Se c'era una cosa che non poteva proprio sopportare erano i pasti terribili che propinavano ai convalescenti.
“Penso che andrò a letto senza cena” dichiarò, tirandosi le coperte fino al collo.
Itachi sorrise e si voltò a prendere qualcosa nel suo zaino. Sasuke lo guardò dubbioso e dopo poco lo vide sventolare un contenitore dal tappo blu di cui non riusciva a capire il contenuto. Il maggiore lo aprì e gli porse un cucchiaio.
“Zuppa di pomodori con crostini di pane” dichiarò fiero, come se stesse illustrando il menu del giorno.
Il minore afferrò incerto il porta pranzo ancora caldo. “Nii-san, ma che...”
“Sta tranquillo otouto. Puoi mangiarlo. Sarà senz'altro meglio di quella roba, no?”
Entrambi rifilarono per l'ennesima volta un'occhiataccia al liquido giallastro e quasi inodore che avrebbe dovuto sfamare Sasuke per quella sera.
“Grazie nii-san” mormorò, iniziando a mangiare quel pasto che, seppur nel suo piccolo, aveva dato una svolta alla sua giornata.












****

Ciao a tutti e buona domenica!
Pubblicare questo capitolo mi ha fatto venire in mente un dettaglio che mi ero dimenticata di specificare: le età dei personaggi. I riferimenti al grado di scuola frequentato danno comunque un' idea, ma pensavo di dover essere più precisa. Dunque, Itachi frequenta il secondo anno di Medicina, anche se è indietro con alcuni esami per via dell'Azienda, perciò ha 21 anni. Sasuke invece ne ha cinque di meno, dunque 16. Aoko e Mitsuki frequentano lo stesso anno di Itachi, infatti hanno la stessa età, mentre Shisui va per i trenta. Karin frequenta il primo anno di Infermieristica, dunque dovrebbe avere sui 19 anni. Lei è un personaggio piuttosto controverso; inizialmente mi piaceva, ma poi Kishimoto ha esasperato alcuni punti del suo carattere che me l'hanno fatta detestare.
Dunque qui l'ho ritratta col suo lato peggiore! XD

Una nota un pò noiosa, lo so, ma ci tenevo a chiarire questo punto.
Grazie per aver letto fino a qui e al prossimo aggiornamento!




Vavi









  
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