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Autore: Sam Hutcherson    15/02/2015    13 recensioni
Benvenuti nel fantastico mondo delle storie di Sam Hutcherson che vi presenta, in esclusiva e solo per voi il seguito della fanfiction....*rullo di tamburi* Ti amerò oltre l'immaginabile!...che non dovete leggere necessariamente, ansi forse è meglio se non la leggete proprio! Vi accompagnerò nel regno incantato dei drammi familiari dei Mellark! Naturalmente la storia è Evellark! Vade retro babbani! Storia dedicata a Peeta Mellark, che merita tutte le ff di questo mondo!
ATTENZIONE:Questa è una storia felice!Può causare diabete, carie e se vedete unicorni rosa, correte a leggervi un libro di John Green prima che cominciate a saltare spargendo fiori ovunque!
E ora...A ME GLI OCCHI PLEASE!
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                                                                        Capitolo 3

                                                                                                    Ricerche

 

Non è ancora giorno. L' oscurità della notte è illuminata da un leggero fascio di luce lunare che penetra attraverso le tende della camera da letto.
Mi giro, rabbrividendo dal freddo e cercando il calore di Peeta sotto le coperte, ma non trovo nulla. Faccio leva su un braccio per portarmi seduta tra le lenzuola disordinate del letto e con gli occhi sgranati scruto la stanza, ma non c'è nessuno.
La sveglia sul comodino di Peeta segna le due e mezza.
Io lo ammazzo.

In punta di piedi mi dirigo verso le scale e, scendendo piano per non fare troppo rumore, intravedo una luce accesa in salone. Di tutte le persone nel mondo perchè proprio uno così impaziente ed entusiasta ho sposato? Non potevo sposare un pigro grassone che almeno mi avrebbe concesso il beneficio del sonno?
Il distretto sembra immerso nel silenzio coperto dalla notte scura. A quest'ora dormono tutti. Tranne me, ovviamente.
Entro in salone e mi accorgo subito di Peeta seduto sul divano che dorme profondamente, con la testa appoggiata lateralmente allo schienale principale.
Tra le mani ha la sua tavola da disegno con un foglio già inserito. Mi avvicino sorridendo dolcemente alla figura addormentata di Peeta, l'immagine più dolce del mondo e tutti i rimproveri nella mia testa si ammutoliscono all'istante.
Gli tolgo la tavola da disegno dalle mani, così come la matita che sfilo delicatamente dalle sue dita, ancora leggermente serrate, quasi volesse disegnare anche i suoi sogni. Mi siedo accanto a lui tenendogli la mano, appoggio la testa a qualche millimetro dalla sua, tanto vicina che le nostre fronti quasi si toccano.
Dopo avergli posato un casto bacio sul naso mi lascio scivolare nel sonno, adattando il mio respiro al suo.

                                                                                                ***

Il giorno ci trova ancora incstrati in questa scomoda posizione mentre poggia i suoi raggi su di noi. Ancora fatico ad uscire dai miei sogni e sento Peeta che comincia a muoversi leggermente, facendomi schiudere gli occhi.
I suoi occhi azzurri, a pochi centimetri dai miei, mi sorridono. Peeta mi bacia dolcemente in un veloce tocco di labbra e mi stringe a se tanto che mi ritrovo con la fronte premuta contro il suo collo e un veloce bacio sui capelli.
-Mi era venuta un idea per la panetteria.-muguna lui a mò di scuse.
Alzo gli occhi al cielo e sorrido. Come se non lo sapessi. Come se non l'avesse fatto anche quando era la nostra casa quella da progettare.
-Mh...si lo immaginavo.-mugugno con un sospiro.
Non ho alcuna voglia di alzarmi. La mattina è così meravigliosamente pigra, sembra che tutto sia a rallentatore in una calma placida illuminata dalla luce chiara del primo mattino.
Nell' aria c'è anche l'odore del mattino, una frescura frizzante di sole, erba e primavera che si mischia al delicato profumo di pane caratteristico del ragazzo del pane.
Mi alzo cercando di non fargli male e sfiorandolo, sento ogni molecola del mio corpo che manda scariche elettriche per tutto il mio sistema nervoso.
Peeta stira le braccia gemendo un poco.-Mh...sono distrutto.-
Gli scocco un occhiataccia, sbuffando e Peeta risponde sorridendomi innocentemente e lasciandomi un delicato bacio sulle labbra.
-Oggi andrò a richiedere il permesso per la panetteria in comune, non vedo l'ora di mostrare a Thom i miei progetti. Scommetto che ne sarà entusiasta.-
Intanto che Peeta continua a descrivermi nei minimi dettagli quello che ha proggettato per la panetteria, lo trascino in camera da letto per sentirlo parlare mentre io mi cambio.
Non credo che riuscirò a infilare più di tre parole. Ma vivendo con Peeta ci si abitua ai suoi monologhi.
-Secondo te dovremmo aggiungere un altro magazzino? Di spazio c'è n'è, ma magari allarghiamo la sala principale che dici? Certo, anche un magazzino in più sarebbe comodo, ma mi piacerebbe che sia anche un luogo di ritrovo, non solo un panificio triste e solo. Sarebbe bello anche un bancone tipo con una vetrina dove esporre i dolci. Dovremmo farcela entro qualche mese...magari sette...anche se...-
-Mh...-mugugno prima di scendere per le scale seguita a ruota da Peeta.
Davanti alla porta, mi aiuta ad indossare la giacca di mio padre e mi porge l'arco, continuando a illustrarmi le immagini partorite dalla sua mente.
-Mi raggiungi in comune quando hai finito? Così magari pranziamo insieme?-
Chiudo a chiave la porta di casa con la targa dorata appesa e mi volto verso di lui sorridendo.
-Certo. Con chi vorresti pranzare infedele che non sei altro?-mormoro.

-Per la verità sono molto richiesto giù in paese, chiedi pure in giro. Se non avessi una moglie così gelosa e letale farei strage.-
-Non sono gelosa, sono previdente e non sono letale, sono protettiva.-
-Certo...-mormora accondiscendente stringendomi la mano e intrecciando le sue dita alle mie.
All'incrocio tra il Villaggio Vincitori e il distretto Peeta mi attira a se, facendomi scontrare dolcemente contro il suo petto, il suo naso disegna i contorni del mio, mentre le nostre labbra a malapena si sfiorano.
-Buona giornata signora Mellark.-
-Già mi manchi signor Mellark.-mormoro attirandolo verso di me.


                                                                                                   ***

La giornata è stata produttiva, ho venduto molte prede e come sempre ho lasciato per me solamente il minimo indispensabile, preoccupandomi anche di sfamare Haymitch e Effie. Con passo sostenuto arrivo alla piccola baracca che Thom utilizza come ufficio provvisorio, di solito è sempre pieno di persone ma dato che è quasi ora di pranzo quando entro trovo la desolazione più totale tranne che per due persone chinate su quelli che sembrano una quantità immane di fogli poggiati su una scrivania di fortuna. -...immagino che i materiali si potrebbero far arrivare qui direttamente da Capital o dai distretti, non dovrebbero metterci troppo tempo con il treno merci, comunque sono convinto che entro una settimana se ordiniamo subito arriveranno.
Immaginavo di ricostruirla quasi uguale, magari utilizzando i piani superiori come laboratori o magazzini, così da allargare la sala principale...-
Thom avvertendo il suono ovattato dei miei passi alza lo sguardo, quasi fossi un miraggio e mi concede il più grande sorriso che io gli abbia visto fare mentre con gli occhi mi urla ''Ti prego portatelo via.''
Sorrido, bonaria, e ammicco a Thom divertita. Peeta può essere esasperante per chi non è abituato e io lo amo talmente tanto che la sua parlantina diviene quasi un dono per me, perchè i silenzi in casa Mellark sono solo testimoni di guai.
Peeta non mi ha notato e continua a parlare a raffica, tenendo lo sguardo puntato sui progetti. -Hey...tesoro...Peeta!-
Si interrompe nel pieno della sua arringa girandosi verso di me con un sorriso.
-Hey dolcezza...stavamo giusto...-
Torturando Thom.
-Si, ho visto ma Peeta ricordi che oggi ci sono anche Effie e Haymitch a pranzo? È mezzoggiorno e mezza e non è ancora pronto nulla, e non penso che tu voglia che io mi metta a cucinare giusto...?-
Peeta spalanca gli occhi, colto sul vivo. Ha questa assurda convinzione che io gli possa far esplodere la cucina...cosa che non è comunque da escludere.
-Oh, oh no no...si dobbiamo proprio andare.Avevo proprio perso la concezione del tempo...-mormora prendendomi per mano.
-Grazie di tutto Thom, ripasserò domani così finiremo di discutere...-avverte Peeta.
Thom passa da spaventato a rassegnato in pochi secondi e annuisce, mentre Peeta mi sta già trascinando fuori dallo studio.
Ho solo il tempo di leggere il ''Ti voglio bene'' mimato dalle labbra di Thom che la porta si chiude alle mie spalle.

                                                                                                         ***

-Haymitch basta col vino.-ordina Effie afferrando saldamente la bottiglia che cominciava a tremare pericolosamente tra le mani di Haymitch.
Siamo riuniti intorno al tavolo della sala da pranzo come tutti i Lunedì, nuova tradizione in casa Mellark. Io punzecchio la mia torta
con poca voglia di dolce e molta voglia di liquirizia. Strana cosa.

-Tu non sei la mia vera madre.-squilla Haymitch ridacchiando.
Non è ubriaco, solo allegro. Per ora.
Il vino ha un odore strano, non mi ci sono nemmeno avvicinata. Non so come faccia Haymitch...
Effie gli da un leggero schiaffetto sul braccio e si rivolge a Peeta, ignorando Haymitch che con la forchetta abbatte la sua fetta di torta per poi mangiarsela in pochi morsi.-Allora Peeta, cosa ti hanno detto in comune? Ti hanno fatto problemi?-
-No, assolutamente, sono stati molto disponibili.-
Il discorso si sabilizza sui progetti di Peeta che è ben contento di parlare a Effie delle sue idee. Effie si offre anche per consigliarci anche a proposito di colori e arredamenti. La guardo leggermente spaventata, scambiando un occhiata con Peeta, non ho ancora dimenticato l'organizzazione compulsiva di Effie e la stressante esperienza che è stata la preparazione di un matrimonio in un solo mese.
Appena finiamo di mangiare Peeta si alza, mentre io sparecchio e Haymitch si accascia sulla sedia sfinito dal pranzo.
-Devo fare un salto in paese per vedere se c'è disponibilità di operai dal sindaco.-annuncia in risposta al mio sguardo confuso.
-Oh caro vengo con te, devo assolutamente andare dal parrucchiere, sono un disastro.-ridacchia Effie.
Vedo Haymitch alzare gli occhi al cielo e sbuffare e mi viene da sorridere come un idiota alla vita che ci ha ritrovato.
-D'accordo.-annuncia Peeta sorridendole.
Mi sfiora un fiancoattirandomi contro il suo petto.-Torno subito, al massimo entro un paio d'ore.-
Sollevo lo sguardo osservando i suoi occhi azzurri.-Promesso?-
La voce lamentosa con cui lo dico provoca un sobbalzo nella mia coscienza e Haymitch che finge di vomitare dentro a un vaso. D'altrocanto io ignoro entrambi.
Peeta si china su di me, tenendo una mano sulla mia nuca e schiude le labbra contro le mie lasciando che lentamente tutto attorno a me il mondo ritorni nell' insignificanza, come una piccola nuvola di polvere trasportata dal vento.
Ogni cosa è insignificante se Peeta è con me.
Prima di andare mi lascia un bacio sulla fronte, uno di quelli che mi dicono che tornerà presto e io riesco a sorridergli forzandomi di non essere così spezzata che ogni volta che si allontana mi sembra di tornare a quella notte, a quell'arena.
Scaccio in fretta i pensieri appena sento la porta di casa chiudersi e mi siedo sulla sedia passandomi le mani sulla fronte, sono leggeremente calda.
Dovrei andare a sistemare il piano di sopra in questo momento, oppure dovrei aggiungere qualche cosa al libro ma non mi va proprio, mi sento tebbibilemente stanca.
-Hey dolcezza ti senti bene?-
Sobbalzo spaventata, non mi ero neanche accorta che Haymitch fosse rimasto qui.
Il suo sguardo mi squadra preoccupato da sotto le ciocche di biondo sporco che gli ricadono sulla fronte.
-Mh...si più o meno...ho un pò di mal di testa.-mento, perchè io non sono una persona pigra ed è estremamente strana questa stanchezza che così prepotentemente si è infiltrata nelle mie giornate e sbalza tutti i miei piani, facendomi venire voglia di non fare niente e rimanermene seduta sul divano tutto il giorno ad aspettare che Peeta torni a casa. Abbandono la mia schiena contro lo schienale della sedia con un sospiro stanco, gli occhi mi si socchiudono appena, mentre fascette luminose di luce penetrano da sotto le palpebre.
Il rumore della sedia di Haymitch contro il pavimento mi fa alzare lo sguardo scocciata sul suo viso, è invecchiato Haymitch, o forse è sempre stato vecchio.
Si, probabilmente è sempre stato vecchio.
-Sicura? Sei pallida e stai anche sudando.- Da quando in quà Haymitch ha questa capacità da osservatore?
Si avvicina prendendomi il polso tra le dita callose e ascoltando i miei battiti assorto, con fare da vero intenditore. -Mh, il battito sembra normale...-borbotta tra se.
-Avrò solo bisogno di sciacquarmi la faccia, tornerò a lavoro in un battito di ciglia.-mormoro alzandomi sicura e indecisa sulla strada per il bagno.
Haymitch mi segue con lo sguardo, quasi si aspettasse di vedermi crollare a terra in questo stesso istante, beh forse lo spera.
Senza alcun preavviso alla stanchezza di sostituisce il disgusto e un forte senso di nausea quando l'odore del vino mi colpisce come una frustata di vento.
Il pranzo ritorna sù per via espressa e le mie mani si posano sulla bocca, sicuramente più attive del mio cervello che si sta ancora chiedendo che diamine stia succedendo, mentre le mie gambe mi accompagnano in tutta fretta al bagno. Trovando subito la strada, per fortuna. Che team che formano i miei arti!
Mi ritrovo chinata sulla tazza del bagno mentre tutto il cibo che avevo mangiato esce tutto contento dal mio corpo.
-I ruoli si sono invertiti?-chiede Haymitch con un sorrisetto guardandomi li per terra.
Stupido bastardo ubriacone.
Mi tira per il braccio aiutandomi a sedere sul bordo della vasca da bagno e mi tiene i capelli mentre mi sciacquo la bocca.
-Hai bevuto?-chiede Haymitch serio e io per poco non gli rido in faccia.
-No Haymitch è primo pomeriggio ! Ti pare che ho bevuto?-chiedo scocciata.
Mi alzo scaricando il mio pranzo nella tazza e mi sciacquo la faccia squadrando torva il mio riflesso.
-Beh allora stai male, avrai preso un influenza intestinale, a Effie succede spesso sai? Vomita almeno una volta al mese e sempre sul tappeto.-ride Haymitch.
-Non c'è niente da ridere...-
-Oh andiamo, vedrai che non è niente. Non essere imbarazzata vomitare non è poi così male, parola di intenditore!-
Mi drizzo stizzita, andando in cucina e afferrando la bottigia di vino, l'odore è nauseante, mi chiude lo stomaco. -Visto che sei ubriaca?!-dice Haymitch tutto arzillo.
-Non. Sono. Ubbriaca. Haymitch.-sibillo, mentre un altro conato mi fa correre ancora in bagno.
Haymitch mi segue con cadenza tranquilla, quasi si aspettasse il mio ritorno repentino alla scintillante tazza di porcellana bianca-e io come faccio a saperlo?-dice raggiungendomi in bagno, con un sorriso che gli inclina il tono della voce.
Sciacquo la mia bocca per la seconda volta nel giro di pochi minuti, riuscendo a liberarmi almeno in parte del sapore amaro della mia bocca.
-Vediamo, ti tiro un piatto che dici? Se ti colpisco non sono ubriaca se no lo sono. Vuoi rischiare?-
Attappo velocemente la bottiglia di vino e la lancio a Haymitch perchè mi sta tornando su anche la colazione.
-Ragazza andiamo, ti accompagno dal dottore.-
Mi irrigidisco, non mi sono mai i piaciuti i dottori. Sto per protestare quando mi interrompe.-Preferisci che ti ci porti Peeta?-chiede sorridendo e il suo sorriso mi accompagna anche mentre corro a prendere il cappotto.

 

                                                                                                              ***

 

Io e Haymitch ci guardiamo dai lati opposti del tavolo nervosi. La scatolina bianca è tra di noi, quasi segnasse il confine tra due stati. Riesco a percepire benissimo la tenzione nervosa che mi cotringe a tenere gli occhi incollati a quella scatolina bianca.
Il dottore non aveva trovato nessun malanno in me, mentre io proponevo una malattia dopo l'altra quel bastardo me le abbatteva tutte, con visite, su visite, su visite.
Io li odio i dottori e i dottori odiano me, soprattutto quello del distretto, soprattutto quando ho iniziato a minacciarlo di morte se non mi avesse trovato una malattia nel giro di cinque secondi.
Alla fine mi ha spedito in farmacia, dicendo che tentare non nuoce.
Haymitch emette uno sbuffo dall'altra parte del tavolo.
-Senti dolcezza, non possiamo restare qui per tutto il giorno anche perchè ti vorrei ricordare che tra poco tornerà Peeta, e come farai a scoprirlo allora?-chiede retorico.
Ha ragione, io lo so che ha ragione ma allora perchè è così tremendamente difficile riuscire ad accettare il fatto che potrei essere incinta?
Si alza, afferra la scatoletta e mi prende per il braccio, ignorando il fatto che potrei staccargli la mano a morsi per quanto sono nervosa. Mi fa alzare e indirizzandomi verso il bagno, legge le istruzioni scritte sulla scatola strizzando gli occhi.
-Per quanto io sia entusiasta di passare le mie ore a fissare un test di gravidanza, permettimi di dire che mi sono leggermente rotto i coglioni e adesso vai la dentro e piscia su questo coso.-Sempre la solita grazia.
Haymitch si richiude la porta alle spalle lasciandomi sola con il test di gravidanza che mi squadra malissimo, quasi percepisse la mia paura e la trovasse stupida.
Stupida un corno.
Assente mi risollevo i pantaloni, senza osare guardare i risultati. Il mio stomaco è stretto in una morza glaciale di puro terrore. E se...
La mia mente è come un elastico che ritorna a posto dopo essere stato tirato troppo tempo, ricorda Prim, quando era piccola e giocava a terra metendosi ogni cosa in bocca, ricordo lo sguardo luminoso dei suoi occhi che con il tempo si perse, quello sguardo di chi vede solo cose belle.
Ripenso al calore dei suoi abbracci e ai suoi sorrisi sdentati che facevano ridere la mamma. Mi lascio trasportare dai miei pensieri, nella landa ignota che è l'ipotesi della maternità e ci sto facendo sempre di più l'abitudine a camminare per quei sentieri, diventa sempre più facile, ritrovo ricordi, risate, momenti felici e momenti chiassosi e comincio a notare che non fà poi così paura, fino a quando qualcosa mi blocca la strada come un muro che si stringe attorno a me. L'opprimente, costante e terribile paura che avevo di perdarla.
-Non succederà Katniss.- Alzo lo sguardo e ritrovo gli occh grigi di Hyamitch che mi guardano gravemente. Non mi ricordo neanche quando sono uscita dal bagno, con le dita ancora serrate attorno al mio futuro.-Non succederà più niente, i giochi sono finiti, siamo in pace ora e la vita non è più una maledizione, ma un dono.-mi mormora Haymitch.
Deglutisco sbattendo gli occhi e sento la morza che mi attanagliava sciogliersi lentamente, lasciando il posto solo all' ansia.
Porgo il test a Haymitch che lo afferra con due dita, leggermente schifato e lo squadra.
Nessuna emozione attraversa il suo viso.
La tenzione mi uccide quasi, questi secondi appaiono come ore, l'effimera illusione del tempo, l'effimero momento in cui si passa dall'ignoranza, alla consapevolezza.
-Non ne sono sicuro, aspetta un attimo.- Quasi muoio. Mi accorgo di aver trattenuto il fiato e presto poca attenzione ai miei pensieri lesionisti su Haymitch.
Si toglie la scatola delle istruzioni dalla tasca, mentre io sbuffo esasperata.
Haymitch alza lo sguardo e mi sorride. Vado nel panico, non so se è una bella notizia o una brutta...ma d'altronde qual'è la bella e qual'è la brutta?
-Congratulazioni Katniss, Peeta ha fatto centro.-
Non so ben definire la mia reazione, un forte turbamento iniziale, la consapevolezza che aspetto un bambino, un bambino biondo, il figlio di Peeta. Mio figlio.
Il mio baricentro si sposta, si allarga e senza nemmeno averlo visto, senza che sia cambiato qualche cosa in me, amo questo bambino. Perchè c'è, perchè esiste, perchè è parte di me e di Peeta. Perchè è il frutto di un amore che nasce e rinasce in continuazione, ogni giorno, è frutto di un miracolo. È buono e rende migliore anche me, perchè adesso la mia missione è lui, perchè la nostra missione è lui. Cresce dentro di me e io ho un altra vita da proteggere e poco importa se non volevo figli, adesso lui c'è e deve vivere.
Il nostro bambino.

                                                                                                            ***

Il salone è troppo piccolo. Non so quante volte ho fatto avanti e indietro, cammino velocemente strusciando i piedi sul tappeto rosso, dove magari io e Peeta abbiamo concepito il nostro bambino, chi lo sa? Potrebbe essere.
Le mie mani sono diventate incredibilmente scomode e mentre cerco di regolare il mio respiro e il mio battito cariaco le torturo provando l'insana voglia di staccarmele a morsi. Perchè devo avere delle cose tanto inutili quali le mani?
Sbuffo girandomi velocemente e evitando di finire addosso a un muro.
-O Dio! Katniss siediti, mi sta per venire da vomitare!-botta Haymitch. Omettendo il fatto che ho già visto troppo vomito per oggi, Haymitch deve solo provare a rovinare il tappeto rosso del salone. Potrei non controllare le mie reazioni.
Gli lancio un occhiata omicida.-Haymitch e adesso come glielo dico?-mi lamento passando una mano sul mio stomaco, e mascherando il gesto aggiustando la mia maglia, ho sentito dire da qualche parte che i bambini sentono se la mamma è agitata durante il parto, ma forse lui è troppo piccolo.
-Mh che ne dici di: Hey amore, sei papà! Ti piace?-
-Mh...-gemo di frustrazione, ma forse ha ragione Haymitch, uno strappo e via...
-Oppure con una sagace metafora: Fornaio ho una pagnotta in forno e sta lievitando bene!-ride Haymitch portandosi alla bocca la sua tazza di the.
-Non mi sembra proprio il caso...Non puoi dirglielo tu?-
So che non può farlo, che idea stupida...Peeta ricorderà questo momento per tutta la vita e non può essere il suo mentore a dirgli che la moglie è incinta...vero? Devo dirglielo io, ma come?
-Ma che ....cazzo Katniss sei fuori?-
-Haymitch non dire parolacce davati a mio figlio!-lo sgrido mettendomi una mano sulla pancia.
-Oh Gesù...-biascia Haymitch mettendosi una mano sugli occhi.
-Katniss in qualunque modo tu glielo dirai lui ne sarà felice! Lui è nato per essere padre!-esclama a voce alta.
-Shhhh!!!!!- sibillo per zittirlo agitando convulsivamente le mani.
Un rumore di porta che si apre fa immobilizzare me e Haymitch che sbianchiamo guardandoci allarmati, mentre la voce squillante di Effie riempie la casa.
-Oh eccovi qui!-squittisce Effie appena ci trovano.
-Scusate ragazzi abbiamo fatto tardi, il sindaco ci ha messo più tempo del previsto a firmarmi quei documenti, ho perso tutto il pomeriggio...avrete fame...tra un quarto d'ora si mangia.-dice Peeta solare chinandosi a sistemare nel mobile dove tiene tutti i documenti della casa anche i fascicoli che aveva in mano.
Effie si siede accanto a Haymitch poggiandogli una mano sulla spalla con noncuranza.-Come vi sembro cari? La parucchiare ci ha messo tre ore per acconciarmi i capelli, è un pò lenta ma davvero brava.-
-Stai benissimo Effie.-sorride Peeta passandomi accanto e posando un bacio sulla mia fronte. Il mio pensiero corre alla scatoletta bianca che ho nascosto sotto il comodino, mentre gli stiracchio un sorriso.
-Voi invece che avete fatto oggi?-chiede Peeta con un pizzico di tenzione nella voce.
-Ricerche.-risponde Haymitch con un sorrisetto.
Mentre Peeta è tutto concentrato a squadrarmi torvo per capire cosa cìè che non va Effie salta in aria, spaventando tutti quanti.
-Haymitch non possiamo restare qui a cena, devo dar da mangiare a Haymitch!-In effetti è pericoloso, la quantità di danni che puòfare quella montagna di pelo affamata è innumerevole, potebbe ridurre la casa a un ammasso di macerie e non me ne stupirei.
-Oh che peccato.-dice Haymitch con una nota di ironia che non fatico a corgliere.
-Beh almeno Katniss e Peeta saranno più liberi di parlare...-sottolinea l'ultima parola con una nota sarcastica e mi prende quello strano istinto di strappargli la lingua difficile da controllare.
Peeta è sparito di la per preparare la cena e per fortuna non ha colto le, non tanto velate, insinuazioni di Haymitch.
-Beh ragazza buona notte...-
-Ciao.-
Il rumore della porta di casa che si chide spezza l'aria e concentra tutta la mia attenzione sul leggero rumore di pentole che cozzano tra loro, proveniente dalla stanza adiacente.
Emetto un sospiro tremante e mi dirigo lentamente in cucina. Peeta si aggira tra pentole e padelle con una destrezza innata, si lascia trasportare dai suoi movimenti meccanici e veloci in un atmosfera dove tutto profuma.
Permetto al mio sguardo di perdersi in quella landa tra il vuoto e la rilassante meccanicità dei movimenti di Peeta, i miei pensieri si riducono a un soffuso stormo di voci intrecciate, immerse in una nebbia grigio perla.
-Cosa sta succedendo?-chiede Peeta senza girarsi, la sua voce non lascia intendere alcuna emozione, ma i muscoli delle sue spalle sono tesi, tirati.
A quanto pare non solo il bambino può percepire la mia ansia.
-Niente, cosa sta succedendo? É andato tutto bene in comune, ti hanno fatto problemi?- chiedo e sul serio, mi stupisco delle mie capacità di recitazione.
-Si insomma, tutto bene.-
Non capisco questa improvvisa tenzione, l'ho lasciato poche ore, come è possibile che
sia successo qualche cosa di grave.
Mi stacco dallo stipite della porta, andandogli incontro.-Cosa c'è amore?-sussurro abbracciando i suoi fianchi solidi.
-Niente...-
-Peeta...-sussurro e lui si blocca, arrestando la meccanicità perfetta dei suoi movimenti, tanto che rimango quasi spazzata per qualche secondo.
Le sue spalle si rilassano sotto i miei tocchi e un sospiro tremolante gli vibra tra le labbra. -Io, ecco...è arrivata questa per te.-sussurra e sfila una lettera ianca e un poco spiegazzata dalla tasca posteriore dei suoi pantaloni.
-Me l'ha data oggi Phil quando mi ha visto al comune...-
Mi rigiro la carte ruvida tra le dita, viene dal quattro, è di Gale.
Mi scappa uno sbuffo divertito- Mi stai dicendo che mi hai fatto preoccupare così tanto per una stupida lettera!?- esclamo sventolandogliela sotto il naso.
-Peeta Mellark non ci sono limiti alla tua gelosia eh? Neanche quando sono tua moglie, neanche quando facciamo l'amore? Neanche quando ho giurato di amarti con tutta l'anima?- Neanche quando porto in grembo tuo figlio, Peeta Mellark?
-Neanche quando leggi su questa lettera indirizzata a Katniss Mellark?...che ok suona male, ma è comunque meraviglioso solo per ciò che rappresenta?-esclamo tra il divertito, l'incredulo e ...si l'arrabbiato. Perchè ogni sua insicurezza verso di me, è prima un insicurezza verso di se.
-Mi dispiace Kat, è che...ho sempre paura.-mormora abbassando lo sguardo.
-Leggila con me Peeta.-mormoro accarezzando delicatamente una sua guancia.
Peeta squaote velocemente la testa.-No, no Kat...è una cosa vostra, io...sono uno stupido non voglio intromettermi, non voglio che pensi che io dubiti di te...è ...è solo che...-
-...Peeta, sta zitto. Leggiamo questa lettera e se ci saranno cose per cui dovresti essere geloso o arrabbiato ti accompagnerò fino al quattro a prenderlo a cazzotti. Nella buona e nella cattiva sorte, ricordi?-
Peeta sorride, di un sorrido che farebbe invidia al sole e afferrandomi per i fianchi mi fa sedere con uno scatto repentino sul bancone della cucina.
Apro la lettera spiegazzata e tutta abaffata della scrittura disordinata e decisa di Gale.

 

Ciao Catnip,

congratulazioni per il tuo matrimonio,

Ti ho scritto solamente per sapere come stavate te e Peeta e per informarti che ritornerò per un paio di mesial dodici per supervisionare l'ospedale che stiamo per costruire. Tranquilla so come la pensi, non è nulla di mastodontico, al massimo un paio di piani, niente distruggerà la tranquillità del dodici, ma immagino che questo tu lo sappia già dato che sono Haymitch e Effie che finanziano l'ospedale.

A presto,

Gale

 

 

Io e Peeta ci guardiamo,-Effie e Haymitch hanno fatto, cosa?!-


*Haymitch: è il cane di Effie ...una montagna di pelo-distruggi scarpe, di cui parlo in "Ti amerò  oltre l'immaginabile".


Buon San Valetino! In ritardo, scusate...tristi e soli? Ma tacete! Meglio soli che male accompagnati, pultroppo non sono tutti come Peeta *sospiroinnamorato*  Sù sù, almeno esistono i libri<3
Okaaaaay, Katniss è mamma! Oh che cucciola! Se... piena di vomito! Vomito Everywhere..!!! Che bello!  
Si, lo so. Questi due ritardati aspettano quindici anni per fare un pargolo, ma chissenefrega del testo? Nel testo Katniss è una psicotica asociale con i controcazzi nemica dell'amore e amica dei triangoli, è nella ff è una specie di Peluches mangia focaccine con gli occhi a quoricino.
Beh....la forza dell'immaginazione. Immaginate! Immaginate! E in più questo bimboh è una surprise! Surprise Katniss!!!!
Dandan daaaan ....ma l'ha presa piuttosto bene no? A parte il vomito.....
Comunquam...si. Donate a questa povera scrittrice una recensione, qualche secondo! Me lo meriterò? No...non merito niente perchè sono una scrittrice OOC assurda... Ma non posso fare altrimenti! Il mio lato ama-Peeta mi porta a voler picchiare Katniss! è un reato per caso?!?! No! Quindi non giudicatemi.
Un basio col pupasio con il pasio.
-Sam

  
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