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Autore: ValeDowney    15/02/2015    4 recensioni
"Storybrooke sembra una cittadina come tutte le altre, se non fosse per il fatto che non è sulle carte, nessuno sa della sua esistenza e i cittadini sembrano nascondere qualcosa. Rose, una bambina dolce ma curiosa e sempre in cerca di guai, scoprirà, insieme al suo amico Henry, che qualcosa di magico si aggira per quella città"
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The Rose of true Love

 
 
 
Capitolo VIII: Il Segno del Lupo - Prima Parte


 
Rose e Gold guardavano Paige correre via mentre se ne stavano sulla soglia della loro abitazione.
“Avrei dovuto tenere la bocca chiusa” disse Rose.
“Sarà meglio andare a riprenderla prima che le cose si complichino” disse Gold rientrando in casa. Rose lo seguì mentre il padre si metteva la giacca e prendeva il cellulare.
“Dove credi sarà andata?” domandò Rose guardandolo.
“Dove voleva andare precedentemente” rispose Gold guardandola a sua volta. Poi guardò in cucina e aggiunse: “Smettila di mangiare quella bistecca cruda e vieni con noi.” Excalibur, con neanche metà bistecca in bocca, alzò lo sguardo verso di lui. Rinunciando a mangiarla seguì i padroni fuori dalla villa. Mentre camminavano verso la macchina, Gold compose un numero sul cellulare per poi mettersi l’apparecchio all’orecchio e aspettare in linea.
“Chi stai chiamando?” chiese Rose mentre gli camminava al fianco.
“Dove. Voglio che sorvegli la casa mentre non ci siamo” rispose Gold e, fermandosi accanto alla macchina, rispose a chi c’era dall’altra parte della linea: “Vieni subito qua. Io, mia figlia e Excalibur usciamo, quindi vieni a sorvegliare la villa.” E chiuse la chiamata. Poi guardò la figlia dicendole: “Sali in macchina.” Rose lo guardò senza dire nulla. Aprì la portiera salendo dalla parte del passeggero. La richiuse. Gold aprì la portiera dalla sua parte. Abbassò lo sguardo guardando Excalibur e replicò: “Tutto questo pasticcio è partito da te! Quegli avanzi che hai scartato prima li avrai anche per i prossimi giorni!” La volpe abbassò tristemente le orecchie. Poi salì in macchina. Salì anche Gold, sbattendo la portiera e mettendo in moto.
Il viaggio fu silenzioso. Poi Rose guardò il padre dicendogli: “Comunque la colpa è tua. L’operazione Coccodrillo è partita tutta da te.”
“Ti ho già detto di non chiamarla così! Non mi piace quel nome! Ed eri comunque d’accordo di farne parte!” replicò Gold guardando la strada.
“Perché tu mi hai obbligato! Non voglio assecondare Henry perché è come se stessi tradendo la nostra amicizia! Ma a te non importa nulla, visto che avevi già pianificato tutto fin dall’inizio!” replicò Rose.
“Voglio solo che quella bambina abbia un futuro migliore” disse Gold.
“Ma se la conosci appena! Come mai così tanto interesse nei suoi confronti? Cosa c’è sotto? Hai un piano tutto tuo che non vuoi nemmeno dire a tua figlia? Pensavo non avessimo segreti” replicò Rose. Gold sospirò. Poi la guardò e le disse: “Tu sei mia figlia e io ti voglio molto bene. Non ti nasconderei nulla, ma ci sono faccende che preferisco affrontare da solo senza che tu venga coinvolta.”
“A me sembra, invece, che ne sia totalmente coinvolta” disse Rose.
“Credimi, piccola mia, è meglio che ti attieni solo in parte a ciò che riguarda la nostra operazione” disse Gold mettendole una mano sotto il mento. Poi riguardò la strada e rimise la mano sul volante.
 
“Quindi l’operazione coccodrillo – o come preferisci chiamarla tu con qualsiasi altro nome – è molto di più che credere a Henry?” domandò Rose.
“Tu pensa solo ad assecondare il tuo amico. Al resto ci penserò io” rispose Gold.
“Prima di tutto, però, dobbiamo ritrovare Paige e scusarci con lei” disse Rose guardando fuori dal finestrino, ma sobbalzò dalla paura quando Gold replicò: “Scusarci con lei?! Perché mai dovremmo scusarci?! E’ stata proprio lei a arrabbiarsi con noi senza alcuna ragione! Io non spreco fiato per una bambina così testona e che vuole pensarla alla sua maniera senza prima ragionare! Ho già i miei problemi a pensare a te, tenendoti costantemente lontana dai guai e dal Sindaco!”
Excalibur emise dei versetti. Gold voltò lo sguardo verso di lei ed esclamò: “E questo vale anche per te! Sei già fortunata ad essere entrata nelle mie grazie. Se così non fosse, ti avrei già usata come pelliccia!” Poi riguardò avanti e aggiunse, a bassa voce: “Anche se, in passato, già qualcun altro ci ha provato.”
“Ehm …papà… sicuro di sentirti bene? Ti vedo alquanto… stressato” chiese con un po’ di paura Rose.
“Sto benissimo ,e se proprio vuoi saperlo, non sono stressato” replicò Gold guardando la strada.
“Ok... ma, secondo me, una seduta o due dal Dottor Hopper non ti dovrebbero far male” disse Rose e guardò fuori dal finestrino. Il viaggio proseguì finché non si fermarono prima della linea di confine. A macchina ferma, scesero tutti e tre.
“Come avrà fatto ad arrivare qua in così poco tempo se è partita solo qualche minuto prima di noi?” domandò Rose.
“Con qualche scorciatoia. E risulta tutto più semplice se scappi spesso da casa” rispose Gold guardando di sfuggita la figlia.
“Ehi, guarda che non scappo spesso da casa!” disse Rose andando al suo fianco.
“Ma da scuola sì, e dovresti incominciare a comportarti da alunna modello” disse Gold.
“Ma io sono già un’alunna modello. Porto a casa tutti bei voti. Tranne quel quattro” disse Rose. Gold la guardò e stupito chiese: “Quale quattro?!”
Rose lo guardò e titubante rispose: “Quello preso in matematica una settimana fa. Ma con tutto quello che è successo mi è sfuggito dalla testa.” Gold riguardò avanti dicendo: “Parleremo di questa storia quando tutto questo sarà finito. Ora sarà meglio ritrovare quella bambina, prima che muoia congelata.” E mentre si abbassava Rose gli domandò: “E suppongo che tu non abbia allontanato Excalibur da quella deliziosa bistecca per niente, vero?”
“Con il suo fiuto, troveremo più alla svelta quella bambina. E poi quella bistecca era cruda, le sarebbe rimasta sullo stomaco” rispose Gold mentre teneva in mano quello che sembrava un fermacapelli che aveva appena tirato fuori dalla tasca della giacca. Lo avvicinò al muso di Excalibur, che lo annusò.
 
“Come mai hai quel fermacapelli? Aspetta… è di Paige, vero?” chiese Rose.
“Le è caduto mentre scappava. Con questo Excalibur troverà una traccia” rispose Gold e, appena ebbe finito la frase, la volpe incominciò a fiutare qualcosa per poi correre nella foresta. Gold e Rose la seguirono. Si inoltrarono sempre più nella foresta mentre continuava a nevicare incessantemente.
“Papà, potremmo ritornarcene a casa? Ho il naso freddo. Le mani fredde. Non mi sento più i piedi e incomincio ad aver fame” disse Rose.
“Credevo ti importasse della tua nuova amica” disse Gold mentre camminava avanti a lei e seguiva Excalibur.
“Sto cominciando a dubitare che sia amica mia. Da quando ho cercato di stringere amicizia con lei, ho ricevuto una punizione dietro l’altra” disse Rose.
“Non ti sei chiesta che, se ricevi una punizione dietro l’altra, la colpa potrebbe essere solo tua?” domandò Gold. Rose si fermò e rispose: “Seguo Henry perché le sono amica e gli amici… be'…fanno tutto insieme. Diciamo quasi tutto.” E riprese a seguirlo.
“Se fate quasi tutto insieme, saresti andata con lui anche a Boston” disse Gold.
“Ti sei già risposto da solo. 'Quasi tutto' non è 'tutto'.” Quindi a Boston non ci sarei mai andata. Forse avrei optato per New York” disse Rose.
“Perché proprio New York?” chiese Gold.
“Ho sentito dire che sia affascinante. Soprattutto di sera, quando si accendono tutte le luci. Come se diventasse magica. È per questo che vorrei visitarla, anche se so che ciò non avverrà mai” rispose Rose. Gold fece un piccolo sorriso. Poi disse: “Se ci credi veramente, magari il tuo desiderio si avvererà.”
“So che non ci andrò mai. Non posso superare quella linea. Ma mai dire mai. Quindi continuerò a sperare. Ma mi prometti che mi porterai con te?” disse Rose. Gold si fermò, facendo fermare di conseguenza anche la figlia. Quindi le domandò: “Cosa ti fa credere che andrò a New York?”
“Be' …era tanto per dire” rispose titubante Rose.
“Non permetto a te di oltrepassare quella linea, figuriamoci se la oltrepasso io. È fuori discussione! Nessuno lascerà la città! Tu prima fra tutti!” replicò Gold.
“Ma se capiterà, me lo prometti?” chiese Rose.
“Vedremo” rispose semplicemente Gold, quando sentirono dei versi. Voltarono lo sguardo per vedere Excalibur, più avanti di loro, guardarli emettendo dei versetti. La raggiunsero per vedere che si era fermata accanto a …
“Paige! Oh, santo cielo! E’ morta!” replicò Rose guardando il corpo dell’amica, sdraiata a terra e priva di sensi. Gold si abbassò e le appoggiò due dita sul collo. Poi disse: “E’ ancora viva, ma ha il respiro molto debole.”
“Che cosa facciamo?” domandò preoccupata Rose.
 
“Aiutami a rialzarla” rispose Gold.
Rialzarono Paige, portandola alla macchina. Ma mentre la trascinavano sulla neve, Rose notò qualcosa a terra. Erano delle impronte e sembravano impronte di un cane. Un cane decisamente grosso, considerate le loro dimensioni. Riguardò avanti non dandoci, al momento, molta importanza e conducendo Paige, insieme al padre, fuori dalla foresta. Excalibur invece si fermò e, voltandosi, ringhiò verso quella figura bianca che aveva visto tra gli alberi. La figura la guardò a sua volta ma senza muoversi, e nemmeno emettendo alcun suono. Poi, come silenziosamente era arrivata, allo stesso modo se ne andò, confondendosi tra la foresta innevata e la neve che continuava a scendere. Excalibur la guardò andarsene. Poi seguì i padroni, raggiungendoli di fianco alla Cadillac. Gold aprì la portiera posteriore e, sempre aiutato da Rose, sdraiò delicatamente Paige sul sedile. Excalibur andò accanto a lei, poi padre e figlia salirono davanti.
“Ok, se siamo stati fortunati nessuno ci ha visto e non finiremo in prigione” disse Rose.
“Nessuno finirà in prigione e nessuno ci ha visto. Siamo stati in mezzo alla foresta e con una tormenta di neve in corso” disse Gold. Rose lo guardò e gli disse: “Ora non esagerare. Non c’è nessuna tormenta di neve. Sta cadendo solo qualche fiocco in più.” Gold si voltò a guardare Paige che respirava a fatica, poi disse: “Dobbiamo portarla in ospedale.” E riguardò avanti.
“Potrebbero insospettirsi. Casa nostra andrà meglio” disse Rose.
“A casa non ho l’occorrente per curarla e il Dottor Whale è l’unico che può farlo” spiegò Gold e, dopo aver avviato la macchina, partì.
“Papà, credi che andrà tutto bene? E se cominciano a fare delle domande?” chiese Rose.
“Sei preoccupata?” domandò Gold.
“Non voglio che finiamo nei guai. È che non è vero che voglio che anche tu finisca nei guai insieme a me. I guai cercano un solo Gold. Ovvero io” rispose Rose.
“Nessuno finirà dei guai. E se dovessero incominciare a fare delle domande, allora rispondi nel modo più sincero che trovi più ovvio” disse Gold.
“Cioè dovrei mentire?” chiese Rose, guardandolo.
“Fa quello che ritieni più opportuno. Ma se non vuoi che qualcuno sospetti qualcosa…” iniziò col rispondere Gold, ma Rose continuò col dire: “…allora sarà meglio mentire. Ho capito. Se non vogliamo finire nei guai, dovrò inventarmi qualcosa sul momento.” Ci fu un po’ di silenzio. Poi Rose guardò Paige e notò qualcosa che non le aveva mai visto prima. Quindi rivolta a suo padre domandò: “Ehi, ma non ti eri mai accorto che Paige portava al collo un ciondolo?”
“Che tipo di ciondolo?” chiese Gold continuando a guardare la strada.
“E’ una catenina con quello che assomiglia un artiglio bianco. Bianco come la neve” rispose Rose. Poi guardò il padre domandandogli: “Ne sai qualcosa?”
“Conosco quella bambina da qualche ora e tu mi chiedi se sapevo che aveva quella specie di artiglio al collo? Potrò anche possedere tutta la città, ma non conosco tutto di tutti. E poi lo sai benissimo che non mi piace impicciarmi delle vite degli altri” spiegò Gold.
Rose riguardò Paige e disse: “Magari quell’artiglio nasconde un segreto. Chissà chi glielo ha dato.”
“La domanda che dovresti porti è: sei sicura che sia proprio un artiglio?” disse Gold e Rose lo guardò in modo strano.

 
Foresta Incantata

 
Grace se ne stava fuori dalla casetta – dove abitava insieme al padre – ad annoiarsi. Era passato un mese da quando suo padre aveva costruito quel cappello magico per il Signor Oscuro. In quel mese suo padre viaggiava per gli altri mondi alla ricerca di oggetti magici da portare a Tremotino. Lei però veniva sempre lasciata a casa. Secondo suo padre, viaggiare per gli altri mondi poteva essere pericoloso e per questo non voleva che le accadesse qualcosa. La madre era morta da poco e non voleva perdere anche lei.
Era ormai inverno inoltrato. Di funghi non se ne trovavano. O almeno qualcuno se ne trovava, ma erano per lo più velenosi. Quindi non avrebbe potuto portarli al villaggio per venderli. Inoltre le mancava molto anche Excalibur. Non voleva dirlo a suo padre perché, secondo lei, lui la odiava. Ma quel cucciolo di volpe le era diventato molto amica, seppur il suo padrone fosse il Signore Oscuro. Non sapendo cosa fare, decise di passeggiare per la foresta, senza però dire nulla al padre. Camminava affondando i piedi nella neve. Non era mai consigliato camminare da soli per la foresta, soprattutto mentre nevicava. La foresta diventava ancora più pericolosa. In quel momento si sentirono dei rumori. La bambina alzò lo sguardo sperando di incrociare quello della sua amica volpe: “Excalibur, sei tu?” chiese. Ma purtroppo non si trattava del cucciolo diventato suo amico.
Davanti a lei, su una collina, si ergeva qualcosa ben più grande di una volpe. Dal manto completamente bianco e dalla corporatura magra. Un muso allungato e dal fiuto così potente in da scovare le prede molto lontane. Grace cominciò a tremare. Ma non dal freddo. Ma per la paura che quell’animale le incuteva. Si trattava di un grosso lupo che la guardava con quegli occhi giallastri che mettevano ancora più paura. La bambina fece qualche passo indietro continuando a guardare il lupo. Finché non si voltò incominciando a correre. Non volse nemmeno lo sguardo indietro per paura di vedere il lupo che la inseguiva. Ma se lo avesse fatto, si sarebbe accorta che l’animale non la stava inseguendo. Era sempre là. Immobile su quella collina ad osservarla mentre scappava. Dopotutto i lupi sono animali docili se non vengono stuzzicati o si fa del male a membri del loro branco o ai loro cuccioli.
Poco dopo, Grace si fermò senza fiato. Non si accorse che era andata lontana da casa. Alzò lo sguardo cercando di capire dove fosse capitata, ma si rese subito conto di essersi persa e di non sapere la strada che l’avrebbe riportata a casa. “Non avrei mai dovuto allontanarmi. Ora non ritroverò mai più la via di casa” disse Grace.
“Non essere sempre così pessimista, cara” disse a un certo punto una voce, e in una nuvola di fumo viola comparve Tremotino. Grace si voltò per guardarlo mentre il Signore Oscuro se ne stava seduto su un grosso tronco di un albero caduto.
“E’ che mi sono persa” disse Grace.
“Tutti si perdono, piccina. Se la gente non si perdesse non esisterebbero persone come me che vanno in loro soccorso” disse Tremotino, scendendo dall’albero e camminando verso la bambina.
“Non volevo allontanarmi da casa, ma un grosso lupo mi stava inseguendo” disse Grace. Tremotino guardò a destra e a sinistra. Riguardò Grace dicendole: “Lupo?! Quale lupo?! Io non vedo nessun lupo. Sicura che non si trattasse di un cagnolino che voleva solo da mangiare?”
“Le ho raccontato la verità, signore. Non le mentirei mai” disse Grace.
“Infatti ti credo, e per premiarti della sua lealtà ti propongo una cosa davvero interessante e che sono sicuro ti piacerà. Che cosa ne dici di venire con me al mio castello e giocare con Excalibur?” propose Tremotino. Gli occhi di Grace brillarono dalla gioia non appena sentì il nome della sua amica. Ma poi l’entusiasmo lasciò il posto alla preoccupazione. Quindi disse: “Non posso, Signore. Grazie dell’offerta, ma ho promesso al mio papà che non mi sarei mai allontanata da casa.”
“Be', a quanto pare non hai mantenuto la tua promessa, perché ti sei già allontanata da casa. E poi vedrai che non si accorgerà di nulla. Andremo e ritorneremo in poco tempo. E poi manchi molto al mio cucciolo di volpe. Non fa altro che cercarti per tutto il castello. Vedrai che ti divertirai un sacco con lei” disse Tremotino.
“Davvero ce ne andremo e ritorneremo in poco tempo così che mio padre non se ne accorga?” domandò Grace.
“Bambina, non sono mica un pappagallo. Le cose le dico una sola volta e basta. E poi stai parlando con il mago più potente al mondo. Andremo e ritorneremo in così poco tempo che non te ne accorgerai nemmeno” disse Tremotino. Grace esitò un po’. Poi allungò una mano. Tremotino roteò gli occhi dicendo: “Avanti, non ho tutto il tempo. Ho anche delle faccende da sbrigare. E poi non ho mai morso un bambino… non ancora, almeno.” E sorrise maliziosamente. Grace si attaccò al suo braccio sinistro ed entrambi svanirono in una nuvola viola per poi comparire all’interno della sala grande del castello del Signore Oscuro. Appena li vide apparire, Excalibur alzò lo sguardo e corse dalla sua cesta in vimini verso i due, balzando tra le braccia di Grace.
“Excalibur, che bello rivederti. Mi sei mancata tanto” disse Grace e il cucciolo di volpe le leccò una guancia. Tremotino roteò nuovamente gli occhi per poi dire: “Excalibur, un po’ di contegno. Lo so che è amica tua, ma non per questo devi comportarti come quando vedi una bistecca.” Grace e Excalibur lo guardarono.
“Ci scusi, signore. Non volevamo mancarle di rispetto” disse Grace.
“Non mi avete mancato di rispetto. È che sto cercando di insegnare a Excalibur le buone maniere, anche se sarà molto difficile considerando che io stesso non rispetto le buone maniere” disse Tremotino e rise. Grace inarcò un sopracciglio mentre Excalibur lo guardò scodinzolando per poi grattarsi dietro un orecchio.
“Allora, piccina, io ho da fare. Quindi sei libera di starmi alla larga e giocare con Excalibur dove vorrai. Ma rimani qua nei paraggi. Non voglio che tu vada a curiosare in posti non adatti a te” spiegò Tremotino.
“Me ne starò alla larga e, visto che lei starà qua e non vuole che le giri intorno, non è che possiamo andare in giardino?” propose Grace.
“Ti lamentavi del freddo della foresta e vorresti andare nel giardino? Va bene, potete andarci, ma Dove verrà con voi. Così vi terrà d’occhio” disse Tremotino mentre il grosso ex cavaliere si avvicinava a loro. Grace lo guardò alzando molto lo sguardo. Non aveva mai visto un uomo così alto.
“Occupati della piccola e della mia adorata volpe. Non perderle mai d’occhio o ci saranno tremende conseguenze per te” disse Tremotino rivolto a Dove che disse: “Certo, mio Signore. Le terrò sempre d’occhio.”
Tremotino sorrise maliziosamente. Poi guardò Grace e Excalibur dicendo loro: “E ora su, sparite dalla mia vista, prima che cambi idea e vi rinchiuda nelle prigioni.” La bambina ed Excalibur corsero fuori dalla stanza, ma poi nel corridoio Tremotino sentì: “Mi scusi. Non volevo venirle addosso.”
“Non fa niente. L’importante è che non ti sia fatta male” sentì dire dall’altra voce.
“No, grazie mille” sentì dire da Grace. Poi vide qualcuno entrare nel salone. Quindi Tremotino le disse: “Era ora che arrivassi. Questo posto pullula di polvere. A momenti ne sono ricoperto anche io. Non ti ho assunta per farti divertire nel mio castello. Quindi mettiti subito al lavoro.”
“Non mi stavo divertendo. Dovrebbe lavarli più spesso, i suoi vestiti” disse l’altra persona.
“Lo terrò presente per la prossima volta. Oh, ma è vero… ora ci sei tu, quindi anche la prossima volta spetterà a te. Poche chiacchiere e torna al lavoro” disse Tremotino e camminò verso l’arcolaio per poi sedersi dietro. Poi guardò Dove replicando: “Sei ancora qua?! Quelle due potrebbero già essere chissà dove! Su, va' da loro!” E Dove uscì.
Tremotino stava per mettersi a filare quando vide l’altra persona guardarsi a destra e a sinistra. Sbuffò e con uno schiocco di dita fece comparire in mano all’altra persona uno straccio alquanto malandato. L’altra persona lo guardò malamente e lui sorrise maliziosamente.
Per fortuna di Dove, Grace ed Excalibur non si erano allontanate dai confini del castello. Stavano giocando con la tanta neve che c’era e che stava continuando a scendere. Le due avevano fatto due sculture: una che sembrava una bambina e l’altra che sembrava una volpe.
“Guarda, Excalibur, siamo io e te” disse Grace mentre se ne stava inginocchiata sulla neve. Excalibur annusò la sua scultura per poi starnutire. Un po’ di neve della scultura le finì sul muso. Grace si mise a ridere mentre la guardava, ma voltò lo sguardo quando Dove andò da loro.
“Sicura che non ha freddo? Vuole che le vada a prendere qualcosa per coprirsi meglio?” chiese Dove.
“No, la ringrazio, non ho freddo” rispose sorridendo Grace e rise quando Excalibur si scosse tirandosi via la neve che le si era depositata sulla pelliccia.
“Se ha bisogno di qualcosa, non deve far altro che chiedere. Io rimarrò qua a sua completa disposizione” disse Dove.
“E’ la prima volta – a parte il mio papà – che qualcuno mi chiede se voglio qualcosa e che è a mia completa disposizione” disse Grace guardandolo.
“E’ mio compito ubbidire a un qualsiasi ordine che mi dà il mio padrone” disse Dove.
“Ma il Signore Oscuro è sempre stato il tuo padrone?” domandò Grace mentre Excalibur drizzava le orecchie per poi fiutare a terra una traccia.
“No. Prima lavoravo per il Re” rispose Dove sedendosi accanto a lei.
“Uao. Re Artù. Mi piacerebbe tanto conoscerlo. Ho sentito che è un re molto buono” disse Grace.
“Infatti lo è. Mette sempre prima i sudditi di se stesso. Tutti gli vogliono bene. Tutti lo rispettano. Be', quasi tutti. Un cavaliere dal cuore nero si trasformò in lui tramite una potente pozione datogli da una strega cattiva. Rubò la spada Excalibur fuggendo via dalle terre di Camelot per ritornare al suo castello. Ma i Cavalieri della Tavola Rotonda riuscirono a fermarlo prima che prendesse pieno controllo della spada” spiegò Dove.
“E la spada che fine ha fatto?” chiese Grace quando sentì dei rumori. Voltò lo sguardo per vedere Excalibur accanto alla siepe intenta ad annusare dentro a essa.
“Durante l’inseguimento, uno dei cavalieri riuscì a bloccarlo, ma a causa della caduta la prodigiosa spada finì dentro un lago. Si narra che quel lago sia protetto da una bellissima Dama Bianca. Solo che ora la spada si trova in possesso del…” spiegò Dove ma non riuscì a finire che Grace si alzò, e mentre andava dal cucciolo di volpe domandò: “Che cosa hai trovato?” E si abbassò accanto a Excalibur. Il cucciolo di volpe ringhiò verso la siepe, finché da essa non uscì un coniglietto bianco.
“Che carino. È un coniglietto” disse Grace. Excalibur gli ringhiò nuovamente contro e il coniglietto, per la paura, si voltò correndo via. Il cucciolo di volpe lo inseguì.
“Ehi, Excalibur, torna qua” disse Grace e seguì entrambi, oltrepassando la siepe e uscendo dai confini del castello senza che Dove se ne accorgesse, perché troppo intento a osservare la scultura di neve che aveva fatto precedentemente la bambina.
I due animali continuavano a correre per la foresta, inseguiti da Grace. Sapeva che aveva già disubbidito al Signore Oscuro, ma non poteva permettere che accadesse qualcosa a Excalibur. Quando il coniglietto scomparve in mezzo ai cespugli, Excalibur si fermò di fronte a essi, ringhiando, ma ormai del coniglietto non c'era più traccia. Grace arrivò accanto a lei con poco fiato. “Excalibur, è inutile. Se ne è già andato. Sarà meglio ritornare al castello prima che il Signore Oscuro, non vedendoci, si arrabbi.” Quando sentirono dei passi e come dei ruggiti, si voltarono e Grace gridò di paura. Dietro di loro era comparso un grosso orso.






Note dell'aurtrice: Ed eccovi qua con un nuovo capitolo. E manca sempre meno al 1 marzo. Dai che vedremo le Queen of Darkness insieme al nostro amato Rumple. Bene qua Paige è stata fortunatamente soccorsa dai Gold ma ecco che spunta uno strano ciondolo che nessuno le aveva mai visto (forse). Nella Foresta Incantata del passato Tremotino permette a Grace di stare un pò nel suo castello per giocare con Excalibur ( e intanto compare anche qualcun altro) con il patto però di non disturbarlo e di non andare in posti proibiti (e anche non oltreppasare i confini del castello, ma ahimè ciò è avvenuto per colpa di quella peste di Excalibur). In tutto questo cosa centra quel misterioso lupo bianco? Vedrete. vedrete e tenete a mente quello che vi dissi nelle note dell'autrice del capitolo precedente: walt disney ci ha fatto dei film su questo animale e pensate agli indiani d'america (per il posto dove era ambientato il film) e un pò a ruby (anche se forse non ha connessione con questo lupo, ma chi lo sa)
Passiamo ai ringraziamenti: come sempre ringrazio tutti coloro che seguono la storia, la recensiscono e l'hanno messa tra le preferite e le seguite. Ringrazio anche la mia beta reader Lucia per la correzzione di eventuali errori. Quindi vi auguro una piacevole serata miei cari Oncers

  
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