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Autore: Berta__D    15/02/2015    10 recensioni
Il quinto anno di Ginny Weasley è alle porte e lei è seduta al tavolo a fare colazione in una calda giornata d'estate..
"D'improvviso la signora Weasley la guardò e disse con aria frettolosa, mentre ricuciva la tasca di un pantalone “Ah Ginny cara, è arrivato Harry. E' di sopra nella stanza di Fred e George.. penso siano andato a svegliarlo Ron ed Hermione!”
La rossa per poco non rischiò di strozzarsi con il latte, ma per non far accorgere la madre di ciò continuò a bere dalla tazza e annuì restando in silenzio.
Harry era lì, dopo sarebbe salita e l'avrebbe salutato. Gli faceva piacere vederlo, su questo non c'era ombra di dubbio, eppure il fatto che lui piombava improvvisamente in quella casa, da sei anni ormai, la scombussolava sempre. Prima la sua cotta le impediva perfino di aprire bocca in sua presenza, ma dall'anno scorso Ginny Weasley era cambiata: aveva accantonato la sua cotta per Harry Potter."
Questa è la mia prima FanFiction su Harry e Ginny, nata per dar voce a tutti quei momenti che avrei voluto leggere attraverso la saga (non voglio contestare JK eh! Ma sono una sognatrice!).. spero vi piaccia! Buona lettura :)
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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! Nota dell'autrice. Eccomi qui cari lettori con un nuovo capitolo!! Come state? Spero bene :) Scusate se c'ho messo un po' più di tempo, ma l'importante è avercela fatta (?!). Dunque, dunque eccoci qua con un nuovo episodio; vi starete chiedendo perché l'ho chiamato diventare adulti? Beh, io penso che in questo capitolo ci saranno degli svolgimenti notevoli per la loro vita di coppia e per le resposabilità che diverranno sempre più grandi.  Ginny avrà più spazio, ma anche Harry avrà una parte finale che spero daaaaavvero vi piaccia *-*. Ho deciso di parlare del compleanno di 18 anni di Ginny, voi vi starete chiedendo perché mai abbia fatto una cosa simile.. e non posso darvi torto.. ma vedete giustamente un utente fra voi mi ha domandato se mi ero mai chiesta cosa avesse regalato Harry a Ginny per i suoi 17 anni e mi sono resa conto (come una sciocca) di aver saltato una data così importante. Così mi è venuta voglia di creare un episodio a riguardo e ho voltuo, diciamo, "recuperare" la mia dimenticanza, motivando gli avvenimenti attraverso le scelte di Harry. Spero vi piaccia l'idea (in particolare a te Bon Jovi :*, che mi hai davvero illuminata :D).  Alla prossima! Vi auguro una buona lettura! Un bacio grande! :)

 

 


 

 

# Diventare adulti...

 
 

10/07/1999

 

 

Fare l'amore con Harry era qualcosa di estremamente bello, romantico ed appassionante.
Non sapeva definire con precisione le emozioni che la invadevano, quando i loro corpi si intrecciavano armoniosamente, ma la felicità e l'amore prevalevano su qualsiasi riflessione razionale possibile.
Erano trascorsi sei mesi dalla loro prima volta e se Ginny ci ripensava, le veniva da ridere: l'imbranataggine di Harry, l'ignoranza di entrambi in materia ed il dolore iniziale, ma intenso che aveva provato avevano poi lasciato posto al desiderio crescente di entrambi e alla passione. Ora sembravano sensazioni lontane, remote, che potevano essere ripescate soltanto all'interno di un Pensatoio colmo di ricordi.
Si stavano baciando dolcemente sul divano di Grimmauld Place, che era divenuto il loro nido d'amore da quando aveva terminato gli esami e la scuola era ufficialmente finita. Ormai si recava continuamente in quella casa e Ron aveva smesso di protestare, permettendole di dormire da Harry; non che lei avesse bisogno di alcun permesso, ma il fatto che avesse smesso di lagnarsi era positivo.
Harry lavorava come Auror da quasi un anno ormai, ma essendo appena usciti da una guerra, il mondo dei criminali magici sembrava addormentato ed il lavoro non era molto; spesso il moro si ritrovava a dover catalogare vecchi schedari, cosa che lo annoiava tantissimo, ma poi aveva tutti il tempo da dedicare alla sua fidanzata.
Avevano appena fatto l'amore.
Ginny affondò le mani piccole in quella spettinata chioma corvina illuminata dal sole caldo di Luglio che filtrava attraverso le tende. Si chiese per l'ennesima volta se tutto ciò fosse frutto della sua mente: aveva ottenuto quel che aveva sempre desiderato, ovvero l'uomo che amava.
Si ricordò, mentre il moro le accarezzava la schiena nuda con delicatezza e le baciava il collo, di come tre anni fa alla sola età di quattordici anni avesse detto proprio a lui che ogni cosa era possibile se si possiedono nervi sufficientemente saldi. Ora aveva quasi diciotto anni, era diventata grande, matura; aveva concluso la sua istruzione con voti eccellenti e si affacciava ad una vita da adulta. La sua infanzia circondata da fratelli maschi l'aveva temprata e, di conseguenza, aveva saputo tener duro per costruire la storia d'amore, che aveva sempre sognato, con il ragazzo che era sopravvissuto.
Doveva tutto proprio alla sua famiglia, forse.

Fred.

Ginny trattenne per un attimo il respiro ed aprì gli occhi, osservando quelli vicinissimi e socchiusi dell'altro.
Era trascorso più di un anno da quando si erano riuniti, ma anche da quando suo fratello aveva perso la vita quel fatidico 2 Maggio di un anno prima.
Si scostò dalle labbra del suo fidanzato, cercando avida l'aria nella stanza che improvvisamente le mancava.
Harry inforcò gli occhiali poggiati sul tavolino e la osservò spaesato con i suoi bellissimi occhi verdi, aggrottando le sopracciglia; lei sospirò e scosse la testa piano “Scusami.”
Lui parve capire cosa pensasse in quell'istante la rossa, così non disse nient altro: si mise seduto, la tirò verso sé e le cinse le spalle con un braccio.
“Ci sono qui io.” sussurrò con voce ancora un po' roca, ma profondamente dolce.
Ginny si strinse a lui affettuosamente, ascoltando con l'orecchio poggiato sul petto il cuore del moro battere ad un ritmo incessante.

 

***

10/08/1999

 

Giallo girasole.” disse sicura, mentre fissava la parete spoglia dinnanzi ai suoi occhi.
“Giallo girasole? E perché proprio questo colore?” le domandò Harry curioso, che stava al suo fianco e guardava nella sua stessa direzione, sostenendo nel palmo della propria mano una spugna.
“Non lo so. Penso sia adatto alla cucina, o sbaglio?” domandò lei, sentendo la determinazione vacillare per un attimo. Quando Harry le poneva domande del genere non sapeva mai se era per semplice cortesia e curiosità, o perché quell'idea non gli piaceva.
“Hai ragione, illumina tantissimo questa casa tetra.” rispose lui con voce gentile voltandosi verso di lei e sorridendole.
La rossa gli sorrise di rimando e si tuffò su di lui per dagli un lungo bacio.

In quella bellissima e caldissima giornata di Agosto lei e il suo fidanzato avevano avuto la brillante idea di procedere con la restaurazione di Grimmauld Place, dedicandosi alla cucina: avevano spostato i mobili, ricoperto il pavimento di giornali per proteggerlo, staccato la carta da parati vecchia ed ammuffita e adesso dovevano pitturare le pareti. Avevano diviso il muro in parti: solo la zona centrale della stanza sarebbe stata tinteggiata, mente la base delle pareti ed il soffitto sarebbero rimasti bianchi. Il moro aveva visto su una rivista babbana al supermercato un nuovo tipo di tinteggiatura realizzabile con una spugna di mare e, dato che voleva farlo con le sue mani, sembrava anche meno faticoso dell'utilizzo del pennello.
Ginny aveva consigliato a Harry dei colori pastello, chiari, ma allo stesso tempo brillanti in modo che quel luogo acquisisse un carattere più familiare e pacifico; per questo motivo il ragazzo era tornato a casa carico di barattoli di colore che avrebbero poi utilizzato anche per le altre camere.
Giallo girasole pastello, sfumato non era perfetto per una cucina? Poi lei adorava i girasoli, erano dei fiori stupendi e soprattutto diversi dalle classiche rose che piacevano all'intero mondo femminile. Eccetto Ginny Weasley, ovviamente.


Dopo qualche minuto trascorso ad amoreggiare, il moro si scostò da lei e disse ridendo “Hey, così però non inizieremo mai..”
Ginny sbuffò, roteando gli occhi al cielo “Solo perché tu vuoi farlo alla maniera babbana.”
“E' più soddisfacente.” sentenziò il moro, sperando di trasmetterle la stessa voglia di fare che aveva lui; ma la ragazza dei capelli ramati continuò a restare poco entusiasta da quell'idea. Forse era un problema della famiglia Weasley: non erano dei tipi molto attivi in questo tipo di cose, tendevano a semplificare sempre tutto con l'aiuto dei sortilegi magici.
“Non capisco perché dobbiamo sgobbare come dei muli se possiamo risolvere tutto in pochi minuti con la magia..” si lagnò per poi aggiungere dopo qualche secondo con aria maliziosa “Conosco qualcosa di molto soddisfacente che potremmo fare mentre la spugna fa il suo lavoro.”
Harry rise divertito scuotendo il capo “Avanti Ginny, fammi questo favore! Poi ti prometto che faremo tutto ciò che vorrai con la magia.”
“D'accordo.” fece lei infine un po' delusa; poi guardò i barattoli con i vari colori “Allora? Qual è il Giallo girasole?” domandò allegra.
“Non c'è.” fece Harry osservandola con aria divertita.
“Che vuol dire non c'è?!” chiese la rossa accigliata. Si era dimenticato di comprarlo? Gli uomini non sapevano davvero fare un bel niente senza una donna accanto!
“Vuol dire che lo dobbiamo creare.” rispose lui pazientemente aprendo il barattolo dell'arancione, del giallo e del bianco.
“Stai scherzando, vero?” sbottò secca lei.
“No, perché dovrei?” domandò il moro con gli occhi verdi fissi su di lei.
“Ma è un'assurdità! Dai, Harry, ascoltami.. creiamolo con un incantesimo e poi tinteggiamo come i babbani.” lo supplicò, sperando che il ragazzo ragionasse sull'impossibilità di ciò che voleva fare.
“No, lo voglio fare io.” continuò il suo fidanzato con determinazione, abbassando lo sguardo sui colori ed iniziando a procedere.
“Non penso tu lo sappia fare.” fece la rossa, con aria scontata “Alla fine non hai mai fatto una cosa simile.. sei un mago!”
“Io penso che invece sia tu ad avere paura di non saperlo fare.” decretò con aria di sfida Harry, alzando nuovamente gli occhi su di lei.
Ginny inarcò le sopracciglia, punta nell'orgoglio. “Cosa hai detto?!” domandò con la voce inarcata dal nervosismo.
“Che non ci riesci!” esclamò lui sorridendo sempre di più, schernendola.
“Ah ah ah. Davvero divertente. D'accordo! Passami quei dannati colori Harry Potter e vediamo chi vincerà.” disse combattiva la ragazza afferrando un recipiente vuoto, una spugna pulita e mettendosi all'opera.
Con la coda dell'occhio intravide le labbra del moro arricciarsi in un sorriso soddisfatto, ma allo stesso tempo dolce e pieno d'amore.

*

 

“AH! Hai visto?! E' perfetto, anzi perfettamente perfetto! Un Giallo Girasole che così simile a quello in natura non era mai stato visto e neppure un muro dipinto con tale precisione.” esclamò Ginny raggiante, sventolando il barattolo con il liquido in faccia al fidanzato ed indicando la parete che avevano appena dipinto con il colore da lei creato.
Harry si asciugò la fronte affaticato e ridendo ammise “D'accordo, hai fatto un ottimo lavoro. Mi hai battuto! Sei contenta, vedo.”
“Mai stata meglio.” dichiarò soddisfatta la rossa, aggiungendo poco dopo “E pensare che avevi detto che avevo paura di non saperlo fare.. puah! Invece tu hai creato una sottospecie di arancione bruciacchiato.” Posò il barattolo di plastica a terra, abbandonando la spugna marina al suo interno ed incrociò le braccia scrutandolo torva.
“Mi sbagliavo.” disse soltanto lui, senza smettere di sorridere.
“Come fai a non rimanerci male? Cavolo, hai perso.. non sei giù di morale?” domandò scoraggiata ed invidiosa: Harry era sempre perfettamente equilibrato, non era possibile.
“Perché hai vinto tu..” sussurrò avvicinandosi e cingendole la vita con le braccia, stringendo ancora la sua spugna in una delle due mani “Quindi sono felice.”
“Mmm..” grugnì lei, lasciandosi sfuggire un sorriso mentre lui le iniziava a baciare il collo con delicatezza.
“Penso proprio che questo colore sia perfetto su di te...” sussurrò con ancora le labbra incollate alla sua pelle candida.
Ginny sentì dei brividi correrle lungo la schiena e si strinse nelle spalle emozionata, costringendo Harry a scostarsi un po' da lei; il ragazzo appoggiò la fronte contro la sua e continuò a mormorare con voce profonda, creando uno sciame di farfalle scatenate nello stomaco della rossa “...per questo motivo vorrei vederlo sulla tua pelle..”
Le sopracciglia chiare e ramate della ragazza si aggrottarono curiose, ma non ci fu tempo per chiedere spiegazioni: il moro aveva già appoggiato i pollici sporchi di pittura sulle sue gote rosee.
“Harry!” esclamò lei ridendo, cercando di togliere il colore dalle guance tempestate di lentiggini, causando l'effetto contrario, macchiando dunque tutto il viso.
Lui rise divertito. “Ti dona molto, in effetti.” decretò soddisfatto, osservandola.
Lei si allontanò da lui, immergendo un intera mano nel barattolo di pittura e gliela appoggiò sul collo colorandolo. “A te sta meglio il verde, invece!” fece schernendolo e facendogli la linguaccia; ma il moro l'afferrò di nuovo e sta volta con la spugna le sporcò anche le braccia e gli indumenti.
“Sei perfido!” esclamò lei, sudicia e bagnata.
“Te la sei cercata!” fece lui, lanciandole addosso la spugna impregnata di colore.
Ginny a quel punto afferrò la sua, ancora galleggiante nel barattolo e diede vita ad una vera e propria guerra di pittura: i due risero e si fecero gli assalti per un quarto d'ora.

Quando entrambi esausti crollarono a terra sul pavimento ricoperto dai giornali impregnato di colore, completamente sporchi, la rossa domandò ansimante e un po' preoccupata “Come diavolo si toglie questa roba di dosso?”
Harry fece solo un piccolo cenno del capo verso il piano di sopra e quando lei sembrò afferrare cosa intendesse il suo fidanzato, quello si aprì in un sorriso malizioso.
Si alzarono entrambi e la rossa gli saltò addosso, aggrappandosi al suo corpo; si fece trasportare comodamente verso il piano superiore, mentre i loro occhi si immergevano gli uni negli altri e quel contatto provocava un aumento incalzante del battito cardiaco.
Una volta entrati nel bagno, misero a scaldare l'acqua della vasca mentre si svestivano e baciavano appassionatamente.
Quando tutto fu pronto si immersero nell'acqua calda e piena di schiuma, senza staccarsi l'uno dall'altra: Ginny era talmente emozionata e felice che quasi ebbe paura che il cuore, dal battito sempre più rumoroso, potesse esploderle nel petto. Non avevano mai fatto l'amore nella vasca e quella realtà l'agito inspiegabilmente: e se fosse stato più difficile, più doloroso? Non seppe perché quelle domande sciocche le stavano affollando la mente, ma non poté far a meno di irrigidirsi e preoccuparsi.
Harry parve accorgersene e cercò di metterla a suo agio, baciandola ovunque, come solo lui era capace. Il contatto di quelle labbra sottili color fragola lasciava un marchio infuocato sulla sua pelle lengigginosa, che riusciva a far distendere meccanicamente i nervi; la rossa si rilassò lentamente, assaporando quel momento magico e capendo che non sarebbe successo nulla di spaventoso.
Tutto ciò di cui aveva bisogno era lì davanti a lei: un ragazzo dai capelli corvini e dagli stupendi e profondi occhi color smeraldo, completamente imbrattato da una pittura color Girasole, di cui era sempre stata innamorata e al quale adesso era legata da una bellissima relazione d'amore, le stava offrendo l'immenso piacere di essere sua, in quel bollente pomeriggio d'estate.

 

**

 

11/08/1999

 

Ginny si svegliò baciata dai raggi del caldo sole mattutino d'Agosto.
Aprì piano le sue palpebre, facendo invadere le iridi color nocciola dalla brillante luce solare; poi si stiracchiò sbadigliando e si voltò verso l'altra metà del letto: Harry non c'era.
Possibile che era lì in quel letto dal giorno precedente? Per un attimo si meravigliò di se stessa, ma in effetti poco importava: era estate, la scuola era finita e non aveva compiti per Settembre.
Nel momento in cui le immagini degli attimi trascorsi in bagno in compagnia del suo fidanzato le balzarono dinnanzi agli occhi sorrise ed arrossì divenendo un solo colore con i suoi capelli. Quel pomeriggio di passione nella vasca era stato fantastico ed il moro ormai era totalmente padrone della situazione; riusciva a farle provare emozioni sempre più intense ed incredibilmente sconosciute.
Restò alcuni minuti a scrutare le lenzuola dove poco fa aveva dormito il suo fidanzato, dopodiché si alzò, indossò una leggera vestaglia color pesca e si incamminò di sottò.
Quando giunse al piano terra, qualcosa le oscurò improvvisamente la vista; in un primo momento si spaventò, ma poi il consueto profumo di menta fresca la riportò alla realtà e comprese immediatamente che si trattava di Harry.
“A cosa devo il divieto di guardare?” domandò ironica la rossa, con un sorriso stampato sulle labbra.
“Beh, è un sorpresa.. su vieni, ti guido io. Resta con gli occhi chiusi, però.” le sussurrò all'orecchio il moro, appoggiandole le mani sui fianchi e conducendola altrove.
Una volta arrivati a destinazione, il ragazzo le diede il permesso di guardare. Erano in cucina! Il muro era asciutto, il pavimento libero e pulito e la stanza aveva tutti i mobili in ordine.
“E' stupenda! Harry, hai messo tutto apposto da solo.. mentre io dormivo!” esclamò con un sorriso la ragazza osservando entusiasta la pareti colorate della camera.
“Beh non mi ci è voluto molto con la magia,ma.. non è finita..!” mormorò conducendola stavolta verso il tavolo.
Sulla superficie di legno era appoggiato un pacchettino dello stesso colore che avevano utilizzato per dipingere la cucina; la rossa non seppe cosa pensare in un primo momento, mille domande le affollarono la mente, come ad esempio dove avesse trovato della carta da regalo di quel colore, o a cosa fosse dovuto quel pacchetto, e quindi restò ammutolita osservandolo con occhi curiosi.
Harry dopo pochi secondi la incitò ansioso dicendo “Beh, ecco.. aprilo.”
Ginny si risvegliò dallo stato di trance e lo aprì con delicatezza, liberandosi del pacchetto che mostrò il suo contenuto: una scatolina quadrata di un blu scuro intenso con una scritta sopra, di una marca che la rossa non aveva mai sentito nominare. La aprì e all'interno brillarono prepotentemente due bellissimi orecchini a forma di girasole. La ragazza trattenne il fiato esterrefatta ed accarezzò la superficie dei gioielli: i petali erano lisci e riflettevano la luce del sole che illuminava la stanza; il centro del fiore era formato da dei brillanti scuri, che luccicavano stupendamente.* Non erano vistosi, perché rispecchiavano i colori reali del girasole senza eccedere in un luccichio inutile, che potevano donare i diamanti, ma erano talmente preziosi e raffinati che la lasciarono senza fiato.
“Buon compleanno, Ginny! Non sapevo esattamente cosa regalarti, ma dato che ieri hai deciso per il giallo girasole, ho pensato che questi orecchini, che avevo visto qualche giorno fa in una vetrina di un negozio babbano, fossero il regalo perfetto. Non solo perché è un fiore che ti piace particolarmente, ma perché vorrei che ti ricordassero sempre il grande passo che abbiamo compiuto insieme progettando la ristrutturazione di questa casa: ovvero la decisione di farla divenire nostra per vivere insieme il prima possibile.” disse senza interrompersi e guardandola negli occhi.
Lei era talmente spaesata e felice che non sapeva cosa dire “Harry..” sussurrò con gli occhi lucidi, iniziando ad indossare gli orecchini per vederli allo specchio “..ma quanto ti sono costati?! Sono perfetti, bellissimi, sensazionali!”
Il moro rise soddisfatto da quella reazione “Non pensare al prezzo. Sarò anche sciocco, ma per me i diciott'anni di una persona resteranno sempre importanti, forse è perché sono cresciuto a cavallo fra il mondo magico e quello babbano; quindi ci tenevo a farti un bel regalo in quest'occasione speciale, più per me che per te.”
“Oh Harry.. e io che me n'ero dimenticata..” sussurrò, mentre si osservava nello specchio nella camera accanto alla cucina ed accarezzava i fiori gioiello, come se fossero dei rari oggetti di inestimabile valore.
“Già.. me n'ero accorto..” sussurrò in un soffio, osservando la sua immagine riflessa; le spostò i capelli e le baciò la nuca dicendo “Sei bellissima.. e ti stanno d'incanto.”
“Ti amo.” disse lei, prendendo le sue braccia per far si che Harry si accostasse di più e lei potesse sprofondare con la schiena nel suo petto.

Ginny portò sempre quegli orecchini nelle occasioni speciali della sua vita.

Dopo alcuni anni Harry rivelò a Ginny di aver sbagliato di proposito il colore con cui dipingere le pareti, per renderla felice e stare in sua compagnia durante la restaurazione babbana.

 

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25/12/1999

 

“No, non si mangia. Devi giocarci, non metterlo in bocca!” fece Harry terrorizzato, cercando di riprendersi il giocattolo.
Intorno a lui tutti esplosero in una fragorosa risata e le mura fragili della Tana tremarono a causa di quella botta d'allegria. Probabilmente era da molto che non si rideva così serenamente e quello era il primo vero Natale più sereno da quando Fred aveva perso la vita.
Da un anno a questa parte, la casa era cambiata notevolmente: il grande orologio con le lancette per ogni membro della famiglia Weasley era sparito, sostituito da uno con un'unica lancetta che indicava cosa fare durante la giornata o se si fosse in ritardo**. Doveva essere stata dura osservare quella di Fred fissa sulla voce “morto”. La stanza dei due gemelli era stata sgomberata dalle vecchie cose, nonostante in un primo momento Molly avesse preferito lasciarla così com'era; adesso spesso vi dormiva Andromeda quando veniva a trovarli con il piccolo Teddy o chiunque si recasse alla Tana.

Per quanto riguradava la vita della famiglia Weasley Ron lavorava ancora con George presso il negozio a Diangon Alley, Molly si occupava come sempre della casa e Arthur lavorava al ministero come sempre. Bill era impiegato alla Gringott, Charlie era ancora impegnato a studiare draghi in giro per il mondo e Percy era diventato capo del dipartimento dei trasporti magici.
Ginny ogni tanto faceva percepire al moro di aver intenzione di entrare in una squadra di Quidditch come cacciatrice, ma non ne era ancora sicura, per questo motivo adesso si godeva il dolce far niente post-Hogwarts.

“Guarda che è un bambino, funziona così nel loro mondo.” disse la sua fidanzata con aria tranquilla, andandosi a sedere sul divano, dove si trovavano Hermione e Ron.
Il moro, seduto per terra, non si tranquillizzò a quelle parole e quando Teddy girò verso di lui il suo visino tondo sorridente, circondato da una soffice chioma di capelli verdognoli, con il pupazzetto di un Ippogrifo scalpitante che sbucava dalla sua bocca non seppe più cosa fare.
“Ginny ha ragione, i bambini sperimentano tutto con la bocca e le mani è il loro contatto con il mondo, non devi angosciarti inutilmente. Vuol dire che il tuo regalo di Natale gli è piaciuto.” disse gentilmente Andromeda, seduta al tavolo insieme al signor e la signora Weasley e Fleur che reggeva in braccio la piccola Victoire.

“Beh, ne sono contento, davvero.. ma sarà pieno di germi, non l'ho lavato prima di darglielo!” continuò agitato, percependo di avere la fronte imperlata dal sudore.
“Si fa gli anticorpi.” liquidò la faccenda un Ron particolarmente rilassato.
“Ronald! Harry ha ragione, chissà che cosa c'è su quel coso!” sbottò la riccia seduta al suo fianco, con la voce incrinata dall'ansia.
Perfetto, se Hermione mi dà ragione vuol dire che sto diventando come lei.” pensò Harry allarmato, mentre osservava Teddy che cercava di mettersi in piedi con ancora il pupazzetto stretto fra i denti.
“Guarda che il negozio è pulito, dato che sono io ad occuparmene!” esclamò il rosso in direzione di suo fratello appena entrato in cucina, mano nella mano con Angelina.
“E questo ti toccherà fare per altri innumerevoli anni, prima di poter intraprendere la retta via.” sentenziò quello con aria saggia, afferrando un dolcetto dal tavolo.
“Ma quale retta via! Mi sono stancato di farti da schiavo..” brontolò Ron, guardandolo in cagnesco.
“Oh, avanti dateci un taglio.” fece Ginny con aria ammonitoria in direzione di entrambi.
George fece un sorriso gigante a suo fratello, come per fargli capire che la questione era stata per l'ennesima volta accantonata e si sedette al tavolo insieme alla sua fidanzata.
Harry nel contempo cercò di capire cosa volesse fare il bambino davanti a lui: stingendo ancora l'ippogrifo, con le piccole manine cercava di darsi la spinta per mettersi in piedi, ma in questo modo aveva il viso rivolto verso il pavimento e se fosse scivolato avrebbe potuto sbattere con il volto per terra e far penetrare il giocattolo fino in gola.
O Santi Numi.” pensò agitato, così decise di prenderlo in braccio ed appoggiarlo contro il ventre.
Quello lo guardò e lo indicò divertito bofonchiando “Erri.”
“Si, Harry bravo!” esclamò il ragazzo sorridendo e sperando che per parlare mollasse la presa sull'oggetto, che ormai si agitava freneticamente. Fortunatamente dopo pochi secondi lo sputò e l'ippogrifo giocattolo, esausto, corse il più lontano possibile da lui.
“Lui, via.” disse con il viso triste il bimbo, guardando Harry con i grandi occhi, che improvvisamente divennero scuri forse per il cambiamento di umore.
“Ma dopo torna, non preoccuparti.” provò a tranquillizzarlo, sperando di distrarlo “Ora mi dici come ti chiami?”
“Me, deddy.” disse in un sorriso il piccolo, mentre gli occhi si coloravano di un azzurro intenso.
“Bravissimo e lei?” fece il moro indicando Hermione.
“'Mone.” disse, guardandola con attenzione. La riccia sorrise dolcemente
“Si, esatto e lei?” chiese spostando la sua attenzione su Ginny, che lo guardava curiosa.
“Inni!” urlò allegro, battendo le mani. Provava una particolare simpatia nei confronti della sua fidanzata, che lo faceva sempre divertire facendo facce buffe.
“Mi piace Inni!” esclamò Ginny sorridendo.
“E questo qui?” domandò infine Harry, facendo voltare Teddy verso Ron. Il rosso attese allegro che il bambino pronunciasse il suo nome, ma quando quello lo fece probabilmente non fu ciò che lui si aspettava di sentire.
“Gon.” sputò in un soffio, scoppiando a ridere e causando l'ilarità di tutti i presenti.
Anche Harry non riuscì a contenersi. Ron invece divenne paonazzo dall'imbarazzo e sembrò restarci un po' male; Hermione cercò di consolarlo spiegandogli che forse aveva difficoltà a pronunciare la lettera r all'inizio della parola e che spesso succedeva nei bambini francesi, ma quello non sembrò molto convinto.

Dopo aver pranzato ed essersi scambiati tutti quanti i regali, la maggior parte dei presenti si recò in cortile per giocare a palle di neve, mentre Harry andò a sedersi sul divano dove si trovavano Molly ed Andromaca con Teddy accanto, intente a discutere di tematiche che, almeno dai loro volti, sembravano delicate.

“..quindi non so come fare, ma un modo lo troverò, vedrai.” mormorò la donna dai capelli ricci e dai grandi occhi castani.
“Lo sai che su noi puoi sempre contare.” disse Molly, posando una mano su quella dell'altra, a mo' di conforto.
“Voi avete tante cose di cui occuparvi, non potete badare anche a noi.” fece quella scuotendo la testa, con aria affranta.
“Che succede?” domandò il moro, sedendosi sulla poltrona accanto al divano in modo da poter avere di fronte a sé entrambe.
Adromeda e Molly si guardarono l'un l'altra in tensione e poi risposero all'unisono “Nulla, stai tranquillo.” Poi la nonna del suo figlioccio proseguì dicendo “Parlavamo di Teddy.”
“A che proposito esattamente?” domandò il moro, per poi aggiungere, sempre con tono cordiale ma incalzante “Sai essendo il suo padrino sono interessato a qualsiasi cosa riguardi lui in prima persona.”
La signora Weasley sospirò e senza riuscire a trattenersi, almeno così parve a Harry, dichiarò “Parlavamo dell'asilo di Teddy.”
“Molly!” sbottò offesa la signora Tonks, irrigidendosi notevolmente.
“Mi dispiace, cara, ma Harry ha il diritto di sapere le tue difficoltà.” cercò di scusarsi la donna corpulenta, osservandola con occhi dolci; ma quella non sembrò accogliere le scuse con calore.
“Che problema c'è con l'asilo?” chiese il ragazzo, cercando di attirare l'attenzione di entrambe.
La donna sembrò ancora rifiutarsi di voler parlare, ma dato che Molly aveva sputato il rospo Harry si concentrò su di lei, fissandola spudoratamente finché quella per l'esasperazione non cedette nuovamente “Andromeda ha difficoltà economiche e non ha i soldi necessari per pagare l'asilo al piccolo.”
Il moro si sentì improvvisamente spaesato, ferito dal fatto che la signora Tonks non gliene avesse parlato e deluso da se stesso per non aver pensato a quella possibile necessità.
Dopo alcuni secondi la mamma dei fratelli Weasley si alzò dicendo “Ora vi lascio discutere da soli di questa problematica.”
La donna dai capelli ricci non disse nulla: guardava altrove con l'aria altezzosa tipica dei Black, punta nell'orgoglio. Harry le fece un sorriso e poi, quando Molly lasciò la stanza definitivamente, si rivolse ad Andromeda. “Perché non mi hai detto nulla?!” domandò nervosamente, indicando Teddy che giocava allegro sul divano con il giocattolo di Ippogrifo.
“E cosa avrei dovuto dirti, che non riesco a badare neanche al mio unico nipote?!” sbottò la donna con aria dura e ferita, guardandolo torvamente.
“Non intendevo questo, ma..”
“Ma, cosa?! E' la verità..” lo interruppe quella, facendo diminuire sensibilmente il tono di voce. Ora la sua espressione era amareggiata e triste. “Non sono riuscita a salvare mio marito, mia figlia e mio genero. L'unica cosa che mi è rimasta di loro è questo bambino, eppure non sono capace di donargli un'istruzione. Sono una nonna inutile.”
Harry si sentì in colpa per aver fatto sfociare la conversazione in quella direzione drastica: non voleva che Andromeda gettasse del fango su se stessa, ciò che stava facendo era ammirevole e si stava rivelando una figura importantissima per Teddy a suo avviso, non solo in qualità di nonna.
“Non è assolutamente vero,” disse il moro con voce calma e sicura “tu sei una persona fondamentale per tuo nipote e stai facendo quel che puoi.” si interruppe un attimo osservando il bimbo che faceva le pernacchie all'Ippogrifo, il quale si leccava le piume con noncuranza “Non è facile crescere un bambino, immagino, e io davvero non avrei saputo da dove iniziare; tu invece sei eccezionale e se l'unico problema che hai è quello economico, non credo che tu sia una pessima nonna.”
La signora Tonks addolcì lo sguardo ed attese ancora che il ragazzo continuasse.
“Io voglio sapere cosa succede, perché sento di essere coinvolto anche io nella vita di Teddy essendo il suo padrino e davvero non è un peso per me. Mi spaventa, questo è sicuro, perché io non so cosa fare se mi danno un bambino in braccio, penso tu te ne sia accorta poco fa, e se non ci fossi stata tu la vita per lui sarebbe stata molto diversa, credimi; però ti prego se ho la possibilità di dare una mano, che si tratti di un aiuto economico o morale, permettimelo. La mia vita non è stata come sarà quella di Teddy: lui avrà te, me e la famiglia Weasley. Io non avevo una nonna amorevole, ma degli zii che mi hanno causato più problemi che altro, anche se in fondo un po' di bene me ne volevano; un padrino rinchiuso ad Azkaban, che credevo l'assassino dei miei genitori e che quando ho scoperto realmente chi era e desideravo andar a vivere con lui, non ho potuto. Non sai quanto ho atteso quel momento, come se fosse l'inizio di una nuova vita, con una persona che mi amava.. ma non è mai arrivato. Quando è morto è crollato un altro punto di riferimento.” deglutì e sentì il cuore stringersi in una morsa di dolore a quei ricordi.
Poco dopo riprese dicendo “Per questo motivo vorrei aiutare Teddy e se tu me lo concedi io te ne sarei davvero grata.”
La donna lo fissava con i grandi occhi pieni di lacrime: aveva perso tutta la solennità che in genere aveva dipinta sul volto; adesso il suo sguardo sembrava trasmettere solo un forte sentimento d'amore ed una disperata richiesta d'aiuto. Dopo qualche minuti di silenzio, nei quali il ragazzo sentiva soltanto il proprio cuore tamburellare incessantemente contro i timpani, domandò con voce flebile “Mi dai una mano, Harry?”
“Certamente, Andromeda.” sussurrò lui piano, alzandosi dal divano ed abbracciando la signora Tonks, alzatasi a sua volta per stringerlo a sé.

 

*

Inspirò a lungo l'aria fredda del cortile ed osservò con occhi avidi quel luogo pieno di ricordi: la Tana forse restava l'unica casa, la sua casa. Avrebbe reso Grimmauld Place un posto accogliente e sereno per una sua ipotetica famiglia costruita con Ginny in futuro, ma quello sarebbe stato sempre il suo rifugio, colmo di momenti tristi e beati della sua adolescenza.
Il pensiero di doversi preparare a divenire un adulto, a dover prendere decisioni importanti che non riguardassero solo il lavoro, ma anche la vita di persone più fragili e che dipendevano da lui lo terrorizzava.

Harry non seppe dire con precisione quanto tempo trascorse seduto ad osservare il mano di neve che ricopriva la terra, ma dopo poco Ginny si unì a lui, trascinando con sé il suo dolce profumo.
“Che fai qui da solo?” domandò, inclinando il capo.
Ma quello non si voltò a guardarla e disse con voce tremante “Ho paura di non essere abbastanza pronto per diventare adulto. Più sto qui e più sento di essere ancora un bambino.”
“Cosa te lo fa pensare?” chiese, con quel suo modo sempre perfettamente discreto e sensibile che Ginny aveva per indagare nella sua mente.
“Io.. io non lo so, Ginny. Ma.. se ripenso a prima.. quando giocavo con Teddy.. io non sono pronto e forse non lo sarò mai.” sentiva un groppo in gola che gli impediva di scandire con chiarezza le parole.
Ma la rossa sembrò capire ciò che stesse farfugliando e disse con voce calma e forte “Harry, hai solo paura di non essere un buon padrino o anche di non essere un buon padre in futuro?”
Perché riusciva sempre a cogliere nel segno?
Lui annuì soltanto, sentendosi incapace di parlare.
La ragazza si strinse di più vicino a lui e sta volta sussurrò “Non essere sciocco, tu sarai perfetto. Noi saremo perfetti; ci sono anche io ricordi? Quando avrai paura o ti sentirai perso io sarò al tuo fianco. Andrà tutto bene vedrai.”
Harry sentì il peso che aveva sul cuore sciogliersi lentamente e diventare caldo e dolce come il miele aggiunto ad una bollente tazza di tè.
“Ginny..grazie..” mormorò in un soffio, stringendo la sua fidanzata con un braccio ed accostandola sempre di più a lui, osservando la neve bianca.

Harry e Ginny erano diventati adulti sostenendosi l'un l'altro giorno per giorno, costruendo il loro futuro.
 

*ho cercato su internet degli orecchini del genere e dubitavo di trovare ciò avevo immaginato, invece alla fine ce l'ho fatta e vorrei mostrarli anche a voi: http://i57.tinypic.com/o03zp4.png nell'immagine sembrano molto grandi, in quanto sono ravvicinati, ma io li immagino di una grandezza normale, capaci di restare all'interno dei bordi del lobo :). Io me ne sono innamorata.. non so voi! :D (anche perché adoro i girasoli!)

**questa è una mia decisione personale, in realtà nel libro non si parla di un orologio con le lancette per ogni membro della famiglia Weasley, ma nel film esiste e mi piaceva l'idea di inserirlo in questa storia per far capire il cambiamento che ha subito la casa a causa della morte di Fred. L'orologio che ha sostituito il vecchio, in realtà è quello descritto da Harry nel scondo libro della saga, quando arriva alla Tana :).

  
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