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Autore: semplicementeme     04/12/2008    4 recensioni
Aveva deciso di partire per dimenticare.
Aveva deciso di partire per non soffrire.
Aveva deciso di partire per trovare, finalmente, un po’ di pace.

Vi siete mai chiesti cosa sarebbe successo se al posto di Flanny fosse partita Candy?
***ON LINE: VI capitolo***
Genere: Romantico, Malinconico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Candice White Andrew (Candy), Terrence Granchester
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo V

Lo spettacolo si era concluso da meno di mezz’ora e lui era lì, nel suo camerino. Lo scrosciare degli applausi ormai era un’eco lontana. Non si riteneva soddisfatto della sua performance e per questo si era rintanato nella sua stanza.

Adesso era lì, da solo nel suo ambiente, illuminato dal fuoco tremulo di poche candele.

Osservava il suo riflesso nello specchio ma, in realtà, non era la sua immagine ad essere riprodotta bensì quella di una giovane dai capelli biondi e boccolosi, legati in due morbide code. Le efelidi risaltavano sul suo viso paffuto ed ancora fanciullesco. Gli occhi verdi erano attraversati dalla luce della vita e dell’allegria. Le labbra, schiuse in un dolce sorriso rivolto solo a lui.

Terence allungò una mano convinto di poter sfiorare quel viso tanto amato ma la delusione fu tanta quando, invece, incontrò la superficie gelida e liscia dello specchio. L’incanto si era spezzato ed il suo viso fece nuovamente capolino sulla superficie riflettente. Si specchiò ma non si riconobbe. Non era più lo stesso. Erano trascorsi già diversi giorni dalla partenza della sua Candy, ed ancora non si sapeva nulla.

Dove si era cacciata? Come aveva fatto a sparire così nel nulla? Come aveva recuperato i documenti falsi, non solo per il viaggio, ma anche per attestare le sue qualità di infermiera. Come era riuscita a farla sotto al naso ad Albert…

Un lieve bussare alla porta lo riportò al presente. Calcando nuovamente la maschera dell’indifferenza, concesse il permesso di entrare. Susanna Marlow, in tutta la sua grazia ed eleganza, fece il suo ingresso all’interno del camerino del giovane Grandchester.

- Terence, sei pronto? Ci stanno aspettando per il ricevimento che si terrà a casa Mc Flass.

La sua voce era armoniosa e melodica ma infastidì Terence. Quella voce non era come quella del suo angelo. Non era dotata della stessa dolcezza e vivacità. Quella voce non gli trasmetteva la stessa pace e serenità che solo la sua Candy era in grado di fare.

- Tu va pure Susanna. Io preferisco tornarmene a casa.

Quella sera si sentiva particolarmente malinconico. Non voleva avere nessuno tra i piedi. Recitare era stato faticoso, soprattutto con il pensiero di Candy sempre impresso nella mente. Era meglio restare solo a casa. Chiuso tra quelle quattro mura a leggere un libro con la speranza di poter fuggire alla sua angoscia.

- Terence, ma cosa dici? È necessaria la nostra presenza. Siamo gli attori di punta della compagnia e la gente si aspetta di vedere entrambi. Coraggio preparati. Io ti aspetto nel mio camerino. Quando sarai pronto, mi raggiungerai.

La ragazza aveva accompagnato le sue parole con un sorriso sperando, così, da rabbonire il collega. I suoi sforzi risultarono vani dato che Terence parve, al contrario, innervosito dall’insistenza della ragazza.

- Susanna, ho detto che non verrò ed adesso se non ti dispiace vorrei restare solo.

- Ma Terence…

Il ragazzo si voltò di scatto ad osservare Susanna che restò gelata dall’espressione collerica che vide sul volto dell’altro. Ciò nonostante decise di tentare ancora. Non voleva darsi per vinta. Non poteva permettere a Terence di allontanarsi da lei. Aveva già fatto tanto riuscendo ad allontanare quella ragazzina dal suo amato. Adesso doveva giocare a dovere le sue carte e tenersi Terence. Non avrebbe perso. Lei era abituata ad avere tutto ciò che desiderava.

- Come vuoi. Non andremo alla festa. Vado ad avvertire Robert della nostra assenza. Tu, intanto, inizia a prepararti.

Non si sarebbe tirata indietro. Terence era perfetto per lei. Elegante. Colto. Educato. Affascinante. Misterioso. Tutti lo affermavano: loro due insieme erano una delle coppie più ammirate di Broadway. Anche Terence, presto o tardi, se ne sarebbe reso conto e quella biondina sarebbe stata solo un ricordo adolescenziale.

- Susanna, forse non hai capito. Voglio restare solo.

- E perché mai?

No! Non si sarebbe arresa. Lei voleva Terence e lo avrebbe conquistato, ad ogni costo.

- Non credo che siano affari che ti riguardino. Ed adesso lasciami in pace.

- Cosa credi di ottenere rintanandoti in casa? Lei non tornerà più. Ormai è finita, fattene una ragione una buona volta e guardati attorno. La vita va avanti.

La giovane resasi conto di aver parlato anche troppo decise di lasciare il camerino. Doveva trattenersi ma era stato più forte di lei. Vedere Terence così abbattuto e depresso l’aveva mandata in collera. Con la mano sulla maniglia, ed ormai certa di essere sfuggita alla collera del giovane Grandchester, stava per uscire dalla stanza quando, una presa salda e calda, l’afferrò per la spalla ed in modo poco delicato, la costrinse a voltarsi.

Nell’esatto istante in cui i suoi occhi si posarono sul volto del ragazzo che aveva di fronte, si rese conto di aver esagerato e pregò con tutto il cuore di veder arrivare qualcuno così da poterla tirare fuori da quella situazione.

Terence era fuori di sé. Cosa sapeva Susanna? La rabbia accumulata era tanta al punto che, il solo trattenersi, risultava faticoso. L’istinto gli suggeriva di fare peso sul terrore che aveva suscitato in Susanna così da capire fino a che punto la ragazza era coinvolta nella sparizione di Candy. Perché ormai ne era certo: Susanna sapeva qualcosa che lui ignorava… e quel qualcosa riguardava proprio Candy.

- Adesso tu parli.

La voce bassa e sibilante fece rabbrividire Susanna. Si sentì peggio non appena vide gli occhi scuri di Terence. Il blu delle sue iridi sembrava essere diventato nero. Non aveva mai visto occhi così scuri e minacciosi. Erano un limbo senza fine. Un inferno di oscurità. La stretta sulla spalla aumentò per ammonirla. Per ricordarle di dover parlare e raccontare ciò che sapeva. Ormai la spalla le faceva male ma, il giovane, non sembrava intenzionato ad allentare la presa. Alla fine si vide costretta ad annuire e parlare.

- Ricordi lo spettacolo tenuto a Chicago? In quell’occasione ho conosciuto Candy. Era venuta in albergo a cercarti ed io le dissi che tu non eri lì. Tutto qui.

La voce uscì lieve e tremante. Il timore di incorrere nell’ira di Terence era tanto, aumentato dallo strana tranquillità che, adesso, pervadeva il ragazzo.

- Perché non mi hai detto nulla?

Si stava sforzando. Si stava facendo violenza da solo cercando di non aggredire Susanna. Lei aveva visto Candy. Lei aveva parlato con Candy. Non gli aveva detto nulla. Perché? Cosa si doveva aspettare dalla ragazza? Cosa aveva detto a Candy?

- Io… ho preferito tacere.

L’attrice non sapeva cosa dire. La lucidità l’aveva abbandonata davanti quegli occhi di ossidiana. Il sangue era gelato nelle vene ed il cuore correva come non mai. Il terrore le impediva di muoversi. Terence sembrava una statua di cera e questo la spaventava. Sapeva di cosa era capace il giovane nei suoi momenti di rabbia. Più di una volta il ragazzo, i primi tempi, aveva litigato con altri membri della compagnia e la sua collera era sempre stata preceduta da attimi di apparente tranquillità, come quelli che stavano vivendo in quel preciso momento.

Colpirà anche me che sono una donna?

Era questo il pensiero di Susanna. Era questa la domanda che la tormentava. Terence avrebbe mai avuto il coraggio di alzare un dito su di lei che era una donna? Sperava che il buon senso del giovane, presto o tardi, sarebbe tornato.

Sperava nell’arrivo di Robert così da poterla tirare fuori dai guai. Cercava una via d’uscita ma, stavolta, era caduta in trappola da sola. Era rimasta prigioniera della stessa ragnatela che aveva costruito da sola.

- Susanna… cosa vi siete dette tu e Candy.

La voce di Terence era concitata. Doveva sapere cosa si erano dette. Forse Susanna sapeva dove cercare Candy. Forse la giovane infermiera era venuta in albergo sperando di incontrarlo così da potergli comunicare personalmente la sua decisione di partire per l’Europa. Forse… si stava facendo troppe illusioni.

- Nulla. Le ho semplicemente detto che tu non eri in albergo e che avrei riferito il suo messaggio.

- Quale messaggio?

Forse aveva ancora una speranza. Forse era davvero venuta a dirgli che stava partendo per l’Europa. Forse aveva lasciato un indirizzo dove poterla rintracciare. Doveva sperare.

- Nulla di importante. Aveva assistito allo spettacolo ed era orgogliosa di te. Ha aggiunto che eri stato eccezionale. Nulla di che.

La presa sulla spalla di Susanna aumentò involontariamente. Terence era rimasto deluso dalla risposta della collega, ma cosa poteva aspettarsi? Candy non avrebbe mai riferito a Susanna qualcosa di personale.

- Nient’altro?

Una speranza. L’ultima. Una flebile speranza.

Ed intanto la presa sulla spalla di Susanna era diventata più morbida tanto che la giovane era riuscita a liberarsi.

- Cos’altro ti aspettavi da quella ragazzina?

Ecco! Aveva esagerato nuovamente. Aveva detto qualcosa di troppo e lo sguardo truce di Terence le fece capire che il ragazzo non aveva gradito.

- Non ti permetto di parlare di lei in questi toni. Sono stato chiaro?

La voce baritonale di Terence rimbombava nello spazio angusto del camerino. Susanna sentì le ginocchia tremare. Indietreggiò fino a che la sua schiena non si trovò a sbattere contro la porta chiusa. Si sentiva impotente e finita. Terence era arrabbiato, ma lei non poteva arrendersi. No. Lui sarebbe stato suo.

- Io… le ho detto di noi. Le ho detto che presto avremmo ufficializzato il nostro fidanzamento.

Aveva parlato fiera come era sempre stata. Lei era Susanna Marlow la nuova stella del firmamento americano. Non sarebbe stata certo quell’insulsa ragazzetta a mandare a monte i suoi piani.

- Tu cosa?

Terence era sconvolto. Susanna non poteva aver fatto una cosa del genere. Non era possibile. Tra lui e la ragazza non c’era nulla, erano solo pettegolezzi e articoli di giornale. Il suo cuore batteva solo per Candy.

- Le ho detto la verità. Era inutile continuare ad illuderla.

- Susanna tu sei pazza.

Terence la guardava stralunato. Quella ragazza era pazza. Come poteva aver detto un’assurdità simile? Loro non avevano alcuna relazione.

- Terence so perfettamente che non mi ami, ma è necessario. Per la nostra carriera. Come fai a non capire? Dobbiamo sfruttare il momento e dare ai giornalisti ciò che si aspettano. È il mondo dello spettacolo. Non possiamo sottrarci, ne va della nostra carriera.

Terence alzò la testa di scatto. Fissò i suoi occhi in quelli azzurri dell’attrice e con un rapido movimento della mano la mise da parte. La spinta fu talmente forte da spingere Susanna sul divano vicino. Ormai Terence era fuori dalla porta ma, prima di sparire del tutto dalla vista della giovane si voltò verso di lei, e la fissò con tutto il suo odio.

- Ringrazia il cielo per essere una donna… io… mi fai schifo.

Detto questo lasciò la ragazza sola nel camerino. Le lacrime volevano uscire ma lei impedì loro di farlo. Si alzò e si ricompose nel giro di qualche minuto. Osservò la sua immagine riflessa e vide il volto di una giovane e graziosa fanciulla. Sorrise in modo cordiale a se stessa, poi voltò le spalle e se ne andò. Un galà l’attendeva, con Terence avrebbe risolto in un altro momento. Il giovane Duca, presto, avrebbe capito che il suo posto era al suo fianco. Era solo questione di tempo.

§*§*§*§*§*§*§*§*§*

In poche falcate raggiunse il camerino di Robert Stratford, membro più anziano della compagnia e suo fondatore. Le nocche toccarono il legno scuro della porta due volte e, senza attendere il permesso per entrare, la spalancò.

Il proprietario del camerino era intento a cambiarsi gli abiti di scena. Il cerone era stato già magistralmente tolto e gli occhi castani dell’uomo osservavano vigili Terence.

- A cosa è dovuta tutta questa irruenza?

Robert era stato, da sempre, un uomo mite e calmo ma da quando nella sua compagnia era entrato Terence la sua calma si era centuplicata. Quel ragazzo era l’impazienza fatta persona. Era irascibile. Nervoso. Tutto il contrario di ciò che era lui.

- Me ne vado. Lascio la compagnia.

Robert, appena sentite quelle parole, si fece attento. Terence poteva essere la persona più impaziente del mondo ma il teatro, lo aveva intuito sin dal loro primo incontro, era stato una certezza per il giovane. Cosa lo aveva spinto a decidere di lasciare la compagnia?

- Cosa è accaduto per portarti a prendere in considerazione una simile assurdità?

Terence non poteva essere serio. Il teatro era stato, da quando era negli Stati Uniti, la sua unica certezza. Quella di Terence doveva essere la reazione a qualcosa di grave. Non avrebbe mai lasciato, di punto in bianco, la compagnia senza una valida ragione.

- Robert mi conosci e sai che non sono uno che fa certi colpi di testa. Sono una persona difficile è vero, ma non mi tiro mai indietro quando prendo un impegno… stavolta però, credimi, è necessario che io lasci la compagnia.

L’uomo più anziano fissava il giovane collega. Gli occhi blu del ragazzo erano offuscati dal velo della rabbia. Aveva litigato con qualcuno.

- Terence che ne dici di sederti e dirmi tutto dal principio così che io possa farmi un’idea dell’accaduto?

E fu così che Terence raccontò a Robert cosa era accaduto…

Salve! Alla fine aggiorno anche in anticipo, visto? Vi ho fatto aspettare così tante volte che, dite la verità, non ci speravate più, vero? Ed invece… et voilà il capitolo. Breve ma intenso a mio modo di vedere.

Come avete notato ho reso il personaggio di Susanna molto cinico e approfittatore, o per meglio dire, l’ho reso per come lo vedo io: una che ti obbliga a stare con te facendo leva sul senso di colpa, voi come la definireste? Io la definirei proprio cinica ed approfittatrice, oltre che st***za, ma meglio che mi fermo qui altrimenti…

Passo ai ringraziamenti perché ho davvero i minuti contanti…

RINGRAZIAMENTI:

- LAGADEMA: Ciao Lauramaria, anch’io ho letto ciò che è capitato a te e mi spiace, anche perché per certi versi mi ricorda un po’ ciò che stava per capitarmi. Tranquilla. Continuerò a scrivere questa fic, la finirò, ma dopo prenderò un lungo periodo di riposo, anche perché al momento non ho nuove idee che mi frullano in testa. Spero di poter leggere una nuova recensione anche a questo V capitolo. Alla prossima e buone feste dato che aggiornerò dopo il periodo natalizio!

- KAORU: carissima e fedelissima! Grazie per i complimenti, è vero, mi piacciono le descrizioni. Il fatto è che, quando immagino una scena, vorrei che il lettore la veda come è impressa nella mia mente. A volte ci riesco bene, altre volte i risultati non sono totalmente soddisfacenti, ma non per questo mi tiro indietro. Continuo a scrivere perché se oggi non va bene, domani andrà meglio. Adesso ti saluto ed auguro anche a te buone feste dato che ho intenzione di prendermi un po’ di vacanze nel corso di questo periodo natalizio. Un bacio alla prossima!

Il prossimo aggiornamento sarà l’anno nuovo, intorno al 5 gennaio, ma non è nulla di sicuro. Ancora devo dare una sbirciata al calendario, ma penso che dal 5 in poi riprenderò a scrivere regolarmente. Saluto a tutti. Un bacio e per evitare di offendere qualcuno che ha un credo diverso dal mio limito i miei auguro dicendo semplicemente:

Auguro a tutti delle sante e serene feste…

   
 
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