Capitolo V
Lo
spettacolo si era concluso da meno di mezz’ora e lui era lì, nel suo
camerino. Lo scrosciare degli applausi ormai era un’eco lontana. Non si
riteneva soddisfatto della sua performance e per questo si era rintanato nella
sua stanza.
Adesso era lì, da solo nel suo
ambiente, illuminato dal fuoco tremulo di poche candele.
Osservava il suo riflesso nello
specchio ma, in realtà, non era la sua immagine ad essere riprodotta bensì
quella di una giovane dai capelli biondi e boccolosi, legati in due morbide
code. Le efelidi risaltavano sul suo viso paffuto ed ancora fanciullesco. Gli
occhi verdi erano attraversati dalla luce della vita e dell’allegria. Le
labbra, schiuse in un dolce sorriso rivolto solo a lui.
Terence allungò una mano convinto di
poter sfiorare quel viso tanto amato ma la delusione fu tanta quando, invece,
incontrò la superficie gelida e liscia dello specchio. L’incanto si era
spezzato ed il suo viso fece nuovamente capolino sulla superficie riflettente.
Si specchiò ma non si riconobbe. Non era più lo stesso. Erano trascorsi già
diversi giorni dalla partenza della sua Candy, ed ancora non si sapeva nulla.
Dove si era cacciata? Come aveva
fatto a sparire così nel nulla? Come aveva recuperato i documenti falsi, non
solo per il viaggio, ma anche per attestare le sue qualità di infermiera. Come
era riuscita a farla sotto al naso ad Albert…
Un lieve bussare alla porta lo riportò
al presente. Calcando nuovamente la maschera dell’indifferenza, concesse il
permesso di entrare. Susanna Marlow, in tutta la sua grazia ed eleganza, fece il
suo ingresso all’interno del camerino del giovane Grandchester.
- Terence, sei pronto? Ci stanno
aspettando per il ricevimento che si terrà a casa Mc Flass.
La
sua voce era armoniosa e melodica ma infastidì Terence. Quella voce non era
come quella del suo angelo. Non era dotata della stessa dolcezza e vivacità.
Quella voce non gli trasmetteva la stessa pace e serenità che solo la sua Candy
era in grado di fare.
- Tu va pure Susanna. Io preferisco
tornarmene a casa.
Quella
sera si sentiva particolarmente malinconico. Non voleva avere nessuno tra i
piedi. Recitare era stato faticoso, soprattutto con il pensiero di Candy sempre
impresso nella mente. Era meglio restare solo a casa. Chiuso tra quelle quattro
mura a leggere un libro con la speranza di poter fuggire alla sua angoscia.
- Terence, ma cosa
dici? È necessaria la nostra presenza. Siamo gli attori di punta della
compagnia e la gente si aspetta di vedere entrambi. Coraggio preparati. Io ti
aspetto nel mio camerino. Quando sarai pronto, mi raggiungerai.
La
ragazza aveva accompagnato le sue parole con un sorriso sperando, così, da
rabbonire il collega. I suoi sforzi risultarono vani dato che Terence parve, al
contrario, innervosito dall’insistenza della ragazza.
-
Susanna, ho detto che non verrò ed adesso se non ti dispiace vorrei restare
solo.
-
Ma Terence…
Il ragazzo si voltò di scatto ad
osservare Susanna che restò gelata dall’espressione collerica che vide sul
volto dell’altro. Ciò nonostante decise di tentare ancora. Non voleva darsi
per vinta. Non poteva permettere a Terence di allontanarsi da lei. Aveva già
fatto tanto riuscendo ad allontanare quella ragazzina dal suo amato. Adesso
doveva giocare a dovere le sue carte e tenersi Terence. Non avrebbe perso. Lei
era abituata ad avere tutto ciò che desiderava.
- Come vuoi. Non andremo alla festa.
Vado ad avvertire Robert della nostra assenza. Tu, intanto, inizia a prepararti.
Non
si sarebbe tirata indietro. Terence era perfetto per lei. Elegante. Colto.
Educato. Affascinante. Misterioso. Tutti lo affermavano: loro due insieme erano
una delle coppie più ammirate di Broadway. Anche Terence, presto o tardi, se ne
sarebbe reso conto e quella biondina sarebbe stata solo un ricordo
adolescenziale.
- Susanna, forse non hai capito.
Voglio restare solo.
-
E perché mai?
No!
Non si sarebbe arresa. Lei voleva Terence e lo avrebbe conquistato, ad ogni
costo.
- Non credo che siano affari che ti
riguardino. Ed adesso lasciami in pace.
-
Cosa credi di ottenere rintanandoti in casa? Lei non tornerà più. Ormai è
finita, fattene una ragione una buona volta e guardati attorno. La vita va
avanti.
La
giovane resasi conto di aver parlato anche troppo decise di lasciare il
camerino. Doveva trattenersi ma era stato più forte di lei. Vedere Terence così
abbattuto e depresso l’aveva mandata in collera. Con la mano sulla maniglia,
ed ormai certa di essere sfuggita alla collera del giovane Grandchester, stava
per uscire dalla stanza quando, una presa salda e calda, l’afferrò per la
spalla ed in modo poco delicato, la costrinse a voltarsi.
Nell’esatto istante in cui i suoi
occhi si posarono sul volto del ragazzo che aveva di fronte, si rese conto di
aver esagerato e pregò con tutto il cuore di veder arrivare qualcuno così da
poterla tirare fuori da quella situazione.
Terence era fuori di sé. Cosa sapeva
Susanna? La rabbia accumulata era tanta al punto che, il solo trattenersi,
risultava faticoso. L’istinto gli suggeriva di fare peso sul terrore che aveva
suscitato in Susanna così da capire fino a che punto la ragazza era coinvolta
nella sparizione di Candy. Perché ormai ne era certo: Susanna sapeva qualcosa
che lui ignorava… e quel qualcosa riguardava proprio Candy.
- Adesso tu parli.
La voce bassa e sibilante fece
rabbrividire Susanna. Si sentì peggio non appena vide gli occhi scuri di
Terence. Il blu delle sue iridi sembrava essere diventato nero. Non aveva mai
visto occhi così scuri e minacciosi. Erano un limbo senza fine. Un inferno di
oscurità. La stretta sulla spalla aumentò per ammonirla. Per ricordarle di
dover parlare e raccontare ciò che sapeva. Ormai la spalla le faceva male ma,
il giovane, non sembrava intenzionato ad allentare la presa. Alla fine si vide
costretta ad annuire e parlare.
- Ricordi lo spettacolo tenuto a
Chicago? In quell’occasione ho conosciuto Candy. Era venuta in albergo a
cercarti ed io le dissi che tu non eri lì. Tutto qui.
La voce uscì lieve e tremante. Il
timore di incorrere nell’ira di Terence era tanto, aumentato dallo strana
tranquillità che, adesso, pervadeva il ragazzo.
- Perché non mi hai detto nulla?
Si stava sforzando. Si stava facendo
violenza da solo cercando di non aggredire Susanna. Lei aveva visto Candy. Lei
aveva parlato con Candy. Non gli aveva detto nulla. Perché? Cosa si doveva
aspettare dalla ragazza? Cosa aveva detto a Candy?
- Io… ho preferito tacere.
L’attrice non sapeva cosa dire. La
lucidità l’aveva abbandonata davanti quegli occhi di ossidiana. Il sangue era
gelato nelle vene ed il cuore correva come non mai. Il terrore le impediva di
muoversi. Terence sembrava una statua di cera e questo la spaventava. Sapeva di
cosa era capace il giovane nei suoi momenti di rabbia. Più di una volta il
ragazzo, i primi tempi, aveva litigato con altri membri della compagnia e la sua
collera era sempre stata preceduta da attimi di apparente tranquillità, come
quelli che stavano vivendo in quel preciso momento.
Colpirà anche me che sono una
donna?
Era questo il pensiero di Susanna.
Era questa la domanda che la tormentava. Terence avrebbe mai avuto il coraggio
di alzare un dito su di lei che era una donna? Sperava che il buon senso del
giovane, presto o tardi, sarebbe tornato.
Sperava nell’arrivo di Robert così
da poterla tirare fuori dai guai. Cercava una via d’uscita ma, stavolta, era
caduta in trappola da sola. Era rimasta prigioniera della stessa ragnatela che
aveva costruito da sola.
- Susanna… cosa vi siete dette tu e
Candy.
La voce di Terence era concitata.
Doveva sapere cosa si erano dette. Forse Susanna sapeva dove cercare Candy.
Forse la giovane infermiera era venuta in albergo sperando di incontrarlo così
da potergli comunicare personalmente la sua decisione di partire per l’Europa.
Forse… si stava facendo troppe illusioni.
- Nulla. Le ho semplicemente detto
che tu non eri in albergo e che avrei riferito il suo messaggio.
- Quale messaggio?
Forse aveva ancora una speranza.
Forse era davvero venuta a dirgli che stava partendo per l’Europa. Forse aveva
lasciato un indirizzo dove poterla rintracciare. Doveva sperare.
- Nulla di importante. Aveva
assistito allo spettacolo ed era orgogliosa di te. Ha aggiunto che eri stato
eccezionale. Nulla di che.
La presa sulla spalla di Susanna
aumentò involontariamente. Terence era rimasto deluso dalla risposta della
collega, ma cosa poteva aspettarsi? Candy non avrebbe mai riferito a Susanna
qualcosa di personale.
- Nient’altro?
Una speranza. L’ultima. Una flebile
speranza.
Ed intanto la presa sulla spalla di
Susanna era diventata più morbida tanto che la giovane era riuscita a
liberarsi.
- Cos’altro ti aspettavi da quella
ragazzina?
Ecco! Aveva esagerato nuovamente.
Aveva detto qualcosa di troppo e lo sguardo truce di Terence le fece capire che
il ragazzo non aveva gradito.
- Non ti permetto di parlare di lei
in questi toni. Sono stato chiaro?
La voce baritonale di Terence
rimbombava nello spazio angusto del camerino. Susanna sentì le ginocchia
tremare. Indietreggiò fino a che la sua schiena non si trovò a sbattere contro
la porta chiusa. Si sentiva impotente e finita. Terence era arrabbiato, ma lei
non poteva arrendersi. No. Lui sarebbe stato suo.
- Io… le ho detto di noi. Le ho
detto che presto avremmo ufficializzato il nostro fidanzamento.
Aveva parlato fiera come era sempre
stata. Lei era Susanna Marlow la nuova stella del firmamento americano. Non
sarebbe stata certo quell’insulsa ragazzetta a mandare a monte i suoi piani.
- Tu cosa?
Terence era sconvolto. Susanna non
poteva aver fatto una cosa del genere. Non era possibile. Tra lui e la ragazza
non c’era nulla, erano solo pettegolezzi e articoli di giornale. Il suo cuore
batteva solo per Candy.
- Le ho detto la verità. Era inutile
continuare ad illuderla.
- Susanna tu sei pazza.
Terence la guardava stralunato.
Quella ragazza era pazza. Come poteva aver detto un’assurdità simile? Loro
non avevano alcuna relazione.
- Terence so perfettamente che non mi
ami, ma è necessario. Per la nostra carriera. Come fai a non capire? Dobbiamo
sfruttare il momento e dare ai giornalisti ciò che si aspettano. È il mondo
dello spettacolo. Non possiamo sottrarci, ne va della nostra carriera.
Terence alzò la testa di scatto.
Fissò i suoi occhi in quelli azzurri dell’attrice e con un rapido movimento
della mano la mise da parte. La spinta fu talmente forte da spingere Susanna sul
divano vicino. Ormai Terence era fuori dalla porta ma, prima di sparire del
tutto dalla vista della giovane si voltò verso di lei, e la fissò con tutto il
suo odio.
- Ringrazia il cielo per essere una
donna… io… mi fai schifo.
Detto questo lasciò la ragazza sola
nel camerino. Le lacrime volevano uscire ma lei impedì loro di farlo. Si alzò
e si ricompose nel giro di qualche minuto. Osservò la sua immagine riflessa e
vide il volto di una giovane e graziosa fanciulla. Sorrise in modo cordiale a se
stessa, poi voltò le spalle e se ne andò. Un galà l’attendeva, con Terence
avrebbe risolto in un altro momento. Il giovane Duca, presto, avrebbe capito che
il suo posto era al suo fianco. Era solo questione di tempo.
§*§*§*§*§*§*§*§*§*
In poche falcate raggiunse il camerino di Robert Stratford, membro più
anziano della compagnia e suo fondatore. Le nocche toccarono il legno scuro
della porta due volte e, senza attendere il permesso per entrare, la spalancò.
Il proprietario del camerino era
intento a cambiarsi gli abiti di scena. Il cerone era stato già magistralmente
tolto e gli occhi castani dell’uomo osservavano vigili Terence.
- A cosa è dovuta tutta questa
irruenza?
Robert era stato, da sempre, un uomo
mite e calmo ma da quando nella sua compagnia era entrato
Terence la sua calma si era centuplicata. Quel ragazzo era l’impazienza
fatta persona. Era irascibile. Nervoso. Tutto il contrario di ciò che era lui.
- Me ne vado. Lascio la compagnia.
Robert, appena sentite quelle parole,
si fece attento. Terence poteva essere la persona più impaziente del mondo ma
il teatro, lo aveva intuito sin dal loro primo incontro, era stato una certezza
per il giovane. Cosa lo aveva spinto a decidere di lasciare la compagnia?
- Cosa è accaduto per portarti a
prendere in considerazione una simile assurdità?
Terence non poteva essere serio. Il
teatro era stato, da quando era negli Stati Uniti, la sua unica certezza. Quella
di Terence doveva essere la reazione a qualcosa di grave. Non avrebbe mai
lasciato, di punto in bianco, la compagnia senza una valida ragione.
- Robert mi conosci e sai che non
sono uno che fa certi colpi di testa. Sono una persona difficile è vero, ma non
mi tiro mai indietro quando prendo un impegno… stavolta però, credimi, è
necessario che io lasci la compagnia.
L’uomo più anziano fissava il
giovane collega. Gli occhi blu del ragazzo erano offuscati dal velo della
rabbia. Aveva litigato con qualcuno.
- Terence che ne dici di sederti e
dirmi tutto dal principio così che io possa farmi un’idea dell’accaduto?
E fu così che Terence raccontò a
Robert cosa era accaduto…
Salve! Alla fine aggiorno anche in anticipo, visto? Vi ho fatto aspettare
così tante volte che, dite la verità, non ci speravate più, vero? Ed
invece… et voilà il capitolo. Breve ma intenso a mio modo di vedere.
Come avete notato ho reso il personaggio di Susanna molto cinico e
approfittatore, o per meglio dire, l’ho reso per come lo vedo io: una che ti
obbliga a stare con te facendo leva sul senso di colpa, voi come la definireste?
Io la definirei proprio cinica ed approfittatrice, oltre che st***za, ma meglio
che mi fermo qui altrimenti…
Passo
ai ringraziamenti perché ho davvero i minuti contanti…
RINGRAZIAMENTI:
-
LAGADEMA: Ciao Lauramaria,
anch’io ho letto ciò che è capitato a te e mi spiace, anche perché per
certi versi mi ricorda un po’ ciò che stava per capitarmi. Tranquilla.
Continuerò a scrivere questa fic, la finirò, ma dopo prenderò un lungo
periodo di riposo, anche perché al momento non ho nuove idee che mi frullano in
testa. Spero di poter leggere una nuova recensione anche a questo V capitolo.
Alla prossima e buone feste dato che aggiornerò dopo il periodo natalizio!
-
KAORU: carissima e fedelissima! Grazie per i complimenti, è vero, mi
piacciono le descrizioni. Il fatto è che, quando immagino una scena, vorrei che
il lettore la veda come è impressa nella mia mente. A volte ci riesco bene,
altre volte i risultati non sono totalmente soddisfacenti, ma non per questo mi
tiro indietro. Continuo a scrivere perché se oggi non va bene, domani andrà
meglio. Adesso ti saluto ed auguro anche a te buone feste dato che ho intenzione
di prendermi un po’ di vacanze nel corso di questo periodo natalizio. Un bacio
alla prossima!
Il prossimo aggiornamento sarà l’anno nuovo, intorno al 5 gennaio, ma
non è nulla di sicuro. Ancora devo dare una sbirciata al calendario, ma penso
che dal 5 in poi riprenderò a scrivere regolarmente. Saluto a tutti. Un bacio
e per evitare di offendere qualcuno
che ha un credo diverso dal mio limito i miei auguro dicendo semplicemente:
Auguro a tutti delle sante e serene feste…