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Autore: xX__Eli_Sev__Xx    16/02/2015    1 recensioni
[Seguito della One-Shot "You abandoned me"; spoiler X-Men DOFP]
Charles, Erik, Logan e Hank tornano a villa Xavier per tentare di localizzare Raven. Ad aiutarli ci sarà Charlotte Xavier, sorella di Charles, anch'essa mutante.
Durante le ricerche e gli allenamenti per migliorare i suoi poteri, Charlotte scoprirà cose che avrebbero dovuto rimanere nascoste, segreti mai rivelati e così potenti che sconvolgeranno totalmente la sua vita.
Nella corsa contro il tempo per salvare l'umanità e impedire al terribile futuro descritto da Wolverine di avverarsi, ognuno degli X-Men dovrà fare i conti con il proprio lato oscuro e mettere da parte l'orgoglio e l'odio per salvare, non solo le persone amate, ma l'umanità tutta.
Genere: Azione, Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Dottor Henry 'Hank' McCoy/Bestia, Erik Lehnsherr/Magneto, James 'Logan' Howlett/Wolverine, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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The second chance

CAPITOLO TRENTATRE
 
«Erik.» una voce ridestò il mutante dal suo sonno. Si era addormentato in laboratorio, con la testa poggiata accanto al braccio di Charlotte, ancora intubata e priva di sensi. Avrebbe tanto voluto trovarsi al suo posto. Avrebbe tanto voluto che Charles avesse pugnalato lui quel pomeriggio e non sua sorella. Lei era innocente, non gli aveva portato via le gambe, la scuola e Raven. L’unico errore che aveva fatto era stato innamorarsi di lui.
Magneto volse lo sguardo e incontrò gli occhi ambrati di Raven, in piedi dietro di lui. Per un momento aveva creduto che fosse stata la sua Charlotte a parlare, ma la speranza si era infranta quando si era accorto della presenza di qualcuno alle sue spalle.
«Raven…» sussurrò, ancora confuso dal sonno.
«Perché non vai a riposarti?» chiese poggiandogli una mano sulla spalla. «Sei qui da tre giorni.» fece notare. «Hai bisogno di dormire.»
«Non voglio lasciarla.»
«Rimango io con lei.» gli assicurò.
Erik esitò. «Io…»
«Vai.»
Alla fine Magneto si mise in piedi e uscì. Raven aveva ragione. Non c’era molto che potesse fare e aveva bisogno di una doccia per schiarirsi le idee. Uscì e si diresse verso la sua camera. Dopo aver aperto l’acqua si tolse la tuta e si infilò sotto il getto.
Uscì solo dopo dieci minuti. Si rivestì e prima di tornare nel laboratorio, decise di fare una visita a Charles.
 
«Hank?» lo chiamò entrando nello studio dello scienziato. Era incredibile il disordine di quella stanza. Come poteva lavorare in un tale disastro?
«Sono qui.» rispose l’altro sollevando una mano per farsi vedere. Era seduto di fronte a un computer per rilevare il battito cardiaco e le funzioni vitali.
Erik si avvicinò e si fermò accanto a lui, proprio di fronte al vetro unidirezionale. Charles si trovava nella stanza adiacente, senza poterli vedere, ma sapendo di essere osservato. Erik provò un moto di rabbia nei confronti del telepate.
«Come stai, Erik?» domandò gentilmente Hank.
Magneto apprezzò lo sforzo di essere gentile e di non trattarlo come un assassino. Fece spallucce. «Mi sento morire.» sussurrò. Non moriva dalla voglia di essere sincero con lui, ma non sapeva perché sentiva il bisogno di parlare con qualcuno. Prima lo faceva con Charles, poi con Charlotte… ma adesso era completamente solo.
«Vedrai che Charlotte starà bene.» lo rassicurò con un sorriso accennato.
Lui annuì, ancora poco convinto. «Che cosa stavi facendo?»
Hank gli indicò la sedia accanto a lui e lo invitò a sedersi. «Sto valutando i parametri di Charles.» spiegò indicando il monitor «Sembra tutto normale da quando gli ho somministrato dell’altro siero.»
 «Ma?»
 «Ma non capisco.»
 «Cosa?»
 «Se era sotto l’effetto del siero, come ha fatto a perdere il controllo? Come hanno fatto gli ordini di Trask a prendere il sopravvento sulla ragione? Perché ha perso completamente la razionalità?» tutte domande a cui non aveva ancora trovato riposta.
Erik scosse il capo, accorgendosi di quanto fosse pesante. «Non lo so.» rispose debolmente. «Forse il siero non ha più effetto.» azzardò. «Forse Charles sta sviluppando una tolleranza.»
«Ci ho pensato anche io.» concordò lo scienziato. «Il problema è: quando non avrà più effetto come lo controlleremo?» domandò.
Erik si volse verso quello che una volta era stato il suo migliore amico. Stava continuando a guardarsi intorno. Sembrava calmo e rilassato. Forse Hank non gli aveva ancora detto nulla riguardo a ciò che aveva fatto.
«Non lo sa ancora.» disse infatti Bestia, intuendo ciò che Magneto stava pensando.
«Quando glielo dirai?» chiese.
Hank scosse il capo. «Non ne ho ancora avuto il coraggio.» confessò. «Lo distruggerà.»
Erik strinse i pugni. «Lo distruggerà?» domandò di rimando. «Come lui ha fatto con Charlotte?»
«Non capiva cosa stava facendo.» lo giustificò. «Non l’avrebbe mai fatto se…»
Erik rise amaramente. «Non mi interessa!» gridò alzandosi in piedi. «Ha quasi ucciso Charlotte!» si mosse verso la porta che conduceva nella stanza dietro il vetro ed entrò prima che Hank potesse impedirglielo.
«Erik?» chiese Charles voltandosi di scatto e sgranando gli occhi. «Dov’è Charlotte? Perché Hank mi ha portato qui?»
Erik chiuse la porta e con un movimento della mano fece scattare le manette attaccate ai braccioli della sedia su cui il professore era seduto. «Vuoi sapere perché sei qui?» ringhiò il mutante.
«Che cosa sta succedendo?» chiese ancora Xavier dimenandosi. «Liberami.»
«No.» replicò l’altro avvicinandosi di qualche passo. «Non ti permetterò di muoverti. In questo modo non farai più del male a nessuno di noi.» spiegò.
Sul volto di Charles si dipinse un’espressione stupita. «Cosa…?» ansimò «Erik, dov’è Charlotte? Cos’ho…?»
«Cos’hai fatto?» riprese il Signore dei Metalli. «Vuoi saperlo?» ringhiò «L’hai pugnalata e adesso lotta tra la vita e la morte per colpa tua!» disse tutto d’un fiato.
Charles sgranò nuovamente gli occhi quasi fosse stato schiaffeggiato. «Come? No… non può essere…» gemette, le lacrime pronte a sgorgare dai suoi occhi.
«Invece sì!» gridò l’altro furioso. «L’hai pugnalata e lei morirà!» le lacrime gli rigarono le guance percorrendole e marchiandole a fuoco, troppo dolorose da fermare. «Morirà e sarà colpa tua…» singhiozzò e poi cadde in ginocchio. Si portò le mani al volto premendole sulle orecchie con tanta forza da gemere dal dolore. «Lei… non posso… non voglio perderla… non…» balbettò, tremando come una foglia in balia del vento. Com’era potuto accadere? Come erano arrivati a quel punto?
«Io… Erik, non ho mai voluto farle del male…» pianse Charles. «Non ho mai… te lo giuro-» si interruppe. Nulla avrebbe potuto giustificarlo. In quel momento se ne rese conto. Non sarebbe bastato chiedere scusa. Aveva quasi ucciso sua sorella. Era un assassino, un mostro. «Oh, mio Dio…»
Hank entrò a sua volta. «Erik.» si inginocchiò accanto a lui poggiandogli una mano sulla spalla. «Devi calmarti.» quando Magneto era crollato in ginocchio tutti gli oggetti di metallo fuori dalla stanza avevano cominciato a vibrare: avrebbe distrutto tutto se non avesse ripreso il controllo immediatamente. «Andrà bene. Charlotte starà bene.» disse.
Erik scosse il capo. «No… non posso perderla…»
«Non accadrà.» assicurò. «Tutto si sistemerà.»
Magneto si portò una mano all’altezza del cuore, premendola sul petto con tutta la forza che aveva. «Basta… fallo smettere. Non ce la faccio.» implorò continuando a singhiozzare. Non gli importava che lo vedessero in quello stato. Non poteva più trattenere il dolore o sarebbe esploso.
«Shh.» continuò Hank. «Calmati. Respira profondamente.»
Dopo qualche minuto, finalmente Magneto sembrò aver ripreso il controllo di se stesso, anche se continuava a singhiozzare e tremare. Sollevò lo sguardo su Charles e un’espressione di puro odio si fece strada sul suo volto.
«È tutta colpa tua.» ringhiò nuovamente. «Cosa ti aveva fatto?» chiese in un sussurro. «È tua sorella… non aveva fatto nulla. Ero io che meritavo tutto questo. Io e basta.» concluse con voce rotta. «Avresti dovuto uccidere me. Io meritavo di morire… non lei.»
«Mi dispiace, Erik.» bisbigliò Charles con voce rotta. «Non avrei mai voluto fare del male a nessuno. Né a te, né tantomeno a Charlotte. A nessuno.» poi riprese a piangere senza controllo.
Hank aiutò Erik a mettersi in piedi e lo allontanò da Charles prima che potesse accadere l’irreparabile. «Erik, esci di qui.» sillabò. «Vai.»
Stranamente Magneto non si oppose, rivolse un ultimo sguardo rabbioso al professor X e poi uscì.
Appena fu fuori dalla stanza si mise a correre. Salì due rampe di scale e quando arrivò nell’atrio cadde nuovamente in ginocchio singhiozzando.
Le immagini della morte di sua madre e del campo ritornarono alla mente mescolandosi a quelle di Charlotte ferita e coperta di sangue.
Non puoi lasciarmi, Lottie, pensò. Non ce la farei senza di te.
Avrebbero dovuto fare ancora tante cose insieme. Avrebbero potuto vedere il mondo, formare una famiglia… e adesso lei era là, attaccata a stupidi tubi di plastica, la sua vita appesa ad un filo più sottile di quello di una ragnatela.
Solo in quel momento si accorse che non le aveva mai nemmeno detto di amarla. Le aveva scritto di essere innamorato di lei, le aveva detto di volerla con sé… ma mai di amarla. Non poteva credere di non averlo mai fatto. Era così ovvio e lampante… Perché non lo aveva mai fatto?
Quel pensiero gli diede la forza di rialzarsi.
Non poteva più aspettare.
Doveva dirglielo prima che fosse troppo tardi. O se ne sarebbe pentito per il resto della sua vita.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
Ciao a tutti! Chiedo scusa per questo enorme ritardo, ma con l’Università sono stata molto impegnata e inoltre si è aggiunta anche la mancanza di ispirazione, perciò il risultato è stato un disastro.
Comunque, ecco qui il 33esimo capito, fresco fresco di stesura.
Prometto che scriverò e pubblicherò il prossimo al più presto, davvero.
Spero che vi piaccia, perché io non sono per niente soddisfatta.
Alla prossima, sperando che non passi più tanto tempo,
Eli :)
   
 
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