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Autore: supersara    17/02/2015    2 recensioni
Questa storia è una AU ambientata ai giorni nostri che vede un Madara, freddo e scorbutico studente di
legge, e un Hashirama, suo compagno d'università e amico di infanzia che cerca di convincerlo ad uscire con lui. Ho messo la nota OOC perché per quanto cerchi di mantenere i caratteri dei personaggi (e con Hashirama ci sono riuscita alla grande secondo me U.U) le AU sono sempre impossibili da rendere totalmente IC.
La storia partecipa allo "SLASH DATA CONTEST “May i have a date?” indetto da Acalante sul forum di EFP.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hashirama Senju, Madara Uchiha
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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CHIEDO INFINITAMENTE PERDONO PER IL MIO SPAVENTOSO RITARDO ^^' 


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CAPITOLO 3: Un Uchiha nell’armadio.

 
Madara si guardò furtivamente intorno.
Il bosco era silenzioso, troppo silenzioso.
Per sicurezza era arrivato sul posto la sera prima, ma il cottage di casa Senju era completamente deserto. Forse Hashirama e Mito sarebbero arrivati l’indomani stesso, o forse avevano cambiato idea.
Il ragazzo scosse il capo cercando di allontanare quei pensieri.
Si affacciò ad una delle finestre di quella casupola ed ebbe la conferma che all’interno non ci fosse nessuno. Cercò di aprire il vetro ma l’unico modo era quello di romperlo.
Decise di forzare la porta, infondo dovevano sapere da subito che lui era lì! Se ne sarebbero accorti dalla serratura rotta e magari si sarebbero anche spaventati un po’. Poggiò con forza la mano sulla maniglia e scoprì con sua grande sorpresa che era già aperta.
Entrò furtivamente e accese la luce, che per fortuna era subito alla destra della parete. Per un attimo rimase colpito dall’ambiente: tutti i mobili erano in legno di betulla, chiari e ricamati con trafori a forma di cuori; sulla sinistra c’era un grande camino angolare, fatto con piccoli mattoncini davanti al quale erano situate due poltrone in velluto bordeaux; al centro c’era un grande tavolo contornato da graziose sedie con dei fiori finti come centrotavola; un grande armadio di ergeva sulla destra; una piccola scala a chiocciola conduceva al piano di sopra, che non era che un piccolo terrazzino interno dove c’era soltanto un letto matrimoniale; le tendine a quadri rosse e bianche davano quel tocco finale che faceva tanto ‘casa delle bambole’.
Il nido d’amore del traditore! Madara detestava già quel posto.
Si accasciò in un angolo con la schiena poggiata al muro e continuò ad aspettare, come aveva fatto instancabilmente per tutta la settimana precedente. Riuscire a dormire era impossibile, non poteva smettere di pensare ai mille modi in cui avrebbe rovinato la giornata ad Hashirama e soprattutto sentiva una morsa allo stomaco che lo innervosiva sempre di più.
Ad un tratto un rumore lo destò dai suoi pensieri. Si affrettò a spegnere la luce e ad affacciarsi alla finestra.
Era buio, ma quella sagoma cretina che aveva appena inciampato sul primo gradino delle scale della sua stessa casa l’avrebbe riconosciuta fra mille: Hashirama! Solo.
Stava per arrivare alla porta. Che fare? Madara si era organizzato in modo da ricevere sia lui che Mito, ma di lei non c’era traccia, che ne sarebbe stato del suo discorso sulla “cagna Uzumaki” se non c’era nessuna cagna? La maniglia della porta si abbassò.
Il ragazzo si diresse verso l’armadio e vi entrò dentro alla velocità della luce.
Non posso credere di averlo fatto… pensò in un secondo momento.
Naturalmente la sua non era stata una grande idea, infatti la prima cosa che fece Hashirama fu proprio aprire l’armadio.
Madara era seduto in posizione seiza*, il Senju invece era in piedi e lo guardava tenendo il capo chino con l’espressione sorpresa, ma non così tanto come si aspettava il moro.
“Hashirama…” fece l’Uchiha con sufficienza, come se trovarsi nell’armadio del cottage nel bosco dei genitori del suo interlocutore fosse normale.
“Madara…” rispose di rimando Hashirama.
Il moro prese l’anta dell’armadio che aveva aperto il Senju e la richiuse senza troppi complimenti, restando dentro.
Il castano alzò un sopracciglio e bussò leggermente sul mobile.
“Lasciami in pace!” Ordinò Madara.
“Che ci fai nell’armadio?” Chiese l’altro.
“Non vuoi davvero saperlo.” Lo informò.
“Si che voglio!”
L’Uchiha aprì di nuovo l’anta e lo guardò con fare minaccioso, poi disse: “Bene! L’hai voluto tu!”
Uscì dal mobile e afferrò il colletto della camicia del ragazzo.
“Lei dov’è?”
“Chi?” Hashirama sembrò cadere dalle nuvole.
“Mito!” Sbroccò Madara.
“Ah! Giusto!” Fece il Senju sbattendosi il pugno della mano destra contro il palmo della mano sinistra.
“Non prendermi in giro!” Gridò l’Uchiha scuotendolo.
Quando finalmente l’impeto di rabbia di Madara si attenuò, Hashirama fu libero di respirare e di spiegare la situazione. Nonostante l’impazienza dell’Uchiha, si prese la libertà di preparare una tazza di tè caldo e di accendere il camino. Mandò giù un sorso di quel liquido fumante mentre il moro lo guardava in cagnesco.
“Il fatto è che non avresti mai accettato di venire qui con me, così ho scritto una lettera indirizzata a me stesso firmata ‘Mito’. Mi sono bastate due o tre battute con lei per farti ingelosire. A quel punto mi sono assicurato che trovassi la lettera e dalla tua espressione ho capito subito che saresti venuto qui. Il mio piano ha funzionato a meraviglia!” E mandò giù un altro sorso.
Madara strinse la tazza che aveva fra le mani. Ci era cascato come un idiota! ‘Non speravo davvero di interessare a un uomo del tuo calibro’. Accidenti a lui! Quale persona sana di mente l’avrebbe mai definito un uomo di grande calibro? Senza contare che quella scrittura piena di fronzoli e cuoricini era fin troppo forzata!
La tazza che aveva fra le mani andò in frantumi mentre un’aura negativa lo stava pericolosamente avvolgendo.
Hashirama se ne accorse e disse: “Ti senti bene?”
L’Uchiha gli saltò addosso, inchiodandolo con la schiena contro il pavimento e gli bloccò le braccia con le sue.
“Io ti ammazzo!” Minacciò rabbioso.
Il Senju sgranò gli occhi incredulo.
“Non fare così! Volevo solo passare il giorno del tuo compleanno insieme!”
Il ‘momento di nazismo’ che aveva invaso Madara si attenuò un poco: non aveva pensato minimamente al fatto che il ventiquattro Dicembre fosse il suo compleanno, o meglio era stato così occupato a odiare Hashirama che se ne era dimenticato.
“E poi finalmente ce l’ho fatta a farti ammettere che non ti sono indifferente!” Concluse il Senju.
“Certo che non mi sei indifferente! Non ti sopporto!”
“Ma dai! Sei venuto fin qui perché eri geloso o sbaglio?” Rise Hashirama.
Madara distolse lo sguardo per un attimo, poi prese Hashirama per i fianchi e lo fece girare a pancia in sotto per poi cominciare a sganciarsi la cinta dei pantaloni.
“Aspetta un attimo! Che vuoi fare?” Si allarmò il Senju.
“Vendicarmi!”
“M… ma… così? I..io…”
Intanto Madara aveva tirato giù in jeans della sua vittima.
“Che c’è? Non te l’ha mai profanato nessuno questo bel culetto?” Fece cominciando ad accarezzargli le natiche.
Hashirama non riusciva a strisciare via perché il corpo dell’Uchiha gli impediva i movimenti. Si voltò verso di lui rosso in volto e con un sorrisino nervoso e disse: “già…”
Madara fece finta di ridere diabolicamente quando in realtà si sentiva intenerito da quell’idiota che dopo aver attuato un piano così elaborato per incastrarlo, non era mai stato con uomo – e chissà, magari neanche con una donna –
“Mi fai quasi paura!” Scherzò Hashirama.
L’Uchiha insinuò due dita dentro di lui facendolo sobbalzare un po’ per la sorpresa e un po’ per la sensazione nuova.
“Devi avere paura! Ti infliggerò questa punizione ogni volta che mi farai arrabbiare!”
“Ti farò arrabbiare ancora più spesso allora!”
“Fra un po’ non la penserai più così…”
Effettivamente per Hashirama non fu proprio una passeggiata: nonostante i massaggi e le precauzioni di Madara, quando il membro di quest’ultimo andò a penetrargli lentamente l’adorato sederino, il dolore lo fece gridare. Tutto il resto fu meraviglioso, erano loro due nel bosco a fare l’amore sul pavimento, cosa poteva esserci di meglio?
Alla fine restarono abbracciati l’uno all’altro per diversi minuti.
Una cosa era certa, Hashirama non aveva cambiato idea sul farlo arrabbiare.
 
 


Ringrazio infiniramente DirtyRose per questa stupenda e simpaticissima fanart che mi ha regalato XD vi posto la sua pagina di deviantart, è bravissima! http://immortabeloved.deviantart.com
  
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