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Autore: Bibismarty    17/02/2015    1 recensioni
Sophie, nonostante i suoi 18 anni suonati, porta ancora le placche metalliche sui denti. Sua madre aveva insistito tanto per farle avere un sorriso da diva! E ora che si è abituata alla protezione che gli offre dal mondo dei pregiudizi, non se ne vuole più separare. A nessuno dei componenti dei Tokio Hotel, interessa poi molto che la loro assistente abbia l'apparecchio: basta che faccia il lavoro per cui è pagata. Ma quando il dentista decide di liberare la ragazza dalla sua maschera, il mondo scopre un lato sconosciuto di Sophie: è bellissima! A volte il cuore fa fatica a recepire la fonte delle due pulsazioni...riuscirà Sophie a capire ciò che lei vuole veramente?
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Come potrete mai perdonarmi? Dopo circa 5 lunghi mesi posto un capitolo della mia storia. Sono da punire severamente!! Non sapete quanto mi è mancato avere il tempo da dedicare a questa storia che mi entusisma da morire! E non vedo l'ora di sentire le vostre opinioni in merito, visto che ci sono delle novità per voi!
Vi volevo inoltre annunciare che sono intenzionata a finire questa storia e pensavo di fare circa 15 capitoli, quindi me ne mancherebbero solo quattro! sarei super felice come voi di leggere gli ultimi istanti di questa piccola fic!
Ho fatto l'ultimo esame ieri pomeriggio e mi sono messa all'opera subito questa mattina! Non posso promettere nulla ma la mia speranza è di scrivere la fine di questa storia in queste due settimane di pausa che mi restano :)
Martina




Capitolo 11 : I segreti sono come i rotoloni regina...non finiscono mai!




Sophie

“Sei viva?”
Con fatica aprii gli occhi, poiché mi sembravano incollati e gonfi. Ma subito la luce che filtrava dalle tende me li fece chiudere nuovamente. Per evitare il fascio di luce fastidioso mi girai dalla parte opposta, incontrando una figura buia, appollaiata sul mio letto.
Alla vista dell’ombra, che non riconobbi, il mio istinto mi fece indietreggiare.
“Sophie, sono io!”
La voce che mi parlò mi sembrava conosciuta. Per cui mi bloccai e sforzai la vista per riuscire a mettere a fuoco il suo proprietario.
I miei occhi mi mostrarono Bill che con un sorriso raggiante, se ne stava seduto sul bordo del mio letto. “Forza, bevi un po’ d’acqua, ti aiuterà” mi disse, teneramente, porgendomi un bicchiere.
Lentamente mi misi seduta e lo guardai. Era bellissimo. Aveva i capelli sciolti sulle spalle, una maglietta nera e sul suo viso era incorniciato il più bel sorriso del mondo.
Afferrai il bicchiere, e lo ringraziai, debolmente. Mi sentivo particolarmente scombussolata. E la sensazione di malessere allo stomaco e alla gola non mi faceva stare meglio.
“Vedo che sei tornata sulla terra, terrestre” commentò fissando il mio aspetto disordinato.
Allontanai il bicchiere dalle labbra e deglutii l’ultimo sorso di acqua. “E non ricordo nulla. Ho un mal di testa feroce”
L’espressione di Bill sembrava segnalarmi un’improvvisa delusione. “Cavoli, e io che speravo di ottenere informazioni da te…”. Le spalle si incurvarono; come un palloncino che si sgonfia appoggiò tutto il peso sul pugno della mano e sul braccio destro che stava appoggiato al ginocchio.
I suoi occhi erano brillanti. Aveva un fascino tutto suo.
“Perché speravi ti raccontassi io? Tom, non ti ha detto nulla?” chiesi accomodandomi un po’ meglio con la schiena contro il cuscino. Anche perché nemmeno io sapevo bene cosa fosse successo la serata precedente.
“Magari! Tom stamattina è stato molto puntuale ed è già sceso a fare colazione! Sono riuscito a rubargli solo qualche gossip. Non ricordi proprio nulla della serata, delle ore da sobria?”
Ridussi gli occhi a due fessure. “Non ti sei accorto che ho bevuto?” domandai sarcastica. Mi sembrava impossibile in fatto di aver rimosso così tanto della mia serata precedente. Per cui insistetti ancora, nella speranza che mi rivelasse qualcosa, un segreto inconfessabile, magari. “E cos’altro?”
Bill mi sorrise, dolcemente. “Cara, forse sembro ancora da svezzare, ma conosco bene i sintomi post sbornia, e tu li hai tutti. Anche se Tom non lo avesse accennato, appena sono entrato da quella porta lo avrei capito al volo. Comunque so che Tom ha ottenuto la chitarra e che lui ti ha baciato per via della farsa e poi tu sei andata al bar e ti sei ubriacata”.
I miei occhi erano due mongolfiere, giganti. “Ti ha detto che mi ha baciato?”
“Si, e che gli dispiace averlo fatto ma ha detto che tu hai compreso le sue motivazioni e che è tutto a posto tra voi. Poi ti ha preso dal bancone del bar e ti ha portato a casa, perché non riuscivi a stare in piedi”.
Mi guardai le mani, perplessa. Il mio ultimo ricordo è legato al momento in cui dissi a Tom che doveva dare spettacolo e che capivo le sue motivazioni. Ma la memoria mi suggeriva che Tom sembrava contrariato da quella risposta. Allora perché ora sembrava così tranquillo che io avessi capito questo? Ero stata troppo affrettata nel giudicare la sua reazione?
Lo scatto di Bill verso di me, mi distrasse dai miei pensieri. “Sophie, come è stato baciare mio fratello?”. Due occhi enormi e lucenti mi fissavano come se fossi la caramella più gigante del pianeta.
“Bill, mi stai facendo paura” asserii, allontanando la testa e leggermente le spalle indietro.
Bill era in modalità baldoria. “Ma tu hai baciato Tom Kaulitz. E non lo dico solo perché sono suo fratello, ma è risaputo che sia un gran baciatore. Allora? Ti è piaciuto?”
Allungai la mano per tappare la bocca al cantante. “Bill non urlare! E..si, è stato bello, ma non ti mettere a strillare! Non ne vado così…fiera” L’ultima parola mi uscì dalle labbra come un sussurro.
Ma Bill era partito nella sua danza euforica, aprendo la bocca ma senza emettere suono, per rispettare il mio divieto di urlare.
Mi sentivo sconfitta, ma vederlo così contento, mi strappò un sorriso. “Sei tutto matto, Bill”
Bill mi strizzò l’occhiolino e allungò le sue lunghe braccia per avvolgermi con tutta la dolcezza che aveva. Restare tra le sue braccia, anche se magre, mi faceva sentire protetta e sicura.
“Ti voglio bene, Bill” bisbigliai, così piano che pensai quasi che non mi avrebbe mai sentito.
Qualche istante dopo, però, Bill mi strinse ancora di più e ricambiò: “Te ne voglio anche io, Stupidina”. Sono sicura sorridesse, come tutte le volte che mi chiamava così.



 Tom

Amo Sophie. È un dato di fatto. Mi batte il cuore all’impazzata appena la vedo entrare in una stanza. Proprio come quella mattina.
Come se non bastasse l’avevo sognata quella notte. Ma non è stato un sogno, ma un vero incubo visto che quando mi sono svegliato mi sono reso conto che era stato solo un’illusione.
Mi era bastato sentirle dire due parole per rendermi la persona più felice del mondo. Ci eravamo baciati e…mi sono svegliato, nella vera e cruda realtà.
Stavo mangiando quando la vidi.
Bellissima. Era semplicemente bellissima, anche con quei jeans non marcati, quella camicetta dallo stile retrò e le scarpe più comode del mondo, ma poco eleganti. Era semplicemente quello che desideravo.
Credo che il mio cervello potesse essere raffigurato come un’enorme stanza vuota, con un’unica ruota gigante e un criceto obeso che corre su di essa annaspando. Tanto per rendere l’idea della lentezza con la quale stava lavorando mentre il mio sguardo era fisso su di lei.
Era sulla soglia della sala e si guardava intorno. I suoi lineamenti erano così dolci.
Poi il suo sguardo si posò su di me, poi sorrise e avanzò.
Le sorrisi anche io. Da fuori si poteva vedere che la mia faccia era simile a quella di un pesce?
Accidenti a me.
“Buongiorno Tom!” esclamò lei, prima di sedersi di fronte a me. “Come mai così mattiniero?”
“Buongiorno Sophie! Dormito bene? Pensavo di risolvere alcune cosette prima di partire. Gli altri stanno arrivando?”
Sophie rise, spostandosi una ciocca dietro l’orecchio. “Si, grazie. Anche se questa mattina non ce l’avrei fatta senza Bill. Che mal di testa tremendo! Bill è andato a svegliare Gustav e Georg, che a quanto pare questa mattina hanno deciso di dare forfait”
“Come al solito insomma”
Ridemmo entrambi. Ma il groppo in gola non voleva saperne di sciogliersi, perché constatai che le si illumina il viso quando ride.
“Comunque mi devi assolutamente dire cosa è successo ieri sera o potrei impazzire. Non ho vomitato, vero? E se si non su di te, vero?”
Negai con la testa. “Certo che no. Però non riuscivi a reggerti in piedi. Ti ho portato a letto e poi me ne sono andato via tirandomi dietro la porta”.
Sophie rimase per almeno cinque interminabili secondi silenziosa come non mai. Poi il suo sguardo si abbassò e parlò: “Per quanto riguarda ieri sera, mi dispiace. Intendo per le cose che ti ho detto”
“No, avevi ragione. È stata solo una messinscena e ti ringrazio per aver compreso la situazione”. Analizzai le mie parole un secondo dopo che le pronunciai. Cosa avevo detto? Bugiardo, sei un perfetto imbecille bugiardo.
Sophie rialzò lo sguardo con un sorriso timido, ma caldo. “Siamo amici, allora?”
Le rivolsi il sorriso più falso che potessi mostrarle e annuii. “Certamente, amici!”
Tutta l’aria del ristorante si ghiacciò improvvisamente. Amici. Il mio cuore cadde a pezzi sul pavimento, morto.



Sophie

La colazione proseguì in serenità, anche dopo l’arrivo degli altri componenti della band.
Una volta finito, andammo a recuperare le nostre valigie che consegnammo ai facchini dell’hotel pronti a farsi i muscoli nel trasportarle fino ai nostri pullman.
Il nostro viaggio ora ci avrebbe condotto a Bratislava.
Raggiunsi il mio pullman e giunsi alla mia piccola stanzetta condivisa con…
Un momento. Bill? “Che ci fai tu, qui?”
Bill sedeva sul letto di Tom, a gambe incrociate con un sorriso gigantesco.
“Siamo diventati roommates! Siamo compagni di stanza, Sophie! Ci attendono spassosi pigiama party e sedute rilassanti con i migliori prodotti di zio Bill. Sarai la mia regina!”
Condividere i miei spazi personali con Bill era decisamente meglio che con il chitarrista dei Tokio Hotel, ma il mio entusiasmo era attenuato dalla rabbia incontrollata verso quell’essere infido di Tom. Le mani mi prudevano, perché avevo una voglia incontrollata di insultarlo per bene. Questa volta mi avrebbe sentito.
“Scusami Bill, festeggerò con te, dopo aver urlato per bene in faccia a Tom il mio disprezzo”
Il sorriso di Bill si spense. “Ok, ma fai presto piccola Sof”
Gli stampai un bel bacio sonoro sulla guancia e gli promisi che avrei fatto in fretta.
La mano di Bill che mi salutava in modo energico, mi assicurò che la sua delusione era sparita.
Rincuorata da ciò, mi diressi con decise falcate nel nuovo scompartimento di Tom.
Non annunciai nemmeno la mia presenza. Gli puntai direttamente il dito dritto al petto. “Cos’hai fatto?”
Tom mi rivolse lo sguardo più innocente del mondo. Ma a me non me la dava a bere.
“Pensavo di risolvere alcune cosette prima di partire” scimmiottai la sua voce nel ripetere la frase che mi aveva detto quella mattina a colazione. “Dovevi chiedere a David di farti spostare, eh?”
Tom si rabbuiò nel sentire la mia rabbia accentuata ad ogni parola. “Sophie, l’ho fatto solo perché siamo amici ora, no? Non ha senso farci stare ancora così vicini e poi tu ti trovi meglio con Bill, potrai confidare tutte le tue cose e sentirti ascoltata..”
Il tono della sua voce mi calmò. “Ma allora perché non dirmelo prima?”
“Avevo paura che se te lo avessi detto avresti rifiutato per orgoglio, per dimostrare che potevi resistere anche a convivere con me”
“Non lo avrei fatto!” esclamai contrariata.
“Ok. Allora il problema non sussiste no? Comunque mi dispiace di non averti avvisato del cambiamento. Magari ti saresti rilassata di più a colazione sapendo che non avresti dovuto passare altre notti vicino a me” disse, prima di ridere.
Di ridere io proprio non avevo voglia. “Ma non è così, io stavo bene anche…”
“Non ti devi preoccupare, Sophie. Lo so quanto posso essere odioso! Ora devo proprio esercitarmi un po’ con la chitarra se non ti dispiace”. Detto questo mi si avvicinò per stamparmi un bacio fugace sulla guancia e uscì.
Credo che rimasi ferma interminabili secondi a fissare il vuoto, mentre con i polpastrelli mi sfioravo il punto esatto dove Tom mi aveva baciato. Potevo sentire ancora la pressione delle sue labbra sulla mia pelle. E il mio cervello era completamente annebbiato.



Bill

Me ne stavo giusto spaparanzato sul mio letto, pensando a quali prodotti di bellezza avrei potuto sperimentare su Sophie, quando sentii una melodia arrivare da qualche parte indefinita del pullman.
Visto che Sophie non era ancora tornata, decisi di alzare il mio sedere piccolo, ma cool, per capire da dove giungesse quella musica.
Non ci volle molto per trovare Tom, nel lounge. Sedeva nel suo inconfondibile modo, sul divanetto di pelle, e reggeva tra le mani la sua chitarra preferita.
Era in fase di composizione. Questo voleva dire una sola cosa: aveva bisogno di svuotare la mente e cancellare ogni pensiero che lo tormentava.
Io, il mio fratellone lo conoscevo bene. Impossibile che mi sfuggisse un’emozione che lo invadesse.
Lo capii quando distrusse la sua bicicletta nuova, quando sembrava non importargli nulla, ma dentro di sé il dispiacere per la perdita di quella bici, era vivido. Pianse diversi giorni, quando pensava che nessuno lo sentisse, ma non fu così, perché io percepisco sempre quando una lacrima gli solca il viso.
Quando eravamo piccoli ero in grado di capire quando si faceva male e mentiva per non preoccupare mamma e papà. Quante volte lo sentivo sgattaiolare in cucina per medicarsi il ginocchio o il gomito.
Era un duro, il mio fratellone. Il suo motto era resistere in silenzio.
Capii subito che la prima cotta di Tom fu Gisela. Potevo quasi sentire il suo cuore battergli nel petto. Sentii anche tutto il dolore che provò quando Gisela, gli disse che stava insieme a Hubert.
La cosa mi fa ancora ridere ora, quanto struggimento per una storiella da bambini. Ma il mio Tom, non si diede per vinto e fece in modo che nessuna ragazza lo rifiutasse più, diventando un vero sex simbol.
Sapevo sempre anche quando era felice, come il giorno in cui papà gli comprò la sua prima chitarra, o il giorno in cui mamma ci portò a Disneyland.
Quando due bambini nascono gemelli, il loro destino è inesorabilmente legato e ogni sensazione sembra spartita per entrambi. Sapevo bene che quel senso di tristezza che percepivo proveniva da lui. Era palese per me.
Avevo capito tutto fin dal primo momento. Quella notte che Tom entrando in albergo non ha consegnato nessun biglietto alle ragazze urlanti là fuori, e che rimase a guardare Sophie, io sapevo già tutto. Glielo leggevo negli occhi. Mi era bastato guardarlo per sentire tutta la confusione che provava e quella sensazione di calore nel petto. Il cuore aveva accelerato. Si era innamorato.
Ed ora sapevo perché si sentiva così, perché Tom non crede di meritarsi una ragazza come Sophie e sta facendo di tutto per dimenticarla. Ahimè, mio fratello in queste cose non è molto bravo, infatti non ci sta riuscendo e credo che non ci riuscirà.
Il vortice dei miei pensieri fu interrotto da una porta che si chiuse rumorosamente.
La curiosità mi spinse a indagare del perché di quel rumore e vidi dalla finestrella del pullman che Georg si stava guardando intorno in modo sospetto.
Non ci pensai nemmeno un secondo in più, a sgattaiolare fuori dal pullmino e seguirlo. Il desiderio di scoprire un segreto era inebriante.
Appena uscito vidi Georg dirigersi in modo furtivo dietro un tir del tour. Più silenzioso di un gatto, lo seguii e mi appostai all’angolo del tir, in modo da poter osservare cosa stesse facendo e ascoltare cosa dicesse, ma allo stesso tempo senza essere visto.
Notai che estrasse il telefono dalla tasca della giacca e digitò un numero di telefono. Poi si portò l’apparecchio all’orecchio.
Oh mio Dio, stavo scoprendo il segreto di Georg. E il mio ruolo di agente segreto mi calzava a pennello.



Georg

“Pronto?”
“Ciao, amore!”
 “Ciao Georg!”
“Ti chiamo ora perché sto partendo per Bratislava. Non sai quanto mi mancate”
“Anche tu, amore mio! Ti penso sempre e mi riascolto ogni sera del concerto le vostre canzoni così le faccio sentire anche a lui”
“Come state, tesoro?”
“Bene, bene. Andiamo molto d’accordo. Non vediamo l’ora di poterti far vedere una cosa”
“Appena finirò il tour, tornerò da voi e non vi lascerò per tanto tanto tempo!”
“Tesoro non ti preoccupare, qui ce la stiamo cavando egregiamente. O no?”
“Dagli un bacio anche da parte mia la sera. Oh quanto mi manchi!”
“Tesoro appena ricevo la risposta, ti invio la foto della mia ecografia così puoi vederlo anche tu”
“Sarebbe meraviglioso! Tesoro mi dispiace tantissimo di non essere presente. Sono così contento per noi, e anche emozionato visto che sapremo presto se è maschio o femmina”
“Quale sesso preferiresti?”
“Beh, mi piacerebbe molto se fosse un maschietto per insegnargli a suonare il basso, ma se fosse una femmina sarei orgoglioso comunque, perché sarebbe bellissima come te, e avrebbe una voce incantevole”
“Tu non hai idea di quanto ti ami, Georg Listing”
“Anche io ti amo, Mary. E voglio bene anche al piccolo bambino che porti nel tuo bellissimo pancione. Non vedo l’ora di tornare da voi! Ora devo andare amore, ma ti richiamerò presto. Ciao!”
“Ciao, bassista mio preferito! In bocca al lupo per il concerto!”



Bill

…Sapremo presto se è maschio o femmina…
…E voglio bene anche al piccolo bambino che porti nel tuo bellissimo pancione…
Ora era tutto chiaro. Georg sta per diventare PAPÀ.

   
 
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