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Autore: The Ghostface    17/02/2015    2 recensioni
Sono passati tredici anni…tredici lunghissimi anni da quando Ghostface è stato rinchiuso nel Tartaro.
Di lui non resta che un vago ricordo, voci, leggende urbane…tutto sbiadito dal tempo…dalla magia…
Sulla Terra le cose sono cambiate, nonostante il tempo trascorso i Titans sono rimasti uniti…e con un membro in più, un vecchio rivale pentito…
Alcuni si sono sposati, alcuni hanno avuto dei figli…alcuni nascondo terribili segreti nel profondo del loro animo che mai mai e poi mai dovranno essere svelati.
Il ritorno in circolazione di un noto avversario da un occhio solo terrà alta la guardia dei nostri eroi.
Ma quello che tutti loro non sanno…e che sono finiti tutti nel mirino dell’ormai leggendario…Ghostface.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Ghostface, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rigor Mortis'
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CAPITOLO 6
 
-La mia bambina… la mia bambina…- piangeva Corvina col capo chino sulle braccia incrociate, piegata in due sul tavolo.
Erano sei giorni che nessuno aveva notizie di April; quando il primo giorno non era tornata a casa per cena nessuno si era impensierito più di tanto: dopo quella sfuriata con la madre era prevedibile che sarebbe rimasta per i fatti suoi, probabilmente avrebbe passato la notte da Stella e Robin, o forse da Cyborg e Iella…non sarebbe stata la prima volta che si comportava così.
Avevano iniziato a preoccuparsi quando, chiamando i loro amici, erano venuti a sapere che nessuno aveva idea di dove fosse April, tuttavia la ragazza poteva benissimo essere in camera sua, protetta da un’illusione sensoriale…quando poi anche questa ipotesi fu scartata, la maga e il mutaforma iniziarono a  perlustrare assieme ai loro amici ogni luogo frequentato dalla ragazza in Jump City e dintorni…invano.
Quando sorse il terzo girono, senza portare alcuna traccia della ragazzina scomparsa, Corvina cadde nel panico.
La ricerca della figlia era diventata un’ossessione per lei.
Si fermava solo quando il suo stesso corpo non riusciva più a sostenerla, giusto per concedersi un paio d’ore di sonno prima di tornare alla carica.
Ore che spesso passava a disperarsi anziché a riposare.
Cyborg le accarezzò le spalle incurvate dalla fatica; era l’unico rimasto alla Torre assieme a lei, il mezzo-robot poteva senz’altro dimostrarsi più utile davanti a un monitor che a perlustrare le strade, come faceva da giorni il resto della squadra senza ottenere risultati.
-Sta tranquilla Corvina, April starà sicuramente benissimo. Ormai è grande abbastanza da badare a se stessa, non serve disperarsi. Sono sicuro che si è nascosta in un qualche rifugio segreto, come quello che aveva Stella*, ricordi? Nessuno ne sapeva niente. Vedrai, andrà tutto bene-
-Pietose bugie…- mormorò Corvina tra un singhiozzo e l’altro- Nient’altro che false, inutili, pietose menzogne….- sollevò il capo incrociando gli occhi differenti l’uno dall’altro del mezzo robot –Grazie…- aggiunse la maga- Ne ho bisogno ora più che mani…-
Stava piovendo a dirotto fuori dalla T-Tower, ogni tanto un fulmine rischiarava a giorno l’oscurità della sera che incombeva a schiacciare sempre più il tramonto.
Una saetta si dipinse nel cielo per pochi istanti, seguita da un rombo fragoroso.
-Forse dovremmo contattare anche Tuono e Fulmine…- disse Corvina, parlando più con se stessa che con l’amico – E anche i Titans Est, Acqualad è già tornato dal Tartaro? Non basteranno, devo avvertire più gente, molta di più….-
Un tavolo esplose avvolto dalla magia nera.
Il gigante di metallo sollevò il viso della mezzodemone costringendola a guardarlo –Corvina devi stare calma- quelle parole furono di troppo per lei –Stare calma?!! STARE CALMA!!?? Lo sai o no che mia figlia è dispersa la fuori?! Sola in mezzo a gente che non conosce, senza un soldo in tasca, senza un punto di riferimento, senza una persona a cui rivolgersi!? E questo solo nella migliore delle ipotesi. È inutile farsi delle idee sceme e ottimistiche, lo sappiamo tutti cos’è successo ma nessuno ha il coraggio di ammetterlo…neppure io fino a poco fa: April è stata rapita-disse Corvina strofinandosi gli occhi lucidi, con la voce strozzata.
-Corvina questo noi non posiamo saperlo…- disse Cyborg per cercare di tranquillizzare l’amica, ottenendo l’effetto contrario, la maga si volse verso di lui con uno sguardo di dolore misto a rabbia, non odio ma una rabbia di impotenza che doveva essere sfogata su qualche malcapitato…lui.
-Ti sei completamente rincoglionito?! Cos’è, Iella ti ha versato del sale nei circuiti mentre te la sbattevi!? Prima un pazzo entra in casa mia, uno che sa dove abito e con chi vivo, mi minaccia e tutto questo senza venire identificato, poi mia figlia sparisce dopo essersi avventurata da sola nei bassifondi….non riesci a fare due più due ammasso di latta?!-
Cyborg incassò tutte quelle dure parole senza batter ciglio, la sua amica era troppo nervosa per rendersi conto di ciò che diceva.
Per unire peggio al peggio in quel momento Iella entrò nella Torre.
Era completamente infradiciate, aveva passato le ultime ore a cercare in ogni anfratto di Jump City la piccola April senza rimediare uno straccio di indizio –Cavoli, ragazzi….- disse strizzandosi i ciuffi fucsia dei capelli, che gocciolarono sul pavimento –Sono stata sotto al pioggia fino ad ora e non ho trovata nulla, sembra essersi dissolta nell’aria-
Come sentì risuonare quella voce alle sue spalle Corvina ebbe un raptus d’ira incontrollato, scattò in piedi scaraventando a terra la sedia, onde di energia magica rovesciarono il tavolo su cui poco prima era afflosciata e sgretolarono tutto ciò che entrava in una raggio di tre metri dalla maga, persino l’occhio di vetro di Cyborg andò in frantumi.
-TU!!- ringhiò la strega con gli occhi illuminati di un rosso demoniaco – Lurida sgualdrina! Cagna maledetta! È colpa tua se è successo tutto questo! Puttana! È per causa tua se mia figlia è stata rapita, aggredita, violentata o peggio, la colpa è solo tua!!-
-Non darmi colpe che non ho, è nemmeno della puttana, non lo sopporto- ribatté Iella- la colpa è anche tua Corvina, tua più che mia. E in quanto alle cosce sono certa che tu le muovi molto più di me, i risultati si contano sulle tue foto di famiglia-
-C-Colpa mia??! Io volevo proteggerla, volevo che stesse lontano, se lo avesse fatto ora sarebbe al sicuro!!- strillò la maga.
-Non capisci? La stai proteggendo troppo. Se anziché crescerla in una torre d’avorio l’avessi incoraggiata, se tu l’avessi addestrata, ma neanche…bastava solamente che tu apprezzassi quello che ha fatto dopo al battaglia con Mad Mod per impedire che scappasse. Se anziché gli schiaffi tu le avessi offerto un po’ di stima ora sarebbe al tuo fianco-
A quelle parole Corvina non si trattenne più, si avventò come una furia contro la ex-criminale, la quale, atterrita dall’inaspettata reazione, non seppe incassare il pugno sulla guancia datole dalla mezzo demone.
Sentì l’urto ripercuotersi su tutti i denti del lato sinistro del viso.
Cyborg riuscì a intervenire prima che Corvina potesse nuovamente mettere le amni addosso a Iella, afferrandola saldamente in vita la sollevò e la gettò sul divano.
-Corvina, per l’amor del Cielo, devi calmarti!- disse afferrandola saldamente per le spalle –Sei stressata, e ne hai tutte le ragioni, ma non puoi prendertela con Iella, lei non ha fatto niente. Torna in te, così non aiuti-
La mezzodemone placò il suo scatto d’ira ma non la sua rabbia –L’unico che deve rinsavire qui sei tu!- replicò duramente al ragazzo nero, Corvina si alzò in piedi, tirandosi il cappuccio sul viso e lanciando un’occhiata di fuoco alla ragazza dai capelli rosa –Devi essere ammattito per tenerti in casa una simile vipera- e senza dare ai due il tempo di ribattere aggiunse –Voi restare pure qui a invecchiare, io vado a cercare mia figlia- detto questo si appiattì al suolo riducendosi a una macchia d’ombra sul pavimento per poi sfrecciare via, fuori dalla Torre, verso al città.
Appena se ne fu andata, Cyborg andò da Iella, prendendola tra le braccia.
La ragazza si massaggiava col palmo la guancia che le doleva –Che st%£”*za- disse rabbiosa e rattristata –Non dire così, piccola. Corvina è traumatizzata, non sa quello che dice. Voleva solo sfogarsi e noi ci siamo trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato. Non è vero che ti odia-
-Sì invece- replicò quella –C’è l’ha sempre avuta con me, non le è mai andato giù che fossi entrata nella squadra, non sopporta che frequenti uno di voi. Per lei sarò sempre quella di una volta…-
Lui la strinse forte a se, appoggiando le sue labbra su quelle diafane della fanciulla dalla pelle color luna – Su, vedrai che passerà. Sia il livido sia la tua fase con Corvina, c’è solo bisogno di tempo per entrambi…specialmente per Corvina-
Iella si separò da Cyborg abbracciandosi i gomiti e guardando a terra –Ma quanto tempo?- chiese –Sapevo che all’inizio tra me e lei ci sarebbe stata qualche difficoltà…ma sono passati quindici anni, quindici anni e ancora non si fida di me, ancora non mi accetta. E io sono stanca, stanca di sopportarla, stanca di sforzarmi, stanca di vedere tutto il mio impegno per starle vicino mandato al diavolo. Sono stanca Cy…-
Lui le cinse la vita con le braccia –Dai amore, non ti preoccupare. Resiti ancora un po’. Appena questa storia sarà finita ci prenderemo una piccola vacanza ..solo io e te…-
Iella lo guardò in viso con gli occhi illuminati- Vuoi dire che…-
-Esatto- sorrise lui -Ho comprato i biglietti per Fiji- disse mostrandole i due preziosi pezzi di carta –Partiamo non appena April torna a casa…bè magari prima le diamo qualche sculacciata per quello che ci ha fatto passare…e poi dritti alle Fiji! Ci pensi? Sole, sabbia, acqua cristallina, natura incontaminata, e soprattutto tanto relax solo per noi-
-E tanto tanto sesso- aggiunse maliziosa la ragazza baciando il mezzo robot.
-Prima però vedi di cambiarti quell’occhio-
Appollaiato sopra il tetto una tetra figura aveva ascoltato tutto, trovando conferma dei suoi sospetti.
Sospetti nati da un piccolo pezzo di carta, un volantino, molto ben fatto e chiaro, indicava perfettamente ora e luogo di evento “interessante”, raffigurante la bandiera del regno unito, rendendo scontato il mittente, che annunciava un’asta.
L’asta in questione riguardava la vendita di una bambina molto speciale.
Non c’era da stupirsi che i Titans ne fossero all’oscuro vista la sorprendete e minuziosa cura con cui erano stati distribuiti.
Se quel motociclista non lo avesse infastidito in quella topaia che chiamavano Night-pub probabilmente neppure lui l’avrebbe mai scoperto.
Ma ora lui aveva quel foglio tra le mani e quel tizio un coltello in gola…com’è che si chiamava….un nome sciocco…Johnny qualcosa…il marcio?...il putrido? …il rancido? comunque una cosa del genere.
Si aggiustò gli occhiali neri sul viso con le mani ossute, seduto sui talloni lungo il parapetto del tetto restava in silenzio, il capo chino su quel pezzo di carta, i lunghi capelli bianchi come il latte erano zuppi e cadevano raccolti a ciocche…incurante della pioggia che cadeva su di lui il vecchio rimase ancora a meditare poi, una voce uscì dalle sue labbra di ghiaccio, poco più di un sussurro –Ti troverò-.
 
 
Il locale era buio e affollato, super criminali d’ogni genere occupavano le numerose sedie, tutti erano stati convocati lì da Mad Mod, il vegliardo aveva annunciato di mettere all’asta un “pezzo” inestimabile.
Tra l’aria calda e il confusionario vociare costante, il distinto signore che sedeva tra quella marmaglia non sapeva cosa fosse peggio, se l’asta di per sé o la folla che l’animava. Lui solo restava seduto tranquillamente aspettando.
Il palco s’illuminò e cadde il silenzio sulla platea.
Spinto da un prosperosa ragazza apparve l’ormai centenario Mad Mod su una sedia a rotelle.
Avvicinatosi al microfono iniziò a parlare con voce secca e roca, ma mantenendo sempre il suo fiero accento britannico.
-Ladys and gentlemen come molti di voi sapranno, questo è il mio centesimo compleanno, in tutti questi anni non ho mai smesso di combattere quei discoli dei Teen Titans, e quando iniziavo a disperare di poter vivere abbastanza per dargli una bella lezione, mi si è presentata un’occasione d’oro per non dire di platino, che ho colto al volo.
Mi piange il cuore a separarmi da un simile trofeo, ma ormai io sono troppo vecchio per godere della gioventù, ma sono certo che molti di voi saranno entusiasti di sborsare i fondi, debiti a finanziare il mio prossimo piano malvagio, per portarsi a casa questo pezzo unico nel suo genere.
Ha solo 13 anni ed è ancora vergine e pura…a voi solo per questa volta un occasione irripetibile: la primogenita di Corvina, la figlia della maga e di quel omino verde, vi presento la giovane April!-
Dal palco emerse una gabbia, all’interno, rannicchiata  e terrorizzata stava la ragazza, gli scagnozzi di Mad Mod l’avevano spogliata lasciandola solo in mutande e reggiseno bianchi, incatenata alla sua prigione con un duro collare di ferro collegato a una pesante catena, piangeva mentre vedeva quei volti crudeli e rapaci puntarle tutti su di lei.
Si levò un vociare spaventoso di urla, oscenità e insulti.
Il vociare si fece ancora più intenso mentre cattivi di ogni tipo commentavano vivamente la ragazzina messa in vendita
-Un occasione da non perdere- continuò Mad Mod - Una schiava eccellente, per non parlare poi del dolore provocato ai nostri eterni rivali, la base d’asta è di 100.000 sterline, che equivalgono cica a 160.00 dollari-
-Io ne offro 200.000- tuonò Adone
-Io 300.000- fece eco Atlas.
-350.000- urlò Falena.
-400.000- un’altra voce e altre si susseguirono.
-500.000-
-650.000-
-650.001-
-700.000-
Uno solo non si scompose nella ressa, l’elegante persona seduta in fondo, lo stesso uomo che provava disgusto di quella feccia ma che non poteva non essere invitato con tutti gli onori a un tale evento.
-Basta! Per tutta la vita ho sognato di fottere la madre e non l’ho avuta, ora mi consolerò con la figlia! Mi sono sempre piaciute quelle giovani….- sorrise l’ormai quarantenne Adone –Io offro un milione di dollari!!-
-Nessuno rilancia? No?  Bene! Venduta al grosso ser in armatura con l’altrettanto grosso conto in banca!- esclamò Mad Mod.
Adone salì sul palco sollevando la gabbia con dentro la ragazzina in lacrime come se fosse una piuma.
April piangeva a dirotto e implorava di essere liberata ma le sue suppliche non facevano altro che divertite l’osceno pubblico.
-Spero che ti divertirai con lei, boy- ghignò il vecchio intascando l’assegno.
-Senz’altro, la farò gridare tutta la notte. Adoro le bambine vergini-
Una folata di vento ricco d’umidità irruppe nel salone dall’aria viziata.
La porta si spalancò, un’alta figura ammantata di un impermeabile nero entrò silenziosamente nell’edifico, fradicio di pioggia.
Il lunghi capelli candidi si attaccavano al cranio, completamente bagnati, gli occhi nascosti da lenti scure sembravano scrutare tutti.
Avanzò lentamente, scandendo i passi mentre le gocce colavano a terra dai suoi abiti, camminò fino a giungere al centro della sala.
Intorno a lui c’era il silenzio più completo.
Un silenzio di paura.
Era stato lontano 13 anni, e si era fermato a Jump City per poco più di uno.
Ma era riuscito a farsi un nome, un nome intramontabile che faceva gelare il sangue nelle vene agli eroi e ai criminali, a parte April e la valletta di Mad Mod, tutti avevano riconosciuto quei folti capelli nivei, il viso scheletrico, bianco come le ossa, quei occhiali scuri che nascondevano occhi di ghiaccio.
Un nome, una leggenda …Ghostface.
-Ghostface, che piacevole sorpresa, ti credevo morto. Peccato che l’asta sia già terminata- lo salutò malignamente il britannico.
-Il sentimento è ricambiato Mod, anch’io ti speravo morto. 100 anni… non male per un ragazzino, fammi uno squillo quando raggiungerai anche tu i 190. In fondo sappiamo tutti che non scenderò nella fossa prima di te…e di tutta la feccia che siede qui-
Seguì un brusio confuso, intimorito e irritato.
-Che vuoi dire?!- lo minacciò adone appoggiando la gabbia con la fanciulla.
-Primo che tu sei un coglione e un pervertito, secondo che se non uscirete di qui in dieci secondi nessuno di voi vedrà sorgere l’alba-
Ghostface continuò –La vostra depravazione ha superato ogni limite, rapire una bambina e venderla al miglior offerente perché la stupri a nome di tutti…vi do un consiglio da collega, andatevene, ora-
Adone scoppiò in una grassa risata spavalda.
Alcuni invece si alzarono e se ne andarono, i più saggi, altri restarono in piedi, pronti a vedere come andava a  finire.
Uno solo seduto in un angolo non sis compose minimamente.
-Cosa conti di fare vecchio? Sono passati 13 anni, non sei più quello di un volta. Tu sei solo E noi qui siamo in sessanta-
-Sessanta cadaveri ancora caldi prima che io ricarichi le mie pistole. Dei dieci secondi che vi ho concesso ne sono riamasti solo 3
2
1
0-
Non accadde nulla.
Per un interminabile serie di secondi nessuno fiatò, tutti rimasero immobili il tempo stesso pareva essersi fermato.
Poi Adone rise nuovamente spezzano il silenzio.
-lo sapevo! Stavi bluffando! Era tutta una messa in scena per rubarti la ragazza eh?-
Ghostface sorrise a sua volta infilando le mani nelle grandi tasche dell’impermeabile.
-Già, lo ammetto, era uno scherzo…in realtà di secondi ve ne ho concessi 15- e rivolto ad April disse –Chiudi gli occhi piccola- estrasse fulmineo due normi pistoloni, iniziando a sparare a raffica in direzione del palco, i proiettili trapassarono il corpo raggrinzito di Mad Mod, le luci che illuminavano l’ambiente furono tutte frantumate , calò il buio e con esso il caos, e la raffica di proiettili si spostò sulla platea che era diventata una turba urlate.
Chi urlava, chi scappava, chi si nascondeva, chi implorava, chi attaccava chiunque si trovasse davanti, chi si difendeva come meglio poteva.
E uno restava immobile seduto al suo posto in mezzo alla mischia.
Le pistole furono presto scariche e Ghostface sfoderò le spade. Iniziò il massacro.
Ruotando su se stesso come un tornado di lame impazzito non solo Ghostface teneva alla larga gli avversari e dilaniava gli arditi che si avvicinavano troppo alla portata delle sue letali spade, ma riusciva anche a deviare i numerosi proiettili sparatigli contro e a ricacciarli nel mezzo della folla, continuando imperturbato a sparger sangue, mozzar arti, squarciar carne e stroncar vite.
Solo l’uomo restava immobile, tranquillamente seduto sulla sua sedia.
-Ho aspettato anni per scoparmi quella troia, non sarai tu a portarmela via- gridò Adone fiondandosi su Ghostface con tutta al sua forza, interrompendo il vorticar di lame.
Strinse forte Ghostface al petto, immobilizzandogli le braccia, e continuò a stringerlo come per stritolarlo, il vecchio mugugnava di dolore per le costole che venivano pressate contro l’armatura e che sentiva spezzarsi una ad una.
-Allora vecchio pazzo, cosa conti di fare ora? Cosa conti di fare!?- lo sfotté Adone.
La sua richiesta fu accontentata.
Ghostface gli mostrò cosa aveva intenzione di fare.
Pima tirò una violentissima craniata in pieno viso all’uomo, si udì un sordo “craak” e il naso di adone prese a sanguinare copiosamente, dopodiché Ghostface glielo addentò torcendo la mascella finché non riuscì a strappargli buona parte di naso, che poi sputò a terra assieme a parecchio sangue scuro..
Adone lo lasciò andare urlando di dolore, barcollò all’indietro incapace di realizzare cosa fosse accaduto.
Le katane rotearono sui polsi di Ghostface, pronte a mozzare anche il resto della testa del criminale.
Non ce ne fu bisogno.
Un’ombra nera balzò sull’armatura rossa, afferrando al testa dell’uomo e girandola violentemente, spezzandogli il collo.
Adone stramazzò morto al suo.
L’ombra nera camminò a passi delicati e decisi, ma non affrettati, verso Ghostface.
Una maschera metà nera e metà rame ne copriva il viso, un unico occhi spiccava da essa.
-Willy-sorrise il vecchio –Potevo farcela da solo- aggiunse.
-John- rispose quello in segno d’intesa.
Si sorrisero a vicenda mettendo uno la mano sulla spalla dell’altro…e il massacro riprese ma con due macellai a dirigerlo.
Alla fine in quel salone di sessanta persone ne restavano vive solo quattro
Ghostface, Slade, April e la valletta in lacrime macchiata di sangue.
-Puah, che schifo! Sono lordo di sangue- sbuffò Ghostface infastidito –C’è chi sta peggio, per esempio i tizi a cui apparteneva quel sangue- replicò Slade.
I due anziani killer si abbracciarono reciprocamente.
-Quanto tempo è passato, Willy?-
-Troppo. Avevi ancora i capelli neri quando hai cominciato ad addestrarmi- fece la voce calma e pacata di Slade-
-Già. E tu eri solo un ragazzino che non ascoltava ami il suo mentore, sempre a far di testa tua- replicò Ghostface –Sì- rispose l’altro- finché non mi hai sparato alla gamba-
-Te l’eri cercata- concluse Johnatan sorridendo da sotto i baffi argentei.
Poi si rivolse duro alla valletta –Tu smamma!- e la giovane non se lo fece ripetere due volte.
Rimasti soli con April i due assassini si avvicinarono a lei.


Mi scuso per eventuali errori di ortografia, ancora una volta sono di fretta e non ho il tempo di rileggere.
Ma qui o si va difretta o non si va affatto, Ahimè.
Ghostface
  
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