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Autore: ___Darkrose___    17/02/2015    2 recensioni
SEGUITO DI "LEI VIVE"
Dopo la distruzione della Sfera dei Quattro spiriti Samantha è riuscita a sopravvivere e può finalmente vivere la sua vita con Inuyasha come aveva sempre desiderato. Ma qualcuno nell'ombra continua a tramare alle loro spalle, riusciranno ad affrontare queste nuove avversità?
Eccomi di nuovo con questa nuova FF, spero che anche questa vi possa piacere :)
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Solo uno spirito'
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~~Rimasi con Callie e Toshio ad aspettare Inuyasha e i due piccoli sembravano essersi accorti dell’assenza del loro padre, tanto che erano agitatissimi e continuavano a piangere e niente sembrava calmarli.
Anche io ero molto preoccupata, era già tarda sera e Inuyasha ancora non era tornato. Feci davvero molta fatica per farli addormentare, ma con molti sforzi ci riuscii.
Cominciai a vagare per casa come uno spettro, chiedendomi dove fosse finito, continuando a toccare il ciondolo che avevo al collo, quello che mi aveva regalato Inuyasha.
A quello era attaccato anche il frammento della Sfera che era stata proprio Callie a donarmi e non so perché cominciai a provare una paura infinita, proprio come quella che avevo provato tempo prima quando ero stata imprigionata di nuovo.
Corsi in camera e gettai il frammento dentro un cofanetto dove tenevo le cose per i capelli e qualche bracciale. Non volevo averlo vicino in quel momento, neanche per un secondo.
Tornai in cucina e mi misi seduta al tavolo, proprio non riuscivo a mangiare. Avevo preparato la cena per due, ma lui non tornava.
Stavo quasi per crollare dal sonno sul tavolo, quando mi voltai e davanti a me trovai il mio amato mezzodemone.
Mi guardava ancora innervosito. – Come mai sei ancora sveglia? -.
Gli andai subito incontro e lo abbraccia anche se lui non ricambiava la mia stretta. – Non volevo farti arrabbiare, ma era un suo diritto. Toshio appena lo ha visto lo ha riconosciuto come un suo simile – sussurrai. – Non possiamo impedirgli di conoscere chi fa parte della loro famiglia, nonostante tutti gli attriti che ci possano essere -.
Inuyasha mi allontanò. – E’ tardi, andiamo a dormire -.
Dovevo lasciargli sbollire la rabbia ancora per un po’, ma ero già felice che fosse tornato a casa.
Mi accoccolai a lui mentre ci mettevamo a letto e a quel punto lui sembrò sciogliersi. – So che non capisci quello che provo, ma io faccio davvero fatica a perdonargli l’odio che ha sempre provato nei miei confronti. Le cose tra noi non cambieranno, ma se il desiderio tuo e dei bambini è quello di poterlo conoscere non ve lo impedirò perché è giusto. L’amore che provo per voi è mille volte più grande dell’odio che provo per lui -.
Lo strinsi così forte che quasi lo soffocai. – Sei la persona migliore che abbia mai conosciuto, ricordalo sempre -.
Ero felice che le cose si fossero chiarite e in cuor mio speravo che un giorno sarei riuscita a riappacificare quei due. Per ora, però, ero felice che nella mia famiglia ci fossero Callie, Toshio e Inuyasha.

Il tempo sembrava volare e ogni giorno quei due piccoli erano una scoperta nuova. Sembravano capire tutto quello che gli dicevamo e avevano imparato a familiarizzare con tutti quanti e i nostri amici si erano subito affezionati a quei due pargoli.
Nel frattempo Inuyasha ed io avevamo cominciato i preparativi per il nostro matrimonio. Avevamo deciso che si sarebbe svolto sotto il Goshinboku e che sarebbe stata una cerimonia semplice. Avevo invitato tutti quanti: Sango, Miroku, Kaede, Shippo, Rin, Koga, Ayame, Ginta, Hakkaku, tutta la gente del villaggio e anche Sesshomaru. Convincere Inuyasha era stato difficile, ma entrambi sapevamo che non sarebbe mai venuto.
Con tutta quella gente era difficile riuscire ad organizzare una cerimonia semplice come volevamo, ma alla fine per me non era importante come sarebbe stato, ma che all’altare ad aspettarmi ci fosse Inuyasha.
Sango sarebbe stata la mia damigella insieme a Rin e avevo permesso alle due di scegliere il kimono che più poteva piacergli, ma io non avrei messo un kimono tradizionale al mio matrimonio, avevo una precisa idea di come sarebbe dovuto essere il vestito.
Avevo cominciato a cucirlo già da tempo e farlo mi portava via tantissimo tempo. Per prendermi cura di quello e anche dei bambini quasi non uscivo di casa e praticamente vivevo solo con i miei piccoli.
Quando cucivo mi mettevo nella loro stanza e gli raccontavo di come ci fossimo conosciuti il loro papà ed io e loro mi ascoltavano rapiti e contenti, muovendo le orecchie.
- All’inizio proprio non ci sopportavamo – dissi, mentre cucivo. – Litigavamo sempre in ogni momento, però alla fine abbiamo imparato a volerci bene, è così che nasce l’amore piccoli miei – gli spiegavo, osservando i loro occhioni che tanto mi ricordavano quelli di suo padre e i miei. – Vostro padre è uno zuccone, ma no ditegli che ve l’ho detto, se no si offenderà e chi lo sente poi! -.
“Zuccone!”.
Quella che sentii nella mia mente era la voce di una bambina molto piccola e rimasi imbambolata a fissare Callie, aspettando che muovesse le labbra. Era troppo piccola per parlare ed ero sicura che non avesse ancora detto nulla, non aveva parlato!
“Papà è un po’ zuccone!”-
Questa, invece, era lo voce di un bambino, ma neanche Toshio aveva parlato, così rimasi ancora in silenzio a fissarli ad occhi sgranati. Ero veramente esterrefatta, non sapevo più cosa pensare.
Rimasi con l’ago a mezz’aria e con la bocca mezza aperta.
- Avete parlato? – chiesi stupita.
I due piccoli sorrisero e di nuovo due vocine piccole e tenere mi arrivarono nella mente “Sì mamma”.
Caddi dalla sedia e Inuyasha, che era appena entrato in casa, sentii il tonfo e corse nella mia stanza.
- Sam! Ma che stai combinando? – esclamò fissandomi perplesso.
Io indicai i bambini quasi tremando. – Loro hanno parlato! -.
Rimase in silenzio per qualche secondo, poi scoppiò a ridere come un pazzo. – Va bene che crescono in fretta, ma non credo fino a questo punto amore! -.
“Ma noi parliamo”
Questa volta la voce arrivò anche ad Inuyasha, perché sbiancò improvvisamente e cominciò a guardare prima i cuccioli e poi me. Nessuno dei due poteva credere a quello che avevamo appena sentito, o meglio a quello che la nostra mente aveva recepito.
Ci fiondammo vicino alla culla fissando i nostri piccoli come se si fossero appena messi a volare per la stanza. Non poteva ancora credere che avessero veramente detto qualcosa.
“Papà è uno zuccone!” esclamò Callie, mettendo su un sorriso tenero e furbetto allo stesso tempo.
Inuyasha si voltò verso di me innervosito. – Questo sicuramente non l’ha imparato da sola -.
Mi grattai dietro la nuca guardando altrove. – Bella giornato oggi vero? -.
- Samantha! –
“Mamma”
- Inuyasha! -.
“Papà!”
Le voci si accavallavano e non capivo più cosa stesse succedendo. Ero veramente sconvolta da tutto questo.
- Sei tu il demone qui, mi spieghi cosa sta succedendo? – domandai preoccupata, come se i miei piccoli fossero affetti da qualche strana malattia, anche se era bello sentire le loro voci.
Inuyasha sembrò illuminarsi improvvisamente. – E’ un modo per i cuccioli di demone-cane per comunicare con i loro genitori! Io non ho mai potuto farlo perché mia madre non riusciva a comprendermi. Però è strano, di solito dovrebbe capirlo solo chi è un demone della stessa specie, perché li senti anche tu? -.
Tornai a guardare i miei piccoli e fui come folgorata, proprio come era successo ad Inuyasga qualche secondo prima. – Nonostante la Sfera sia scomparsa io sono sempre uno spirito, è probabile che essendolo in parte anche loro possano comunicare con me -.
Inuyasha prese in braccio  la piccola tenendola in alto. – Di ciao a papà! -.
“Ciao zuccone!”
Il danno era fatto, il primo aggettivo che i piccoli avrebbero imparato su loro padre sarebbe stato quello.
Il mezzodemone mi lanciò uno sguardo di fuoco. – Dannata -.
Misi su la mia solita faccia da schiaffi, mentre prendevo in braccio Toshio. – Dai non te la prendere, smetteranno di chiamarti così presto -.
“Mamma non gonna corta! Mamma non gonna corta!” cominciò a ridere Toshio.
Inuyasha rimase paralizzato, mentre io rimettevo Toshio nella culla e subito dopo prendevo Callie dalle sue braccia e la facevo accomodare vicino al fratello.
- Inuyasha – sibilai. – A cuccia! -.
“Papà a cuccia, papà a cuccia!”.

La scoperta che i piccoli sapevano comunicare con noi in questo modo ci aveva lasciati di sasso, ma allo stesso tempo era bellissimo sentire le loro tenere voci e poter parlare con loro e non vedevo l’ora di poterlo dire a tutti i nostri amici.
Ora, però, era difficile farli stare in silenzio. Da quando avevano cominciato a “parlare” non erano stati un attimo zitti. Avevo passato tutta la giornata a chiacchierare con loro e a rispondere ad una marea delle loro domande. Era strano potergli parlare anche se ancora non riuscivano a camminare.
Finalmente si erano addormentati e potevo continuare a cucire il mio vestito, mentre Inuyasha mi preparava la cena. Non gli permettevo di entrare per il semplice fatto che non volevo che vedesse l’abito prima delle nozze ed ero irremovibile su quell’argomento.
- Sam! – mi chiamò. – Muoviti se no diventa freddo! -.
Corsi in cucina e mangiai voracemente, ero davvero affamata.
Inuyasha mi guardava stupito nel vedermi mangiare con quella voracità.
- Fai piano, se no va a finire che ti strozzi! – esclamò.
Io lo guardai con fare rabbioso. – Zitto, o insegno ai piccoli a dirti a cuccia -.
Non riuscii a finire di mangiare, perché cominciammo a rincorrerci per casa come se fossimo dei bambini. Correvamo da una stanza all’altra ridendo e urlando, come se niente fosse cambiato da quando ci eravamo conosciuti. Nulla avrebbe potuto rendere la mia vita più bella di come era, perché io avevo Inuyasha e finchè avevo lui, sarei stata felice per sempre.

Il giorno del matrimonio arrivò prima di quanto mi immaginassi e fortunatamente io mi ero dovuta occupare solo del vestito, era stato Inuyasha ad occuparsi di tutto il resto e la cerimonia sarbebe stata una sorpresa per me.
Sango mi aveva aiutato a domare le onde dei miei capelli e ora erano lisci e talmente lunghi da scendere di un bel pezzo sotto i fianchi. Mi aveva truccato ed era tanto che non vedevo il mio viso così in ordine. Inuyasha diceva che ero sempre bellissima, ma così sembravo davvero un’altra ragazza.
Rin attendeva con ansia di vedere il mio abito e neanche io riuscivo a credere di quanto mi fosse venuto bene, era una delle mie migliori creazioni. Era bianco con uno strascico abbastanza lungo. La schiena era aperta e le maniche erano lunghe. Era molto stretto sul busto e si allargava un pochino sotto le ginocchia. Non avevo voluto veli, mi piaceva così e poi i miei capelli erano troppo lunghi per metterlo. Decisi di legarli in una crocchia alta se no avrebbero coperto l’apertura della schiena, li avrei sciolti dopo la cerimonia.
- Sorellona sei bellissima! – esclamò Rin con gli occhi che le brillavano. – Quando sarò grande mi farei un abito così? -.
Le sorrisi e mi accucciai vicino a lei, accarezzandole il viso. – Quando sarai grande ti farò un abito ancora più bello -.
La piccola mi abbracciò forte e dietro la sua schiena vidi Sango che aveva le lacrime agli occhi.
Le andai incontro preoccupata. – Va tutto bene? -.
Si voltò, odiava farsi vedere così. – E’ solo che due anni fa non pensavo che sarebbero mai arrivati giorni così felici, e ora siamo qui e tutto è diventato perfetto -.
Aveva ragione e a quelle parole anche io cominciai a piangere.
- Nono! – gridarono le due. – Se no rovini il trucco! -.
I piccoli erano nella stessa stanza e cominciarono ad agitarsi “No mamma! Mamma bella! Mamma non piange!”.
Li presi in braccio e baciai entrambi sulla fronte. – Piango perché sono felice, e saremo felici per sempre -.
Sango e Rin presero Callie e Toshio e mi consegnarono i fiori che Inuyasha aveva scelto. In mezzo c’era anche qualche fiori viola, proprio quelli che io avevo fatto nascere.
Mi diressi quasi correndo verso il Goshinboku, tanto che che Rin e Sango dovettero chiamarmi più volte per farmi rallentare.
Quando arrivai vicino le due mi precedettero, dicendomi di aspettare il loro segnale per partire.
Mentre ero lì ad aspettare continuavo a sistemare nervosamente il vestito con le mani. Avevo paura di quel momento, ma non sapevo neanche io perché. Continuavo a muovermi sulle gambe e mi toccavo i capelli per controllare che fossero in ordine. Ero nervosa e non vedevo l’ora di essere vicino ad Inuyasha. Toccavo anche il ciondolo che avevo al collo, quello che era appartenuto a suo madre e provai una forte nostalgia. Avrei tanto voluto che i miei genitori, o meglio l’emanazioni che io avevo creato, potessero assistere a quel giorno. Erano una parte di me e in un certo senso loro c’erano, ma niente avrebbe mai potuto spiegare quanto mi mancassero sia loro che la mia amica Callie. Era una fitta allo stomaco rievocare quei ricordi, ma meritivano di rivivere almeno nei miei pensieri, perché io non li avrei mai potuti dimenticare.
Sentii una musica di flauti suonare e capii che era arrivato il momento di andare.
Presi un lungo respiro e mi mossi verso l’altare con passo lento e con gli occhi bassi. Sentivo dei bisbigli che seguivano il mio passaggio e alzai lo sguardo, ma non vidi nessuno se non Inuyasha.
Mi aspettava sotto il nostro albero, mi sorrideva e mi sembrò di potermi vedere coi suoi occhi e mi sentii improvvisamente sicura di me. Quel viaggio e quella vita mi avevano portata a lui e ad avere i miei bambini. Niente mi avrebbe mai fatto cambiare idea perché mi rendevo conto che preferivo aver vissuto intrappolata in quella Sfera per secoli, piuttosto che non incontrarlo mai. Avrei voluto mettermi a correre verso di lui, ma dovevo avanzare lentamente, mentre sul mio viso si allargava un sorriso felice.
Inuyasha respirava profondamente e forse anche lui era nervoso.
Quando mi trovai davanti a lui rimasi a fissarlo e avrei voluto potermi buttare subito tra le sue braccia senza frapporre indugio, sentivo il bisogno di stringerlo fino a perdere il fiato, ma dovevo aspettare e quell’attesa mi sembrava eterna.
Mi chiedevo cosa stesse pensando e quel silenzio mi uccideva. In realtà la divina Kaede stava facendo un lungo discorso sull’importanza di questa unione, ma io mi perdevo negli occhi del mio mezzodemone e il mondo mi sembrava improvvisamente silenzioso.
Kaede ci prese le mani  e unii i nostri polsi con un nastro rosso, mentre entrambi stringevamo una coppa con dentro dell’acqua.
- Bevete dalla fonte di questa vita, diventate una cosa sola e unite i vostri spiriti come come questo nastro unisce le vostre mani – disse Kaede.
Era il momento, bevvi prima io dalla coppa e poi toccò a lui. Ora eravamo ufficialmente una cosa sola, ora ero ufficialmente solo sua e non c’era niente che mi riempisse di più di gioia.
Ancora silenzio. Tutti attendevano il nostro bacio, ma io volevo godermi ancora quella sensazione, volevo ancora poterlo guardare e imprimere quello sguardo nella mia mente, volevo aspettare ancora qualche secondo e anche lui sembrava voler fare lo stesso. Ci guardavamo e i suoi occhi mi sorridevano, mentre i miei si inumidivano.
Di colpo mi sembrava di nuovo quella notte in cui ci eravamo dichiarati, in cui è nata questa storia che sarebbe andata avanti per secoli e che non ci avrebbe mai più divisi.
- Prometto di amarti fino a quando le stelle non si staccheranno dal cielo – sussurrai a pochi millimetri dalle sue labbra.
Mi prese per i fianchi e mi baciò togliendomi il respiro e mi sembrò che il mondo intorno a noi sparisse. Non sentivo gli applausi ma solo il battito del suo cuore che tamburellava al pari del mio e ora le nostre anime erano una sola.
Il mondo non mi avrebbe mai più spaventata, il futuro non mi faceva paura perché al mio fianco c’era lui a proteggermi. Mi aveva promesso che sarebbe arrivato il giorno in cui avrei potuto smettere di combattere per sempre e quel giorno era arrivato e io non potevo ancora crederci.
Il nostro bacio durò a lungo, tanto che le urla dei nostri amici si facevano sempre più forti e quando ci staccammo respiravamo tutti e due a fatica. Cominciarono a lanciare riso e a radunarsi intorno a noi per farci gli auguri e i nostri piccoli praticamente si lanciarono contro di noi per stringerci forte, gridando anche loro di gioia.
Loro due avrebbero avuto la famiglia che sia io che Inuyasha non avevamo potuto avere, e quello era il regalo più bello che avrei mai potuto fargli, non lasciare mai nessuno di loro.

Dopo la cerimonia ci dirigemmo al centro del villaggio, dove era stato organizzato un ricevimento con i fiocchi per tutti noi. C’era cibo e da bere in quantità e le risate si mischiavano alle urla in un coro di gioia e allegria.
Ero seduta al fianco di Inuyasha, che mi cingeva le spalle con un braccio, mentre osservavamo i nostri amici ballare sorridenti e i nostri piccoli che dormivano appoggiati a Rin, che li cullava con un sorriso dolce in volto.
- Hai una sposa bellissima botolo, trattala con rispetto – commentò Koga ridendo, mentre Ayame gli stava appiccicata.
Inuyasha lo guardò innervosito, ma la felicità di quel giorno era troppa per litigare, così si stampò un sorriso in volto. – Grazie lupastro, farò in modo di renderla felice ogni giorno della mia esistenza -.
Strinsi forte la sua mano guardandolo con dolcezza, gli ero grata per non essersi messo a litigare subito. – Ti ringrazio Koga, ti auguro tanta felicità – dissi al mio amico, rivolgendo anche a lui un sorriso dolce.
Si avvicinò a me e mi baciò il dorso della mano. – Ora devo andare, è mia moglie ad essere stanca questa sera e voglio riportarla al villaggio prima che sia troppo tardi. È stata una cerimonia meravigliosa, spero di rivederti presto -.
Salutai entrambi calorosamente e li guardai sparire all’orizzonte.
Mi voltai a guardare Miroku e Sango, che ballavano dolcemente e si guardavano negli occhi pieni di amore, mentre il monaco gli accarezzava dolcemente il ventre.
- Sono sicuro che il nostro bambino sarà bello come te e avrà la tua forza – le disse, lo potevo vedere dal movimento delle sue labbra.
Sango trattenne le lacrime e si strinse ancora di più a lui, per quanto il suo pancione glielo potesse permettere.
Inuyasha ed io non avevamo ballato, sapevo quanto si sentisse a disagio perché non era così bravo e avevo deciso di non chiederglielo, aveva già fatto tantissimo per me quel giorno.
- Balliamo? -.
La sua domanda mi colse di sorpresa e lo guardai spiazzata. – Davvero? Sei sicuro? – mormorai.
Sorrise amabilmente. – Non posso lasciare seduta la sposa più bella del mondo -.
Presi la sua mano e mi lasciai guidare sulla pista, mentre il sole del tramonto ci illuminava e la musica dei flauti rallentava e si faceva più dolce e soave.
Mi prese la mano destra e con l’altra mi cinse un fianco, facendomi abbracciare a lui.
Lo guardai esterrefatta. – Hai imparato a ballare? -.
- Per te qualsiasi cosa amore mio -.
Ballammo lentamente, senza staccare gli occhi l’uno dall’altra e mi sembrava che quel momento non dovesse mai finire.
- Sei bellissima – mi sussurrò. – Sei sempre stata la cosa più bella che avessi mai visto, ma oggi quando ti ho vista camminare verso di me mi è sembrato di vederti di nuovo per la prima volta. Sei il sole che illumina i miei giorni e la luna che risplende nel mio cielo. Con i tuoi occhi hai illuminato la mia vita e mi hai reso felice come non lo ero mai stato, come nessuna donna è mai riuscita a fare. Meriti il mio cuore e anche più di quello che posso offrirti. Non posso credere che una creautura così perfetta abbia scelto proprio me -.
Lo fermai con un bacio e lo guardai con un sorriso. – Non sono perfetta amore e neanche tu lo sei. Siamo perfetti solo insieme -.
Da soli non eravamo nulla, solo insieme eravamo invincibili e nulla ci avrebbe più separati, neanche il tempo o la maledizione che mi aveva condannata per così tanti anni.
- Inuyasha! – si mise a chiamarlo Shippo. – Tratta bene Samantha-chan e i piccoli mentre sarò via, mi raccomando! -.
Miroku sorrise. – Ha ragione, una fortuna così a uno zuccone come te capita solo una volta nella vita -.
Inuyasha li fulminò tutti e due con lo sguardo e questa volta non si trattenne e si mise a correre per inseguirli. – Vi uccido a tutti e due! -.
Sango ed io cominciammo a ridere. – Bellissima festa Samantha-chan e voi due siete bellissimi -.
Strinsi in un caldo abbraccio la mia amica. – Ti voglio bene Sango -.
- Anche io e so che anche tu avresti voluto la tua famiglia qui oggi, perché ho provato la stessa cosa. Ma ti prometto che saremo noi la tua famiglia, per sempre -.
Dopo quel discorso toccante mi venne ancora di più da piangere e mi ritirai per trattenermi, naturalmente dopo averla ringraziata.
Ero vicino al bosco, quando davanti a me vidi sbucare Sesshomaru che mi guardava perplesso, alla fine era venuto anche se nessuno se lo sarebbe aspettato.
- A questo tipo di cerimonia voi umani non dovreste essere felici? – chiese.
Lo guardai divertita. – Esistono anche lacrime di gioia, non solo di dolore -.
Annuì, anche se decisamente poco convinto. – Rin mi aveva detto che avevi delle grandi doti di sarta, aveva ragione -.
Forse quello era un suo modo per dirmi che il vestito mi donava, non potevo sicuramente chiedergli di più, avevo imparato a conoscerlo molto bene. – Lo concedi un ballo alla tua cognatina? -.
Mi guardò quasi sconvolto. – Se usi ancora una volta quel termine giuro che… -.
Prima che finisse la frase lo avevo trascinato in mezzo alla gente e non appena Inuyasha lo vide quasi gli venne un colpo, però dal mio sguardo capì che andava tutto bene. Era ovviamente nervoso all’idea di vedermi con il suo tanto odiato fratello, ma aveva promesso di non arrabbiarsi mai più per il rapporto che c’era tra noi e aveva intenzione di mantenere la promessa. In quel momento lo amai ancora di più, se mai fosse stato possibile.
Sesshomaru era visibilmente a disagio ed era bello vederlo quasi umano per una volta. – Sai ballare? – gli chiesi.
Mi stupii tantissimo quando fu lui a condurre il ballo per tutto il tempo. – Ti basta come risposta? – disse, mentre ancora stavamo ballando.
Abbassai lo sguardo nervosa. – Sì – mormorai. – Sono felice che tu sia venuto, so che Rin ne sarà sicuramente molto felice -.
Il volto del demone si spostò sulla piccola, che teneva i piccoli in braccio e lo guardava sorridente e felice.
- Sì – mormorò lui. – Posso chiederti una cosa? -.
Lo guardai sorridente. – Certo -.
- Credo che stasera tu ed Inuyasha avreste piacere di stare soli, anche se avete già consumato la vostra prima notte -.
Diventai purpurea a quell’affermazione e questo fece apparire sul volto di Sesshomaru un sorriso compiaciuto, gli era sempre piaciuto mettermi in difficoltà.
- Comunque – continuò. – Se ti fidi vorrei aiutarvi tenendo io i cuccioli, insieme a Rin ovviamente -.
Non sapevo se fidarmi o no e dal mio sguardo probabilmente lui doveva averlo capito.
- Non li porterò fuori dal villaggio, rimarremmo dalla vecchia Kaede… prendilo come un secondo regalo di nozze -.
Lo guardai perplessa. – Secondo? -.
Si staccò da me per prendere dalla sua tunica qualcosa di fasciato dentro un pezzo di stoffa. – Tu sei una madre, e chi meglio di una madre combatte per i propri figli -.
Lo aprii e dentro trovai una bellissima katana finemente intagliata e con il manico argenteo. Era molto leggera, più di quelle che avevo trovato fino a quel momento e il fodero era di legno scuro.
- Spero che tu non debba usarla ora che la guerra è finita, ma mi sembrava adatta. Non ti conosco e l’unica cosa a cui ho pensato è stato questo. E poi non ne potevo più di vedere quel vecchio pezzo di metallo mezzo arrugginito che avevi preso da Totosai anni orsono. Non ha poteri speciali come Tessaiga o Tenseiga, ma spero che… -.
Venne bloccato dal mio scatto impulsivo nell’abbracciarlo e addirittura la musica smise di suonare, nessuno credeva a quello che avevo appena fatto, nemmeno io.
Il demone non mi toccò neanche, rimase fermo e imbambolato e in quel momento arrivò Inuyasha al mio fianco per riprendermi tra le sue braccia, quasi come se fosse geloso.
- Grazie, è stato un bel regalo, fratello -, pronunciò l’ultima parola con disgusto, ma da una parte capivo che era pur sempre Inuyasha e quello era pur sempre Sesshomaru.
Il demone lo guardò per un po’ inespressivo, poi gli poggiò una mano sulla spalla. – E’ una bella femmina, fratellastro -.
Se ne andò verso Rin e la musica riprese a suonare.
Inuyasha lo guardava innervosito. – Il solito stronzo, neanche un complimento decente sa fare -.
Sorrisi e gli presi la mano. – Non essere così scontroso, è stato quasi carino -.
- Tzè, come un pugno nei denti -.
- Ora non esagerare Inuyasha! -.

I festeggiamenti andarono avanti fino a notte inoltrata e quando diedi ad Inuyasha la notizia che i bambini sarebbero rimasti con Sesshomaru quasi non gli prese un colpo.
- Quanto sakè hai bevuto? Sei diventata completamente scema?! – esclamò. – Ma ti rendi conto a chi hai lasciato i miei figli?! -.
Lo guardai innervosita. – Sono anche figli miei e sono sicura che andrà tutto bene, se comunicano con te riusciranno a farlo anche con lui, almeno se avranno bisogno di qualcosa potranno dirglielo -.
Sbuffò poco convinto, ma si lasciò guidare da me.
Lo portai vicino al fiume, la luna piena ci illuminava e io assaporavo l’aria serale.
Mi guardava perplesso, mentre mi avvicinavo all’acqua. – Cosa stai facendo? -.
Sorrisi. – Non ti prende mai la voglia di tornare bambino per un attimo? -.
Non appena dissi quella frase mi lanciai nel fiume ancora con il vestito da sposa e lasciai che l’acqua fredda lavasse via il trucco e sciogliesse i miei capelli dalla crocchia disordinata.
Inuyasha mi guardava a bocca spalancata. – Ti prenderai un malanno! Esci subito! -.
Lo guardai con aria di sfida e mulinai le mani in aria, creando una bolla d’acqua proprio sopra la sua testa, mentre lui mi guardava spaventato. – Non oserai, Sam! -.
- La prendo come una sfida! -.
Lasciai cadere la bolla d’acqua e lui fu trascinato fino alla sponda del fiume, dove io lo aspettavo ancora in acqua con un sorriso furbetto.
- Allora musone, entri? – gli chiesi divertita.
Mi guardò innervosito. – Sempre la solita! – sbuffò, mentre io gli lanciavo un altro getto d’acqua addosso. – Dannata, vieni qui! -.
Si tuffò in acqua e nuotammo e ci schizzammo per un tempo infinito, fino a quando non mi acchiappò, trascinandomi sotto la superfice e lì mi baciò.
Quando riemersi cominciavo ad avere freddo e le sue braccia mi stringevano forte e mi tenevano a galla. – Vuoi andare a casa a scaldarti? – mi chiese, spostandomi una ciocca bagnata dal viso.
Annuii quasi come se fossi in trance, il suo sguardo aveva la capacità di incantarmi.
Andammo verso casa correndo e ridendo, mentre il freddo quasi ci congelava le ossa, ma c’erano i nostri sorrisi a scaldarci il cuore.
Quando fummo sulla soglia lui mi prese in braccio, facendomi varcare la soglia. – E’ una tradizione del tuo mondo giusto? – mi chiese sorridente.
Sorrisi a mia volta. – Sì -.
Mi portò in camera da letto e quasi non me ne accorsi.
Mi mise a terra e io non smettevo di guardarlo negli occhi, neanche mentre ci spogliavamo dei nostri vestiti bagnati a vicenda.
Rimasi in silenzio a guardare quegli occhi che avrei ricordato anche dopo morta, perché erano la cosa più preziosa che potessi portare nel cuore.
I nostri capelli gocciolavano sul pavimento e quello era l’unico rumore che si sentiva oltre a quello dei nostri respiri.
Non resistevo ed eliminai la distanza che ci separava in meno di due secondi, mentre lui mi faceva stendere sul letto con una dolcezza infinita.
- Ti amo – mi sussurrò. – Non smetterò mai di dirlo, ti amo -.
Lo guardai, mentre all’acqua sul viso si confondevano le lacrime. – Sei tutto ciò che voglio al mondo Inuyasha -.
Mi sembrò di nuovo come la prima volta. Non c’era la fretta del desiderio dei nostri corpi come era capitato qualche volta, c’era di nuovo solo l’amore. Ci prendevamo il nostro tempo, riscoprivamo i corpi che già conoscevamo bene. Ci accarezzavamo e baciavamo e ingannavamo l’attesa dell’arrivo del piacere con dolcezza. Le sue labbra non mi abbandonarono neanche per un secondo e il sole ci accolse ancora avvinghiati l’uno all’altra.
Quando finimmo lo strinsi forte a me e lo feci appoggiare sul mio seno, baciandogli la nuca mentre lui mi baciava il ventre.
- Tra poco dobbiamo andare dai piccoli – gli dissi. – Avranno fame -.
Alzò il viso e mi guardò sorridente. – Va bene amore – mi sussurrò. – Ormai sei la mia ragione di vita insieme ai cuccioli -.

 

Salve, salve!
Rieccomi dopo praticamente un mese senza scrivere! Chiedo scusa a chi seguiva la mia storia, ma sono stata straimpegnata, spero di riuscire ad aggiornare più in fretta d’ora in poi 
Comunque spero che questo capitolo vi sia piaciuto, ditemi cosa ne pensate!
A presto un bacione :*

   
 
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