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Autore: YouCould    18/02/2015    6 recensioni
Dal testo: . Da quando Sherlock ha scoperto l'esistenza di Supernatural - una serie TV altamente improbabile che comprende demoni, mostri vari e, da quel che ha capito John, un angelo in trenchcoat - non c'è verso di farlo ragionare nei 40 minuti successivi alle 6:30[…]. Ma John potrebbe anche passarci sopra.[…] Potrebbe farsi andare giù di tutto, ma non il fatto che tutti i barattoli di marmellata siano stati spostati per far spazio al sale.
[…]
"Mi spieghi che cavolo ci siamo venuti a fare in Inghilterra? Tutti con questo accento perfettino, mi sembra di parlare continuamente con Crowley!"
[…]
"Perché Jason, quel cacciatore amico di papà ci ha chiesto di venire a dargli una mano perché l'attività demoniaca è improvvisamente incrementata, e sta cercando di capire il perché."
"E perché noi? Non ci sono cacciatori in Inghilterra?!"
"No, Dean. Fino a una settimana fa i demoni praticamente non esistevano in quel paese. Ci saranno tre cacciatori in tutto lo stato."
Ovvero: Sherlock shippa Destiel, una nuova cacciatrice decide di fare la consulente di coppia e Moriarty ha ampiamente barato.
[Destiel] [Johnlock] [Accenni Sabriel, forse] [In pratica, slash per tutti]
Genere: Azione, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Settima stagione
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IX
Dopo aver ricoperto ancora un po’ Castiel d’insulti, e essersi fatta promettere che scaverà nel suo cuore angelico e confesserà a Dean il suo eterno amore – non che abbia usato proprio queste parole, ma il senso era quello – Kailey decide di andare a parlare con Sherlock, perché per i Destiel –Deastiel? Deancass? – ha già fatto praticamente tutto ciò che poteva, mentre invece, per quel che riguarda John e Sherlock non è che abbia combinato granché, a parte guardarli con il cuore spezzato. Quindi scarica Dean, Sam e Castiel nel camper e si trascina di nuovo a piedi fino a Baker Street. Si, okay, sono le undici di sera e forse non è proprio l’orario migliore per apparire e offrire consulenza sentimentale, ma d’altra parte è sicura che Sherlock non stia dormendo, quindi tanto vale togliersi il pensiero.
E’ appena arrivata davanti all’appartamento quando realizza di non avere delle chiavi, così impiega qualche minuto per scassinare la porta, ringraziando silenziosamente che l’ora sia tarda e la strada praticamente vuota, ed entra cercando di fare meno rumore possibile. Trova Sherlock seduto sul divano,  i muscoli tesi e le mani giunte in quella che ormai Kay si è abituata ad etichettare come la “posizione riflessiva”. Il detective apre lentamente e gli occhi, e vedendola si limita a scuotere impercettibilmente la testa.
“Hai scassinato la porta.”
Commenta.
“Mmh, per questa non ci volevo un genio: non ho le chiavi, era chiusa e sono entrata. Ci arriverebbe anche Gregson. Posso sedermi?”
Sherlock le fa un cenno verso la poltrona, e lei si siede delicatamente, appoggiandosi allo schienale. Sherlock non dice niente, e si limita a guardarla negli occhi: è una sorta di sfida, e Kailey non ha intenzione di perdere. Così si limita a continuare a fissarlo, in silenzio, notando la tristezza nel suo sguardo, uno dei più tristi che abbia mai visto, e non può fare a meno di chiedersi se anche gli altri lo vedano, vedano quanto è triste quell’uomo. E in quel momento capisce che non sempre Sherlock lascia trasparire le sue emozioni così, e che in questo momento le sta lasciando un minuscolo spiraglio, invitandola ad entrare, se vuole: così prende il coraggio a quattro mani, e rompe il silenzio.
“Ami John?”
Essere diretta è la cosa migliore: né lei né Sherlock hanno il tempo di mettersi a giocare a chi è più intelligente, parlando per allusioni, per non parlare del fatto che l’investigatore la batterebbe di sicuro. Ma la reazione di Sherlock la lascia spiazzata, perché lui si limita ad abbassare lo sguardo e rivolgerle il più triste dei sorrisi.
“C’è davvero bisogno che te lo dica?”
Kay non vuole forzarlo, davvero. Ma non ha scelta.
“Si, Sherlock. Perché sono stufa di vedere persone che si amano e che potrebbero essere felici nascondere così i loro sentimenti. Mi ricordo poco della mia famiglia, ma so che i miei genitori si amavano, e non hanno potuto continuare a farlo perché sono morti, e so che con la vita che faccio, che facciamo noi cacciatori, potrebbe succedere anche a me in ogni momento. Come potrebbe succedere a te o a John, e non posso accettare che non vi siate amati quando potevate. Perché deve essere tutto così complicato? Perché le persone non possono essere felici e basta?”
Ha alzato la voce. Sherlock scuote cupamente la testa.
“Come l’hai capito?”
Kailey ci pensa un secondo.
“Il modo in cui John è chiaramente il tuo punto debole. Il modo in cui lo guardi, in cui vi guardate, come se il mondo intorno a voi sparisse. E’ lo stesso di Dean e Castiel… il che mi porta a pensare che vuoi così tanto che loro stiano insieme perché credi che così avrebbero quello che tu e John non potete avere.”
“Si.”
Dice Sherlock dopo qualche secondo di silenzio.
Si cosa?”
“Si, deduzione esatta.”
Kay sospira, si abbandona sullo schienale della poltrona e resta in silenzio per un po’.
“Suppongo che tu non abbia voglia di parlare dei tuoi sentimenti.”
Commenta dopo qualche minuto.
“Non fa per me. Sii sincera: riesci a vedermi in una relazione? Con appuntamenti e…- e fa un espressione schifata – San Valentino?”
“Già… - mormora Kay – no, cioè, Dio, no. No, non in una relazione normale, ma con John è… diverso. – prende un attimo fiato, alla ricerca dell’esempio corretto – voi due siete come… hai presente quando trovi due metà di un piatto rotto e coincidono alla perfezione e tu pensi che provengano dallo stesso piatto che si è spezzato a metà, e invece sono due piatti diversi? Sono rotti entrambi, ma mettendoli insieme ottieni un nuovo piatto, sano quanto i due precedenti, basta un po’ di colla. Tu e John siete come due… cocci, che si incastrano alla perfezione a formare qualcosa di nuovo e perfetto. No, lascia perdere, è la metafora peggiore della storia.”
Ma Sherlock scuote la testa.
“No, credo di capire cosa vuoi dire. Questo non significa che le cose cambieranno.”
“Sherlock,  non ti sto dicendo questo perché esigo che domani vi dichiariate il vostro eterno amore o qualcosa del genere, lo dico perché un giorno, si spera presto, John capirà che ti ama, e non voglio che tu rovini tutto facendo qualche discorso sul fatto che è illogico che manco Spock, che poi non conta perché lui e Kirk…”
“John non mi ama.”
La interrompe gelidamente Sherlock. Kay resta senza parole per un secondo, poi sbuffa.
“E invece si! Lo vedono tutti, tranne voi due. Gay ingenui.”
Sherlock inarca un sopracciglio, ma lei scrolla le spalle.
“Che c’è?”
“John amava Mary.”
“Ma ama anche te, Sherlock.”
Cade il silenzio, ma sembra essersi fatto un po’ meno teso.
“Okay, direi che abbiamo avuto abbastanza sentimentalismi per una notte. – conclude Kay dopo un po’ - Posso dormire qui? Non mi va di farmi tutta la strada fino al camper. Posso accamparmi sul divano, sono adattabile.”
Sherlock scuote la testa.
“No, John sta dormendo nella camera degli ospiti, ma prenditi la mia, non dormirò.”
“Sai, ci sono persone che sosterrebbero che la notte prima di affrontare il tuo arcinemico demoniaco farebbe bene una bella nottata di sonno.”
“Dormire è noioso.”
Kay ridacchia.
“Come vuoi.”
“Solo… lascia in pace i miei calzini.”
Questa volta Kailey scoppia a ridere.
“No, avevo intenzione di rubarteli e usarli per cucire peluche.”
E anche Sherlock accenna un sorriso.
 
***
Esclusa una telefonata dei Winchester alle sei del mattino composta principalmente da “Kailey non è tornata al camper ieri notte è sparita aiuto dobbiamo trovarla”, che fa venire qualche dubbio sulla fama leggendaria dei Winchester, la notte procede in modo tranquillo, e Sam, Dean e Castiel li raggiungono a Baker Street poco prima di mezzogiorno – incredibilmente, Sam ha memorizzato la fermata della metro giusta, e anche la strada a piedi – accampandosi nel soggiorno con i cartocci di un fast-food trovato per strada.
“Allora – esordisce Kailey, rubando a Sam un pezzo di panino –abbiamo un demone psicopatico che ci aspetta in un cimitero, e stiamo seduti in un salotto mangiando take away. Sembriamo una banda di spostati.”
Dean scuote la testa.
“Parla per te.”
“Sono seria, in realtà. Questa notte di riflessione o come vi pare ci voleva – e qui lancia un’occhiata inquisitoria a Castiel, che sembra non essersi ancora chiarito con Dean – ma ora dobbiamo fare qualcosa.”
“Moriarty ci sta aspettando – interviene Sherlock – ne sono sicuro. Motivo in più per cui dovrei andare solo io: non voglio avere persone di intelligenza inferiore che mi rallentino.”
“No, continua ad essere fuori discussione, Sherlock – interviene John – l’ultima volta che sei stato da solo con Moriarty ti sei buttato giù da un tetto.”
“E sono sopravvissuto…”
“Non si discute, Sherlock.”
“E’ più pericoloso per voi che per me! A Moriarty non importerebbe nulla se ci fossero dei… danni collaterali.”
“Aspetta, questo sarebbe Holmesese per dire che vuoi proteggerci?”
“Io…”
“Okay – li interrompe Kay, notando che il detective è in difficoltà – Sherlock, per quanto sia molto dolce da parte tua considerarci persone di intelligenza inferiore e provare a proteggerci, non se ne parla…”
“Andremo solo io, Cass e Sam – propone Dean – siamo gli unici che hanno esperienza nell’uccidere demoni.”
Scusa?”
Sibila Kailey, lanciandogli uno sguardo assassino.
“Sei praticamente una bambina, resti qui.”
“Non osare ricominciare con questa storia. Posso cavarmela quanto te e Sam.”
“Se c’è qualcuno che dovrebbe rimanere qui sei tu, Dean .”
Commenta Castiel, fissandolo.
“Mi stai prendendo per il culo, Cass?”
“Sei stato ferito piuttosto gravemente.”
Mormora l’angelo con semplicità.
“Non se ne parla, io…”
“Per l’amor di Dio, state zitti! – sbotta John, che fino a quel momento aveva seguito la conversazione in silenzio – mia moglie è morta per colpa di Moriarty, Sherlock, scusa se ci tengo a venire! E se ci siamo ritrovati tutti qui c’è una ragione: io dico che dobbiamo andarci insieme.”
“John ha ragione – asserisce Kay – tutti abbiamo dei motivi per sconfiggere Moriarty. Insomma, diamoci uno sguardo: i cacciatori più famosi della terra, io, un ex soldato, un angelo del Signore e Sherlock Holmes. Volerci dividere è stupido.”
“Questa è una faccenda tra me e Moriarty.”
Contesta Sherlock.
“Questa ha smesso di essere una faccenda tra te e Moriarty quando quello ha deciso di vendersi l’anima e risvegliare un esercito di demoni.”
Brontola Dean.
“Concordo con Kay – interviene Sam – andiamoci insieme e facciamola finita.”
“Allora, tutti d’accordo? Insieme?”
Lentamente, anche Sherlock, Dean e Castiel annuiscono.
 
***
C’è sempre stato un fascino particolare in Highgate. Okay, può sembrare strano che una ragazza di ventidue anni abbia una passione per un cimitero, ma se sei una cacciatrice ti ci devi abituare, e quando c’è da bruciare un corpo per liberare uno spirito, Kay ha una sorta di predilezione per Highgate. Non sa perché, forse il fascino di uno dei cimiteri monumentali, o per colpa di Un Luogo Incerto[2], ma c’è qualcosa in Highgate che sa di eterno. Certo, quando Kay si rende conto di conoscere a memoria la locazione di buona parte delle tombe capisce di aver davvero bisogno di fare qualcosa per la sua vita sociale; ma comunque conduce il gruppo fino alla tomba di Adam Warth, ai margini della zona ovest. Hanno passato il pomeriggio a spiegare a John e Sherlock come si combatte un demone – anche se quest’ultimo aveva già immagazzinato le informazioni da Supernatural – quindi è già l’imbrunire: se quelli non sembrassero i primi cinque minuti di un film horror, in cui la comparsa di turno fa sempre una morte atroce, Kailey sarebbe quasi tranquilla. Quasi.
“Qui non c’è nessuno.”
 Commenta Dean guardandosi intorno.
“Si, grazie mille per aver puntualizzato l’ovvio.”
Sbuffa Sherlock.
“Che facciamo? Aspettiamo?”
“Aspettate… chi?
Kailey riesce a vedere alla perfezione il momento in cui i muscoli di Sherlock si tendono, mentre si volta lentamente verso la direzione da cui è venuta la voce: se prima era guardingo, adesso è attento, le labbra strette e gli occhi che scandagliano il paesaggio intorno a loro, fino a fermarsi in un punto sotto un cipresso, leggermente in ombra, dove un uomo in completo li osserva con le mani in tasca e un espressione leggermente beffarda.
“Allora Sherlock, vedo che ti sei trovato un intero branco di cagnolini.”
Commenta quello che Kailey dà per scontato essere Moriarty, arricciando leggermente le labbra.
“Ehi, il tipo è stronzo!”
Esclama Dean, e gli altri si voltano per un secondo verso di lui.
“Che c’è? Scusate se trovo fastidioso essere definito un cane!”
“Basta così! – li interrompe Moriarty – per quanto, come io e Sherlock abbiamo già convenuto, le persone ordinarie sono adorabili, al momento la priorità è un'altra… e voi dovreste davvero lasciarci soli. E’ una questione… personale.”
Sherlock sbuffa piano, ma è John a rispondere.
“Hai ucciso mia moglie. Non è una cosa tra voi due, o come ti pare.”
“Tua moglie? Ah, già, scusa, danno collaterale. Sai, John ho sempre pensato che avrei dovuto scusarmi per averti portato via il tuo migliore amico, ma Sherlock, in realtà sei tu quello per cui mi dovrei dispiacere. Non avevo intenzione di farti perdere il fidanzato per il nostro piccolo gioco.”
Sherlock non abbassa lo sguardo. Si limita a continuare a fissare Moriarty, teso come un gatto pronto a saltare sulla preda.
“Se a qualcuno ancora interessa – sbotta John – io non sono gay!”
“Certo, come no. – sbuffa Kailey. Tutti si voltano verso di lei. –scusate, l’ho detto ad alta voce? Non volevo.”
“Non. Sono. Gay.”
Bofonchia John, e Kay sta per rispondere, quando Sam la interrompe.
“Dobbiamo davvero parlare dell’eterosessualità di John in questo momento?”
“Anche di quella di Dean, se vuoi…”
Borbotta Sherlock.
“Ascoltami bene, Sociopatico, io e Cass non…”
“Cass, sul serio non avete ancora chiarito?”
Interrompe Kailey. Castiel mostra un improvviso interesse per le sue scarpe.
“Mi serve tempo, io…”
“Adesso basta!”
Sbotta Moriarty.
“Non capisco cosa dobbiamo fare adesso.”
Interviene Castiel. Sam lo guarda storto.
“In che senso?”
“Dobbiamo combattere, o continuare a parlare?”
“Ehi, la domanda è sensata – commenta Dean – hai intenzione di provare ad ucciderci o dobbiamo continuare a guardare tu e Sherlock che flirtate?”
“No, non avete capito il punto. – lo corregge Moriarty – il mio obiettivo  con Sherlock non è mai stato quello di ucciderlo. Ma quello di…”
“…bruciarmi il cuore.”
Completa Sherlock con un sussurro.
“Esatto! Quindi, prima ucciderò voi cacciatori che siete abbastanza inutili. Poi ucciderò John. E a quel punto io e Sherlock discuteremo un po’ di quanto la nostra vita faccia schifo, e tutto questo finirà con il suo suicidio. Sul serio, questa volta.”
“Fammi capire bene – lo interrompe Dean – siamo in sei, tu sei da solo. E anche se sei un demone, noi abbiamo l’angelo del Signore dalla nostra parte. Le probabilità sono parecchio a nostro favore.”
“Avanti, non avrete davvero pensato che sarei venuto da solo! Ragazzi, venite pure fuori!”
Gli risponde Moriarty, aggrottando le sopracciglia. Dalle tenebre, escono lentamente diversi demoni Agramon, gli occhi grigi che risplendono nell’oscurità.
E da lì Kailey non ci capisce più niente. Iniziano a lottare,  e si stupisce di scoprire come lavorino insieme come un organismo unico: lei e Sam, entrambi armati di coltello anti-demoni, che cercano di coprire John e Sherlock, che hanno capito alla perfezione come lavorare con l’Acqua Santa, e Dean e Castiel combattono insieme, uniti come una persona sola, tanto che per i primi minuti Kailey quasi si convince che potrebbero vincere.  Ma poi, per ogni demone che riesce a colpire, sembrano apparirne altri, tanto che, per la stanchezza, manca un colpo: il demone che sta fronteggiando riesce ad afferrare il suo polso e lo stringe fino a che non è costretta a lasciare il coltello, e da lì in poi è costretta a continuare in un corpo a corpo, il che la rallenta terribilmente. In un istante di tregua, riesce a lanciare un’occhiata intorno, e si rende conto che anche gli altri sembrano in difficoltà: Sam fa fatica a proteggere Sherlock da solo (al momento non vede John, e questo la preoccupa) e loro due sembrano essere quasi a corto di Acqua Santa. Dean ha un sopracciglio spaccato e un grosso livido che si estende sulla parte sinistra della fronte.
Kay assesta al demone che sta combattendo un calcio nello stomaco e si guarda intorno alla ricerca del suo coltello, che sembra essere scomparso: in quel momento, un demone la afferra da dietro e la scaraventa contro il terreno. Cerca disperatamente di divincolarsi, ma il demone è parecchio più robusto di lei, e stringe le mani intorno al suo collo, ed è quando che ormai non riesce più a respirare, che il demone si ferma, spalancando gli occhi. Kailey approfitta di quel momento di indecisione per scrollarselo di sotto con una spinta e Castiel sopraggiunge, uccidendolo. I due si guardano per un secondo, poi Kailey osserva lo strano scenario attorno a sé: tutti i demoni si sono fermati, e si stanno guardando con indecisione. All’improvviso, in contemporanea, spariscono tutti.
E’ Sherlock a rompere il silenzio.
“John!”
Kailey lo vede di sfuggita mentre la supera di corsa.
“Oddio…”
Mormora piano, quando si rende conto della situazione.
John è in piedi, un espressione sconvolta sul viso e tra le mani stringe il coltello di Kailey, imbrattato di sangue.
Ai suoi piedi giace il cadavere di James Moriarty.
***
Sherlock abbraccia John da dietro, con delicatezza e gli prende la mano.
“John, lascia… -mormora, con una dolcezza che Kailey non avrebbe creduto possibile – lascia il coltello. E’ finita. Va tutto bene. Puoi lasciarlo andare.”
John lascia andare il pugnale  e compie piano mezzo giro su sé stesso, lasciandosi completamente andare all’abbraccio di Sherlock. Il detective lo stringe, e Kay riesce a vedere il dolore sul suo viso anche a distanza.
“Lui ha… ha ucciso Mary.”
“Lo so, John. E’ finita. Hai fatto… la cosa migliore possibile.”
Kailey tira piano un sospiro di sollievo.
“Oh, grazie per averlo levato di mezzo. Era una vera seccatura.”
Troppo presto.
E’ un uomo a farsi avanti, con gli occhi grigi, dello stesso colore della giacca che sta indossando.
“E questo chi diavolo è?”
Borbotta Dean, infastidito.
“I Winchester! – sorride il demone, con fare inquietante – è un vero onore. E per rispondere alla tua domanda… io sono il padre di tutti i demoni che avete fronteggiato. Io sono Agramon.”
 
 
Note della psicopatica autrice
Si, dovrei essere defenestrata (?) per il ritardo di pubblicazione, ma capitemi: questo capitolo era lunghissimo e il mio stupidissimo computer me ne aveva cancellato metà. Ci sono un infinità di cose da dire, quindi andrò per punti:
  1. Sherlock/Kailey: okay, suppongo di essere andata troooppo OOC con Sherlock, ma mi è piaciuto molto scrivere la scena del loro confronto. Tra l’altro, questo capitolo è praticamente tutto dal suo POV, ed è stato davvero piacevole scrivere di lei, quindi spero che non vi abbia fatto troppo schifo.
  2. Moriarty: in realtà vorrei skippare direttamente al prossimo punto, ma vabbè. Allora, si è capito che in questo capitolo ho fatto un disastro con  gli IC dei personaggi, e Moriarty mi è venuto un orrore. Abbiate pietà.
  3. Ci tenevo che fosse John ad uccidere Moriarty: lui gli aveva prima portato via Sherlock, poi ha ucciso Mary. Farlo uccidere da John mi è sembrata la cosa più giusta.
  4. La Johnlock: i Johnlock!hugs sono la cosa più bella del mondo, non ne poteva mancare almeno uno u.u godetevelo.
That’s it. Voglio ringraziare tutti quelli che inseriscono la storia tra Seguite/Preferite/Ricordate: siete fantastici, e vi adoro *manda biscotti*. Un grazie particolare a Niclue, _Winchester_ e Quella che ama i Beatles che hanno recensito lo scorso capitolo!
 
P.S.: per quel che riguarda il prossimo aggiornamento, non sono sicurissima di aggiornare lunedì perché sarò in montagna, ma non più tardi di martedì, salvo imprevisti!
 
Ci si vede al prossimo (e ultimo) capitolo!
  
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