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Autore: ClairllMayne    18/02/2015    1 recensioni
Un cerchio imperfetto, incompleto.
L'uno vicino all'altro, Come se il contatto fisico potesse rafforzare quel legame già indissolubile.
Rimangono così distesi a lungo sul freddo pavimento di una stanza d'ospedale, in silenzio.
Solo i loro respiri, quasi in sincrono, riempiono quel silenzio assordante.
Genere: Erotico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Things were all good yesterday
And then the devil took your memory
And if you fell to your death today
I hope that heaven is your resting place
I heard the doctors put your chest in pain
But then that could have been the medicine
There you are lying in the bed again
Either way I'll cry with the rest of them

My father told me, son
It's not his fault he doesn't know your face
You're not the only one.

Twitter, Facebook, Tumblr, Instagram. 

Tutto tace. 

Harry sta dormendo sulla piccola sedia al bordo del letto di Louis.
La mano destra stretta nella sinistra di lui, la testa abbandonata sul lettino. 
Indossa gli stessi abiti di quella notte, gli stessi jeans scuri e la felpa troppo grande, il cappello di lana e gli stivaletti neri.
Perfetto nel suo dolore.
Come se il tempo si fosse bloccato, sospeso, la sabbia di una clessidra che rimane sospesa nel vuoto, non cade e non può essere capovolta per tornare indietro, allora rimane esattamente dov'è, sospesa a mezz'aria. Bloccata.

"Harry caro, dovresti andare a casa adesso." la madre di Louis gli accarezza la fronte svegliandolo delicatamente. 
"Johanna!" Harry è felice di vederla.

Si alza in piedi ma non lascia la sua mano. 
Si abbracciano forte, per un lunghissimo minuto Harry si lascia avvolgere da quelle braccia materne, sincere.
Per un breve istante si sente al sicuro.

"Dovresti andare a casa tesoro, sei qui da tre giorni, fatti una doccia, mangia qualcosa."

Gli accarezza piano una guancia.

"Non ho fame."

Harry stringe un po' di più la mano in quella di Louis.
Non me ne vado amore mio, non preoccuparti.
Si siede sul bordo del lettino, con lo sguardo perso scruta il volto addormentato di Louis. 
Le labbra sottili in una linea dritta, le palpebre abbassate, le sopracciglia appena contratte, come stesse facendo un sogno impegnativo.
Indugia appena sulla linea del suo collo, con gli occhi che bruciano per la stanchezza, scende lungo il suo corpo sottile, il braccio destro ingessato, l'addome avvolto in una fascia contenitiva per i punti.
Ogni singola cellula del suo corpo si contorce a quella vista.
Può sentire il suo dolore sotto la sua pelle, i lividi di Louis sono i suoi, le sue ossa rotte sono le sue, il suo respiro debole è il suo. 
Lo sente scorrere nel suo sangue, nelle sue vene, in ogni suo atomo.
Louis è in ogni parte di Harry.
Louis è Harry.

"Non lo lascio solo Jo."


Pov Harry



Sono passati cinque giorni.

I giorni più lunghi della mia vita.
Quando ci sono i dottori dentro per le medicazioni mi fanno uscire.
Dicono che il coma è diverso per ognuno di noi, ma che sicuramente non sta soffrendo. 
Dicono che è come se dormisse, prigioniero di un sonno senza risveglio.
Dicono che probabilmente non sente niente di quello che accade intorno a lui, ma non ci credo.
Gli parlo spesso, gli leggo i messaggi delle fans che ogni giorno scrivono parole d'incoraggiamento, come una grande famiglia.
Il nostro fandom è meraviglioso, mi danno la forza che ho perso da quella notte.

"A proposito di quella notte Harry, aiutami a ricomporre i pezzi. Stavate andando a prendere l'aereo per Las Vegas giusto?" 

L'agente della polizia seduto accanto a lui lo guarda con aria comprensiva, le mani paffutelle stringono il blocchetto degli appunti.

"Si."
"Eravate solo voi due o c'erano anche gli altri ragazzi?"

Il bip continuo del monitor accanto al letto di Louis risuona incessantemente nella sua testa.
Lo sente da giorni, continuamente.
C'è un piccolo pulsante in basso per togliere il volume ma non l'ha mai utilizzato.
Il silenzio sarebbe troppo pesante da sostenere, non resterebbe niente a scandire il ritmo dei suoi pensieri.


BIP

"Dovremmo dirlo agli altri."
"Si dovremmo." Harry sorride beato.

Con le dita lunghe compone il messaggio.

- 8:00 a.m Luton, gate 17. Non vogliamo più aspettare-

Lo invia al gruppo e poggia il telefono sul comodino accanto al grande letto matrimoniale.

"Ci siamo." gli occhi verdi brillano di una luce accecante, il sorriso furbetto all'angolo della bocca. 
"Ci siamo." Louis si stende a pancia in su e sospira forte, si sente leggero, sulla via per la libertà.

BIP 

Sono sulla strada appena fuori il portone d'ingresso, per mano.
L'alba fa capolino lentamente dietro la collina, macchine e moto scorrono nel traffico mattutino di Londra. 
Qualcuno si è appena svegliato e sta andando a lavoro, qualcun'altro ancora in preda ai fiumi dell'alcool torna a casa dopo una notte sregolata. 
Qualcuno da l'alto di una terrazza osserva quel caos, troppo lontano per poter scorgere due ragazzi che si tengono la mano. 
Troppo lontano per poter rendersi conto che una macchina nera sta correndo nel traffico una folle corsa senza meta. Troppo lontano per poter vedere quei due ragazzi lasciarsi la mano per un istante, lo stesso istante in cui la corsa folle della macchina nera finisce in tragedia.
Troppo lontano per poter gridare a quel ragazzo dagli occhi blu di fermarsi, di rimanere un passo indietro, di aspettare un altro istante, di riprendere quella mano che un paio di grandi occhi verdi gli stanno tendendo.
Troppo lontano per sentire il frastuono.
Troppo lontano.
La sua birra adesso è calda. 


BIP

NO.NO.NO.NO.
TI PREGO TI PREGO NO.
L'asfalto è freddo sotto le sue ginocchia, le mani tra i capelli di Louis.
Il volto rigato dalle lacrime specchiato nell'oceano azzurro che sono gli occhi di Louis.
TI AMO. 
TI AMO.
TI AMO.


BIP


"Harry? Mi stai ascoltando?" Paoul, l'agente, gli poggia una mano sulla spalla sinistra per riportarlo alla realtà, nel corridoio deserto di un ospedale che ormai è la sua casa. 

Harry torna bruscamente alla realtà, le lacrime gli cadono lungo le guance, giù lungo il collo, ma non si preoccupa di asciugarle.

"Si, noi, noi eravamo da soli." sussurra piano mentre fissa la porta chiusa della camera di Louis.
"Mi dispiace Harry, ma sono domande che sono costretto a farti, è passata una settimana e abbiamo bisogno dei dettagli per portare avanti l'indagine, te la senti di andare avanti?"
"Vorrei solo poter entrare in quella stanza." Harry ha gli occhi incollati alla maniglia, in attesa di verserla abbassarsi , la schiena curva contro il muro freddo, le mani nella grande tasca frontale della felpa. Le dita intrecciate, immobile.


"Puoi descrivermi quello che ti ricordi della macchina?" Paoul insiste, il tono di voce delicato, comprensivo.
"Una macchina nera, l'ho già detto mille volte. È sfrecciata via nel traffico, non so altro. Posso andare adesso?"

Harry scatta in piedi, nervoso.
Non ne può più di tutte quelle domande, gli sembrano una terribile perdita di tempo.
Là fuori qualcuno gli ha distrutto la vita e l'unica cosa che sa è che ha una macchina nera.
Harry non sa cosa sia l'odio.
Non l'ha mai provato per nessuno, non ha mai desiderato la sofferenza per qualcun'altro.
Non ha mai augurato niente di male a qualcuno.
Mai.
Neppure adesso, adesso che la metà della sua anima è intrappolata in un sonno senza fine riesce ad odiare. 
È amore quello che prova, amore all'ennesima potenza, amore senza senza limiti, senza regole, senza giudizi.

Amore puro.
Un amore non convenzionale.
Un amore che non ha niente di meno di quello tra un uomo e una donna.
Un amore che nasce dentro di lui, in fondo alla stomaco e si disperde in ogni parte del suo corpo.
Un amore travolgente.
Un amore nato al primo sguardo e destinato a durare in eterno.

Paoul è in piedi accanto ad Harry, una mano sulla sua spalla, nell'altra il blocco degli appunti.

"Sai anche io ho perso una persona cara, so che ti sembra impossibile in questo momento, ma arriverà un giorno in cui starai di nuovo bene, il tempo guarisce le ferite, più o meno"
"Mi dispiace per la sua perdita signore, se vuole scusarmi il mio ragazzo mi sta aspettando."


I giorni cominciano a confondersi tra loro.
Il dolore al petto è costante, quasi non lo sente più.
Strano come il la sofferenza psicologica si trasformi in dolore fisico.




Niall guarda la città dall'alto, i gomiti puntati sul bordo del muro in pietra che delimita il perimetro del tetto dell'ospedale. 

Oggi Londra regala finalmente una giornata di sole, il cielo è limpido, solo qualche nuvola in balia del vento leggero. 
La loro vita si è fermata un mese fa, eppure la città ai suoi piedi continua a vivere, persone continuano a litigare per un parcheggio, per il posto a sedere nella metropolitana, per chi dovrebbe essere il primo della fila. 
Spendono i loro soldi per comprare oggetti che non utilizzeranno ed infine rivenderanno alla metà del prezzo su ebay.
Comprano pizze formato maxi e Coca-Cola da due litri da mangiare mentre guardano un film stupido sullo schermo piatto ultimo modello. 
Ridono, le persone ridono. 

"Dovremmo ridere." Niall lascia scappare quel pensiero dalle sue labbra.
"E per quale motivo?"

Zayn è sdraiato a pancia in giù mentre disegna su un foglio A4 a penna, la lingua sul labbro superiore per la concentrazione.

"Perché le persone ridono." a Niall pare così ovvio.
"Le persone ridono per stare meglio, ridono perché ridere non costa niente, perché ridere è liberatorio. Dovremmo ridere anche noi."

Niall si volta a guardare i suoi compagni.
Liam e Harry sono in un angolo, schiena contro schiena, gli occhi chiusi, le facce serie, persi ognuno nei propri pensieri.

"Come pensi che sia possibile ridere Ni?" chiede Zayn.

Harry non riderà mai finché Louis non si sveglierà, Liam non spiccica parola da un mese ormai, continua a dire che è colpa sua, che non avrebbe dovuto far tardi quella notte, anche se gli altri continuano a ripetergli che questo non ha alcun senso.
Niall torna a guardare la città, alla ricerca di un ricordo, uno di quelli speciali, di quelli che rimangano impressi nella memoria, di quelli impossibili da dimenticare. Di quei ricordi che mentre li vivi le labbra sono tirate in un sorriso a 42 denti e gli addominali ti fanno male per lo sforzo. Uno di quei momenti che ti tolgono il fiato e gli occhi lacrimano e non riesci a smettere di ridere. 
E poi affiora, di getto nella sua mente. Eccolo lì quel ricordo speciale, da occhi lucidi e denti scoperti. E Niall lo vede, lo vive ancora una volta, come se accadesse adesso per la prima volta, come se fosse adesso in quella stanza d'hotel, cinque amici spiensierati ed euforici, cinque ragazzi semplici, gioiosi. E Niall ride, ride di gusto, ride mentre guarda Londra e non al vede, ride senza riuscire a smettere, ride di una risata folle, contagiosa. Ride e insieme a lui Zayn, la penna ancora tra le mani, guarda il suo amico e non può far altro che imitarlo e lasciarsi andare. Liam ed Harry ancora ad occhi chiusi si lasciano coinvolgere da quelle risate a bocca larga, si uniscono a quel coro meraviglioso.

Ridono tutti insieme.
Ridono come non facevano da tanto, troppo tempo.
Ridono per Louis, ridono con Louis.
Ridono a lungo, le lacrime agli occhi, una mano sullo stomaco per il dolore allo stomaco.
Ridono e sono insieme in quella stanza d'hotel.


L'infermiera è sulla porta che da sul terrazzo, sorride, travolta da quell'ondata di euforia contagiosa, travolta da quei quattro fratelli uniti nel dolore.


"Ragazzi, dovreste venire tutti con me. C'è qualcuno che vi sta aspettando."
   
 
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