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Autore: Ray Wings    18/02/2015    4 recensioni
Non voltare la testa, non andartene di nuovo! Sono cambiata. Sì, è vero, non sono più Alice! E questa ti sembra una colpa? Tu e il tuo strafottutissimo gruppo del cazzo mi avete trascinata qui: è solo colpa vostra. Mai più, mai più rivedrò gli occhi di mia sorella o di mia madre, ed è solo colpa vostra. Mai più rivedrò i tuoi occhi. Ma quelli non voglio nemmeno ricordarli, vuoti e disperati, mentre affondavano e annegavano e io impotente sulla spiaggia a pregare.
Mi avete lasciata sola, cazzo!
Sono rimasta in un angolo a piangere, come ho sempre fatto, aspettando l'arrivo di qualche supereroe dimenticandomi che questa è la fottuta realtà! Che qui si muore!
E sono morta.
Dimentica Alice...te la sei portata via.
So che sei un sogno, stai sfumando, comincio a non vederti più e so che quando aprirò gli occhi sarò di nuovo sola. Ma non voltare la testa. Guardami fino alla fine...guarda l'Oceano. Fino alla fine. Come ho fatto io. Pregando, sciocco, di svegliarti.
Manu. Guardami.
Ora sono Ocean.
[In revisione]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eclissi.

<< Max? >> la voce di Daryl echeggiò nella prigione. Lanciò uno sguardo al gruppo che stava entrando, rumoroso e barcollante: Rick teneva sottospalla una ragazza di colore, seguito da Hershel, Beth e Carl; quest'ultimo portava con sè un cestino rosso con delle scorte. Al seguito, o meglio sarebbe dire: davanti a tutti, c'era Max. Solo Max.
Daryl guardò ancora il gruppo, confuso. Che diavolo stava succedendo?
<< Dove sono gli altri? >> chiese avvicinandosi a grandi passi al suo compagno, il quale stava posando a terra la nera ansimante e piena di sangue.
<< Non lo so. >> rispose distrattamente Rick, mentre cercava di svegliare la ragazza. Le rovesciò dell'acqua fresca addosso e questo sembrò destarla appena.
<< Come sarebbe a dire che non lo sai? Max è qui! >> chiese ancora Daryl, ignorando la presenza della nera, preoccupato solo di sapere cosa fosse successo.
<< Non lo so! >> rispose più deciso e un po' infastidito Rick, voltandosi rapidamente per guardarlo << Era con lei! >> indicò la ragazza stesa a terra.
Daryl la guardò e la scosse un po' con un piede, spintonandole la spalla << Ehy!! Dove sono i nostri amici?! >> chiese minaccioso, mostrando quel lato duro di sè che spesso non si risparmiava. Ma la nera non rispose: era confusa e intontita. Era ferita ad una gamba, ma probabilmente non era l'unica cosa che le faceva male.
Rick lo fece allontanare, doveva lasciarle aria, doveva riprendersi, non poteva rispondere in quelle condizioni! Ma l'amico era troppo agitato anche solo per pensarci.
<< Ehy. Come ti chiami? >> chiese Rick, cercando di stabilire un contatto con la nuova arrivata.
La nera si guardò attorno terrorizzata poi con uno scatto del braccio provò ad afferrare la sua katana, ma Rick l'allontanò col piede << Non ti faremo del male! A meno che tu non faccia qualcosa di stupido. >> le permise di sollevarsi su un gomito, sempre tenendola però ben ferma e sotto controllo. Chiese più volte il suo nome, cercando di mettere sempre più determinazione a ogni frase.
Ma lei ancora non rispose.

Il mal di testa la obbligò a svegliarsi. Gli occhi erano appannati e confusi. Si sentiva strana. Ogni articolazione era rigida e i muscoli facevano male. Ma niente, certo, superava il dolore alla testa.
Tentò di aprire gli occhi: vedeva tutto appannato, confuso, sagome troppo veloci per lei.
Le voci meccaniche. Non riusciva a capire che stessero dicendo.
Scosse la testa e sforzò nuovamente la vista.
Cominciava a vedere.
Una figura era china su di lei: stava dicendo qualcosa.
Sentì i polsi e le caviglie dolerle e cercò di muoverli, ma fu impossibile.
<< Mi senti? >> riuscì a capire.
Tutto girava, ma stava riacquistando la sensibilità pian piano.
<< Ehy, ragazza! >> brontolò la voce << Avanti! Svegliati. >>
La figura davanti a sè cominciò a prendere una forma ben definita: sembrava un ragazzo brasiliano, con la carnagione lievemente scura. I capelli neri sembravano solo un disegno sulla testa, tanto erano corti, e si legavano alla barbetta che gli incorniciava le labbra. Era vestito con una semplice canotta sporca e un paio di jeans.
<< Chi sei? >> chiese lui, senza attendere troppo che si riprendesse.
Ocean non rispose. Cercò di guardarsi attorno con discrezione: l'ultimo ricordo che aveva era quel confronto con quello che pareva chiamarsi Mickey. Poi il buio. E ora si trovava legata a una sedia, scomoda e dolorante, con un mal di testa degno dei peggiori tumori e chiusa in una specie di box esterno in lamina puzzolente. Poggiata su un tavolino vicino alla porta c'era la sua spada e la pistola.
<< Ragazza! >> la destò di nuovo, afferrandole il mento e costringendola a guardarlo << Dimmi il tuo nome. >>
Ma Ocean non rispose di nuovo. Tenne lo sguardo fisso su di lui, sostenendolo, per niente intimorita. Si era cacciata da sola in quel pasticcio, lei e la sua stupida impulsività, e ora l'orgoglio non le avrebbe permesso di frignare.
Il ragazzo aspettò qualche secondo una risposta che non arrivò. Afferrò una bottiglietta d'acqua dal tavolino, l'aprì e si avvicinò di nuovo a lei << Hai sete? >> gliela porse, cercando di avvicinarla alle sue labbra.
Moriva dalla sete.
Ma voltò la testa dall'altro lato.
Sarebbe potuta essere avvelenata, per quanto ne sapeva.
<< Come vuoi. >> disse di nuovo il ragazzo allontanandosi e posando nuovamente la bottiglia sul tavolino.
<< Dimmi il tuo nome. >> Non era una richiesta.
Ma ancora nessuna risposta. Sospirò e si avvicinò nuovamente a lei. L'afferrò per il viso e se la tirò davanti, stringendo talmente tanto da farle male << Senti, tesoro, sei nella merda. Lo sai questo vero? Avremmo potuto accettarti nella nostra comunità se desideravi. Ma hai ucciso ben due dei nostri. I debiti vanno pagati. Vedi di collaborare, se non vuoi peggiorare le cose. >> disse spingendole di nuovo via il viso con la chiara intenzione di farle battere la schiena, inclinata in avanti nella sua presa, alla sedia. E ci riuscì.
Ucciso due uomini? Quando? Tentò di fare un veloce ripristino all'interno della sua memoria, cercando disperatamente quelle informazioni. Poi le vide.
L'uomo alla porta, colpito da dei proiettili che erano invece destinati a lei.
E l'uomo dalla camicia a quadri rossa. Mickey.
Gli aveva tagliato la testa con un colpo netto, prima che qualcuno la colpisse alla nuca e la facesse svenire. Probabilmente doveva addirittura ringraziare di non essere stata uccisa.
<< E' quello che si meritava. >> bisbigliò nella sua lingua d'origine. Il ragazzo parve mezzo soddisfatto nel sentirla parlare, ma la cosa non era ancora pienamente di suo gradimento: non capiva quella lingua.
<< So' che conosci la nostra lingua. Lì fuori l'hai parlata anche troppo. Non giocare con me. >> disse lui afferrando una mazza da baseball che aveva poggiato lì vicino e cominciando a rigirarsela tra le mani, guardandola minaccioso.
<< Puoi ammazzarmi! Non saprai niente da me. >> disse lei, insistendo nell'usare la sua lingua d'origine. Non si meritava di condividere con lei la linea di comunicazione.
Il ragazzo si avvicinò a lei e senza neanche rivolgerle un ultimo avvertimento le piantò un sonoro ceffone in faccia, così forte da farle voltare la testa. Ocean si concesse qualche secondo per riprendersi dal frastornamento, poi tornò a voltarsi e guardarlo nuovamente con aria di sfida.
<< Viscido serpente. >> gli sibilò in viso, e in risposta si beccò un altro ceffone, sull'altra guancia. Questo fece ancora più male. Si sentì il viso gonfiare.
<< Vuoi giocare alla ragazza dura ancora per molto? >> chiese lui alitandole in faccia.
All'improvviso la porta si spalancò. Entrambi si voltarono a guardare chi fosse arrivato.
Ocean ebbe un brivido lungo la schiena quando vide la lama sbucare dal braccio, al posto della mano, dell'uomo che aspettava sulla soglia.
Era la persona che aveva rapito Glenn e Maggie.
Già...i suoi amici. Era stata una sciocca. Non aveva pensato a loro, e probabilmente li aveva condannati. Se fosse tornata indietro ad avvertire Rick sarebbero potuti andare a salvarli. Ma lei era stata colta da un attimo di follia. Non aveva pensato ad altro che a uccidere Mickey.
<< Martinez. Vai pure, ci penso io qui. >> disse l'uomo con voce roca, mentre, entrando, si lucidava la lama del coltello/mano con un panno troppo sporco per essere in grado veramente di pulire qualcosa.
Improvvisamente ebbe paura.

<< Devi dirci come ci hai trovati? >> chiese Rick, rientrando nella cella della ragazza nera trovata << E perchè avevi il latte artificiale? >>
La ragazza si alzò, impaurita e tesa, guardando il gruppo che aveva di fronte. Daryl ora portava la sua balestra e la teneva ben puntata sul suo viso.
<< L'ha lasciato un ragazzo asiatico. E una bella ragazza bianca. >> rispose lei, dopo qualche secondo.
<< Sono morti? >> chiese ancora Rick.
<< Sono stati catturati. >> rispose ancora lei, anche se sembrava le scocciasse farlo.
<< Catturati? >> chiese ancora Rick << Da chi? >>
<< Dallo stesso stronzo che mi ha sparato. >>
<< Non erano soli. >> comunicò Daryl, prendendo parola per la prima volta.Ondeggiava avanti e indietro, irrequieto << C'era una ragazza bianca con loro, capelli scuri, lunghi, legati. Camicia, pantaloni e stivali neri. Era a cavallo. >>
La nera si voltò a guardarlo, prendendosi come al solito il suo tempo << Nessuna ragazza a cavallo. Non c'era nessuno oltre a loro due. >>
<< Come hai trovato il cane? >> chiese ancora Daryl.
<< Lui ha trovato me. Era nascosto tra gli alberi. Appena mi sono avvicinata al cestino è sbucato...e mi ha portata qui. >>
Daryl lanciò uno sguardo a Rick, che ricambiò, apprensivo e pensieroso: Ocean non era con loro al momento della cattura. E se Max si trovava tra gli alberi, allora anche lei forse era lì. Ma allora perchè non era tornata indietro?
<< Facevano parte del nostro gruppo! Dicci dove trovarli. >> incitò Rick. Cercava di restare calmo, ma il nervoso lo stava rendendo folle. La ragazza titubò e lui la incitò ancora, avvicinandosi di colpo e stringendo la sua ferita per farle del male e convincerla a parlare. Lei si alzò di scattò e tentò di ribellarsi << Non provare a toccarmi! >> minacciò. Daryl si avvicinò con la balestra, facendo sfiorare la punta della sua freccia al suo naso << E' meglio se cominci a parlare, o la ferita d'arma da fuoco sarà l'ultimo dei tuoi problemi! >> disse respirando a stento. Il cuore non smetteva di pulsare e il fiato si ribellava alla gabbia toracica. Si stava sforzando per non esplodere.
<< Non vi dirò dove trovarli! >> minacciò ancora lei. Rick capì che bisognava cercare di stabilire un contatto diverso, la ragazza era tosta e soprattutto spaventata: invitò Daryl ad abbassare la balestra. La nera parve calmarsi, sicuramente si sentiva più tranquilla senza una freccia puntata agli occhi.
<< Sei venuta qui per un motivo. >> constatò Rick. La nera doveva capire che tra i due quelli col coltello dalla parte del manico erano loro.
E così fu.
Cedette.
<< C'è una città: Woodbury. Con 75 sopravvissuti. Li avranno portati lì. >>

Lanciò un urlo mentre un altro colpo veniva inferto. Le usciva sangue dal naso e uno zigomo la stava uccidendo dal dolore. L'aveva minacciata più volte col suo coltellaccio, puntandoglielo al ventre, premendoglielo alla gola, ma alla fine si era limitato a picchiarla.
Una domanda era sorta spontanea: "cosa vogliono da me? Perchè mi tengono in vita?"
<< Allora, bambolina? Non ne hai ancora abbastanza? >> chiese l'uomo avvicinandosi al suo viso. Era disgustoso. Puzzava di alcol e di marcio.
<< Mai conosciuto una doccia? >> disse Ocean chiudendo gli occhi e voltandosi dall'altro lato. Aveva la nausea. L'uomo stette fermo in quella posizione, continuando a tenere il suo naso a pochi centimetri dalla sua guancia e lentamente il suo viso si stopriò in quello che doveva essere un sorriso malizioso.
Le vennero ancora una volta i brividi. Aveva gli occhi da psicopatico.
<< Capisco dove vuoi arrivare. Ti stai chiedendo perchè ancora non ti abbiamo ucciso, vero? E sicuramente starai pensando che probabilmente ci servi a qualcosa, altrimenti ti avremmo già fatto fuori, non è così? >> Si portò la lama del suo coltello davanti gli occhi e cominciò a studiarla, come un padre che ammira suo figlio nei suoi primi passi << Ma vedi... qui sbagli. Io l'ordine di ucciderti ce l'ho. >> spostò lentamente la sua lama fino a posarla appena sotto il suo seno, accarezzandolo con la punta. Sarebbe bastato un gesto un po' brusco e l'avrebbe ferita. Ma non fu quel pensiero a farla tremare e gemere. Non voleva più essere l'oggetto dei divertimenti degli uomini, non l'avrebbe più sopportato. Una volta era bastato. Avrebbe preferito mille volte essere uccisa: non voleva più essere trattata come una bambolina.
L'uomo sembrò soddisfatto della sua reazione: aveva centrato il bersaglio. Il suo punto debole.
<< Io sto cercando di aiutarti. Sarebbe un tale spreco. >> avvicinò ancora i suoi occhi a quelli della ragazza, sogghignando, e lei cacciò indietro al testa per evitarlo. Rideva. Rideva di lei. Di quello che le avrebbe fatto.
Non sono un fantoccio!
Sfruttò la poca rincorsa che aveva, ma che in una situazione disperata come quella sarebbe bastata, e lanciando velocemente la testa in avanti lo colpì con la fronte al naso. L'uomo indietreggiò per il colpo, ma l'istinto di difendersi (o, più probabilmente, di punirla per il suo affronto) lo portò a muovere velocemente il braccio alla quale era legata la lama e a colpirla sul viso.
Ocean ne uscì con un semplice graffio obliquo che partiva dallo zigomo e arrivava fino al sopracciglio. Sarebbe bastato mezzo centimetro più a sinistra e il figlio di puttana l'avrebbe resa cieca dall'occhio destro.
L'uomo si sgranchì il collo, ridendo quasi soddisfatto.
<< Sei combattiva, bellezza. >> disse come se la cosa gli piacesse.
Ancora disgusto.
Ocean rimase con la testa leggermente reclinata, le sopracciglia aggrottate e subito da sotto di esse sbucavano gli occhi: fissi e glaciali. Lo stava sfidando.
Era in una posizione di svantaggio, questo lo sapeva, ma l'orgoglio urlava più della sua paura.
La lama andò a poggiarsi sotto il suo mento e la costrinse ad alzare la testa. Sentiva il tocco freddo del metallo, ma non rabbrividì.
Non gli avrebbe più dato questa soddisfazione.
La lama si spostò verso il basso, accarezzandole la pelle con la sua punta affilata, facendo ancora sentire il suo gelido tocco, e scese fino al collo della sua camicia, contro cui premette, abbassandola appena.
L'uomo continuava a guardarla con lo stessa aria di sfida.
Avrebbe vinto lui. Ovviamente. Ma il tutto stava nel "come" avrebbe vinto.
Non avrebbe pianto...nè urlato.
Stava per dare il taglio netto, per aprirgliela con uno strappo, denudandola per l'ennesima volta come avevano fatto altri prima di lui. Ma la porta si aprì nuovamente, e il viso del ragazzo brasiliano che l'aveva picchiata per primo fece capolino.
<< Merle, vieni. Il Governatore vuole parlarti. >> disse.
Merle?!
Gli occhi di Ocean si spalancarono a sentir pronunciare quel nome.
Merle. Rick l'ha ammanettato su un tetto di Atlanta e l'ha lasciato lì.
Recitò una calda voce nella sua testa, così calda da sembrare un dolce ricordo. E forse lo era.
E' vivo. Nei film dell'orrore gli stronzi sono sempre gli ultimi a morire.
Scoppiò a ridere.
Quanto era stato fottutamente vero.

<< Daryl!! Aspetta! >> lo richiamò Rick seguendolo, quasi rincorrendolo lungo il vialottolo che portava alle auto e alla sua motocicletta, sopra la quale stava già salendo.
<< Vado a cercarla. >> disse lui semplicemente. Non aveva bisogno di aggiungere altro, ne avevano già discusso.
<< Hai sicuramente più probabilità di trovarla se andiamo tutti insieme! >> disse Rick ancora, riuscendo a raggiungerlo << Glenn e Maggie sono stati catturati, c'è un'intera città a sorvegliarli, ho bisogno di te! >> disse ancora piantando i suoi occhi in quelli del balestriere.
<< Ocean non era con loro, ma non è neanche tornata! Non sappiamo cosa le sia successo, domani potrebbe essere troppo tardi! >> disse Daryl, cercando di effettuare la stessa opera di convincimento dello sceriffo.
<< Lo so! Lo so! >> annuì << Anche io non voglio perderla, è una risorsa preziosa e una buona amica. Lo sai che voglio anche io ritrovarla! >>
<< E allora lasciami andare. >> suonava più come una minaccia che come richiesta, ma tutto ciò che usciva dalla bocca di Daryl poteva sembrare una minaccia.
<< Ascolta, cerca di ragionare. Non possiamo dividerci, i nostri amici hanno bisogno di noi. >> guardò ancora Daryl, il quale non sembrava muoversi dalla sua decisione << Potrebbe essere lì! >> si illuminò Rick, facendo saltar fuori un'ipotesi campata per aria, forse assurda, ma non da scartare. << Magari li ha visti andar via e li ha seguiti. >> continuò << E non puoi neanche scartare l'ipotesi che l'abbiano poi vista e presa. >>
Daryl negò con la testa, ma non parlò. Conosceva Ocean: era sconsiderata, ma solo con gli zombie. Lei aveva paura delle persone. Non si sarebbe mai lanciata da sola nel salvataggio, ma non poteva scartare l'ipotesi dell'inseguimento. Si era legata tanto in quei mesi a loro, soprattutto a Maggie, oltre che Carol. C'era la possibilità che Rick avesse ragione. Ma se così non fosse stato?
<< Abbiamo troppe poche braccia, lo sai. Non voglio rischiare di perdere tutti e tre. Ho bisogno che vieni con me. >> insistette Rick notando la sua indecisione. Daryl lo guardò qualche secondo, riflettendo e probabilmente lottando contro l'istinto di lasciar perdere tutto e correre via.
Alla fine sospirò << Deve sempre cacciarsi nei guai. >> brontolò incazzato e si alzò dalla sella della sua moto << Spero tu abbia ragione. Ma se così non fosse, appena salvati Glenn e Maggie io vado a cercarla. Non aspetto domani. >>
<< Se sarà così io verrò con te. >> disse Rick mettendogli amichevolmente una mano sulla spalla.
Era grato di poter contare su un amico come Daryl, era un po' la sua arma segreta. Sapeva che mai l'avrebbe tradito e questo lo rincuorava. Ma quando si trattava di Ocean lui improvvisamente cedeva. L'aveva fatto la sera che era tornato con Molly e tutte le volte che la ragazza era finita in qualche pasticcio.
Voleva bene a Ocean, e benchè fosse una gran pasticciona, più volte era stata il sospiro tra la vita e la morte. Più volte l'aveva aiutato, sostenuto e salvato. Era una delle braccia migliori che aveva, un'amica fidata, al pari livello di Glenn e Maggie, e perderla sarebbe stato un duro colpo.
Anche perchè così avrebbe perso anche Daryl.

<< Merle? >> la voce di Ocean smorzata dalla risata bloccò i suoi passi diretti alla porta << Tu sei Merle Dixon? >> chiese incredula, continuando a ridere come se le avessero appena raccontato una divertentissima barzelletta.
Merle si voltò, sempre col suo sorriso beffardo e disse << Ma allora la parli la nostra lingua. >> disse quasi provocatorio. Poi pian piano il sorriso scomparve lasciando spazio a un'espressione interrogativa << Conosci il mio nome? >>
Ocean non rispose e continuò a ridere. Non lo stava prendendo in giro o provocando, trovava solo davvero esilarante la situazione. Tanto da farle venire le lacrime agli occhi.
Torturata e quasi uccisa (o forse peggio) dal fratello del ragazzo che la sera prima l'aveva baciata. Dal fratello del ragazzo che al momento considerava la cosa più importante che aveva.
Le sembrava assurdo che quei due fossero fratelli, anche se forse il tipo di stronzaggine sarebbe potuto essere un buon indicatore. Era incredibile come il destino avesse voluto giocare così tanto con lei. E ora poteva capire anche perchè lui conoscesse Maggie e Glenn.
Merle le afferrò il viso, costringendola a guardarlo << Ehy! >> disse con tono minaccioso << Fai ridere anche me! >>
Ocean lo guardò, non temendolo più. Non che ora fosse meno pericoloso, ma quella situazione le sembrava tutta un'assurda candid camera: aveva perso di credibilità.
<< Sai... >> cominciò lei, interrompendosi ogni tanto con dei risolini, rimasugli della precedente ilarità << ...Stavo pensando a cosa dirà Daryl quando gli racconterò questa storia. >>
La maschera da cattivo ragazzo cadde improvvisamente quando Merle sentì pronunciare il nome di suo fratello, e in lui rimase solo stupore e confusione << Tu conosci mio fratello? >> chiese trattenendo il respiro. Era palese il suo desiderio di ritrovarlo.
Ocean rimase in silenzio qualche secondo, assaporando il rovescio della medaglia: ora era lei quella con il coltello dalla parte del manico. O almeno così credeva e sperava.
Guardò la porta e disse << E' un figlio di puttana. Sicuramente a quest'ora è già fuori dalle mura della vostra città che starà aspettando il momento migliore per entrare e venire a prendermi. >> assunse un'espressione quasi infastidita, ma era palese che stesse solo giocando << Deve sempre impicciarsi quel ragazzo, non riesce proprio a non correre in aiuto delle persone, anche se nessuno gli ha chiesto niente. Incredibile che siate fratelli, non vi somigliate affatto. >> concluse guardando Merle raddrizzarsi e riprendere una certa dignità, dopo aver messo da parte lo stupore e probabilmente la gioia di avere modo di avere qualche informazione in più. Glenn e Maggie non volevano parlare, ma forse quella ragazza....forse a lei sarebbe riuscito a strappare qualcosa.
Lanciò uno sbuffo rivolto alla sua frase e disse, quasi con provocazione << Non riesce a non correre in aiuto delle persone... tranne quando si tratta di suo fratello. >> brontolò, voltandosi e ritornando a guardare la porta. Il Governatore voleva parlargli, avrebbe ripreso la chiacchierata con la ragazza più tardi.
<< Lui è venuto a cercarti! >> l'urlo improvviso, colmo di così tanta rabbia, lo sorprese di nuovo e di nuovo lo costrinse a bloccarsi.
Ridacchiò mentre si voltava a guardarla << Ma quanto siamo incazzati! Ti ho offeso in qualche modo, principessa? >> rise ancora guardandola di traverso, prendendosi gioco di lei.
Ocean non rispose. Si era esposta troppo. Serrò la mascellà e continuò a fulminarlo con gli occhi. Eppure, benchè cercasse di divincolarsi, di uscire da quel casino, di evitare lui approfondisse troppo, furono proprio i suoi occhi incazzati a tradirla e a dare a Merle una risposta, che non riuscì a trattenere le risate, divertito.
<< Lui ti piace! >> rise ancora nel vedere i suoi occhi furiosi scappare via << Ci ho preso in pieno, non è vero? >>

Nè Ocean nè Merle avevano aggiunto altro. A lui per il momento erano bastate quelle poche informazioni. Sapeva che la ragazza poteva guidarlo da suo fratello, e sapeva, cosa più importante, qual'era il suo punto debole: sempre suo fratello. Era bastato accennare a un suo piccolo errore, anche se non era proprio classificabile come tale, per mandarla su tutte le furie. Non sarebbe stato difficile usare quell'arma: conosceva abbastanza Daryl da poterlo infangare quanto bastava per farla scoppiare. Ma avrebbe rimandato. Aveva cose importanti da discutere con il Governatore.
E Ocean rimase per la prima volta sola in quel luogo puzzolente.
Approfittò della solitudine per cercare di trovare il modo di liberarsi. Ma fu tutto inutile: quei bastardi sapevano fare i nodi. Più si dimenava e più caviglie e polsi bruciavano.
<< Maledizione. >> bisbigliò dopo l'ennesimo tentativo fallimentare.
Quel luogo non le piaceva. Era troppo silenzioso...lasciava parlare troppo il suo cuore.
Pensò a Glenn e Maggie. Dio solo sapeva quanto si sentiva in colpa.
Li aveva abbandonati. Avrebbe dovuto aiutarli, correre in loro soccorso, erano i suoi amici! Perchè era stata così egoista?
Pregò, nonostante non credesse in Dio. Pregò che Rick in qualche modo, in qualsiasi modo, fosse venuto a sapere della situazione. Che riuscisse a scoprire quella città e andasse a salvarli. Di lei quasi non le importava più, sperava solo che Glenn e Maggie si fossero salvati. Lei probabilmente non avrebbe avuto il coraggio di fare ritorno dopo un tradimento simile.
O forse sì...
Molly la stava aspettando. Perchè non aveva pensato a lei? Le aveva chiesto un libro. Voleva che glielo leggesse la sera.
Herhsel aveva ragione.
Era stato di nuovo colpa del suo passato. Non li aveva lasciati andare, e quel suo morboso attaccamento a ciò che era stato aveva portato alla rovina di tutti.
E Daryl...
Sorrise amaramente.
Già sentiva la mancanza di quegli occhi sempre così affilati da risultare fastidiosi. Eppure non riusciva proprio a non volergli bene.
Avrebbe voluto pregare anche per lui, affinchè la ritrovasse e la riportasse a casa, come aveva sempre fatto. Il suo eroe personale. Lui con la sua sindrome, aveva fatto ammalare anche lei di una malattia che poteva essere chiamata "la sindrome della vittima". Era incredibile il numero di volte che si era cacciata nei guai e che aveva voltato gli occhi per cercarlo, per vederlo arrivare e ancora una volta portarla via.
<< Che idiota. >> sussurrò lasciandosi scappare un alro sorriso.
Senza rendersene conto aveva recitato la parte fastidiosa della donzella in pericolo che aspetta il principe azzurro. Eppure era stata lei stessa a vantarsi che nei tempi moderni erano le principesse che arrivavano a cavallo.
Era stata Alice.
Era sempre stata lei quella piagnucolona che aspetta l'arrivo del principe a cavallo. E Daryl, a furia di chiamarla così, l'aveva riesumata. No, era inutile dare la colpa agli altri. Era solo stata colpa sua. Lei era fatta così. Daryl era diventato il pilastro su cui poggiare, sostituendo in qualche modo il vecchio gentile e sempre presente Manuele. Il suo migliore amico.
No. Ancora una volta si era sbagliata.
Lui non era Manuele.
Manuele l'aveva abbandonata.
Daryl l'aveva ritrovata.

La porta si aprì nuovamente. Quanto tempo era passato? Dentro quello scatolotto tutto era così confuso. Il tempo era così strano, sembrava non passare mai.
Alzò la testa, puntando gli occhi all'ombra che si stava avvicinando. Si era addormentata. Il dolore e la stanchezza le avevano annebbiato la mente.
Ma quando riconobbe l'ombra che le stava andando incontro qualcosa scattò nuovamente in lei. E tornò ad essere l'egoista legata al passato che era stata un tempo.
L'uomo vestito elegante si richiuse la porta alle spalle e si poggiò al tavolino lì vicino, guardando la ragazza.
<< Allora... >> cominciò lui. Risentire dopo così tanto tempo quella voce la fece sussultare. << ...Perchè hai ucciso il povero Mickey? Aveva una figlia, lo sai? >> disse e se Ocean non si fosse trovata legata a una sedia, piena di lividi, un graffio in faccia e tanti brutti ricordi, sicuramente si sarebbe sentita in colpa per quanto fatto.
Non rispose.
<< Sei tornata al silenzio? >>
<< Tu sarai il prossimo. >> disse lei questa volta. L'affermazione fece assumere al Governatore un'espressione sorpresa e incredula. Lei in quelle condizioni credeva di poter fare minacce?
<< Ci conosciamo? >> chiese poi lui inclinando la testa e guardandola interrogativo << No, perchè non mi ricordo di te. Eppure da come ti comporti sembra che tu invece conosca noi. >>
La rabbia di Ocean sembrò cadere nel vuoto. Non si ricordava? Incredibile come la cosa la lasciasse delusa. Un anno intero a sognare vendetta contro un uomo che nemmeno ricordava lei e quello che le aveva fatto. Così insignificante.
<< La fattoria vicino ad Atlanta. >> disse lei semplicemente, sperando che questo bastasse a destarlo. Era ridicolo. Era stato qualcosa di così importante per lei che vedere l'indifferenza negli occhi di quell'uomo la facevano sentire quasi stupida. Una bambina che insegue le ombre.
L'uomo corrucciò la fronte << Non ricordo di nessuna fattoria. >>
<< Tu li hai uccisi! Non puoi non ricordare! Sei stato tu e il tuo gruppo di stronzi! Avete sparato a tavolino contro i miei compagni! >> inevitabilemente una lacrima era scesa nell'urlargli contro. Era così doloroso ricordare, così doloroso avere davanti l'uomo che aveva dato inizio a tutto e vederlo così indifferente della cosa, tanto da non ricordarsi nemmeno.
Il Governatore negò, senza aggiungere altro, assumendo l'espressione di uno che può addirittura dispiacersi della cosa.
<< Mickey era lì quel giorno? Per questo l'hai ucciso? E ora vuoi uccidere anche me per lo stesso motivo? >> chiese conferma il Governatore.
Ma Ocean voltò lo sguardo e non rispose ancora.
Non voleva più saperne.
Aveva inseguito la vendetta come un'eroina di cui si sarebbe poi potuto scrivere un racconto. Ma chi l'avrebbe scritto se lei era l'unica a ricordare? E che soddisfazione avrebbe avuto dalla cosa se quell'uomo non aveva la consapevolezza del suo errore? Lei era un folle come tante. Nessun epica battaglia contro il male. E questo fece inevitabilmente cadere anche il suo dolore in una vasca di stupidità.
<< Sai, non mi interessava troppo di Mickey. >> cominciò a parlare ancora lui, avvicinandosi lentamente alla ragazza con le mani nelle tasche << E nemmeno dell'altro uomo che hai lasciato morire sulla porta sul retro. Tu invece sembri una ragazza forte: sei arrivata sola fin qui, entrando senza farti vedere e se non fosse stato per un sciocco errore forse a quest'ora saresti riuscita a portare a termine la tua vendetta. Sei in gamba. >>
Chi diavolo era lui? Il polizotto buono? Non avrebbe ceduto neanche a lui, qualsiasi cosa volessero. E tanto meno avrebbe accettato quei complimenti avvelenati.
Il Governatore si chianò in avanti, poggiando le mani ai braccioli della sedia e avvicinando il suo viso a quello della ragazza, per costringerla a guardarlo negli occhi.
<< Ho chiesto ai miei ragazzi di lasciarti in vita perchè, chissà, magari ci saremmo potuti accordare e saresti potuta diventare una dei nostri. >>
Ocean sbruffò. Erano solo stronzate.
<< Ma le cose sono andate un po' diversamente. >> continuò lui.
Che caso pensò sarcastica Ocean.
<< Tu conosci il fratello di Merle, non è così? >> e questa volta riuscì ad avere la sua attenzione. Il Governatore tornò a sollevarsi, si avvicinò al tavolino e afferrò la mazza da baseball lasciata lì da prima.
La paura tornò ad impossessarsi di lei.
<< La situazione si è un po' complicata e...vedi... ti dico solo che non è nei miei interessi attualmente far tornare Merle da lui. >>
Si rigirò la mazza tra le mani e si riavvicinò a lei << Trauma cranico. Potrebbe essere stato qualunque dei miei ragazzi durante gli interrogatori precedenti. Certi effetti si vedono sempre dopo. >> disse e sembrò addirittura convincente. Quella sarebbe stata la scusa con cui avrebbe giustificato la sua morte: non voleva che i sospetti fossero ricaduti su di lui.
Alzò le spalle << Mi dispiace. >> disse, anche se non era per niente credibile.
Il suo braccio si sollevò...e tutto divenne nero.

<< Daryl! Di qua!! >> lo richiamò Rick impanicato. La serata si era scaldata troppo. Il salvataggio di Glenn e Maggie si era rivelato un doppio salvataggio dopo che Daryl stesso, rimasto indietro per coprirli le spalle, si era fatto prendere, probabilmente di proposito, e si era ritrovato in un arena a combattere contro il suo stesso fratello. Glenn era in condizioni pietosi, Maggie terrorizzata, ma per fortuna vivi. Li avevano portati fuori e poi erano tornati dentro per Daryl. I fumogeni avevano aiutato molto la loro fuga tra i proiettili, e le urla della gente intorno copriva le proprie nel tentativo di scappare, rendendoli più o meno invisibili.
Avevano quasi raggiunto l'uscita quando Daryl, aprofittando di aver lasciato indietro i loro inseguitori, inchiodò e fermò Rick per un braccio, obbligando anche gli altri compagni a fermarsi << Non posso andarmene! >> disse, senza aggiungere altro.
<< Daryl, non è il momento! >> disse Rick. Si leggeva paura e preoccupazione nei suoi occhi. Al momento la fuga era la cosa di cui avevano più bisogno.
<< Lei potrebbe essere qui, non lo sappiamo ancora! E se sanno che fa parte del nostro gruppo potrebbero ucciderla! >> insistette lui << Non posso abbandonarla! >>
Merle rimase in silenzio, ascoltando le sue parole, ma soprattutto leggendo i suoi occhi. Capì di chi parlava. E conosceva suo fratello: non l'avrebbero dissuaso facilmente. La ragazza doveva essere davvero importante per lui per indurlo a comportarsi in quel modo.
Assistette al piccolo litigio in disparte, ma sentiva i passi dei loro inseguitori alle spalle.
<< Non c'era nessun altro qui. >> disse infine << Avevamo solo Glenn e la figlia del fattore come ostaggi. >>
<< Visto? Non è qui! La cercheremo, ora però dobbiamo andarcene! >> insistè Rick, approfittando della confessione di Merle, anche se lui stesso non si fidava. Daryl titubò un attimo, non pienamente convinto, ma una sciocca voce dentro lui lo convinse ad ascoltare suo fratello.
Fuggirono via.
Merle lanciò un ultimo sguardo al casolare in lamina che si intravedeva appena da dove erano loro. Quel casolare che aveva mentito nel suggerire fosse vuoto.
Poi sollecitato dagli spari seguì il gruppo.
E se ne andò.



N.D.A

Salveeeeeeeee :D
Allora, confessatelo..quanto odiate Merle? u.u ahahahh
E quindi ecco scoperto chi era Mickey (nome stupido, lo so XP) e soprattutto il suo ruolo: chi si ricorda il capitolo "Genesi" saprà della storia del gruppo di Ocean. Erano stati ammazzati tutti alla fattoria "da un uomo e la sua banda". Ecco l'uomo e la sua banda u.u il Governatore *musica ad effetto* e ovviamente Mickey era con loro.
Le due frasi che Ocean ricorda (Merle. Rick l'ha ammanettato su un tetto di Atlanta e l'ha lasciato lì. E' vivo. Nei film dell'orrore gli stronzi sono sempre gli ultimi a morire.) fanno parte di un dialogo avvenuto in precedenza (per chi non ricordasse) tra lei e Daryl. La loro prima confessione davanti al fuoco (capitolo "Rendez-Vouis").

E infineeeee....Eclissi. Perchè Eclissi? No, non è una citazione a Twilight, mi dispiace u.u
*parte musica di Quark* letteralmente: "
L'eclissi è un evento astronomico che avviene quando un corpo celeste (Merle), come un pianeta o un satellite, si interpone tra una sorgente di luce (Daryl) e un altro corpo (Ocean)". Quindi Merle che si mette tra Daryl e Ocean, impedendo al primo di raggiungerla, è un ""eclissi"".
Bene. Fine delle spiegazioni xD
Concludo ringraziando le ragazze che hanno recensito il capitolo precedente *-* Clary2010, Diosmira, E25weasley, Anmami e CrazY_09 grazie tante! E un ringraziamento speciale a Sarawawa che mai mi abbandona.
(Mamma mia, oh, manco mi avessero dato l'Oscar xD quante sceneggiate ahahahah)
Ri-saluto tutti :3
Ciaoooooooooooo

Ray.

   
 
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