Eclissi.
<<
Max? >> la voce di Daryl echeggiò nella
prigione. Lanciò uno
sguardo al gruppo che stava entrando, rumoroso e barcollante: Rick
teneva sottospalla una ragazza di colore, seguito da Hershel, Beth e
Carl; quest'ultimo portava con sè un cestino rosso con delle
scorte.
Al seguito, o meglio sarebbe dire: davanti a tutti, c'era Max. Solo
Max.
Daryl
guardò ancora il gruppo, confuso. Che diavolo stava
succedendo?
<<
Dove sono gli altri? >> chiese avvicinandosi a grandi
passi al
suo compagno, il quale stava posando a terra la nera ansimante e
piena di sangue.
<<
Non lo so. >> rispose distrattamente Rick, mentre cercava
di
svegliare la ragazza. Le rovesciò dell'acqua fresca addosso
e questo
sembrò destarla appena.
<<
Come sarebbe a dire che non lo sai? Max è qui!
>> chiese
ancora Daryl, ignorando la presenza della nera, preoccupato solo di
sapere cosa fosse successo.
<<
Non lo so! >> rispose più deciso e un po'
infastidito Rick,
voltandosi rapidamente per guardarlo << Era con lei!
>>
indicò la ragazza stesa a terra.
Daryl
la guardò e la scosse un po' con un piede, spintonandole la
spalla
<< Ehy!! Dove sono i nostri amici?! >>
chiese minaccioso,
mostrando quel lato duro di sè che spesso non si
risparmiava. Ma la
nera non rispose: era confusa e intontita. Era ferita ad una gamba,
ma probabilmente non era l'unica cosa che le faceva male.
Rick
lo fece allontanare, doveva lasciarle aria, doveva riprendersi, non
poteva rispondere in quelle condizioni! Ma l'amico era troppo agitato
anche solo per pensarci.
<<
Ehy. Come ti chiami? >> chiese Rick, cercando di
stabilire un
contatto con la nuova arrivata.
La
nera si guardò attorno terrorizzata poi con uno scatto del
braccio
provò ad afferrare la sua katana, ma Rick
l'allontanò col piede <<
Non ti faremo del male! A meno che tu non faccia qualcosa di stupido.
>> le permise di sollevarsi su un gomito, sempre
tenendola però
ben ferma e sotto controllo. Chiese più volte il suo nome,
cercando
di mettere sempre più determinazione a ogni frase.
Ma
lei ancora non rispose.
Il
mal di testa la obbligò a svegliarsi. Gli occhi erano
appannati e
confusi. Si sentiva strana. Ogni articolazione era rigida e i muscoli
facevano male. Ma niente, certo, superava il dolore alla testa.
Tentò
di aprire gli occhi: vedeva tutto appannato, confuso, sagome troppo
veloci per lei.
Le
voci meccaniche. Non riusciva a capire che stessero dicendo.
Scosse
la testa e sforzò nuovamente la vista.
Cominciava
a vedere.
Una
figura era china su di lei: stava dicendo qualcosa.
Sentì
i polsi e le caviglie dolerle e cercò di muoverli, ma fu
impossibile.
<<
Mi senti? >> riuscì a capire.
Tutto
girava, ma stava riacquistando la sensibilità pian piano.
<<
Ehy, ragazza! >> brontolò la voce
<< Avanti! Svegliati.
>>
La
figura davanti a sè cominciò a prendere una forma
ben definita:
sembrava un ragazzo brasiliano, con la carnagione lievemente scura. I
capelli neri sembravano solo un disegno sulla testa, tanto erano
corti, e si legavano alla barbetta che gli incorniciava le labbra.
Era vestito con una semplice canotta sporca e un paio di jeans.
<<
Chi sei? >> chiese lui, senza attendere troppo che si
riprendesse.
Ocean
non rispose. Cercò di guardarsi attorno con discrezione:
l'ultimo
ricordo che aveva era quel confronto con quello che pareva chiamarsi
Mickey. Poi il buio. E ora si trovava legata a una sedia, scomoda e
dolorante, con un mal di testa degno dei peggiori tumori e chiusa in
una specie di box esterno in lamina puzzolente. Poggiata su un
tavolino vicino alla porta c'era la sua spada e la pistola.
<<
Ragazza! >> la destò di nuovo, afferrandole il
mento e
costringendola a guardarlo << Dimmi il tuo nome.
>>
Ma
Ocean non rispose di nuovo. Tenne lo sguardo fisso su di lui,
sostenendolo, per niente intimorita. Si era cacciata da sola in quel
pasticcio, lei e la sua stupida impulsività, e ora
l'orgoglio non le
avrebbe permesso di frignare.
Il
ragazzo aspettò qualche secondo una risposta che non
arrivò.
Afferrò una bottiglietta d'acqua dal tavolino,
l'aprì e si avvicinò
di nuovo a lei << Hai sete? >> gliela
porse, cercando di
avvicinarla alle sue labbra.
Moriva
dalla sete.
Ma
voltò la testa dall'altro lato.
Sarebbe
potuta essere avvelenata, per quanto ne sapeva.
<<
Come vuoi. >> disse di nuovo il ragazzo allontanandosi e
posando nuovamente la bottiglia sul tavolino.
<<
Dimmi il tuo nome. >> Non era una richiesta.
Ma
ancora nessuna risposta. Sospirò e si avvicinò
nuovamente a lei.
L'afferrò per il viso e se la tirò davanti,
stringendo talmente
tanto da farle male << Senti, tesoro, sei nella merda. Lo
sai
questo vero? Avremmo potuto accettarti nella nostra comunità
se
desideravi. Ma hai ucciso ben due dei nostri. I debiti vanno pagati.
Vedi di collaborare, se non vuoi peggiorare le cose. >>
disse
spingendole di nuovo via il viso con la chiara intenzione di farle
battere la schiena, inclinata in avanti nella sua presa, alla sedia.
E ci riuscì.
Ucciso
due uomini? Quando? Tentò di fare un veloce ripristino
all'interno
della sua memoria, cercando disperatamente quelle informazioni. Poi
le vide.
L'uomo
alla porta, colpito da dei proiettili che erano invece destinati a
lei.
E
l'uomo dalla camicia a quadri rossa. Mickey.
Gli
aveva tagliato la testa con un colpo netto, prima che qualcuno la
colpisse alla nuca e la facesse svenire. Probabilmente doveva
addirittura ringraziare di non essere stata uccisa.
<<
E' quello che si meritava. >>
bisbigliò nella sua
lingua d'origine. Il ragazzo parve mezzo soddisfatto nel sentirla
parlare, ma la cosa non era ancora pienamente di suo gradimento: non
capiva quella lingua.
<<
So' che conosci la nostra lingua. Lì fuori l'hai parlata
anche
troppo. Non giocare con me. >> disse lui afferrando una
mazza
da baseball che aveva poggiato lì vicino e cominciando a
rigirarsela
tra le mani, guardandola minaccioso.
<<
Puoi ammazzarmi! Non saprai niente da me. >>
disse lei,
insistendo nell'usare la sua lingua d'origine. Non si meritava di
condividere con lei la linea di comunicazione.
Il
ragazzo si avvicinò a lei e senza neanche rivolgerle un
ultimo
avvertimento le piantò un sonoro ceffone in faccia,
così forte da
farle voltare la testa. Ocean si concesse qualche secondo per
riprendersi dal frastornamento, poi tornò a voltarsi e
guardarlo
nuovamente con aria di sfida.
<<
Viscido serpente. >> gli
sibilò in viso, e in risposta
si beccò un altro ceffone, sull'altra guancia. Questo fece
ancora
più male. Si sentì il viso gonfiare.
<<
Vuoi giocare alla ragazza dura ancora per molto? >>
chiese lui alitandole in faccia.
All'improvviso
la porta si spalancò. Entrambi si voltarono a guardare chi
fosse
arrivato.
Ocean
ebbe un brivido lungo la schiena quando vide la lama sbucare dal
braccio, al posto della mano, dell'uomo che aspettava sulla soglia.
Era
la persona che aveva rapito Glenn e Maggie.
Già...i
suoi amici. Era stata una sciocca. Non aveva pensato a loro, e
probabilmente li aveva condannati. Se fosse tornata indietro ad
avvertire Rick sarebbero potuti andare a salvarli. Ma lei era stata
colta da un attimo di follia. Non aveva pensato ad altro che a
uccidere Mickey.
<<
Martinez. Vai pure, ci penso io qui. >> disse l'uomo con
voce
roca, mentre, entrando, si lucidava la lama del coltello/mano con un
panno troppo sporco per essere in grado veramente di pulire qualcosa.
Improvvisamente
ebbe paura.
<<
Devi dirci come ci hai trovati? >> chiese Rick,
rientrando
nella cella della ragazza nera trovata << E
perchè avevi il
latte artificiale? >>
La
ragazza si alzò, impaurita e tesa, guardando il gruppo che
aveva di
fronte. Daryl ora portava la sua balestra e la teneva ben puntata sul
suo viso.
<<
L'ha lasciato un ragazzo asiatico. E una bella ragazza bianca.
>>
rispose lei, dopo qualche secondo.
<<
Sono morti? >> chiese ancora Rick.
<<
Sono stati catturati. >> rispose ancora lei, anche se
sembrava
le scocciasse farlo.
<<
Catturati? >> chiese ancora Rick << Da chi?
>>
<<
Dallo stesso stronzo che mi ha sparato. >>
<<
Non erano soli. >> comunicò Daryl, prendendo
parola per la
prima volta.Ondeggiava avanti e indietro, irrequieto <<
C'era
una ragazza bianca con loro, capelli scuri, lunghi, legati. Camicia,
pantaloni e stivali neri. Era a cavallo. >>
La
nera si voltò a guardarlo, prendendosi come al solito il suo
tempo
<< Nessuna ragazza a cavallo. Non c'era nessuno oltre a
loro
due. >>
<<
Come hai trovato il cane? >> chiese ancora Daryl.
<<
Lui ha trovato me. Era nascosto tra gli alberi. Appena mi sono
avvicinata al cestino è sbucato...e mi ha portata qui.
>>
Daryl
lanciò uno sguardo a Rick, che ricambiò,
apprensivo e pensieroso:
Ocean non era con loro al momento della cattura. E se Max si trovava
tra gli alberi, allora anche lei forse era lì. Ma allora
perchè non
era tornata indietro?
<<
Facevano parte del nostro gruppo! Dicci dove trovarli. >>
incitò Rick. Cercava di restare calmo, ma il nervoso lo
stava
rendendo folle. La ragazza titubò e lui la incitò
ancora,
avvicinandosi di colpo e stringendo la sua ferita per farle del male
e convincerla a parlare. Lei si alzò di scattò e
tentò di
ribellarsi << Non provare a toccarmi! >>
minacciò. Daryl
si avvicinò con la balestra, facendo sfiorare la punta della
sua
freccia al suo naso << E' meglio se cominci a parlare, o
la
ferita d'arma da fuoco sarà l'ultimo dei tuoi problemi!
>>
disse respirando a stento. Il cuore non smetteva di pulsare e il
fiato si ribellava alla gabbia toracica. Si stava sforzando per non
esplodere.
<<
Non vi dirò dove trovarli! >>
minacciò ancora lei. Rick capì
che bisognava cercare di stabilire un contatto diverso, la ragazza
era tosta e soprattutto spaventata: invitò Daryl ad
abbassare la
balestra. La nera parve calmarsi, sicuramente si sentiva più
tranquilla senza una freccia puntata agli occhi.
<<
Sei venuta qui per un motivo. >> constatò
Rick. La nera doveva
capire che tra i due quelli col coltello dalla parte del manico erano
loro.
E
così fu.
Cedette.
<<
C'è una città: Woodbury. Con 75 sopravvissuti. Li
avranno portati
lì. >>
Lanciò
un urlo mentre un altro colpo veniva inferto. Le usciva sangue dal
naso e uno zigomo la stava uccidendo dal dolore. L'aveva minacciata
più volte col suo coltellaccio, puntandoglielo al ventre,
premendoglielo alla gola, ma alla fine si era limitato a picchiarla.
Una
domanda era sorta spontanea: "cosa vogliono da me?
Perchè mi
tengono in vita?"
<<
Allora, bambolina? Non ne hai ancora abbastanza? >>
chiese
l'uomo avvicinandosi al suo viso. Era disgustoso. Puzzava di alcol e
di marcio.
<<
Mai conosciuto una doccia? >> disse
Ocean chiudendo gli
occhi e voltandosi dall'altro lato. Aveva la nausea. L'uomo stette
fermo in quella posizione, continuando a tenere il suo naso a pochi
centimetri dalla sua guancia e lentamente il suo viso si
stopriò in
quello che doveva essere un sorriso malizioso.
Le
vennero ancora una volta i brividi. Aveva gli occhi da psicopatico.
<<
Capisco dove vuoi arrivare. Ti stai chiedendo perchè ancora
non ti
abbiamo ucciso, vero? E sicuramente starai pensando che probabilmente
ci servi a qualcosa, altrimenti ti avremmo già fatto fuori,
non è
così? >> Si portò la lama del suo
coltello davanti gli occhi
e cominciò a studiarla, come un padre che ammira suo figlio
nei suoi
primi passi << Ma vedi... qui sbagli. Io l'ordine di
ucciderti
ce l'ho. >> spostò lentamente la sua lama fino
a posarla
appena sotto il suo seno, accarezzandolo con la punta. Sarebbe
bastato un gesto un po' brusco e l'avrebbe ferita. Ma non fu quel
pensiero a farla tremare e gemere. Non voleva più essere
l'oggetto
dei divertimenti degli uomini, non l'avrebbe più sopportato.
Una
volta era bastato. Avrebbe preferito mille volte essere uccisa: non
voleva più essere trattata come una bambolina.
L'uomo
sembrò soddisfatto della sua reazione: aveva centrato il
bersaglio.
Il suo punto debole.
<<
Io sto cercando di aiutarti. Sarebbe un tale spreco. >>
avvicinò ancora i suoi occhi a quelli della ragazza,
sogghignando, e
lei cacciò indietro al testa per evitarlo. Rideva. Rideva di
lei. Di
quello che le avrebbe fatto.
Non
sono un fantoccio!
Sfruttò
la poca rincorsa che aveva, ma che in una situazione disperata come
quella sarebbe bastata, e lanciando velocemente la testa in avanti lo
colpì con la fronte al naso. L'uomo indietreggiò
per il colpo, ma
l'istinto di difendersi (o, più probabilmente, di punirla
per il suo
affronto) lo portò a muovere velocemente il braccio alla
quale era
legata la lama e a colpirla sul viso.
Ocean
ne uscì con un semplice graffio obliquo che partiva dallo
zigomo e
arrivava fino al sopracciglio. Sarebbe bastato mezzo centimetro
più
a sinistra e il figlio di puttana l'avrebbe resa cieca dall'occhio
destro.
L'uomo
si sgranchì il collo, ridendo quasi soddisfatto.
<<
Sei combattiva, bellezza. >> disse come se la cosa gli
piacesse.
Ancora
disgusto.
Ocean
rimase con la testa leggermente reclinata, le sopracciglia aggrottate
e subito da sotto di esse sbucavano gli occhi: fissi e glaciali. Lo
stava sfidando.
Era
in una posizione di svantaggio, questo lo sapeva, ma l'orgoglio
urlava più della sua paura.
La
lama andò a poggiarsi sotto il suo mento e la costrinse ad
alzare la
testa. Sentiva il tocco freddo del metallo, ma non
rabbrividì.
Non
gli avrebbe più dato questa soddisfazione.
La
lama si spostò verso il basso, accarezzandole la pelle con
la sua
punta affilata, facendo ancora sentire il suo gelido tocco, e scese
fino al collo della sua camicia, contro cui premette, abbassandola
appena.
L'uomo
continuava a guardarla con lo stessa aria di sfida.
Avrebbe
vinto lui. Ovviamente. Ma il tutto stava nel "come" avrebbe
vinto.
Non
avrebbe pianto...nè urlato.
Stava
per dare il taglio netto, per aprirgliela con uno strappo,
denudandola per l'ennesima volta come avevano fatto altri prima di
lui. Ma la porta si aprì nuovamente, e il viso del ragazzo
brasiliano che l'aveva picchiata per primo fece capolino.
<<
Merle, vieni. Il Governatore vuole parlarti. >> disse.
Merle?!
Gli
occhi di Ocean si spalancarono a sentir pronunciare quel nome.
Merle.
Rick l'ha ammanettato su un tetto di Atlanta e l'ha lasciato
lì.
Recitò
una calda voce nella sua testa, così calda da sembrare un
dolce
ricordo. E forse lo era.
E'
vivo. Nei film dell'orrore gli stronzi sono sempre gli ultimi a
morire.
Scoppiò
a ridere.
Quanto
era stato fottutamente vero.
<<
Daryl!! Aspetta! >> lo richiamò Rick
seguendolo, quasi
rincorrendolo lungo il vialottolo che portava alle auto e alla sua
motocicletta, sopra la quale stava già salendo.
<<
Vado a cercarla. >> disse lui semplicemente. Non aveva
bisogno
di aggiungere altro, ne avevano già discusso.
<<
Hai sicuramente più probabilità di trovarla se
andiamo tutti
insieme! >> disse Rick ancora, riuscendo a raggiungerlo
<<
Glenn e Maggie sono stati catturati, c'è un'intera
città a
sorvegliarli, ho bisogno di te! >> disse ancora piantando
i
suoi occhi in quelli del balestriere.
<<
Ocean non era con loro, ma non è neanche tornata! Non
sappiamo cosa
le sia successo, domani potrebbe essere troppo tardi! >>
disse
Daryl, cercando di effettuare la stessa opera di convincimento dello
sceriffo.
<<
Lo so! Lo so! >> annuì << Anche
io non voglio perderla,
è una risorsa preziosa e una buona amica. Lo sai che voglio
anche io
ritrovarla! >>
<<
E allora lasciami andare. >> suonava più come
una minaccia che
come richiesta, ma tutto ciò che usciva dalla bocca di Daryl
poteva
sembrare una minaccia.
<<
Ascolta, cerca di ragionare. Non possiamo dividerci, i nostri amici
hanno bisogno di noi. >> guardò ancora Daryl,
il quale non
sembrava muoversi dalla sua decisione << Potrebbe essere
lì!
>> si illuminò Rick, facendo saltar fuori
un'ipotesi campata
per aria, forse assurda, ma non da scartare. << Magari li
ha
visti andar via e li ha seguiti. >> continuò
<< E non
puoi neanche scartare l'ipotesi che l'abbiano poi vista e presa.
>>
Daryl
negò con la testa, ma non parlò. Conosceva Ocean:
era sconsiderata,
ma solo con gli zombie. Lei aveva paura delle persone. Non si sarebbe
mai lanciata da sola nel salvataggio, ma non poteva scartare
l'ipotesi dell'inseguimento. Si era legata tanto in quei mesi a loro,
soprattutto a Maggie, oltre che Carol. C'era la possibilità
che Rick
avesse ragione. Ma se così non fosse stato?
<<
Abbiamo troppe poche braccia, lo sai. Non voglio rischiare di perdere
tutti e tre. Ho bisogno che vieni con me. >> insistette
Rick
notando la sua indecisione. Daryl lo guardò qualche secondo,
riflettendo e probabilmente lottando contro l'istinto di lasciar
perdere tutto e correre via.
Alla
fine sospirò << Deve sempre cacciarsi nei
guai. >>
brontolò incazzato e si alzò dalla sella della
sua moto <<
Spero tu abbia ragione. Ma se così non fosse, appena salvati
Glenn e
Maggie io vado a cercarla. Non aspetto domani. >>
<<
Se sarà così io verrò con te.
>> disse Rick mettendogli
amichevolmente una mano sulla spalla.
Era
grato di poter contare su un amico come Daryl, era un po' la sua arma
segreta. Sapeva che mai l'avrebbe tradito e questo lo rincuorava. Ma
quando si trattava di Ocean lui improvvisamente cedeva. L'aveva fatto
la sera che era tornato con Molly e tutte le volte che la ragazza era
finita in qualche pasticcio.
Voleva
bene a Ocean, e benchè fosse una gran pasticciona,
più volte era
stata il sospiro tra la vita e la morte. Più volte l'aveva
aiutato,
sostenuto e salvato. Era una delle braccia migliori che aveva,
un'amica fidata, al pari livello di Glenn e Maggie, e perderla
sarebbe stato un duro colpo.
Anche
perchè così avrebbe perso anche Daryl.
<<
Merle? >> la voce di Ocean smorzata dalla risata
bloccò i suoi
passi diretti alla porta << Tu sei Merle Dixon?
>> chiese
incredula, continuando a ridere come se le avessero appena raccontato
una divertentissima barzelletta.
Merle
si voltò, sempre col suo sorriso beffardo e disse
<< Ma allora
la parli la nostra lingua. >> disse quasi provocatorio.
Poi
pian piano il sorriso scomparve lasciando spazio a un'espressione
interrogativa << Conosci il mio nome? >>
Ocean
non rispose e continuò a ridere. Non lo stava prendendo in
giro o
provocando, trovava solo davvero esilarante la situazione. Tanto da
farle venire le lacrime agli occhi.
Torturata
e quasi uccisa (o forse peggio) dal fratello del ragazzo che la sera
prima l'aveva baciata. Dal fratello del ragazzo che al momento
considerava la cosa più importante che aveva.
Le
sembrava assurdo che quei due fossero fratelli, anche se forse il
tipo di stronzaggine sarebbe potuto essere un buon indicatore. Era
incredibile come il destino avesse voluto giocare così tanto
con
lei. E ora poteva capire anche perchè lui conoscesse Maggie
e Glenn.
Merle
le afferrò il viso, costringendola a guardarlo
<< Ehy! >>
disse con tono minaccioso << Fai ridere anche me!
>>
Ocean
lo guardò, non temendolo più. Non che ora fosse
meno pericoloso, ma
quella situazione le sembrava tutta un'assurda candid camera: aveva
perso di credibilità.
<<
Sai... >> cominciò lei, interrompendosi ogni
tanto con dei
risolini, rimasugli della precedente ilarità
<< ...Stavo
pensando a cosa dirà Daryl quando gli racconterò
questa storia. >>
La
maschera da cattivo ragazzo cadde improvvisamente quando Merle
sentì
pronunciare il nome di suo fratello, e in lui rimase solo stupore e
confusione << Tu conosci mio fratello? >>
chiese
trattenendo il respiro. Era palese il suo desiderio di ritrovarlo.
Ocean
rimase in silenzio qualche secondo, assaporando il rovescio della
medaglia: ora era lei quella con il coltello dalla parte del manico.
O almeno così credeva e sperava.
Guardò
la porta e disse << E' un figlio di puttana. Sicuramente
a
quest'ora è già fuori dalle mura della vostra
città che starà
aspettando il momento migliore per entrare e venire a prendermi.
>>
assunse un'espressione quasi infastidita, ma era palese che stesse
solo giocando << Deve sempre impicciarsi quel ragazzo,
non
riesce proprio a non correre in aiuto delle persone, anche se nessuno
gli ha chiesto niente. Incredibile che siate fratelli, non vi
somigliate affatto. >> concluse guardando Merle
raddrizzarsi e
riprendere una certa dignità, dopo aver messo da parte lo
stupore e
probabilmente la gioia di avere modo di avere qualche informazione in
più. Glenn e Maggie non volevano parlare, ma forse quella
ragazza....forse a lei sarebbe riuscito a strappare qualcosa.
Lanciò
uno sbuffo rivolto alla sua frase e disse, quasi con provocazione
<<
Non riesce a non correre in aiuto delle persone... tranne quando si
tratta di suo fratello. >> brontolò,
voltandosi e ritornando a
guardare la porta. Il Governatore voleva parlargli, avrebbe ripreso
la chiacchierata con la ragazza più tardi.
<<
Lui è venuto a cercarti! >> l'urlo improvviso,
colmo di così
tanta rabbia, lo sorprese di nuovo e di nuovo lo costrinse a
bloccarsi.
Ridacchiò
mentre si voltava a guardarla << Ma quanto siamo
incazzati! Ti
ho offeso in qualche modo, principessa? >> rise ancora
guardandola di traverso, prendendosi gioco di lei.
Ocean
non rispose. Si era esposta troppo. Serrò la
mascellà e continuò a
fulminarlo con gli occhi. Eppure, benchè cercasse di
divincolarsi,
di uscire da quel casino, di evitare lui approfondisse troppo, furono
proprio i suoi occhi incazzati a tradirla e a dare a Merle una
risposta, che non riuscì a trattenere le risate, divertito.
<<
Lui ti piace! >> rise ancora nel vedere i suoi occhi
furiosi
scappare via << Ci ho preso in pieno, non è
vero? >>
Nè
Ocean nè Merle avevano aggiunto altro. A lui per il momento
erano
bastate quelle poche informazioni. Sapeva che la ragazza poteva
guidarlo da suo fratello, e sapeva, cosa più importante,
qual'era il
suo punto debole: sempre suo fratello. Era bastato accennare a un suo
piccolo errore, anche se non era proprio classificabile come tale,
per mandarla su tutte le furie. Non sarebbe stato difficile usare
quell'arma: conosceva abbastanza Daryl da poterlo infangare quanto
bastava per farla scoppiare. Ma avrebbe rimandato. Aveva cose
importanti da discutere con il Governatore.
E
Ocean rimase per la prima volta sola in quel luogo puzzolente.
Approfittò
della solitudine per cercare di trovare il modo di liberarsi. Ma fu
tutto inutile: quei bastardi sapevano fare i nodi. Più si
dimenava e
più caviglie e polsi bruciavano.
<<
Maledizione. >> bisbigliò dopo l'ennesimo
tentativo
fallimentare.
Quel
luogo non le piaceva. Era troppo silenzioso...lasciava parlare troppo
il suo cuore.
Pensò
a Glenn e Maggie. Dio solo sapeva quanto si sentiva in colpa.
Li
aveva abbandonati. Avrebbe dovuto aiutarli, correre in loro soccorso,
erano i suoi amici! Perchè era stata così egoista?
Pregò,
nonostante non credesse in Dio. Pregò che Rick in qualche
modo, in
qualsiasi modo, fosse venuto a sapere della situazione. Che riuscisse
a scoprire quella città e andasse a salvarli. Di lei quasi
non le
importava più, sperava solo che Glenn e Maggie si fossero
salvati.
Lei probabilmente non avrebbe avuto il coraggio di fare ritorno dopo
un tradimento simile.
O
forse sì...
Molly
la stava aspettando. Perchè non aveva pensato a lei? Le
aveva
chiesto un libro. Voleva che glielo leggesse la sera.
Herhsel
aveva ragione.
Era
stato di nuovo colpa del suo passato. Non li aveva lasciati andare, e
quel suo morboso attaccamento a ciò che era stato aveva
portato alla
rovina di tutti.
E
Daryl...
Sorrise
amaramente.
Già
sentiva la mancanza di quegli occhi sempre così affilati da
risultare fastidiosi. Eppure non riusciva proprio a non volergli
bene.
Avrebbe
voluto pregare anche per lui, affinchè la ritrovasse e la
riportasse
a casa, come aveva sempre fatto. Il suo eroe personale. Lui con la
sua sindrome, aveva fatto ammalare anche lei di una malattia che
poteva essere chiamata "la sindrome della vittima". Era
incredibile il numero di volte che si era cacciata nei guai e che
aveva voltato gli occhi per cercarlo, per vederlo arrivare e ancora
una volta portarla via.
<<
Che idiota. >> sussurrò lasciandosi scappare
un alro sorriso.
Senza
rendersene conto aveva recitato la parte fastidiosa della donzella in
pericolo che aspetta il principe azzurro. Eppure era stata lei stessa
a vantarsi che nei tempi moderni erano le principesse che arrivavano
a cavallo.
Era
stata Alice.
Era
sempre stata lei quella piagnucolona che aspetta l'arrivo del
principe a cavallo. E Daryl, a furia di chiamarla così,
l'aveva
riesumata. No, era inutile dare la colpa agli altri. Era solo stata
colpa sua. Lei era fatta così. Daryl era diventato il
pilastro su
cui poggiare, sostituendo in qualche modo il vecchio gentile e sempre
presente Manuele. Il suo migliore amico.
No.
Ancora una volta si era sbagliata.
Lui
non era Manuele.
Manuele
l'aveva abbandonata.
Daryl
l'aveva ritrovata.
La
porta si aprì nuovamente. Quanto tempo era passato? Dentro
quello
scatolotto tutto era così confuso. Il tempo era
così strano,
sembrava non passare mai.
Alzò
la testa, puntando gli occhi all'ombra che si stava avvicinando. Si
era addormentata. Il dolore e la stanchezza le avevano annebbiato la
mente.
Ma
quando riconobbe l'ombra che le stava andando incontro qualcosa
scattò nuovamente in lei. E tornò ad essere
l'egoista legata al
passato che era stata un tempo.
L'uomo
vestito elegante si richiuse la porta alle spalle e si
poggiò al
tavolino lì vicino, guardando la ragazza.
<<
Allora... >> cominciò lui. Risentire dopo
così tanto tempo
quella voce la fece sussultare. << ...Perchè
hai ucciso il
povero Mickey? Aveva una figlia, lo sai? >> disse e se
Ocean
non si fosse trovata legata a una sedia, piena di lividi, un graffio
in faccia e tanti brutti ricordi, sicuramente si sarebbe sentita in
colpa per quanto fatto.
Non
rispose.
<<
Sei tornata al silenzio? >>
<<
Tu sarai il prossimo. >> disse lei questa volta.
L'affermazione
fece assumere al Governatore un'espressione sorpresa e incredula. Lei
in quelle condizioni credeva di poter fare minacce?
<<
Ci conosciamo? >> chiese poi lui inclinando la testa e
guardandola interrogativo << No, perchè non mi
ricordo di te.
Eppure da come ti comporti sembra che tu invece conosca noi.
>>
La
rabbia di Ocean sembrò cadere nel vuoto. Non si ricordava?
Incredibile come la cosa la lasciasse delusa. Un anno intero a
sognare vendetta contro un uomo che nemmeno ricordava lei e quello
che le aveva fatto. Così insignificante.
<<
La fattoria vicino ad Atlanta. >> disse lei
semplicemente,
sperando che questo bastasse a destarlo. Era ridicolo. Era stato
qualcosa di così importante per lei che vedere
l'indifferenza negli
occhi di quell'uomo la facevano sentire quasi stupida. Una bambina
che insegue le ombre.
L'uomo
corrucciò la fronte << Non ricordo di nessuna
fattoria. >>
<<
Tu li hai uccisi! Non puoi non ricordare! Sei stato tu e il tuo
gruppo di stronzi! Avete sparato a tavolino contro i miei compagni!
>> inevitabilemente una lacrima era scesa nell'urlargli
contro.
Era così doloroso ricordare, così doloroso avere
davanti l'uomo che
aveva dato inizio a tutto e vederlo così indifferente della
cosa,
tanto da non ricordarsi nemmeno.
Il
Governatore negò, senza aggiungere altro, assumendo
l'espressione di
uno che può addirittura dispiacersi della cosa.
<<
Mickey era lì quel giorno? Per questo l'hai ucciso? E ora
vuoi
uccidere anche me per lo stesso motivo? >> chiese
conferma il
Governatore.
Ma
Ocean voltò lo sguardo e non rispose ancora.
Non
voleva più saperne.
Aveva
inseguito la vendetta come un'eroina di cui si sarebbe poi potuto
scrivere un racconto. Ma chi l'avrebbe scritto se lei era l'unica a
ricordare? E che soddisfazione avrebbe avuto dalla cosa se quell'uomo
non aveva la consapevolezza del suo errore? Lei era un
folle come tante. Nessun epica battaglia contro il male. E questo
fece inevitabilmente cadere anche il suo dolore in una vasca di
stupidità.
<<
Sai, non mi interessava troppo di Mickey. >>
cominciò a
parlare ancora lui, avvicinandosi lentamente alla ragazza con le mani
nelle tasche << E nemmeno dell'altro uomo che hai
lasciato
morire sulla porta sul retro. Tu invece sembri una ragazza forte: sei
arrivata sola fin qui, entrando senza farti vedere e se non fosse
stato per un sciocco errore forse a quest'ora saresti riuscita a
portare a termine la tua vendetta. Sei in gamba. >>
Chi
diavolo era lui? Il polizotto buono? Non avrebbe ceduto neanche a
lui, qualsiasi cosa volessero. E tanto meno avrebbe accettato quei
complimenti avvelenati.
Il
Governatore si chianò in avanti, poggiando le mani ai
braccioli
della sedia e avvicinando il suo viso a quello della ragazza, per
costringerla a guardarlo negli occhi.
<<
Ho chiesto ai miei ragazzi di lasciarti in vita perchè,
chissà,
magari ci saremmo potuti accordare e saresti potuta diventare una dei
nostri. >>
Ocean
sbruffò. Erano solo stronzate.
<<
Ma le cose sono andate un po' diversamente. >>
continuò lui.
Che
caso pensò sarcastica Ocean.
<<
Tu conosci il fratello di Merle, non è così?
>> e questa
volta riuscì ad avere la sua attenzione. Il Governatore
tornò a
sollevarsi, si avvicinò al tavolino e afferrò la
mazza da baseball
lasciata lì da prima.
La
paura tornò ad impossessarsi di lei.
<<
La situazione si è un po' complicata e...vedi... ti dico
solo che
non è nei miei interessi attualmente far tornare Merle da
lui. >>
Si
rigirò la mazza tra le mani e si riavvicinò a lei
<< Trauma
cranico. Potrebbe essere stato qualunque dei miei ragazzi durante gli
interrogatori precedenti. Certi effetti si vedono sempre dopo.
>>
disse e sembrò addirittura convincente. Quella sarebbe stata
la
scusa con cui avrebbe giustificato la sua morte: non voleva che i
sospetti fossero ricaduti su di lui.
Alzò
le spalle << Mi dispiace. >> disse, anche
se non era per
niente credibile.
Il
suo braccio si sollevò...e tutto divenne nero.
<<
Daryl! Di qua!! >> lo richiamò Rick
impanicato. La serata si
era scaldata troppo. Il salvataggio di Glenn e Maggie si era rivelato
un doppio salvataggio dopo che Daryl stesso, rimasto indietro per
coprirli le spalle, si era fatto prendere, probabilmente di
proposito, e si era ritrovato in un arena a combattere contro il suo
stesso fratello. Glenn era in condizioni pietosi, Maggie
terrorizzata, ma per fortuna vivi. Li avevano portati fuori e poi
erano tornati dentro per Daryl. I fumogeni avevano aiutato molto la
loro fuga tra i proiettili, e le urla della gente intorno copriva le
proprie nel tentativo di scappare, rendendoli più o meno
invisibili.
Avevano
quasi raggiunto l'uscita quando Daryl, aprofittando di aver lasciato
indietro i loro inseguitori, inchiodò e fermò
Rick per un braccio,
obbligando anche gli altri compagni a fermarsi << Non
posso
andarmene! >> disse, senza aggiungere altro.
<<
Daryl, non è il momento! >> disse Rick. Si
leggeva paura e
preoccupazione nei suoi occhi. Al momento la fuga era la cosa di cui
avevano più bisogno.
<<
Lei potrebbe essere qui, non lo sappiamo ancora! E se sanno che fa
parte del nostro gruppo potrebbero ucciderla! >>
insistette lui
<< Non posso abbandonarla! >>
Merle
rimase in silenzio, ascoltando le sue parole, ma soprattutto leggendo
i suoi occhi. Capì di chi parlava. E conosceva suo fratello:
non
l'avrebbero dissuaso facilmente. La ragazza doveva essere davvero
importante per lui per indurlo a comportarsi in quel modo.
Assistette
al piccolo litigio in disparte, ma sentiva i passi dei loro
inseguitori alle spalle.
<<
Non c'era nessun altro qui. >> disse infine
<< Avevamo
solo Glenn e la figlia del fattore come ostaggi. >>
<<
Visto? Non è qui! La cercheremo, ora però
dobbiamo andarcene! >>
insistè Rick, approfittando della confessione di Merle,
anche se lui
stesso non si fidava. Daryl titubò un attimo, non pienamente
convinto, ma una sciocca voce dentro lui lo convinse ad ascoltare suo
fratello.
Fuggirono
via.
Merle
lanciò un ultimo sguardo al casolare in lamina che si
intravedeva
appena da dove erano loro. Quel casolare che aveva mentito nel
suggerire fosse vuoto.
Poi
sollecitato dagli spari seguì il gruppo.
E
se ne andò.
N.D.A
Salveeeeeeeee
:D
Allora, confessatelo..quanto odiate Merle? u.u ahahahh
E
quindi ecco scoperto chi era Mickey (nome stupido, lo so XP) e
soprattutto il suo ruolo: chi si ricorda il capitolo "Genesi"
saprà della storia del gruppo di Ocean. Erano stati
ammazzati tutti
alla fattoria "da un uomo e la sua banda". Ecco l'uomo e la
sua banda u.u il Governatore *musica ad effetto* e ovviamente Mickey
era con loro.
Le
due frasi che Ocean ricorda (Merle.
Rick l'ha ammanettato su un tetto di Atlanta e l'ha lasciato
lì. E' vivo. Nei film dell'orrore
gli stronzi sono sempre gli ultimi a morire.) fanno
parte di un dialogo avvenuto in precedenza (per chi non ricordasse)
tra lei e Daryl. La loro prima confessione davanti al fuoco (capitolo
"Rendez-Vouis").
E
infineeeee....Eclissi. Perchè Eclissi? No, non è
una citazione a
Twilight, mi dispiace u.u
*parte
musica di Quark* letteralmente: "L'eclissi
è un evento astronomico che avviene quando un corpo celeste
(Merle),
come un pianeta o un satellite, si interpone tra una sorgente di luce
(Daryl) e un altro corpo (Ocean)".
Quindi Merle che si mette tra Daryl e Ocean, impedendo al primo di
raggiungerla, è un ""eclissi"".
Bene. Fine
delle spiegazioni xD
Concludo ringraziando le ragazze che hanno
recensito il capitolo precedente *-* Clary2010, Diosmira, E25weasley,
Anmami e CrazY_09 grazie tante! E un ringraziamento speciale a
Sarawawa che mai mi abbandona.
(Mamma mia, oh, manco mi avessero
dato l'Oscar xD quante sceneggiate ahahahah)
Ri-saluto
tutti :3
Ciaoooooooooooo
Ray.