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Autore: Chiaba    18/02/2015    1 recensioni
Le due protagoniste sono Barbara e Chiara, ragazze ventunenni che raccontano le loro storie dal momento in cui sono arrivate in una delle località più belle al mondo, Roma.
Entrambe attraverseranno mille ostacoli nella magica città che le aiuteranno a crescere; ma riusciranno le due a realizzare il loro unico desiderio di vivere una vita perfetta con il principe azzurro e trovare il lavoro che hanno sempre sognato?
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Pov Barbara

Ho appena chiuso la telefonata con l'ospedale chiedendo loro come posso partecipare ai concorsi per diventare ostetrica.
Devo portare dei fogli tra cui quelli che mi hanno dato all'Università qualche tempo fa, ma non ricordo dove li ho messi!
Provo a cercare negli scaffali a muro posti nel salotto, ma niente! Né qui né sulla mia scrivania né in nessun'altra parte! Dove li avrò messi? Mi auguro che... Michele non se li sia portati con sé accidentalmente.
Mi volto un attimo, Charlie per fortuna sta dormendo perciò devo stare attenta a non svegliarlo. Ieri non riusciva a trovare pace, voleva sempre giocare e quando finalmente si è stancato, era l'una di notte o poco più.
Provo a cercare anche nel mio armadio, ma dubito di averli lasciati lì.
Da un lato, qui dentro, ci sono solo libri del primo e secondo anno di ostetricia, ma do comunque un'occhiata tra le pagine.
Anatomia umana, niente. Istologia, niente. Fisiologia, niente. Biochimica, niente. Neonatologia, niente! Semeiotica Neurologica... Un attimo! Cosa?! Seme...che? "Neurologica"!
«Neurologia!» sussurro sottovoce tra me e me.
Michele! Questo libro è suo! Devo portarglielo, potrebbe servirgli. Ma cosa faccio??? Lo chiamo per fissare un appuntamento e darglielo? Un appuntamento!
Mi alzo per riprendere fiato e calmarmi. Mi siedo al letto e faccio un piccolo sospiro. Lo chiamo. Si. Vado adesso a casa dei suoi genitori e glielo lascio. "Coraggio Barbara!".
Prendo il cellulare e con le dita che mi tremano, compongo il numero senza concedere un attimo di tempo ai miei pensieri che potrebbero farmi cambiare idea.
Al terzo squillo risponde.
«Barbara!». Nella sua voce sento che è sorpreso e... contento?!
Oddio! L'ho chiamato davvero!
«Pronto? Barbara, ci sei?»
Sono in silenzio, ha ragione! Devo far assolutamente riconnettere cervello e bocca.
«Ehm... Mi-Michele!», balbetto. Ci ho messo troppa enfasi forse.
«Dimmi!», lui altrettanto.
«Disturbo?» domando esercitandomi a fare una voce più seria.
«No.». Adesso anche lui ha cambiato voce. Scaccia un piccolo sospiro. «Dimmi...»
«Ehm... Ho trovato il tuo libro di... Sem...». Leggo il titolo, ma non riesco a concentrarmi.
«Semeiotica Neurologica?» s'intromette, per fortuna.
«Si, quello.», confermo.
«Credevo di averlo perso in treno.». Immagino si stia passando una mano tra i capelli per il sollievo.
«Lo sto portando dai tuoi genitori, ci vediamo lì tra mezz'ora. A dopo.». Devo cercare di sembrare fredda.
«Aspetta!» si affretta a dire prima che chiuda.
«Dimmi.». "Ti prego, non dire altre frasi tenere... Mi fanno sentire male...".
«Sono contento che tu abbia ancora il mio numero.». Sento un suo sorriso malinconico, credo.
Socchiudo gli occhi e assaporo quelle dolci parole, ma sento come se qualcuno mi stesse pugnalando al petto.
Faccio un piccolo sospiro. «A dopo Michele.»
«A dopo... Barbara.»
Aspetto che chiuda, ma niente.
«Sei ancora in linea?» sussurro, dolcemente.
«Si...», esita.
"Mi manchi!". «Sto arrivando.»
«D'accordo.», fa un piccolo sospiro.
«Adesso chiudo e ti raggiungo.»
«Va bene, a dopo.». Sorride.
Abbasso il cellulare e chiudo coraggiosamente la telefonata.
Alzo la testa e socchiudo gli occhi per un attimo. "Accidenti!". Sembra come se mi avesse appena travolto un treno.
Devo sbrigarmi. Mi tiro su a sedere e corro in bagno per aggiustarmi un po'. Un po' di matita nera, mascara e blush!
Torno in camera e prendo le prime cose che trovo davanti: una camicetta bianca, leggera e degli shorts di un jeans chiaro. Poi, ci abbino delle ballerine beige. Prendo la mia borsa Twin-Set e ci infilo il libro.
Mi avvio verso la macchina e quindi, verso casa dei suoi genitori.
Strada facendo, è inevitabile pensare al comportamento di Michele in quest'ultimo periodo. È rimasto molto dolce nei miei confronti, ma perché? Perché lo fa se ha lei? 
Vuole mantenere dei buoni rapporti forse, sarebbe meglio così? Ma sono sicura che soffrirei.
E se si fosse lasciato perché non le piace più e volesse tornare di nuovo con me? Mi sentirei come una "ruota di scorta".
Pensandoci, quattro giorni fa mi ha raccontato che "Stava con quella perché lo desiderava suo padre. È la figlia di un suo collega. L'ha fatto per renderlo fiero di lui.". Ha detto "Stavo". Quindi adesso, non è più così? Forse sono io che ricordo male?
Avrei dovuto continuare ad ascoltarlo, ma invece sono andata via. Non ce l'ho fatta. La rabbia si era impadronita di me per l'ennesima volta e io... sono scappata. Divento così irrazionale ogni volta che mi arrabbio.
Devo parlargli e chiarire ogni dubbio. Si, oggi lo farò. Gli parlerò.
Sono arrivata. Lascio la macchina a qualche isolato da casa dei genitori. Parcheggio perfetto, sì!
Mi avvicino al citofono. Resto sempre un paio di minuti prima di trovare il cognome. Ci sono così tante palazzine e ad ognuna è attestata una lettera. Per di più, ci sono molti omonimi!
La sua palazzina è la... E? No! La H!
Il cancello si apre prima che trovi anche il cognome.
Impallidisco. È suo padre che punta subito il suo sguardo su di me.
«E tu che ci fai qui?» mi domanda osservandomi da testa a piedi.
«Salve! Cercavo Michele per lasciargli questo.». Tiro fuori il libro di "Semequalcosa" dalla mia borsa.
«Ah, ma Michele non abita più qui.». Fa una piccola pausa e mi si avvicina lentamente a testa alta.
"Cosa? E dove abita?". Beh, non è difficile da indovinare... Vivono già insieme.
Scrolla le spalle, sbuffando. «Non te l'ha detto?»
«No, non lo sapevo.» farfuglio trattenendomi le lacrime.
«Si, adesso abita con Emma.» annuncia mettendo in chiaro tutte le mie idee.
Sposto lo sguardo per nascondere le lacrime che cominciano ad impadronirsi dei miei occhi.
«Non ti ha detto nemmeno questo?» chiede, dispiaciuto. «Nemmeno che lei è in dolce attesa?» continua lui avvicinandosi ancora di più.
Scuote leggermente la testa asciugandomi grezzamente le lacrime con il dorso della mano.
«Mi dispiace che si stia comportando così, con te.» aggiunge.
Tiro su il naso senza farmi accorgere. «Non si preoccupi.»
Mi prende il libro dalle mani. «Questo glielo consegno io, se non ti dispiace. Sicuramente non vorrai vederlo più ora.»
«Si, forse è meglio.» cerco di mantenere un tono sommesso, ma un singhiozzo appare tra le due ultime parole.
Mi abbraccia lasciandomi una carezza tra i capelli. Vorrei piangere tra le sue braccia per non sentirmi momentaneamente sola, ma si stacca immediatamente.
«Dai, adesso vai. Non vorrai farti vedere così e dargliela per vinta?»
Ha ragione, devo andare prima che lui arrivi.
Annuisco. «Si, adesso vado.»
«Ciao!», mi gira leggermente dall'altro lato e mi spinge dalla spalla.
Poi, si avvia verso la sua auto continuando ad avere lo sguardo fisso su di me.
Devo andare via da qui. Faccio un sospiro e mi asciugo tutte le lacrime che giacciono sul mio viso caldo.
Giro sui tacchi e faccio strada indietro.
Alzo lo sguardo. Michele è qui. Sta correndo, ma rallenta appena mi vede.
Mi raggiunge in un batter d'occhio e mi sorride.
«Barbara! Sei già qui?». Controlla l'ora.
«Pare di si.» dico, fredda.
Smette di sorridere. Sta cercando di decifrare il mio umore? Beh, non è dei migliori!
«Scusami se ho fatto tardi, ho trovato traffico. Non abito più qui.» dice lanciando un sorriso timido.
«Si, l'ho saputo.». Metto le braccia conserte. Devo riuscire a tenere testa.
Alza lo sguardo un attimo verso di me, ha ripreso a sorridere di nuovo. Non... devo cedere.
Poi, continua con il suo discorso. «Strada facendo, sono passato da un negozio per prendere questa scatoletta di...». Mette prima una mano in tasca dei suoi pantaloni beige poi, nella sua tracolla.
Non m'importa sapere cosa ha comprato alla sua nuova fidanzata! "Vuoi anche andare al bar così mi parli dei vostri progetti? O di come chiamerete vostro figlio?".
Crede che io sia quel tipo di ex che lo aiuti a flirtare con la sua nuova conquista? Beh, ha sbagliato persona.
Ti prego. Dimmi: che senso ha prenderci in giro, continuare a recitare? Questa storia deve finire una volta per tutte.
«È meglio se non ci rivediamo per un po', davvero.». Sposto lo sguardo verso la strada, sto per cedere!
Lui si blocca con una piccola scatoletta di cioccolatini a mezz'aria e alza lo sguardo, sbalordito.
M'inumidisco le labbra. «Addio Michele.» dico con rabbia e trattenendomi le lacrime che ricominciano a punzecchiarmi gli occhi.
Lo supero e mi allontano a passo svelto mentre mi abbraccio per difendermi, per difendermi da tutte queste cazzate che mi circondano.
«Cosa?» mormora lui, confuso.
Non mi volto. Le lacrime riprendono ad inumidire il mio viso. Sono incontrollabili.
«Barbara!». Mi chiama, ma non mi rincorre.
Mi chiudo in macchina, nella mia unica fortezza. Poggio i gomiti sul volante mentre prendo la testa tra le mani. Emetto singhiozzi gutturali, assordanti che provengono dall'anima.
È una sensazione terribile. Mi sento bruciare dentro, centimetro per centimetro. Mi prende lo stomaco, le gambe, le braccia. Mi sento così... così debole, indifesa, tradita. 
Distrutta.

Pov Chiara

È proprio una bella serata quella di oggi, nell'aria c'è qualcosa di diverso che non so spiegarmi.
Forse è l'arrivo dell'estate, chi lo sa...
Sto aspettando che Marco passi a prendermi, mi ha invitata ad una festa qui a Roma per farmi conoscere più gente dato che sono arrivata qui da poco.
Effettivamente le persone che conosco qui sono davvero poche, ma i miei impegni mi tengono abbastanza occupata.
Finalmente vedo la sua auto fermarsi davanti al portone di casa mia e mi saluta sorridendo dal finestrino aperto.
Ricambio il sorriso e senza perdere altro tempo, salgo in macchina e occupo il sedile accanto al suo.
«Sera!» dico un attimo prima di avvicinarmi e lasciargli due baci sulle guance.
Il suo buonissimo profumo mi entra nelle narici inebriandomi completamente, tanto che riesco a staccarmi da lui a fatica.
Ma in che condizioni mi sono ridotta?!?
In poco tempo raggiungiamo il locale che a prima vista sembrerebbe già gremito di gente.
Nonostante ciò, trovare parcheggio non è stato difficile.
Così io e Marco iniziamo a incamminarci verso l'entrata del locale.
«Vedrai che ci divertiremo!» mi comunica il mio accompagnatore mentre apre la porta e mi fa passare avanti.
Ad accoglierci ci sono alcuni amici di Marco che subito sorridono e lo abbracciano calorosamente.
Mi sento osservata e in leggero imbarazzo, ma uno di questi inizia a fare delle battutine cercando di coinvolgermi.
Mi limito a sorridere e di tanto in tanto partecipo alla conversazione.
«Beh, ragazzi ci vediamo dopo!» li informa Marco sorridendo dopo qualche minuto.
«Fatte vedé!» risponde uno dei suoi amici sorridendo.
Li saluto anch'io e seguo Marco che continua a camminare e si ferma vicino a un gruppetto di persone che saluta amichevolmente.
Sembra che conosca tutti qui.
«A Marco! Chi nun more, se rivede!» esclama un tizio prendendo Marco sotto il braccio.
«Ah ragazzi, lei è Chiara, un'amica!» dichiara presentandomi ai compagni che mi puntano tutti gli occhi addosso.
Che imbarazzo... spero di non essere diventata bordeaux!!!
«Ciao a tutti...» saluto sorridendo il vuoto e non sapendo chi guardare tra quella folla di gente.
Ecco perfetto, adesso ci mettiamo anche a fare le belle figure...
Resto ancora vicino a Marco che continua a salutare amici e conoscenti come neanche un vip farebbe!
Ogni tanto mi cerca nella massa e appena ne ha l'occasione, mi presenta qualche amico nel caos della musica.
È circa l'una e mezza di notte e tra un ballo e l'altro, mi è venuta una sete pazzesca, così mi avvicino al tavolo allestito appositamente per le bibite.
Prendo il primo cocktail che mi si presenta davanti e giro i tacchi per tornare dagli altri.
Ma un ragazzo diretto al banco mi scontra e grazie a non so quale miracolo, sta volta non ho fatto alcun danno!
«Scusa!» si affretta a dire il ragazzo.
Alzo lo sguardo e m'imbatto in due occhi dolcissimi ed espressivi. La poca luce che c'è mi basta per capire che sono chiari.
Automaticamente gli sorrido. Non so il perché. 
«Tranquillo... anzi è colpa mia...» dico mantenendo il sorriso da ebete.
«No è mia perché ti sono venuto addosso!» insiste il ragazzo mostrando il suo sorriso radioso.
«Facciamo che è colpa mia! Basta che ve spicciate!» s'intromette un ragazzo in fila per prendere da bere.
Non riesco a trattenermi una risata e insieme al ragazzo ci spostiamo più in là lasciando spazio agli altri.
Da qui riesco a vedere Marco che fino a due secondi fa avevo perso di vista.
E noto che è in compagnia di alcune ragazze.
Forse sono amiche... anche se, a giudicare da come gli ronzano attorno, non sembrano intenzionate a volerlo come amico.
Ma in fin dei conti le capisco, sono nella loro stessa situazione... e che situazione!
«Ehi, va tutto bene?» mi domanda il ragazzo dagli occhi meravigliosi.
Annuisco e mando un altro sguardo veloce in direzione di Marco e le sue "amiche".
Sospiro e mi volto verso il ragazzo che guarda dal lato in cui guardavo io.
«La ragazza che sta ballando con Marco è la mia ex...» mi rivela portandosi il bicchiere alla bocca.
«Anche tu lo conosci?!?» chiedo stupita e guardandolo.
Annuisce. «Ti ha presentata prima, no?» 
Continuiamo a parlare ancora per poco finché non ci raggiungono alcuni suoi amici, Marco compreso.
«Che ne dici se ti riporto a casa?» mi domanda Marco all'orecchio per via della musica a palla.
Annuisco e dopo poco mi ritrovo a salutare una marea di persone totalmente sconosciute.
Seguo il mio amico "vip" e saliamo in macchina pronti a tornare a casa.
Durante il viaggio però l'auto di Marco è andata in panne.
«Ci sarà un meccanico disponibile adesso?» mi chiede mettendosi una mano tra i capelli.
«Beh... considerando che sono appena le 2.30 di notte, no... non penso.» dico slacciando la cintura di sicurezza.
«Significa che la lascerò qui e andrò a piedi a casa...» mi comunica sollevando le spalle.
«Ma casa tua è distante da qui ed è anche tardi...»
«Già... ma non ci sono altre soluzioni...» dice allentandosi il nodo della cravatta.
Ci penso su qualche istante...
«E se venissi a dormire da me? Ho un divano letto comodissimo e poi casa mia è vicina...» azzardo tutto d'un fiato.
«Mi faresti un favore enorme!» esclama sorridendo e abbracciandomi.
Sento che tra poco mi scioglierò...
Così ci troviamo nel cuore della notte a passeggiare per arrivare al mio appartamento.
«Ho visto che ti sei divertita parecchio con Alessandro...» interviene Marco spezzando un momento di silenzio.
Non sarà mica geloso?!? 
«Si, abbastanza...» annuncio con enfasi e sorridendo.
Mi guarda e annuisce sorridendo.
«Vi vedrei bene come coppia...» ipotizza guardandomi.
«Ah si?!?» dico infilando la chiave nella serratura della porta per aprirla.
Dopo aver chiacchierato ancora un po' sia Marco che io, crolliamo dal sonno.
   
 
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