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Autore: Horse_    18/02/2015    14 recensioni
Sono passati quasi sette anni dall'ultima stagione di The Vampire Diaries, precisamente la settima. Ogni attore ha intrapreso la propria via da percorrere, cercando di vivere al meglio la propria vita, così come hanno fatto Ian e Nina.
Ian si è sposato con Nikki Reed, storica attrice di Twilight, mentre di Nina si sono perse le tracce. Nina, in realtà, ha proprio voluto sparire dal mondo che l'aveva aiutata a diventare famosa e ben amata da tutti perchè si porta dietro un segreto troppo importante da proteggere. Due bambini con gli occhi azzurri come il mare da tenere al sicuro da chi non li vuole e non si è mai interessato a loro.
Le cose tra Ian e Nikki, intanto, vanno sempre peggio e sono più i giorni in cui litigano che quelli in cui sono felici.
La ripresa dell'ottava stagione porterà tanti guai e a galla cose non dette, ma forse aiuterà due persone che si amano ancora alla follia a ritrovarsi dopo tanto -troppo- tempo.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice Accola, Ian Somerhalder, Nina Dobrev, Nuovo personaggio, Paul Wesley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                              Pain.


Eighth Chapter.


Nina.
Tento di non far cadere tutti gli scatoloni che ho tra le mani. Ho decisamente troppe cose e prego con tutto il cuore di non andare a sbattere contro qualcosa.
Forse dovevo dare ascolto a mia madre e di portare sul set un po’ di cose alla volta, ma alla fine, come sempre, ho fatto di testa mia.
Con un fianco spingo la porta e con mezza giravolta riesco ad entrare all’interno dello studio prima che questa si chiuda.
Noto Candice in lontananza che sta urlando qualcosa a Joseph e il poveretto la guarda supplicante.
Penso che la mia amica bionda non l’abbia ancora perdonato per averla definita ‘donna pallone’ e che lo stia utilizzando come schiavetto. Ridacchio divertita dalla scena. Joseph si accorge del mio sorriso e mi lancia un’occhiata assassina.
 
<< Ecco Joseph, puoi metterli pure sul tavolo. >> Candice indica il tavolo all’interno del suo camerino. << Oh ciao Nina. >>
 
Candice mi saluta e mi posa un bacio sulla guancia allegra, stando comunque attenta alla sua pancia e alla mia montagna di cose.
Appoggio gli scatoloni a terra e le accarezzo la pancia.
 
<< Come stai? >> le domando comprensiva.
<< Mi sento benissimo. >> mi sorride. << Grazie, Joseph. >>
<< Biondina, hai finito di schiavizzarmi? >> domanda alla mia amica per poi salutarmi con un bacio sulla guancia.
 
Lo ricambio con un sorriso.
 
<< Si, ora puoi andare. >> lo congeda Candice con un cenno della mano.
<< Meno male! >> sbotta. << Ero convinto che volessi trasferirti direttamente qui. >>
<< Idiota! >> lo rimbecca la bionda. Joseph fa per andarsene, ma Candice lo richiama indietro. << Da bravo cavaliere potresti aiutare Nina invece di dartela a gambe. >>
 
Joseph si volta e sconsolato si appresta ad aiutarmi, ma lo blocco.
Già Candice l’ha schiavizzato e continuerà a farlo per tanto tempo, non me la sento di fargli portare cose non mie.
Poi tra non molto avrà la riunione con il cast di The Originals.
 
<< Stai tranquillo Joseph, faccio io qui. >> gli rispondo. Joseph mi sorride grato e prima che se ne vada via gli sussurro un avvertimento all’orecchio ben attenta a non farmi sentire da Candice. << Non contraddire le donne incinta, Jo. Potresti diventare il loro bersaglio preferito. >>
 
Joseph annuisce sussurrandomi che terrà a mente il mio consiglio, poi si congeda più veloce della luce.
Noto che Candice mi sta osservando indagatoria e non capisco cosa voglia.
 
<< Sei sparita per due giorni. Che fine avevi fatto? >> mi domanda con le mani sui fianchi.
<< Mi sono goduta gli ultimi due giorni con Joseph e Stefan. >> sospiro. << E ho comprato casa. >>
 
Candice spalanca gli occhi alla mia novità.
Per adesso lo sa solo lei e presto lo sapranno anche Kat e Julie. Non voglio che lo sappiano tante persone.
 
<< Davvero? >> mi domanda. << E’ qui vicino? >>
<< Diciamo che non è in centro e non molto lontana da qui. L’ho fatto per i bambini, rimanendo in hotel li avrei privati del loro spazio. >> le rispondo.
 
Mi inginocchio e raccolgo gli scatoloni per poi rialzarmi.
Faccio per andarmene quando mi ricordo una cosa importantissima.
Se il camerino di Candice è qui il mio dov’è?
Ti prego, fa’ che non sia al solito posto.
Decido di chiedere a Candice perché impiegherei troppo tempo per andare alla ricerca della mia produttrice.
 
<< Candice, ti prego, non dirmi che i camerini sono sempre gli stessi. Dimmi che il mio si trova da un’altra parte. >> la imploro.
<< Se è quello che vuoi sentirti dire i camerini sono diversi. Se vuoi la verità… Sono sempre gli stessi. >> mi risponde.
 
Chiudo gli occhi e mi mordo con forza il labbro. Perché quest’anno non hanno fatto il cambio camerini?
Perché tutto sembra remarmi contro?
Già sette anni fa non sopportavo più il suo camerino vicino al mio, figuriamoci ora.
Io e Ian abbiamo i camerini a due metri di distanza –li abbiamo sempre avuti– ma quest’anno speravo che fosse diverso.
Che magari avrebbero scambiato quello di Paul per il mio visto che è dall’altra parte del set.
Potrei chiedere a Paul di scambiarlo con il mio, non dovrebbero esserci problemi. Julie non farà storie e nemmeno Kevin. Sanno della mia situazione, della nostra situazione.
 
<< Chiederò a Paul di cambiare camerino, sempre se vorrà parlare con me. >> sospiro.
<< Se vuoi posso provare a chiederglielo io… >> si fa avanti la mia amica.
<< Non preoccuparti Candy, me ne occuperò io. >> le rispondo cercando di sorridere. << Ora vado altrimenti Kevin mi fa fuori. Ci vediamo dopo. >>
 
Saluto la mia amica e vado alla ricerca del mio camerino. Non appena lo trovo faccio per aprire la porta, ma sento dei rumori all’intero dell’altro camerino.
E’ il suo. Noto che la porta è leggermente aperta. So che non dovrei guardare, ma la tentazione è più forte di me.
Mi sporgo leggermente e lo vedo intento a sistemare i suoi scatolini. Ha la faccia corrucciata ed è leggermente sudato.
La maglietta bianca fa intravvedere i suoi pettorali che non sembrano essere cambiati nel corso degli anni. Effettivamente lui non è completamente cambiato.
E’ rimasto sempre lo stesso, sotto tutti i punti di vista. Prima che si accorga della mia presenza entro nel mio camerino ed appoggio le mie cose per terra poi, veloce come sono arrivata, me ne vado.
Cammino per i corridoi alla ricerca di Paul. Lo cerco nelle vicinanze del suo camerino e non lo trovo. Forse è andato da Phoebe, anche se è improbabile. La loro riunione inizierà  a minuti.
Mi volto e faccio per andarmene, quando un uragano dai capelli castano chiaro e gli occhi verdi mi si abbatte contro.
Abbasso lo sguardo e noto la piccola Rachel che mi guarda timorosa.
 
<< Scusami, io non l’ho fatto apposta… >> mormora cercando con lo sguardo suo padre a pochi passi da lei.
<< Non preoccuparti piccolina. >> le accarezzo la testa. << Tu, piuttosto, ti sei fatta male? >>
<< No. >> dice scuotendo la testolina piena di capelli castano-chiari.
 
E’ identica a suo padre, anche se qualcosa da Phoebe ha pur preso.
Paul la prende in braccio e le posa un bacio sulla guancia. La bambina ridacchia divertita godendosi le attenzioni del padre.
 
<< Scusami, alle volte non guarda proprio dove corre. >> mi dice Paul.
 
Noto che è leggermente in imbarazzo e nervoso.
Non so se sia per l’atmosfera o semplicemente per la nostra complicata situazione. Complicata è dire poco. So che se gli dicessi tutta la verità mi capirebbe e mi darebbe supporto, perché no, ma ora non posso.
Non così presto.
 
<< Non preoccuparti, è solo una bambina. Una bella bambina. >> gli rispondo sorridendo. Rachel mi sorride di rimando, anche se è leggermente imbarazzata da tutti i miei complimenti. << E’ la tua fotocopia al femminile. >>
<< Lo dicono in molti. >> mi sorride. << Ha preso qualcosa anche da Phoebe, ma lei è contenta che sia come me. >>
<< Fortunatamente non ha il ciuffo. >> rido.
 
Paul si unisce alla mia risata e mi sembra quasi di essere ritornata indietro, come ai vecchi tempi.
Quando io e lui eravamo un po’ una cosa sola, migliori amici, confidenti, fratelli.
Si, perché Paul è sempre stato un fratello per me e sempre lo sarà.
Siamo cresciuti tutti insieme con una famiglia qui dentro, ma inevitabilmente ti leghi a qualcuno di più e con altri meno. Ho incontrato tante persone importanti nella mia vita e Paul, sicuramente, è uno di quelle.
 
<< Cosa ci fai da queste parti? >> mi domanda titubante.
<< Ecco, io… >> abbasso la testa imbarazzata indecisa se continuare o meno. Una volta l’avrei fatto senza problemi, ma ora è tutto così diverso. << Sai dov’è il mio camerino, vero? >>
 
Paul annuisce leggermente e si fa un attimo pensieroso.
Lo fisso per qualche secondo, mentre Rachel continua a giocare con il suo pupazzetto come se nulla fosse.
Paul inclina leggermente la testa e sta riflettendo sulla mia domanda.
Mi pento di averglielo chiesto. Faccio per aprire la bocca e per dirgli che fa lo stesso e che la mia domanda non centrava nulla, ma lui mi blocca e mi sorprende, ancora una volta.
 
<< Va bene, ti lascio il mio camerino, prenderò io il tuo. >> sorride.
 
Spalanco leggermente le pupille e mi domando come l’abbia capito.
Anche se non è poi così difficile. Paul è sempre stato un uomo intelligente, ma qui l’ha aiutato il fatto di conoscere la situazione –o quasi.
Non so come ma mi ritrovo a gettargli le braccia al collo felice, mentre sento Rachel ridacchiare.
Paul mi stringe con un braccio quanto può, a causa di sua figlia sull’altro. Rimaniamo qualche secondo così, godendoci l’attimo.
 
<< Mi sei mancata, Neens… >> mormora tra i miei capelli.
<< Anche tu, Wesley. >> mi stacco da lui. << Grazie. >>
 
Paul mi sorride, poi fa scendere Rachel dalle sue braccia e la invita ad andare dentro il suo –ormai mio camerino– a prendere non so che cosa.
L’ha fatto per parlarmi.
 
<< Sei mia amica, Nina, una sorella… >> inizia dolce. << Questi anni di lontananza mi hanno fatto davvero male, così come a Phoebe. Lei ci è passata sopra, a me ci vorrà un po’ più di tempo. Non ce l’ho mai avuta con te, credimi, ma non capisco perché tu sia stata così distante in tutti questi anni… >>
 
Mi mordo il labbro inferiore fino a farmi male. Ci vorrebbero cinque secondi per spiegargli il perché.
Ho due figli. Sette anni fa. Ian.
Ma non ne trovo il coraggio. La ferita di sette anni fa è ancora aperta e sebbene io mi fida ciecamente di Paul non posso rivelargli quanto è accaduto.
Non ora perlomeno. Prenderebbe a pugni Ian, Ian se la verrebbe a prendere con me –anche se questo dovrei farlo io– e non sarebbe più finita. I bambini, poi.
So che hanno bisogno di un padre, io non sono nessuno per impedire loro di conoscerlo, ma ora è troppo presto.
E se non li volesse, i bambini? Adesso è troppo impegnato nel suo mondo di arcobaleni e unicorni rosa con sua moglie per interessarsi di loro.
 
<< Paul, ti prometto una cosa. Non appena arriverà il momento ti dirò tutto, davvero. Però quel momento non è ora. E’ difficile, io… >> mi interrompo senza sapere come andare avanti.
<< Ti aspetterò, Nina. >> mi dice e mi appoggia un bacio sulla guancia. << Solo una cosa… Stai bene? >>
<< Si. >> No.
 
Paul annuisce, seppur non convinto, e mi dice che andrà lui a prendere le mie cose e che le porterà qui sul camerino –che ormai è diventato mio.
Lo ringrazio. Mi chiede se posso prendermi cura di Rachel per dieci minuti, il tempo di fare lo spostamento e io annuisco felice.
Rachel mi sorride e mi prende per mano. Paul si allontana.
Mi abbasso all’altezza della bambina.
 
<< Rachel, vuoi che andiamo a prendere un bel the fresco per combattere questo caldo? >> le domando.
<< Si. >> batte le mani felice buttandomi le braccia al collo. Rimango leggermente spiazzata del gesto così espansivo, ma non posso che esserne felice. << Io lo voglio alla pesca. >>
<< Affare fatto piccola, andiamo. >> le dico prendendola per mano.
 
Ci incamminiamo verso il distributore per prendere il the, quando qualcuno mi blocca la strada.
Ci metto meno di un secondo a riconoscere chi è e mi irrigidisco. Si sta dirigendo verso di me con un volto impassibile –un volto che faccio fatica a riconoscere– e stanco. Si ferma proprio davanti a me.
Il mio corpo trema leggermente alla sua vista e il respiro si fa più accelerato.
Che cosa vuole da me?
 
<< Non scappi? >> mi domanda duro.
 
Strabuzzo leggermente gli occhi non capendo la domanda. Il mio cuore si blocca a causa della durezza di quel tono o forse perché è la prima volta, dopo sette anni, che mi rivolge la parola. Forse più per la prima. Quel tono freddo, distaccato, arrogante, accusatore e fatto per ferire lo aveva già usato, quella maledetta notte.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
Ho pensato a lungo alle parole di Candice. La mia amica sostiene che Ian debba saperlo e non posso darle torto.
Sono passati tre giorni da quando l’ho scoperto, quattro da quando non ho più messo piede sul set. Non per paura, ma perché sono distrutta, sotto ogni punto di vista.
Sono tre notti che non dormo a causa di tutti questi pensieri e anche per gli incubi che costantemente mi fanno visita.
Ce ne sono di vari tipi. Da quelli che mi indicano che non sarà mai una brava madre a quelli di un possibile rifiuto di Ian.
Mi spaventato più i secondi, se devo essere sincera. Ma non saprò mai la verità se non gliela dirò.
Julie mi ha chiamato allarmata poco fa chiedendomi notizie sul perché fossi sparita per tre giorni e di come mai non abbia risposto per altrettanto tempo.
Non ho potuto dirle la verità. Dirò tutto quando lui ne verrà a conoscenza.
Mi alzo dal letto, mi infilo un paio di jeans, una maglietta larga in modo da coprire quel piccolo accenno di pancia che mi fa notare che dentro di me sta crescendo una piccola vita, corro in bagno per risciacquarmi il viso e afferro le chiavi della macchina.
Non prendo l’ascensore, ma le scale. Ho bisogno di sgranchirmi le gambe visto che è da tre giorni che non mi muovo dal letto. Un leggero capogiro mi colpisce nell’ultimo gradino costringendomi ad appoggiarmi al muro.
La tentazione di ritornare a letto è forte, ma devo farlo per la creatura che ho in grembo.
In venti minuti arrivo a casa di Ian, quasi il doppio del solito, ma non perché abbia avuto ripensamenti, ma perché ho guidato piano di proposito almeno avrei avuto il tempo di fermarmi se avessi avuto altri capogiri.
So, per certo, che lei non c’è. Sta finendo di girare uno spot pubblicitario su Dio solo sa su che cosa e quindi lui è da solo.
Non suono nemmeno al citofono del palazzo, uso direttamente le chiavi.
Rifaccio nuovamente le scale per prepararmi ad ogni sua possibile reazione –dalle più brutte alle più belle.
Una volta arrivata davanti al suo campanello mi viene sbattuta in faccia la scritta ‘Somerhalder-Reed’ e sono costretta a buttare giù le lacrime.
Suono aspettando che mi venga ad aprire. Non ho usato le chiavi per non trovarmi davanti piccoli inconvenienti. Qualche secondo dopo la porta si apre rivelandolo davanti a me con tutto il suo splendore. Ha i capelli arruffati, lo sguardo assonnato, indossa una maglia bianca a maniche corte e i pantaloni grigi di una delle sue tante tute, ma non potrebbe apparire più bello.
 
“Che cosa ci fai qui?”- mi domanda distaccato e leggermente freddo.
“Sono venuta a…”- mi blocco. Vorrei scappare da lì e lasciarlo sulla porta, ma mi faccio coraggio. –“Devo dirti una cosa.”
 
Il mio tono esce più supplichevole del dovuto, ma il suo sguardo non cambia.
E’ terribilmente freddo e distante –non è lo sguardo del Ian che conosco. Perché tutta questa freddezza, perché?
Lo guardo per qualche istante, sperando che mi faccia entrare, ma non è così. Il suo corpo non si muove di mezzo millimetro dalla porta e non ha l’intenzione di farlo.
 
“No, devo dirti io, una cosa. Ci ho pensato a lungo, volevo parlartene sul set, ma in questi tre giorni sei sparita, quindi non ne ho avuto l’occasione.”- parla, senza darmi la possibilità di iniziare. Il discorso preannuncia il peggio. –“Non possiamo continuare così.”
 
Lo so anche io che non possiamo continuare così. Vorrei dirglielo, ma ho una cosa pi importante da rivelargli.
Cambierà la mia vita e la sua, quella di tutti.
 
“Ian, io-”
“No, dobbiamo finirla qui.”- mi interrompe brusco e con estrema freddezza. –“Da questo momento in poi tutto quello che è successo tra di noi è finito. Gli ultimi mesi sono stati strani, tormentati. Non posso continuare così, non posso farlo a Nikki. Lei è così splendida e non si merita questo. Non posso tradirla con te.”
 
Indietreggio di qualche passo a quelle parola.
Da quando si fa tutti questi problemi per lei?
Non se li è mai fatti, perché proprio ora?
Quello che mi colpisce però è quel te quasi ringhiato, pronunciato con risentimento quasi. Un misto tra ribrezzo e chissà che cosa.
 
“Non ti amo più, Nina. Forse non ti ho mai amata veramente. Forse sono stato leggermente trasportato dalla tua innocenza ed ho solamente confuso il mio sentimento.”- termina poi.
 
Le lacrime cominciano a farsi strada nelle mie guance. Vorrei non piangere, ma non posso. Escono come un fiume in piena, ma questo non sembra preoccuparlo.
Mi ha detto che quello che provava per me non era reale. Mi ha detto che non mi ha mai amata. Io, povera ingenua, che gli ho dato tutto di me.
Io che non ho più niente.
Non ho la forza di parlare, di muovere un muscolo.
Mi dimentico perfino il perché sono venuta qui.
 
“Questi tre anni sono stati solo divertimento per te, vero?”- dico spenta.
 
E davanti a me si fa strada una strana consapevolezza. Ero solo una delle tante da portare a letto.
Lo sono sempre stata. Ma perché ha finto per tre anni, perché?
 
“Eri giovane, bella… Non sarei mai dovuto arrivare a tanto, ti ho solo illusa.”- mi dice e lì il mio mondo crolla. –“Voglio vivere la mia vita ora, con Nikki. E’ così donna in confronto a te e so che è lei quella giusta. Le ho chiesto di sposarmi. Ed ha accettato. Sono andato avanti con la mia vita, Nina, com’è giusto che sia.”
 
Ed ecco che anche l’ultima certezza crolla. Le mie gambe non reggono e sono costretta ad appoggiarmi al muro.
Prego con tutte le mie forze che questo sia solo un sogno, un brutto e orribile sogno, ma effettivamente non è così.
Mi ha distrutto.
 
“Ora vattene, non voglio più vederti.”- conclude poi duro.
 
Non so dove trovo le ultime forze per parlare, di far vedere che ancora una dignità ce l’ho.
 
“Non meriti nulla, sei solo… Un mostro. Mi fai schifo.”
 
Lo guardo per l’ultima volta. Lui non sembra colpito dalle mie parole ed è questo che fa più male. La mia mano destra si schianta contro la sua guancia sinistra lasciandogli il segno. Lui non ribatte, non fa nulla.
Forse in cuor suo sa di esserselo meritato. O forse non capisce nemmeno il gesto.
E’ cambiato.
E’ un mostro.
Corro via da lui, da quella casa, dal resto del mondo. Scappo perché non posso fare altro.
Perché semplicemente non ho più voglia di vivere.
Scappo perché vorrei sparire realmente, vorrei non essere mai esistita e non averlo mai incontrato.

 
 
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Scusatemi del leggero ritardo, ma sono qui prima di ritornare a scuola.
Ebbene si, domani si ricomincia e spero di avere ancora tempo per scrivere. Ritaglierò uno spazio dove mi è più possibile.
Sono di fretta, oggi. Ho appena finito di scrivere il capitolo e devo scappare assolutamente.
Ringrazio le fantastiche ragazze per le recensioni a cui domani risponderò.
Domani correggerò anche gli errori presenti –se ce ne sonoe vi lascerò un mio personale commento su questo capitolo che mi ha distrutto scriverlo. Soprattutto la parte finale. Uccidetemi, lapidatemi, ma tutto ha un senso.
Grazie ancora <3
  
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