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Autore: Astrid lover    20/02/2015    2 recensioni
[ModernAU!]
L'amore... che sentimento meraviglioso. Non c'è sensazione più bella che sentire il cuore battere all'impazzata perché hai incrociato lo sguardo della persona che ami più della tua stessa vita. Capita a volte però di subire delle grosse delusioni. Magari la persona dei tuoi desideri non ti vuole... il cuore ti si spezza, cadi in un turbinio di emozioni negative e non fai altro che pensare a lui o lei. Ma secondo voi, si può scatenare una guerra per vendetta? E secondo voi, quello è amore? In questa storia vedremo come protagonisti i nostri Cavalieri dei draghi, ormai ventiduenni e pronti per affrontare il vero amore e... una catastrofica guerra causata solo per una delusione d'amore. Ce la faranno i nostri eroi a contrastarla? Serviranno rinforzi? E cosa succederebbe se una ragazza che fino ai 20 anni ha vissuto senza genitori né l'anima gemella, venisse accidentalmente risucchiata da un magico portale di ghiaccio e venisse catapultata in un mondo strano? E se trovasse l'amore?
(ambientata dopo le vicende di Dragon Trainer 2)
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Astrid, Hiccup Horrendous Haddock III, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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La notte passò, lasciando il posto ad una giornata fredda ed uggiosa. Astrid si svegliò nel suo letto e, in dormiveglia, si alzò. Rabbrividì soltanto quando mise delicatamente una mano sul corrimano di ferro delle scale, che era un bel po’ freddo. 
“Per gli dei di Asgard!!” si sentì urlare. La castana si destò all’istante e si precipitò ad accendere il camino. “Che freddo che fa!” pensò fra sé e sé mentre si sfregava le mani. Preparò in fretta la colazione e mangiò. Venne interrotta da qualcuno che bussò alla sua porta.
“Sì?” domandò.
“Sono Astrid!!” esclamò la ragazza fuori. La mora aprì la porta e si ritrovò tra le braccia della bionda che la stringeva forte.
“Ehm… Astrid? Sicura di stare… bene?” chiese la castana stranita.
“Mai stata meglio, amica mia.”
“Amica cosa?! Ma è tutto a posto? Seriamente.”
“Ma certo!” esclamò la bionda. Astrid la guardò sbalordita e la fece entrare. La ragazza si chinò e prese tra le braccia una marea di vestiti.
“Ma Hiccup ti ha fatto la proposta di matrimonio? No perché… non mi sembri tu, ecco.” Ammise la castana.
“No, non mi ha detto niente. Mi sono solo resa conto di essermi comportata veramente male ieri e perciò… ecco un po’ di vestiti, ti serviranno.” Disse Astrid. L’altra sorrise e la invitò a salire in camera. Poggiarono la pila di abiti sul letto, cosicché la ex proprietaria potesse illustrarli all’amica. C’erano gonne, minigonne, t-shirt, camicette, jeans, vestiti corti e lunghi, scarpe col tacco, sneakers, ballerine, stivali, casacche, leggins, maglie a maniche lunghe, maglioni, mantelle e cappotti.
“Astrid… è così tanta roba… poi mancherà a te!” esclamò la castana.
“Ma figuriamoci, Astrid. Te la do volentieri non ti preoccupare.” La rassicurò mettendole una mano sulla spalla. D’un tratto alla mora vennero alla mente alcuni ricordi, ricordi di sua sorella. “A-astrid… tutto apposto?” domandò la bionda vedendo l’amica strana.
“Io… ho già visto questa scena… nella mia vita. Ero piccola e… ed ero in spiaggia, con la mia famiglia. Io e mia sorella stavamo giocando, quando un bambino colpì il mio gioco con la palla e lo fece finire in mare. Mia sorella vide la scena e si arrabbiò, così mi cedette il suo giocattolo e ci giocammo in… insi…” la ragazza non riusciva a dire quella parola, non riusciva a dire “insieme”. Era una parola che lei non usava nel suo parlare quotidiano, o meglio, da tanto era da lei ignorata, in quanto vivesse da sola e non ne avesse bisogno. Cominciò a piangere, consolata soltanto dall’amica, che la abbracciava.
“Sai… anche io avevo una sorella che è scomparsa tanto tempo fa… mi manca tanto e… pagherei per rivederla, ma ormai Odino ha deciso di volerla a sé e ci ho fatto l’abitudine…” sussurrò la bionda interrotta saltuariamente da alcuni singhiozzii. Le due si sorrisero, comprendendo l’una la situazione dell’altra.
“Ti piacciono i vestiti?” chiese la bionda cambiando discorso. L’altra annuì e la abbracciò, ringraziandola.
“Come facciamo a darvi una mano con la situazione “Hiccup”?” chiese la mora.
“Giusto! Hic mi ha detto di riferirvi che dobbiamo riunirci all’Arena oggi, ci deve parlare.” Disse.
“Ok, parlerò con Cristina.” Rispose Astrid, scendendo le scale e tenendosi alle spalle la bionda. La ragazza uscì di casa, lasciando la castana riordinare la camera colma di vestiti ed accessori. Terminato il lavoro scelse una casacca verde con la gonna bianca e i leggins dello stesso colore della maglia. Si raccolse i capelli ramati in una lunga treccia che le ricadeva sulla schiena ed un ciuffo che le oscurava l’occhio verde bosco. Uscì di casa, indossando anche la mantella e si diresse dall’amica.
“Cry! Sono Astrid!!” disse bussando. La ragazza aprì la porta ed abbracciò la castana.
“Wow Astrid! Sei uno schianto! Chi ti ha dato tutti questi vestiti?” domandò.
“Astrid. Stamattina mi ha riempita la camera di vestiti ma… non è questo il punto. Vestiti, dormigliona, dobbiamo andare all’Arena. Hic ci deve parlare.” Sentenziò Astrid. L’altra annuì e la invitò ad entrare, siccome doveva cambiarsi e farla rimanere fuori al freddo sarebbe stato scortese. Quando fu pronta uscirono di casa e si diressero verso l’Arena.
“Giorno ragazze!!” le accolse Hiccup con un sorriso, che fece arrossire le due.
“G-giorno… C-capo..” balbettò Astrid abbassando il volto quando passò di fianco a lui.
“Ehi ehi ehi! Guarda che schianto che siamo stamattina, bambola!!” esclamò Moccicoso prendendo la castana per i fianchi e tirandola a sé.
“Per l’ultima volta, Moccicoso. NON. CHIAMARMI. MAI. PIU’. BAMBOLA. PER NESSUN. MOTIVO. AL MONDO. O ti ritroverai faccia spiaccicata al muro. Ci siamo capiti?” domandò con tono adirato la ragazza che lo prese per i capelli e lo abbassò sul suo viso. Lui annuì terrorizzato e fu allora che Astrid mollò la presa.
“Brava. È così che bisogna trattare Moccicoso. Sennò non ti lascia in pace. Sembri uguale identica a me quando avevo quindici anni…” disse la bionda affiancando l’amica che le sorrise.
“Bene, bando alle ciance. Cosa dovevi dirci, Hiccup?” domandò Cristina.
“Ecco… da oggi incomincerà l’allenamento per combattere la banda di Frost. Ma prima, dobbiamo trovarvi un drago. Vedete… prima di tutto dobbiamo conoscervi meglio, perché si sa, fra drago e cavaliere ci deve essere affinità ed i caratteri dei due devono essere similari. Cry, vieni qui.” Disse Hiccup. La ragazza fece un passo verso di lui e sull’Arena calò il silenzio totale.
“Cry… wow…” farfugliò imbambolata la ragazza ridendo. Hiccup si portò la mano sulla fronte, rassegnato e la ignorò.
“Passiamo oltre… Dimmi, qual è il tuo colore preferito?”
“Il rosso.”
“Roosso.” Disse scrivendo sul suo cellulare. “Parlami un po’ del tuo carattere. Sei estroversa, introversa, affettuosa, romantica…?” continuò.
“Allora… Sono così timida che i miei amici mi chiamano associale, estremamente disordinata, soprattutto in testa e  non mi piace che le persone mi dicano cosa fare. Alle volte infatti sono un po’ altezzosa, appena posso dimostrare chi sono lo faccio. Ultima cosa ma non meno importante, difendo i miei amici ad ogni costo.” Disse lei.
“Ben fatto. Astrid, puoi venire.” Disse sorridendo il ragazzo. La castana si avvicinò a lui. “Il tuo colore preferito?” domandò poi.
“Il verde, Hiccup.” Rispose prontamente.
“Parlami del tuo carattere.”
“Sono una ragazza estremamente timida ed amo tenere relazioni di amicizia con poche ma vere e sincere persone. Sono romantica… anche se nella mia vita ho solo potuto sognare e mai provare…” disse con un tocco di rammarico. Sospirò e chiuse gli occhi, per poi continuare a parlare. “Sono una persona silenziosa e spesso non mi faccio notare, perché non mi piace. Sono estremamente legata alla famiglia e sono una ragazza sincera e fedele. Sono fin troppo testarda e cocciuta, pignola e precisa. Sono mooolto attenta ai dettagli. Con questo penso di averti riassunto chi sono, anche se precisamente non lo so, ancora.” Sussurrò, fissando le iridi incantevoli del ragazzo. Quello fu un concorso di sguardi smeraldini, chi più intenso, chi meno. Quello della ragazza, più scuro e con rare striature di marone e quello del ragazzo, puro e semplice ma stupendo verde smeraldo.
“Bene. Penso di aver capito bene quali sono i vostri draghi ideali.” Annunciò Hiccup interrompendo quel silenzio che nessuno osava rompere.  “Ma per questa volta sarete voi a scegliere il vostro drago.” Concluse. Tutti salirono sui propri draghi e spiccarono il volo, sotto ordine del Capo, che si stava dirigendo alla fortezza di ghiaccio. Tutti tranne le due Astrid. La mora era rimasta impalata al centro dell’accademia e stata fissando il vuoto. Chissà a cosa pensava. La bionda cercava di capire cosa avesse l’amica, così si avvicinò a lei e le posò delicatamente una mano sulla spalla.
“Ehi… tutto a posto?” chiese dolcemente. Astrid annuì, continuando a fissare il vuoto con sguardo perso. La ragazza le si parò davanti, riportandola alla realtà e facendo in modo di farsi fissare. “Non è vero, Astrid.” Sentenziò.
“Scusami… è che non sono ancora abituata a rivolgere la parola a lui… mi sembra uno dei sogni di una vita…” rispose alzando lo sguardo.
“Uno dei sogni? Se ti va, potresti dirmi quali sono gli altri?” domandò facendola sedere con le spalle al muro.
“Sì… uno di questi è ritrovare mia sorella e i miei genitori… vorrei tanto rivederli… anche se questo può rimanere solo un irraggiungibile sogno…” ammise.
“Ti capisco… è anche uno dei miei…” aggiunse la bionda sedendosi accanto a lei. Le due si sorrisero e si abbracciarono, non notando che Hiccup era atterrato nell’Arena e si stava dirigendo verso le ragazze.
“Vedo che avete legato molto.” Esordì sorridendo. Le due Astrid si staccarono e si rivolsero verso di lui.
“Sì, è vero. Astrid è… veramente molto simile a me, Hiccup. Sembriamo quasi due copie, se non per qualche sfaccettatura del carattere un po’ differente.” Rispose Astrid.
“Sono contento che abbiate fatto amicizia.” Disse Hiccup aiutando entrambe a mettersi in piedi. Salirono sui draghi e si alzarono in volo, raggiungendo gli altri. Il volo procedette tranquillo, se non per qualche tentativo da parte di Moccicoso di “acchiappare” Astrid. La mora gli urlava in faccia e lo minacciava di decapitarlo con l’ascia dell’amica bionda. E fu proprio quest’ultima a ridere per la battuta, seguita da Cristina, che proprio non riusciva a contenersi.
“Per la barba di Thor!” esclamò la riccia, quando giunsero al cospetto dell’imponente cumulo di ghiaccio. “E’ meraviglioso!!”
“Vero? E non hai ancora visto tutto mia cara!” rispose entusiasta Gambedipesce. Entrarono e la sorpresa si impadronì di tutti, eccetto di Hic.
“Hiccup… non me la ricordavo così… così!” disse Astrid quando scese da Tempestosa, avvicinandosi al fidanzato.
“Tutte quelle volte che uscivo e ti dicevo che sarei andato a fare il giro di ronda… in verità venivo qui ed ho ristrutturato tutto con l’aiuto di Sdentato, vero bello?” chiese Hiccup grattando il mento del suo drago. Astrid lo baciò con passione e gli carezzò la guancia. Una cupola in ghiaccio, che pareva vetro, copriva le teste del gruppetto. Piante colme di fiori contornavano il palazzo e una scala che pareva in cristallo portava ad una caverna. Caverna che attirò l’attenzione di Astrid (la mora però), che si allontanava dalla scalinata per cercare di guardare meglio.
“Wow… qui dovremmo trovare i nostri draghi?” domandò allora la liscia.
“Sì, ce ne sono anche di specie non annotate sul libro dei draghi. Gambedipesce, a te l’onore.” Rispose il castano, sotto i battiti elettrizzati di mano del biondo. Le due ragazze, sotto ordine del capo, si misero a gironzolare per la fortezza. Cristina si addentrò tra le piante, mentre Astrid salì quelle scale che pochi minuti prima riuscirono a rubarle uno sguardo.
“Sacri dei…” sussurrò quando fu in cima trovando, invece che una caverna, il portale per un altro posto, questa volta all’aria aperta. “Hi-Hiccup? Lo sapevi dell’esistenza di questo posto?” chiese stupita la ragazza che si affacciò dalle scale.
“Ovviamente sì, Astrid. Va, lì ne troverai tanti!” urlò lui, incitandola. Astrid si fece coraggio e sorpassò la caverna. Una enorme cascata troneggiava impetuosa sul luogo e tanti draghi svolazzavano nel cielo. Camminò per un sentierino di terra battuta fino ad arrivare in una conca.
“Mi sembra di averlo già visto un posto simile… a Berk.” Rifletté. Effettivamente si trovava in cima ad una conca simile al luogo dove Hiccup incontrò Sdentato. Scese cautamente per le scale di roccia scivolosa e si fermò su un ripiano d’erba a pochi metri dal suolo. “O-o-oddei..” balbettò sgranando gli occhi.
Intanto nella foresta, Cristina passeggiava tra gli alberi e osservava per bene il luogo, per cercare di vedere un drago che potesse fare per lei.
“Ah… fortuna che Hic aveva detto che questo posto era colmo di draghi… pensa se non lo fosse!” esclamò parlando fra sé e sé un po’ irritata. Era da ormai venti minuti che camminava e nessun drago parve dinanzi ai suoi occhi profondi. Giunse ai piedi di una ripida salita, pericolosa da scalare. “E ora come faccio… non sono certo attrezzata per fare alpinismo…” pensò. Sospirò e si attaccò alle pareti rocciose, cercando di aggrapparsi anche ad alcune radici sporgenti di alcuni alberi. Dopo qualche minuto di fatiche e terrore, arrivò in cima al monte.
“Per tutti gli Dei! Wow!!” esclamò guardandosi intorno. Era arrivata in cima ad una montagna a strapiombo sul nulla con tre laghetti cristallini. “Sono sicura che Hiccup questo non lo sapeva…” disse altezzosamente cominciando a camminare. D’un tratto sentì un ruggito di un drago che la spaventò. Impavida, seguì qui suoni. “E-e scommetto che Hiccup non sapeva nemmeno di que-questo!!” esclamò osservando il Morte Sussurrante che era davanti a lei. Aveva paura, ma allo stesso tempo desiderava cavalcare quel drago. Con cautela si avvicinò al suo muso. “Ehi ehi ehi… bello… non ti preoccupare, non ti voglio fare del male…” sussurrò protendendo tremante le mani verso il muso del rettile. A quelle parole, il drago sembrò calmarsi e, docilmente, avvicinò il suo muso alle mani della giovane. “Oddei… per poco non svengo…” disse ridendo la riccia, facendo le coccole al suo nuovo drago.
“Che ne dici, eh bella? Che dici se ti chiamo Fring? Ti piace il nome?“ disse la ragazza che accarezzò il muso del Morte Sussurrante. Il drago emise delle fusa e la giovane poté capire che il nome era a lei gradito. “Ora, piccola, manca solo una cosa da fare… devo cavalcarti. Ma se ti fidi di me… ce la fermo.” Sussurrò decisa Cristina che, dopo qualche minuto, riuscì a salire sul dorso della sua draghessa. “Brava! Così bella!!” esclamò dandole una pacca affettuosa sulla testa. Le due partirono e si diressero verso il resto del gruppo.
Intanto Astrid era bloccata pochi metri sopra la conca, indecisa se scendere ed affrontare il drago che si presentava dinanzi a lei o scappare. Ma quell’animale aveva qualcosa che l’attraeva e che la spingeva ad osservarlo. Saranno stati gli occhi verde smeraldo? O sarà stato il comportamento curioso e abbastanza docile del rettile? Fatto sta che lei si decise e scese, armandosi di calma e pazienza. Appena mise piede a terra, il drago si voltò verso di lei e si avvicinò cautamente alla ragazza, che tremava come una foglia al vento. Quello che stava avanzando curioso verso di lei era una specie strana, forse mai vista di drago. Era completamente bianco, con le scaglie che al sole splendevano e brillavano dei colori dell’arcobaleno. Negli occhi, sembrava avere incastonati degli smeraldi striati leggermente da quarzo citrino. E che dire delle pupille, allargate al massimo e sembravano essere di ossidiana. Dalla forma del corpo pareva essere una furia buia: stesse dimensioni, stessa coda, stessa schiena, stessa testa e stesse orecchie, stesse zampette. Anzi, era una furia buia strana, alquanto strana. Più che furia buia, sembrava furia chiara. La ragazza tirò cautamente fuori un pesce dalla sacca che si era portata dietro e glielo porse, quando il muso del drago era a pochi centimetri da lei. La furia chiara lo osservò bene e poi portò lo sguardo cuccioloso su di lei, che lo incitò a mangiare. Il rettile eseguì e, quando ebbe finito di mandare giù in boccone, strusciò il capo sulla casacca verde della ragazza e la leccò.
“Ehi ehi! Ti è piaciuto il pesce?” domandò la giovane grattandogli il muso, ancora un po’ spaventata. Il draghetto emise un verso felice e fu a quel punto che Astrid spostò delicatamente il muso dell’animale da sé e lo guardò negli occhi. Allungò la mano verso il volto dell’animale che chiuse gli occhi e si lasciò toccare.
“P-per tutti gli d-dei…” balbettò incredula la ragazza. “Sei così… così bella… Piuttosto, sei una femmina?” chiese Astrid. Il drago emise un suono affermativo. “Ah… sei una femmina… che ne dici se ti chiamo Moon? Ti piace?” domandò. La draghessa fece le fusa e strusciò il suo muso si di lei. “Vedo che ti piace, piccola. Dai, ora voliamo!”. La giovane salì senza problemi sul dorso della sua nuova amica. L’animale emise un verso preoccupato, allora Astrid le carezzò il muso. “Moon, faremo un figurone davanti al mio gruppo di amici, vedrai.” La rassicurò, aggiudicandosi una leccata sulla mano. Salirono in aria e, a tutta velocità, sfrecciarono nel cielo. “Ehi bella, che ne dici se proviamo a sparare una delle tue micidiali sfere o fuoco o… non so? Così capisco magari meglio di che specie sei.” Aggiunse dopo qualche minuto la castana. Il drago non se lo fece ripete e in una frazione di secondo fece tremare i cieli. Quella che esplose in aria fu una sfera che era un mix di plasma, scariche elettriche e ghiaccio. Astrid ne rimase sbalordita: la sua draghessa era veramente una cosa nuova.
“Oh…! Mi sto stancando! Dove sono quelle due! Sono ore che sono via!!” si lamentò Bruta non vedendo tornare le due ragazze.
“Uffa! Bruta sii paziente per Odino!” la ammonì Hiccup. La bionda non fece in tempo a replicare che l’ingresso di Cristina in sella al suo Morte Sussurrante fu introdotto da una pioggia di spine.
“Spine affilate… non può che essere un Morte Sussurrante!!” esclamò Gambedipesce terrorizzato, vedendo la sagoma del drago immaginato avvicinarsi verso si loro.
“Bella ragazzi!!” esclamò Cristina prima di atterrare.
“Ma questa è Cristina!!” gridò Moccicoso indicando il drago. La ragazza scese a terra e scese dal drago, accarezzandogli il muso.
“Ebbene sì, Moccio. Vi presento la mia bellissima Fring!” esordì dopo qualche minuto di silenzio. Tutti erano sbalorditi.
“Scusami… vuoi dirmi che sei riuscita ad addestrare un Morte Sussurrante?” chiese incredulo Hiccup. Lei annuì energicamente, spavalda e fiera di ciò che aveva compiuto.
“E Astrid?” domandò Astrid.
“Ah… non fate caso a lei… è sempre stata lunga a scegliere dei vestiti, figuriamoci un drago!!” disse Cristina ridendo.
“Che cosa dicevi, Cry?” chiese una voce a lei conosciuta. Una sagoma di drago si avvicinava a tutta velocità verso di lei ed in pochi secondi atterrò.
“Come puoi vedere, amica mia, ho scelto una bellissima e validissima draghessa anche in poco tempo. Ve lo sareste mai aspettato?” chiese scendendo e grattando il muso di Moon.
“Gli dei santissimi! Quel drago io non l’ho mai visto da nessuna parte!!” esclamarono all’unisono Hiccup e Gambedipesce.
“Infatti, io l’ho rinominato Furia Chiara, proprio perché ha le stesse identiche caratteristiche di Sdentato, ma ha la peculiarità di avere le scaglie bianche e colorate dalle tinte dell’arcobaleno al sole e…” illustrò la ragazza toccando le squame di Moon e prendendo un sasso dalla sua sacca. “Moon, colpisci!” esclamò la ragazza. Il drago scagliò la sua potente sfera azzurrina che disintegrò la pietra all’istante e fece rimanere il gruppo dei Cavalieri a bocca aperta. Astrid premiò la sua draghessa dandole un pesce e carezzandole il muso. “Come avete visto, spara un potente miscuglio di plasma, ghiaccio e scariche elettriche.” Concluse ponendosi difronte al gruppo che era impalato, mettendosi le mani sui fianchi.
“Complimenti ragazze. Senza nessun aiuto avete stretto amicizia con draghi leggendari e, per quanto riguarda te, Astrid, con una nuova specie. Ci avete sorpresi, veramente complimenti.” le lodò Hiccup soddisfatto. Le due si sorrisero e si abbracciarono e poi tutti salirono sui loro draghi per tornare a Berk.
“Come si chiamano queste due bellissime draghesse, ragazze?” domandò ad un certo punto del viaggio Astrid.
“La mia si chiama Fring, come ho detto prima.” Rispose Cristina.
“Mentre la mia Moon.” Disse la seconda.”
“Abili e ottime anche a scegliere i nomi! Siete fantastiche ragazze!!” esclamò felice la bionda.
“G-grazie mille, Astrid…” rispose la castana.
“Mmm… grazie mille. Ma sai, a noi vengono naturali certi nomi perfettamente perfetti… non come certe persone che ci devono pensare su…” disse Cristina toccandosi i capelli e fissando gli occhi cristallini di Astrid.
“Stai per caso insinuando che io sono stata tanto a scegliere il nome di Tempestosa?” tuonò la bionda. Cristina guardò la liscia e poi riportò lo sguardo su Astrid.
“Sì.” Rispose ridendo. La bionda sbuffò ed affiancò il suo Hiccup, stizzita.
“Dai Astrid… effettivamente non hai deciso in poco il nome per il tuo Uncinato…” ammise Hiccup.
“Ehi! Sono venuta da te per farmi consolare e invece ti ci metti anche tu?! Ma guarda che razza di ragazzo mi sono andata a scegliere!” esclamò Astrid adirata.
“Astrid, guarda che se lui non ti va più bene puoi benissimo cedermelo. Non faccio storie.” Si offrì Cristina.
“Oh oh! Grazie mille Cry ma non penso di ever bisogno di cedere il mio fidanzato a te!” rispose avvicinandosi possessivamente ad Hiccup. Cristina fece spallucce.
“Vedi tu. Io sono sempre libera per lui.” Aggiunse affiancando la sua amica Astrid.
“Dai Cry… poverini lasciali in pace…”  la riprese la liscia ridendo.
“E’ un altro dei tuoi tentativi per farti amica Astrid?” chiese sussurrando la riccia, avvicinandosi all’orecchio dell’amica e mettendo davanti alla sua bocca le mani per non farsi vedere. L’altra le schiaffeggiò delicatamente.
“No! Lei è già mia amica!” rispose.
“Ma è troppo antipatica!” ribatté l’altra. Astrid la guardò male, poi ordinò a Moon di avanzare velocemente e sfrecciò alla velocità della luce, perfino davanti ad Hiccup.
“Per Odino! Ma quel drago va velocissimo!!” esclamò Hiccup quando fu superato. “Scusami amore, voglio provare una cosa.” Disse lui baciando la guancia della compagna prima di sfrecciare verso la ragazza che era dinanzi a loro. “Fermati Astrid!” urlò lui.
“Che c’è, Hic?” domandò dolcemente, fermandosi in volo.
“Voglio provare una cosa. Vedo che la tua Furia Chiara è veramente veloce. Voglio vedere se è rapida quanto il mio Sdentato. Possiamo capire delle altre caratteristiche della specie.” Propose Hiccup, affiancandola. Astrid annuì e si prepararono allo scatto di partenza. “Ora!!” gridò lui, dando il via a quella sorta di gara. Hiccup era partito in vantaggio, non ebbe il tempo di guardarsi indietro che la ragazza gli passò davanti e sfrecciò lontano. “Oddei… ma quel drago è figlio di Thor…” sussurrò notando con che velocità era arrivato da Zannacurva che intanto si era posizionata in un punto del cielo per determinare il punto di arrivo. Astrid però perse l’equilibrio, o meglio, Zannacurva sotto ordine del suo cavaliere fece impigliare un’ala di Moon nei suoi artigli e così la ragazza venne disarcionata dalla draghessa che precipitava nel vuoto.
“MOON!!!!!!” urlò Astrid che intanto venne presa al volo da Moccicoso.
“Benvenuta, milady.” Disse lui cercando di baciarla.
“Moccicoso! Ti rendi conto di cosa hai fatto al mio drago?!” tuonò lei allontanandolo malamente.
“Io?! Ma che ho fatto ora?!” chiese innocentemente.
“Moccicoso! Io ce l’ho un cervello a differenza tua, idiota! Credi che non abbia notato l’ala squarciata del mio drago?! E pensi che non abbia notato come la tua Zannacurva ha posizionato l’artiglio in prossimità dell’ala di Moon?!” gridò lei con le lacrime agli occhi. Intanto Hiccup era riuscito a salvare Moon da una brutta caduta. Sdentato la prese con le sue zampette e la riportò a terra. Fortunatamente il gruppo era già arrivato a Berk ed Hiccup poté atterrare, appoggiando delicatamente a terra la draghessa dell’amica che si lamentava per il dolore all’ala. Quando Moccicoso arrivò a terra, Astrid si precipitò subito da Moon in lacrime.
“Ehi bella… sono qui.” Sussurrò accarezzandole il muso. La draghessa emise un verso felice, ovviamente quello che poteva dato il dolore, alla vista della sua padrona.
“Skarakkio!!” urlò Hiccup. Il vecchio fabbro accorse spaventato.
“Che succede, Capo?” domandò. Il castano indicò Astrid e la sua Furia Chiara.
“Per tutti gli dei! E quel drago cos’è?!” chiese stupito.
“Non c’è tempo per le chiacchere! Va da lei e ti dirà cosa è successo!” gridò Hiccup. Skarakkio corse verso la mora che intanto accarezzava il suo drago rassicurante e faceva quello che poteva.
“Astrid! Che è successo al tuo drago?” domandò affannato il fabbro quando fu da lei.
“La sua ala… c’è un piccolo squarcio.” Spiegò indicando il punto reciso. Il biondo annuì.
“Ok, so cosa fare. Ci vorrà un po’, una settimana buona quasi sicuramente.” Disse lui. Astrid annuì e salutò il suo drago, lasciandolo in custodia al vecchio fabbro. 
“Che è successo, Astrid?” chiese preoccupata Cristina precipitandosi giù dal suo drago e correndo affannosamente dall’amica che continuava a guardare preoccupata la sua Moon.
“Moccicoso. Ha ordinato a Zannacurva di squarciare l’ala di Moon.” Spiegò cercando di mantenere la calma. Ma quando vide il moro scendere dal suo drago non ci vide più e, furiosa, si scaraventò su di lui, tirandogli pugni ben assestati sullo stomaco. “Perché?! Perché l’hai fatto?!” gridò quando si fermò.
“Scusa… volevo fare bella impressione con te…” si giustificò il ragazzo tastandosi le parti colpite.
“Non capisci che hai messo a repentaglio la mia vita e quella della mia draghessa?! Ti rendi conto?!” tuonò. “Tutto solo per cercare di sedurmi… è tempo perso, Moccicoso, TEM-PO PER-SO!” continuò alzandosi.
“Scusa…” sussurrò.
“Le tue scuse non bastano.” Rispose freddamente la giovane guardandolo con sguardo raggelante e dirigendosi verso casa sua.
“Ma ti sembra? C’è, io dico: non puoi prima chiedere?” domandò Cristina avvicinandosi al ragazzo che guardava Astrid allontanarsi nella nebbia.
“Chiedere che? Parla in italiano non in alieno, Cristina.”
“Io, conosco Astrid meglio di chiunque altro qui presente in questo momento. Potevi almeno chiedermi se tu rispecchi i suoi gusti. Beh, in tal caso anche se mi sembra alquanto evidente, la risposta è no. Invece che fare del male a te, a lei, al suo cuore ferito da anni e al suo drago… per favore, è un consiglio che ti do, lasciala perdere. Rischieresti di peggiorare la situazione…” consigliò dandogli una pacca sulla spalla.
“E sentiamo: quali sarebbero i suoi gusti? Posso migliorare!!” gridò Moccicoso in lacrime.
“Oh! Uffa, i suoi gusti sono difficili. Lei è una ragazza selettiva, non posso rispondere io per lei. Il ragazzo della sua vita la deve amare veramente senza farle del male, la deve apprezzare, la deve coccolare, la deve proteggere e, altra cosa, la deve colpire qui, dritto dritto nel cuore. Le deve far venire le farfalle nella pancia a pensarlo, le deve far provare tristezza se non è con lei in quel momento… Moccio, arrenditi, quello perfetto per lei non sei tu.” Rispose cercando di essere il più calma possibile. Moccicoso annuì sconsolato e con uno sbieco sorriso si congedò con i presenti e si diresse verso casa. Tutti guardarono male Cristina.
“Che c’è?!” gridò. “Ho detto ciò che è più giusto per entrambi, credetemi. In questo modo Moccicoso non può che peggiorare le cose, Hiccup. Tu non sai a che livello il cuore di Astrid sia spezzato, non lo sai. A lei non serve uno zerbino da poter calpestare e che si solamente un vanto per lei! Lei non è una ragazza che si vanta di essere corteggiata, come hai potuto vedere!” urlò irritata.
“Ok, ok… forse hai ragione.” Ammise Hiccup.
“Forse?”
“Sì, ok, hai ragione. Voi donne volete avere sempre l’ultima parola…” brontolò.
“Noi donne cosa?” s’intromise Astrid minacciosamente, mostrando un pugno al fidanzato.
“Oh, e ti ci metti anche tu, Astrid?! Uffa!!” gridò Hiccup mettendosi le mani nei capelli. Bruta, Astrid e  Cristina si guardarono ed incominciarono a ridere.
“Non credo ci sia nulla per cui ridere…” bofonchiò Hiccup. La bionda si avvicinò a lui e gli donò un bacio passionale che gli fece cambiare subito umore. Il gruppetto si salutò e ognuno si avviò verso le corrispettive case.
   
 
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