Mi sentii toccare sulla spalla da qualcuno. Cosa stava
succedendo, ero morta? Chi mi toccava.
Il tocco sparii qualche secondo dopo e un po' mi
dispiacque.
Subito qualche minuti dopo però mi risentii
scuotere con molta più violenta e li aprii gli occhi. Mi guardai, voltando gli
occhi un po', intorno e scoprii di essere nella macchina del... Del dottor
Agasa! Questo voleva dire che ero ancora viva! Certo ora non potevo mostrare la
mia felicità (non lo avrei fatto comunque) ma ero sollevata... Da una parte perché
dall'altra avevo paura ancora, perché vuol dire che il terrore era appena
cominciato.
-Cosa... Cosa è successo- già svenire non mi fa
bene. In più tremavo, grandioso!, però faceva troppo freddo lì. Ma non si
poteva accendere il riscaldamento?
probabilmente per il freddo.
-Quella cameriera ci ha fregati. Nei
cioccolatini che ci ha offerto c'era qualcosa di strano e ora guarda! Siamo
tornati adulti!- l'avrei preso volentieri a schiaffi. Ma poi perché sorrideva?
Mi faceva venire i nervi.
-Idiota! Avevi notato anche tu che non era
sicuro ma lo hai preso lo stesso! Dai vattene davanti. Fa freddo e vorrei
vestirmi sai!?- ma che gli diceva il cervello a quel ragazzo.
Forse ero stata un po' brusca e infatti aveva
abbassato il capo. Andò comunque davanti e io mi vestii senza dire una parola
fino a quando non gli dissi che poteva guardare.
Iniziò a fissarmi e io feci lo stesso. Era raro
vederlo adulto ma quelle volte che lo era io me le godevo sempre. Era bello
vederlo felice per quel che poteva.
Appena scesi mi attaccai subito a lui
terrorizzata. Non volevo morire, non ora, non così.
Lo guardai frugare nella tasca e tirare fuori
due biglietti.
-Due? Non era uno il biglietto nella tua busta?-
mi pareva strano ma dopo la sua spiegazione capii che era tutto un loro piano.
Eravamo finiti.
Iniziammo ad avviarci io con il cuore a mille
dopo l'accaduto. Pensavo, pensavo e ripensavo a tutte le cose che avevo
combinato in questi 18 anni passati a soffrire.
Il mio flusso di pensieri fu interrotto da una
domanda più che giusta del ragazzo accanto a me.
-Scusami. Come devo chiamarti ora?- dovevo
comunque tenere un comportamento freddo e distaccato.
-Con il mio nome no!?- non con lui però, con lui
potevo essere calma e tranquilla, ma lo scordavo sempre.
-Intendo come ti chiami!? Io non lo so il tuo
nome.- sorrideva. Lui non se la prendeva mai con me, era sempre tranquillo e
allegro; le uniche volte che si arrabbiava erano quelle in cui non gli davo mai
retta, che non lo ascoltavo e facevo di testa mia, ma non era mai troppo severo
o distaccato.
Abbassai e voltai un po' il capo quasi in
imbarazzo ma fingendomi distaccata.
-Shiho. Shiho Miyano.-
-Che bel nome!- mi voltai di scatto a guardarlo
perdendomi nel blu dei suoi occhi. Aveva davvero detto che gli piaceva il mio
nome? Mi si mozzò il fiato. Nessuno mi aveva mai detto. Una cosa così
meravigliosa.
Ringraziai sorridendo debolmente e anche il tono
di voce fu piuttosto dolce.
Entrammo finalmente e girando per la sala
trovammo numerose persone che lo conoscevano. Mi faceva piacere che finalmente
poteva rivedere gente che non vedeva da molto con il suo vero aspetto ma... Mi
sentivo osservata. Mi guardai un po’ intorno fino a che trovai la persona che
mi metteva così tanto timore fissandomi.
Ran.
No mi aveva vista con Shinichi! Non va bene!
Combino sempre e solo guai accidenti!
Mi rigirai velocemente verso Kudo.
Quando i due che parlavano con Shinichi se ne
andarono questo mi guardo e mi chiese con voce molto bassa: -Ehi tutto bene!?-
no per nulla. -Si... Tutto bene.- non mettiamogli altre agitazioni addosso.
Alla fine e colpa mia se ci ha visti.
Quando ripresimo il giretto Shinichi vide la
cameriera che ci aveva fatto trasformare e subito corse da lei prendendola per
un polso. Incosciente! Mi strinsi a lui e senza farci notare la portò in
un'altra stanza dell'albergo.
Presi la mano del ragazzo proprio mentre
chiudeva e mi strinsi a lui.
La cameriera si strappò il volto, o meglio una
maschera, rivelando sotto a questa il volto della donna che più mi spaventata
fin dall'infanzia. Vermouth.
Mi aggrappai così forte a Kudo che quasi i
vestiti si strapparono nelle mie mani. Fece un fischio, uno di quelli
inquietanti, e dall'armadio dietro di me usci colui che pregavo di non vedere a
quella festa. Gin.
Gin era li e mi guardava con occhi ghiacciati,
freddi, quasi senza anima. Terrore. Terrore a più non posso. Ecco cosa provai
in quei momenti.
Mi appiccicai al corpo di Shinichi nel preciso
istante in cui le loro risate inondarono la stanza.
Vidi che poco davanti a me e dietro la sua
schiena Shinichi premeva tasti come se avesse avuto il telefono davanti agli
occhi e dopo averlo messo via lo spense. Che voleva fare.
Nulla. Ogni mio pensiero era bloccato. Ogni mio
movimento era bloccato. Paralizzata. Senza forze per fare nulla.
Dopo svariate minacce su minacce la donna mi
portò via Shinichi lasciandomi sola e spaventata al centro di quella stanza.
Mi sentii afferrare da dietro e, scaraventata a
terra, mi trascinai velocemente verso un muro, in un angolino dove mi
rannicchiai appena Gin mi puntò la sua amata pistola contro.
Era giunta la mia ora me lo sentivo.
Quando ormai l'uomo aveva quasi totalmente
premuto il grilletto la porta venne letteralmente distrutta e da quella
apparvero tre agenti dell'FBI.
Gin aveva paura! Lo si leggeva sul suo volto.
Ecco cosa aveva fatto Shinichi. Oh no! Ora però sarebbe stato lui il suo
bersaglio. E infatti Gin puntò a lui e sparò!
Ho mai detto che adoro l'FBI? Lo faccio ora
allora, infatti quello che sembrava il capo, portava un cappellino nero con i
vestiti dello stesso colore e occhi verdi, aveva colpito di striscio il braccio
del mio quasi assassino facendogli sbagliare mira.
Vermouth correndo dal suo collega lo aiutò a
reggersi.
-Non finisce qui.- già, la tortura era solo
iniziata, Gin aveva ragione. Si buttarono dalla finestra ma poco mi importava
di che fine avessero fatto.
Rimasi lì nell'angolino, ferma, spaventata ma
ancora viva. E quando tutti si allontanarono dalla finestra Shinichi mi corse
incontro e aiutandomi ad alzarmi mi cinse in uno degli abbracci più dolci e
calmanti della storia.
Lui era l'unico che sapeva aiutarmi in momenti
simili.
Non mi calmai tanto facilmente ma quando lo feci
gli agenti andarono subito via e al loro posto arrivarono il dottore, il signor
Mouri, Sonoko e Ran.
Non mi ero ancora scollata da Shinichi e fu un
grosso errore.
Shinichi si irrigidì sotto lo sguardo di Ran che
andò via in lacrime solo poco dopo. Solo disastri lo avevo detto.
Lo lasciai e corsi da Agasa che mi accolse
calorosamente tra le sue braccia e rimasimo a sentire le urla e le critiche
contro il ragazzo che rincorreva la ragazza.
Dopo il gesto che immagino avesse fatto i miei
tentativi per averlo per sempre al mio fianco sarebbero stati tutti vani. Lo
avevo perso, ma almeno sarebbe stato felice ed era questo quello che contava.
Mi sentii male nuovamente poco dopo e senza che
nessuno mi accompagnasse di mia volontà corsi per quel che potei alla macchina
del dottor Agasa ma i miei sforzi per arrivare in tempo furono tutti inutili e
infatti mentre stavo per aprire la portiera svenni e il mio corpo tornò ad
essere quello di una bambina di 8 anni.
Mi svegliai non so quanto tempo dopo con addosso
ancora il vestito rosso enorme. Il dottore stava guidando e gentilmente mi pose
quello più piccolo mentre Shinichi bambino era ancora svenuti accanto a me. Mi
vestii e senza troppo pensarci vestii pure Shinichi. Quando si sveglio gli
spiegai cosa ci era successo all'inizio e quello che era successo dopo che
eravamo svenuti.
Arrivati a casa ci misimo a dormire e, con la
scusa dell'essere ancora spaventata, riuscii a dormire vicino a Shinichi per
l'ultima volta.