Film > Pirati dei caraibi
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Autore: Fanny Jumping Sparrow    07/12/2008    2 recensioni
In revisione
Ho provato ad immaginare cosa sia potuto succedere ai personaggi nell'intervallo tra il secondo e il terzo capitolo della saga.
 ...La Perla Nera, la nave conosciuta con terrore fino a qualche anno prima in tutti i Caraibi, si era lentamente inabissata. A nulla erano valsi i tentativi della sua ciurma, forse l’unica ad aver avuto il coraggio e la lucidità di sfidare il kraken delle maree...
– Ma se dovrete sfidare le infestate e arcane coste dei confini della terra, allora vi occorrerà un capitano, uno che conosca bene quelle acque...
- Seguendo le indicazioni delle carte nautiche – rispose semplicemente Barbossa dando nuova speranza ai marinai.
Non tutti però. Will, in particolare, aveva il sentore che si trattasse di un nuovo viaggio pericoloso che non escludeva la possibilità di un fallimento e non si sentiva del tutto pronto a rischiare la vita per un uomo che in fondo lo aveva soltanto ingannato ed era perfino riuscito a derubarlo dell’unico tesoro che aveva: l’amore di Elizabeth...
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elizabeth Swann, Hector Barbossa, Joshamee Gibbs, Tia Dalma, Will Turner
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2: TORMENTI E DUBBI

“Cerca te! Non la nave, né noi! … Lo capisci che non c'è altro modo? ... E non mi pento!”

Con queste poche parole, dure, essenziali e quanto mai schiette, se pure non del tutto sincere, Elizabeth Swann era riuscita a condannare l’inafferrabile Jack Sparrow a morte.
Le era parso il modo migliore, il più semplice, il più efficace per salvarsi. Era un piano che aveva concepito e messo in atto in pochi secondi; aveva agito per il bene suo e di Will.
Non avrebbero mai fatto in tempo a raggiungere la terraferma se ci fosse stato anche lui.
“Piratessa”, si era limitato a soffiarle Jack, e non aveva usato un tono adirato, né offensivo, al contrario, le era parso un complimento.
Glielo aveva detto sorridendo, come faceva spesso quando la scrutava con quegli occhi scuri, profondi, seducenti, facendola vacillare in ciò che stava facendo, ma non abbastanza da convincerla a ripensarci.
Lo aveva lasciato ammanettato lì, alla sua amata nave, ed era corsa via velocemente verso la scaletta per raggiungere gli altri, senza neanche voltarsi. Si era sforzata di non far trasparire il disgusto che provava per la vigliaccata che era riuscita a commettere, ma le aveva fatto ancora più male ritrovarsi di fronte Will che la squadrava con aria severa e disillusa, come non aveva mai fatto prima di allora. E il modo in cui le aveva domandato dove fosse Jack ...
Quelle immagini angoscianti, quelle parole celate continuavano a ripresentarsi nella sua mente, mentre se ne stava distesa sul letto, e non le davano pace. In fondo, si diceva, aveva soltanto anticipato la sua dipartita: era condannato, aveva un debito con quel terrificante Davy Jones, e parecchi altri con la giustizia, benché fosse sempre riuscito ad evitare di pagarli.
Non era questo che la faceva star male, o almeno, non solo questo: aveva volutamente deciso di toglierselo di torno perché si era accorta che l’aveva raggirata per tutto il tempo, aveva usato lei e Will solo per i suoi meschini scopi, non si era fidato di loro.

Brava! Hai scoperto che il tuo senso dell'onore, della decenza e della moralità non è tanto diverso dal mio! Mi hai ingannato anche tu, ma non ci credo che non ti piacevo neanche un po', Lizzie … Già, ti ha mai chiamata così il tuo William? Siamo uguali, devi avere il coraggio di ammetterlo … ”

Le sembrava di sentirlo con quella sua solita voce beffarda, e forse aveva anche ragione.
Si era divertita a stuzzicarlo fingendo (?) di cedere al suo fascino, sicuramente indiscutibile; quel gioco lui lo aveva preso sul serio ed era stato facile così ingannarlo, ripagandolo con la sua stessa carta. Aveva dubitato per un attimo di provare qualcosa per lui, ma nella prospettiva di dover scegliere chi salvare non aveva avuto esitazione a scegliere Will. E aveva capito di non aver sbagliato quando aveva incrociato di nuovo il suo sguardo sulla scialuppa, anche se non aveva capito il perché di quel suo atteggiamento.
Un'altra preoccupazione l'assillava: li aveva forse visti mentre si baciavano? E se così fosse stato, come avrebbe potuto spiegargli quello che la aveva spinta ad agire in quel modo? Avrebbe amato un'assassina? …

Will era uscito da quell’asfissiante palafitta e si era fermato sullo stretto balcone antistante la porta d'ingresso, spinto dal forte bisogno di cercare un po’ d’aria fresca.
Le misteriose donne piangenti che avevano trovato al loro arrivo erano scomparse e tutto intorno predominava il buio più assoluto. Il cielo era però trapunto di stelle e illuminato dalla luna piena. L'ultima volta che l'aveva veduta era solo una falce: era passata una settimana. Una settimana in cui erano successe tante cose che avevano sconvolto la sua tranquilla esistenza come e più dell'anno precedente: aveva ritrovato suo padre, aveva incontrato il leggendario Davy Jones scoprendo che, sfortunatamente, era davvero un demonio, aveva forse perduto l'amore della persona che amava di più al mondo. Era di nuovo lontano da casa, di nuovo fra rozzi e gretti pirati, uno di loro e non più uno che li combatteva. Mille domande lo tormentavano, voleva parlarne con Elizabeth, ma non era tipo da fare scenate davanti a tutti.

“Dov'è Jack?”, aveva usato un tono duro.
“Ha scelto di restare e di darci una chance”, aveva risposto lei con voce pressoché indecifrabile, ma senza riuscire a nascondere l'emozione nei suoi occhi velati.
Al suo posto avrebbe agito esattamente allo stesso modo: allora quell'uomo non era poi tanto diverso da lui, non quanto credeva ... In realtà Jack aveva una cosa in più rispetto a lui: era più pirata. E per questo lei alla fine si era accorta di preferirlo? Era convinto che gli avrebbe raccontato tutto, prima o poi. D'altra parte non sapeva neanche chi incolpare: effettivamente tutta la loro storia era stata sin dall'inizio intrecciata con quella dei pirati; se non fosse successo tutto quello che era successo un anno prima, tutto sarebbe stato diverso. E in qualche modo c'entrava comunque Jack Sparrow.
Barbossa non era tipo da impicciarsi dei fatti degli altri, tuttavia, dopo essere riuscito a convincere gli uomini ad accettare il suo piano, volle interrogare Gibbs sul perché quei due giovani si trovassero con loro. Se lei era davvero la figlia del governatore di Port Royal, come gli aveva detto, e lui un semplice fabbro, perché mai erano rimasti coinvolti in quella situazione? Erano forse spie?
- Mastro Gibbs – cominciò allora, rivolgendosi al marinaio che stava per addormentarsi.
- Capitano – rispose quello trattenendo uno sbadiglio.
- Sapreste dirmi qualcosa di quei due? - chiese restando vago.
- Quelli? Li abbiamo sorpresi mentre tentavano di rubare la Perla e alla fine sono rimasti a bordo con noi. Avevamo perso altri uomini – spiegò Gibbs riferendosi a Pintel e Ragetti che sonnecchiavano su delle poltrone.
Barbossa non capì ma evitò di fare altre domande: in fondo Jack Sparrow era sempre stato un tipo strano e quei due piccioncini probabilmente dovevano aver maturato qualche problema con la legge per essersi uniti a lui.
La notte trascorse più o meno tranquilla e alle prime luci dell'alba, come stabilito, la ciurma si mise in moto. Will era rimasto in quelle ore fuori dall'abitazione e il Capitano, dopo aver messo fretta agli altri spingendoli a prendere posto nella scialuppa, gli si avvicinò facendolo scattare come una molla: gli puntò subito il pugnale contro, a pochi centimetri dal viso.
Jack, la scimmia scappò urlando.
- Vedo che siete sufficientemente sveglio, signor Turner – disse allora senza accennare alcuna smorfia di turbamento – Siamo pronti a partire – aggiunse poi indicandogli l'imbarcazione ormeggiata sotto.
Il ragazzo sgranò gli occhi e senza parlare si diresse per le scalette ma, prima di poggiare il piede sul primo gradino, tornò indietro con gran fretta ed entrò nella palafitta. Aperta la porta si scontrò con Tia Dalma alla quale chiese con ansia: - Dov'è Elizabeth?
- Vi raggiungerà fra un attimo – lo rassicurò la donna prendendogli una mano che lui ritrasse immediatamente per poi uscire urtando dei vasi che pendevano dal soffitto. Alla qual cosa la sacerdotessa non diede molto peso, sorridendo, come sempre. Gli altri, invece, avendo sentito il rumore dall'esterno, lo guardarono con aria interrogativa quando uscì. Ma lui fece finta di non notarlo e, dopo essersi seduto vicino alla prua della barca, diede le spalle a tutti e restò immobile con la vista perduta nella laguna.
- Cosa è successo? - esclamò Elizabeth precipitandosi nella stanza da cui aveva udito provenire il trambusto. C'erano tanti oggetti sparsi nel pavimento, poco identificabili data la penombra.
- Se siete pronta, possiamo andare. Ci stanno aspettando – la esortò la veggente, non permettendole di replicare e affidandole un sacco con vestiti e provviste.
Barbossa salì per ultimo e ordinò a Ragetti e Pintel di remare mentre lui si eresse a prua. Continuarono a risalire il fiume verso nord e dopo circa mezzora giunsero ad una baia, a tutti sconosciuta, dove si trovava un battello, non molto grande e parecchio malandato, con due alberi e una fila di remi sui lati.
Il Capitano, senza fornire spiegazioni, li incitò a salire e per ultimo di issare a bordo la scialuppa. Discostate le fronde che lo avevano ricoperto, si mise a controllare il timone verificando che funzionasse ancora.
Will ed Elizabeth osservavano tutto con stupore mentre gli altri si davano da fare, liberando le vele e rafforzando sartie e cime, cosicché si meritarono il rimprovero di Barbossa: - Se siete qui vedete di rendervi utili! - urlò al loro indirizzo.
Allora mastro Gibbs si affrettò ad impartire loro dei compiti per evitare che stessero con le mani in mano. In meno di un'ora fu tutto pronto per salpare le ancore e l'imbarcazione, mossa dai remi, lasciò la baia per raggiungere il mare aperto dove le vele si gonfiarono presto al vento conferendole una discreta velocità.
Capitan Barbossa si soffermò a lungo a consultare delle vecchie carte nautiche per tentare di stabilire una rotta, potendosi aiutare solo con la posizione del sole.
- Di notte sarà più semplice – gli suggerì Gibbs.
- So esattamente dove andare, non temete – lo aggredì quello tirando fuori una bussola, un compasso e un astrolabio da una piccola cassetta di legno, mettendoli bene in vista anche agli occhi di Will che si era nel frattempo avvicinato al timone.
Entrambi lo lasciarono al suo ruolo senza più immischiarsi.
Il giovane, rimasto da solo sul ponte, passeggiava nervosamente da poppa a prua ormai da qualche ora quando si decise a scendere sottocoperta in cerca della fidanzata.
Elizabeth si era sistemata in una cabina e da lì non era più uscita dopo la partenza. Si decise a bussare alla sua porta.
- Va tutto bene, Elizabeth? - domandò con apprensione.
- Sì – si sentì rispondere dopo qualche secondo, dopodiché la porta si aprì e se la trovò davanti. Aveva indosso un abito dai tanti colori, sul turchese, con frange, merletti e ricami che si soffermò a guardare. Sembrava una principessa, ai suoi occhi, nonostante tutto.
- Me lo ha prestato lei – si giustificò la ragazza abbassando lo sguardo – Ma credo che dovrò cambiarmi. Il signor Gibbs mi ha assicurato che faremo rifornimento di tutto il necessario, non appena sbarcati a Tortuga – concluse attendendo una risposta che le permettesse di capire come stesse lui. Aveva un'aria distrutta, forse non aveva dormito. Continuava a guardarla senza parlare e lei si sentiva ancora più a disagio. Ad un certo punto decise di cambiare atteggiamento e con tono seccato lo ammonì: - Bene, io torno sopra coperta; tu puoi sistemarti pure nella cabina accanto – e così parlando uscì alla svelta.
Barbossa aveva lasciato il timone al marinaio Cotton e stava discutendo in disparte con Tia Dalma quando la fanciulla giunse sul ponte. Entrambi le lanciarono uno sguardo che non riuscì a decifrare ma che certo non le sembrò affatto amichevole. Cosa nascondevano? Intanto che cercava di capirlo la sua attenzione fu richiamata dagli altri marinai che battibeccavano come sempre, mentre Gibbs tentava di fare da paciere.
- Ti ho detto che le ho già sistemate io quelle corde! - gridava Pintel.
- Eppure hai dimenticato questa: guarda che nodo! Sembra fatto da un principiante – lo accusava Ragetti mostrandogli come lo avesse facilmente sciolto.
- Miss Swann – la chiamò Barbossa con un cenno del capo.
- Si, capitano – rispose lei avvicinandosi, ostentando sicurezza.
- Volevo parlarvi – la invitò lui conducendola vicino alla prua – Giacché vi accingete ad accompagnarci, desidererei sapere se ci sareste utile ... Insomma, se avete qualche capacità per cui prendere in considerazione l'opportunità della vostra presenza – proferì con tono derisorio – Che avete fegato l'ho potuto constatare sin dalla prima volta che vi ho incontrato ... - dichiarò con maliziosa ammirazione, avanzando verso di lei.
- Ho imparato a maneggiare la spada – lo informò la ragazza ritraendosi alquanto infastidita dal modo di fare del pirata – Me lo ha insegnato Will; so usarne anche due alla volta – specificò con orgoglio.
- E come mai la figlia di un governatore si interessa tanto di armi e pirati? - incalzò scettico lui – Potreste vivere nell'ozio e nel lusso – le fece notare.
- Ho letto molte cose sulla vita del mare e sui pirati, perché mi è interessato, sin da piccola – si difese lei, ma era chiaro che il Capitano volesse sapere per quale motivo aveva lasciato la sua vita di comodità e privilegi per unirsi a simile gente, ben lontana dal suo rango.
- Capisco – si limitò, però, a rispondere il pirata allontanandosi e lasciandola di stucco – Sapete rammendare? - tornò a chiederle poi, con tono divertito.
- Come?! - esclamò la ragazza spalancando gli occhi.
- Vedete se riuscite a riparare quella vela. Quei due non sono ancora stati capaci di metterla a posto – le ordinò riferendosi a Pintel e Ragetti.
- Come volete, capitano, ci proverò – affermò lei un po' offesa, accingendosi ad aiutare quei due pirati imbranati.
Qualche ora dopo il sole era già tramontato e il cielo iniziava a ricoprirsi di stelle; poche lanterne facevano luce sul ponte.
Will andò incontro al Capitano che era tornato al timone ed era intento a calcolare la posizione degli astri per stabilire la latitudine.
- Ah, mastro Turner! Stavo giusto per farvi chiamare. Non vi siete fatto vedere tutto il pomeriggio – lo ammonì, accorgendosi del suo arrivo.
- Sono stato nella stiva – gli comunicò quello, con tono nervoso.
- Ah! - fiatò lui, senza alzare gli occhi dalle carte illuminate dalla luce di una lanterna a olio.
Will, spazientito da quel fare spocchioso, inveì contro il bucaniere: - Non ci vuole un esperto navigatore per capire che questa imbarcazione non sosterrà ancora a lungo il mare aperto! Lo scafo è consunto, potrebbe crearsi una falla da un momento all'altro!
- Vi ringrazio per avermelo ricordato, lo sapevo già – dichiarò con tranquillità quello, continuando a tracciare linee con compasso e carboncino – Infatti non intendo arrivare fino a Tortuga con questa barcaccia, cercheremo di farci dare un passaggio. Perciò tenete gli occhi ben aperti – gli raccomandò con un cenno ambiguo.
- Siete pazzo! Non abbiamo abbastanza armi, né cannoni. Basterà un solo colpo per farci andare a fondo! - ribatté il ragazzo, infervorato dalla rabbia avendo intuito la sua allusione.
- So anche questo, mastro Turner! E ho già pensato a tutto – sbraitò il pirata, irritato dall'atteggiamento di sfida assunto dal giovane – Ora però vorrei sapere chi siete davvero.
- Lo sapete benissimo – replicò lui, voltandosi e adombrandosi.
- So che siete il degno figlio del fu Sputafuoco Bill e che siete molto innamorato di quella ragazza; ricordo ben cosa avete rischiato per lei ... ma poi disgraziatamente  sono morto e non conosco il resto della storia – sostenne con vago sarcasmo il Capitano, piazzandosi davanti a lui a braccia incrociate.
Will sbuffò, e arrendendosi alla sua insistenza, iniziò a raccontare: - Quando siamo tornati a Port Royal io e lei ci siamo fidanzati – s’interruppe, assalito dai ricordi, poi proseguì lentamente – Una settimana fa stavamo per sposarci quando ci hanno arrestati con l'accusa di aver aiutato Jack Sparrow ad evitare la forca.
- Aveva tanto valore la sua morte? - si chiese Barbossa con tono sprezzante.
- La Compagnia delle Indie Orientali sta intensificando la caccia ai pirati, ultimamente – gli fece sapere il giovane, tacendo il vero motivo d’interesse di Lord Beckett per Sparrow.
- Voi dunque vi siete dati alla macchia. Ma perché mai volete salvarlo? – insistette a interrogarlo il pirata, tentando di trovare il bandolo della matassa.
- Ci occorre anche lui per combattere l'Olandese volante e la Compagnia delle Indie Orientali, no? Mio padre è schiavo di Davy Jones e io intendo uccidere quel mostro per liberarlo – spiegò con candore.
- Voi invece che vantaggio otterreste nel farlo ritornare dallo scrigno? - incalzò poi Turner.
- Mi ha ucciso e si è ripreso la mia nave, e io intendo ucciderlo per vendicarmi – affermò con altrettanta schiettezza l'uomo di mare.
- Ma … non avrete la Perla, comunque – lo pressò il ragazzo cercando di farlo sbilanciare per apprendere di più: si era fatto dei progetti ma non aveva la certezza di poterli realizzare.
- Ebbene, dovete sapere che la Perla si trova nello scrigno con Sparrow. È per essa che quello stupido si è indebitato con Jones, perciò la recupereremo insieme a lui. Vi è chiaro?
- Sì – replicò Will con una nuova luce nel volto e un sorriso a labbra strette che il capitano ricambiò, pur non cogliendone il motivo.

Ora confabulano fra di loro. Non riesco proprio a capirli!”, pensò Elizabeth, che aveva assistito da lontano al dialogo dei due, senza poterne cogliere le parole.
- Cosa ti tormenta Elizabeth Swann? - irruppe Tia Dalma, facendola sobbalzare.
- Non ... non vi avevo sentito arrivare – balbettò la ragazza, accennando a ritrarsi.
- È fascinoso, eroico e i suoi occhi brillano come stelle nella notte quando vi guarda … – pronunciò con voce languida la misteriosa donna.
- Di chi parlate? - sussurrò lei, dandole le spalle per non mostrare gli occhi gonfi per le lacrime che aveva pianto poco prima.
La veggente le riservò un’occhiata colma di stupore:- Del vostro William. Perché, pensavate a qualcun altro? – domandò con finto imbarazzo.
A Elizabeth si mozzò il fiato in gola: - Io ... - singhiozzò appoggiandosi alla parete sottostante il balcone del timone.
- Oh, il cuore di una donna è pieno di segreti, di sogni e di fantasie che a volte sfuggono al nostro controllo ... e così li facciamo soffrire. Gli uomini non riescono mai a capirci fino in fondo, sono troppo fragili e razionali. Credono di essere in grado di gestire sempre tutto, senza mai fallire – sostenne con una certa durezza Tia Dalma, pur accarezzandole i capelli e avendo assunto un'espressione mesta. Quindi con la stessa silenziosa andatura con cui si era presentata, si allontanò, svanendo sotto coperta.
La ragazza era ancora confusa dal discorso della sacerdotessa, che le aveva dato ancora una volta l'impressione di leggere nei suoi pensieri, quando si vide venirle incontro il fidanzato.
- Elizabeth, tieniti pronta. Lasceremo questa nave non appena ne apparirà all'orizzonte una migliore – la avvisò sbrigativamente, per poi voltarsi.
- Che significa? - protestò lei, afferrandolo per un braccio.
- Tu ti fidi di Barbossa? - le chiese avvicinandosi al suo viso e immergendosi nei suoi occhi.
- E tu? - replicò la ragazza impassibile, volendo indagare sul suo punto di vista.
- Non abbiamo altra scelta – sospirò contrariato lui, scuotendo la testa e andandosene.
   
 
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