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Autore: Fanny Jumping Sparrow    04/12/2008    2 recensioni
In revisione
Ho provato ad immaginare cosa sia potuto succedere ai personaggi nell'intervallo tra il secondo e il terzo capitolo della saga.
 ...La Perla Nera, la nave conosciuta con terrore fino a qualche anno prima in tutti i Caraibi, si era lentamente inabissata. A nulla erano valsi i tentativi della sua ciurma, forse l’unica ad aver avuto il coraggio e la lucidità di sfidare il kraken delle maree...
– Ma se dovrete sfidare le infestate e arcane coste dei confini della terra, allora vi occorrerà un capitano, uno che conosca bene quelle acque...
- Seguendo le indicazioni delle carte nautiche – rispose semplicemente Barbossa dando nuova speranza ai marinai.
Non tutti però. Will, in particolare, aveva il sentore che si trattasse di un nuovo viaggio pericoloso che non escludeva la possibilità di un fallimento e non si sentiva del tutto pronto a rischiare la vita per un uomo che in fondo lo aveva soltanto ingannato ed era perfino riuscito a derubarlo dell’unico tesoro che aveva: l’amore di Elizabeth...
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elizabeth Swann, Hector Barbossa, Joshamee Gibbs, Tia Dalma, Will Turner
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1: UN RITORNO INASPETTATO

La Perla Nera, la nave conosciuta con terrore da svariati anni in tutti i Caraibi, si era lentamente inabissata.
A nulla erano valsi i tentativi della sua ciurma, forse l’unica ad aver avuto il coraggio e la lucidità di sfidare il kraken delle maree. Quel mostro dagli enormi tentacoli aveva inesorabilmente portato a termine il compito per cui era stato richiamato dal crudele padrone degli oceani cui obbediva, trascinando lo splendido veliero nelle profondità marine.
E con esso scompariva un pezzo di storia della pirateria.
Nessuno aveva osato proferire parola dopo l’accaduto, ma soprattutto dopo che Elizabeth aveva raccontato ai compagni di come fosse stata volontà del capitano, Jack Sparrow, morire con la sua nave.
Nessuno aveva ribattuto a quelle parole poiché tutti si erano pentiti di aver giudicato quel pirata un uomo vile, egoista e sempre pronto a fuggire davanti al pericolo. Egli invece era stato eroico e altruista, offrendo la sua vita per risparmiare quella degli ultimi compagni di avventure sopravvissuti alla furia assassina di quella creatura mostruosa.
Mentre la scialuppa, mossa quasi inconsciamente dalle bracciate di Pintel e Ragetti, attraversava l’ampia distesa di acqua salata, un silenzio pesante continuava a serpeggiare tra gli uomini a bordo che evitavano di guardarsi negli occhi per non mostrare gli uni agli altri che avevano versato qualche lacrima. Infine raggiunsero la foce di un fiume, quando già era calata la notte, un fiume dalle rive nascoste e in parte ostruite dalla lussureggiante vegetazione tropicale.
Non avevano deciso espressamente di scegliere quel luogo come riparo e consolazione dalla tristezza e dal senso di colpa che stringeva i loro cuori, ma in qualche modo lo trovarono, come sospinti da una qualche forza che aveva già deciso la rotta.
Anche lì regnava una calma quasi irreale, nessuna increspatura nelle acque, nessun suono dalla terra circostante. Quelle che da lontano apparivano come decine di lucciole si rivelarono poi donne che reggevano delle candele, con visi funerei, visione quasi spettrale che atterrì ancora di più i viaggiatori della scialuppa: sembrava che anche lì fosse giunta notizia di quanto era accaduto.
La porta della palafitta si aprì ancora prima che bussassero e la sua proprietaria li accolse all’interno, senza proferire parola, ma scrutando ognuno degli ospiti dritto negli occhi.
Will, Elizabeth, Gibbs, Pintel, Ragetti, Cotton presero posto in angoli diversi della stanza, tenendo sempre lo sguardo chino a terra. Poi Tia Dalma portò loro da bere una bevanda dal gusto gradevole e indistinto e di temperatura piacevolmente calda.
Allora Gibbs si limitò a pronunciare le poche parole: - Il capitano non ce l’ha fatta.
L’enigmatica donna gli poggiò una mano sulla spalla e poi si spostò lentamente, bisbigliando all’indirizzo di Elizabeth che non riusciva più a trattenere lacrime silenziose: - È per il freddo … e per il dolore – offrendole un bicchiere di quello stesso infuso.
La chiromante si avvicinò con passi silenziosi a Will Turner. Il ragazzo continuava a conficcare e poi staccare il pugnale dal manico bianco e nero donatogli dal padre su di un tavolo, scandendo tale gesto con ritmo costante, quasi fosse un orologio. Le parole di Tia Dalma lo distolsero da quel movimento ipnotico: - È un peccato: lo so che pensavi che con la Perla potevi catturare il diavolo e liberare l’anima del padre tuo.
Senza guardarla né chiederle come facesse a conoscere le sue intenzioni, rispose con un velo di rabbia e di malinconia nella voce: - Non importa, ormai. La Perla è morta, e con lei il suo capitano.
Subito si fece avanti Gibbs: - Sì, e il mondo già sembra aver perso un po’ della sua luce. Ci ha imbrogliati tutti, fino all’ultimo – pronunciò con rancore – ma alla fine ha avuto il sopravvento la sua vena d’onestà.
Non poteva giurare di conoscerlo a fondo, ma aveva sempre creduto in quel lato del suo carattere che Jack Sparrow, da pirata, aveva cercato sempre di nascondere. E lo ammirava per questo, perché non era malvagio nell’animo come tanti altri uomini che aveva conosciuto, soltanto forse un po’ troppo orgoglioso e sicuro di sé e sprezzante delle capacità degli altri. Con commozione il marinaio alzò dunque il bicchiere dicendo: - A Jack Sparrow!
- Non ci sarà un altro capitan Jack! – gli fece eco Ragetti con pari emozione nella voce.
- Era un pirata gentiluomo, questo era! – aggiunse Pintel.
- Era un brav’uomo – affermò seccamente Elizabeth, senza riuscire a concludere quel brindisi bevendo, come avevano fatto tutti gli altri.
Will la aveva osservata tutto il tempo stando attento che lei non lo notasse, cosa assai semplice dal momento che la ragazza sembrava essere ricaduta in un torpore insolito: non sembrava più la fanciulla solare, forte e piena di vita di cui si era subito innamorato. I suoi occhi brillavano ma per le lacrime, le sue labbra che adorava veder sorridere erano rimaste serrate, le sue mani si tormentavano, la sua pelle era ancora scurita dalla polvere da sparo e teneva tutto il corpo raccolto, quasi come non volesse essere guardata.
Lui si sentiva impotente ma quelle ultime parole, pronunciate come un singhiozzo, lo avevano fatto risvegliare dallo stato di collera e di sconforto che lo aveva invaso dopo la vista di quel bacio che ora, aveva capito, era stato un bacio d’addio. Lei era sempre stata attratta dalla vita del mare e dai pirati, più volte glielo aveva confessato. E Will sapeva che, pur amandola più della sua vita, non avrebbe sopportato di vederla infelice, proprio per causa sua. Ormai era lei tutto quello che gli restava e per lei avrebbe tentato e patito qualsiasi cosa. Capiva però che forse non c’era più nulla da fare.
Fu così, solo per tentare di consolarla che, con il tono di voce, dolce e pacato che era solito assumere quando le parlava, bisbigliò alzandosi in piedi: - Se qualcosa si potesse fare pur di riaverlo … Elizabeth …
- Tu la faresti? – irruppe Tia Dalma spiazzandolo con quella domanda che suonava inopportuna, per poi puntare il suo sguardo indecifrabile e indagatore su Elizabeth: - E tu che faresti? – la esortò aspettando una risposta, una reazione.
Poiché nessuno dei due giovani aveva accolto la sua provocazione, alzò il tono, interpellando gli altri pirati che erano lì: – Che cosa sarebbe disposto a fare ognuno di voi? Fareste vela ai confini del mondo e ben oltre, pur di riavere il brillante Jack e la sua preziosa Perla? – aggiunse sorridendo compiacente, cosa che gettò ancora di più nel dubbio i presenti.
Fu mastro Gibbs il primo a dare la sua risposta: - Sì! – asserì deciso, mettendosi in luce. Lo seguirono uno dopo l’altro Ragetti, Pintel e Cotton, che diede il suo assenso tramite il fido pappagallo.
Tia Dalma tornò allora ai due fidanzati dai quali non aveva ancora ricevuto alcuna asserzione.
- Sì – parlò Elizabeth con un filo di voce, accompagnandolo con un cenno del capo. Will, che aveva aspettato fosse lei a pronunciarsi per prima, a quel punto espresse anche lui, se pure con rammarico e poca convinzione, il suo sì.
- D’accordo! – concluse quindi la sacerdotessa sempre con il sorriso – Ma se dovrete sfidare le infestate e arcane coste dei confini della terra, allora vi occorrerà un capitano, uno che conosca bene quelle acque – e così dicendo volse lo sguardo verso delle scale che conducevano ad un piano superiore, non notate prima dai pirati, che ora, uno dopo l’altro copiarono l’enigmatica donna.
Tutti si radunarono proprio alla base degli scalini e udirono dei passi di qualcuno che stava scendendo: dapprima videro soltanto degli stivali consunti ma, poco a poco, l’ignota figura si mostrò del tutto.
Un’espressione di stupore misto a paura si stampò sui loro volti: era un antico nemico che tutti credevano passato a miglior vita, il Capitano Barbossa. Accompagnato dalla sua affezionata scimmietta abbarbicata sulla spalla sinistra, il redivivo pirata, come fosse inconsapevole delle sconvolte emozioni che aveva suscitato nei presenti, li incitò: - Orsù, ditemi: che ne è stato della mia nave? – e ridendo fieramente diede un morso ad una succosa mela verde, segno tangibile della ritrovata corporeità.
- C … capitan Barbossa?! – esclamò timoroso Pintel.
- Siete proprio voi? Come avete fatto a fuggire? Noi siamo stati tutti catturati – aggiunse piagnucolando Ragetti.
- Siamo finiti in prigione – ribatté corrucciato Pintel.
- Ma poi siamo anche evasi – precisò compiaciuto il compare, indietreggiando mentre il Capitano si faceva strada in mezzo a loro, scrutandoli con una certa insistenza uno per uno.
- Non è fuggito … era morto! – li informò attonita Elizabeth, guardandolo dritto nelle pupille acuminate, non riuscendo a muoversi.
- Jack gli aveva sparato – precisò allibito Will, mantenendo gli occhi spalancati per l’incredulità.
- Aveva detto la verità – ribadì Gibbs con ammirazione, riferendosi all’amico scomparso.
- Già! E devo dire che è stato molto preciso: un solo colpo, dritto al cuore – tornò a parlare con il consueto sprezzo il redivivo Barbossa.
- Ma allora come fate a essere qui? – domandò con insistenza Pintel.
- Quando si hanno le giuste amicizie … - si limitò a rispondere sibillino quello, volgendo un sorriso riconoscente a Tia Dalma che lo ricambiò, stendendo le labbra scure.
- Voi signora … lo avete resuscitato? – azzardò ad interrogarla Ragetti.
- Si chiama voodoo – lo corresse seccata quella, allargando le braccia a indicare tutte le bizzarre ampolle e cianfrusaglie che infestavano la sua baracca.
- Basta parlare di me! – urlò di colpo il Capitano, rosso d’irritazione – Vi avevo posto una domanda e nessuno ha ancora avuto il fegato di rispondermi! – si lamentò battendo il pugno su un tavolo.
I presenti si guardarono l’un l’altro, aspettando che qualcuno raccogliesse mostrasse l’intenzione di esaudire quella richiesta perentoria. Fu Will a prendere la parola: - La Perla Nera è stata trascinata negli abissi dal kraken – riferì con amarezza, inviando un rapido sguardo verso Elizabeth, che stava in piedi con i pugni serrati e le labbra tremanti – e con essa il suo capitano. Jack aveva la macchia nera – concluse con scabrezza.
Barbossa non si dimostrò molto sorpreso dalla rivelazione: - Ah, capisco, un debito non saldato, vista la fine che ha fatto – constatò sarcasticamente. – C’è un solo modo per poterlo recuperare: occorre raggiungere un mondo al di là di questo, lo scrigno.
- Lo scrigno?! – chiesero in coro Pintel, Ragetti e Gibbs, accendendosi di curiosità.
- È il luogo in cui vengono confinate le anime di coloro che non hanno saldato i loro debiti di sangue con Davy Jones – spiegò torvamente Tia Dalma.
- Ma come ci arriveremo? – domandò con curiosità Gibbs, al quale intrigavano le storie impregnate di risvolti sovrannaturali.
- Seguendo le indicazioni delle carte nautiche – rispose semplicemente Barbossa, instillando nuova speranza in quel mal assortita combriccola di marinai.
Non tutti però si sentirono confortati. Will, in particolare, aveva il sentore che si trattasse di un nuovo viaggio pericoloso che non escludeva la possibilità di un fallimento e non si sentiva del tutto pronto a rischiare la vita per un uomo che in fondo lo aveva soltanto ingannato ed era perfino riuscito a derubarlo dell’unico tesoro che aveva: l’amore di Elizabeth.
Capitan Barbossa aveva notato che in quel ragazzo qualcosa fosse cambiato da quando lo aveva conosciuto, ma non poteva mettersi a discutere, lo credeva l’unico capace di aiutarlo validamente fra quelli rimasti. Fu perciò che gli si rivolse diretto: - Dal vostro sguardo intuisco una certa perplessità, mastro Turner! Sono ancora molte le cose che non conoscete di questo mondo, ma sono sicuro che avrete modo di apprenderne qualcuna nel lungo viaggio che ci aspetta da qui a Singapore.
- Singapore? – esclamò stupita Elizabeth.
- Sì, miss, è lì che dovremo andare. Suddette carte sono infatti custodite in un tempio antico e appartengono a Capitan Sao Feng, un mio vecchio amico – la informò sogghignando.
- Sembra tutto troppo facile! – bisbigliò Pintel a Ragetti, guadagnandosi un’occhiataccia del veterano capitano.
- Capitan Barbossa c’è un’altra cosa che dovete sapere – lo interruppe Turner, richiamando la sua attenzione prima che rimproverasse i due – Jack Sparrow ha tentato di annullare il suo debito mettendosi alla ricerca del forziere di Davy Jones e minacciando di ucciderlo.
- Bé è tipico di Jack fuggire le responsabilità. Ma immagino che questa volta non ci sia riuscito – attestò quello con la consueta dissacrante ironia.
- Effettivamente noi lo avevamo trovato – iniziò Elizabeth, messa da parte l’aria di rassegnazione – ma poi è stata un’altra persona ad impossessarsene: James Norrington.
- Non ho l’onore di conoscerlo – ribatté Barbossa incuriosito e sospettoso.
- Lavora per la Compagnia delle Indie Orientali – gli fece sapere Will con stizza.
- La Compagnia era sulle tracce del forziere ancora prima di noi: mira al controllo del mare e con l’Olandese Volante al suo servizio è molto probabile che l’otterrà – riconobbe con rabbia Gibbs.
Barbossa ebbe uno scatto di collera: - Pezzo di idioti! E che cosa aspettavate a dirmelo?!
- Questo cambia qualcosa? – chiese timidamente Ragetti.
- Non del tutto in verità – affermò il redivivo pirata, mettendosi a camminare nervosamente avanti e indietro – Vuol dire solo che la nostra missione sarà duplice.
- Perché? – esclamò Pintel, facendosi portavoce dei dubbi degli altri.
Tutti pendevano dalle labbra di Barbossa che esitava a esprimersi, aumentando la loro apprensione.
- Considerando la situazione che si è instaurata, bisognerà convocare un nuovo Consiglio della Fratellanza e per farlo occorrerà la presenza di tutti e nove i pirati nobili – decretò stentoreo, lanciando un’occhiata furtiva alla fattucchiera.
Soltanto Gibbs ed Elizabeth afferrarono il senso delle sue parole, al che Will domandò alla fidanzata, che gli pareva particolarmente informata su questo genere di argomenti: - Che cos’è il Consiglio della Fratellanza?
- È un’assemblea generale cui prendono parte tutti i pirati del mondo attraverso i loro rappresentanti, i pirati nobili, e viene riunita quando bisogna discutere dei problemi riguardanti la sorte della pirateria stessa – illustrò la ragazza con straordinaria sicurezza.
- Vedo che siete ben informata, Miss, i miei complimenti – esclamò il Capitano, realmente sorpreso dalle sue conoscenze – Ma dato che stabiliremo un rapporto di collaborazione, mi farebbe piacere conoscere il vostro nome, quello vero naturalmente – le si rivolse poi con tono affabile.
La ragazza accennò un sorriso e poi gli rivelò nome, cognome e provenienza, sotto lo sguardo contrariato di Will che non riusciva a decifrare la strana intesa creatasi tra i due, un tempo nemici giurati. Ma un attimo dopo si dette dello stupido: ormai erano tutti dei fuorilegge e gli uomini come Barbossa erano gli unici cui potevano rivolgersi. Perciò accantonò le sue vacue riflessioni e si apprestò ad ascoltare quali sarebbero state le prossime mosse stabilite dal Capitano, sebbene non trascurò la possibilità di poter tentare di agire per conto suo.
- A questo punto devo rivelarvelo – cominciò con serietà Barbossa – Jack Sparrow era uno dei pirati nobili. Questo significa che la sua presenza è indispensabile per riunire il consiglio, a meno che lui non abbia lasciato a qualcuno il suo pezzo da otto …
Tutti si guardarono con aria interrogativa, poi si rivolsero ad Elizabeth che era stata l’ultima ad aver visto il Capitano, ma questa rispose un secco no che non nascondeva un certo imbarazzo.
Hector sbuffò: non aveva certo voglia di salvare l’antico odiato rivale, ma la situazione lo costringeva ad un forzato atto di eroismo. In ciò i suoi pensieri coincidevano perfettamente con quelli di Will. Entrambi, inoltre, avevano uno scopo nascosto nel volersi cimentare in quel recupero: il giovane Turner sperava di ottenere il controllo della Perla Nera e quindi di poter sfidare nuovamente Davy Jones e ucciderlo per salvare suo padre dall’eterna dannazione; Capitan Barbossa sapeva che solo liberando la dea del mare dalla sua prigione corporea avrebbe avuto la speranza di restare tra i vivi.
Per tutti e due, quindi, Jack costitutiva un prezioso strumento ma anche un ostacolo: Will non aveva idea di come avrebbe reagito una volta avutolo di nuovo davanti, dopo quello che era successo tra lui ed Elizabeth; Barbossa non avrebbe avuto scrupoli ad ucciderlo, ma prima doveva sapere quale fosse il suo pezzo da otto, cosa che si prospettava non facile data l’estrema abilità del pirata nell’ingannare impunemente i suoi avversari.
Mentre era calato di nuovo un silenzio di attesa ritmato solo dal ticchettio delle unghie del Capitano sul legno consunto della tavola, Elizabeth studiava il suo fidanzato con angoscia: aveva una strana espressione sul viso, dura e nervosa, e i suoi occhi scuri erano fissi alla lama del pugnale di suo padre che continuava a roteare tra le mani, assorto in chissà quali pensieri che lei non voleva o non sapeva decifrare, nonostante credeva di conoscerlo molto bene.
Tia Dalma, che si era allontanata da qualche minuto, rifugiandosi nel retro dell'abitazione, ricomparve, non sentita, a rompere quella tensione: - Mentre il caro capitano progetta quel che dovrà essere, immagino che qualcuno di voi senta il bisogno di ristorarsi – parlò volgendo lo sguardo ad Elizabeth, che però non la notò poiché si era fermata davanti ad una finestra affacciata sul fiume.
- Vi ringrazio, signora! In effetti abbiamo una fame! - proruppe con una grassa risata Pintel.
- Credo che si stesse rivolgendo a Miss Swann – lo ammonì sottovoce Gibbs.
Fu direttamente la padrona di casa ad avvicinarsi alla ragazza e, poggiandole una mano sulla spalla: - Venite con me, credo che sentiate il bisogno di cambiarvi e riposare un po' – la convinse a seguirla con tono gentile.
Elizabeth tentennò perché voleva ascoltare quello che avrebbe detto Barbossa, ma poi decise di accettare, riconoscendo che aveva davvero bisogno di un po' di ristoro perché sentiva la testa scoppiarle e tutte le membra indolenzite. La sacerdotessa la guidò nel retro del capanno, dove, con sua sorpresa, la giovane notò una vasca da bagno già colma d'acqua calda e sali profumati la cui essenza risaliva insieme al vapore. Nella stessa stanza c'erano anche un letto e un armadio con le ante aperte, in cui erano appesi diversi vestiti dalle fogge e dai colori piuttosto insoliti.
- Potete rimanere qui, se volete, e usare tutto ciò che trovate. Nessuno entrerà e così avrete modo di riflettere da sola sul vostro destino – mormorò poco dopo Tia Dalma e così dicendo si congedò, chiudendo la porta.
Elizabeth era rimasta un po' turbata sia dall'ambiente sia dalle parole enigmatiche della donna. Si sedette sul letto dalla struttura in legno rossiccio modellata con motivi marini; cominciò a togliersi i vestiti ancora un po' umidi ed entrò nella vasca cercando di mettere da parte le preoccupazioni della giornata ...


- Dobbiamo trovare un passaggio per Singapore. Proveremo a raggiungere Tortuga e da lì ci faremo indicare quali navi fanno rotta in Oriente – stabilì con consumata oculatezza Barbossa.
- Navi della Compagnia delle Indie Orientali – suggerì di rimando Gibbs.
- Non possiamo muoverci troppo liberamente, visto che siamo tutti condannati al capestro! - esternò Will, che non si fidava troppo dell’incredibile incoscienza di quei pirati.
- Proprio per questo, mastro Turner, ci muoveremo su navi della Compagnia. Se l'Olandese Volante è nelle loro mani, le prime navi a correre rischi nel navigare verso Oriente sono proprio quelle dei pirati – spiegò velocemente Barbossa, sicuro di non poter essere contraddetto.
- Ma il mare è grande, capitano! - buttò lì Pintel, mettendo invece in dubbio il suo proposito.
Ragetti non mancò di appoggiarlo: - Ha ragione, ed è più facile che ci scoprano a bordo di una nave della Compagnia che a bordo di navi pirata!
- Per una volta sono d'accordo con loro due – ammise a malincuore Will e anche Gibbs, pur temendo di inimicarsi un uomo della sua risma, annuì.
Al che Barbossa restò indispettito: aveva forse perduto il suo carisma di Capitano o quelli davanti a lui erano gli uomini più permalosi e malfidati che avesse mai incontrato?
- A spasso sull'asse! – gracchiò quasi in spregio il pappagallo di Cotton, mentre il suo padrone si era appisolato su una sedia.
- Ci sarebbe un’altra opzione, ma dovete tener conto che non possiamo sapere quale situazione troveremo – ritentò di guadagnarsi il loro benestare il redivivo pirata. Al suo piglio intraprendente tutti quanti si misero sull'attenti – Sbarcheremo a Maracaibo e da lì proseguiremo via terra fino all'Oceano Pacifico, coprendo il resto del viaggio a bordo di qualche mercantile diretto per l'Oriente che magari parta da Panama. In questo modo sfuggiremo al controllo della Compagnia, che certamente provvederà in primo luogo a liberare il mare dei Caraibi dalla piaga della pirateria. Che ne pensate?
Appena il suono delle sua ultima frase si spense, gli parve di riuscire a sentire i pensieri degli interlocutori vorticare.
- Io penso che sono troppo stanco per pensare – esordì tuttavia Pintel, mentre Ragetti lo appoggiò sbadigliando e irritando così il Capitano.
- Faremo quello che dite voi! – acconsentì spicciamente Will – In fondo siete quello che ha maggiore esperienza. Io sono solo un fabbro, sapete – aggiunse seccato, conficcando il pugnale sul tavolo con una grinta che piacque a Barbossa nonostante lo avesse al tempo stesso un po' inquietato. Avrebbe dovuto guardarsi le spalle da quel ragazzo: era più pirata di quanto non credesse!
- E sia! - disse Gibbs alzando il pugno per aria.
- Partiremo domattina all'alba – decretò allora Barbossa.
   
 
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