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Autore: lagunablu    22/02/2015    4 recensioni
Unima. Sono passati tre anni da quando il team Plasma è stato battuto, ma ora una grave minaccia incombe sulla regione e rischia di sconvolgere da vicino la vita di una nuova Touko. La ragazza questa volta non è sicura di potercela fare, o per lo meno non da sola.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: N, Touko, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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          Ali di cenere

Nel cielo azzurro era ben visibile una cortina di fumo che imponente e spaventosa si innalzava quasi a voler raggiungere il sole.
Non appena Touko la vide fu tentata di fermarsi e fare retromarcia, ma poi ricordò l’avvenimento di Spiraria così spronò Charizard ad accelerare.
Uno stormo di Pidove volava in direzione contraria puntando dritto verso di lei cosicché, per schivarli, la traiettoria del Pokémon cambiò bruscamente, innalzandosi e dando alla brunetta la visuale intera della città.
Con orrore la ragazza vide i tetti bruciare, le case crollare e la piazza della cittadina divenire un luogo di riparo, l’unico per l’appunto.
Anche il laboratorio della Professoressa Aralia stava andando a fuoco e affaccendati Scienziati in camice da lavoro entravano e uscivano dall’edificio in fiamme salvando il salvabile. I bambini urlavano spaventati mentre l’aria intorno a Soffiolieve si faceva sempre più irrespirabile e tossica, pregna di quella caligine che sarebbe diventata a lungo termine mortale.
La ragazza osservò attentamente gli alberi attorno prendere fuoco, incapaci di difendersi e udì lontane l’eco dei Pokémon che lì vivevano. Il vento portava lamenti, grida e morte, lei provava le stesse sensazioni che aveva sentito lei nel suo incubo.
Touko squadrò la piazza dove tutta la gente convergeva e si accorse subito del grande errore. L’uscita dalla città era bloccata dalle fiamme e tutti i cittadini avrebbero fatto la fine dei topi, sarebbero morti soffocati o inghiottiti dalle fiamme che impietose non volevano fermarsi.
La brunetta incoraggiò Charizard ad atterrare proprio al centro della cittadina e una volta a terra fu accolta da sguardi preoccupati e risentiti. I bambini tenevano salde le mani in quelle dei genitori mentre si coprivano le bocche con fazzoletti e mascherine di fortuna.
A fatica Touko smontò dal Pokémon che quieto la seguì tra tutta quella gente disperata. La ragazza poteva capire il perché dei loro stati d’animo, stavano vedendo la loro città cadere al cospetto di un irrefrenabile incendio e stavano perdendo tutto ciò che possedevano. Poi notò incerta che nessuno faceva alcunché, si fissavano smarriti ma non provavano a reagire alla disgrazia.
Che stava succedendo?
La ragazza raggiunse l’appostamento dove un quartetto di Ranger prestava soccorso ai casi più gravi. Era dunque quel misero aiuto che dava la regione per una cittadina ormai spacciata?
I ragazzi, che erano tutti molto giovani e inesperti, le fecero un leggero cenno di saluto e uno le indicò un punto poco più avanti dove Touko scorse, a metà tra lo stupito e il grato, la figura di Red, intenta a dare ordini al suo Poliwrath che colpiva con Pistolacqua le fiamme di una abitazione.
Non sapeva il motivo che aveva spinto il ragazzo a venire fin lì ma gli era comunque molto riconoscente, un aiuto in più le avrebbe sicuramente fatto comodo visto lo scarso equipaggiamento dei Ranger.
Non ebbe nemmeno il tempo di avvicinarsi che lui si voltò nella sua direzione sgranando gli occhi e stringendo i pungi.
«E tu che ci fai qui?» il suo tono era del tutto contrariato.
«Sono venuta a dare una mano».
«Con quella gamba sei solo  d’intralcio…».
«Gentile come sempre, ma non desisterò».
«Apprezzo il tuo gesto, ora però sloggia!».
«Mi scuso mister simpatia, ti ricordo che rimango la Campionessa!» pronunciare quelle parole gli era di enorme sforzo.
«E io ti ricordo che ti ho battuto, ora vattene!».
«No!».
La ragazza aveva alzato così tanto la voce che persino Red si era bloccato stranito e ora la fissava negli occhi, come a volerle leggere dentro, cosa che la infastidiva parecchio.
A volte quel tipo la inquietava.
«Come hai detto?» ora il suo tono sembrava divertito.
«No, non puoi decidere per me!».
«Mi sembra la stessa conversazione che tu hai tenuto con N…».
«Non cred… Ehi!» la brunetta si animò maggiormente «Come fai a saperlo tu?».
«Racconti vari» fece allusivo lui mandandola ulteriormente in bestia.
«Ascolta non me ne frega nulla di ciò che pensi, io ora darò una mano!».
«Testarda come sempre vedo, forse non sei cambiata in fondo» sorrise il ragazzo passandosi una mano trai capelli.
Oh, Touko glieli avrebbe strappati volentieri, uno ad uno, quei capelli, la sua presenza la irritava alquanto. Però ora avrebbe dovuto collaborare con lui, volente o nolente.
Un colpo di tosse la riportò alla realtà mentre uno dei Ranger la guardava allusivo: stavano solo perdendo tempo. La priorità era aiutare tutta quella gente, non certo ingaggiare una lotta contro il fatidico Red di Biancavilla e di questo entrambi i Campioni ne erano consapevoli.
«Da quanto è scoppiato l’incendio?» fece seria la brunetta.
«Circa un’ora» le rispose prontamente uno dei quattro Ranger, quello che sembrava il più preparato.
«Come? Non è possibile si sia espanso così tanto in poco tempo!».
«Lo so, dobbiamo ancora chiarire molte cose…».
«Già, come ad esempio il colpevole» puntualizzò Red «Non credo affatto sia stato un incidente».
Seppur già prima ne aveva il dubbio, quella costatazione colpì profondamente Touko che divenne consapevole del dramma che si stava manifestando. Non solo il pensiero dell’esistenza di qualcuno così sadico da volere tutto ciò, ma anche il netto presentimento che i Plasma fossero gli architetti anche quella volta. Quale astruso piano potevano aver in mente?
«C’è una cosa che non mi è del tutto chiara» la brunetta pensò ad alta voce.
«Parla!» la esortò uno dei Ranger.
«Gli abitanti di Soffiolieve, per quanto ne so  tutti possiedono un Pokémon…».
«Ti stai chiedendo perché non provano a spegnere le fiamme?» il tono ilare di Red la distasse dalle sue congiunture mentali.
«Ne sai qualcosa per caso?».
«Beh, mea culpa».
«Spiegati, e in fretta!».
Nonostante il tono della brunetta fosse prepotente e al ragazzo non piacessero molto gli ordini, egli fu obbligato a rispondere, in parte spinto dalla sua coscienza e in parte spronato dalla situazione.
«Ecco, due giorni fa circa in questa cittadina sono stati sequestrati alcuni Pokémon dal Team Plasma e…».
«Fammi indovinare: erano tutti tipi Acqua» la voce piatta di Touko lo soprese.
«Brava, hai passato l’esame!».
«Non ti è passato neanche per l’anticamera del cervello di avvisarmi!».
«Beh, non eri nelle tue migliori condizioni…».
«Se potete smetterla di battibeccare!» fu il più giovane dei Ranger ad intromettersi «Oh, io sono Ben».
«Bene Ben, fatti gli affar…».
«Si, hai ragione» Red riprese la sua solita calma interrompendo una Touko furiosa.
La ragazza convenne che era il caso di calmarsi, in quelle condizioni non poteva permettersi di peggiorare ulteriormente la situazione, già drammatica di suo, così si portò le mani alle tempie e respirò a fondo. Avrebbe ripreso chi di dovere dopo, ora doveva solo rimanere concentrata e tutto sarebbe andato per il meglio
«Quindi rimaniamo solo tu col tuo Poliwrath, io con Samurott e voi quattro».
Tutti annuirono e lei si sentì perlomeno sollevata, questa volta non era sola, loro l’avrebbero aiutata e magari ce l’avrebbero anche fatta. Ora non restava che portare fuori di lì tutti gli abitanti, domare le fiamme e il gioco era fatto. Fortunatamente l’ammontare delle persone non era un numero spropositato, Soffiolieve era sempre stata una placida e disabitata cittadina, cosa che avrebbe reso il loro compito più semplice.
Touko chiamò fuori dalla Ball Zekrom, il quale ruggendo si mise al centro della piazza in attesa di ordini.
«Se avessi Unfezant potremmo fare anche prima» rifletté brunetta mentre anche Samurott usciva pronto a dare manforte.
«Non pensarci ora» nonostante Red sembrasse severo la ragazza aveva captato nella sua frase un moto di gentilezza nei suoi confronti e se ne stupì.
Poi si concentrò sulla situazione e a larghe, seppur dolorose, falcate raggiunse il Leggendario, il quale stava incutendo non poco timore alla gente e, dopo avergli posato caldamente una mano nel ventre, gli rivolse un sorriso fiduciosa spronandolo a seguirla.
La gente guardava rapita quella singolare coppia mal assortita avviarsi verso il punto dove erano riuniti i feriti, mentre la ragazza notava inoltre che la popolazione che occupava la piazzetta era stata ben sfoltita da probabili perdite e  immediatamente il suo stomaco si chiuse al pensiero dei cadaveri che potevano giacere dentro quelle abitazioni logorate dal fuoco.
«Ascoltatemi tutti» esordì cercando di darsi un tono «Possiamo aiutarvi se mantenete la calma!».
Al solo udire quella frase la buona gente di Soffiolieve iniziò a protestare vistosamente, chi in preda al panico, chi per un attacco di nervi.
«Come farete?».
«La Campionessa ne sarà in grado?».
«Non prendeteci in giro, moriremo come topi!».
«Vattene illusa!».
Tutte quelle voci si sovrapposero nella mente di Touko che metabolizzò i loro significati uno ad uno restando senza parole di fronte ad una simile reazione. Come avrebbe fatto a domare quella folla inferocita, lei che non riusciva ad imporsi neanche a se stessa?
Un colpo di tosse la fece irrigidire mentre si portava una mano al petto, squassato da qualche spasmo. Avrebbe dovuto usare un fazzoletto con tutto quel fumo che c’era in città, ma non ci aveva minimamente fatto caso e ora c’erano cose più importanti a cui pensare.
Improvvisamente Red si fece largo tra la folla e raggiungendola la guardò divertito, beccandosi di rimando uno sguardo inceneritore.
«So che la mia… collega non è brava a farsi ascoltare ma vi conviene seguire ciò che dice se volete uscire vivi da questo inferno».
Bastarono queste semplici parole, dette con un irreale distaccamento e indifferenza a suscitare l’attenzione tra il pubblico che si mise in ascolto, ubbidiente. Touko però tossì ancora così fu il ragazzo a spiegare le procedure.
«Mentre noi cercheremo di domare le fiamme voi fuggirete dalla città con Zekrom» disse indicando il Leggendario «E Aerodactyl» finì facendo uscire il Pokémon dalla Ball.
«Nel mentre noi cercheremo di fare il possibile, ricordatevi di mantenere la calma e una volta fuori cercate in tutti i modi di avvisare l’agente Bellocchio o Nardo. Questo è tutto!».
La gente iniziò a mormorare ma diligente si mise in fila attendendo di essere portata in salvo. Touko ne fu stupita ma decise di passare all’azione e si incamminò lentamente, con l’ausilio della sua fidata stampella, per raggiungere Samurott.
«Io voglio provare a salvare qualcuno bloccato nelle abitazioni» urlò a Red mentre zoppicava.
«Non pensarci nemmeno, in quelle condizioni è già tanto che ti lasci rimanere qui. E mettiti qualcosa per non respirare questo schifo di aria!» la sgridò lui avvicinandosi, il suo fazzoletto a coprirgli la bocca.
«Si, come no…» lo liquidò lei lasciando cadere a terra quello che lui le stava offrendo.
Non capiva perché facesse così ma aveva bisogno di rendersi utile, di sentirsi un’eroina per un giorno, non l’incapace che impediva i soccorsi. Lei era così: suscettibile e tremendamente instabile, controversa ma con buon cuore. Ergo una persona complessa con cui relazionarsi.
«Touko!».
Era una voce che conosceva quella che l’aveva chiamata ma non riusciva a ricordarsi a chi appartenesse. Passò in rassegna i visi delle persone con cui aveva avuto contatti lì a Soffiolieve ma la sua memoria la tradì.
«Che gioia vederti, anche se in questa situazione precaria» quando l’uomo la raggiunse la brunetta lo riconobbe come il padre di Belle e si schiaffeggiò mentalmente per la mancanza.
«Signore, si sbrighi a raggiungere i Ranger che l’aiuteranno a salire» lo spronò lei coscienziosa.
«Ti ringrazio per il pensiero Touko ma tu non dovresti pensare ad altro?».
Di fronte allo sguardo perso della ragazza l’uomo si crucciò, seguito a ruota dai quattro Ranger che si bloccarono di colpo. Egli si accorse di aver detto troppo e fece per allontanarsi ma la brunetta gli bloccò il braccio.
«Cosa devo sapere?».
Un irreale silenzio cadde solo per un secondo seguito poi dai balbettii di Ben che le si avvicinava cautamente.
«Mi dispiace, ci dispiace».
Ormai la Campionessa aveva le orecchie protese, desiderosa di sapere cosa dovesse esserle detto con così tanta difficolta e segretezza ma tuttavia era impaurita visto il tono lugubre usato dal Ranger.
Ed infatti egli con voce grave le riferì la notizia che la ragazza non avrebbe mai creduto di sentire.
«Tua madre Touko, lei è ancora dispersa».

 
Una nuvoletta di fumo usci dalla bocca piegata all’ingiù di Bellocchio che stancamente stava stravaccato sopra la sua sedia girevole, tra le labbra una sigaretta ormai consumata. Il suo studio era pian piano diventato la sua casa visto che lì passava la maggior parte del tempo, anche solo per starsene da solo, ma stavolta aveva una reale motivazione per rimanere lì in attesa.
Poco prima aveva contattato Red di Biancavilla e l’aveva informato dell’incendio a Soffiolieve mentre il ragazzo gli aveva fatto prendere appuntamento con Camilla, Campionessa della regione di Sinnoh per chiarire i fatti avvenuti a Spiraria. Per i suoi standard quindi quel giorno aveva  un gran da fare.
Annoiato ripose la sigaretta nel portacenere e si alzò dalla sedia per sgranchirsi le gambe indolenzite, chiedendosi quando la fatiscente bionda sarebbe arrivata. “Poco professionale” pensò tra sé, mettendo in riga le tre penne sopra la scrivania.
Poi finalmente qualcuno bussò e Bellocchio si fiondò emozionato ad aprire la porta, trovandosi davanti non solo Camilla ma anche la Professoressa Aralia, vestita con il solito camice e con due occhiaie violacee che le conferivano un aspetto pericoloso.
«Alla buon’ora!» esclamò fingendosi risentito il detective.
«Aralia ha insistito per assistere alla deposizione…» anche la bionda sembrava oltremodo stanca.
«Bene, allora iniziamo subito. Dovresti raccontarmi cos’è successo a Spiraria quel fatidico giorno».
“Perdere tempo non è tra le opzioni” pensò Camilla prendendo lentamente posto in una sedia di fronte alla scrivania di Bellocchio, il quale si stava sedendo per prendere appunti. Aralia rimase in piedi e drizzò il capo, prestando molta attenzione alla conversazione.
«Ero uscita per fare una passeggiata in riva al mare quando mi sono allontanata un po’ troppo ed ho sentito un’esplosione. Sono corsa indietro e ho trovato quei bastardi del Team Plasma che terrorizzavano la gente e distruggevano ogni cosa».
Il racconto filava veloce quanto la penna del detective sul foglio. Odiava le deposizioni ma secondo Red quel giorno era successo qualcosa degno di nota perciò lo aveva incaricato di indagare più a fondo. Certamente potevano fidarsi del campione di Kanto, lui era una figura di tutto rispetto.
«Poi che è successo?» la incalzò Bellocchio desideroso di finire al più presto.
«Beh mi sono messa a lottare con la mia squadra e…» la voce di Camilla si incrinò «Poi non ricordo più nulla…»
La penna del detective si fermò d’innanzi ad una simile affermazione. Come si poteva fare una deposizione se la ragazza non ricordava ciò che era successo?
«Non ti viene in mente niente?» era stata Aralia questa volta a prendere la parola con una freddezza che l’uomo non si sarebbe mai aspettato.
«No, so solo che un minuto dopo i miei Pokémon erano scomparsi».
Più Bellocchio ascoltava e più ci ragionava su, più ne capiva sempre meno. Comprendeva la fatica della donna nel ricordarsi un simile evento però se dovevano risolvere il caso allora avrebbero dovuto avere per le mani maggiori informazioni. Così di certo non si poteva lavorare.
«Credo che questo possa essere utile…» mormorò Aralia dando voce ai suoi pensieri.
«Ti andrebbe di spiegare anche a noi qualcosa?».
«Certo, quando avrò qualcosa da dire» rispose lei maliziosa prendendo la valigetta con la quale era arrivata «Ora vado Camilla, grazie per la collaborazione».
Con una velocità stupefacente uscì lasciando i due appesi tra mille domande senza risposta. Il detective batté violentemente il pugno sul tavolo, facendo traballare pericolosamente la tazza di caffè vicino al plico di fogli. Poi si alzò con una nuova determinazione in petto e prese al volo il suo immancabile impermeabile.
«Dove vai?» lo raggiunse la voce di Camilla.
«A cercare risposte!».
Detto questo uscì lasciando la Campionessa da sola.

 

«Da quanto lo sapevate…?» la voce di Touko era poco più di un sussurro.
«Come?» il Ranger aveva un’aria colpevole.
«Da quanto sapevate che mia madre è ancora dispersa?».
«Beh noi non ne eravamo sicuri…».
«Rispondimi!» il tono più che alterato della ragazza non ammetteva repliche.
«Calmati Campionessa» si insinuò Red crucciato.
«Ne eri a conoscenza anche tu?».
«Ad essere sincero no ma…» il corvino non fece in tempo a finire che la brunetta si stava già allontanando.
Zoppicava tra le varie strade della cittadina tremante di rabbia e completamente nel panico. Se sua madre fosse morta lei non se lo sarebbe mai perdonata, quindi ora non poteva far altro che portarla in salvo. Fece mente locale, ripensando a quale via prendere quando sentì una mano bloccarle il polso.
«Tu sei impazzita?» questa era l’inconfondibile voce di Red.
«Preoccupato?».
«Sì, con quella gamba non andrai lontano!».
«E a te importa perché…?».
«Perché per Unima sei importante, senza di te il Team Plasma prenderebbe il sopravvento…».
«Non morirò lo giuro!» esclamò lei con la mente ancora ferma dall’affermazione del ragazzo.
«Sarà meglio per te…».
«Ora posso andare?».
Red parve fermarsi un secondo e Touko lo vide scuotere la testa rassegnato.
«Stai attenta cocciuta!».
Detto ciò le lasciò il polso e le fece cenno di andare mentre la ragazza chiamava a sé Samurott che sicuramente le avrebbe fatto comodo.
Camminò più velocemente possibile per gli standard della sua gamba ma si bloccò appena arrivò dinnanzi alla sua vecchia casa. La villetta era completamente a fuoco e ogni secondo che passava sembrava venir sempre più inghiottita dalle fiamme. Se c’era ancora anima viva lì dentro sarebbe stata dura trovarla.
Un’altra raffica di tosse la scosse mentre si apprestava ad ordinare un Idropompa diretto verso la porta che venne scardinata in una batter d’occhio.
La ragazza allora entrò a fatica e venne subito investita da un calore infernale che la fece traballare. Come avrebbe potuto farsi strada tra quelle macerie che lentamente stavano bruciando? Tutto l’intero mobilio era in fiamme, le poltrone ormai erano ridotte in cenere e i vecchi quadri non esistevano più.
Diede una veloce occhiata alle scale, anche queste a fuoco, e ordinò un altro Idropompa più leggero per riuscire a passarci sopra senza però farle crollare. Con un mezzo miracolo e la gamba sempre più paralizzata arrivò al pianerottolo ed entrò immediatamente nella stanza di sua madre, certa di trovarla lì. Sorprendentemente però al suo interno non c’era nulla senonché  altre fiamme  che inarrestabili divoravano l’ambiente. Percorse così il corridoio, portandosi una mano alla bocca per non perdere i sensi a causa del fumo e calore, quando arrivò davanti alla porta della sua vecchia stanza. Essa pareva l’unica a non essere ancora stata presa d’assalto dall’incendio perciò la brunetta prese coraggio e ci si catapultò dentro.
All’interno, seduta su un letto rifatto di lenzuola pulite, stava sua madre, la persona per cui ora stava lottando contro la morte. Fissava catatonica la grande finestra che dava sulla porta della città, anch’essa in fiamme e distrutta mentre tra le mani stringeva delle foto di Touko da piccola.
Il suo volto era inespressivo ma più rugoso di quanto lei ricordasse, i capelli, raccolti in una crocchia disordinata, erano cosparsi di fili argentati e il fisico sembrava più fragile che in  passato. La brunetta si pentì di non aver passato più tempo in sua compagnia, distratta com’era dalla  nuova vita in cui era piombata.
Richiamò Samurott nella Ball e le si avvicinò spaventata e titubante ma anche contenta che fosse ancora viva.
«Mamma…» bisbigliò sfiorandole la spalla ma quella rimase inespressiva, gli occhi pieni di rassegnazione sempre fissi sulla finestra.
«Mamma!» questa volta Touko urlò scuotendole le spalle finche la donna parve riprendere coscienza di sé.
«Cosa ci fai tu…».
«Sono venuta a salvarti mamma».
Il tono di entrambe era tremante e spaventato, eppure in quel momento madre e figlia si ricongiunsero con un abbraccio pieno di paura e affetto, volenterose di sostenersi l’un l’altra.
«Andiamo forza!» la spronò la ragazza con una lacrima che le rigava la guancia.
La donna però scosse la testa stringendo maggiormente a sé il plico di foto.
Touko capiva che la donna non volesse allontanarsi da quel posto, la sua unica e vera casa, residenza di tanti bei ricordi e momenti passati assieme. Lasciarla era come abbandonare una fetta di vita, forse la più felice, e sua madre non ne era in grado. Troppo tempo aveva trascorso lì, aspettando che sua figlia arrivasse per prenderla per riallacciare i rapporti, troppi tramonti aveva perso credendo di vederla attraversare quella famigerata porta all’entrata della città, troppe lacrime aveva versato chiedendosi il motivo della sua mancanza, senza mai ricevere risposta.
Ora tutto quello le appariva come un sogno, sua figlia non era realmente lì, doveva farsene una ragione.
«Mamma ti prego!» però la voce sembrava così simile a quella di Touko.
«Ero solo venuta a prendere queste, non volevo il fuoco le bruciasse…» il suo tono, i suoi pensieri erano altrove.
«Si, porteremo in salvo anche le fotografie, te lo giuro!».
La donna la guardò un’altra volta e si convinse che quello che stava vivendo non era un sogno così tremante si alzò. La ragazza interpretò quel gesto come un segnale positivo così prendendo per mano sua madre si incamminò verso l’uscita preparandosi a passare per il corridoio infernale. Arrivata all’altezza della porta però sentì un forte boato proveniente dall’esterno mentre una gigantesca ombra oscurava la grande finestra.
Touko fece in tempo a girarsi nella direzione da dove proveniva il rumore che una potente vampata irruppe all’interno, frantumando la finestra e appiccando il fuoco anche in quella stanza, che precedentemente pareva essere stata risparmiata.
Le due vennero sbalzate nel corridoio con forza e la mano della brunetta perse la presa con quella della donna mentre con violenza sbatteva la testa nel pavimento, proprio al centro del corridoio. Si impose di aprire velocemente gli occhi ma quello che vide fu solo il denso fumo nero che sostava in tutto l’ambiente rendendo l’aria irrespirabile e la vista inesistente, cosa che avrebbe complicato maggiormente il ritrovamento di sua madre e la loro possibile uscita da quell’inferno.
La brunetta si mise a carponi tossendo ripetutamente mentre faceva il quadro della situazione: se non si fosse data una mossa non sarebbero mai riuscite a salvarsi. Si controllò il braccio da dove proveniva uno strano fastidio e notò con stupore che era lievemente ustionato, evidente conseguenza dell’attacco anonimo di prima. Si fece forza e gattonò poco più avanti, in direzione dei lamenti che man mano si facevano sempre più forti, e di colpo scorse il corpo di sua madre riverso a terra.
Con orrore vide il pezzo di vetro che, come una lama maledetta, era conficcato nel fianco della donna, osservò spaventata il fiume di sangue che copioso usciva dalla ferita e sentì nitidamente i singhiozzi che sua madre emetteva stancamente.
«No, non può essere…. No, no…» biascicava la ragazza ormai senza senno.
Non poteva finire così, tutti i suoi sforzi non sarebbero risultati vani, lei avrebbe portato sua madre fuori di lì. Per una volta avrebbe fatto la cosa giusta e sarebbe ritornata l’eroina che tutti acclamavano.
«Via…».
«Cos’hai detto mamma?».
«Vai via, salvati bambina mia…».
«No!».
Altre lacrime percorsero veloci le guance sporche di fuliggine della ragazza mentre sentiva il suo cuore frantumarsi come la finestra di poco prima.
«Io non ti posso lasciare qui!» cercò di dare determinazione alla sua voce mentre con immensa fatica sollevava il corpo di sua madre e lentamente, sentendo la ferita della gamba riaprirsi, zoppicava verso le scale.
«Ci salveremo…».
Una volta arrivate Samurott avrebbe spento l’incendio e loro si sarebbero salvate, solo a questo stava pensando Touko.
Fatti pochi passi però un altro rumore attirò la sua attenzione mentre i suoi occhi si focalizzavano inermi sulla trave lignea che, ardente, crollava portandosi dietro buona parte del soffitto, e, poco più avanti, altre due travi cedevano bloccando il passaggio per le scale. A causa dell’onda d’urto provocata le gambe della brunetta, già provate in precedenza, cedettero anche grazie peso che esercitava il corpo di sua madre, per nulla indifferente.
Nella caduta anche la Ball di Samurott le scivolò tra le mani, rotolando qualche metro più avanti, a ridosso delle fiamme. Ormai era finita, era chiaro che né lei né sua madre sarebbero riuscite ad alzarsi e a trarsi in salvo. Sarebbero morte lì, come martiri di un attacco non identificato e il Team Plasma l’avrebbe avuta vinta. Touko non riusciva più a pensare a nulla, decise così di abbandonarsi alla sorte che impietosa si faceva avanti da ormai troppo tempo.
Fu solo in  quel momento che la voce di Red la scosse mentre due forti braccia la tiravano su e, passando tra le fiamme, la portavano all’aperto, finalmente in salvo.
Vide il cielo ricoperto da quella caligine maledetta e si chiese se mai fosse ritornato a splendere come un tempo. Sentì Red che ripartiva dopo averla adagiata sul vialetto e stette sveglia finché non lo scorse uscire vivo con sua madre da quella casa ormai spacciata.
Sentì le voci dei soccorritori arrivare e pregò con tutta se stessa che quella donna, a cui teneva più di se stessa, riuscisse a sopravvivere, anche a costo della sua incolumità. Ora era solo stanca, aveva bisogno di cure e i suoi occhi lottavano per chiudersi in un sonno ristoratore.
Ma la sua mente era ancora attenta e, prima di cadere vittima dei gas soporiferi della mascherina che le veniva messa all’altezza delle vie respiratorie, sussurrò ad un Red preoccupato che le si era inginocchiato accanto poche semplici parole.
«Il Pokémon che ha attaccato…. Era Reshiram vero…?».
E fece in tempo ad udire il distinto e secco “si” del corvino prima di cadere tra le braccia della morfina.

 

 
La Cioccolateria di Guna

Lo so, lo so sono in ritardo di una settimana ma ho una motivazione a mio parere più che valida. Questo capitolo è il più lungo da me scritto ed ero pronta a pubblicarlo sabato scorso quando il mio computer ha deciso di cancellarmi l’intero file. Non chiedetemi il perché ma ho perso tutto e mi ci è voluta una forza immane per riscriverlo in una settimana.
Davvero, non vi dico gli insulti che sono volati.
Beh spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto e non vi prometto un aggiornamento regolare per la volta prossima perché non solo ho perso questo capitolo ma anche quello seguente e non so se riesco a riscriverlo in due settimane vista la valanga di verifiche che si stanno concentrando in questo periodo. Mi ero portata avanti apposta ma….
Quindi vi chiedo scusa e vi ringrazio per il continuo supporto, in particolare Rovo, Zoichi Kuronin, Allys_Ravenshade, Andy Black e SM99 per le recensioni fatte.
Un saluto e alla prossima!

  
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