Fanfic su attori > Cast Castle
Segui la storia  |       
Autore: _fedss    22/02/2015    9 recensioni
"Era stanco di tutto. Stufo di ogni cosa.
Di se stesso. Del suo carattere. Di quello che la gente pensava di lui. Di Stana. Di Castle. Dei fan.
Era stanco di tutto."
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 4 


 
Aveva imparato ad amare l’Australia velocemente, i suoi pregi e difetti. Le persone erano ospitali, amichevoli. I suoi nuovi “colleghi” lo avevano accolto a braccia aperte, senza averlo mai fatto sentire escluso. Canberra era bellissima, Sidney ancora di più. Amava la tranquillità di quel posto, si era rilassato, aveva lavorato serenamente con il suo amico Paul che non smetteva mai di ringraziarlo per la sua disponibilità. Aveva lasciato tutto in fretta e furia. Tutti. Anche lei.

Alla fine, i mesi passati fuori erano stati sette. Aveva avvertito i suoi amici, la sua famiglia e i suoi colleghi. Ma non lei.

Aveva pensato di chiamarla, una volta o due, ma non ne aveva avuto il coraggio. 

Non aveva avuto alcuna notizia di Stana. Aveva provato più volte a chiedere a Tamala, ma le risposte dell’amica erano sempre state molto vaghe al riguardo. Come darle torto. Si era comportato male con lei, era scappato all’alba senza neanche salutarla. Ma sapeva che se l’avesse guardata anche solo un minuto in più, non sarebbe stato più in grado di partire.

Los Angeles gli era mancata. Il suo sole, le sue strade, il suo caffè. Gli era mancata la quotidianità, la frenesia della sua città e della sua gente. Gli era mancata la pasticceria che faceva quelle ciambelle squisite. Gli era mancata lei.

Uscì dall’aeroporto e l’aria calda lo investì. Per un attimo si sentì soffocare. Dall’afa, dall’emozioni. Alzò il braccio destro per chiamare un taxi vuoto e in un attimo un auto vuota si fermò davanti a lui.

Diede il suo indirizzo di casa all’autista e la macchina partì.


Trascinò i bagagli per il sentiero di mattoncini fino a fermarsi di fronte alla porta per prendere le chiavi. Quando entrò, lo accolse un familiare buono odore. Era a casa.

Si diede velocemente una rinfrescata prima di recuperare dal cassetto della scrivania il suo vecchio cellulare. In Australia ne aveva usato un altro, quindi quello era rimasto spento per quasi sette mesi. Quando lo accese iniziarono ad arrivare numerosi messaggi, la segreteria telefonica era piena.

Prima di ascoltare i vecchi messaggi, compose un numero e attese in linea.

“Nathan?!”, sentì dire.

“Hai letto bene, sono io”, disse con il sorriso sulle labbra, “sono tornato”.

“Era ora, questi mesi non passavano più! Senti, quando hai intenzione di venire a riprenderti questi maledetti gatti? Mi stanno distruggendo casa!”

Nathan rise, Jeff non era mai stato un amante degli animali. “Passo da te più tardi, Jeff. Spero tu me li abbia trattati bene. Quando ti ho chiamato la scorsa settimana sembrava ti facesse piacere la loro compagnia… soprattutto alle tue figlie!”

“Grazie a te, adesso sarò costretto a comprare loro un gatto”, gli rispose, quasi arrabbiato.

“Senti un po’, parlando di cose serie…”

“Jeff, ti prego”, lo interruppe Nathan, “non cominciare. Sono appena tornato, ho bisogno di riprendermi e… di riflettere”.

“Penso che tu abbia avuto abbastanza tempo per riflettere, Nathan”. Nathan sbuffò, ma rimase in silenzio, non sapendo come rispondere. Il fratello aveva ragione, ma non l’avrebbe mai ammesso. Adesso era lui quello in torto, non lei. Era lui che avrebbe dovuto fare il primo passo.

“Avverto Katia che passerai più tardi, Nathan. Le ragazze ti stanno aspettando”.

“Di loro che mi sono mancate tantissimo e che ci vediamo presto. A più tardi, Jeff”.

Uscì di casa in fretta, afferrò velocemente le chiavi della macchina e si mise al volante. Gli era mancata pure la sua macchina. Mise in moto e partì.

Arrivò davanti gli studios e un strana sensazione lo avvolse. Quante cose erano successe lì, quante ne aveva passate con i suoi amici, quante emozioni e bei ricordi… ma cosa gli era saltato in mente? Come aveva fatto a lasciare quel posto? La sua casa. La sua famiglia.

Scese dall’auto e si incamminò verso l’ingresso principale, qualcuno lo riconobbe e lo salutò con un sorriso, lui ricambiò felice, felice di essere lì, felice di essere tornato.

Superò una troupe e qualche cameramen prima di fermarsi davanti ad una porta scorrevole alla quale era attaccato un grosso cartello che recitava la scritta Castle.

Finalmente.

Quando aprì la porta ed entrò, nessuno se ne accorse. Erano tutti molto indaffarati, come al solito c’era un gran trambusto e tutti correvano da una parte all’altra della sala. Camminò tra i tecnici come se nulla fosse, come se non fosse mai partito e raggiunse la prima porta del lungo corridoio.

Andrew Marlowe.

Bussò ma non attese una risposta, così aprì la porta per trovarsi di fronte il suo amico e la moglie discutere animatamente. Certe cose non sarebbero mai potute cambiare.

Si schiarì la gola per annunciare la sua presenza e i due si voltarono verso di lui, scocciati. Terri spalancò gli occhi, prima di correre incontro a Nathan ed abbracciarlo con forza. Andrew sorrideva guardandoli da poco più in la, si tolse gli occhiali scuri e gli fece un occhiolino.

Una volta che Terri lo lasciò andare, Nathan si avvicinò a lui e gli strinse la mano, un enorme sorriso sul volto di entrambi. Terri tirò su con il naso e si asciugò gli occhi.

“Finalmente”, disse, “finalmente!”

Nathan scoppiò a ridere a l’abbracciò nuovamente. “Mi siete mancati”, disse guardandoli, “non potete immaginare quanto”.

“Anche tu ci sei mancato, tesoro”, gli rispose la donna. Andrew annuì.

“Allora, dicci un po’, come si sta dall’altra parte del mare? Cosa hai combinato, eh, ragazzone?!”

Nathan non riusciva a smettere di sorridere. La felicità dei suoi amici nel rivederlo gli aveva scaldato il cuore. Amava i suoi amici. “Eh, Terri, le cose laggiù vanno alla grande, ce ne sarebbero di cose da raccontare!”

“Che hai combinato?”, intervenne Andrew colpendolo alla spalla, “sempre il solito ragazzaccio!”

Risero di gusto tutti e tre prima che Nathan riprese a parlare. “Rimarrei qui a parlare con voi tutto il giorno, lo sapete, ma prima devo andare a salutare gli altri”.

“Certo, Nathan, anzi, rimani qui mentre io vado a dire che è in arrivo un sorpresa!”, mosse le mani per aria in un modo che gli ricordò Martha Rodgers. In un attimo aprì la porta e scomparve, lasciando i due uomini soli.

“Sei passato dal grande capo?”, chiese Andrew.

“Ancora no, prima volevo salutare te. Anche se sulla carta adesso il capo è lui, per me rimarrai sempre tu il boss!”, rispose Nathan, facendogli l’occhiolino.

“Sempre il solito chiacchierone. Hai già incontrato qualcun altro prima di arrivare qui?”

“Uhm, in realtà no. Erano tutti così indaffarati…”

Andrew sistemò alcuni oggetti sulla scrivania prima di rispondere a Nathan. “C’è davvero tanto da fare, c’è stato un boom di ascolti impressionante e la serie è già stata rinnovata per altre due stagioni!”

Nathan guardò l’amico parlare entusiasta. “Non sono riuscito a guardare neanche un episodio, sai, ho lavorato tanto e in più avrei avuto paura che…”, fece una pausa, guardando oltre Andrew, si passò una mano tra i capelli e poi riprese, “si, beh, guardare il nostro show andare avanti senza di me, sarebbe stato un duro colpo”, ammise alla fine.

Andrew lo guardò maliziosamente. “E guardare lei andare avanti senza di te, invece?”

Nathan sbuffò. Il momento era arrivato. “Andrew…”

“Niente Andrew, Nathan”, lo interruppe. “Non ti sto dicendo nulla. Io non c’entro nulla e, soprattutto, non voglio sapere nulla. L’importante adesso è che tu sia tornato. Castle si sveglierà dal coma, finalmente!”

“Ho già riavuto la parte?”, chiese, quasi sorpreso.

“Non ti è mai stata tolta”.

Qualcuno bussò alla porta e li interruppe.

Stacy, una giovane assistente, salutò timidamente Nathan prima di far sapere ai due che Terri li stava aspettando sul set del loft di Castle. Si avviarono dietro la ragazza, lungo il corridoio prima di uscire all’esterno. Entrarono in una struttura più avanti dove impalchi di legno e cartone erano stati disposti dai tecnici per dare la forma di un finto appartamento. Salutò qualche vecchio collega e seguì Andrew attraverso la finta porta del loft.

Li vide subito. Parlavano tra loro tranquillamente, magari si stavano chiedendo quale fosse la sorpresa o magari discutevano del copione ma, appena Andrew entrò, si voltarono verso di lui e, finalmente, videro il loro amico.

Tamala urlò. Si lanciò addosso a Nathan, gli allacciò le braccia al collo e lo strinse forte. Nathan non riuscì a trattenere le lacrime.

Si avvicinarono anche Jon e Seamus che prima fecero finta di colpirlo con qualche pugno, poi lo abbracciarono. A turno, lo salutarono tutti. Susan non riusciva a smettere di piangere, Molly era rimasta attaccata a lui anche mentre stava salutando gli altri amici.

Una volta salutati tutti, Nathan si asciugò le lacrime dal viso e si guardò intorno. Lo stavano tutti guardando felici, aspettando che dicesse qualcosa.

Sospirò. “Mi siete mancati”, disse infine, sorridendo. Passò solo un altro secondo prima che si accorgesse che mancava una persona.

Lei non c’era. Non era lì fra i suoi amici. Guardò Tamala, confuso, lei gli fece segno con la mano di aspettare. Seamus iniziò a fargli qualche domanda, lui raccontò qualcosa, annuiva e rideva alle battute, ma i suoi pensieri erano da un’altra parte.

Poi, la porta si aprì ed una donna indaffarata entrò, tenendo in mano il telefonino. Mugugnò velocemente un “menomale che oggi dovevo fare solo mezza giornata” più a se stessa che agli altri, prima di girarsi verso il gruppo di amici.

Lui la vide subito. Spalancò la bocca.

Lei ci mise un attimo prima di individuarlo in mezzo ai suoi colleghi. Automaticamente si coprì la pancia con la mano, come per volersi difendere. La testa iniziò a girarle, Tamala e Molly la videro boccheggiare e le si avvicinarono prontamente, prendendole le braccia per sorreggerla.

Stana stava ancora guardando Nathan. Nathan si sentì mancare, i suoi occhi ancora fissi su di lei, o meglio, sulla sua pancia coperta da una larga maglia grigia.

Calò un silenzio funereo sul set e la tensione era palpabile.

Finalmente Stana riuscì a parlare. “Nathan…”, disse prima di venir interrotta proprio dall’attore.

“Sei…”, scosse la testa. “Sei incinta, Stana?”





 



Uhm, wow, non ricordavo neanche come si modificasse il testo con tutti quei codici strani.

E' passato più di un anno, non posso credere di aver ripreso a scrivere questa storia. Wow di nuovo.

Beh, mi dispiace molto, ma fra impegni e cose, la voglia di scrivere non c'era più. Ora è tornata, o almeno spero.

Sto già scrivendo il prossimo capitolo, magari non dovrete aspettare un altro anno.
Magari...

Baci,
Fede.
   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Castle / Vai alla pagina dell'autore: _fedss